La vita eterna é il dono di Dio che si ottiene credendo in Gesù

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Questa dottrina cattolica romana che attribuisce alle opere il potere di fare meritare la vita eterna agli uomini e di salvare gli uomini dall’inferno è una dottrina di demoni che fino adesso ha menato all’inferno centinaia di milioni di persone; sì, ci sono centinaia di milioni di persone a soffrire nelle fiamme dell’inferno proprio perché in vita si erano appoggiati su questa dottrina sulla salvezza inse­gnatagli dai loro preti. Ora la confuteremo.

Secondo quello che dice la Scrittura, la vita eterna non é la mercede che Dio dona all’uomo che si sforza di guadagnarsela, ma essa é il dono che Dio dona all’uomo che si ravvede dei suoi peccati e crede nel nome del Figliuol di Dio. Paolo dice infatti: “Il dono di Dio é la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore”,[1] quindi la vita eterna, essendo il dono di Dio, l’uomo non la può né meritare e neppure guadagnare operando il bene, altrimenti il dono non é più dono. Di conseguenza va rigettato in blocco il loro discorso sul merito de condigno! E poi, se Dio desse la vita eterna come mercede a coloro che operano, ciò significherebbe che Egli è debitore verso di essi perché Paolo dice che “a chi opera, la mercede non è messa in conto di grazia, ma di debito”;[2] e questo non può essere perché lo stesso apostolo dice anche: “Chi gli ha dato per il primo, e gli sarà contraccambiato?”.[3]

E poi ancora, se le opere buone sono meritorie di vita eterna, allora perché mai il Figlio di Dio sarebbe venuto a soffrire in questo mondo? Poteva rimanere presso Dio Padre senza venire in questo mondo! Ma egli venne proprio per questo, per acquistarci con il suo sangue la vita eterna e fare sì che tutti gli uomini, Giudei e Gentili, potessero riceverla per grazia mediante la fede in Lui. Egli sapeva che gli uomini non possono meritarsi la vita eterna perché tutti sono sotto la condanna e meritano la punizio­ne eterna, e perciò venne a morire per noi affinché per i suoi meriti, e ripeto per i suoi meriti, noi potessimo ottenere gra­tuitamente la vita eterna da Dio.

E ancora, ma come si può affermare che le opere buone sono meri­torie di vita eterna quando messe tutte assieme non possono in niuno modo raggiungere il valore che ha la vita eterna? Come si può fare tale affermazione quando Gesù ha detto ai suoi discepoli: “Quand’avrete fatto tutto ciò che v’è comandato, dite: Noi siamo servi inutili; abbiam fatto quel ch’eravamo in obbligo di fare”?[4] Bisogna essere veramente arroganti per affermare che Dio debba dare la vita eterna per giustizia a coloro che fanno opere meritorie! Per queste ragioni va rigettata la dottrina che afferma che la vita eterna viene data da Dio come mercede.

Ho detto innanzi che la vita eterna si ottiene mediante la sola fede, e questo é confermato dalle seguenti Scritture.

–  Gesù disse: “Chi crede ha vita eterna”,[5] e: “Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contem­pla il Figliuolo e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”,[6] ed ancora: “E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuol dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna. Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”.[7] Vediamo quale fu la ragione per cui Mosè innalzò il serpente di rame nel deserto. Quando gli Israeliti nel deserto mormorarono contro Dio e contro Mosè “l’Eterno mandò fra il popolo de’ ser­penti ardenti i quali mordevano la gente, e gran numero d’Israe­liti morirono. Allora il popolo venne a Mosè e disse: ‘Abbiamo peccato, perché abbiam parlato contro l’Eterno e contro te; prega l’Eterno che allontani da noi questi serpenti’. E Mosè pregò per il popolo. E l’Eterno disse a Mosè: ‘Fatti un serpente arden­te, e mettilo sopra un’antenna; e avverrà che chiunque sarà morso e lo guarderà, scamperà’. Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra un’antenna; e avveniva che, quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, scampava”.[8]

Ora, Gesù ha paragonato il suo innalzamento a quello del serpente di rame fatto nel deserto, ed il paragone è veramente appropriato perché come gl’Israeliti morsi dai serpenti per scampare alla morte dovevano solo guardare al serpente di rame innalzato da Mosè (notate infatti che quelli che venivano morsicati, per non morire, dovevano solo guardare il serpente di rame e non compiere qualche rito o qualche opera buona scritta nella legge), così gli uomini morti nei loro falli per essere vivificati ed ottenere la vita eterna da Dio devono solamente contemplare il Figliuolo di Dio e credere in lui. In lui che prima fu appeso al legno della croce e poi dopo essere risuscitato dai morti fu assunto alla destra di Dio. Sì, è proprio così che si ottiene la vita eterna da Dio, (soltanto) credendo in Cristo Gesù; e non compiendo opere buone o sforzandosi di essere buoni come invece proclamano i teologi papisti morti nei loro falli che parlano in questa maniera perché loro stessi ancora non hanno contemplato il Figliuolo e non hanno creduto in lui. Sono come i Farisei al tempo di Gesù i quali investigavano le Scritture che rendevano testimonianza di Gesù perché pensavano di avere la vita eterna per mezzo di esse ma non volevano andare a Lui per ottenere la vita.

–  Giovanni il Battista disse: “Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna”.[9]

–  Paolo disse a Timoteo: “Ma per questo mi è stata fatta miseri­cordia, affinché Gesù Cristo dimostrasse in me per il primo tutta la sua longanimità, e io servissi d’esempio a quelli che per l’avvenire crederebbero in lui per aver la vita eterna”.[10]

Ora, noi che abbiamo creduto nel Signore abbiamo, per la grazia di Dio, la vita eterna perché Giovanni disse: “Io v’ho scritto queste cose affinché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figliuol di Dio”.[11] Egli non disse: ‘Affinché speriate di ottenere la vita eterna voi che credete nel nome del Figliuol di Dio’, come se noi credenti non possedessimo di già la vita eterna in noi stessi, ma disse di averci scritto quelle cose per farci sapere che noi abbiamo di già la vita eterna. Lo stesso apostolo dice anche: “Chi crede nel Figliuol di Dio ha quella testimonianza in sé… E la testimonianza è questa: Iddio ci ha data la vita eterna, e questa vita è nel suo Figliuolo. Chi ha il Figliuolo ha la vita; chi non ha il Figliuolo di Dio, non ha la vita”.[12] Queste parole confermano pienamente che noi che crediamo abbiamo la vita eterna; come facciamo a dirlo con certezza di fede? A cagione della testimonianza che lo Spirito Santo ci rende all’in­terno. Lo Spirito è verità e perciò non può mentire; noi crediamo in ciò che lo Spirito ci attesta in noi, che conferma pienamente quello che dice la Scrittura. E poi, riflettendo ulteriormente sulle parole di Giovanni, come possono i Cattolici romani affermare che un credente che ha ricevuto Cristo nel suo cuore non può dire con certezza di fede di avere la vita eterna, quando Gesù Cristo è “la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata”[13] e “chi ha il Figliuolo ha la vita”?[14] Quando parlano così è come se dicessero che un cittadino italiano non può dire di avere la cittadinanza italiana perché questo è orgo­glio! Per loro: ‘Presumere di salvarsi senza merito è superbia che offende la giustizia di Dio e, quasi, se ne burla, come se Egli ci debba il Paradiso, o ci debba premiare del bene che non abbiamo voluto fare’[15] Così dicendo essi ci accusano di essere dei presuntuosi perché noi diciamo di essere stati salvati per la grazia di Dio, ma sappiate che i presuntuo­si non siamo noi che diciamo loro che siamo certi di avere la vita eterna per la grazia di Dio perché abbiamo creduto e crediamo, ma sono loro che dicono che si viene salvati nel regno celeste compiendo opere buone. Quindi, per concludere: l’accusa di essere dei presuntuosi e degli orgogliosi che ci viene mossa dai Cattolici romani perché diciamo che abbiamo la vita eterna, non é altro che una calunnia. Ma d’altronde é inevitabile che coloro che cercano di guadagnarsi la vita eterna con le loro opere vedano di malocchio quelli che dicono che l’hanno ottenuta credendo, gratuitamente, senza fare alcuna opera buona.

 


[1] Rom. 6:23

[2] Rom. 4:4

[3] Rom. 11:35

[4] Luca 17:10. Queste parole di Gesù annullano la dottrina sul merito de condigno propugnata dalla chiesa papista perché mettono in chiaro come le opere buone non possono fare meritare la vita eterna al credente. Ma ragionate: perché mai dopo avere ricevuto il dono della vita eterna nel momento in cui crede, il credente se la dovrebbe meritare nel corso della vita facendo opere buone? Se è chiamata il dono di Dio non è un controsenso affermare che dopo averlo ricevuto si deve meritare? Non è piuttosto il caso di dire che una volta ricevuto questo dono è necessario conservarlo per non perderlo? Non ha forse detto Paolo a Timoteo: “Afferra la vita eterna” (1 Tim. 6:12) e non ‘guadagnati la vita eterna con i tuoi meriti’? In effetti cercare di meritarsela significherebbe cercare di pagare a Dio il prezzo del suo acquisto pagato da Cristo Gesù il che costituisce un offesa a Cristo! Sarebbe come dire: Vediamo di pagare a Dio il regalo da lui ricevuto!

[5] Giov. 6:48

[6] Giov. 6:40

[7] Giov. 3:14-16

[8] Num. 21:6-9

[9] Giov. 3:36

[10] 1 Tim. 1:16

[11] 1 Giov. 5:13

[12] 1 Giov. 5:10,11,12

[13] 1 Giov. 1:2

[14] 1 Giov. 5:12

[15] Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 245