Dema, un cattivo esempio da non seguire

“Dema, avendo amato il presente secolo, mi ha lasciato e se n’è andato a Tessalonica” (2 Tim. 4:10).

Ogni qual volta leggo queste parole o penso ad esse non posso non rimarcare quanto sia potente l’amore per il mondo. L’amore per il mondo riuscì a fare allontanare Dema da Paolo, un servo del Signore che si studiò sempre di agire onestamente dinnanzi a Dio e agli uomini, un uomo che si studiò sempre di conservare una buona coscienza; un servo del Signore che aveva ricevuto una misura di grazia notevole, non comune direi tanto che Paolo poteva dire di avere faticato più di tutti gli apostoli.

Quando un credente comincia ad amare il mondo, non importa che ruolo ricopre nel Corpo di Cristo, e non importa neppure da quanti anni è nella fede, cessa di amare il Padre e di conseguenza cessa di amare anche il Figlio e tutti coloro che sono nati da Dio. Giovanni è chiaro a tale proposito: “Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui” (1 Giov. 2:15). E come si fa ad amare Dio, il suo Figliuolo e tutti i santi se non si possiede l’amore di Dio nei propri cuori?

Non vi illudete, fratelli, pensando che si possa amare contemporaneamente sia Dio che il mondo; è impossibile. Sarebbe come pensare che una moglie adultera possa amare sia suo marito che il suo amante.

E non vi illudete neppure pensando che amando il mondo potete rimanere amici di Dio perché la Scrittura dice: “O gente adultera, non sapete voi che l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio” (Giac. 4:4).

L’amore per il mondo non è da Dio e chi lo comincia a fare dimorare nel suo cuore essendo che diventa un nemico di Dio porterà la pena della sua ribellione per l’eternità. Dio non lo lascerà impunito.

Hai forse cominciato ad amare il mondo? Smetti immediatamente di farlo; abbandona le tue vie malvage e torna al Signore amandolo come facevi all’inizio, Egli ti accoglierà.

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Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.

Giacinto Butindaro

Chi non avrà creduto sarà condannato [Audio Streaming]

Chi non avrà creduto sarà condannato
bibbia microfono mondo

È on line il file audio della predicazione di Giacinto Butindaro dal titolo “Chi non avrà creduto sarà condannato” trasmessa in diretta ieri sera. Il file è un MP3 e pesa circa 8 MB (128 Kbps), 3 MB (24 Kbps). L’audio dura circa 8 minuti. L’archivio delle registrazioni è alla seguente pagina. Qui sotto lo puoi ascoltare in audio streaming.

Ci è stato dato

“Poiché a voi è stato dato, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui” (Fil. 1:29).

Vorrei che notaste come la Scrittura dice che a noi E’ STATO DATO DI CREDERE in Cristo (ovviamente questo ci è stato dato da Dio Padre). Cosa questa che fu confermata con parole simili da Gesù stesso nei giorni della sua carne quando disse ai suoi discepoli, cioè a quelli che avevano creduto in lui, in risposta alla loro domanda del perché parlasse alle turbe in parabole, le seguenti parole: “Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli; ma a loro non è dato” (Matt. 13:11). In verità noi non avremmo giammai potuto credere in Cristo, se Dio non ce lo avesse concesso nella sua grazia, se Egli non avesse operato in noi in questo senso. Lui aveva decretato di farci credere nel suo Figliuolo Gesù Cristo e a suo tempo, nel luogo da lui stabilito, compì questo suo decreto su di noi, senza che noi sapessimo nulla. Ancora oggi dunque si deve dire di tutti coloro a cui il Padre ha dato di credere: “Tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero” (Atti 13:48).

Ma come abbiamo visto a noi non ci è stato dato solo di credere in Cristo, ma anche di soffrire per lui. Questo forse non fa piacere sentirlo ad alcuni, ma è anch’essa una cosa che il Padre ci ha dato, è anche questa una cosa a cui Dio ci ha destinato. Sì, fratelli, Dio ci ha destinato a soffrire per il suo Figliuolo; Paolo disse infatti ai santi di Tessalonica circa le afflizioni che essi pativano a motivo di Cristo: “Poiché voi stessi sapete che a questo siamo destinati” (1 Tess. 3:3), e assieme a Barnaba disse queste parole ai santi di Listra, Iconio ed Antiochia: “Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni” (Atti 14:22). Dunque le afflizioni per noi Cristiani non è che ci possono essere, ma ci devono essere, o meglio è del tutto normale che ci siano. Il credere in Cristo e il soffrire per Cristo hanno camminato sempre assieme in ogni età e luogo sulla faccia della terra. Se uno ha creduto in Cristo non può non soffrire per amore del suo nome; vive in mezzo ad un mondo che giace nel maligno e che è avverso a Cristo, come può accadere che non soffra per Cristo? Dunque fratelli, sappiate che le afflizioni sono qualcosa a cui noi siamo stati destinati da Dio e che quindi entreremo nel Regno di Dio dopo averle sopportate. Gesù non fu forse glorificato dopo avere sofferto?

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Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.

Giacinto Butindaro

Dio ci corregge perché ci ama

“Chi risparmia la verga odia il suo figliuolo, ma chi l’ama, lo corregge per tempo” (Prov. 13:24).

Ecco perché l’Iddio e Padre nostro celeste ci corregge con la sua verga, perché ci ama. Se Egli ci risparmiasse la correzione di cui noi tutti abbiamo bisogno egli non sarebbe più un Padre buono ma cattivo. Solo un padre cattivo infatti risparmia la correzione ad un suo figlio quando questi se la merita. Certo, è vero che la disciplina del Signore appena la si riceve non fa piacere alcuno infatti ci si rattrista, si piange, ci si affligge l’anima, però dopo, come dice la Scrittura, rende “un pacifico frutto di giustizia a quelli che sono stati per essa esercitati” (Ebr. 12:11). Quando dunque la verga di Dio si leva contro di noi, teniamo sempre presente che Egli ci verga per il nostro bene, come dice la Scrittura, “affinché siamo partecipi della sua santità” (Ebr. 12:10). Non ti perdere d’animo dunque, fratello, quando il Signore ti corregge, accetta la sua correzione come una manifestazione d’amore. Piangerai, sarai afflitto, ma alla fine potrai dire a Dio: “È stato un bene per me l’essere afflitto, ond’io imparassi i tuoi statuti” (Sal. 119:71), ed anche: “Io so, o Eterno, che i tuoi giudizî son giusti, e che nella tua fedeltà m’hai afflitto” (Sal. 119:75).

Forse alcuni ti hanno detto che la verga e il bastone del Signore sono riservati solo ai nostri nemici; non ingannarti, la Parola di Dio insegna che Dio castiga anche i suoi figliuoli e non solo quelli del mondo. Temi quindi Dio e i suoi giudizi; Lui non ha riguardi personali di nessun genere.

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Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.

Giacinto Butindaro

Se il giusto si tira indietro…

“Guardate, fratelli, che talora non si trovi in alcuno di voi un malvagio cuore incredulo, che vi porti a ritrarvi dall’Iddio vivente; ma esortatevi gli uni gli altri tutti i giorni, finché si può dire: ‘Oggi’, onde nessuno di voi sia indurato per inganno del peccato; poiché siam diventati partecipi di Cristo, a condizione che riteniam ferma sino alla fine la fiducia che avevamo da principio” (Ebr. 3:12-14).

Questi versi della Scrittura ci dicono che noi figliuoli di Dio, eredi di Dio e coeredi di Cristo, dobbiamo stare attenti a non fare posto nel nostro cuore all’incredulità perché essa ci porterebbe ad abbandonare Dio, la rocca del nostro cuore, Colui che ci ha eletti affinché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui nell’amore. E che fine ci aspetterebbe se non la perdizione eterna? Dice infatti sempre la Scrittura che quelli che si traggono indietro lo fanno “a loro perdizione” (Ebr. 10:39).

Che ci serva di monito quello che accadde agli Israeliti che nel deserto quando arrivarono ai confini con la terra di Israele e Dio ordinò loro di prendere possesso della terra che aveva promesso ai loro padri, per cagione della loro incredulità (Mosè disse infatti: “Non aveste fiducia nell’Eterno, nell’Iddio vostro” [Deut. 1:32]), non furono fatti entrare nella terra promessa ma furono condannati a vagare per quaranta anni nel deserto fino a che ognuno di essi non fosse perito.

Dio è santo e si disgusta di coloro il cui cuore si ritrae da lui secondo che è scritto: “Il mio giusto vivrà per fede; e se si trae indietro l’anima mia non lo gradisce” (Ebr. 10:38). Egli vuole quindi che noi perseveriamo nella fede fino alla fine, e che quindi noi crediamo nel Vangelo fino alla fine così come ci credemmo al principio della nostra nuova vita.

In mezzo alle afflizioni, alle prove, agli scoraggiamenti e alle delusioni, continuiamo a riguardare a Gesù, duce e perfetto esempio di fede, sapendo che alla fine della nostra vita su questa terra se avremo serbato la fede fino alla fine ci attenderà la gloria di Dio. Come Gesù sopportò la croce sprezzando il vituperio a motivo della gioia che gli era posta dinanzi, anche noi continuiamo a sopportare ogni sofferenza a motivo della gloria che ha da essere manifestata a nostro riguardo. Di certo la nostra speranza non sarà frustrata, perché Dio è fedele.

“Or a Colui che è potente da preservarvi da ogni caduta e da farvi comparire davanti alla sua gloria irreprensibili, con giubilo, all’Iddio unico, Salvator nostro per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, siano gloria, maestà, forza e potestà, da ogni eternità, ora e per tutti i secoli. Amen” (Giuda 24-25).

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Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.

Giacinto Butindaro