Per cui noi, fratelli, ricordatevelo sempre, SIAMO STATI salvati e SIAMO salvati per grazia mediante la fede!
Giacinto Butindaro
Noi predichiamo quello che predicavano gli apostoli, e cioè che “Il giusto vivrà per la sua fede” (Habacuc 2:4), per cui predichiamo “la giustizia che vien da Dio, basata sulla fede” (Filippesi 3:9), ossia la giustificazione per la fede in Gesù Cristo.
Alcuni invece predicano sostanzialmente che «il giusto vivrà per la sua fede e per le sue opere». Essi sostanzialmente nella loro follia uniscono due giustizie: la giustizia di Dio che viene dalla fede che dice: “Il giusto VIVRÀ PER FEDE” (Romani 1:17), e la giustizia che viene dalla legge che dice: “L’uomo che farà quelle cose, VIVRÀ PER ESSE” (Romani 10:5), annullando così la grazia. Perché se la giustificazione è per fede essa è per grazia, e “se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, grazia non è più grazia” (Romani 11:6). Essi invece, vogliono fare passare il messaggio che la giustificazione non sia solo per grazia, ma anche per opere. E’ una follia, lo so, ma costoro cercano di introdurre di soppiatto proprio questo concetto, che poi annulla la grazia di Dio. Ecco perché queste due giustizie non sono affatto unibili, e difatti l’apostolo Paolo nell’epistola ai santi di Roma tiene ben separate “la giustizia che vien dalla legge” (Romani 10:5), e “la giustizia che vien dalla fede” (Romani 10:6), e non le unisce affatto. E difatti dopo avere affermato che i Giudei “ignorando la giustizia di Dio, e cercando di stabilir la loro propria, non si son sottoposti alla giustizia di Dio; poiché il termine della legge è Cristo, per esser giustizia ad ognuno che crede” (Romani 10:3-4), egli dice: “Infatti Mosè descrive così la giustizia che vien dalla legge: L’uomo che farà quelle cose, vivrà per esse. MA la giustizia che vien dalla fede dice così …” (Romani 10:5-6). Quel MA indica che la giustizia che viene dalla fede è una giustizia completamente diversa da quella che viene dalla legge, perché si ottiene SOLTANTO PER FEDE, e difatti poco dopo Paolo dice che “col cuore si crede per ottener la giustizia” (Romani 10:10). Questa è la ragione per cui l’apostolo Paolo era odiato dai Giudei, perché egli predicando che “il giusto vivrà per la sua fede” rendeva inutile, diciamo così, l’osservanza della legge da parte dei Giudei per essere giustificati, o meglio dichiarava che essi non potevano essere giustificati per la legge di Mosè, il che per i Giudei sentirlo costituiva un grave affronto, perché nella legge è scritto: “L’uomo che farà quelle cose, vivrà per esse” (Romani 10:5). D’altronde, non disse forse Paolo ai Giudei nella sinagoga di Antiochia di Pisidia: “Per mezzo di lui, chiunque crede è giustificato di tutte le cose, delle quali voi non avete potuto esser giustificati per la legge di Mosè” (Atti 13:39)? Ma i Giudei intoppano nella Parola, essendo stati destinati anche a questo; perciò rigettano la giustizia di Dio basata sulla fede.
Qualcuno potrebbe dire: ‘Sì, siamo d’accordo nell’annunciare agli increduli che ‘il giusto vivrà per la sua fede’, ma a coloro che hanno creduto bisogna annunciargli che ‘il giusto vivrà per la sua fede e per le sue opere’, perché bisogna esortarli ad essere zelanti nelle opere buone!’ Eh no, perché è scritto che “il giusto vivrà per la sua fede”, il che significa che siamo stati giustificati per fede, ma anche che siamo IN QUESTO MOMENTO giustificati per fede. Infatti Paolo dice ai santi di Roma: “Or non per lui [Abramo] soltanto sta scritto che questo gli fu messo in conto di giustizia, ma anche per noi ai quali sarà così messo in conto; per noi che crediamo in Colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, il quale è stato dato a cagione delle nostre offese, ed è risuscitato a cagione della nostra giustificazione. Giustificati dunque per fede, abbiam pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (Romani 4:23-25). Avete notato? E’ sempre la nostra fede ad esserci messa in conto di giustizia, ANCHE DOPO avere creduto! Non è che la nostra fede ci è stata messa in conto di giustizia nell’attimo in cui abbiamo creduto nell’Evangelo, e poi da quel momento in avanti, non è più solo la nostra fede ad esserci messa in conto di giustizia, perché oltre alla nostra fede anche le nostre opere buone ci vengono messe in conto di giustizia! Le nostre opere buone vengono sicuramente registrate da Dio e da lui tenute in considerazione, e per esse quando compariremo davanti al tribunale di Cristo verremo ricompensati, ma esse non fanno e non faranno mai parte della giustizia di Dio, e questo perché la giustizia di Dio è la giustizia che VIENE DA DIO. Ad essa non c’è quindi niente da aggiungere, e niente da togliere! Questo è un punto fondamentale, fratelli, da capire, per evitare di cadere vittime di coloro che annullano la grazia di Dio e vogliono farvi scadere dalla grazia di Dio. Vi ricordate che cosa avvenne quando a Gerusalemme si radunarono gli apostoli e gli anziani per trattare la questione che era sorta? Che “alcuni della setta de’ Farisei che aveano creduto, si levarono dicendo: Bisogna circoncidere i Gentili, e comandar loro d’osservare la legge di Mosè” (Atti 15:5). Lo vedete? Qui si parla di Giudei che avevano creduto i quali tentarono di introdurre il concetto che i Gentili per essere salvati dovevano ANCHE osservare la legge di Mosè! Ma cosa disse l’apostolo Pietro, che era Giudeo? “Noi crediamo d’esser salvati per la grazia del Signor Gesù, nello stesso modo che loro” (Atti 15:11). Notate come Pietro non disse che erano stati salvati per la grazia del Signore Gesù, ma che essi erano salvati in quel momento per la grazia del Signore Gesù. Cosa voglio dire? Che la salvezza rimane per grazia sempre: non è che prima di credere è per grazia, quando crediamo è per grazia, e poi dopo avere creduto essa «diventa» per grazia e per opere! Per cui noi, fratelli, ricordatevelo sempre, SIAMO STATI salvati e SIAMO salvati per grazia mediante la fede! Possiamo forse dire infatti che noi ora siamo salvati per grazia e per opere? Ma se è per grazia, non è più per opere, altrimenti grazia non è più grazia, quindi non è che siamo stati giustificati per fede quando abbiamo creduto, e poi dopo avere creduto siamo giustificati per fede e per opere. Infatti Paolo dice: “Giustificati dunque per fede, abbiam pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (Romani 5:1), ed anche: “Essendo ora giustificati per il suo sangue, sarem per mezzo di lui salvati dall’ira” (Romani 5:9).
A conferma che il giusto vivrà “per la sua fede” e non «per la sua fede e per le sue opere», e quindi che è soltanto la giustizia che viene dalla fede a dare vita all’uomo, c’è questo: che la giustificazione che abbiamo ottenuto per fede in Cristo è chiamata dall’apostolo Paolo “la giustificazione che dà vita” (Romani 5:18 – nella NR è stato messo “la giustificazione che dà la vita”). E difatti lui la difese strenuamente nella sua epistola ai santi della Galazia, che erano stati turbati da alcuni che volevano sovvertire l’Evangelo di Cristo insegnando la giustificazione per opere. Badate, costoro non dissero ai Galati: «Smettete di credere in Gesù» o «Smettete di credere nell’Evangelo annunciatovi da Paolo», ma dissero loro sostanzialmente che «il giusto vivrà per la sua fede e per le sue opere», che quindi per essere giustificati da Dio essi dovevano oltre che credere nell’Evangelo anche praticare le cose scritte nella legge! Ma se “col cuore si crede per ottener la giustizia” (Romani 10:10), è evidente che la giustizia di Dio è un dono, e difatti è chiamata “il dono della giustizia” (Romani 5:17), e non qualcosa che si merita o si guadagna con le proprie opere, e quindi che chi crede ha questo dono. E se nell’Evangelo “la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, secondo che è scritto: Ma il giusto vivrà per fede” (Romani 1:17), è evidente che la giustizia di Dio si ottiene soltanto credendo nell’Evangelo.
I nemici della giustificazione per fede odiano quindi l’Evangelo della grazia, nel quale “la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, secondo che è scritto: Ma il giusto vivrà per fede” (Romani 1:17). E badate che il loro odio verso l’Evangelo lo sanno dissimulare bene, per cui bisogna avere i sensi esercitati a discernere il bene e il male, per capire che costoro odiano l’Evangelo … e di conseguenza anche i ministri dell’Evangelo. D’altronde, “anche Satana si traveste da angelo di luce. Non è dunque gran che se anche i suoi ministri si travestono da ministri di giustizia; la fine loro sarà secondo le loro opere” (2 Corinzi 11:14-15).
Mi rivolgo quindi a voi che avete “ottenuto una fede preziosa quanto la nostra nella giustizia del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo” (2 Pietro 1:1), affinché lottiate strenuamente per la fede, perché è sotto attacco da parte di uomini scellerati, che in mezzo alle Chiese, si travestono da ministri di giustizia.
Nello stesso tempo ricordo a tutti voi che avete conseguito la giustizia che viene da Dio basata sulla fede, che noi siamo chiamati a compiere opere buone, “perché noi siamo fattura di lui, essendo stati creati in Cristo Gesù per le buone opere, le quali Iddio ha innanzi preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:10), ad essere zelanti nelle opere buone, perché Cristo “ha dato se stesso per noi affin di riscattarci da ogni iniquità e di purificarsi un popolo suo proprio, zelante nelle opere buone” (Tito 2:14). Noi infatti, essendo figliuoli d’Abramo, perché abbiamo “la fede d’Abramo” (Romani 4:16), dobbiamo seguire le orme di Abramo, del quale è scritto che “la fede operava insieme con le opere di lui, e che per le opere la sua fede fu resa compiuta; e così fu adempiuta la Scrittura che dice: E Abramo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto di giustizia; e fu chiamato amico di Dio” (Giacomo 2:22-23). Come dice Paolo infatti, “in Cristo Gesù, né la circoncisione né l’incirconcisione hanno valore alcuno; quel che vale è la fede operante per mezzo dell’amore” (Galati 5:6).
Nessuno vi seduca con vani ragionamenti.
La Grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia col vostro spirito, fratelli. Amen. – Galati 6:18
Giacinto Butindaro
Tratto da: La nuova Via