UZBEKISTAN: “Illegali” i cristiani battisti e i testimoni di Geova

Sistematiche le persecuzioni contro i cristiani battisti, puniti anche soltanto perché pregano insieme. I testimoni di Geova temono che la loro fede sia presto proibita, “come nel periodo sovietico”.

Tashkent – Sono sistematiche le incursioni della polizia e le condanne al carcere o a multe contro chi si riunisce in casa per pregare. A Khalkabad, vicino Pap nell’orientale regione di Namangan, il 29 luglio e il 5 agosto la polizia è irrotta in un’abitazione dove i cristiani battisti stavano svolgendo la funzione domenicale.

L’agenzia Forum 18 riferisce che la polizia ha sequestrato i testi religiosi, filmato i presenti e ordinato loro di firmare dichiarazioni. Al rifiuto, sono stati portati al comando e trattenuti per ore senza specifiche accuse, sottoposti a minacce e alcuni a percosse perché firmassero una dichiarazione. Il proprietario di casa, Nikolai Zulfikarov, è accusato di “avere organizzato un gruppo religioso illegale”, reato che prevede fino a 5 anni di carcere. Già in passato è stato condannato a multe e periodi di carcere per ragioni analoghe.

Le comunità battiste rifiutano di chiedere la registrazione allo Stato, ritenendola uno strumento di controllo, e Tashkent punisce con multe e reclusione qualsiasi attività religiosa non autorizzata, anche solo incontrarsi per pregare. Per fatti simili ci sono già state condanne ad anni di carcere (come al pastore pentecostale Dimitry Shestakov) o sono in corso processi (come contro l’altro pentecostale Makset Djabbarbergenov di Nukus, nel Karakalpakstan).

Intanto i Testimoni di Geova temono un bando formale nell’intero Stato. Da oltre 10 anni le autorità non concedono alcuna autorizzazione alle loro comunità, nonostante decine di richieste, e il 13 agosto l’unica loro comunità autorizzata, a Chirchik vicino Tashkent, è stata accusata di “avere svolto attività missionaria”, cosa ritenuta illegale. Nell’agosto 2006 in modo simile è stato revocato il riconoscimento della comunità di Fergana. Nel 2007 due fedeli, Irfon Khamidov e Dilafruz Aziyeva, sono stati condannati ciascuno a due anni di “campo di lavoro” (spesso scontati in strutture detentive) per “insegnamento religioso illegale” e molti hanno ricevuto multe per accuse analoghe.

“Sarà come nel periodo sovietico – dice un fedele a Forum 18 – quando la nostra fede era proibita”. Anche con l’autorizzazione – aggiunge – “di fatto ci è solo permesso incontrarci in un posto stabilito. Ci è persino proibito parlare ad altri della nostra fede”.

Fonte: AsiaNews – riprodotto con autorizzazione/F18

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