Haiti, per il crollo della scuola i morti salgono a 50, 85 i feriti

Un bambino portato in salvo da un vigile del fuoco
Un bambino portato in salvo da un vigile del fuoco

PORT-AU-PRINCE – Solo saliti a 50 i morti, vittime del crollo di una scuola elementare a Port-Au-Prince, ad Haiti. Ottantacinque inoltre i feriti, tra alunni e insegnanti. Ma non si tratta di una stima definitiva: “Ci sono ancora molti bambini intrappolati sotto le macerie”, ha detto Nadia Lochard, dell’ufficio della protezione civile. “Abbiamo segnali che sono ancora in vita e stiamo cercando di salvarli”.

L’edificio sede de ‘La promesa Evangelica’, una scuola evangelica che ospita abitualmente circa 700 alunni a Petion-ville, alla periferia della capitale haitiana, è crollato proprio nell’orario di lezione, alle 10:00 ora locale di venerdì (quando in Italia erano le 16:00). Nel crollo sono state travolte anche cinque abitazioni vicine. L’edificio – che ospitava alunni tra i tre e i venti anni ed era diretta da un sacerdote – aveva tre piani e un quarto in costruzione. Ancora ignote le cause, anche se non si esclude uno smottamento del terreno (l’edificio era situato in una zona pendente); ma c’è chi chiama in causa la delicata struttura.

E mentre sul luogo del sinistro arrivavano il presidente haitiano, Rene Preval, e il premier, Michel Pierre Louis, da Washington, USAID (l’Agenzia statunitense per lo Sviluppo Internazionale) ha annunciato l’invio di equipe specializzate nella ricerca e nel salvataggio di persone intrappolate, che collaboreranno nelle operazioni. “E’ una situazione tragica, soprattutto perchè ci sono bambini coinvolti”, ha detto l’amministratrice di USAID, Henrietta Fox. “Stiamo lavorando insieme al governo haitiano per fornire assistenza immediata nello sforzo di salvataggio”.

A Parigi, il ministro degli esteri, Bernard Kouchner, ha espresso la sua “profonda emozione” per il tragico evento e ha detto che la Francia si prepara a inviare “il prima possibile” un’equipe della protezione civile per aiutare le autorità haitiane nel salvataggio delle vittime ancora sepolte”.

Nella zona si è lavorato senza sosta in una situazione di grande tensione, con il contributo di soldati e genieri della missione Onu ad Naiti che spalavano le macerie e, con l’aiuto di un elicottero delle Nazioni Unite, sollevavano i blocchi di cemento crollati.

Fonte: Repubblica.it

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