Gesù è Sommo Sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec

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Dio, dopo avere tratto il popolo d’Israele dall’Egitto per mezzo di Mosè, lo condusse al monte Sinai, sul quale oltre che a pro­mulgare la legge comandò a Mosè di dire al popolo d’Israele che gli facessero un santuario, infatti gli disse: “Mi facciano un santuario perch’io abiti in mezzo a loro. Me lo farete in tutto e per tutto secondo il modello del tabernacolo e secondo il modello di tutti i suoi arredi, che io sto per mostrarti”;1 questo tabernacolo fu costruito, ma era solamente un santuario terreno che raffigurava quello perfetto che è nel cielo.

È scritto: “Fu preparato un primo tabernacolo, nel quale si trovavano, il candeliere, la tavola, e la presentazione dei pani; e questo si chiamava il Luogo santo. E dietro la seconda cortina v’era il tabernacolo detto il Luogo santissimo, contenente un turibolo d’oro, e l’arca del patto, tutta ricoperta d’oro, nella quale si trovavano un vaso d’oro contenente la manna, la verga d’Aaronne che aveva fiorito, e le tavole del patto. E sopra l’arca, i cherubini della gloria che adombravano il propiziato­rio”;2 in questo santuario terreno vi erano gli atti del culto da compiere e Dio scelse Aaronne e i suoi figliuoli per compierli. Aaronne fu costituito da Dio Sommo Sacerdote a pro d’Israele per offrire doni e sacrifici per i peccati del popolo mentre i suoi figliuoli furono fatti sacerdoti.

Ora, il Sommo Sacerdote sotto l’antico patto era obbligato a offrire dei sacrifici anche per i suoi peccati, essendo anch’egli un uomo circondato da infermità ed era proprio in ragione di questa sua infermità che egli poteva “avere convenevole compas­sione verso gli ignoranti e gli erranti”.3 Il Sommo Sacerdote era il solo che entrava nel Luogo santissimo “una volta solamente all’anno”,4 con del sangue, il quale egli offriva per se stesso e per gli errori del popolo; i sacerdoti invece non potevano entra­re nel Luogo santissimo ma solo nel Luogo santo; era qui che essi entravano continuamente per compiere gli atti del culto a loro affidati.

Dio, nella legge aveva comandato che una volta all’anno e preci­samente il decimo giorno del settimo mese, il Sommo Sacerdote compisse l’espiazione dei suoi propri peccati e di quelli del popolo; egli doveva scannare un giovenco, quale sacrificio per il proprio peccato, e portare il sangue d’esso al di là del velo, nel Luogo santissimo e aspergere di sangue, col dito, il propi­ziatorio che era sull’arca, dal lato d’oriente e fare “sette volte l’aspersione del sangue col dito, davanti al propiziatorio”,5 poi egli doveva scannare il capro del sacrificio per il peccato che era per il popolo e portare il sangue d’esso di là dal velo e fare di questo sangue quello che aveva fatto del sangue del giovenco, cioè l’aspersione sul propiziatorio e davan­ti al propiziatorio; era così che il Sommo Sacerdote compiva l’espiazione dei suoi peccati e di quelli del popolo. Dio disse a proposito di quel giorno: “In quel giorno si farà l’espiazione per voi affin di purificarvi: voi sarete purificati da tutti i vostri peccati davanti all’Eterno… Questa sarà per voi una legge perpetua, per fare una volta all’anno per i figliuoli d’Israele, l’espiazione di tutti i loro peccati”.6

Ora, Dio avendo concluso con la casa d’Israele e con la casa di Giuda e con noi Gentili che abbiamo creduto, un nuovo patto (un patto migliore del primo) ha costituito un altro Sommo Sacerdote nelle cose concernenti Dio e lo ha preso di fra gli uomini e lo ha stabilito sacerdote per l’eternità, infatti Dio ha detto al Figliuolo: “Tu sei sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedec”.7 A tale riguardo è necessario dire che il Figlio di Dio, per avere convenevole compassione verso noi e per potere venire in aiuto a noi progenie d’Abramo, “doveva essere fatto in ogni cosa simile ai suoi fratelli”8 e difatti è proprio perché i figliuoli di Dio partecipano del sangue e della carne che an­ch’egli vi ha similmente partecipato.

Quindi, il Figlio di Dio, per diventare un fedele e misericordio­so Sommo Sacerdote nelle cose appartenenti a Dio e per compiere l’espiazione dei nostri peccati, dovette prendere forma di servo e divenire simile agli uomini ed oltre a ciò dovette soffrire, ed è proprio a motivo delle sofferenze da lui patite nei giorni della sua carne che Egli può aiutarci, secondo che è scritto: “In quanto egli stesso ha sofferto essendo tentato, può soccorrere quelli che sono tentati”.9 Fratelli, bisognava che il Figlio di Dio fosse tentato dal diavolo, perciò egli fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato da Satana; bisognava che il Figlio di Dio soffrisse, perciò egli soffrì molte cose dai capi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani e fu reietto da quella generazione peccatrice. La Scrittura dice: “Per condurre molti figliuoli alla gloria, ben s’addiceva a Colui per cagione del quale sono tutte le cose e per mezzo del quale sono tutte le cose, di rendere perfetto, per via di sofferenze, il duce della loro salvezza”10 e difatti è proprio in ragione delle sue sofferen­ze che il Figlio di Dio è stato reso perfetto per sempre ed è divenuto un fedele e misericordioso Sommo Sacerdote. Diletti, è proprio perché il Figlio di Dio partecipò alla nostra natura umana, che egli potè distruggere la morte e “colui che aveva l’impero della morte, cioè il diavolo”11 e liberare “tutti quelli che per il timore della morte erano per tutta la vita soggetti a schiavitù”;12 un angelo, essendo uno spirito, non avrebbe potuto fare quello che ha fatto Gesù Cristo, perché solo un vero uomo, santo, giusto e perfetto avrebbe potuto aiutarci e salvarci dai nostri peccati, e grazie siano rese a Dio per avere costituito in favore nostro un tale Sommo Sacerdote, che è stato in virtù di tutte le sue sofferenze reso perfetto per sempre; sì, avevamo proprio bisogno di un tale Sacerdote e questo Dio lo sapeva e lo ha suscitato, il suo nome è Gesù. Come Aaronne non si prese da sè l’onore di essere fatto Sommo Sacerdote, così anche Cristo “non si prese da sè la gloria di essere fatto Sommo Sacerdote, ma l’ebbe da Colui che gli disse: Tu sei il mio Figliuolo; oggi ti ho generato”13 e: “Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec”.14 Gesù Cristo è Sommo Sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec e non secondo l’ordine di Aaronne; “questo Melchisedec, re di Salem, sacerdote dell’Iddio Altissimo, che andò incontro ad Abramo quand’egli tornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse, a cui Abramo diede anche la decima d’ogni cosa, il quale in prima, secondo l’interpretazione del suo nome, è Re di giustizia, e poi anche Re di Salem, vale a dire Re di pace, senza padre, e senza madre, senza genealogia, senza princi­pio di giorni né fin di vita, ma rassomigliato al Figlio di Dio, questo Melchisedec rimane sacerdote in perpetuo”.15 Ora, la gran­dezza di questo Melchisedec è manifesta dal fatto che Abramo, il patriarca, gli dette la decima del meglio della preda, ma anche dal fatto che egli benedisse Abramo, “colui che aveva le promes­se” e “senza contraddizione, l’inferiore è benedetto dal superio­re”.16 Melchisedec è superiore ad Aaronne e ai sacerdoti levitici, perché nella persona d’Abramo, Levi stesso (che era ancora nei lombi d’Abramo, quando questi incontrò Melchisedec) che prende le decime secondo la legge, fu sottoposto alla decima per darla a qualcuno che non era della sua stirpe, cioè a Melchisedec.

Gesù, il Sommo Sacerdote della nostra professione di fede è disceso secondo la carne dalla tribù di Giuda e non da quella di Levi, alla quale Dio affidò il sacerdozio; qualcuno dirà: ‘Ma che bisogno c’era che sorgesse un altro sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec e non secondo l’ordine di Aaronne? Fratelli, il bisogno c’era, perché la perfezione non fu resa possibile per mezzo del sacerdozio levitico, perciò Dio ha fatto sorgere dalla tribù di Giuda un altro sacerdote, secondo un ordine più eccel­lente di quello di Aaronne, per mezzo del quale noi, quanto alla coscienza, siamo stati resi perfetti. Il Sommo Sacerdote della nostra professione di fede è superiore ai Sommi sacerdoti dell’antico patto perché mentre quelli furono fatti tali senza giuramento, lui è stato fatto Sommo Sacerdote con giuramento, secondo che è scritto: “Il Signore l’ha giurato e non si pentirà: tu sei Sacerdote in eterno”,17 ed è per questo motivo che il patto del quale Gesù è divenuto garante (cioè il nuovo patto) è più eccellente del primo.

I Sommi sacerdoti sotto l’antico patto erano imperfetti, mentre “la parola del giuramento fatto dopo la legge costituisce (Sommo Sacerdote) il Figliuolo, che è stato reso perfetto per sempre”;18 quelli furono fatti in gran numero, “perché per la morte erano impediti di durare; ma questi, perché dimora in eterno, ha un sacerdozio che non si trasmette; ond’è che può anche salvare appieno quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, vivendo egli sempre per intercedere per loro”.19 Fratelli, Gesù Cristo morì, ma il terzo giorno risuscitò e la morte non lo signoreggia più; egli è alla destra di Dio dove intercede per noi del conti­nuo. Gesù fa da mediatore fra Dio e noi ed è perciò che noi ci avviciniamo a Dio con piena certezza di fede, sicuri che Egli ci ascolta e ci esaudisce, perché ci accostiamo a Lui nel nome del suo Figliuolo che è Sacerdote in eterno. I Sommi sacerdoti, sotto la legge, dovevano ogni anno offrire il sangue di becchi e di vitelli per compiere l’espiazione dei loro peccati e di quelli del popolo, ma Gesù Cristo ha offerto se stesso una volta per sempre per i nostri peccati. La Scrittura dice: “La legge, avendo un’ombra dei futuri beni, non la realtà stessa delle cose, non può mai con quegli stessi sacrifici, che sono offerti continua­mente, anno dopo anno, rendere perfetti quelli che s’accostano a Dio. Altrimenti non si sarebb’egli cessato d’offrirli, non avendo più gli adoratori, una volta purificati, alcuna coscienza di peccati? Invece in quei sacrifici è rinnovato ogni anno il ricor­do dei peccati; perché è impossibile che il sangue di becchi e di tori tolga i peccati”;20 questo significa che benché gli Israeliti offrissero quei sacrifici per i loro peccati, i loro peccati erano annualmente ricordati da Dio, essi non sparivano mai dalla loro coscienza, perché quei sacrifici erano imperfetti e prefigu­ravano l’espiazione che l’Agnello di Dio avrebbe compiuto negli ultimi giorni; gli Israeliti persistevano ad avere coscienza di peccati perché quelle dei sacrifici erano solo regole carnali che Dio aveva stabilito per un determinato tempo, per annullarle poi nella pienezza dei tempi; questa è la ragione per cui è scritto: “Non possono quanto alla coscienza rendere perfetto colui che offre il culto”;21 si trattava solo di bestie grasse, di sangue di animali, come avrebbero mai potuto queste cose annullare il peccato, cancellandolo dalla coscienza di colui che le offriva? Era impossibile che la coscienza fosse resa perfetta mediante il sangue di tori e di becchi, ma quello che era impossibile al sangue di tori e di becchi, l’ha compiuto il sangue di Gesù Cristo, secondo che è scritto: “Il sangue di Cristo che mediante lo Spirito eterno ha offerto se stesso puro d’ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte…”.22 Fratelli, la nostra coscienza che era contaminata dai peccati è stata purificata mediante il sangue di Cristo; quando noi siamo stati lavati e cosparsi col sangue di Gesù Cristo, i nostri peccati sono stati tolti via, il loro ricordo è svanito e non c’è più nel cospetto di Dio perché Dio ha detto: “Non mi ricorderò più dei loro peccati”.23

Dio dice: “Io ho fatto sparire le tue trasgressioni come una densa nube, i tuoi peccati come una nuvola”;24 i nostri vecchi peccati come nuvole nere ottenebravano e avvolgevano la nostra coscienza da tutte le parti, ma Cristo con il suo sangue li ha fatti sparire ed essi non si vedono più neppure all’orizzonte. Paolo dice: “Voi, dico, Egli ha vivificati con lui, avendoci perdonato tutti i falli”,25 tutti, non solamente alcuni, perché “il sangue di Gesù, suo Figliuolo, ci purifica da ogni peccato”.26

Ciò che fa il sangue di Gesù nel cuore di colui che riceve il Signore è un’opera perfetta, senza difetto, perché gli toglie tutti i vecchi peccati; per questo noi siamo in obbligo di rende­re del continuo grazie a Dio per il sangue dell’Agnello senza difetto e senza macchia, che fu sparso al Golgota. Il Sommo Sacerdote della nostra professione di fede, dopo avere offerto se stesso per rendere perfetta la nostra coscienza è entrato pure lui in un santuario, e sapete dove? “Nel cielo stesso”, dice la Scrittura, e non in un santuario fatto con mano “figura del vero”;27 è scritto che Gesù “attraverso il tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto con mano, vale a dire, non di questa creazione, e non mediante il sangue di becchi e di vitelli, ma mediante il proprio sangue, è entrato una volta per sempre nel santuario, avendo acquistata una redenzione eterna”28 e “non per offrire se stesso più volte come il Sommo sacerdote, che entra ogni anno nel santuario con sangue non suo; chè, in questo caso avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo…”.29

Quello che Gesù ha fatto, quando offrì se stesso, lo ha fatto una volta per sempre nel tempo fissato da Dio ed era necessario che lo facesse per stabilire il nuovo patto, infatti affinché il Nuovo Testamento del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo fosse dedicato e diventasse valido, bisognava che fosse accertata la sua morte, perché è scritto: “Dove c’è un testamento, bisogna che sia accertata la morte del testatore. Perché un testamento è valido quand’è avvenuta la morte, perché non ha valore finchè vive il testatore”.30 La morte di Gesù Cristo è stata accertata, il Nuovo Testamento perciò è valido, egli ce lo ha lasciato, in esso ci ha promesso una eterna eredità, ma ricordatevi che per farci eredi di questa eterna e gloriosa eredità, egli, l’Unigenito venuto da presso il Padre, dovette morire. È scritto: “Anche il primo patto non è stato inaugurato senza sangue. Difatti, quando tutti i comandamenti furono secondo la legge proclamati da Mosè a tutto il popolo, egli prese il sangue dei vitelli e dei becchi con acqua, lana scarlatta ed issopo e ne asperse il libro stesso e tutto il popolo, dicendo: ‘Questo è il sangue del patto che Dio ha ordinato sia fatto con voi’. E parimente asperse di sangue il tabernacolo e tutti gli arredi del culto. E secondo la legge, quasi ogni cosa, è purificata con sangue; e senza spargimento di sangue non c’è remissione”;31 ora, come lo fu il primo patto dedi­cato con sangue, così lo è stato pure il secondo, ma non con sangue di vitelli e di becchi, ma con il sangue prezioso di Gesù Cristo, infatti Gesù, dopo avere proclamato i comandamenti di Dio, (secondo che egli disse: “perché io non ho parlato di mio; ma il Padre che m’ha mandato, m’ha comandato lui quel che debbo dire e di che debbo ragionare”)32 disse ai suoi discepoli, quando diede loro il calice la notte in cui fu tradito: “Questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per la remissione dei peccati”.33

Gesù Cristo, mediante il suo sangue ha manifestato ed ha aperto la via al Santuario e ci ha messo in grado di accedere liberamen­te nel cospetto di Dio; mentre sussisteva ancora il primo taber­nacolo, l’accesso al Luogo santissimo era permesso solo al Sommo sacerdote e vietato ai sacerdoti, ma ora, mediante Cristo, la cortina che divideva il Luogo santo da quello santissimo è stata squarciata, e noi, quali sacerdoti di Dio, abbiamo la libertà di accostarci al trono di Dio con piena fiducia; quale privilegio, quale onore! Fratelli, riteniamo fermamente fino alla fine questa nostra fiducia nel Sommo Sacerdote della nostra professione di fede.


1 Es. 25:8,9

2 Ebr. 9:2-5

3 Ebr. 5:2

4 Ebr. 9:7

5 Lev. 16:14

6 Lev. 16:30,34

7 Ebr. 5:6; Sal. 110:4

8 Ebr. 2:17

9 Ebr. 2:18

10 Ebr. 2:10

11 Ebr. 2:14

12 Ebr. 2:15

13 Ebr. 5:5; Sal. 2:7

14 Ebr. 5:6; Sal. 110:4

15 Ebr. 7:1-3

16 Ebr. 7:6,7

17 Ebr. 7:21; Sal. 110:4

18 Ebr. 7:28

19 Ebr. 7:23-25

20 Ebr. 10:1-4

21 Ebr. 9:9

22 Ebr. 9:14

23 Ebr. 8:12; Ger. 31:34

24 Is. 44:22

25 Col. 2:13

26 1 Giov. 1:7

27 Ebr. 9:24

28 Ebr. 9:11,12

29 Ebr. 9:25,26

30 Ebr. 9:16,17

31 Ebr. 9:18-22

32 Giov. 12:49

33 Matt. 26:28