I Testimoni di Geova – Indice > La Trinità > Conclusione
Come abbiamo visto in questo capitolo i Testimoni di Geova negano la Trinità, la divinità di Cristo e la sua risurrezione corporale, la personalità e la divinità dello Spirito Santo: tutte cose che la sacra Scrittura insegna chiaramente e che sono alla base della nostra fede. E’ chiaro dunque che stando così le cose, essi costituiscono un pericolo per tutti noi che abbiamo conosciuto la verità perché cercano di persuaderci che noi siamo nell’errore; in altre parole di sviarci dalla verità. State dunque saldi fratelli nella verità che avete conosciuto, nessuno di costoro faccia di voi sua preda con i suoi fallaci ragionamenti fatti contro la Trinità, contro la divinità di Cristo e la sua resurrezione, e contro la personalità e divinità dello Spirito Santo.
Quello che voi fratelli dovete sempre ricordarvi anche quando parlate della Trinità, della divinità di Cristo e della sua risurrezione corporale, della personalità e divinità dello Spirito Santo è questo, e cioè che nella Scrittura ci sono sia cose nascoste che cose rivelate: le cose nascoste appartengono a Dio mentre quelle rivelate sono per noi. E sulla Trinità, sulla divinità di Cristo e sulla sua risurrezione corporale, sulla personalità e divinità dello Spirito Santo permangono cose che non si possono ancora né intendere e neppure spiegare. Qualcuno allora dirà: ‘Ma allora perché Dio ha voluto che fossero scritte anche quelle cose che non si possono ancora intendere perché ci sono state da Dio occultate?’ Per indurci a comprendere quanto Egli sia grande e che “è gloria di Dio nascondere le cose”,[1] e mantenerci umili conoscendo la nostra natura e con quanta facilità ci insuperbiamo; e poi per farci investigare cose difficili, il che ridonda a lode di coloro che fanno queste investigazioni secondo che è scritto che “scrutare cose difficili è un onore”. Quindi è buona cosa per noi investigare le cose difficili. Ma lungi da noi il negare dottrine vere solo perché sono avvolte nel mistero; e lungi da noi pure il manomettere le cose che sono difficili a capire presenti nelle Scritture per cercare di conformarle a vedute nostre personali; perché ciò ridonderebbe a nostro disonore perché Pietro dice che sono gli uomini instabili e ignoranti che contorcono le cose difficili a capire.[2] E per noi, alla morte, si aprirebbe la bocca del soggiorno dei morti. Le nostre investigazioni e le nostre meditazioni sulle cose difficili o impossibili per ora a capire devono essere dunque sempre accompagnate da un santo timore di Cristo il Signore; perché esso ci eviterà di abbandonarci ai vani ragionamenti dei razionalisti la cui via mena alla rovina. “La carità… crede ogni cosa”,[3] dice Paolo, e non ‘spiega o conosce ogni cosa’. Beati coloro che nel loro cuore hanno l’amore di Dio, perché esso li spingerà del continuo ad accettare tutto quello che Dio insegna tramite la sua Parola, anche ciò che umanamente è incomprensibile e inaccettabile.