La salvezza

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– Nell’epistola di Paolo ai Romani è scritto: “Chiunque avrà invocato il nome del Signore, sarà salvato”;[1] e noi sappiamo che Gesù Cristo è il Signore che salva colui che lo invoca e quindi egli è l’Iddio potente a salvare a cui appartiene la salvezza.

Ma nella Bibbia dei Testimoni di Geova si legge: ‘chiunque invoca il nome di Geova sarà salvato’. In questa maniera scompare il Signore Gesù ed il suo posto viene preso da Dio. Non che Dio non salvi, ma in quel posto c’è Signore in riferimento a Gesù perché poco prima Paolo aveva detto: “Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col cuore che Dio l’ha risuscitato dai morti, sarai salvato”[2] il che significa che per essere salvati bisogna invocare Cristo il Signore infatti poco dopo dice l’apostolo che con la bocca si fa confessione per essere salvati.

– Sempre in questa epistola è scritto: “Col cuore si crede per ottener la giustizia e con la bocca si fa confessione per esser salvati”.[3] Quello che bisogna credere è che Dio ha risuscitato dai morti Gesù, mentre quello che bisogna confessare è che Gesù è il Signore. Chi crede e confessa queste cose viene giustificato e salvato dai suoi peccati.

Ma nella versione della Torre di Guardia si legge: ‘Poiché col cuore si esercita fede per la giustizia, ma con la bocca si fa pubblica dichiarazione per la salvezza’. Perché mettere ‘si fa pubblica dichiarazione’ invece che ‘si fa confessione’? Per infondere l’idea nei Testimoni di Geova che se vogliono essere salvati da Armaghedon devono andare di casa in casa a predicare il messaggio della Torre di Guardia. Infatti per la Torre di Guardia per essere salvati è necessario fare questa opera di pubblica dichiarazione. Alla fine della loro Bibbia del 1987 tra gli Argomenti biblici di conversazione alla voce ‘Testimonianza’ alla lettera A è detto ‘Ogni cristiano deve testimoniare, annunciare la buona notizia’ e per sostenere che ‘pubblica dichiarazione reca salvezza’ è citato proprio Romani 10:10. Attenzione, non è che con questo neghiamo che i credenti devono testimoniare del Signore e della parola della sua grazia; ma solo che le parole di Paolo sulla confessione non hanno il significato che gli danno i Testimoni di Geova. E questo perché come si ottiene la giustizia nel momento stesso in cui si crede col cuore che Dio ha risuscitato dai morti Gesù, così si viene salvati dai peccati nel momento stesso in cui si fa confessione che Gesù è il Signore.

Che questa sia stata un’altra abile manomissione del greco è provato dal fatto che il verbo greco homologeo che significa ‘confessare’ o ‘riconoscere’, che è presente in Romani 10:10 e che loro hanno tradotto con ‘fare pubblica dichiarazione’, in questi altri versetti del Nuovo Testamento è stato da loro tradotto con confessare: ‘Se confessiamo (homologeo) i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni ingiustizia’;[4] ‘Chi confessa (homologeo) il Figlio ha anche il Padre’;[5] ‘Chiunque confessa (homologeo) che Gesù Cristo è il Figlio di Dio….’.[6]

Nel passo ai Romani tradurre il verbo homologeo con ‘fare dichiarazione’ sarebbe ancora andato bene, ma con quel ‘pubblica’ messo tra ‘fare’ e ‘dichiarazione’ la traduzione risulta infedele e le parole di Paolo assumono un altro significato. Difatti, mentre dalla traduzione corretta si evince che per essere salvati dal peccato è necessario confessare che Gesù Cristo è il Signore – cosa che si può fare sia in privato (nella propria cameretta da soli per esempio) che pubblicamente (in occasione di una riunione di culto per esempio in cui ci sono altri che ci ascoltano) -, dalla traduzione infedele dei Testimoni di Geova risulta che per essere salvati (dalla battaglia di Armaghedon) occorre andare di casa in casa a ‘fare pubblica dichiarazione’ del messaggio della Torre di Guardia.

 


[1] Rom. 10:13

[2] Rom. 10:9

[3] Rom. 10:10

[4] 1 Giov. 1:9

[5] 1 Giov. 2:23

[6] 1 Giov. 4:15