L’esistenza dell’anima, dello spirito e l’immortalità dell’anima

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I Testimoni di Geova per soste­nere le loro menzogne sull’anima e sullo spirito si appoggiano su delle Scritture manomesse dai loro traduttori. Vediamole da vicino.

– Paolo ai Tessalonicesi dice queste parole : “Or l’Iddio della pace vi santifichi Egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima ed il corpo, sia conservato irrepren­sibile, per la venuta del Signor nostro Gesù Cristo”.[1]

Ma nella loro versione esse sono state manipolate così: ‘L’Iddio della pace vi santifichi completamente. E lo spirito e l’anima e il corpo [composto] di voi, [fratelli], sia conservato sano sotto ogni aspetto, in maniera irriprovevole, alla presenza del nostro Signore Gesù Cristo’ (Ediz. 1967).

Tutto ciò per non fare apparire che l’uomo é formato da tre parti distinte e scindibili che sono lo spirito, l’anima e il corpo.

– Nell’epistola agli Ebrei è scritto: “Ma voi siete venuti… agli spiriti de’ giusti resi perfetti”.[2]

Ma nella loro versione è scritto: ‘Ma vi siete accostati… alle vite spirituali dei giusti che sono stati resi perfetti”.

Notate che gli “spiriti dei giusti” sono diventati per loro ‘le vite spirituali dei giusti’. Questa manipolazione ha come fine quello di fare credere che nell’uomo non esiste uno spirito.

– Paolo disse a Timoteo: “Il Signore sia col tuo spirito”.[3]

Ma loro per non fare credere che l’uomo possiede uno spirito e che il Signore possa essere con il suo spirito lo hanno reso così: ‘Il Signore [sia] con lo spirito che tu [mostri]. Hanno così reso un passo chiaro, in un passo oscuro. Forse qualcuno vorrà sapere quale è il significato di questa loro traduzione. Bene, ecco cosa viene detto in un articolo dal titolo ‘Il Signore sia con lo spirito che mostrate’ apparso sulla Torre di Guardia: ‘Ognuno di noi ha un certo spirito. Cioè ha una particolare disposizione, inclinazione o forza che lo spinge ad agire (…) Paolo desiderava che Dio, mediante il Signore Gesù Cristo, approvasse la forza che animava Timoteo, forza che lo spingeva ad operare’.[4]

– Gesù disse ad uno dei ladroni che erano in croce: “Io ti dico in verità che oggi tu sarai meco in paradiso”,[5] facendogli chiara­mente capire che in quello stesso giorno quando lui sarebbe morto sarebbe andato in paradiso.

Ma i Testimoni di Geova ne hanno cambiato la punteggiatura facendo­gli cambiare significato infatti nella loro traduzione si legge: ‘Veramente ti dico oggi: Tu sarai con me in Paradiso’.

Leggendo questo verso in questo modo appare che Gesù non gli disse che in quel medesimo giorno lui sarebbe stato in paradiso con lui, ma che egli vi sarebbe andato più avanti (per loro vi andrà alla risurrezione). Ecco come i loro traduttori hanno stravolto le parole di Gesù!

Per farvi comprendere come cambiando la punteggiatura ed il posto alle parole in una frase si da alla frase un’altro significato vi faccio questo esempio. Gesù nella notte in cui fu tradito disse a Pietro queste parole: “Pietro, io ti dico che oggi il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi”,[6] ma se le si mano­mettono nella stessa maniera in cui hanno fatto i Testimoni di Geova con il passo sopra citato esse diventano: ‘Pietro, oggi io ti dico: Il gallo non canterà prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi’. In questo caso risulterebbe che Gesù non aveva specificato a Pietro il giorno in cui egli lo avrebbe rinnegato ma gli aveva detto solo che lo avrebbe rinnegato, il che poteva avvenire o quel giorno stesso o anche il giorno dopo o il giorno dopo ancora o chissà quando. Ma questo non si potrebbe accettare perché Gesù disse a Pietro che egli lo avrebbe rinnegato in quel giorno, e precisamente in quella stessa notte; e difatti così avvenne. Così anche al ladrone Gesù disse che sarebbe andato in paradiso in quello specifico giorno e non in un giorno futuro; e così fu.

Una puntualizzazione va fatta a riguardo di queste parole di Gesù al ladrone. Nei manoscritti più antichi del Nuovo Testamento queste parole sono senza punteggiatura per cui se si vuole vi si potrebbe mettere pure la punteggiatura messa dai Testimoni di Geova. Ma questa punteggiatura non avrebbe senso per due ragioni; innanzi tutto perché Gesù non avrebbe reputato necessario puntua­lizzare che quello era il giorno in cui gli faceva la promessa perché egli sapeva che non ci poteva essere nel futuro un altro giorno sulla terra in cui fargliela; e poi in secondo luogo tenendo presente le seguenti parole che il ladrone rivolse a Gesù: “Gesù, ricordati di me quando sarai venuto nel tuo regno”[7] si può ben comprendere che le parole di Gesù avevano lo scopo di tranquillizzare quell’uomo in quei momenti così difficili per lui, e quindi si deve dedurre che Gesù intese dirgli che in quello stesso giorno egli sarebbe andato in paradiso. Il ladrone voleva che Gesù si ricordasse di lui quando egli sarebbe venuto nel suo regno (non sappiamo quando il ladrone pensava che Gesù sarebbe venuto nel suo regno, ma da come parlò sembrerebbe che si riferisse ad un tempo lontano) e Gesù lo tranquillizzò prometten­dogli che in quello stesso giorno egli sarebbe andato in paradi­so. Ma poi, se consideriamo il fatto che Gesù credeva nell’immortali­tà dell’anima, e sapeva cosa aspettava i giusti quando morivano nella fede è del tutto normale che Gesù gli disse che in quello stesso giorno egli sarebbe andato in paradiso e non in qualche lontano futuro; chissà, magari alla risurrezione dei morti.[8]

– Gesù disse a Marta: “Io son la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muoia, vivrà…”.[9]

Con queste parole il Signore ha inteso dire chiaramente che con la morte per il credente non finisce tutto, ossia che non cessa di vivere, perché continuerà a vivere sotto un altra dimensione in un luogo di consolazione che noi sappiamo dalla risurrezione di Cristo in poi è il cielo.

Ma nella versione del Nuovo Mondo si legge che Gesù disse a Marta: ‘Io sono la risurrezione e la vita. Chi esercita fede in me, benché muoia, tornerà in vita’.

In questa maniera chi legge queste parole non pensa che appena morto il credente vive in cielo, ma che egli dopo morto tornerà a vivere. Quel ‘tornerà in vita’ per la Torre di Guardia significa tornerà a vivere quando ci sarà la risurrezione durante il millennio. Essi infatti escludono che chi crede in lui appena morto va subito in cielo (tranne i membri della classe ‘unta’ naturalmente). Potrebbe però anche significare che ogni membro dei 144.000 benché muoia tornerà subito in vita partecipando alla ‘prima risurrezione’. Nella loro Bibbia, tra gli Argomenti biblici di conversazione, Giov. 11:25 è messo alla voce ‘Risurrezione’ con al fianco sinistro la dicitura ‘Assicurata a chi mostra fede’.

– Luca dice che quando Gesù disse alla figlia di Iairo che era morta: “Fanciulla, levati”,[10] avvenne che “lo spirito di lei tornò”.[11] Come potete vedere da voi stessi il fatto che lo spirito di quella fanciulla tornò in lei quando Gesù la richiamò alla vita, sta a dimostrare che non solo c’é uno spirito nell’uomo, ma anche che esso esce dal corpo quando l’uomo muore.

Ma questa fedele traduzione non è affatto gradita ai falsi testi­moni e perciò hanno messo: ‘E il respiro le tornò’ (Ediz. 1967). E tutto questo per fare apparire la risurrezione di quella fanciul­la come una semplice ripresa delle funzioni respiratorie di lei e per non fare credere agli uomini che lo spirito di quella fan­ciulla tornò in lei. In altre parole quando ella risuscitò avven­ne che ella riprese a respirare, ma non che il suo spirito tornò in lei perché secondo loro non esiste uno spirito nell’uomo che si diparte da esso quando muore!

– In Giacomo hanno preferito mettere ‘respiro’ invece che spirito e sempre per la stessa ragione infatti invece di tradurre: “Come il corpo senza lo spirito è morto…”,[12] hanno tradotto: ‘Come il corpo senza respiro è morto…’ (Ediz. 1967).

La parola greca tradotta in questi passi con ‘respiro’ è pneuma. Ma questa parola greca significa pure ‘spirito’, ossia quella parte dell’essere creato da Dio che si trova nell’uomo e che dopo la morte continua ad esistere secondo che é scritto nell’Ecclesia­ste: “Prima che la polvere torni alla terra com’era prima, e lo spirito torni a Dio che l’ha dato”.[13] E’ chiaro che i loro traduttori in questi casi hanno voluto tradurre la parola greca pneuma con ‘respiro’ perché gli ha fatto estremamente comodo. Hanno ritenuto poterlo fare, ma quando non hanno potuto perché il contesto non lo permetteva allora hanno tradotto ‘spir­ito’. Il seguente esempio spiega tutto ciò. In Matteo è scritto: “E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rendè lo spirito”;[14] ma nella loro versione si legge così: ‘Di nuovo Gesù gridò ad alta voce e rese il [suo] respiro’ (Ediz. 1967). In questo caso hanno preferito tradurre pneuma con ‘respiro’ per fare passare ai sem­plici che essi adescano che la morte non è altro che una cessa­zione delle funzioni respiratorie (e basta) e che non consiste in una dipartenza dello spirito che c’è dentro l’uomo. Ma questa traduzione non gli è stata possibile nel passo trascritto da Luca: “E Gesù, gridando con gran voce, disse: Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio”,[15] dove compare la stessa parola greca pneuma. Essi hanno infatti tradotto così: ‘E Gesù chiamò ad alta voce, dicendo: Padre, nelle tue mani affido il mio spirito’) e questo perché hanno pensato che sarebbe apparso irragionevole al lettore che Gesù mettesse nelle mani di Dio il suo respiro. Insomma i Testimoni di Geova dove hanno potuto hanno manomesso le Scritture astutamente e molto volentieri, ma quando non hanno potuto hanno rimediato a questo loro inconveniente dando ai passi scritti chiaramente un altro significato.

(Attenzione; nella loro edizione del 1987 questi versi sono stati corretti, perché in Luca hanno tradotto: ‘E le tornò lo spirito..’, in Giacomo: ‘Come il corpo senza spirito è morto…’, e in Matteo: ‘Di nuovo Gesù gridò ad alta voce e rese il [suo] spirito’. Si tenga presente però che essi alla parola ‘spirito’ non danno lo stesso significato che gli diamo noi.).

– Paolo dice ai Corinzi: “Noi siamo dunque sempre pieni di fidu­cia, e sappiamo che mentre abitiamo nel corpo, siamo assenti dal Signore (poiché camminiamo per fede e non per visione); ma siamo pieni di fiducia e abbiamo molto più caro di partire dal corpo e d’abitare col Signore. Ed è perciò che ci studiamo d’essergli grati, sia che abitiamo nel corpo, sia che ne partiamo”.[16] Ora, l’espressione “partire dal corpo” usata dall’apostolo Paolo sta a dimostrare che quando si muore si parte dal corpo, ed è chiaro che per partire dal corpo bisogna che ci sia qualcosa all’interno di esso che se ne parta, il che noi sappiamo è l’ani­ma.

Ma i Testimoni di Geova non credendo che nell’uomo vi sia l’anima che quando egli muore esce dal corpo (perché da come parlano loro l’anima è l’essere umano e perciò essa rimane sulla terra o meglio nella tomba a dormire fino alla risurrezione) hanno modificato le parole in questa maniera: ‘Noi perciò abbiamo sempre coraggio e sappiamo che, mentre abbiamo la nostra casa nel corpo, siamo assenti dal Signore, poiché camminiamo per fede, non per visione. Ma abbiamo coraggio e preferiamo piuttosto essere assenti dal corpo e fare la nostra casa presso il Signore. Perciò abbiamo anche la mira, sia che abbiamo la nostra casa presso di lui o che siamo assenti da lui, di essergli graditi’.

Mettendo ‘essere assenti dal corpo’ al posto di “di partire dal corpo”, hanno fatto dire al greco quello che hanno voluto perché il greco ekdemesai ek tu somatos significa ‘partire, uscire dal corpo’ e non ‘essere assenti dal corpo’. In altre parole, in questo caso il verbo greco è un verbo di ‘moto’ e non di ‘stato’ (come nel passo “siamo assenti dal Signore”), ma loro hanno messo ‘essere assenti dal corpo’ (che significa essere lontani dal corpo) invece che “di partire dal corpo” che signifi­ca di uscire dal corpo.

Questa manipolazione è stata fatta per non fare credere ai lettori della loro Bibbia che quando i cre­denti muoiono escono (o si dipartono) dal corpo per andare ad abitare con il Signore.

– Nella sua seconda epistola a Timoteo Paolo scrisse: “Quanto a me io sto per esser offerto a mò di libazione, e il tempo della mia dipartenza è giunto”,[17] facendo capire a Timoteo che lui stava per gustare la morte, e che quando sarebbe morto si sarebbe dipartito dalla sua tenda e sarebbe andato immediatamente con il Signore nel cielo.

Ma i loro traduttori hanno adulterato anche queste parole dell’apostolo per non fare credere che Paolo aveva questa certezza di andare ad abitare con Gesù in cielo lo stesso giorno in cui sarebbe morto, difatti le hanno rese così: ‘Poiché io sono già versato come una libazione, e il tempo stabilito della mia liberazione è imminente’.

Mettendo ‘liberazione’ al posto di “dipartenza”, fanno pensare che Paolo stesse parlando della liberazione che egli avrebbe sperimen­tato al ritorno di Cristo risuscitando dai morti e andando con Cristo. Ricordiamo che in virtù della loro dottrina sulla ‘risurrezione’ dei 144.000 Paolo sarebbe risuscitato nel 1918.

– Paolo dice ai Filippesi: “Poiché per me il vivere é Cristo, e il morire guadagno… Io sono stretto dai due lati: ho il desiderio di partire e d’esser con Cristo, perché é cosa di gran lunga migliore; ma il mio rimanere nella carne é più necessario per voi”.[18]

Ma i traduttori che si rifanno agli insegnamenti della Torre di Guardia hanno contorto queste parole per adattarle alla loro eresia secondo la quale quando il cristiano muore non va subito ad abitare con Cristo ma si addormenta fino alla risurrezione. Ecco infatti come le hanno rese: ‘Poiché nel mio caso vivere è Cristo, e morire, guadagno. Ora se sia il continuare a vivere nella carne, questo è frutto della mia opera, eppure ciò che sceglierei non lo faccio conosce­re. Sono messo alle strette da queste due cose; ma ciò che desi­dero è la liberazione e di essere con Cristo, poiché questo, certo, è molto meglio. Comunque, è più necessario che io rimanga nella carne a motivo di voi’. Come potete vedere il testo è stato reso incomprensibile nell’insieme, ma quello che qui vorrei limitarmi a dire è che essi mettendo la parola ‘liberazione’ al posto di “partire” fanno pensare alle persone che Paolo qui non stava parlando della sua morte e del fatto che lui desiderava partire dal corpo per andare ad abitare subito con Gesù, ma che egli desiderava il ritorno di Cristo perché allora avrebbe ottenuto la liberazione dalla morte. Per loro è come se Paolo avesse detto: Non vedo l’ora di morire per essere con Cristo al suo ritorno, alla risurrezione finale! Ma è chiaro che se fosse stato così Paolo non avrebbe mai chiamato il morire guadagno perché non avrebbe guadagnato proprio nulla alla sua morte perché se ne sarebbe andato nella tomba a dormire (come affermano i falsi testimoni) in attesa della risurrezione che ricordo ancora, per Paolo, era la ‘prima risurrezione’ avvenuta nel 1918.[19]

 


[1] 1 Tess. 5:23

[2] Ebr. 12:22-23

[3] 2 Tim. 4:22. La stessa manomissione è stata compiuta in Fil. 4:23 e Gal. 6:18

[4] La Torre di Guardia, 1 dicembre 1977, pag. 720,721

[5] Luca 23:43

[6] Luca 22:34

[7] Luca 23:42

[8] Per la Torre di Guardia quell’uomo ‘risusciterà’ durante il millennio e vivrà sul paradiso terrestre, perché egli non faceva parte dei 144.000 essendo morto prima della Pentecoste. Ecco perché Gesù gli promise che sarebbe stato con lui in paradiso: ‘Dov’è il Paradiso? Ebbene, dov’era il paradiso che Dio fece all’inizio? Era sulla terra, non è vero? Dio mise la prima coppia umana nel bellissimo paradiso chiamato giardino d’Eden. Perciò quando leggiamo che questo ex malfattore sarà in Paradiso, dovremmo raffigurarci mentalmente questa terra trasformata in un bellissimo paradiso in cui vivere…’ (Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, pag. 170-171). Abbiamo già dimostrato che quell’uomo quel giorno stesso andò con l’anima in paradiso, cioè in un luogo di conforto e riposo nel mondo invisibile. Qui vogliamo fare notare che questa spiegazione dei Testimoni di Geova contraddice non solo la Parola di Dio ma persino la loro dottrina, perché se le cose stessero veramente così, con quell’uomo sulla terra paradisiaca ci dovrebbe essere pure Gesù durante il millennio, perché Gesù gli disse: “Tu sarai meco in paradiso” (Luca 23:43), mentre per la Torre di Guardia Gesù non sarà sulla terra durante il millennio ma in cielo e non potrà neppure essere visto dalla terra! Ecco dunque gli abili presi da Dio nella loro astuzia per l’ennesima volta.

[9] Giov. 11:25

[10] Luca 8:54

[11] Luca 8:55

[12] Giac. 2:26

[13] Ecc. 12:9

[14] Matt. 27:50

[15] Luca 23:46

[16] 2 Cor. 5:6-9

[17] 2 Tim. 4:6

[18] Fil. 1:21,23-24

[19] Si tenga sempre presente che anche se per i Testimoni di Geova Paolo e i suoi collaboratori facevano parte dei 144.000, essi dato che avrebbero dovuto entrare in cielo solo nel 1918 con la ‘risurrezione’ del primo gruppo dei 144.000, non potevano andare subito in cielo alla loro morte. Per cui oltre a fare credere che all’interno di Paolo e dei suoi collaboratori non c’era un’anima immortale che alla morte andava col Signore, i traduttori con le loro manomissioni si erano prefissati di fare credere che questi membri dei 144.000 non sarebbero andati subito in cielo con la loro ‘risurrezione spirituale invisibile’ (come essi dicono avviene a quei 144.000 che muoiono adesso) perché dovevano aspettare il 1918 prima di essere presenti con il Signore in cielo. In altre parole, queste manomissioni servono per fare credere sia che le ‘altre pecore’ non hanno un’anima immortale che dopo la morte continuerà a vivere con il Signore, e sia che i primi 144.000 non avendo un anima dovettero aspettare il ‘ritorno’ invisibile di Cristo per potere andare in cielo nel 1918 alla prima risurrezione!!