La lingua da cui furono tradotte le tavole, l’archeologia e l’origine etnica degli Indiani d’America: ulteriori prove che il Libro di Mormon è un’impostura

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I caratteri dai quali sarebbero state tradotte le tavole d’oro si chiamano ‘geroglifici egiziani riformati’. Vogliamo dire alcune cose a riguardo di questa lingua sconosciuta agli Egittologi nella quale questo libro sarebbe stato scritto. Nel Libro di Mormon si legge: ‘Ed ora, ecco, noi abbiamo scritto questi annali secondo le nostre conoscenze, coi caratteri da noi chiamati egiziano riformato, che ci sono stati trasmessi e da noi alterati, secondo la nostra lingua. E se le nostre tavole fossero state abbastanza grandi, avremmo scritto in ebraico, ma la lingua ebraica è stata pure alterata da noi; e se avessimo potuto scrivere in ebraico, ecco, non vi sarebbero state imperfezioni nelle nostre scritture’.[1] Da questa dichiarazione si capisce che Moroni e Mormon non scrissero in ebraico perché le tavole non erano abbastanza grandi. Erano Ebrei, conoscevano l’ebraico,[2] ma non scrissero i loro annali per questo motivo. Non è una ragione veramente strana questa? Certo che lo è, perché se come essi dissero in ebraico le scritture sarebbero state senza imperfezioni per logica avrebbero dovuto sforzarsi di scrivere in ebraico sulle tavole d’oro. Avrebbero potuto ridimensionare i caratteri ebraici per esempio, o perché no, avrebbero potuto pure chiedere a Dio delle tavole d’oro più grandi di quelle che avevano per farci stare le scritture in ebraico. Ma niente di tutto questo avvenne, perché essi si misero a scrivere in egiziano riformato!! Ma come si può credere che un Dio così saggio come quello che abbiamo noi non avrebbe operato in maniera tale da indurli a scrivere in ebraico delle cose ‘così preziose’ per l’intera umanità in maniera da fare arrivare la sua rivelazione integra senza nessuna imperfezione? Strano per davvero che l’Iddio che mediante il suo Spirito ispirò uomini ebrei a scrivere l’Antico Testamento in ebraico, ed altri uomini ebrei a scrivere il Nuovo Testamento in greco (che era la lingua parlata nell’impero romano al tempo di Gesù e degli apostoli) abbia mosso degli Ebrei nel lontano continente americano a scrivere ‘la pienezza del Vangelo’ niente di meno che in questo egiziano di cui non esistono documenti sulla terra che attestino che questa lingua sia esistita. Ma non solo, del Libro di Mormon non esistono neppure dei manoscritti, come invece esistono delle sacre Scritture, da cui si potrebbe vedere se in effetti il Libro di Mormon sia stato tradotto da questo egiziano riformato! L’unica cosa su cui bisognerebbe fare affidamento è la parola di Joseph Smith; una parola inaffidabile sapendo che tipo di persona era. Ma domandiamoci: Se questo uomo ebbe la sfrontatezza di manipolare la Bibbia col pretesto di correggerla, e della Bibbia ci sono tanti manoscritti antichi a cui si può fare riferimento per stabilire se una traduzione di essa è fedele o infedele, che ci sarebbe di strano se si fosse inventato queste tavole d’oro scritte in egiziano riformato e si fosse messo a scrivere un libro di suo senno dicendo poi che esso era la traduzione di antiche tavole d’oro? Noi siamo convinti che queste tavole d’oro su cui era scritto il Libro di Mormon non siano mai esistite, perché esso è il frutto della astuzia e della perfidia di un falso profeta, vale a dire Joseph Smith. Ed il contenuto di esso (fatto di favole e contraddizioni e parole di Gesù adulterate) lo conferma pienamente da sé tutto questo. Chi ha lo Spirito di Dio in lui discerne subito che questo scritto non è per nulla ispirato dallo Spirito Santo. Lo Spirito Santo infatti, se esso fosse opera sua, attesterebbe in lui che esso è Parola di Dio, ma questo Egli non lo fa. Perché Egli fa solo sentire una repulsione verso di esso, una repulsione molto forte. Cosa che invece non avviene quando si legge la Bibbia, perché per lo Spirito si avverte pace e gioia durante la sua lettura e si rimane edificati grandemente.

Che dire allora del giudizio positivo che il professore Anthon, secondo i Mormoni, avrebbe dato su quella porzione di caratteri di egiziano riformato tradotti che Harris gli presentò? Esso non corrisponde a verità perché esiste una lettera del professore Anthon indirizzata a E. D. Howe datata 17 Febbraio 1834 nella quale tra le altre cose si legge quanto segue: ‘…Tutta la storia circa la mia affermazione che l’iscrizione Mormone è ‘geroglifici riformati Egiziani’ è del tutto falsa (…) Esaminando il foglio in questione, giunsi presto alla conclusione che era tutto uno scherzo, forse una burla…’.[3] E poi una eventuale dichiarazione positiva di questo professore farebbe cadere Joseph Smith in contraddizione con le seguenti parole scritte nel Libro di Mormon a proposito dell’egiziano riformato: ‘Ma il Signore conosce ciò che abbiamo scritto, e sa pure che nessun altro popolo conosce la nostra lingua: perciò ha preparato i mezzi per interpretarla’.[4] Se infatti nessuno conosceva quella lingua e Dio provvide i mezzi (solo a Joseph Smith) per interpretarla come avrebbe potuto essere conosciuta da Anthon? Questa è un ulteriore prova di come Joseph Smith insieme con altre persone disoneste come lui abbiano cercato di legittimare un libro ricorrendo alla menzogna. “Chi spaccia bugie non fa che ingannare”,[5] dice la Sapienza; e questo è quello che hanno fatto Joseph Smith e i suoi collaboratori in verso il loro pros­simo.

Vogliamo ora parlare brevemente del Libro di Mormon dal punto di vista archeologico; ma non perché crediamo che per stabilire se un libro antico è ispirato o meno occorrono prove archeologiche, ma solo perché i Mormoni asseriscono che c’è un’analogia tra il Libro di Mormon e l’Antico Testamento dal punto di vista archeologico, perché l’archeologia ha confermato la veridicità del Libro di Mormon nella stessa maniera in cui ha fatto con la Bibbia. Questo non è affatto vero, perché mentre da un lato ci sono molti reper­ti archeologici che confermano pienamente tanti avvenimenti e aspetti della vita raccontati nell’Antico Testamento, dall’altro non ci sono reperti archeologici che confermano avvenimenti o costumi descritti nel Libro di Mormon. Per esempio l’archeo­logia ha confermato che le città di Ninive, di Babilonia, di Gerico, solo per citare alcune delle città menzionate nell’Anti­co Testamento, esistettero veramente. Sono persino state trovate le rovine delle scuderie di Salomone in cui egli teneva i suoi numerosi cavalli,[6] e la cava da cui egli fece estrarre le pietre che servirono a costruire i suoi edifici e le mura di Gerusalemme,[7] ed anche la casa d’avorio fatta costruire dal re Achab.[8] Sono state pure trovate diverse iscrizioni in cui sono menzionati alcuni re menzionati nell’Antico Testamento.[9] Ed anche per quanto riguarda il Nuovo Testamento ci sono reperti archeologici che lo confermano. Ma per quanto riguarda le città menzionate nel Libro di Mormon che sono decine, e i Nefiti, i Lamaniti, e i Giarediti, di cui il Libro di Mormon da parecchi particolari e li descrive come grandi popolazioni antiche non esistono reperti archeologici che atte­stano la loro storicità. Persino l’archeologo mormone Dee F. Green ha dovuto ammettere che l’archeologia non conferma affatto l’autenticità del Libro di Mormon. Ecco quanto ha detto: ‘Il primo mito che noi dobbiamo eliminare è che esista una archeologia del Libro di Mormon. (…) Possiamo studiare l’archeologia biblica perché sappiamo dove erano e sono Gerusalemme e Gerico, ma noi non sappiamo dove erano o sono Zarahemla e Bountiful’.[10] Ecco così dimostrato che il Libro di Mormon non può essere paragonato alla Bibbia neppure dal punto di vista archeologico. ‘La Bibbia aveva ragione’ hanno affermato molti archeologi nel corso di quest’ultimo secolo; e siamo sicuri che continueranno ad affermarlo fino alla fine; perché la Bibbia non mente su niente e su nessuno.[11] A Dio che ha permesso a tanti archeologi di portare alla luce tante schiaccianti prove dell’autenticità della sua Parola, sia la gloria ora e in eterno, in Cristo Gesù. Amen.

Spendiamo ora alcune parole per parlare dell’origine degli Indiani d’America che secondo il Libro di Mormon sarebbero di­scendenti di Sem, e quindi Ebrei. Se così fosse certamente gli Indiani d’America possederebbero delle caratteristiche uguali a quelle degli Ebrei; ma gli antropologi affermano che gli Indiani Americani non sono di estrazione Semita.

 


[1] Libro di Mormon, Mormon 9: 32-33

[2] Talmage afferma: ‘Che la capacità di leggere e scrivere in quella lingua continuò con i Nefiti fino al tempo della loro estinzione è evidente dalla dichiarazione di Moroni…’, che è quella di Mormon 9:32-33. (Talmage, op. cit., pag. 292).

[3] Citata da Walter R. Martin in The Kingdom of the cults [Il Regno dei culti], Minneapolis, Minnesota 1977, 24esima ediz. (riveduta), pag. 160

[4] Libro di Mormon, Mormon 9:34

[5] Prov. 14:25

[6] Cfr. 2 Cron. 9:25

[7] Cfr. 1 Re 7:9-12; 9:15

[8] Cfr. 1 Re 22:39

[9] In una iscrizione dovuta a Pul, re d’Assiria, si parla del tributo che gli pagò Menahem, re d’Israele: ‘Il tributo di Menahem, di Samaria, …. io ricevetti’. Ciò conferma le seguenti parole scritte nel libro dei Re: ‘Ai suoi tempi Pul, re d’Assiria, fece invasione nel paese; e Menahem diede a Pul mille talenti d’argento affinché gli desse man forte per assicurare nelle sue mani il potere reale’ (2 Re 15:19).
Tra le rovine dei giardini pensili di Babilonia sono state rinvenute delle tavolette elencanti i nomi di coloro ai quali venivano fatte regolari assegnazioni di olio e grano. Tra di essi compare pure ‘Joiakin, re del paese di Giuda’. Ciò conferma le seguenti parole scritte sempre nel Libro dei Re: ‘Il trentasettesimo anno della cattività di Joiakin, re di Giuda, il ventisettesimo giorno del dodicesimo mese, Evilmerodac, re di Babilonia, l’anno stesso che cominciò a regnare, fece grazia a Joiakin, re di Giuda, e lo trasse di prigione; gli parlò benignamente, e mise il trono d’esso più in alto di quello degli altri re ch’eran con lui a Babilonia. Gli fece mutare le vesti di prigione; e Joiakin mangiò sempre a tavola con lui per tutto il tempo ch’ei visse: il re provvide continuamente al suo mantenimento quotidiano, fintanto che visse’ (2 Re 25:27-30).
In una iscrizione dovuta a Tiglath-Pileser, re d’Assiria, si legge: ‘Il tributo di Achaz il giudeo ricevetti, oro, argento, piombo, stagno e lini. Damasco distrussi, Retsin presi e i suoi capi impalai vivi. Feci abbattere i suoi frutteti e non lasciai in piedi albero’. Queste parole confermano quanto è scritto nel Libro dei Re: “Achaz inviò dei messi a Tiglath-Pileser, re degli Assiri, per dirgli: ‘Io son tuo servo e tuo figliuolo; sali qua e liberami dalle mani del re di Siria e dalle mani del re d’Israele, che sono sorti contro di me’. E Achaz prese l’argento e l’oro che si poté trovare nella casa dell’Eterno e nei tesori della casa reale, e li mandò in dono al re degli Assiri. Il re d’Assiria gli diè ascolto; salì contro Damasco, la prese, ne menò gli abitanti in cattività a Kir, e fece morire Retsin’ (2 Re 16:7-9).
In un iscrizione assira si legge: ‘Il ventesimo giorno di Tebet, Sennacherib venne ucciso dai suoi figli in rivolta. Il diciottesimo giorno di Sivan, Esar-Haddon, suo figliuolo, ascese al trono’. Queste parole confermano quanto è scritto nel Libro dei Re: ‘Allora Sennacherib re d’Assiria levò il campo, partì e se ne tornò a Ninive, dove rimase. E avvenne che, mentr’egli stava adorando nella casa del suo dio Nisroc, i suoi figliuoli Adrammelec e Saretser lo uccisero a colpi di spada, e si rifugiarono nel paese di Ararat. Esarhaddon, suo figliuolo, regnò in luogo suo’ (2 Re 19:36-37).

[10] Dialogue: A Journal of Mormon Thought [Dialogo: Un Giornale di Pensiero Mormone], Summer 1969, pag. 77-78

[11] Lo scrittore Werner Keller nel suo libro intitolato La Bibbia aveva ragione (che in Italia ha avuto più edizioni) nel parlare di come fu condotto a scrivere questo particolare libro ha affermato: ‘E dinanzi all’enorme abbondanza di risultati autentici e sicuri, sempre più si approfondì in me, considerando la critica dubbiosa che dal secolo dell’illuminismo ad oggi vorrebbe demolire la Bibbia, il convincimento espresso in queste semplici parole: eppure la Bibbia aveva ragione!’ (Werner Keller, La Bibbia aveva ragione, Milano 1983, pag. 12). Ora, io non so se egli quando scrisse queste parole fosse un credente o lo diventò in seguito o non lo diventò mai; una cosa posso dire dopo avere letto parti del libro, che per quell’uomo l’archeologia ha confermato la veridicità di molti racconti trascritti nella Bibbia. Lui stesso dice: ‘Avvenimenti già considerati in gran parte ‘pie leggende’ assurgono a dignità storica. Molto spesso i risultati delle esplorazioni concordano fin nei particolari con le relazioni bibliche’ (Werner Keller, op. cit., pag. 11). E’ chiaro che per noi credenti non c’è la necessità che gli archeologi ci vengano a dire che la Bibbia ha ragione, perché noi per fede accettiamo tutto quello che la Bibbia dice; anche quelle storie che l’archeologia ancora non ha confermato. Facciamo un esempio; quand’anche nessuno ritrovasse l’arca di Noè sulle montagne di Ararat, noi continueremo a credere che Noè costruì quell’arca con quelle dimensioni, che venne il diluvio su tutta la terra, che nessuno scampò all’infuori di Noè e sette altri, e gli animali che erano nell’arca. Ed esempi di questo genere ne potrei fare molti e molti altri. Ben vengano comunque tutte quelle scoperte archeologiche che confermano passi trascritti nella Bibbia.