Frank Gigliotti e il criminale mafioso Michele Sindona

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A proposito di collusioni con la mafia, Frank Gigliotti ebbe rapporti anche con Michele Sindona (1920-1986) di cui si legge su Wikipedia che ‘è stato un banchiere e criminale italiano. Sindona è stato un membro della loggia P2 (tessera n. 0501) e ha avuto chiare associazioni con la mafia [n.d.e. tanto da essere soprannominato ‘il banchiere della mafia’]. Coinvolto nell’affare Calvi e mandante dell’omicidio di Giorgio Ambrosoli, è morto avvelenato in prigione, dopo la condanna all’ergastolo’ (http://it.wikipedia.org/wiki/Michele_Sindona).

Questo è quello che si legge in un intervento del deputato di DP Guido Pollice alla Camera dei Deputati datato 4 Ottobre 1984. Lo riporto integralmente senza tralasciare niente perchè voglio che abbiate chiaro anche tutto il contesto.

‘Signor Presidente, è ben strano — lo hanno già sottolineato molti colleghi — questo dibattito sulle conclusioni della Commissione parlamentare di inchiesta sul caso Sindona: pochi addetti, scarsa attenzione da parte dei colleghi e vano lo sforzo compiuto stamattina da Bassanini, che richiamava il regolamento per cercare di portare in aula qualche collega. Evidentemente, Bassanini non ha letto l’ordine del giorno di alcune Commissioni questa mattina, fra i quali quello delle Commissioni riunite esteri e difesa, che recava «Norme sul controllo delle vendite di armi all’estero; Norme sull’esportazione, importazione e transito di materiale bellico», e cose di questo genere. Caro Presidente, è ovvio che questi argomenti interessano di più di un fatto che ha segnato la stagione della nostra vita politica di questi anni, uno dei fatti più significativi della nostra storia. Ma veniamo allo svolgimento di questo nostro compito, perché ritengo necessario che tutte le forze politiche dicano la loro; e noi di democrazia proletaria non ci sottraiamo. Mi ha colpito in questi giorni un titolo del giornale la Repubblica, nella sua edizione del 28 ultimo scorso : «Un magliaro che scalò il cielo» . Più di ogni altro rende l’idea di che cosa si tratta e di che cosa parliamo. Molti hanno scritto, soprattutto all’estero, che si tratta di una storia all’italiana. Io aggiungo che è una storia internazionale, tipica della nostra epoca. E non solo perché è coinvolto lo Stato del Vaticano e la sua santa rapacità, ma perché c’è la Svizzera e il suo sistema di potere. La Svizzera, il paese del segreto bancario, il paese delle banche che veicolano i soldi sporchi, il paese delle banche che intercettano e custodiscono i soldi della droga che uccide i nostri giovani e i giovani di tutto il mondo . Perché ci sono gli Stati Uniti, con la loro logica imperialista, e l’Inghilterra delle lobbies e dei ponti dei frati dai vari colori. Perché ‘c’è anche la miriade di Stati sudamericani, o meglio degli «Stati delle banane». Ecco perché è un fatto internazionale e non una storia italiana.

Dieci anni dopo il 1974, possiamo ripercorrere tranquillamente la storia dell’Italia politica ed economica . E lo possiamo fare a chiare lettere, signor Presidente: possiamo dire la verità sulle responsabilità della democrazia cristiana, e non tentare, come ha cercato il Presidente Azzaro, di mitigarle, di nasconderle, di tacerle. E possiamo intravedere anche, e stagliarsi ben definita, la figura di Andreotti, e il suo ruolo in tutte le vicende in questione. Ecco perché la tesi — che è apparsa in questi giorni sui giornali — dei ricorsi storici e del fatto che nel nostro paese ogni 7-8 anni spunta uno più furbo degli altri, che ruba, malversa, imbroglia piccoli e grandi risparmiatori, veri e falsi finanzieri, speculatori o banchieri di Dio, non regge ; o, meglio, non è sufficiente a capire il profondo intreccio fra potere politico, e quindi la democrazia cristiana — che lo detiene, perdio!, dal 1945 — e i poteri occulti (la P2 e la mafia) e la criminalità economica come si è svolta in questi anni. E’ utile ripercorrere le tappe della irresistibile ascesa del «magliaro di Patti», come lo ha chiamato Turani, uno che ne sa. E più di lui ne sa il suo direttore Scalfari, che a suo tempo — nella prima fase, è chiaro — lo coprì, in nome forse del suo passato di borsista : non molti probabilmente ricordano che Scalfari tra i suoi hobby coltivava quello di occuparsi di borsa. Lo difese, gli spianò la strada, lo introdusse nel grande mondo. Abbiamo forse la memoria corta ma non tanto da scordarci i paginoni centrali de L’Espresso, quello grande come un lenzuolo, tanto per intenderci, che di settimana in settimana segnavano i tempi ed i valori di alcuni titoli in piazza degli Affari.

Certo, le cose poi sono cambiate e Scalfari e i suoi giornali (vecchi e nuovi ) hanno contribuito a sgretolare, insieme ad altri, l’impero di Sindona. Solo che tutto questo non è passato in maniera indolore, non è stato una sorta di gigantesco «Monopoli» ; si è trattato di cose giocate sulla pelle della gente, sugli interessi del popolo italiano. Questa è la cosa grave: scorrendo alcuni documenti, sembra di leggere il resoconto di una notte trascorsa a giocare a «Monopoli», ma in realtà è stata una storia di truffe, di raggiri, di morti, di discrediti, di scandali che hanno infangato il nostro paese.

Ma torniamo a Sindona e alla sua storia. Qualche collega frettoloso che deve prendere l’aereo questa sera per tornare a casa, ai suoi affari e soprattutto, se si tratta di un uomo di governo, ai suoi interessi (i socialisti poi a casa già ci •sono tutti) mi dirà che tutto questo è conosciuto. E vero, ma è necessario ripeterlo, per capire le conclusioni, per capire come sono avvenute le cose, affinché si possano dare giudizi corretti. E noi di democrazia proletaria siamo pronti a fare questo sforzo anche se ci dispiace di non essere stati presenti nella passata legislatura e di non aver quindi potuto seguire da vicino le vicende e le inchieste della Commissione. Abbiamo però sufficiente memoria per ricordare e abbiamo cercato di leggere quello che altri hanno scritto. E allora, ecco Sindona, amico di Marinotti padrone della SNIA: questa è la sua entratura. Marinotti è uno dei «padronipadroni», uno della «razza padrona», per dirla con Turani (uno che ne sa) . Ecco poi la scalata attraverso la compravendita di alcune aziende che i deputati di Milano (ma non ne vedo qui nessuno) sanno benissimo che cosa fossero : la Vanzetti o la CTP, rottami del dopoguerra che non contavamo niente sul piano industriale. E poi l’incontro-scontro con Cuccia . E poi questo personaggio che a mano a mano viene fuori e che è chiamato il ripulitore di bilanci, una figura che certo non è sparita perché il nostro paese ne è pieno. Tra l’altro, è uno dei mestieri che rende di più.

Ecco poi Sindona acquirente di banche. Possiamo enumerarle. Tanti ne hanno parlato e hanno fatto l’elenco, ma io voglio rifarlo perché questi nomi, messi uno dietro l’altro, tratteggiano tutta una storia: Hambro, Continental Illinois bank, Privata finanziaria, Banca unione, Finabank, Amincohr, Banca di Messina, Generale di Credito, Banca Wolff, Banca Franklin. E poi l’acquisto e la vendita coatta dell’Italcementi. Aveva tentato la scalata all’impero di Pesenti, che in quel momento era più forte di lui all’interno della democrazia cristiana. Ricevette una botta sulle mani ma in cambio la vendita coatta di tutte le azioni dell’Italcementi fu pagata a valori superiori a quelli reali. Poi si sprecano — anche ma non solo su L’Espresso — titoli come «drago della borsa», «mago di azioni inesistenti» (vorrei ricordare la Pacchetti e la Talmone: in pochi mesi da produttore di una buona ma limitata quantità di cioccolata, questa società diventa una delle regine principali della borsa nazionale. Poi la Pozzi. Di seguito, tacita cordata con Calvi, tacita cordata con la Bonomi, tutta gente del Gotha del capitale e dell’economia nazionale.

Poi, a coronamento di tutto questo, per la sua figura di santo amico del Vaticano, ne rileva l’impero azionario (vorrei ricordare la Generale immobiliare, la Condotte acque), in cordata con Marcinkus cerca di approdare alla Bastogi, non ci riesce e cerca la cordata con l’Hambro attraverso la Centrale. È di quel tempo una delle operazioni più spericolate che sono state denunciate questa mattina da un esperto come Minervini: l’operazione OPA, vera e propria truffa che stava per essere perpetrata nei confronti dei piccoli azionisti e dei risparmiatori. Ma a questo punto si apre lo scontro gigantesco all’interno della economia nazionale; vince Cefis, come tutti sanno, e Sindona resterà da solo contro tutti, coperto da quell’anima buona di Merzagora che gli ha creduto fino in fondo. Per fortuna che in questa fase vi sono uomini, certamente non rivoluzionari, non di sinistra, e neanche tanto democratici, come La Malfa, che, solo, riuscì a coprire, a frenare quel processo di sviluppo. Per fortuna che vi sono anche alcuni esecutori dello Stato che tengono al loro ruolo e soprattutto alla loro onestà, come Sarcinelli. Altrimenti questa scalata sarebbe andata sino in fondo e avrebbe avuto successo. Poi c’è il declino con colpi di scena a catena ed il passaggio — ecco qui il collegamento — concordato di molta parte dell’impero di Sindona a Calvi. E allora qui cito soltanto i titoli di alcuni fatti significativi: l’Immobiliare Roma, la Franklin, la Talcot, l’acquisto della Società sviluppo di Milano, un’antica finanziaria, l’Edilcentro, il prestito di 100 milioni di dollari del Banco di Roma, la Finambro. È tutta storia che tutti conoscono, che la Commissione ha già scritto nei suoi ponderosi volumi, e tutto ciò che non ha fatto la Commissione lo hanno scritto i giornali e lo hanno letto i lettori attenti. Quello che a noi interessa è da chi, come, quando e perché questo «signore del male» (come lo ha chiamato qualche giornale straniero) è stato coperto e per conto di chi ha agito. Ma questa è una domanda retorica perché conosciamo la risposta. La sua permanenza nelle patrie galere, anche se di massima sicurezza, come quella di Voghera, non garantisce di per sè che si giungerà a sapere fino in fondo la verità. I giudici italiani, come già quello americano, potranno e dovranno colpire e punire tutti i reati finanziari e scoprire le connivenze di tutti, dalla Banca d’Italia all’Ufficio italiano cambi, dagli organi di controllo ai ministri, dalle commissioni varie al Parlamento e fuori del Parlamento. Ma questi giudici dovranno anche scoprire le responsabilità e dovranno mettere in luce tutti i reati penali e la connessione che questo signore ha e ha avuto con la mafia, la loggia P2 e per gli omicidi di cui è responsabile in quanto mandante: uno per tutti, quello dell’avvocato Ambrosoli.

Che cosa resterà alla Camera questa sera dopo che avremo votato qualche mozione, nelle quali le varie forze politiche si sono espresse? Che cosa resta alla Camera se non invitare caldamente il Governo a fare alcune cose? Una cosa la potrebbe fare almeno : colpire chi nei posti di massima responsabilità ha collaborato con Sindona e si trova ancora oggi a ricoprire ruoli di massima importanza . Tutti conoscono i nomi, ma questi signori sono ancora al loro posto. Quale ruolo e quale responsabilità hanno? Il Governo, per esempio, potrebbe adottare provvedimenti cautelativi, affinché episodi come quelli di Sindona non abbiano a ripetersi . E in quest’aula una serie di sollecitazioni e di individuazioni dei problemi sono venuti molto puntualmente da chi conosce la scienza delle finanze, da chi ha studiato fino in fondo il meccanismo bancario: mi riferisco al professor Minervini. Non si è operato con energia per scoprire le responsabilità, si sono coperti gli scandali, si sono occultate le prove, si sono privilegiati i politici corrotti e ormai, signor Presidente, sono chiari i risvolti dei rapporti fra la loggia P2, Calvi, lo IOR-Ambrosiano, che hanno segnato i tempi della nostra vita politica, hanno sconvolto l’opinione pubblica e coinvolto fino in fondo il mondo politico.

Ci sono state poche persone che si sono salvate, perché proprio dagli atti di cui siamo riusciti a venire in possesso si evince che le norme costituzionali sono state calpestate, che nessun Governo ha agito e che tutti i governi che si sono via via succeduti sono rimasti inerti di fronte al diritto e alle leggi che venivano violate. Ecco perché il Governo deve muoversi per colpire le responsabilità emerse, ecco perché non ci accontentiamo che facciano delle fugaci apparizioni alcuni ministri questa mattina e qualche sottosegretario questo pomeriggio, per giunta sprovveduto, che forse potrà riferire, ma che difficilmente potrà dire come si siano svolte le cose in quest ‘aula: Ecco perché crediamo che questo sia un rituale falso, come sono falsi i modi in cui si concludono tutte queste Commissioni d’inchiesta, che si chiudono come un imbuto, senza alcun risultato, perché non c’è la volontà di agire e di ottenere risultati. Bisogna aver chiaro, signor Presidente, colleghi, che la vicenda Sindona dà alcuni segnali. Questo paese — lo ha dimostrato, perché non si possono sopportare dieci anni così pesanti, così duri, così massacranti per la nostra democrazia — ha la capacità di reagire, ma la classe politica è sorda, profondamente sorda, a tutto questo.

Si assiste così ai dibattiti rituali che concludono vicende nere della nostra storia. Eppure la vicenda Sindona imporrebbe la necessità di chiarire, per esempio, il ruolo che la mafia (per fortuna che adesso, dopo aver pagato con decine di vittime, si comincia a muovere qualcosa anche in questo campo) ha avuto nella vicenda Sindona. Non si possono infatti fare cose come il tentato rapimento di Sindona a New York o il viaggio di Sindona a Palermo se non si hanno collegamenti stretti con l’organizzazione mafiosa del nostro paese. Allora qui è necessaria la capacità di scoprire collegamenti, di scoprire i momenti interni ed esterni di tali collegamenti. Se si ha volontà — e lo ha dimostrato chi in questo momento sta agendo contro la mafia —, si può andare fino in fondo. Ma questo è il compito dei magistrati, questo è il compito degli inquirenti, mentre compito del Parlamento è mettere sul tavolo degli inquirenti i nomi e le responsabilità; ma ciò il Parlamento non lo vuol fare, lo nasconde! E soprattutto la vicenda Sindona impone la necessità di fare luce — come richiedono molte parti politiche — sulla vicenda del riciclaggio del denaro sporco. E una cosa indegna, signor Presidente, che la Banca d’Italia autorizzi — come ha autorizzato in questi anni — il riciclaggio del denaro sporco, perché non c ‘è controllo sul movimento bancario, perché si autorizzano aperture di sportelli bancari là dove non è necessario, e non soltanto in Sicilia, in Calabria e in Campania! Questo è un sistema basato su questo tipo di logica economica! Ecco perché la Banca d ‘Italia è complice in questi meccanismi! Ma soprattutto il Parlamento deve imporre una volta per tutte la necessità di dare ai magistrati la lista dei 500, questa famosa lista che, signor Presidente, — ne parlerò dopo — è conosciuta in buona parte e in buona parte si può intuire perché non sia conosciuta.

Come è stato richiesto da più parti ed anche, poco fa, durante questo dibattito, vorremmo sapere una volta per tutte a quanto ammontino le perdite che il Banco di Roma ha avuto in questa vicenda. È possibile che in una questione che interessa il paese, i cittadini e l’erario, tutto sia sparito nei meandri di questi ripulitori di bilanci; perché ripulitori di bilanci non sono soltanto Sindona ed i suoi amici, ma anche i direttori del Banco di Roma che si sono succeduti. Ecco perché non si riesce a sapere quanti soldi il Banco di Roma abbia perso in questa vicenda. Alla luce dei fatti emersi, molti fenomeni potevano essere evitati, certo : tutti possiamo affermare che i soldi pubblici potevano essere risparmiati solo che gli strumenti fossero stati attivati. Sentite questo «politichese»! Invece questi interruttori, caro Presidente, non sono stati attivati ed è chi aveva le mani sull’interruttore che va ricercato; perciò questa ricerca va fatta nel gruppo politico dirigente del paese. Non si può dare la colpa ad alcuni funzionari, ad alcuni addetti alle banche, ad alcuni banchieri di tale capacità, di aver saputo svolgere un ruolo così importante. Qui c’è dietro la copertura politica, ci sono le coperture politiche! Abbiamo detto, l’ha detto la Commissione parlamentare di inchiesta, lo dicono gli atti, si sa — è voce di popolo — ed è stato dimostrato che Andreotti ha difeso Sindona. Questo è vero, ma proprio per questo, siccome Andreotti è stato il padrino (con la P maiuscola) di Sindona, non vedo perché qualcuno si sia scandalizzato di fronte alla richiesta, che poc’anzi hanno avanzato i colleghi radicali, di chiedere le dimissioni di Andreotti. Noi ci associamo alla richiesta delle dimissioni di Andreotti, proprio perché non ci limitiamo a sporgere denunce generiche, ma anche perché tutta una serie di elementi che sono stati addotti sono presenti nei documenti e ci portano a nutrire molto di più che semplici sospetti.

Nessuno può usare il proprio potere, il proprio illimitato potere per difendersi: ecco perché noi chiediamo al Governo, nella nostra risoluzione, di invitare il ministro Andreotti a dimettersi per difendersi come un qualsiasi cittadino e non come un cittadino con tanto potere. In nessun paese del mondo sono successe cose di questo genere, in nessun paese del mondo vi sono ministri che continuino ad usare in modo così sfacciato il potere che detengono. Se mi permette, signor Presidente, vorrei svolgere due considerazioni finali, che scaturiscono dal dibattito che si è svolto questa mattina. La prima riguarda la dimensione internazionale di Sindona, con riferimento ad un episodio che ha citato il vicepresidente Azzaro a proposito dei mercati internazionali finanziari e della vicenda americana di Sindona. Mi riferisco ai rapporti di Sindona con Frank Gigliotti e Mac Caffari; sembra di parlare dei libri di Mike Spillane, e mi potrà capire chi è appassionato di libri gialli e si diletta di un certo tipo di letteratura americana. Il primo dei due personaggi che ho citato lavora per i servizi segreti americani, come diceva l’onorevole Azzaro, quello dello sbarco americano in Sicilia, il secondo per i servizi segreti inglesi . La questione importante, però, non è questa; è, invece, che questi due sono, nello stesso tempo, agenti di servizi segreti (e lo sono restati) massoni e banchieri. Quando noi diciamo, quindi, intreccio CIA-finanzamassoneria-Vaticano, non buttiamo lì una frase tanto per farlo, ma parliamo di fatti concreti, di collegamenti concreti. Questi signori, insieme con Sindona, insieme con Marcinkus, erano il collegamento diretto che sta alla base della nostra affermazione e del modo in cui la formuliamo. Vorrei poi ricordare — peccato che non abbia molto tempo a mia disposizione, ma queste cose saranno poi evidenziate dalla storia — che tutta la vicenda nasce dalla strage di Portella delle Ginestre. È questa una storia triste del nostro paese, ma dietro questa strage stanno questi signori che ritroviamo a distanza di anni in collegamento con chi ha tentato di colpire e di conquistare il potere nel nostro paese. Ecco perché la faccia di Sindona che non è apparsa è proprio la faccia di Sindona banchiere dei golpisti, signor Presidente: sì, lo ripeto, banchiere dei golpisti. Il signor Sindona partecipò alla riunione del 1971 con Gelli e con i generali che sono nelle liste della loggia P2 . Non lo dice Guido Pollice, di democrazia proletaria, Io dice una testimonianza compresa nella documentazione e negli atti processuali, lo dice Siniscalchi, con ampie prove.

Vorrei fare ora un’ultima considerazione, sempre alla luce del dibattito di questa mattina. Mi riferisco alla vicenda, sempre citata dal collega Azzaro, di Barone, nominato direttore del Banco di Roma su segnalazione — vi rendete conto, colleghi, di questa finezza? — di Andreotti e di Sindona . Entrambi avevano avvertito la necessità di segnalare questo signore per la carica di direttore del Banco di Roma. Mi riferisco ad un articolo, apparso su Panorama il 19 dicembre 1978, a firma di Romano Cantore, quando non si sapeva ancora nulla di Gelli e di tutto il suo mondo, quando cioè non si sapeva quanto stava accadendo nel nostro paese. Che cosa dice Barone? Dice : ho visto la lista dei cinquecento. Questa affermazione viene rilasciata il 7 febbraio del 1978 ai giudici Viola ed Urbisci. Egli fa alcuni nomi di questa famosa lista. Chi fa alcuni nomi di una lista che sa benissimo di conoscere, in realtà lancia dei messaggi; siccome parliamo di mafia, quando si lanciano dei messaggi si parla in un modo per far capire all’altro che cosa si voglia intendere. Quali sono i nomi che fa il signor Barone? Il conte Agusta, Anna Bolchini — sappiamo benissimo chi sia questa signora —, Lamberto Michelangeli della CIGA — amico personale di Leone (poi sulla CIGA potremmo aprire un altro capitolo in ordine al ruolo svolto da questa società) —, Claudio Lolli Ghetti — signor Presidente, la «Rosa dei venti» non le dice nulla? —, Gaetano Caltagirone — amico degli amici —, poi due carabinieri puliti, Vito Miceli e Franco Picchiotti, il procuratore Carmelo Spagnuolo, Licio Gelli, il direttore della Banca nazionale del lavoro Fabio Laratta, Tom Carini dell’ICIPU, Raffaello Scarpitti, uomo della democrazia Cristiana, Stelio Valentini, genero di Fanfani . Inoltre Barone dice: «ho delle perplessità sul nome di Piccoli, penso che ci sia questo nome ma ho delle perplessità, però sicuramente nella lista vi sono i nomi di Filippo Micheli e di Flavio Orlandi, socialdemocratico».

Signor Presidente, questa non è una lista di esportatori di valuta, non è una lista di signori che hanno commesso questo reato o che secondo Barone, che le cose le sa, si sono macchiati del reato di esportazione di valuta. Noi di democrazia proletaria abbiamo ragione di ritenere che questa rappresenti la parte coperta della P2: ci smentiscano i democristiani, il Parlamento! Noi abbiamo ragione di intendere che questa, ripeto, sia la parte coperta della P2, in quanto questo modo di pronunciare alcuni nomi è sintomatico. Se Sindona riuscirà e vorrà parlare si potrà completare questa famosa lista della P2. Signor Presidente, lei deve ricordare che la lista della loggia P2 è di oltre 900 nomi: questi sono 500, pertanto fanno un totale di 1400 ; poi, «ravanando», come si dice a Milano, si potrebbe andare a ricercare gli altri che mancano . Ecco perché noi abbiamo ragionevoli dubbi, proprio perché i signori che ho citato li ritroviamo immancabilmente in tutti i movimenti ed in tutti gli affari politici del nostro paese. Ho poi elementi che mi fanno ritenere che questa sia la parte occulta della lista della loggia P2, proprio perché ho avuto l’attenzione di andare a leggere alcuni libri che molto probabilmente sono sfuggiti a molti colleghi: mi riferisco ai quattro volumi di Gianni Flamini, una ricerca attenta, costante, continua, che, se saputi leggere (mettendo in fila i dati uno dopo l’altro), permettono di fare — a cuor tranquillo — le afférmazioni che ho fatto questa sera. Signor Presidente, ho chiuso; però vorrei ricordarle che nel 1974, quando cade l ‘impero Sindona, nel paese succedono alcune cose strane (e qui ci sono alcuni colleghi che le cose strane le hanno già dette, le hanno già denunciate, le hanno già ricordate): la strage di Brescia, la Rosa dei venti, il MAR di Fumagalli in Valtellina, il SID parallelo e tutta la vicenda della NATO ; e poi Pian di Rascino e la uccisione di Degli Esposti. Tutto ciò in una fase particolare a livello mondiale: le denunce del Watergate, la defenestrazione di Nixon, grande amico di Sindona.

Questo mi fa ripetere, signor Presidente, che sono stati dieci anni duri della nostra storia, dopo i quali arriviamo, come si dice, a «babbo morto» . A «babbo morto» perché si arriva senza una conclusione, solo ad auspici: le forze della sinistra auspicheranno, auspicano nelle loro conclusioni, nelle loro mozioni finali, che la Camera. .. Ma la Camera è in grado di fare le cose che vengono consigliate e che sono livelli minimi di salvaguardia della democrazia? Io non credo che la Camera sia in grado di invitare il Governo a fare queste cose. Eppure esiste nel nostro paese una coscienza democratica, che ha il diritto di chiedere che le cose non restino come sono rimaste finora. È un meraviglioso popolo il nostro, che non merita questo gruppo dirigente pieno di mascalzoni (Applausi dei deputati del gruppo di democrazia proletaria, all’estrema sinistra e dei deputati del gruppo radicale) .

(IX Legislatura – Discussioni – Resoconto stenografico 195. Seduta di giovedì 4 ottobre 1984 – Presidenza del vicepresidente Oddo Biasini indi del vicepresidente Aldo Aniasi e del Presidente Leonilde Iotti, pag. 17630-17636)