La Massoneria smascherata – Indice > L’ombra della massoneria sulle Assemblee di Dio in Italia (ADI) > Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano > Frank Bruno Gigliotti, Charles Fama, Patrick J. Zaccara, e Francis J. Panetta, del Comitato per la Libertà Religiosa in Italia > Frank Gigliotti: un potente massone e agente segreto americano > Agente della Cia colluso con la mafia
Frank Bruno Gigliotti negli anni della seconda guerra mondiale entrò a far parte dei servizi segreti americani: fu chiamato a farne parte nel 1939. ‘Poi un giorno nel 1939 squillò il telefono. Washington stava chiamando. E Frank cominciò i suoi servizi con il governo federale su un’opera di difesa così segreta che non se ne può ancora discutere’ (The Fabulous Gigliotti, pag. 4). Fu prima un informatore dell’FBI (Federal Bureau of Investigation, i servizi segreti interni statunitensi) con il nome in codice ‘Agente A-70’ (a chi desidera conoscere qualcosa di specifico sulla sua opera di spionaggio in seno agli Italo Americani consiglio di leggere «Philippine Pacification and the Rise of the US National Security State» – pag. 50-52 – scritto da Alfred McCoy e presente qua http://sydney.edu.au/arts/research/nation_empire_globe/downloads/Paper_Alfred_McCoy.pdf); poi un agente dell’Oss (Office of Strategic Service) che era un servizio segreto statunitense istituito nel giugno 1942 che fu operante nel periodo della seconda guerra mondiale (Gigliotti fu capo consigliere della sezione italiana dell’OSS), i cui membri erano soprannominati ‘cloak-and-dagger men’ ossia ‘uomini maschere e pugnali’; e poi un agente della CIA dal 1947 (peraltro nel 1960 Gigliotti fu nominato capo settore della CIA in Italia – cfr. Gianni Ferraro & L. Oliva, Enciclopedia dello spionaggio nella Seconda guerra mondiale, 2010, pag. 316), e difatti è presente nel libro Chi è nella CIA (pag. 122 – vedi la foto in fondo al libro) scritto dallo specialista in spionaggio Julius Mader.
Nel 1942 Gigliotti (assieme all’Oss) formò l’American Committee for Italian Democracy (Il Comitato Americano per la Democrazia Italiana), appoggiato dall’associazione di stampo massonico Sons of Italy di cui peraltro Gigliotti stesso era un importante membro in quanto un leader dei Sons of Italy di San Diego, che era un’associazione fondata dal massone Vincenzo Sellaro (appartenente alla famosa loggia italo-americana Garibaldi) di cui facevano parte anche massoni, mafiosi e agenti segreti, e che fu usata per preparare lo sbarco degli Americani in Sicilia (cfr. Mario Guarino, Gli anni del disonore, pag. 46; Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, pag. 525).
Gigliotti si occupò per conto dell’OSS di preparare lo sbarco degli americani in Sicilia, e difatti Frank Gigliotti il 1 Dicembre del 1942 mandò al generale Ralph Van Deman (1865–1952) – soprannominato da molti ‘Il Padre dell’Intelligence Militare Americana’ – un analisi strategica per una futura invasione del sud dell’Italia, raccomandando innanzi tutto un bombardamento strategico per abbattere le gigantesche dighe idroelettriche della regione, e poi di pianificare le operazioni assicurandosi che le truppe statunitensi saranno ‘ricevute ….. come liberatori’ in questa regione, e poi di provvedere alle truppe in avanscoperta di interpreti che parlano i molti dialetti locali (cfr. A-70, Confidential Monthly Report, 1 December 1942 (R-5992), Box 39, Records of the US Senate Internal Security Subcommittee, Van Deman Papers, RG 46, NARA).
Gigliotti preparò lo sbarco degli americani in Sicilia anche attraverso i rapporti con la mafia e la massoneria. Frank Gigliotti era infatti legato al ‘Circolo della mafia’ messo in piedi dal boss Victor Anfuso per preparare lo sbarco degli Alleati in Sicilia – come dice Massimo Brugnoli, esperto di criminalità organizzata, nel suo articolo dal titolo ‘Venerabile Cosa Nostra’: ‘Si dà il caso che Gigliotti fosse anche legato al “Circolo della mafia” messo in piedi dal boss Victor Anfuso per preparare lo sbarco degli Alleati in Sicilia ….’ (http://www.antimafiaduemila.com/) – che ricambieranno il favore nominando molti capimafia ‘interpreti’, consulenti o addirittura sindaci del nuovo governo. Dice infatti lo storico Antonio Aroldo nel suo ‘Il lato oscuro del potere: il sanguinario gioco dei predestinati’ (http://www.caffenews.it/):
‘Gli “Alleati” in quel periodo si stavano preparando allo “Sbarco Alleato in Sicilia”. L’“Alto Comando dell’OSS”, in previsione di ciò, aveva creato la cosiddetta “Sezione Italia”. La “Sezione Italiana dell’OSS”, all’epoca, era guidata da James Jesus Angleton. Angleton, secondo quanto raccontato dallo storico Nicola Tranfaglia, nacque in una “Famiglia Massonica”. Egli, essendo cresciuto in casa di un industriale presidente della “Camera Italo-Americana”, durante alcuni anni del fascismo, in Italia, fu destinato a una folgorante, nonché misteriosa carriera, nei “Servizi Segreti Americani”. Egli, infatti, fu, innanzi tutto, dal 1941 al ’43 una sorta di “Agente di Collegamento” tra il “Servizio Segreto Britannico” e il “Neonato OSS”, poi responsabile del “Desk Americano” in Italia dal ’43 al ’45 e infine fu anche implicato, secondo quanto sostenne il “Procuratore Distrettuale di New Orleans”, Jim Garrison, nell’“Omicidio Kennedy”. Angleton, insieme al “Suo Braccio Destro” dell’epoca, Earl Brennan, scelse un piccolo ma strano gruppo di persone per creare la “Squadra Italiana dell’OSS”. Essa, infatti, era formata da: Frank B. Gigliotti (massone reverendo di una chiesa metodista di Lemon Grace in California), Vincent Scamporino (avvocato di famiglie mafiose italo-americane), Victor Anfuso (anche lui avvocato) e infine da un ragazzo di circa vent’anni appassionato di romanzi gialli, originario di Melilli in provincia di Siracusa, chiamato Max Corvo. Questi cinque individui, in buona sostanza, sarebbero dovuti essere tutti, ognuno a modo suo, “Esperti di Affari Italiani”. Lo stesso Brennan, infatti, era stato, prima della guerra, “Vice Console” a Firenze per conto del governo americano. Il bizzarro gruppo del comandante Angleton, infatti, come si può comprendere dalla “Privilegiata Testimonianza” di un altro importante agente americano, di quel periodo, di nome Peter Tompkins, era composto da persone, completamente a digiuno, di “Cultura Italiana”. Esse, però, grazie anche a “Alcuni Amici”, contattati tramite Lucky Luciano, riuscirono ad ambientarsi presto. Lucky Luciano, infatti, soprattutto nel “Sud Italia”, (Sicilia e Campania), aveva molte “Vecchie Amicizie”. Queste ultime, in cambio di alcuni “Posti di Potere” nella “Nuova Amministrazione”, fornirono molto volentieri aiuto e “Supporto Logistico”, sia all’“Esercito Anglo-Americano”, sia a quelli dell’OSS. Quelli dell’“OSS Italiano”, infatti, non appena sbarcarono in Sicilia, corsero a Favignana. In quell’isola, infatti, c’erano rinchiusi, all’epoca, i “Principali Capi-Mafia Siciliani” arrestati durante il fascismo. I “Reparti Speciali dell’OSS”, però, non liberarono soltanto quelli detenuti a Favignana, ma ci furono, scarcerazioni di tal genere, in tutta la Sicilia. Alcune di queste persone liberate erano: Calogero Vizzini, altrimenti detto “Don Calò” (nominato dall’esercito americano sindaco di Villalba), Giuseppe Genco Russo, anche conosciuto come “Zu Peppi Jencu” (nominato sopraintende all’assistenza pubblica di Mussomeli), Vincenzo Di Carlo (responsabile degli ammassi di grano presso l’amministrazione di Mussomeli), Salvatore Malta (nominato sindaco di Valle-Lunga), nella città di Palermo, infine, tanto per fare un altro esempio, fu nominato sindaco un altro cosiddetto “Uomo d’Onore” di nome Lucio Tasca’.
A proposito della collaborazione tra i Servizi Segreti Americani e i mafiosi siciliani, in vista dello sbarco degli alleati in Sicilia, il giornalista e storico Ezio Costanzo afferma quanto segue:
‘Rileggendo due importanti inchieste americane degli anni ’50, note per lo più agli studiosi e poco divulgate, quella del senatore Esten Kefauver sugli intrecci tra criminalità organizzata e potere politico ed economico, e quella di Herlands, che indagò sul contributo offerto dalla delinquenza americana allo sforzo bellico degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale, emergono particolari inquietanti sulla spregiudicatezza con la quale l’Operazione Underworld (Operazione Malavita) fu condotta e sulla sua riuscita. Le testimonianze e i racconti dei protagonisti hanno fatto emergere dati incontrovertibili sull’esistenza di tale accordo e su come la mafia americana sia stata determinante per garantire sia la sicurezza delle navi in partenza per l’Europa, sia la minuziosa ricerca di notizie in vista dell’occupazione della Sicilia’ (Ezio Costanzo, Mafia & Alleati. Servizi segreti americani e sbarco in Sicilia, da Lucky Luciano ai sindaci «uomini d’onore», Le Nove Muse Editrice, Catania 2006, pag. 12-13), e sull’uso dei boss mafiosi da parte degli Alleati per rendere meno faticosa la conquista della Sicilia e in seguito per governarla, sempre Costanzo afferma: ‘Uno dei più attivi collaboratori del governo militare alleato [n.d.e. in inglese Allied Military Government of Occupied Territories, abbreviato con la sigla AMGOT] fu Joseph Russo, un italo-americano capo della sezione palermitana dell’OSS. Scotten [n.d.e. il capitano americano W.E. Scotten, che era vice console americano a Palermo] attinse da Russo parecchie informazioni sulla malavita organizzata siciliana, con la quale quest’ultimo aveva preso contatti appena giunto in Sicilia. Fu lo stesso Russo a confermarlo in una intervista televisiva di qualche anno addietro: «Quando arrivai in Sicilia e assunsi il comando dell’ufficio di Palermo, la prima cosa che feci fu cominciare a cercare la malavita, i criminali, e risultò che erano per la maggior parte mafiosi. Molti divennero validi informatori dell’OSS. A loro piaceva il mio nome e anche il fatto che mio padre fosse nato a Corleone, il cuore della mafia. Feci la conoscenza di questa gente, gli alti mafiosi, ed erano grandi, divennero veramente grandi e non impiegarono molto tempo per riaffermare la loro solidarietà come banda, ed io conoscevo ognuno di loro. Quante volte mi sono incontrato con i boss mafiosi? Almeno una volta al mese. E il motivo per cui loro venivano a trovarmi era quello di essere sicuri di avere un appoggio morale, e poi chiedevano gomme, gomme per la macchina. Avevano bisogno di pneumatici per circolare e fare bene il loro lavoro, la loro beneficienza. Qualunque cosa fosse, non mi sono mai disturbato di scoprirlo. Insomma noi usammo la mafia nello stesso modo in cui i mafiosi cercarono di usare noi». L’AMGOT dispensò incarichi di ogni tipo e assegnò cariche istituzionali a piccoli e grandi mafiosi. Don Calogero Vizzini, come abbiamo visto, era diventato sindaco di Villalba; Salvatore Malta sindaco di Vallelunga; Genco Russo sovrintendente agli Affari Civili di Mussomeli; Damiano Lumia fu nominato interprete di fiducia (non si sa della mafia o degli americani) presso il Civil Affairs Office di Palermo; Max Mugnani, uno dei più noti trafficanti di droga, divenne depositario dei prodotti farmaceutici che gli americani avevano ammucchiato a cataste nelle campagne di Cerda e al boss mafioso Vincenzo De Carlo fu affidato il controllo degli ammassi di grano. Tali incarichi, assieme al rilascio dei porto d’armi ai picciotti di don Calò Vizzini, «costituirono l’investitura ufficiale del potere politico e amministrativo al quale la mafia aveva sempre mirato, potere non controllato e non soggetto a nessun obbligo di osservanza delle residue leggi italiane». In alcuni filmati dell’epoca, girati nelle vicinanze degli ammassi di grano, si scorgono personaggi del tutto simili a quelli che salivano e scendevano dalle navi americane al largo di Gela. Coppola, baffi, camicia e cravattino, lo sguardo serio e incresciosamente penetrante: sono i capi cosca locali, i più anziani uomini di rispetto che con la loro presenza, autorizzata dagli ufficiali del governo militare, garantivano l’ordinata e obbediente consegna del grano. Al braccio portavano una fascia di stoffa con scritto Civil Affairs. La nomina dei sindaci passava sotto il diretto controllo del capo degli Affari Civili dell’AMGOT, il colonnello Charles Poletti, una figura assai controversa, additato di essere sceso a compromessi con la mafia e di avere contribuito al suo riemergere (suo interprete personale, come abbiamo visto, era il mafioso Vito Genovese) ….. L’arrivo degli americani rappresentò per la mafia siciliana una manna dal cielo. Non solo i capi riconosciuti furono nominati sindaci, e quindi legittimati ad esercitare potere, ma fu loro concesso di svolgere impunemente le delittuose attività nei diversi settori controllati dall’AMGOT. Una sorta di ricompensa, da parte degli americani, per la collaborazione fornita dai bossi prima e durante l’invasione della Sicilia ma, soprattutto, un espediente per consentire loro libertà d’azione nella lotta contro gli ideali anticapitalistici che prendeva piede fra i contadini dell’isola. Riconsegnata al Re e a Badoglio, la Sicilia liberata tornò così in mano alla malavita, che si accinse sia a governarla dall’interno delle pubbliche amministrazioni, sia a destinarla a importante spartitraffico del commercio internazionale degli stupefacenti, settore verso cui la consorteria malavitosa americana guardava da tempo con estremo interesse’ (Ibid., pag. 179-181, 186-187).
Ma torniamo nello specifico a Frank Gigliotti. La sua collusione con la mafia è stata confermata anche da Luigi Cipriani (1940-1992), deputato di Democrazia Proletaria e membro della Commissione Parlamentare Stragi, durante degli interventi in aula su Gladio (sedute dell’11 gennaio 1991 e 23 maggio 1991. In Stenografici sedute parlamentari X Legislatura). Ecco le sue parole:
‘Vorrei ricostruire, partendo da alcune affermazioni contenute nel documento che lei ci ha inviato sull’operazione “Gladio”, la vera storia di questa vicenda che non è neanche qualificabile come un patto stipulato tra la Cia e il Sifar, ma come una imposizione da parte di una potenza occupante, gli Stati Uniti, che hanno costituito ed organizzato nel nostro paese strutture armate clandestine preesistenti a quell’accordo che ora chiamiamo operazione “Gladio”. Ciò viene confermato dalla sua affermazione secondo la quale, nel 1951, da una nota del generale Musco (il primo capo del Sifar) si rendeva noto che, stante la presenza nell’Italia settentrionale di un’organizzazione clandestina, autonomamente costituita dagli Stati Uniti, il Sifar aveva preso in considerazione la necessità di costituire a sua volta una struttura di questo genere e di cercare di arrivare ad un coordinamento con quella preesistente struttura americana. Vorrei ricordare che questa storia nasce con lo sbarco degli americani in Sicilia. Da quel momento, alcuni personaggi, che facevano contemporaneamente capo a Cosa Nostra (la mafia siculo- americana), all’Oss (che era il corrispondente della Cia di quegli anni) e alla massoneria, hanno operato nel nostro paese costituendo fin da allora una struttura armata. Vorrei inoltre ricordare che il primo intervento che ha utilizzato la strage come azione politica per condizionare le vicende politiche del nostro paese e per impedire una avanzata della sinistra è rappresentato dalla strage di Portella delle Ginestre. I personaggi dell’Oss che operavano in quegli anni – mi limito a citarne i nomi perché ricostruire tutta la storia sarebbe molto lungo – sono i seguenti: Frank Gigliotti, Max Corvo, Max Scamporino, Charles Poletti – tutti membri della massoneria e della Cia legati a Cosa Nostra – e Carmel Offie (incaricato delle operazioni speciali della Cia nel nostro paese. Quindi, la vicenda inizia da lì e comincia attraverso la costituzione di apparati armati clandestini reclutati dalla Cia. A tale riguardo vorrei ricordare che alla “stazione ” Cia di Roma venne rinvenuto un elenco di duemila nomi di personaggi di destra che venivano identificati come soggetti in grado di utilizzare armi ed esplosivi, e disponibili per qualunque uso ed intervento al fine di impedire che in Italia si realizzasse un’avanzata del partito comunista e, in ogni caso, delle sinistre. È una storia che ha inizio da quelle vicende e che parte attraverso la costituzione nel nostro paese di una struttura clandestina armata che reclutava civili di orientamento anticomunista. Aggiungo anche che – del resto è qui presente il generale Viviani che può confermare questa mia affermazione – negli anni intorno al ’68 vennero reclutati migliaia di ex militari, poliziotti, carabinieri e civili di orientamento anticomunista. Inoltre, in Sardegna venne organizzato un campo di addestramento. Quindi la vicenda si è sempre presentata in questi termini. Il generale De Lorenzo ed il generale Musco, primi capi del Sifar, furono imposti dagli Stati Uniti. Il generale Musco, in particolare, era capo dell’Associazione Italiana di Liberazione che veniva definita da Frank Gigliotti “gruppo di cinquanta generali del vecchio regime” decisi a tutto per impedire un’avanzata delle sinistre nel nostro paese. Questo personaggio golpista, che faceva capo a tale associazione, viene nominato primo capo del Sifar su indicazione degli americani’ (http://www.fondazionecipriani.it/Scritti/gladio.html).
Per concludere questo profilo dell’agente segreto Frank Gigliotti, è bene sapere anche che fu Gigliotti che ‘reclutò personalmente Gelli e gli affidò la missione di stabilire un governo parallelo anticomunista in Italia con l’aiuto dell’antenna romana della CIA’ (Ganser Daniele, NATO’s Secret Armies: Operation GLADIO and Terrorism in Western Europe, 2004, pag. 73). D’altronde il fascista Gelli, dopo la caduta del fascismo, aveva collaborato con l’OSS ‘per poter rintracciare pericolosi esponenti del nazi-fascismo, in pratica i suoi ex camerati’ (Mario Guarino, Gli anni del disonore, pag. 26), ed era conosciuto nell’ambiente dei servizi segreti americani per essere un efficace delatore.
A proposito della comparsa di Licio Gelli sulla scena, la Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulla Loggia Massonica P2 ha affermato che ‘risalta altresì alla nostra attenzione la comparsa di Gelli sulla scena quando Gigliotti scompare, secondo una successione di tempi ed una identità di funzioni che non può non colpire significativamente’. In altre parole, questo significa, che Licio Gelli anche lui agente CIA, prese il posto di Frank Gigliotti. Cosa questa che fa capire quale fosse lo ‘spessore’ del personaggio Gigliotti con cui si misero le ADI.
Ecco dunque chi era il ‘pastore evangelico’ massone Frank Gigliotti, che scrisse la memoria difensiva dei Pentecostali su pressione delle ADI e che le ADI avevano in grande considerazione perchè si era mosso per fargli avere la ‘libertà religiosa’: un agente segreto americano colluso con la mafia che operò assieme ad altri agenti dell’OSS a far sì che la Sicilia tornasse in mano alla mafia!
E visto che Frank Gigliotti a partire dal 1947 fu un agente della CIA, per completare il quadro sconcertante ed inquietante di questo ‘reverendo’ amico delle ADI, terminiamo con un riferimento alle tecniche escogitate dalla CIA per i suoi agenti negli anni ’50.
Essi usavano dei trucchi da prestigiatore per ingannare il nemico, questo è quello che emerge dal ritrovamento fatto di un libro dal titolo The Official Cia Manual of Trickery and Deception (Il manuale di trucchi e inganni della CIA). Nel manuale ad uso degli agenti segreti statunitensi, scritto da John Mulholland, prestigiatore e illusionista, si trovano modi segreti per mandare segnali ai colleghi e per ingannare il nemico anche sul proprio stato d’animo. Ma non solo trucchi, perchè il Manuale faceva parte di un progetto molto più ampio chiamato MK-Ultra (anni ’50-’60), nel quale oltre ai trucchi da mago vennero sperimentate anche sistemi di controllo molto più seri sui nemici. Il progetto, che prevedeva l’uso di droghe e dell’ipnosi per far parlare i prigionieri, fu sospeso nel 1973, in seguito alle numerose cause legali che seguirono agli esperimenti fatti negli Usa. Il libro in quell’anno avrebbe dovuto essere distrutto, ma in realtà non tutte le copie furono fatte sparire (cfr. ‘Il manuale della spia perfetta’ in http://www.focus.it/).