La Massoneria tra Chiese Libere, Luterane, Valdesi, Metodiste, Battiste e Chiese dei Fratelli

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Sin dalla nascita della Massoneria in Italia, il Protestantesimo è stato coinvolto in essa, tanto che Marco Novarino dice: ‘Alcune delle prime logge italiane furono fondate da cittadini stranieri, per lo più inglesi ma anche francesi, svizzeri, prussiani, danesi e olandesi, di religione protestante, in città come Firenze e Roma, oltre che nelle principali città portuali: Genova, Livorno, Napoli, Palermo, Messina, Trieste’ (Marco Novarino, L’Italia delle minoranze, pag. 58), ed ancora: ‘Nei suoi studi Carlo Francovich ha pubblicato numerosi elenchi in cui era consistente la presenza di Protestanti. E’ sufficiente citare le logge di Genova e Novi Ligure, frequentate da ufficiali ugonotti francesi e da ufficiali luterani tedeschi e ungheresi e le logge inglesi e olandesi operanti a Napoli. Una testimonianza della presenza protestante nelle logge italiane è presente nelle memorie del teologo luterano Friedrich Münter. Danese, ma d’origine tedesca, Münter venne inviato in Italia dalla Stretta Osservanza e dagli Illuminati di Baviera per tracciare un quadro preciso della massoneria nei vari Stati della Penisola. Ufficialmente il suo viaggio venne finanziato dal governo danese con lo scopo di catalogare testi sacri conservati in chiese e conventi, lavoro che svolse con perizia grazie alla sua formazione. Al contempo Carlo d’Assia, grazie all’appoggio del genero, il re di Danimarca, gli affidò il compito di riorganizzare la massoneria in Italia, allineandola all’indirizzo impresso dal convento di Wilhelmsbad. Gli Illuminati, a loro volta, lo incaricarono di individuare, all’interno delle logge, gli elementi più attivi e di gettare le basi dell’Ordine nella Penisola’ (Marco Novarino ‘Massoneria e Protestantesimo’, in Gian Mario Cazzaniga, Storia d’Italia, Annali, 21, La Massoneria, pag. 268 – Friederich Christian Carl Heinrich Münter [1761-1830] è stato un vescovo luterano, archeologo, filologo, massone, storico della Chiesa, numismatico, orientalista e naturalista tedesco naturalizzato danese. Di confessione luterana, era noto per la conoscenza delle lingue antiche. In missioni segrete per la corte danese e la massoneria, percorse buona parte dell’Europa. La sua azione più significativa egli la svolse nella capitale del Regno di Napoli e in Sicilia, ove soggiornò per tre volte [1785-1786] con un finanziamento del reggente di Danimarca).

Anche lo storico valdese Giorgio Spini conferma l’esistenza di un vecchio connubio tra Massoneria e Protestantesimo, quando dice: ‘Era il segreto di Pulcinella che fino dal tempo del Risorgimento non pochi esponenti dell’Italia evangelica erano affiliati alla Massoneria’ (Giorgio Spini, Italia di Mussolini e Protestanti, Claudiana Editrice, Torino 2007, pag. 75).

L’ex massone Paolo Orano a proposito della presenza dei Protestanti nella Massoneria in Italia fra il 1900 e il 1915, afferma: ‘Oltre gli ebrei, le logge hanno buon numero di protestanti. Si può dire senza tema di errare che le chiese protestanti d’Italia siano in maggioranza massoniche. I protestanti in massoneria, attaccati come debbono essere alla monarchia e alle leggi italiane, si trovano a tutto loro agio. Non fanno molto parlare di loro, ma i loro rappresentanti attivi nell’Ordine si fanno valere e conquistano le cariche alte per meriti massonici distinti’ (Paolo Orano, La massoneria dinnanzi al Socialismo, F. Giorgetti, Macerata 1913; citato in Marco Novarino, L’Italia delle minoranze. pag. 199).

Si consideri a tal proposito che nel 1900 per opera di Valdesi massoni fu fondata a Torre Pellice la Loggia Excelsior. La cronaca della cerimonia con la quale fu fondata l’8 Luglio 1900 apparve sulla ‘Rivista della Massoneria Italiana’ del 31 Luglio, e vi si legge tra le altre cose questo: ‘Tutti i membri del Grande Oriente che facevano parte della Commissione installatrice, furono proclamati membri onorari della nuova Officina, la quale è composta di ottimi e autorevoli elementi e si propone il compito, che certo conseguirà, di diffondere la luce massonica in quelle alpestri e pittoresche vallate’ (in Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, Claudiana Editrice, Torino 2000, Seconda edizione, pag. 118-119). Di quella Loggia facevano parte commercianti, funzionari pubblici, insegnanti, ministri di culto e qualche militare. Fu dato questo nome alla loggia in riferimento alla fiducia nel progressivo miglioramento dell’Umanità. Questa loggia sarà impegnata anche politicamente e sarà presente nelle contese elettorali della Val Pellice tra il 1900 ed il 1915, favorendo generalmente l’ala conservatrice dei liberali, di ispirazione Giolittiana. Con l’avvento del Fascismo la loggia fu sciolta, ma ancora prima del decreto di scioglimento del 1925 si mise ‘in sonno’. Tra i suoi membri di maggior spicco in quegli anni vanno ricordati oltre a Teofilo Gay, i professori del Collegio Valdese di Torre Pellice Giovanni Maggiore e Davide Jahier, grazie ai quali si stabilì sin dall’inizio uno stretto legame tra la Loggia ed il Collegio, legame che è rimasto vivo negli anni. Poi, una volta che l’Italia verrà liberata nel 1945, ci sarà la rifondazione della Loggia Excelsior (www.goipiemonte-aosta.it/21.html).

Ma vediamoli alcuni dei Protestanti Massoni: partendo dal periodo risorgimentale, e poi proseguendo con il novecento per arrivare ai nostri giorni.

Pietro Geymet (1753-1822), pastore valdese nonché moderatore della tavola valdese, fu nel 1807 e 1808 il primo maestro venerabile della loggia massonica chiamata Parfaite Amitié, da lui fondata a Pinerolo nel 1807, di cui facevano parte anche una decina di Valdesi. Del gruppo dirigente di questa loggia faceva parte anche un altro pastore, Jean-Daniel Olivet. Dal 1801 al 1814 Pietro Geymet fu sotto-prefetto napoleonico di Pinerolo (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 25-33; www.comune.pomaretto.to.it/index.php/luoghi-storici.html). Questo Pietro Geymet fu anche presidente della Società Biblica fondata a Torre Pellice nel 1815 (cfr. http://www.risorgimento.it/ e Giorgio Spini, Risorgimento e Protestanti, Claudiana, Torino 2008, pag. 93).

Giuseppe Tartaro (1765 ca – …), un missionario protestante in Italia, era massone, membro della loggia napoletana La Concordia. Fu ingaggiato per diffondere la Bibbia in Toscana da Henry Drummond (1786-1860), banchiere e politico inglese, conosciuto meglio per essere tra i fondatori della Chiesa Apostolica o Chiesa Irvingita (che sosteneva strane dottrine), il quale aveva fatto pubblicare a Napoli (come poi a Livorno) un’edizione del Nuovo Testamento versione cattolica del Martini, ed anche un volumetto che illustrava gli scopi e l’attività della Società Biblica. Questa collaborazione del Tartaro diede occasione alla Chiesa Cattolica Romana di accusare le Società Bibliche di convivenze con la massoneria o con società segrete (cfr. Giorgio Spini, Risorgimento e Protestanti, pag. 92-93, 126-127; http://www.risorgimento.it/). Accuse vere perchè sin dall’inizio della sua fondazione, la Società Biblica Britannica e Forestiera ha avuto ottimi rapporti con la Massoneria (vedi il capitolo 14).

Lajos Kossuth (1802 – 1894). Personaggio storico conosciuto per essere stato il capo delle rivoluzioni ungheresi dell’Ottocento. Fu uno dei membri stranieri della comunità valdese di Torino. Dopo il fallimento del tentativo rivoluzionario del 1859, si stabilì in Torino capitale, dove fu tra l’altro membro autorevolissimo della dirigenza del Grande Oriente Italiano, di cui facevano parte numerosi massoni ungheresi esuli in Italia. Chiesta l’iscrizione alla Chiesa valdese, la mantenne fino alla morte, sopravvenuta nel 1894 (cfr. Umberto Levra, Storia di Torino, VI, La città nel Risorgimento: 1798-1864, Giulio Einaudi Editore, 2000, pag. 853).

Tito Chiesi (1805-1886). Valdese, avvocato al tribunale di Pisa e alla corte d’Appello di Lucca, e assessore comunale e segretario della Camera di Commercio dalla sua fondazione nel 1863. Fu autore di alcune opere di carattere storico su Diodati e sulla riforma evangelica ottecentesca in Toscana. Fu eletto membro del Comitato di Evangelizzazione per due mandati (1873-1875 e 1880-1886). Fu socio a vita della Società biblica italiana, e ‘uno stimato propagatore della Bibbia’. Era massone. (cfr. Dora Bognandi & Mario Cignoni, Scelte di fede e di libertà: profili di evangelici nell’Italia unita, Claudiana, Torino 2011, pag. 23-25).

Luigi Desanctis (1808-1869) ex membro dell’ordine dei ‘Camilliani’ e per un certo periodo parroco della Chiesa di Santa Maria Maddalena in Roma, divenne protestante nel 1847 e fu consacrato pastore valdese nel 1853 a Torre Pellice. Nel 1854 però si distaccò momentaneamente dalla Chiesa Valdese, svolgendo un ministero di evangelista indipendente presso le comunità libere e diventando membro del Comitato della neonata Società Evangelica Italiana di Torino. Nel 1863, trasferitosi a Firenze, Desanctis riprese rapporti più istituzionali con la Chiesa Valdese, lavorando con Alessandro Gavazzi ad un “Progetto di unione delle chiese evangeliche” e dirigendo «L’eco della verità». A Firenze, la Facoltà valdese di Teologia lo incaricò sin dal 1865 di insegnare “Storia delle dottrine della Chiesa romana”. In seguito fu nominato professore titolare di teologia polemica, apologetica e pratica (1868) e tenne inoltre corsi di polemica, di archeologia cristiana, di introduzione all’Antico e Nuovo Testamento, di apologetica e di teologia evangelistica. Oltre all’insegnamento, Desanctis si occupò insieme a Paolo Geymonat della cura della comunità valdese di Firenze, diventando anche membro del Concistoro. Tra i suoi scritti confutatori ricordiamo: La Confessione, saggio dommatico-storico … riveduto ed accresciuto dall’autore (1858); Il Celibato dei Preti, riflessioni storico-dommatiche (1861); Il purgatorio (1861); La messa (1862); Il Papa non è successore di San Pietro. Osservazioni storiche (1872); Roma papale descritta in una serie di lettere con note (1882), che rimane la sua opera più famosa. Il Bollettino della società di studi valdesi lo mette tra i massoni assieme a Charles Beckwith e Lajos Kossuth (Edizioni 196-199 – Pagina 216). Marco Novarino lo mette tra gli ‘importanti esuli protestanti iniziati ai segreti dell’ «Arte Reale»’ (Marco Novarino ‘Massoneria e Protestantesimo’, in Gian Mario Cazzaniga, Storia d’Italia, Annali, 21, La Massoneria, pag. 273).

Alessandro Gavazzi (1809-1889), pastore protestante che nel 1870 fondò la Chiesa Cristiana Libera in Italia, secondo lo storico valdese Giorgio Spini era sicuramente massone (cfr. G. Spini, L’evangelo e il berretto frigio, p. 27). La Chiesa libera da lui fondata (a cui non voIle legarsi la Chiesa dei Fratelli sia per il rifiuto di ogni forma di organizzazione, sia perché non approvavano i legami che la Chiesa libera aveva con la massoneria) si sciolse nel 1904, e le singole chiese che ne facevano parte aderirono ai due rami metodisti in Italia (episcopale e wesleyano); mentre altre si unirono ai battisti o ai valdesi.

Amedeo Bert senior (1809-1883). Nato a Torre Pellice, studiò teologia a Ginevra, dove fu consacrato il 17 luglio del 1832, dopodichè fu inviato per un anno, fra il 1832 e il 1833 a Rodoretto (Prali), villaggio della Val Germanasca. Nel 1833 fu nominato cappellano delle ambasciate protestanti a Torino, incarico che mantenne fino al 1864. Nella capitale del Regno di Sardegna, in seguito all’editto di Carlo Alberto del 1848, fondò la Chiesa evangelica francofona, che nel 1849 diventò la sedicesima “parrocchia” valdese, e ne divenne pastore. Fin dal 1839 ideò a Torino un “Rifugio” per malati protestanti (dedicato nel 1843), primo nucleo di quello che sarebbe diventato l’Ospedale evangelico di Torino; istituì inoltre una scuola per bambini, una biblioteca popolare e ottenne un reparto del cimitero cittadino per gli evangelici (1846). Il 15 dicembre 1853 ci fu la dedicazione del tempio valdese di Torino. Nel 1865 si ritirò a Torre Pellice e assunse la carica di giudice conciliatore e ispettore scolastico. Fu insignito del titolo di cavaliere della Corona d’Italia nel 1870 e di ufficiale dello stesso ordine nel 1877. Fu membro della Società dei trattati religiosi dal 1855 al 1861 (http://www.studivaldesi.org/dizionario/evan_det.php?evan_id=106&str=amedeo). Era un massone, in quanto fu iniziato il 4 aprile 1831 nella loggia ginevrina La Triple Union des Quatres Nations, fondata nel 1769 (cfr. Marco Novarino ‘Massoneria e Protestantesimo’, in Gian Mario Cazzaniga, Storia d’Italia, Annali, 21, La Massoneria, pag. 274). Anche suo figlio Amedeo Bert junior fu massone.

Giuseppe Petroni (1812-1888), affiliato prima alla Chiesa battista di Roma e poi a quella Metodista episcopale di Terni, fu massone, infatti dal 1880 al 1885 fu Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. Iniziato nel 1871 nella Loggia Universo di Roma, il 23 ottobre 1873 ne divenne Maestro Venerabile e tenne tre anni il maglietto. Fondò il 4 aprile 1881 la Loggia Rienzi e ne fu Maestro Venerabile. Elevato nel Rito Scozzese Antico e Accettato al 33° grado, fu eletto membro del Supremo Consiglio. Eletto Gran Maestro Aggiunto, alla morte del G. M. Mazzoni (1880) fu innalzato alla Grande Maestranza. Lasciata la carica del 1885, fu nominato Gran Maestro Emerito (cfr. Marco Novarino, L’Italia delle minoranze, pag. 61-62, www.mclm.org/storiagoi.htm e www.akhenaton.org/; Aldo A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 182, 186).

Ecco una circolare che il Petroni, il 21/04/1884, cioè il giorno dopo l’Enciclica Humanum Genus di Leone XIII, scrisse ai Massoni:

‘Illustri, Egregi e Venerati Fratelli, Se noi ci crediamo in obbligo di dirigervi la parola, segnalandovi il documento, che, col nome di Enciclica, il Papa Leone XIII ha diretto a tutto il Mondo Cattolico, non è, certamente, perché reputiamo, che, in tutto quel lungo accatastamento di frasi, più o meno elaborate, si trovi una sola asserzione, che meriti di essere seriamente confutata e discussa. La nostra antica e gloriosa Istituzione è abituata a simili violente diatribe dei Pontefici della Chiesa di Roma, ed era inutile che Leone XIII ci facesse l’enumerazione di quelle sciagurate Bolle ed Encicliche, che invocavano contro la Massoneria, oltre che i castighi di Dio punitore, il braccio secolare dei Principi e la tortura ed il capestro del carnefice. E tutto ciò perché la nostra Istituzione, umanitaria e veramente moralizzatrice e civile, combatteva, con l’energia dei suoi onesti sentimenti e con la forza della ragione e della scienza, quelle superstizioni pericolose e immorali, che avevano ritardato il fatale cammino della Umanità sulla eccelsa via del progresso. Però fomite ai maggiori odii contro di noi era il vederci banditori e sostenitori sinceri, quanto convinti, di quei sacrosanti princìpi di tolleranza, di fratellanza e di amore, che il Divino Institutore del Cristianesimo aveva predicati, e il suo Vangelo consacrava, e che a Chiesa di Roma aveva, rinnegato, e dei quali avrebbe voluto, potendolo, soffocare persin la memoria. All’intolleranza del Clero di Roma pareva enormità, che nei Templi della Libera Muratoria si ammettessero tutti gli uomini onesti, che onoravano il grande Ideale umano della Divinità in tutte le forme e in tutti i modi della preghiera con le opere caritatevoli e sante ed anche con la stessa negazione scientifica. Però, ora avremmo creduto che anche la Chiesa di Roma, quantunque si faccia bella della sua immobilità in mezzo allo incessante progredire delle cose umane, avesse dai tempi e dalle vicissitudini qualcosa imparato, e credevamo anzi che, dopo l’Enciclica Quanta cura, emanata, con infelice esito, dal predecessore dell’attuale Pontefice, Leone XIII, che ha pure fama di dotto e di sapiente, non avrebbe mai fatto seguire questa dell’Humanum Genus, più insipiente e più inqualificabile, per le sue asserzioni gratuite e per le sue insinuazioni calunniose. Il documento, o Egregi e Carissimi Fratelli, vi è noto, e non abbiamo quindi bisogno di segnalarvene i passi più fieramente avversi alla nostra Istituzione. Voi li avrete a quest’ora già giudicati e stigmatizzati con la vostra sapiente disapprovazione. «Libero alla Chiesa di Roma di querelarsi a sua posta sul toltole potere temporale; libero di ricalcitrare contro la stessa Provvidenza, che ne ha determinato inesorabilmente la fine; libero di vaneggiare sul suo ideale dell’abbassamento e dell’annichilimento della dignità umana, fino a rimpiangere i secoli barbari e santificare, in Giuseppe Labre, l’esempio del cinismo e dell’abbrutimento morale ! Ciò si comprende; come si comprende il tardo ed intempestivo appello al braccio secolare dei Principi per distruggere quella Sètta, alla quale si addebita tutto il progresso dell’incivilimento umano, e si infligge la responsabilità anche di quelle aberrazioni, che, in ogni grande elaborazione, di principii e nella esplicazione delle più giuste riforme, sogliono sempre, più o meno, infiltrarsi. Queste cose erano da aspettarsi, da parte di una Istituzione, che si vede crollare sotto i piedi il presente e che certamente e giustamente diffida del proprio avvenire. Ma la Massoneria, forte com’è, sotto l’usbergo della coscienza pura, individuale e collettiva dei suoi aderenti, non avrebbe ad occuparsene, lasciando ai ciechi di negare il sole, lasciando agli uomini ed alle istituzioni, destinati a perire, la libertà degli ultimi aneliti. Tolleranti ed amorevoli, come sempre, noi ci saremmo accontentati di sorridere di compassione, di guardare e di passare avanti nel nostro cammino. Ma quando vediamo, in un documento, destinato ad essere letto e commentato in tutto il Mondo civile, segnalarsi al sospetto, al disprezzo ed agli odii feroci delle classi più inintelligenti, una classe di cittadini, soltanto perché si chiamano Massoni, allora noi dobbiamo pensare, se non sia il caso di legittima difesa, e se non si debba, pur troppo, ricordare, che, nella seconda metà di questo secolo, e pochi anni or sono, da questa stessa Roma, ancora dominata dal Potere Teocratico, partivano assoldati e benedetti i briganti che insanguinavano le nostre Provincie Meridionali. Ricordate, o Egregi e Dilettissimi Fratelli, quante lagrime e quanto sangue, in altri paesi, e proprio in questi ultimi anni, abbiano costato alcune imprudenti e poco cristiane insinuazioni contro la operosa e innocente razza Semitica; e pensate che, non invano, una parola, anche insipiente, è detta in così alto luogo, e che, se non si provveda in tempo ai riparo, potremmo, davvero, rimpiangere la nostra indifferenza e quella noncuranza, che sarebbe legittima e sublime, se non potesse riuscire pericolosa e fatale. Illustri, Egregi e Venerati Fratelli, La Massoneria Italiana, giovane di anni, ma ardente di fede e di coraggio, sta alla vostra avanguardia. A Voi, però, la parola d’ordine, per assegnarci il posto di battaglia e per dirigerci con mosse sapienti, a quella vittoria, che non può mancare, a chi combatte per la verità e per la giustizia. Gradite, Illustri e Venerati Fratelli, il mio fraterno saluto’.

L’anno dopo, a giugno, sappiamo che ricevette il battesimo in seno alla Chiesa Evangelica Battista di Roma di cui era pastore James Wall, e dopo aver frequentato per qualche tempo quella chiesa, andò a vivere a Terni a casa di sua figlia Erminia. A Terni frequentò la Chiesa Metodista Episcopale (dove fu membro del consiglio di Chiesa) fino alla sua morte avvenuta nel 1888.

In merito alla sua morte, c’è però qualcosa che fa molto riflettere ed è questa. Quando morì, il pastore metodista si recò a casa della figlia di Petroni, per partecipare, con la chiesa, al funerale, ma le persone presenti negarono che il Petroni fosse mai diventato evangelico, affermando che era sempre vissuto come deista e mazziniano, la qual cosa ovviamente causò molta tristezza alla Chiesa Metodista (cfr. Dora Bognandi & Mario Cignoni, Scelte di fede e di libertà: profili di evangelici nell’Italia unita, Claudiana, Torino 2011, pag. 116).

Bonaventura Mazzarella (1818-1882). In seguito all’incontro con il pastore Giovanni Pietro Meille, da lui incontrato e frequentato a Torino nel 1850, conobbe la teologia protestante del Risveglio e si convertì; e nel 1851 entrò a far parte della comunità valdese. Nel marzo 1852 si recò a Ginevra accogliendo l’invito del Comité d’évangélisation italien-suisse, che sosteneva l’opera di evangelizzazione in Italia e da cui dipendeva, come pastore della congregazione italiana, anche Luigi Desanctis. A Ginevra il Mazzarella lavorò a stretto contatto con Desanctis nella piccola comunità italiana composta per lo più di esuli e qui iniziò la sua attività di predicatore, ma già il 1° dicembre 1852 fece rientro in Italia chiamato dal pastore Paolo Geymonat a collaborare alla missione nella città di Genova. Nel 1854 decise di lasciare la Chiesa valdese, e aderì come semplice predicatore ad una Società Evangelica che intanto era sorta a Genova. Poco dopo, assieme ad altri, diede vita alla Chiesa Italiana Indipendente. Nel 1865 nacque la Chiesa Cristiana Libera, e la Comunità Libera di Genova dove c’era Mazzarella vi aderirà solo nel 1879. Fu anche deputato del Parlamento Italiano dal 1865 al 1882. Secondo Augusto Comba, il Mazzarella fu iniziato alla Massoneria dal Supremo Consiglio scozzese. Quando morì la sua bara fu decorata da tutti gli emblemi massonici. Domenico Maselli, che è stato presidente della FCEI dal 2006 al 2009, lo definisce ‘un personaggio molto importante, per il mondo evangelico italiano, ma anche per la massoneria in Italia’ (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 42, 43, 69, 168-171. Cfr. Marco Novarino, L’Italia delle minoranze, pag. 61), ed anche ‘il modello di un parlamentare veramente evangelico’ (in Dora Bognandi & Mario Cignoni, Scelte di fede e di libertà: profili di evangelici nell’Italia unita, pag. 43).

Teodorico Pietrocola Rossetti (1825-1883), predicatore e patriota italiano del risorgimento, che si convertì nel 1853 tramite il conte Guicciardini ed ambedue frequentarono per un certo tempo i gruppi evangelici di Londra, e che viene considerato fra gli originatori delle Chiese dei fratelli in Italia, era massone (Marco Novarino, L’Italia delle minoranze, pag. 61). Nel 1857 venne richiamato in Italia, per dirigere la neonata chiesa evangelica di Alessandria. Nella città piemontese rimase per alcuni anni, svolgendo una triplice attività: curava la comunità evangelica, esercitava come medico omeopata e proseguiva l’attività politica scrivendo, senza firmare i suoi articoli, sull’ “Avvisatore alessandrino”, un giornale di opposizione di sinistra. Subito dopo la seconda guerra di indipendenza prese a collaborare con la rivista napoletana “Il Nomade”. A questi anni risalgono tre importanti scritti politici apparsi sulla “Rivista contemporanea”, che sanciscono, nonostante la professata fede politica democratica, la collaborazione con il conte di Cavour e con il governo piemontese: Cenni statistici sull’ex Reame di Napoli, Cenni statistici sulla Sicilia e Il Messico (www.centrorossetti.eu/e_view.asp?E=152).

Salvatore Ragghianti (1825-1892). Nato a Viareggio entrò giovanissimo in collegio a Lucca e quindi in convento, dove a sedici anni diventò frate dei Minori Osservanti di S. Francesco e iniziò a predicare con il nome di Padre Gabriele (o Gabriello) da Viareggio. Abbandonato il convento, indossò la camicia rossa garibaldina e partecipò alle battaglie di Magenta (1859), Milazzo (1860) e del Volturno (1860). Nel 1873 avvenne la conversione ed entrato nella Chiesa Metodista Wesleyana diventò pastore. Fu autore di inni (alcuni ancora in uso nelle chiese evangeliche), articoli e discorsi, e operò per circa vent’anni tra Napoli, Catanzaro, Messina, Castellammare, Pozzuoli, S. Maria Capua Vetere, dove morì. Accanto alla bara furono poste la Bibbia, la camicia rossa garibaldina e le insegne massoniche, per testimoniare le tre cause cui Ragghianti aveva dedicato la propria vita (cfr. http://www.studivaldesi.org/).

Felice Dardi (1826-1931). Triestino, fondatore nel 1898 della Chiesa metodista nella città di Trieste, di cui ne fu pastore, era un massone (http://www.dehominisdignitate1314.org/massoni-D.htm). A Roma nel 1893 sotto il suo impulso era sorto «L’Aurora », periodico settimanale della Chiesa Metodista Episcopale, dedicato ai fanciulli delle Scuole Metodiste Episcopali.

Giuseppe Moreno (1829-1900) Nel 1866 fu uno dei primi pastori ordinati nella Chiesa Metodista Wesleyana. Fu pastore nelle Chiese metodiste di Roma, Parma, Firenze, Pavia e in ultimo Genova. Fu membro della Loggia massonica ‘Giuseppe Garibaldi’ di Palermo nel 1868 e della Loggia ‘Alberico Gentile’ di Parma dal 1874. Scrisse nel 1889 Inni Religiosi e curò la revisione del Compendio di Controversia colla Chiesa Romana di Luigi Desanctis, oltre a pubblicare diversi racconti, tra cui Le serate d’inverno, Il Genio Malefico, Ad Maiorem Dei Gloriam e diversi studi biblici che apparvero sul periodico «L’Evangelista» (http://www.studivaldesi.org/).

Giovanni Ribetti (1834-1904), che fu pastore della Chiesa Valdese di Pisa dal 1882 al 1892, fu massone (Marco Novarino, L’Italia delle minoranze, pag. 61; cfr. Giorgio Spini, Italia liberale e protestanti, Claudiana Editrice, Torino 2002, pag. 184).

Matteo Prochet (1836-1907), pastore valdese, fu massone. Fu pastore a Lucca, Pisa, Genova e Roma. Fu presidente del Comitato di evangelizzazione dal 1871 al 1905. Augusto Comba dice di lui che ‘si ascrisse alla massoneria e che il suo caso fu di quelli in cui «si collegarono strettamente le due qualità di protestante e di massone»’ (Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 88; cfr. Renato Salvaggio, Vivere il vangelo in minoranza. Breve storia dei valdesi a Palermo, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2005, pag. 29-30; Marco Novarino, L’Italia delle minoranze, pag. 62). Ricoprì la carica di Gran Maestro della massoneria in Italia, avendo strette relazioni con i massoni statunitensi (http://www.studivaldesi.org/). Il figlio Mario, un anno prima della morte del padre, entrò anch’egli nella massoneria, nella loggia Stella d’Italia di Torino (cfr. Marco Novarino ‘Massoneria e Protestantesimo’, in Gian Mario Cazzaniga, Storia d’Italia, Annali, 21, La Massoneria, pag. 276).

Francesco Sciarelli (1837-1899), pastore della Chiesa Metodista wesleyana, ex-prete, era massone (Marco Novarino, L’Italia delle minoranze, pag. 61).

Giacomo Roland (1838-1916), per circa venti anni pastore della Chiesa Metodista Wesleyana di Bologna, che veniva dalle valli Valdesi, era massone. Fu iniziato nel 1906 a Torre Pellice nella loggia Excelsior (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 46).

Paolo De Michelis (1839-1883) pastore della Chiesa evangelica pisana, era massone. Nato a Novi Ligure nel 1839, studiò Legge. Poco dopo il matrimonio divenne evangelico insieme alla moglie Luigia Candia (iniziata alla Massoneria da Giuseppe Garibaldi nel 1862, dal quale ricevette il grado di Maestra nel 1867). Nella Chiesa evangelica di Pisa si scontrò con alcuni membri che chiedevano l’espulsione di altri, dichiaratisi anti-trinitari; il suo rifiuto gli valse l’accusa di essere egli stesso anti-trinitario, e la nascita di un secondo nucleo evangelico, aderente alla Chiesa valdese e in conflitto con la comunità di De Michelis. Paolo De Michelis fu il Maestro Venerabile della Loggia Dovere e Diritto n° 75 (prima) all’Obbedienza del Supremo Consiglio di Palermo, e presidente della Fratellanza Artigiana di Pisa. Consigliere comunale nel 1878, assessore all’istruzione, si prevedeva una sua elezione a deputato alla Camera ma nel 1882 fu colpito dalla tubercolosi. Trasferitosi a La Spezia per tentare una cura, vi morì nella notte tra il 21 e il 22 dicembre 1883 (cfr. ‘Paolo De Michelis’ in Dizionario Biografico dei Protestanti in Italia – http://www.studivaldesi.org/dizionario/evan_det.php?evan_id=131; Ippolito Spadafora e Piane Sergio, La massoneria a Pisa. Dalle origini ai primi del Novecento, Editore Bastogi, 2006, pag. 119, 126).

Giovanni Battista Gattuso di Brancaccio (1844-1922). Nato a Palermo nel 1844, a soli sedici anni prese parte all’insurrezione di Palermo del 1860, entrando in contatto con Giuseppe Garibaldi. Si arruolò in seguito nell’esercito e partecipò a diverse battaglie del Risorgimento, prima come semplice soldato e poi con il grado di ufficiale. Divenuto protestante nel 1872, nel novembre dello stesso anno entrò a far parte della Chiesa Metodista Episcopale, intraprendendo poco tempo dopo gli studi teologici. Terminata la sua formazione, fu mandato in prova a Roma nel 1876 e successivamente nelle comunità di Arezzo (1877-1879), Pisa (1879-1881) e Perugia (1882-1886). In quest’ultima sede si avvicinò ai locali ambienti massonici e ben presto divenne Maestro venerabile della principale loggia del capoluogo umbro, la «Francesco Guardabassi». Nel 1886 si spostò a Milano dove entrò in contatto con l’Alleanza Evangelica Mondiale, e fu membro della sezione milanese. Due anni dopo, nel 1888, divenne sovraintendente del Distretto meridionale della Chiesa Metodista episcopale. Grazie all’aiuto di Saverio Fera (massone), abbandonò la Chiesa Metodista per passare nel 1897 alla Chiesa Cristiana Libera, che in quello stesso anno gli affidò la comunità di Scicli, in Sicilia. Con la fine della Chiesa Cristiana Libera, nel 1905 ritornò nella Chiesa Metodista Episcopale, e gli furono affidate le comunità di Nizza di Sicilia (1904-1906); Taormina (1906-1911) e infine, a partire dal 1912, Mottola (cfr. http://www.studivaldesi.org/; Marco Novarino, L’Italia delle minoranze, pag. 60; cfr. Giorgio Spini, Italia Liberale e protestanti, pag. 202).

William Burgess (1845-1930), pastore metodista wesleyano, originario di Manchester, venne iniziato alla Loggia ‘Rienzi’ di Roma il 23 Aprile 1900. Nello scisma che ci fu nella Massoneria Italiana per opera di Saverio Fera, si schierò con Fera. E difatti poi nel 1912 si recò a Washington assieme a Saverio Fera per conseguire il riconoscimento del primo Supremo Consiglio del mondo e di numerosi altri Supremi Consigli. Fu Gran Maestro di Piazza del Gesù dal 12/01/1918 al 21/03/1919 (cfr. Aldo Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 417; Giorgio Spini, Italia liberale e protestanti, pag. 288-289; Marco Novarino, L’Italia delle minoranze, pag. 203-204; Doxa, Rivista di studi massonici e di scienze umanistiche, Anno III, pag. 86).

Luigi Angelini (1847-1919) ex sacerdote, divenne pastore della Chiesa Cristiana Libera, poi pastore della Chiesa Valdese. Appartenente alla Massoneria, fu insignito del titolo di cavaliere e commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia (http://www.studivaldesi.org/).

Giovanni Rochat (1849-1919), pastore valdese che operò soprattutto in varie comunità della Toscana, fu anche lui un massone (Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 47).

Carlo Alberto Tron (1850-1930), pastore valdese. Fu un esponente di spicco della Massoneria. Inizialmente fu pastore a Torino dal 1881 al 1889 della ‘chiesa italiana’. Nel 1893, grazie a rapporti massonici, organizzò assieme all’altro massone Teofilo Gay, l’emigrazione nella Carolina del Nord dalla quale nacque la cittadina di Valdese (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 45, 92; Giorgio Spini, Italia Liberale e protestanti, pag. 100), dove superfluo dirlo c’è una presenza massonica, infatti c’è la Lovelady Lodge # 670, che è sorta nel 1933 (http://ncmason.net/lovelady670/).

Saverio Fera (1850-1915), ex garibaldino, fu un personaggio di primo piano della Massoneria Italiana. Convertitosi assieme alla sua famiglia nel 1872, entrò nella Chiesa Wesleyana. Nel 1877 venne nominato pastore e inviato in missione dapprima a Napoli e poi a Palermo, dove ricevette l’iniziazione alla massoneria. Nel 1888, scontratosi con i dirigenti della Chiesa Wesleyana, passò nelle file alla Chiesa Cristiana Libera, alla quale nel 1890 il Fera fece cambiare nome con Chiesa Evangelica Italiana ed ottenne un decreto di erezione ad Ente morale. Ma questa Chiesa ‘chiuse’ nel 1904, e i suoi membri confluirono in parte nella Chiesa Metodista Episcopale e in parte nella Chiesa Metodista Wesleyana. Fera fu Maestro Venerabile e ricoprì importanti cariche nell’Ordine, e divenne uno dei massimi dirigenti del Rito Scozzese Antico ed Accettato. Membro del Supremo Consiglio, nel 1906 divenne, come Luogotenente, il numero due del Rito, accanto al Sovrano Gran Commendatore. Quando poi l’allora Sovrano Gran Commendatore si dimise, il Fera ne assunse le funzioni. E in questa veste, l’anno dopo, si recò a Bruxelles, dove rappresentò l’Italia alla Conferenza mondiale dei Riti Scozzesi. Nel 1908, il Fera fu protagonista del noto scisma all’interno della Massoneria di Palazzo Giustiniani. Il Fera infatti (per ragioni che non sto qui a spiegarvi) dichiarò di non riconoscersi più nel Grande Oriente, e si proclamò scissionista. Il risultato di quella scissione fu che undici logge si schierarono con Fera, e la sede della nuova organizzazione massonica fu fissata prima in via Ulpiano e, successivamente, in Piazza del Gesù. Ecco spiegato perchè questa loggia massonica si chiamerà ‘Gran Loggia di Piazza del Gesù’ (cfr. Giorgio Spini, Italia liberale e protestanti, pag. 174-176, 286-290; Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 73-75; cfr. Aldo A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 305, 324-331).

Teofilo Gay (1851-1912), pastore e giornalista, entrò nella massoneria (nel Supremo Consiglio Scozzese di Torino) nel 1877, vale a dire quattro anni dopo essere diventato pastore metodista. Nella massoneria fece una carriera fulminea in quanto già nel 1878 faceva parte, con il 33° grado e con la carica di G. Cerimoniere, della sezione costituita a Roma dai vertici rituali del Supremo Consiglio di Torino del Rito Scozzese. Quando poi ci fu la fusione (nel 1887) del Supremo Consiglio di Torino e delle logge alle sue dipendenze, con il Grande Oriente d’Italia, Teofilo Gay entrò nella dirigenza del Grande Oriente d’Italia. Nel 1889 lascerà la Chiesa metodista per entrare nella Chiesa Valdese, rimanendo però massone. Teofilo Gay compì ‘fruttuosi viaggi negli Stati Uniti alla ricerca di finanziamenti, ottenuti anche grazie alle relazioni derivategli dai suoi incarichi nel Rito Scozzese’ (Marco Novarino ‘Massoneria e Protestantesimo’, in Gian Mario Cazzaniga, Storia d’Italia, Annali, 21, La Massoneria, pag. 279). Augusto Comba dedica a Teofilo Gay un lungo capitolo nel suo libro Valdesi e Massoneria (pag. 53-75).

Amedeo Bert junior, pastore della comunità riformata svizzera di Genova, di cui fu pastore dal 1858 al 1896. Fu a Genova (non si sa quando però) che fu iniziato alla massoneria. Nel 1886 in una lettera diretta a Giacomo Dall’Orso, un alto esponente genovese della massoneria, gli scriveva a proposito della Chiesa Valdese: ‘Alcuni dei suoi membri appartengono alla massoneria, ma credo siano pochi, anzi pochissimi, e se si potesse ottenere che i loro pastori si unissero a noi, sarebbe per noi e per essi stessi un incontrastabile elemento di forza e di vita. Ma sarà difficile raggiungere questo scopo, imperocchè la massoneria nè può nè deve rivestire un colore determinato, il che ne trasformerebbe il carattere fondamentale e ne escluderebbe tutti coloro che a tale forma sarebbero avversi. – Nullameno credo che si potrebbe tentare e che al Presidente della Missione valdese Sig. Cav. Matteo Prochet (Roma, Via Nazionale n° 107) uomo intelligente e liberale, potrebbesi fare colla dovuta prudenza, qualche apertura in proposito’ (citata da Augusto Comba in Valdesi e Massoneria, pag. 100-101; cfr. Giorgio Spini, Italia Liberale e Protestanti, pag. 223-224). Interessante la maniera in cui si esprime questo pastore massone, perchè fa capire come i massoni cercano di fare ‘adepti’ in mezzo alle Chiese Evangeliche.

William Burt (1852-1936), di origine inglese, nominato nel 1888 presidente della Chiesa Metodista Episcopale era massone, e come obbiettivo si era proposto di distruggere l’egemonia papale in Italia soprattutto con l’aiuto della massoneria! (cfr. Renato Salvaggio, Vivere il vangelo in minoranza. Breve storia dei valdesi a Palermo, pag. 29-30). Il corpo pastorale della Chiesa guidata da Burt era formato tutto da massoni doc – dice Giorgio Spini in Italia di Mussolini e protestanti (pag. 63).

Ernesto Filippini (1854-1928), pastore metodista, era massone. Dice Giorgio Spini di lui: ‘… vi fu tra i convertiti della missione wesleyana Ernesto Filippini, divenuto evangelico a Roma subito dopo il 1870, per effetto della predicazione di Sciarelli. Studiò per pastore e fu ordinato ministro, ma fu anche professore di materie letterarie nei licei. Resse prima la chiesa di Pavia, poi quella della Spezia ove fu pure direttore delle attività educative della sua denominazione, e infine fu per lunghi anni segretario per l’Italia dell’Unione Mondiale delle Scuole Domenicali. Oltre a questo, fu anche un pezzo grosso della Massoneria, … Il suo nome figura infatti nell’elenco dei membri del Consiglio dell’Ordine, al tempo in cui Ernesto Nathan era Gran Maestro, fra i delegati del Supremo Consiglio dei 33 (scozzesista)’ (Giorgio Spini, Italia Liberale e Protestanti, pag. 188, 224; cfr. Aldo A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 264, 351). Il Filippini fu dunque un massone del 33° e un importante esponente del GOI!

Giovanni Daniele Buffa (1857-1935). Pastore valdese che operò tra l’altro a Roma, Nizza e a Torino nella ‘chiesa italiana’, era massone. In una sua lettera del 21 luglio 1920 al moderatore Giampiccoli protestava contro un intervento antimassonico che era comparso sulla rivista evangelica ‘La Luce’ dicendo che ‘abbiamo avuto da quel sodalizio … un aiuto non indifferente all’opera nostra’ (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 46).

Ugo Janni (1865-1938), che negli anni 1890 era un autorevole esponente della chiesa vecchio-cattolica, nel 1900 (o 1901 secondo altri) aderì assieme con la sua comunità di S. Remo alla Chiesa valdese, e nello stesso anno fu affiliato alla loggia ‘Mazzini’ pure di S. Remo. E’ da molti considerato come un pioniere dell’ecumenismo. Giorgio Spini dice di lui: ”… Janni si era affiliato ad una loggia di San Remo, anche se poi era «entrato in sonno» sotto il profilo libero-muratorio. A guardare bene, l’idea di Janni di una sostanziale unità cristiana, latente sotto le apparenti divisioni confessionali, era tutt’altro che inconciliabile con certi universalismi massonici’ (Giorgio Spini, Italia liberale e protestanti, pag. 259; cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 48, 72, 95). Nel libro Scelte di fede e di libertà: profili di evangelici nell’Italia unita, Janni viene definito ‘pastore e teologo colto e competente … scrittore forbito e oratore eloquentissimo’ e viene detto che ‘era conosciuto e stimato presso la cittadinanza sanremese ma anche in Italia e all’estero’ e ‘nel 1927 l’università scozzese di Saint Andrews gli conferì il titolo di Doctor divinitatis honoris causa e in quella occasione pronunziò un discorso in latino’ (pag. 131).

Enrico Meynier (1868-1947), pastore valdese che fu pastore della Chiesa di Pisa dal 1912 al 1919 era un massone (Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 47; cfr. Giorgio Spini, Italia liberale e protestanti, pag. 347). Nel 1912, in occasione del 40° anniversario della morte di Giuseppe Mazzini, egli scrisse: «Più si studia Giuseppe Mazzini, più lo si ama, e si vorrebbe che maggiormente la nostra gioventù non ne dimenticasse gl’insegnamenti. Non già che in lui tutto sia perfetto. Ma stimiamo essere grande errore il trascurare l’esempio di fede, di disinteresse che Egli ci dà nel compimento dei nostri doveri. E fu ben detto di lui: “Giuseppe Mazzini visse nella luce di una visione spirituale; egli fu un vero e grande idealista; un carattere nel senso strettamente più austero; un credente nel senso più alto della parola”» (Enrico Meynier, La fede di Giuseppe Mazzini, in: ‘La Rivista Cristiana’, maggio 1912, p. 336). Ecco in che termini questo pastore valdese si esprimeva nei confronti di un uomo che affermò: ‘Non sono Cristiano; non credo alla religione cristiana, alla divinità di Cristo, al dogma della caduta, ecc., credo alla morale del Cristo, ma credo che essa sia insufficiente all’adempimento dei destini sociali dell’umanità’ (Lettres intimes de Mazzini [Lettere intime di Mazzini], pubblicate da D. Melegari, Parigi 1895, pag. 57).

Nicolò Introna (1868-1955). Valdese, ricordato soprattutto perchè fu vice-governatore della Banca d’Italia, era iscritto all’Obbedienza Massonica di Palazzo Giustiniani (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 148). Fece parte del concistoro della Chiesa valdese di via IV Novembre a Roma (come anziano, diacono e cassiere) per quasi cinquant’anni e per otto volte venne inviato come deputato della chiesa al Sinodo (cfr. Dora Bognandi & Mario Cignoni, Scelte di fede e di libertà: profili di evangelici nell’Italia unita, pag. 123).

Ernesto Giampiccoli (1869-1921), pastore valdese, fu massone. Dice lo storico Giorgio Spini: ‘Oltre a due intellettuali di notevole statura, come Janni e Luzzi, i valdesi del primo Novecento ebbero la ventura di trovare anche un abile e lungimirante uomo di governo ecclesiastico in Ernesto Giampiccoli (1869-1921). Neanche a farlo apposta, come Luzzi e Janni, non era un valdese di nascita. Era un veneto, di famiglia oriunda di Fonzaso, in quel di Feltre. Venuto a Firenze come studente di Lettere all’Istituto di Studi Superiori, aveva incontrato Emilio Comba, si era convertito alla fede evangelica, e dopo un anno aveva lasciato Lettere per la Scuola Teologica valdese. Consacrato nel 1893, dopo un breve servizio a Aidone, in Sicilia, era stato assegnato a Prochet come collaboratore a Roma e vi restò finchè nel 1898 divenne pastore della Chiesa di Torino. Lì visse sedici anni, cioè finché non tornò a Roma in qualità di moderatore della Tavola. Suo padre era un alto funzionario delle imposte: si era pure convertito e viveva a Milano, e lì restò anche dopo la sua morte, la sede della famiglia. Insomma Giampiccoli era dalla testa ai piedi un uomo della Terza Italia post-risorgimentale, vissuto sempre tra Roma, Torino, Milano, cioè nei grandi centri di quell’Italia. E’ quasi superfluo dire che era anche massone’ (Giorgio Spini, Italia Liberale e Protestanti, pag. 262-263). Fu eletto presidente del Comitato di Evangelizzazione nel 1913, e moderatore della Tavola Valdese nel 1915 e lo restò fino alla sua morte. Giorgio Spini lo chiama ‘un uomo di fede e di calda pietà personale’ ed afferma che ‘ciò che stava a cuore a Giampiccoli era di togliere una buona volta i valdesi, e tutta l’Italia evangelica con loro, da quella posizione marginale – fra i «culti tollerati» in cui li aveva messi l’art. 1 dello Statuto e li aveva mantenuti l’Italia liberale …’ (in Dora Bognandi & Mario Cignoni, Scelte di fede e di libertà: profili di evangelici nell’Italia unita, pag. 125). Assieme al suo fratello massone valdese Matteo Prochet, che fu presidente del Comitato di evangelizzazione dal 1871 al 1905, era un acceso sostenitore ‘dell’idea che l’evangelizzazione dell’Italia poteva avvenire solo attraverso una stretta collaborazione con gli ambienti liberali, democratici e anticlericali’ (Marco Novarino ‘Massoneria e Protestantesimo’, in Gian Mario Cazzaniga, Storia d’Italia, Annali, 21, La Massoneria, pag. 276).

Alessandro Simeoni (1870-1941). Nato a Dignano al Tagliamento il 24 aprile 1870. Educato in un collegio dei cappuccini, compì gli studi liceali a Padova e quelli di teologia a Venezia, e fu consacrato dal card. Sarto (poi Pio X). Professore di Filosofia scolastica tomistica a Padova, direttore spirituale e confessore nel seminario vescovile di Padova. Nel 1897 lasciò il convento e si recò a Firenze dove rimase un anno nella Chiesa Libera. Frequentò la Scuola valdese di Teologia di Firenze. Consacrato nel 1909. Candidato pastore a Verona (1901-1902); Mantova (1902-1907); Revere (1907-1909). Pastore a Cerignola (1909-1910); Brescia (1910-1917); Roma, IV Novembre (1917-1924); Genova (1924-1929); Torino (1929-1939). Emeritato nel 1939, deceduto a Torino il 1 aprile 1941. Fu un massone (www.valdesigenova.com/; cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 48).

Vincenzo C. Nitti (1871-1957), pastore metodista, fu massone e mazziniano ardente (Giorgio Spini, Italia di Mussolini e Protestanti, pag. 91; cfr. Aldo A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 708).

Alfredo Taglialatela (1872-1949), pastore metodista episcopale, era ‘uno degli astri del firmamento masson-evangelico’ (Giorgio Spini, Italia di Mussolini e protestanti, pag. 63). Fu direttore della rivista evangelica ‘L’Evangelista’ e tra i membri della Commissione per la Versione Riveduta della Bibbia (1915). Finì con il rigettare la dottrina della Trinità e difatti verso la fine della sua vita scrisse anche un’opera contro la Trinità che restò inedita, quando morì nel 1949 (Giorgio Spini, op. cit., pag. 154).

Tito Signorelli (1875-1958), veneziano, pastore evangelico, sopraintendente della Chiesa Metodista Episcopale d’Italia, iniziato massone nel 1924, diventò Luogotenente Sovrano Gran Commendatore (LtSGC) del Supremo Consiglio del 33° grado del Rito Scozzese Antico e Accettato della Massoneria Unificata Italiana (nel periodo della seconda guerra mondiale, dal 1943) e dal 1946 al 1949 fu Sovrano Gran Commendatore del RSAA di Palazzo Giustiniani (digilander.libero.it/iniziazioneantica/index.html in ‘Giosuè Carducci esoterico’; cfr. Aldo A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 679, 687, 689, 694). Fu in collegamento col Rito del Misraim e Memphis di Allegri e diede licenza a Mario De’ Conca 33° di ricevere il grado 33.·.95.·. del Rito di Memphis amministrato da Allegri. In una lettera ad Allegri, Signorelli spiega che molti massoni del RSAA giustinianeo sono membri del Rito di Memphis.

Lo scrittore Fulvio Conti afferma che il riconoscimento del GOI da parte della Massoneria americana nel secondo dopoguerra (vedi più avanti il capitolo ‘L’ombra della massoneria sulle Assemblee di Dio in Italia’ dove parlo di Frank Gigliotti per capire meglio di che si tratta) fu possibile anche grazie al confluimento nel Grande Oriente d’Italia del gruppo massonico capeggiato dal Signorelli: ‘Nel novembre 1945 il gruppo massonico facente capo a Tito Signorelli decise di confluire nel Grande Oriente d’Italia. Per il GOI si rivelò una mossa molto abile, perché in un colpo solo gli consentì di acquisire una consistente rappresentanza di logge del rito scozzese e un autorevole esponente delle chiese evangeliche in Italia, Signorelli appunto, cui nel febbraio 1946 venne conferita la carica di sovrano gran commendatore del rito. Queste novità – l’acquisizione di un gruppo di logge e di un organismo direttivo del rito scozzese, combinata con l’ulteriore radicamento dell’obbedienza nel mondo protestante, cui apparteneva anche Cipollone – crearono le condizioni perché il GOI ottenesse il riconoscimento della massoneria americana’ (Fulvio Conti, La massoneria a Firenze. Dall’età dei Lumi al secondo Novecento, Bologna 2007, pag. 445-446). Considerate dunque quale fosse il livello di commistione tra le Chiese Metodiste e la Massoneria!

Alberto Clot (1876-1916). Nato a Riclaretto, fu consacrato nel 1901 ed esercitò il pastorato a Palermo, Rio Marina, Vittoria e Grotte. Per diversi anni fu Segretario della American Waldensian Aid Society, che operava a favore degli emigranti evangelici negli Stati Uniti. Era un massone, e fondò una loggia massonica (cfr. Renato Salvaggio, Vivere il vangelo in minoranza. Breve storia dei valdesi a Palermo, pag. 118; Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 46).

Camillo Pace, anziano della Chiesa dei Fratelli era un massone. Si era convertito verso gli ultimi anni dell’Ottocento, mentre era a Bologna. Nel 1905 si trasferì a Pescara; lavorò con dei missionari inglesi. Guidò le comunità di Pescara, Paglieta e Gissi. Era fortemente anticattolico infatti non voleva che nessuna delle sue predicazioni fosse priva di una polemica contro il papato, la Chiesa Cattolica e i suoi dogmi. Giorgio Spini dice di lui: ‘Pace aveva collaborato strettamente con missionari inglesi e si era affiliato alla Massoneria’ (Giorgio Spini, Italia di Mussolini e Protestanti, pag. 179-180), ed anche: ‘Durante il fascismo ebbe la casa perquisita e finì al confino perchè nella perquisizione era stato trovato in possesso di simboli massonici …’ (Giorgio Spini, Italia Liberale e protestanti, pag. 234).

Per quanto riguarda la Chiesa dei Fratelli, Andrea Diprose, che fa parte del corpo docente dell’Istituto Biblico Evangelico Italiano (IBEI) appartenente alla Chiesa dei Fratelli, riferendosi al libro di Giorgio Spini Italia di Mussolini e Protestanti ha affermato che ‘… nei decenni fra il 1870 e il 1950, ci sono stati conduttori di chiesa, appartenenti a varie denominazioni protestanti, persino anziani di qualche assemblea «dei Fratelli» (in Italia), che sono stati affiliati alla massoneria. Questo, probabilmente, è dovuto al fatto che in passato la massoneria, come i protestanti, lottava per la libertà, in senso anche anti-clericale’, ed anche: ‘Inoltre, da altre fonti attendibili ho saputo di evangelici all’estero, appartenenti a movimenti similari alla «chiesa dei Fratelli» italiana e cioè persone aderenti alle «assemblee dei Fratelli» e alle «Chiese di Cristo» che sono state legate anch’esse alla massoneria’ (puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Massoneria_protestanti_Oc.htm).

Arturo Mingardi (1877-1942), ex teologo cattolico modernista che, divenuto pastore valdese fu responsabile della Chiesa di Riesi dal 1918 al 1930, era un massone (www.riesi.com/ cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 48; Giorgio Spini, Italia Liberale e protestanti, pag. 290).

Giuseppe La Scala (1877-1961), pastore metodista, fu un massone. ‘La sua conversione era avvenuta alla fine dell’Ottocento nel suo paese natale, Mandanici, a pochi chilometri da Messina: un piccolo centro di origine greca, vivace, aperto al nuovo, dove, per la prima volta, aveva ascoltato la predicazione ispirata dei primi missionari. Da quel primo gruppo di anglicani si passò poi all’azione più incisiva dei metodisti, che seppero coinvolgerlo con entusiasmo al suo ritorno dal servizio militare in Marina, durato quattro anni (1896-1900)’ (Dora Bognandi & Mario Cignoni, Scelte di fede e di libertà: profili di evangelici nell’Italia unita, pag. 134). ‘Il 23 maggio del 1909 ricevette a Venezia l’ordinazione a Diacono della chiesa metodista episcopale (Methodist Episcopal Church) dalle mani del Vescovo Earl Cranston. Nel diploma di nomina sul nome Giuseppe sono evidenti i tre puntini della crittografia massonica che andrebbero meglio approfonditi in quanto La Scala venne iniziato alla loggia massonica “Michele Bello” di Siderno solo il 25 aprile 1911 come apprendista, l’8 gennaio del 1912 fu promosso a compagno d’arte (secondo grado della gerarchia massonica) e anche a maestro (terzo e ultimo grado indispensabile per accedere ai riti massonici). E’ noto come in Italia numerosi pastori metodisti appartenenti alla missione episcopale trovarono ospitalità nei templi massonici. La Scala fu uno di questi insieme al battista Bruno Saccomani ….’ (‘Giuseppe la Scala’ in http://www.mandanici.net/).

Carlo Maria Ferreri (1878-1942), pastore metodista episcopale, era massone. E’ spesso ricordato per questa ragione. All’inizio dello scorso secolo la missione metodista episcopale americana aveva fatto costruire centri di istruzione in Italia, come per esempio il complesso costruito a Monte Mario a Roma e la Casa Materna a Napoli. Dopo la crisi economica del 1929 però i metodisti americani si ritirarono dall’Italia e interruppero ogni aiuto economico. E così Carlo Maria Ferreri, che era il sovrintendente, vendette i beni della Missione per pagare le liquidazioni ai dipendenti ed evitare un fallimento. Chiusero le comunità presenti in città ove si trovavano chiese evangeliche di altra denominazione. Le altre vennero conservate perché i pastori rimasero al loro posto anche senza stipendio (cfr. Giorgio Spini, Italia di Mussolini e Protestanti, pag. 152; Valdo Benecchi, Guardare al passato, pensare al futuro. Figure del metodismo italiano, Claudiana, Torino 2011, pag. 9; Marco Novarino, L’Italia delle minoranze. Massoneria, protestantesimo e repubblicanesimo nell’Italia contemporanea, pag. 206).

Ugo Bazoli, pastore metodista, era massone. Il valdese Giordano Gamberini, alto esponente della Massoneria in Italia, ha detto di lui: ‘Nell’archivio del Supremo Consiglio di Washington ho trovato due lettere mandate nel 1926 dal pastore metodista Ugo Bazoli, da Savona. Sul «Christian Science Monitor» di Boston egli aveva letto il messaggio indirizzato da John Cowles, Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio della Giurisdizione Sud degli Stati Uniti, agli uomini politici d’America per invocare solidarietà a favore dei massoni italiani, perseguitati dal fascismo. E il Fr. Bazoli già Venerabile della Loggia «Sabazia» e Saggissimo del Capitolo gli scrive per ringraziarlo e per dirgli che purtroppo questo messaggio arriva troppo tardi … «Tutte le nostre Logge sono state occupate dai soldati del governo; in tutte le città, chiusi i locali, rubato il mobilio e proibite le sedute» (Giordano Gamberini, Protestanti e massoni nel primo quindicennio del secolo, in ‘Rivista massonica’, 1972, n. 7, pag. 432).

Franco Panza De Maria, pastore della comunità evangelica di lingua italiana di Losanna, era massone. Grazie al suo aiuto, negli anni ’30 Ernesto Buonaiuti (il noto storico e teologo cattolico romano scomunicato per aver preso le difese del movimento modernista) fu invitato, dalla Facoltà teologica del capoluogo del canton di Vaud, Losanna, a tenere dei corsi liberi. E dopo alcuni anni di insegnamento, l’Università gli offrì di divenire professore ordinario chiedendogli, discretamente, di aderire alla chiesa evangelica cantonale della quale egli avrebbe dovuto preparare ed esaminare i futuri pastori. Ma Buonaiuti, pur riconoscendo la legittimità della condizione posta, declinò l’offerta (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 49; vedi anche Ernesto Buonaiuti, Pellegrino di Roma, pag. 307, 323 versione pdf qui pt.gloria.tv/?media=115351; Marco Novarino, L’Italia delle minoranze. Massoneria, protestantesimo e repubblicanesimo nell’Italia contemporanea, pag. 206).

Ernesto Geymonat, valdese, titolare dell’omonimo stabilimento farmaceutico in Torre Pellice, fu iniziato nell’ottobre del 1910 nella loggia Excelsior. Fu 1° sorvegliante (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 126).

Stefano Peyrot, avvocato valdese, fu iniziato nella loggia Giordano Bruno di Pinerolo, dove conseguì il grado di maestro nel 1910. Ebbe la carica di oratore (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 126, 136-137).

Federico Margaria, valdese, amministratore delegato di una piccola industria tessile, fu iniziato nel giugno del 1900 nella loggia Cavour di Torino. Fu nominato Maestro Venerabile Onorario. In un documento diretto al Gran Maestro Guido Laj, nel 1946, scriveva tra le altre cose: ‘Localmente abbiamo ottenuto l’adesione della popolazione e diversi nostri FF.*. fanno parte dei comitati sia come presidenti sia in qualità di membri. Tuttavia prevediamo che, in ragione della mole dei lavori, ci sarà necessaria la Vostra Assistenza a Roma stessa presso i singoli Ministeri. Diteci se possiamo contare sulla vostra benevola e fraterna collaborazione per il conseguimento di tali progetti’ (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 126-127).

Giuseppe Angeleri (1878-1952). Pastore evangelico battista, era massone. Divenne pastore della chiesa battista di Pordenone nel 1903. (http://www.dehominisdignitate1314.org/massoni.htm http://www.storiastoriepn.it/blog/?p=2609).

Davide Augusto Albarin (1881-1959). Valdese, emigrato in Egitto (nel 1905), fu qui iniziato nella loggia ‘Cincinnato’. Fu Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia in esilio. Tenne in piedi la rete delle logge italiane all’estero, e combattè il fascismo, aderendo anche a tutte le organizzazioni clandestine antifasciste, sostenendole con la sua fede di massone, incoraggiandole con la sua coscienza di fiero repubblicano, in relazione costante con i gruppi di «Giustizia e Libertà» e di «Azione antifascista, di Parigi» (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 51, 120-121).

Corrado Jalla (1883-1947), pastore valdese che operò in Sicilia dal 1908 al 1911, fu iniziato nella massoneria nel 1910 nella loggia ‘Aurelio Saffi’ di Barcellona P.D.G. Nel 1911-12 fu cappellano valdese presso le truppe impegnate in Libia (Cfr. Renato Salvaggio, Vivere il vangelo in minoranza. Breve storia dei valdesi a Palermo, pag. 119; Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 47, 93).

Emanuele Sbaffi (1883-1965), pastore della Chiesa metodista wesleyana, era massone dal 1922 – come sostiene Giordano Gamberini – essendo stato iniziato a Napoli alla loggia ‘Propaganda’ il 6 Luglio 1922 (cfr. Marco Novarino, L’Italia delle minoranze. Massoneria, protestantesimo e repubblicanesimo nell’Italia contemporanea, pag. 204; Giorgio Spini, Italia di Mussolini e Protestanti, pag. 75).

Giorgio Tron (1884-1963), Valdese, biologo di fama. Fu direttore dell’Istituto Sieroterapico Italiano di Napoli dal 1940 al 1953, studioso di parapsicologia, ed anche membro e segretario della Società Italiana di Parapsicologia. Fu iniziato nella Loggia Propaganda di Torino nel 1907, e membro della Loggia Hermes n. 594 di Roma. Fu Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1960 al 1961, e membro effettivo del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato (it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Tron cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 51, 128-130; cfr. Aldo A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 714-715).

Davide Bosio (1885-1950), professore della Facoltà valdese di teologia e esponente della ‘tradizione liberale’, molto vicino all’allora moderatore Comba; era massone, almeno secondo un rapporto del 1931 della polizia fascista (citato da J.P. Viallet, La chiesa valdese di fronte allo stato fascista, Torino, Claudiana 1985, p. 366, nota 9). Fu il fondatore della FUV (Federazione Unioni Valdesi), un movimento giovanile riconosciuto dal Sinodo Valdese nel 1938, e fu anche direttore della rivista valdese ‘La Luce’ (http://www.pinerolovaldese.org/linea7/pinerolo15.php).

Guglielmo Del Pesco (1889-1951), pastore delle Comunità Evangeliche Unite Elvetica e Valdese di Trieste, nonché Moderatore della Tavola Valdese (dal 1948 al 1951), era un massone: ‘Nel corpo pastorale valdese vi furono massoni che detennero le massime cariche della chiesa: il presidente del Comitato per l’evangelizzazione (da cui Pinerolo dipendeva sino al 1886) Matteo Prochet, i moderatori Ernesto Giampiccoli e Guglielmo Del Pesco’ (pinerolovaldese.org/linea7/pinerolo10.php; cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 48,49). In merito alla sua elezione a moderatore della Tavola Valdese nel 1948, nel libro Scelte di fede e di libertà: profili di evangelici nell’Italia unita viene detto che ‘la sua elezione significava una prudente apertura a una visione ecumenica della chiesa (in quello stesso anno si costituì il Consiglio ecumenico delle chiese a Ginevra) in una prospettiva pastorale, dopo le tragedie della seconda guerra mondiale’ (pag. 144). Dunque, Del Pesco era ecumenico, e non poteva non esserlo, essendo massone nonchè seguace di Ugo Janni. Interessante poi notare che tra i presidenti del Consiglio ecumenico delle Chiese sorto nel 1948 – come vedremo dopo – c’erano due massoni. Che coincidenza!

Cesare Gay (1892-1970). Avvocato valdese, massone, fu dirigente della ACDG e presidente della YMCA in Italia che era ‘in stretti rapporti con la massoneria’. Fu iniziato alla massoneria nei primi anni dello scorso secolo nella Loggia Losanna a Napoli, ricoprendo poi varie cariche nell’Ordine massonico e nel Rito Scozzese. Fondò la Loggia Mario Savorgnan d’Osoppo di Pinerolo. Appoggiò i modernisti, ed era profondamente ecumenico, infatti di lui si dice che a lui è legata gran parte della storia dell’ecumenismo valdese nella prima metà del Novecento (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 48,140-141; Giorgio Spini, Italia di Mussolini e Protestanti, pag. 199-200; http://www.pinerolovaldese.org/linea7/pinerolo15.php).

Carlo Piccinni, divenuto evangelista dell’opera Battista, iniziò intorno al 1891 un’attività evangelistica nella città di Matera. Fu pastore della Chiesa Battista di Miglionico in provincia di Matera dal 1892 al 1919. Era un massone, appartenente alla loggia Mario Pagano di Potenza (cfr. di Tommaso Russo e Prinzi Vittorio, La massoneria in Basilicata. Dal decennio francese all’avvento del fascismo, Editore Franco Angeli, 2012, pag. 51, 74).

Teofilo Pons (1895-1991). Professore per molti anni nel Collegio valdese di Torre Pellice, dove sarà anche preside della Scuola media, fu iniziato alla Loggia Excelsior nel 1946. Ricoprì diverse cariche nella Società di Studi valdesi, rimanendo a lungo Direttore responsabile del ‘Bollettino’ (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 135).

Giuseppe Gangale (1898-1978), appartenente ad una Chiesa Battista, era massone. Fu lui che coniò il termine ‘Massonevangelismo’ per indicare quella doppia militanza, in una Chiesa evangelica e nella massoneria, che caratterizzava così tanti personaggi di primo piano del suo tempo. Gangale infatti sosteneva che ‘le società segrete sono una naturale reazione nei paesi dove c’è intolleranza spirituale e politica, cioè nei paesi cattolici’ (Giuseppe Gangale, Consensi e dissensi, «Conscientia», a. III n° 29, 19 luglio 1924), per cui era giusto e normale che degli Evangelici anche in Italia vi aderissero per opporsi al papato!

Bruno Saccomani (1902 – 1970), pastore battista della Chiesa Isola dei Liri dal 1928 al 1929 e di quella di Miglionico dal 1929 al 1931, era un massone (web.tiscali.it/labriola/pastori.htm; Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 147).

Augusto Armand Hugon (1915-1980). Valdese e massone: era un ‘insigne storico del movimento Valdese’. Nel 1943 venne incaricato della cattedra di lettere al Liceo Valdese, dove poi diviene preside. E’ stato anche presidente della Società di Studi Valdesi. E’ stato inoltre sindaco di Torre Pellice dal 1949 al 1961 (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 130-133).

Ernesto Ayassot (-1996), teologo valdese-metodista, docente di lingua e letteratura inglese (molto conosciuto nei paesi di lingua inglese), traduttore della Lettera ai Romani nella Bibbia concordata, 1968, e pastore a Biella, era massone. Giorgio Spini dice di lui: ‘Era un noto anglofilo, legato alle A.C.D.G e anch’egli esponente della Massoneria’ (Giorgio Spini, Italia di Mussolini e protestanti, pag. 251).

Domenico Abate (morto a 93 anni alla fine dello scorso secolo), valdese, appassionato antifascista, era un massone. Ebbe un ruolo importante nella rifondazione della Loggia Excelsior di Torre Pellice, dopo la liberazione d’Italia. Si era trasferito a Torre Pellice da Catania, dove era membro attivo della loggia Martini (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 125, 127, 146).

Giordano Gamberini (1915-2003). Valdese, è stato un eminente figura della massoneria e dell’esoterismo italiano. ‘Insegnante di chimica, venne iniziato al linguaggio dei simboli dal pastore protestante veneziano Tito Signorelli’ (http://www.goiradio.it/notizie/notizia_13.htm). Fu Vescovo della Chiesa Gnostica d’Italia con il nome di Tau Julianus ed eletto per la prima volta Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia nel 1961, rimanendo in carica sino al 1970. Fu direttore dal 1966 della ‘Rivista Massonica’ (che dal febbraio 1980 cambiò formato e denominazione, mutata in Hiram), fu promotore della sua rinascita. Era un massone con spiccate propensioni allo studio del simbolismo, della filosofia e della spiritualità; partecipò alla stesura della ‘Bibbia concordata’ nell’ambito della quale tradusse il Vangelo di San Giovanni. E’ passato alla storia della Massoneria italiana per lo più per le sue doti di diplomatico, sia per il suo dialogo con la Chiesa cattolica al fine di far rimuovere la scomunica contro i massoni, sia con la Gran Loggia Unita d’Inghilterra al fine di far ottenere il riconoscimento di regolarità massonica al Grande Oriente d’Italia. Fu inoltre autore dei volumi “Mille volti di massoni italiani” (1975); “Attualità della massoneria. Contenti gli operai?” (1978) e “Storia e costituzione della Repubblica Romana attraverso i manifesti” (1981). Venne espulso dalla Massoneria con sentenza della Corte Centrale del 13 settembre 1986 per fatti inerenti la Loggia “P2”. Venne sostituito da Augusto Comba alla direzione della rivista Hiram. (www.akhenaton.org/ cfr. Aldo A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 715-736).

Augusto Comba (1923-2009). Valdese, è stato professore di storia del Risorgimento all’università di Torino, e direttore del ‘Bollettino della Società di Studi Valdesi’. Entrato in loggia nel 1949, fu componente della Giunta del Grande Oriente d’Italia, e direttore della sua rivista ufficiale ‘Hiram’ per diversi anni. Nel 1969, lui, Gamberini e Roberto Ascarelli, ebbero dei colloqui con una delegazione ufficiosa di tre sacerdoti cattolici, Rosario Esposito, Giovanni Caprile e Vincenzo Miano, al fine di far rimuovere la scomunica papale contro la massoneria. Il risultato di quei colloqui fu che anni dopo, nel nuovo Codice canonico scomparve la scomunica esplicita alla massoneria. Nel 1974, quindi anni prima che scoppiasse lo scandalo della loggia P2 diretta da Licio Gelli, aveva espresso alla Giunta del Grande Oriente il suo invito ad espellere Gelli e compagnia, ma non fu ascoltato, anzi fu sottoposto ad un procedimento disciplinare. Quando Comba morì nel 2009 il Grande Oriente d’Italia emanò questo comunicato stampa: ‘Roma 4 agosto 2009. Le condoglianze del Gran Maestro Gustavo Raffi per la morte del fr. Augusto Comba. Il Gran Maestro Gustavo Raffi e i Membri della Giunta del Grande Oriente d’Italia partecipano commossi al dolore dei familiari e dei Liberi Muratori per la scomparsa dell’Illustrissimo Fratello Augusto Comba, già Grande Dignitario dal 1961 al 1970 e direttore della rivista massonica “Hiram”, e ne ricordano le grandi doti, il profondo rigore morale, lo spessore culturale mai ostentato. Promotore del risveglio spirituale della Massoneria Italiana negli anni ’50 – ’60, ha testimoniato e garantito negli anni bui del piduismo che il Grande Oriente d’Italia si identifica con i valori della Democrazia e della Carta Repubblicana’ (www.grandeoriente.it/). Il suo libro ‘Valdesi e Massoneria: due minoranze a confronto’ è fondamentale per capire i rapporti tra Valdesi e Massoneria. Lo ha dedicato a due maestri massoni, vale a dire Augusto Armand Hugon e Paolo Ungari.

Pier Carlo Longo, Valdese, già Gran maestro aggiunto della Gran Loggia d’Italia, ora è il gran maestro di una nuova Massoneria che inizia all’Arte Muratoria sia uomini sia donne (Barbara Curti, La nuova Massoneria reggiana, 6 Aprile 2001 – www.telereggio.it/). E’ menzionato nel libro Valdesi e Massoneria (pag. 172-179).

Antonio Mucciardi (1945-) è stato pastore della Chiesa di Napoli – Rione Berlingieri – e di Torre del Greco delle Chiese Cristiane Libere, una denominazione legata storicamente al risorgimento Italiano e incardinata dal 1980 nella Chiesa Valdese e Metodista; eletto per tre trienni consigliere nazionale della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia assumendo in questa organizzazione anche la responsabilità di Segretario del Servizio di Azione Sociale; ed è stato per sette anni Segretario Generale della Consulta Evangelica. Il Supremo Consiglio dei Sovrani Grandi Ispettori Generali del 33° ed ultimo grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato della Libera Muratoria Universale per la giurisdizione italiana del Grande Oriente Italiano – Obbedienza di Piazza del Gesù – il giorno 11 aprile 2010 lo ha eletto nuovo Sovrano Gran Commendatore (cfr. www.grandeorienteitaliano.it). Quantunque non sia più pastore, rimane pur sempre membro della Chiesa Valdese Metodista. Leo Zagami, un ex Illuminati, lo definisce infatti ‘legato alla Chiesa Valdese’ (Leo Zagami, Le confessioni di un Illuminato, Vol. 1, pag. 171).

 

Come potete vedere, il coinvolgimento di Protestanti nella Massoneria è evidente, a tal punto che Giorgio Bouchard, pastore valdese ed ex presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (lo fu dal 1988 al 1994) ha affermato: ‘Per quanto riguarda le chiese evangeliche italiane, è particolarmente imbarazzante dover ammettere che molte fra le personalità che hanno «fatto» il nostro protestantesimo (i dirigenti delle due chiese metodiste, e poi Matteo Prochet, Teofilo Gay, Ernesto Giampiccoli, Ugo Janni) erano membri attivi della massoneria …’ (Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 162). Persino la nota casa editrice Claudiana è stata ‘fatta’ anche da massoni, infatti John Richardson Mc Dougall (1831- 1900), ordinato pastore della Chiesa libera di Scozia nel 1855 e venuto in Italia nel 1859, che ‘aiutò molto i valdesi per l’impianto della tipografia Claudiana’, era affiliato alla Massoneria (Giorgio Dimitriadis, I valdesi e il movimento evangelico nel Salento 1868-1915, pag. 48 nota 40).

E’ un dato dunque inconfutabile che il protestantesimo di oggi in Italia è il risultato anche di influenze massoniche di non poco conto, e questo lo vedremo meglio quando parleremo della genesi della FCEI. Non solo, è altrettanto inconfutabile il fatto che la massoneria è tuttora presente nel Protestantesimo odierno. Il teologo valdese Paolo Ricca infatti nel corso di una relazione dal titolo ‘Protestantesimo e massoneria dopo l’Unità d’Italia’, tenuta a Torino in occasione di un convegno organizzato nel 1997 da Pier Carlo Longo dal titolo Protestantesimo e massoneria in Italia nel secolo XX, ha confermato che la Massoneria è presente in seno alle Chiese Protestanti, dicendo che mentre prima, cioè fino all’avvento del fascismo, ‘la presenza protestante nella massoneria era una presenza pastorale, oggi questa presenza, ridotta nei ranghi, è laica’ (in Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 174).

Ma sulla presenza odierna dei Protestanti – soprattutto dei Valdesi – nella Massoneria, è molto importante quello che ha detto il professore Antonio Panaino, già preside della facoltà di Conservazione dei beni culturali dell’Università di Bologna, che è un importante esponente del Grande Oriente d’Italia infatti è direttore scientifico nonchè condirettore della rivista massonica ‘Hiram’: ‘… nel Grande Oriente abbiamo protestanti, cattolici, qualche mussulmano, molti ebrei, tanti Valdesi ….’ (in Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, pag. 213 – il grassetto corsivo è mio). Avete visto? Attualmente nella Massoneria ci sono TANTI VALDESI. E questo lo dice uno dall’interno del GOI che conosce bene le cose come stanno.

 

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La pagina del libro Fratelli d’Italia scritto da Ferruccio Pinotti dove viene detto che nel GOI ci sono tanti Valdesi

 

Ecco perchè i rapporti tra la Chiesa Valdese e la Massoneria sono buoni, tanto è vero che nel 2008 in occasione del centenario della nascita del Grande Oriente Italiano Obbedienza del Gesù, sì è tenuto il 20 settembre un convegno sul tema “Prospettive etiche della modernità – Culture laiche a confronto”, a Roma presso l’aula magna della Facoltà Valdese di Teologia. Tra gli altri c’erano il Gran Maestro Dott. Nicola Tucci, il professore Daniele Garrone, decano della Facoltà Valdese di Teologia, e Antonio Mucciardi Grande Oratore G.O.I. Obbedienza Piazza del Gesù. Il Convegno è stato voluto dal Grande Oriente Italiano (Doxa, Rivista di studi massonici e di scienze umanistiche, Anno III, pag. 1-88).

 

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La locandina del Convegno Massonico tenutosi nel 2008 presso la Facoltà Valdese di Roma

 

E’ vero anche che alcuni in seno alla Chiesa Valdese vorrebbero cacciare i massoni dal loro mezzo, perchè ritengono incompatibile il Cristianesimo con la Massoneria, ma essi non contano niente, e infatti i tanti massoni sono ancora al loro posto, in quanto la Chiesa Valdese non ha alcuna intenzione di cacciare via i massoni. Non caccia quei suoi membri che sono omosessuali e lesbiche, anzi adesso benedice pure le coppie gay, figuriamoci se si va a mettere contro i valdesi massoni, che poi come abbiamo visto sono TANTI!