La Massoneria smascherata – Indice > La Massoneria nella Chiesa Cattolica Romana e nelle Chiese Protestanti > Nella Chiesa Cattolica Romana > La massoneria alla conquista della Chiesa > Capitolo V – Che conclusioni trarre se la lista è vera? Il giudizio di Panorama. Ma vi erano altri cardinali, per parlare solo di quelli, assai sospettabili anche al di fuori della lista. La dichiarazione di Lichtenau. Cardinali grandi elettori; ‘Loggia di San Pietro’; Il card. Liénart e il Vaticano II. L’ecumenismo conciliare nel giudizio di un 33. Il ‘Grande Iniziato’ Oswald Wirth e la sua religione.
La gravità delle implicazioni derivanti dalla conclusione che le liste di OP e di Panorama sono, per lo meno in rilevantissima parte, veridiche, non può sfuggire a nessuno. Invero lo stesso Panorama, proprio nel citato numero del 10 agosto 1976, nel commentare la sua lista, che pur definiva inattendibile e falsa, non esitava ad affermare: «Se l’elenco fosse autentico, la Chiesa sarebbe in mano ai massoni. Paolo VI ne sarebbe addirittura circondato. Anzi, sarebbero stati loro a fargli da grandi elettori e poi a pilotarlo nelle più importanti decisioni prese durante questi tredici anni di pontificato. E, prima ancora, sarebbero stati loro a spingere il Concilio Vaticano II sulla strada delle riforme». Questa deduzione appare evidente sol che si consideri che la lista riporta i nomi di due Cardinali (Villot e Casaroli) che sono stati niente meno che Segretari di Stato della Santa Sede, e quello di un altro Cardinale (Poletti) che all’epoca era addirittura Cardinal Vicario di Roma e cioè il rappresentante di Paolo VI nel governo della Diocesi dei Papi. Più ancora allarma il fatto che vi siano fortissimi elementi per ritenere che i detti elenchi non fossero esaustivi. Ad esempio, esistono gravissimi indizi di affiliazione massonica sul Cardinale Franz Koenig (1905-2004), autorevole Arcivescovo di Vienna, che fu, col Cardinal Suenens e altri, uno dei principali promotori delle innovazioni conciliari. Il Koenig, infatti, che è stato il grande elettore di Giovanni Paolo II [45], viene indicato da Aldo Mola, storico ufficiale della Massoneria italiana, al condizionale ma, come egli stesso dice, sulla base delle informazioni di un «altissimo e ottimamente informato dignitario giustinianeo», come membro di una Loggia coperta romana, di cui facevano parte, Cesare Merzagora, Marcello Saccucci, Giuseppe Caradonna, Luigi Preti, Eugenio Cefis, Guido Carli, Enrico Cuccia, Michele Sindona, insieme con altri personaggi celebri e celeberrimi [46]. Anche la rivista italiana Il Borghese, del 15 agosto 1976, parlò di una sua presunta affiliazione alla Massoneria. Un’ulteriore gravissima prova a carico di Koenig è data dal fatto che egli, insieme col Gran Maestro Delegato della Massoneria austriaca, Dottor Kurt Baresch, fu il promotore della commissione che approvò, in gran segreto, la «Dichiarazione» di Lichtenau, del 5 luglio 1970, messa per iscritto da Rolf Appel, membro del Senato delle Grandi Logge Riunite della Massoneria tedesca.
Detta dichiarazione, elaborata e sottoscritta da una commissione mista massonico-cattolica, esordisce, incredibilmente, con una invocazione al Grande Architetto dell’Universo, e cioè al dio della Massoneria, e conclude auspicando la revoca di tutte le innumerevoli condanne emesse dalla Chiesa cattolica contro quella sètta nel corso dei secoli, e in particolare dei canoni del Codice di Diritto Canonico del 1917 che irrogano ai massoni la scomunica. Tale auspicio, giova ricordarlo, fu poi adempiuto da Giovanni Paolo II con la promulgazione del nuovo Codex Juris Canonici del 1983 [47]. Un altro nome di Cardinale che non figura nella lista Pecorelli è quello dell’oggi defunto Antonio Samorè (1905-1983), definito da 30 Giorni, del 4 aprile 1993 (pag. 51), «grande pioniere», insieme con Koenig, «del dialogo catto-massonico». Questo ecclesiastico viene indicato dal noto scrittore e giornalista piduista Pier Carpi – grande amico del Venerabile Licio Gelli – in un’intervista rilasciata all’Europeo, del 12 dicembre 1987, sotto il titolo «Nella Loggia di San Pietro», come membro attivo e influente della Loggia Ecclesia. Tale Loggia, a detta del Carpi, opererebbe in Vaticano alle dirette dipendenze del duca di Kent, Gran Maestro della Gran Loggia Madre d’Inghilterra. Essa viene definita da Gelli, nelle sue confidenze all’amico scrittore, come «potentissima» e sarebbe composta «solo (da) Cardinali e alti prelati» (pag. 53). Una notizia analoga ci giunge dal lontano Messico, riportata sulla rivista messicana cattolica progressista Proceso, del 12 ottobre 1992: il Commendatore del Supremo Consiglio della Massoneria messicana Carlos Vasquez Rangel, nel commentare la partenza per Roma del Gran Maestro della Massoneria di quel Paese, Enrique Olivares Santana, per assumervi la carica di ambasciatore presso la Santa Sede, così ebbe a dire: «Certamente troverà lì (in Vaticano) molti reazionari, ma anche molti Fratelli massoni: negli otto quartieri che formano il territorio del Vaticano funzionano quattro Logge massoniche. Alcuni degli alti funzionari del Vaticano sono massoni. Appartengono come noi al Rito Scozzese, ma in forma indipendente (e cioè sono collegati direttamente al duca di Kent, come afferma il Carpi). Anche nei Paesi dove la Chiesa non può operare, essi esplicano la loro attività segretamente, tramite le Logge». Tornando ai Cardinali in carica all’epoca della lista, ma non elencati dal Pecorelli, su cui nondimeno sussistono fondati sospetti di affiliazione e sicure prove di simpatie massoniche, citiamo Richard Cushing (1895-1970), Arcivescovo di Boston, che tenne in quella città, rispettivamente nel 1965 e nel 1966, due conferenze in Logge libero-muratorie [48], e partecipò unitamente ad altri presuli a «riunioni conviviali» [49] con esponenti della Massoneria; il Cardinale Avelar Brandào Vilela (1912-1986), Arcivescovo di Sào Salvador de Bahia, che il 26 dicembre 1975 arrivò addirittura a celebrare una messa di Natale per i membri della Loggia massonica Libertade della sua città, e i loro familiari (vedi fotografia sotto) [50], e il Cardinale Paulo Evaristo Arns, cui nel 1976 fu conferita «un’alta onorificenza massonica» [51].
Sempre con riferimento all’ambiente americano, la rivista Renaissance traditionelle, al suo numero 27 del luglio 1976 (pag. 200), riferisce che la stampa massonica aveva annunciato con soddisfazione che il 28 marzo 1976 il Cardinale Terence James Cooke (1921-1983) aveva assistito a un grande banchetto cui erano intervenuti tremila massoni della Gran Loggia di New York e in quella occasione aveva preso la parola per deplorare «i passati malintesi» ed esprimere la speranza che i medesimi non avrebbero compromesso il «riavvicinamento fra Chiesa e Massoneria» [52]. Un Cardinale il cui nome non figura nella lista di Pecorelli e in quella di Panorama, ma appare in quella, già citata, del periodico Introibo, del luglio 1976, è Achille Liénart, vescovo di Lilla. Il nome di questo prelato era già incluso in una lista di alti ecclesiastici massoni pubblicata dal settimanale italiano Il Borghese. Il Liénart sarebbe stato iniziato alla Massoneria a Cambrai nel lontano 1912, e nel 1924 sarebbe stato elevato addirittura al 30° Grado del Rito Scozzese Antico e Accettato. Sul suo letto di morte, a detta della rivista francese Tradition-Information (nº 7, pag. 21), egli avrebbe esclamato: «Umanamente parlando, la Chiesa è perduta» [53]. Ed è giocoforza riconoscere che, sapendo quel che pare sapesse sulle infiltrazioni massoniche nella Sposa di Cristo, «umanamente parlando» aveva ottime ragioni per esprimersi a quel modo. Liénart è un personaggio particolarmente significativo e importante perché, oltre ad essere il presidente della Conferenza Episcopale di Francia [54] fu lui che, il 14 ottobre 1962, in occasione della prima seduta dei lavori del Concilio, diede inizio alla ribellione contro i programmi della Curia romana, respingendo i nomi da questa proposti per la composizione delle varie commissioni. In tal modo, pose le basi per la messa in discussione di tutti i lavori preparatori [55] per l’introduzione di quelle «novità» conciliari che nel giro di qualche lustro avrebbero profondamente modificato la liturgia e la stessa fisionomia e il concetto di Chiesa [56]. Liénart fu poi uno dei capi di quel gruppo organizzato di padri conciliari del Nord Europa, di tendenze dichiaratamente liberali, che riuscì a prendere il timone del Concilio, pilotandolo verso lidi nuovi e inattesi. Tra gli esponenti più di spicco di tale gruppo figuravano il Cardinale Koenig e il Cardinal Suenens. Il nome di quest’ultimo si riscontra sia nell’elenco di Panorama che in quello di Pecorelli, ed è noto che egli fu in seguito il grande elettore di Paolo VI [57], il quale lo nominò immediatamente moderatore del Concilio a fianco del Cardinale Grégoire-Pierre Agagianian (1895-1971) [58]. Tali essendo le condizioni della Chiesa ai tempi di Paolo VI e di Giovanni XXIII, non può stupire che il barone Yves Marsaudon, 33º Grado della Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato, membro del Supremo Consiglio di Francia della Massoneria, nel suo libro, intitolato L’oecumenisme vu par un franc-maçon de Tradition («L’ecumenismo visto da un massone di tradizione»), e prefazionato da Charles Riandey, Sovrano Gran Commendatore di quel medesimo Supremo Consiglio, già nei primi mesi del 1964, e quindi molto prima della conclusione del Concilio Vaticano II e della redazione dei suoi documenti più rivoluzionari – le dichiarazioni conciliari Nostra Ætate e Dignitatis Humanæ – scrivesse parole che dovrebbero far riflettere ogni cattolico: «Essi (cioè i cattolici) – spiegava infatti il Marsaudon – non dovranno dimenticare che ogni strada (ossia ogni religione) conduce a Dio e mantenersi in questa coraggiosa nozione di libertà di pensiero, che – a tale proposito si può veramente parlare di rivoluzione partita dalle nostre logge massoniche – si è estesa magnificamente sotto il Duomo di San Pietro» [59]. E altrove, dopo avere esaltato «la rivoluzione voluta da Giovanni XXIII, la libertà di coscienza» [60], aggiunge: «Noi pensiamo che un massone degno di questo nome non possa che felicitarsi senza alcuna restrizione dei risultati irreversibili del Concilio» [61].
In prefazione, del resto, aveva scritto: «Questo senso di universalismo che sta venendo alla luce a Roma è veramente la nostra (dei massoni) ragion d’essere. Di conseguenza, non possiamo ignorare il Concilio e le sue conseguenze» [62]. Molto meno dovrebbe felicitarsene, a nostro avviso, un «cattolico degno di questo nome». Infatti, a pag. 82 del medesimo libro, apprendiamo che il barone Marsaudon, richiamandosi alla «teologia» evoluzionistica di Teilhard de Chardin (1881-1955) [63], si augura che il concetto di Dio che alla fine prevarrà sarà quello di «una congiunzione della scienza e della mistica in un accordo ormai possibile». In tale congiunzione il punto Omega teilhardiano (e cioè Dio), «coinciderà finalmente con l’infinito matematico», nel contesto di un «relativismo metafisico», posto «ad un livello talmente lontano dai dogmi da non avere più nulla di assoluto» [64]. Ma più ancora dovrebbe allarmare il fatto che il barone Marsaudon, come prefaziona l’editore al suo libro, fosse discepolo di quel «Grande Iniziato che fu Oswald Wirth» [65], noto cultore di magia e satanista, come risulta, ad esempio, dal suo libro I Tarocchi, dove si incontrano frasi come le seguenti: «Il diavolo è il grande agente magico grazie al quale si compiono i miracoli» [66]: oppure: «Senza ardore diabolico noi rimaniamo freddi e impotenti: dobbiamo avere il diavolo in corpo [67] per influenzare gli altri e per agire in questo modo al di fuori di noi stessi» [68]; o ancora: «Sulla terra nessuno può regnare se non fà alleanza col Principe di questo Mondo» [69]. Da notare che il Wirth auspicava anch’egli, come il suo discepolo Marsaudon, e come tutta la Massoneria, «l’unità religiosa dell’umanità fondata sull’esoterismo comune a tutte le religioni» [70], e cioè sulla fusione ecumenica di tutte le religioni indistintamente. Tale fusione si realizzerà grazie «alla rivolta luciferina contro i dogmi regnanti» [71] e la nuova fede sincretistica sarà posta sotto la presidenza di un «papa» di nuovo genere. Trionferà finalmente in tal modo quello che il Wirth chiama il vero «cattolicesimo integrale» e quel papa sarà «il Sommo Pontefice di tutta l’umanità credente» [72].
[45] Cfr. 30 Giorni nella Chiesa e nel mondo, del 12 dicembre 1993, pag. 53; e del 10 dicembre 1992, pag. 10.
[46] Cfr. A. Mola, Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni, Bompiani Ed., 1992, pag. 744.
[47] Sulla parte avuta da Koenig nella dichiarazione di Lichtenau, poi propalata, contro gli accordi, dall’alto dignitario massonico Raolf Appel e dal teologo Herbert Vorgrimler nel 1975, vedi M. Adler, Die Freimaurer und der Vatikan, Claus P. Clausen Verlag, Lippstadt, 1985, pagg. 123 e ss. Il testo della dichiarazione trovasi anche in J. A. Ferrer, G. Caprile, Massoneria e Chiesa cattolica, Pia Società San Paolo 1979, pagg. 191-194.
[48] La citazione è tratta dal quindicinale Sì sì no no, del 30 novembre 1992, pag. 7.
[49] Cfr. J. Ferrér-Benimeli, G. Caprile, Massoneria e Chiesa cattolica, pag. 116.
[50] Cfr. P. R. Esposito, op. cit., pag., pag. 36.
[51] Cfr. J. Ferrér-Benimeli, G. Caprile, op. cit., pag. 148.
[52] Cfr. G. Virebeau, op. cit., pag. 127.
[53] Cfr. Introibo, luglio 1976, pag. 2; G. Virebeau, op. cit., pag. 12.
[54] Cfr. R. Wiltgen, Le Rhin se jette dans le Tibre («Il Reno si getta nel Tevere»), Éditions du Cèdre, 1973, pag. 16.
[55] Vedasi a riguardo P. Hebblethwaite, Giovanni XXIII, il Papa del Concilio, Rusconi Ed., 1989, pag. 618.
[56] Oggi la Chiesa viene presentata non più come l’arca di salvezza fra gli errori del mondo e l’unica vera fede fra le molte false, ma come una via di trascendenza, un po’ migliore delle tante.
[57] Cfr. 30 Giorni, del 7 luglio 1992, pag. 45.
[58] Ibid.
[59] Cfr. Y. Marsaudon, L’oecuménisme vu par un franc-maçon de Tradition, éditions Vitiano, Parigi, 1° trimestre 1964, pag. 121.
[60] Il grassetto è testuale.
[61] Cfr. Y. Marsaudon, op. cit., pag. 120.
[62] Ibid., pag. 25.
[63] Teologia che specialmente attraverso Padre De Lubac, nominato poi Cardinale da Giovanni Paolo II per i suoi «meriti» dottrinali e conciliari, ebbe grande influenza sul Vaticano II.
[64] Cfr. Y. Marsaudon, op. cit., pag. 82.
[65] Ibid., pag. 20.
[66] Cfr. O. Wirth, I Tarocchi, Ed. Mediterranee, Roma 1990, pag. 209.
[67] Il grassetto è testuale.
[68] Cfr. O. Wirth, op. cit., pag. 212.
[69] Ibid., pag. 213.
[70] Ibid., pag. 250.
[71] Ibid., pag. 229.
[72] Ibid., cap. V, «Il Papa», pag. 150.