Gli effetti del mangiare il pane e del bere del calice del Signore secondo la Scrittura

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Come abbiamo visto il catechismo cattolico afferma che l’eucarestia in chi la riceve degnamente opera delle cose miracolose, infatti accre­sce e conserva la grazia, rimette i peccati veniali e preserva dai mortali, consola e conforta e accresce la carità e la speran­za della vita eterna. Era inevitabile, dobbiamo dire, che dando quell’errato significato alla cena del Signore, i teologi catto­lici tirassero fuori pure tutti questi effetti straordinari. Ma che dice la Scrittura? La Scrittura non dice che la cena del Signore conserva e accresce la grazia, che rimette certi peccati e preserva da altri, e non dice neppure che dà conforto e accre­sce la carità e la speranza della vita eterna. Tutto quello che essa dice è che ogniqualvolta mangiamo quel pane e beviamo quel vino noi annunziamo la morte del Signore finché egli venga secon­do che è scritto: “Ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finch’egli venga”;[1] e che noi abbiamo comunione con il corpo ed il sangue di Cristo secondo che è scritto: “Il calice della benedi­zione che noi benediciamo, non è egli la comunione col sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è egli la comunione col corpo di Cristo?”.[2] Qualcuno dirà: Tutto qui? Sì, tutto qui. Naturalmente è superfluo dire che si prova gioia nel partecipare alla cena del Signore, appunto perché si ricorda la morte del Signore e quindi il suo grande amore verso di noi, e si ha comu­nione con il suo corpo ed il suo sangue.

 


[1] 1 Cor. 11:26

[2] 1 Cor. 10:16