Noi accettiamo l’unzione dell’olio così come ci è insegnata dalla Scrittura

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Noi crediamo nell’unzione dell’olio ammi­nistrata ai malati che ne fanno richiesta, e crediamo che ungen­doli d’olio nel nome di Cristo Gesù e pregando su loro nel suo nome, essi vengono guariti dalla loro infermità. Innanzi tutto questa unzione va amministrata da parte degli anziani a tutti i malati che ne fanno richiesta; questo significa che non è solo il malato in grave condizioni o in fin di vita ad avere il dovere di chiamare gli anziani della Chiesa, ma qualsia­si malato, anche chi ha un semplice mal di testa, per fare un esempio. Per ciò che riguarda l’olio che si usa nell’amministrare l’unzio­ne agli infermi esso è semplice olio d’oliva, che noi non chia­miamo santo perché la Scrittura non ci autorizza a chiamarlo in questa maniera, e non è stato portato ad essere benedetto da nessun ministro di Dio perché di tale benedizione da dare all’olio dell’unzione dei malati la Scrittura non ne parla. L’olio rappresenta lo Spirito Santo e in esso non c’è nessun potere di guarire l’infermo, infatti non è l’olio che guarisce l’infermo ma il Signore (come non c’è nell’acqua nella quale viene immerso il credente al battesimo il potere di cancellare i peccati).

A conferma di ciò ricordiamo che è scritto che è la preghiera della fede che salverà il malato, ossia la preghiera fatta con fede dagli anziani a Dio; e che è il Signore che lo ristabilirà. Ricordiamo a tale proposito che affinché la guarigione possa verificarsi è necessaria anche la fede del malato; il malato non deve punto dubitare per ricevere la guarigione divina. Diciamo questo perché talvolta si dimentica che non devono credere solo gli anziani che pregano sull’infermo, ma anche l’infermo stesso. Per questo si deve aspettare che sia l’infermo a chiamare gli anziani, e non viceversa; perché è solo quando l’infermo di sua spontanea volontà chiede agli anziani che si preghi su lui che si vede una sicura manifestazione di fede da parte sua. Anche le parole: “E s’egli ha commesso dei peccati, gli saranno rimessi”,[1] sono vere perché oltre alla malattia il Signore fa scomparire dall’infermo anche quei peccati che possono essere la causa della malattia; ma esse, lo ripeto, sono indirizzate a dei credenti e non a degli increduli.

E poi occorre dire che non è l’unzione che rimette i peccati, ma il Signore; e che questa remissione dei peccati è sempre legata al pentimento e alla confessione dei peccati dell’ammalato perché è scritto: “Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetter­ci i peccati e purificarci da ogni iniquità”.[2] Vogliamo dire con questo che il credente malato che chiede agli anziani di ungerlo d’olio, se ha commesso dei peccati, deve accostarsi a Dio con un cuore pentito per i suoi peccati per ottenere la remissione di essi, altrimenti quei peccati gli saranno ritenuti anziché rimes­si.

Abbiamo fatto questo discorso per fare capire che l’unzione degli infermi non è un atto che possiede in sé il potere di guarire e di rimettere i peccati, ed è legato, affinché porti i frutti spiegati da Giacomo, alla fede del malato, degli anzia­ni, e ad un sincero pentimento del malato se questi ha peccato. Nel caso poi un credente si trovi sul letto di infermità e Dio ha deciso di prenderlo con sé in gloria perché è giunta la sua ora, egli per certo sarà consolato dal Signore perché Egli è “l’Iddio d’ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizio­ne”;[3] sarà sempre il Signore che gli darà la forza per sopportare le sofferenze e lo guarderà dal maligno secondo che è scritto: “Ma il Signore è fedele, ed egli vi renderà saldi e vi guarderà dal maligno”.[4] Per certo un credente non si appoggia sull’unzione dell’olio per affrontare le ultime ore della sua vita e resistere al diavolo, ma egli si appoggerà sulla sua fede sapendo che è solo mediante lo scudo della fede che egli potrà spegnere tutti i dardi infuocati del diavolo.[5]

Per concludere; noi accettiamo l’unzione dell’olio ordinata dall’apostolo Giacomo, ma non come ordinamento istituito da Cristo perché la Scrittura non ci conferma che Cristo abbia detto di farla per ricordare o per significare qualche cosa già avvenuta (a differenza del battesimo e della santa cena); se dovessimo accettarla come ordinamento istituito da Cristo solo perché Giacomo ne parla, dovremmo pure accettare come sacramenti anche il pregare e il salmeggiare perché poco prima lo stesso Giacomo dice: “C’è fra voi qual­cuno che soffre? Preghi. C’è qualcuno d’animo lieto? Sal­meggi”.[6]

 


[1] Giac. 5:15

[2] 1 Giov. 1:9

[3] 2 Cor. 1:3,4

[4] 2 Tess. 3:3

[5] Cfr. Ef. 6:16

[6] Giac. 5:13