La decima

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La dottrina unitariana.

Nel libro Doctrines of the Bible si legge: ‘Il Nuovo Testamento non interruppe mai la pratica del pagamento delle decime per sostenere l’opera del ministerio; al contrario, sia Gesù che lo scrittore agli Ebrei parlarono della pratica approvandola (Matteo 23:23; Ebrei 7:4-10)’.[1]

Confutazione.

Che sia Gesù che lo scrittore agli Ebrei parlarono della decima è innegabile. Ma che Gesù ne abbia parlato facendo capire che anche i suoi discepoli dovevano pagarla su tutte le loro entrate per sostenere i ministri del Vangelo, o che lo scrittore agli Ebrei ne abbia parlato in maniera tale da far capire che al suo tempo i cristiani pagavano la decima è qualcosa da negare categoricamente. Perché dalle loro parole non si evince affatto che noi figliuoli di Dio sotto la grazia dobbiamo pagar la decima come facevano gli Ebrei. E adesso lo dimostreremo spiegando sia le parole di Gesù che quelle dello scrittore agli Ebrei sulla decima.

Ÿ Gesù un giorno disse ai Farisei e agli scribi: “Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta e dell’aneto e del comino, e trascurate le cose più gravi della legge: il giudicio, e la misericordia, e la fede. Queste son le cose che bisognava fare, senza tralasciar le altre”.[2] Perché Gesù li riprese in quella maniera? Perché i Farisei e gli scribi basandosi sulla legge di Mosè davano la decima delle loro entrate, erano molto scrupolosi, tanto che la davano persino sulla menta, sull’aneto e sul comino; ma nello stesso tempo trascuravano le cose più importanti della legge, ossia la giustizia, la misericordia e la fede. E difatti essi amavano il denaro, e non erano affatto propensi ad aiutare le vedove; tanto è vero che Gesù li riprese anche perché divoravano le case delle vedove. E’ assolutamente vero che Gesù non condannò il pagamento della decima con quelle parole infatti disse che non bisognava tralasciarla. Ma si presti attenzione a queste cose; primo, Gesù si rivolse a gente che era sotto la legge ma noi ora siamo sotto la grazia; secondo, che dalle sue parole si evince che non solo la decima non doveva essere trascurata ma anche altre pratiche della legge (come il sabato, le feste, ecc.) per cui se si prendono queste parole per sostenere che Gesù ci ha insegnato a pagar la decima come facevano i Giudei allora dobbiamo prendere queste parole per sostenere che Gesù ci ha insegnato ad osservare anche il sabato, le feste, cioè a non tralasciare sia la decima che le altre cose. Gesù dunque non rigettò la pratica del pagamento della decima; come avrebbe potuto farlo quando era un comandamento della legge dei Giudei? Ma d’altronde Gesù non disse neppure ai Giudei di non osservare il sabato, di non far circoncidere i loro figli, di non osservare le feste, perché anche queste erano pratiche da osservare secondo la legge. Gesù dunque con quelle parole non comandò ai suoi discepoli di sostenere i ministri del Vangelo con le decime, ma esortò i Farisei e gli scribi a praticare innanzi tutto la misericordia e la giustizia, senza per questo abbandonare la decima. Ma mettiamo il caso che Gesù con quelle parole rivolte ai Farisei volle dire che i suoi discepoli dovevano sostenere i ministri del Vangelo con le loro decime; cosa sarebbe successo? Sarebbe successo che i suoi discepoli che erano quasi tutti Ebrei avrebbero trasgredito la legge di Mosè. Perché? Perché secondo la legge le decime gli Ebrei dovevano darle per sostenere i Leviti in contraccambio del loro servizio svolto nel tempio, i quali a loro volta dovevano dare una decima di queste decime ai sacerdoti,[3] ma dandole a Gesù e ai suoi apostoli non le avrebbero date a Leviti. Ricordatevi infatti che secondo la legge erano i Leviti incaricati di riscuotere le decime; solo a loro bisognava dare le decime. Gesù era un Levita forse? No, perché lui era della tribù di Giuda. Quindi Gesù con quelle parole sulla decima non poté mai significare che i suoi discepoli dovevano sostenere lui o i suoi apostoli con le loro decime. Gesù insegnò ai suoi discepoli a far parte agli altri dei loro beni; lui stesso e i suoi apostoli furono fatti partecipi dei beni di molte donne che “assistevano Gesù ed i suoi coi loro beni”.[4]

Ÿ Lo scrittore agli Ebrei dice: “Or quelli d’infra i figliuoli di Levi che ricevono il sacerdozio, hanno bensì ordine, secondo la legge, di prender le decime dal popolo, cioè dai loro fratelli, benché questi siano usciti dai lombi d’Abramo; quello, invece, che non è della loro stirpe, prese la decima da Abramo e benedisse colui che avea le promesse! Ora, senza contraddizione, l’inferiore è benedetto dal superiore; e poi, qui, quelli che prendon le decime son degli uomini mortali; ma là le prende uno di cui si attesta che vive. E, per così dire, nella persona d’Abramo, Levi stesso, che prende le decime, fu sottoposto alla decima; perch’egli era ancora ne’ lombi di suo padre, quando Melchisedec incontrò Abramo”.[5]

Vedere in queste parole l’insegnamento a pagar le decime anche sotto la grazia è errato per questi motivi. Perché lo scrittore agli Ebrei questo discorso sulle decime lo fa per dimostrare che Melchisedec è superiore ad Aaronne, per cui anche il sacerdozio di Melchisedec è superiore a quello di Aaronne. Infatti egli giunge alla logica conclusione che considerando che Abramo dette la decima della preda a Melchisedec, costui doveva essere veramente grande nel cospetto di Dio. E poi, non solo Melchisedec prese la decima da Abramo ma lo benedisse anche, e senza contraddizione è l’inferiore ad essere benedetto dal superiore. Inoltre considerando che Levi, che secondo la legge ha l’ordine di riscuotere le decime dal popolo, era a quel tempo ancora nei lombi di Abramo; di conseguenza nella persona di Abramo la decima la diede anche Levi che secondo la legge era incaricato a riscuotere le decime. Il fatto che lo scrittore dica che “qui quelli che prendono le decime sono uomini mortali ma là le prende uno di cui si attesta che vive”, è vero; ma chi erano a quel tempo coloro che qui in terra prendevano le decime? I ministri del Vangelo forse? No, bensì i ministri del tempio, cioè i Leviti che come abbiamo detto erano incaricati di riscuotere le decime dal popolo. I ministri del Vangelo in questo discorso della riscossione delle decime non c’entravano affatto. Come non c’entravano affatto in queste parole sempre della lettera agli Ebrei: “Ci son quelli che offrono i doni secondo la legge, i quali ministrano in quel che è figura e ombra delle cose celesti”,[6] è evidente infatti che quelli che ministravano in quel che è ombra di cose celesti non potevano essere i ministri del Vangelo. Dunque se in Cristo non c’è bisogno di offrire i sacrifici espiatori prescritti dalla legge perché mai ci dovrebbe essere bisogno di riscuotere le decime, prescritte dalla legge, da parte dei ministri del Vangelo?

E’ chiaro però che non perché i ministri del Vangelo non hanno l’ordine di riscuotere le decime del popolo come lo avevano i Leviti, essi non hanno il diritto di essere fatti partecipi dei beni di coloro che beneficiano del loro servizio, tanto è vero che la Scrittura dice: “Colui che viene ammaestrato nella Parola faccia parte di tutti i suoi beni a chi l’ammaestra”,[7] ed ancora che “il Signore ha ordinato che coloro i quali annunziano l’Evangelo vivano dell’Evangelo”.[8]

Dunque il principio che c’era sotto la legge per sostenere i Leviti e i sacerdoti, è presente anche sotto la grazia, difatti il popolo di Dio deve sostenere coloro che annunciano l’Evangelo in modo che non gli manchi nulla; solo che sotto la grazia non c’è l’ordine per i ministri del Vangelo di riscuotere le decime dei credenti come c’era per i Leviti.

 


[1] Doctrines of the Bible, pag. 246

[2] Matt. 23:23

[3] Cfr. Num. 18:25-31

[4] Luca 8:3

[5] Ebr. 7:5-10

[6] Ebr. 8:4-5

[7] Gal. 6:6

[8] 1 Cor. 9:14