Il piccolo comune siciliano è il primo in Italia a utilizzare gli animali per la raccolta dei rifiuti. Costano 30 volte meno di un autocompattatore, non inquinano e trasportano il doppio dei materiali
di Attilio Bolzoni
Si arrampica su per il vicolo pietroso del Rosario, il quartiere più lontano. Scalcia e raglia. Poi ubbidientissima procede verso la collina, caricandosi addosso i rifiuti del paese. Non sono ancora le otto del mattino quando Cosima inizia la sua giornata di lavoro. E’ un’asina di razza ragusana, ha il manto baio scuro, le orecchie lunghe e dritte. «Amunì», andiamo gli grida Giuseppe, operatore ecologico con una vita passata fra campi e stalle. Una pacca sulla groppa e Cosima va.
E’ costata milleduecento euro, quasi trenta volte in meno di quell’autocompattatore che consumava nafta e buttava fumi. Raccoglie più del doppio della spazzatura che portava il furgone. Sopravvive con una balla di fieno al giorno. Non inquina. Non si rompe. Non paga bollo e nemmeno assicurazione. E’ lo spazzino perfetto. Lei, Cosima, e anche Valentina, anche Rondine e quelle altre tre asine che formano la squadra speciale di pulizia del comune di Castelbuono, una Sicilia tutta verde in mezzo alle querce e gli agrifogli del parco delle Madonie.
Li chiamano “ecoasine” ma sono qualcosa di più. E poi solo Cosima ce la fa a passare da quel budello che è via dei Mercanti e poi scivolare giù fino a via San Nicola, risalire in via Vittimaro, scendere in via Livolsi e abbeverarsi alla fontana dove sgorga l’acqua delle montagne più alte dell’isola. Sul dorso ha già due casse di legno piene di sacchi bianchi. Una cinquantina di chili di immondizia. «Oggi è quella normale, domani è il turno della plastica e dei vetri», racconta Giuseppe Conoscenti, il guardiano che accompagna ogni mattina Cosima fra le viuzze di Castelbuono. Giovanni prima faceva il pastore, da otto mesi è il netturbino addetto a una delle sei asine di Castelbuono. Vanno in giro sempre insieme. Lui davanti e Cosima dietro. Giuseppe la tira per le briglie, le parla, l’accarezza. «In certi giorni mi viene da pensare che è meglio quest’asina di alcune persone», confida mentre afferra un altro dei sacchi bianchi che penzolano dai balconi del Rosario. Metà del quartiere è già svuotato dai suoi rifiuti. Come al Belvedere, dove c’è Valentina. E dall’altra parte del paese, dove c’è Rondine. Nelle prossime cinque ore le “spazzine” porteranno via tutto.
E’ il primo comune d’Italia che ha scelto le asine al posto dei camion. «Ma stanno già provando a utilizzarle in altri tre paesi, a Riace in Calabria, a Caltabellotta in provincia di Agrigento e a Santa Maria a Monte che è vicino Pisa», spiega Mario Cicero, il sindaco di Castelbuono che quasi un anno fa ha avuto l’idea di sostituire gli autocompattatori con le bestie. Ricorda: «Ero a Belfast per un grande convegno sui parchi del mondo, tutti parlavano di ecologia e di salvare la terra, ho pensato che anche con un piccolo esempio si poteva contribuire a migliorare l’ambiente dove viviamo». E’ tornato a Castelbuono, si è informato sulle asine, gli hanno spiegato che le migliori le poteva trovare a Ragusa. Ci è andato e ne ha comprate sei. Costo medio mille euro l’una, un po’ più care quelle “ragusane”, più a buon mercato i meticci siciliani. Le ha fatte caricare su due camioncini e il 10 febbraio del 2007 le sei asine hanno cominciato a ripulire il paese. In questi 8 mesi sono uscite ogni giorno, non hanno saltato un turno. «E abbiamo raccolto 140 mila e 239 chili di immondizia in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso», dice il sindaco mostrando una tabella dove c’è il confronto dei numeri settimana dopo settimana.
Fa anche un bilancio delle spese della sua amministrazione. Il costo dell’autocompattatore – 30 mila euro – lo avrebbe ammortizzato in cinque anni e poi avrebbe dovuto anche sostituirlo. L’asino può lavorare per più di due decenni. La manutenzione di un mezzo meccanico si aggirava sugli 8 mila euro l’anno, un asino – fra fieno e ricovero in stalla – non supera i 2 mila euro. «E poi arrivano dappertutto, dove i furgoni si devono fermare le nostre asine si infilano», racconta ancora l’ex pastore Giuseppe. Ma perché utilizzate solo femmine? «Sono più mansuete dei maschi», risponde lui mentre si avvia verso la stalla dove Cosima finalmente potrà riposarsi.
Fino all’altro giorno nella stalla c’erano anche Teresa, Concetta e Marianna. Ma all’improvviso sono morte tutte e tre. Qualcuno sospetta un avvelenamento, una ritorsione contro il sindaco. Ma forse hanno mangiato solo erba grama. Le hanno comunque già rimpiazzate. Dall’istituto zooprofilattico hanno inviato un dono a Castelbuono: altre tre asine. Anche loro di razza ragusana, la più pregiata. Così in paese continueranno la raccolta dei rifiuti con le loro bestie. Dice il sindaco: «E altre ne compreremo, l’esperimento è riuscito per l’immondizia e poi ha anche riavvicinato l’uomo ad un animale che tutti considerano stupido e invece stupido non è. Se queste asine hanno un difetto, quello è la testardaggine». Concetta, una delle tre asine morte, durante il suo tragitto si fermava ogni mattina davanti alla pasticcieria Pinzino. Se qualcuno non le allungava un dolcetto alle mandorle, lei non andava più avanti.
(29 ottobre 2007)
Fonte: Repubblica.it
Foto: AFP/Leon Neal
Costano meno e trasportano il doppio lo dici tu