di Lorenzo Fazzini
Dalle fredde latitudini dell’Europa del Nord si ‘scongela’ per la prima volta in maniera ufficiale la graniticità dell’islam nei confronti della conversione ad un’altra fede. Nei giorni scorsi a Oslo è stata firmata un’inedita intesa tra rappresentanti cristiani e autorevoli figure islamiche con cui si sancisce in modo unanime il rispetto della libertà di ciascun credente di cambiare fede, primo accordo di questo tipo al mondo.
L’importante passo in avanti è avvenuto tra il Consiglio islamico di Norvegia e il Comitato ecumenico della Chiesa di Norvegia, luterana: un documento di poche righe, ma che d’ora in poi rappresenta un metro di confronto inderogabile nel rapporto tra islam e cristianesimo. I due soggetti istituzionali hanno dichiarato «in maniera congiunta» che «ciascuna persona è libera di adottare la fede religiosa secondo la propria scelta». Non solo: i due organismi si fanno anche esplicitamente carico di un’azione in positivo sul delicato fronte della libertà religiosa: «Denunciamo e siamo impegnati ad agire rispetto a tutte le violenze, le discriminazioni e gli abusi inflitti ad una persona in reazione alla sua scelta o al desiderio di convertirsi da una religione all’altra, sia in Norvegia che all’estero». In altre parole, cristiani e musulmani di Norvegia – 72 mila sui circa 4 milioni e 700 mila abitanti – annunciano che faranno della difesa della libertà religiosa un punto qualificante del loro impegno. La dichiarazione, sottoscritta da Shoaib Sultan, segretario generale del Consiglio islamico, e da Olav Fykse Tveit, numero uno del Comitato ecumenico della Chiesa norvegese, afferma il diritto di «praticare la propria religione sia in maniera pubblica che privata» e sottolinea che ogni «attività missionaria o informativa nei confronti degli altri deve essere fatta secondo criteri moralmente accettabili, senza l’uso di nessuna forma di forza o manipolazione». I due organismi religiosi riconoscono, in un testo che commenta la dichiarazione, che «in Norvegia ci sono poche conversioni dal cristianesimo all’islam, o viceversa». Ma la situazione ‘numerica’ non deve diventare un alibi per tralasciare questo argomento: «Non abbiamo dubbi che la libertà religiosa, con il diritto alla conversione, è un principio pienamente riconosciuto, che si riflette in comportamenti pratici accettati sia dal Consiglio islamico che dal Comitato ecumenico». L’intesa non rappresenta un episodio isolato nel dialogo islamo-cristiano nel Paese nordico: durante i mesi dei disordini del 2006 a causa delle vignette anti-islamiche pubblicate nella vicina Danimarca, i due gruppi religiosi (insieme ad altre comunità, come la locale Chiesa cattolica) avevano rilasciato una dichiarazione congiunta in cui si condannavano i disegni satirici come «offesa al sentimento religioso dei fedeli musulmani» e al tempo stesso si denunciavano «tutti gli atti di violenza» avvenuti in quel frangente.
Fonte: Avvenire.it – giovedì 18 ottobre 2007