La chiesa di Gaza è presa nei tiri incrociati del Hamas, del Fatah e d’Israele. Malgrado una situazione sempre più critica per i cristiani palestinesi, alcuni scelgono di rimanere. Hanna Massad è pastore della chiesa battista di Gaza, e Suhad sua moglie è responsabile di una libreria biblica. Loro restano per amore dei Palestinesi e degli Israeliani.
“Noi li amiamo” afferma Suhad. Questa presa di posizione non è sempre apprezzata dai mussulmani. Per quest’ultimi, amare gli Israeliani costituisce un atto di tradimento nella loro lotta per uno stato sovrano. Hanna e Suhad però non sono coinvolti politicamente. Loro mostrano l’amore poiché vogliono vivere la loro fede cristiana. È in ragione di quest’amore che essi hanno scelto di vivere a Gaza. Il loro ministerio li chiama a servire il prossimo, Ebreo o Arabo che sia, ma gli capita di chiedersi se essi non siano stati dimenticati dai cristiani di tutto il mondo.
Hanno deciso di rimanere. Nondimeno, secondo Suhad i cristiani sono doppiamente vittime della guerra: “Come tutti quelli che sono rinchiusi in Gaza, noi soffriamo per la situazione politica. Soffriamo anche per le accuse dei musulmani. Loro ci considerano come dei traditori. Ai loro occhi un Palestinese non può essere un cristiano”.
“Probabilmente noi viviamo i momenti più difficili mai conosciuti a Gaza” racconta Hanna. “La spirale di violenza dopo la presa in ostaggio di un soldato israeliano il 25 giugno ha colpito tutta la Striscia di Gaza con la sua popolazione di 1,4 milioni di abitanti. La gente è sprovvista delle necessità essenziali quali l’acqua, l’elettricità, il gas, e il cibo è raro”.
Per quanto lui sia il pastore, questi tempi sono molto difficili: le riunioni sono annullate e i fratelli e le sorelle hanno paura. La coppia si confronta con grandi momenti di disperazione.
“Mi fanno capire che il mio posto non è qui”
Dalla seconda Intifada del 2000, la situazione a Gaza è cambiata bruscamente. “Siamo isolati. Le frontiere sono chiuse e l’odio contro Israele non ha fatto che crescere fra la popolazione. Di fronte ai problemi e alla violenza molti sono alla ricerca della loro propria identità. Mi accorgo che sono diventati più conservatori… e più fondamentalisti” soggiunge il pastore.
“Non mi piace fare le compere nel centro” confida Suhad. “Mi fanno spesso delle osservazioni spiacevoli perché sono cristiana. L’altro giorno ancora due musulmani si sono messi a recitare le loro preghiere ad alta voce perché indossavo una maglia con le maniche corte. Altri mi fanno capire che devo lasciare il paese, che il mio posto non è qui, benché io sia palestinese. La pressione che subiamo è enorme”.
Durante la prima metà dell’anno 2006, un gruppo di fondamentalisti aveva lanciato delle minacce contro la libreria cristiana. In primavera l’edificio è stato il bersaglio di un attacco dinamitardo ma senza grandi danni. Il messaggio era chiaro: la libreria cristiana non è la benvenuta in Gaza. Il negozio è stato chiuso per un periodo poi ha aperto di nuovo le porte in maggio.
Da quando il movimento fondamentalista del Hamas ha vinto le elezioni e dalla lotta armata tra l’Hamas e l’ex partito di governo Fatah, i cristiani fanno anche le spese di questa violenza: il custode della chiesa Battista è stato ucciso il 22 maggio scorso, benché si trovasse all’interno della libreria della chiesa e non partecipasse in alcun modo alle ostilità.
Fonte: Portes Ouvertes/TopInfo
Voglio mandare un messaggio hai miei fratelli e sorelle di Gaza sopratutto al pastore e sua moglie spero che lo potrai scrivere.
“IO PREGO PER VOI DIO VI PROTEGGERA’ PERCHE’ SARA’ IL VOTRSO RIFUGIO FATE LE CONDAGLIANZE ALLE FAMIGLIE DEI FRATELLI UCCISI DICENDO LORO CHE SONO CON IL SIGNORE E’ LI INCORTREREMO QUANDO GESU’ TORNERA’;QUALSIASI COSA CAPITERA’ SAPPIATE CHE E’ UN PIANO DI DIO PER NOI.SHALON DIO SIA CON VOI”
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