1. Cosa devo fare per essere salvato?
Devi credere nel Signore Gesù Cristo, in altre parole devi credere che Lui è il Figlio di Dio che è morto sulla croce per i nostri peccati, che fu seppellito e che il terzo giorno risuscitò dai morti apparendo a coloro che Lui aveva innanzi scelto come suoi testimoni, con i quali mangiò e bevve pure (cfr. Atti 16:31; 1 Cor. 15:1-11). Perché devi credere queste cose? Perché così ha stabilito Dio; questa è la via della salvezza, ogni altra via della salvezza che viene predicata è falsa.
Sappi dunque che solo mediante la fede nel nome di Gesù Cristo si può essere salvati: in nessun’altra maniera. E questo perché egli quando morì sulla croce espiò con il suo sangue la pena dei nostri peccati. Difatti lui stesso ebbe a dire, la notte in cui fu tradito e arrestato, quando diede il calice ai suoi discepoli: “…questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per la remissione dei peccati” (Matt. 26:28). E l’apostolo Paolo conferma ciò quando dice agli Efesini: “Poiché in lui noi abbiamo la redenzione mediante il suo sangue…” (Ef. 1:7).
La salvezza è gratuita dunque secondo che è scritto: “Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede, e ciò non viene da voi; è il dono di Dio” (Ef. 2:8). Essa non si ottiene per opere, per cui tu non la puoi meritare e neppure guadagnare facendo opere buone; e questo “affinché nessuno si glorî” (Ef. 2:9) dinanzi a Dio. Se la salvezza potesse essere meritata dall’uomo o guadagnata da lui con le sue fatiche e i suoi sacrifici Cristo sarebbe morto inutilmente, il suo sangue sarebbe dunque stato sparso per nulla. Il suo sacrificio sarebbe un gesto inutile, veramente inutile.
Se quindi tu vuoi essere salvato dai tuoi peccati e dall’ira di Dio a venire, pentiti ora dei tuoi peccati ed accetta per fede il sacrificio espiatorio compiuto da Gesù Cristo. All’istante ti sentirai liberato dalle funi del peccato che ti tengono legato, e assaporerai la libertà che c’è in Cristo Gesù. Oltre a ciò ti sentirai subito riconciliato con Dio, talché l’ira furente di Dio sarà rimossa da sopra di te, e quando morirai la tua destinazione non sarà l’inferno ma il paradiso. Adesso, proprio adesso, ravvediti e credi in Cristo Gesù.
2. La grazia si può perdere o in altre parole, coloro che hanno fatto una reale esperienza con Dio possono perdere il loro stato di grazia?
La risposta a questa domanda è affermativa; la Scrittura dice chiaramente che esiste questa eventualità o possibilità.
Vediamo quali sono le Scritture che attestano ciò.
Lo scrittore agli Ebrei afferma quanto segue: “Perché quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono, è impossibile rinnovarli da capo a ravvedimento, poiché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figliuol di Dio, e lo espongono ad infamia. Infatti, la terra che beve la pioggia che viene spesse volte su lei, e produce erbe utili a quelli per i quali è coltivata, riceve benedizione da Dio; ma se porta spine e triboli, è riprovata e vicina ad esser maledetta; e la sua fine è d’esser arsa” (Ebr. 6:4-8). A riguardo di queste parole vorrei dire alcune cose per spiegarle. Innanzi tutto voglio dire che coloro dei quali si dice “se cadono” sono identificati come veri credenti. Perché dico questo? Perché alcuni quando devono spiegare queste parole vogliono far passare coloro dei quali parla lo scrittore per dei non credenti o meglio per dei non veri credenti, insomma per qualcuno che sembrava esteriormente un credente ma nella realtà non lo era. Questo è falso perché le caratteristiche enunciate dallo scrittore non lasciano minimamente pensare a una cosa del genere, anche perché lo scrittore si rivolgeva a dei credenti e non avrebbe avuto senso avvertirli su un pericolo che per loro non esisteva perché erano dei veri credenti prendendo come esempio quello che poteva succedere a dei credenti finti! E non solo, diciamo anche che le parole sopra citate si riferiscono a credenti maturi, ben versati nella Parola di Dio, e non a dei bambini in Cristo. Ma vediamo da più vicino le parole prima menzionate.
Coloro che sono stati una volta illuminati sono i credenti i quali, dopo avere vissuto una vita nelle tenebre, mediante la Parola di Dio che è luce e lo Spirito Santo che è stato mandato nel mondo per convincere il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio, hanno riconosciuto i loro misfatti e hanno deciso di invocare il Signore affinchè avesse pietà di loro. Una grande luce si levò su di loro in quel beato giorno; le tenebre si dileguarono e la luce del Signore venne su di loro. Essi furono quindi messi in grado di vedere la luce. Che si riferisca a dei credenti il passo è confermato dal fatto che più in avanti lo scrittore dice a quei fratelli di ricordarsi “dei giorni di prima, quando dopo essere stati illuminati, voi sosteneste una così gran lotta di patimenti….” (Ebr. 10:32).
Una volta illuminati costoro hanno gustato il dono celeste, che è da intendersi come la vita eterna perché il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore (cfr. Rom. 6:23). Giovanni dice in riferimento a Gesù che Egli è “il vero Dio e la vita eterna” (1 Giov. 5:20). Evidentemente chi gusta il dono celeste gusta la bontà di Dio, gusta quanto il Signore è buono e difatti Pietro parlando ai santi dice: “Se pur avete gustato che il Signore è buono” (1 Piet. 2:3).
Gustato il dono celeste costoro sono anche stati fatti partecipi dello Spirito Santo il che significa che essi hanno ricevuto lo Spirito Santo ossia che essi hanno ricevuto il battesimo con lo Spirito Santo con l’evidenza del parlare in altre lingue secondo che lo Spirito dà di esprimersi. Come quando si riceve Cristo si diventa partecipi di Cristo (cfr. Ebr. 3:14), così quando si riceve il battesimo con lo Spirito Santo si viene resi partecipi dello Spirito Santo che è pegno della nostra eredità.
Oltre ad avere ricevuto lo Spirito Santo costoro hanno gustato la buona parola di Dio perché hanno riposto il loro diletto nella Parola di Dio, per cui la meditano e la praticano; essa è diventata la loro gioia. Il loro interesse alla parola di Dio quindi non è superficiale ma profondo.
Costoro hanno ricevuto anche dei doni da parte dello Spirito Santo infatti hanno gustato le potenze del mondo a venire. I doni dello Spirito Santo non sono potenze di questo mondo. Quindi essi hanno ricevuto qualcuno dei seguenti doni: doni di rivelazione (parola di sapienza, parola di conoscenza, discernimento degli spiriti); doni di parola (profezia, diversità delle lingue, interpretazione delle lingue); doni di operazione (miracoli, guarigioni, fede).
Ora, se costoro cadono, e ripeto SE CADONO, allora per costoro non c’è più alcuna possibilità di ravvedersi e tornare al Signore. Vorrei però dire che questo “se cadono” non si riferisce a una qualsiasi caduta perché è altresì scritto che “il giusto cade sette volte e si rialza” (Prov. 24:16). Ma ad una caduta da cui non ci si può più rialzare, infatti proseguendo lo scrittore dice che in questo caso, cioè se cadono di questa caduta, allora “è impossibile rinnovarli da capo a ravvedimento, poiché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figliuol di Dio, e lo espongono ad infamia…”. Che sia da intendere così quel “se cadono” è confermato dal fatto che il Signore concede il tempo di ravvedersi a chi pecca, ossia a chi cade. Nelle Scritture del Nuovo Testamento abbiamo l’esempio di quei suoi servitori che commettevano fornicazione con Jezabel nella chiesa di Tiatiri (cfr. Apoc. 2:21-22) dei quali il Signore disse che se non si fossero ravveduti delle opere d’essa li avrebbe gettati sopra un letto di dolore (cfr. Apoc. 2:22). C’è anche l’esempio di quei credenti che in seno alla chiesa di Corinto avevano peccato, essi avevano ricevuto il tempo di ravvedersi infatti Paolo dice di loro: “Hanno per lo innanzi peccato, e non si sono ravveduti della impurità, della fornicazione e della dissolutezza a cui si erano dati” (2 Cor. 12:21). Ribadisco quindi che la eventuale caduta di Ebrei 6:6 non si riferisce ad una qualsiasi caduta.
Ora, detto in che cosa non consiste questa caduta, diciamo in che cosa consiste. Questa caduta consiste nel volontario rinnegamento del Signore, nell’abbandono della fede, e nella decisione di non seguire più il Signore. Non in uno sviamento dalla verità da cui per altro ci si può ancora ravvedere e tornare al Signore difatti Giacomo dice: “Fratelli miei, se qualcuno fra voi si svia dalla verità e uno lo converte, sappia colui che chi converte un peccatore dall’error della sua via salverà l’anima di lui dalla morte e coprirà moltitudine di peccati” (Giac. 5:19-20), e Paolo parlando di come il servo del Signore si deve comportare dice: “Or il servitore del Signore non deve contendere, ma dev’essere mite inverso tutti, atto ad insegnare, paziente, correggendo con dolcezza quelli che contraddicono, se mai avvenga che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità; in guisa che, tornati in sé, escano dal laccio del diavolo, che li avea presi prigionieri perché facessero la sua volontà” (2 Tim. 2:24-26); ma di uno sviamento eterno, da cui non ci sarà più la possibilità di tornare al Signore. A proposito dell’impossibilità di ravvedersi di nuovo di costoro, vorrei fare notare che è ovvio che se la Scrittura dice che “se cadono, è impossibile di nuovo menarli a ravvedimento”, ciò significa che un giorno erano stati menati al ravvedimento; questo conferma dunque che si tratta di veri credenti. Che cosa aspetta allora coloro che cadono in questa maniera? Lo dice sempre lo scrittore agli Ebrei con queste parole più avanti: “Perché, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non resta più alcun sacrificio per i peccati; rimangono una terribile attesa del giudizio e l’ardor d’un fuoco che divorerà gli avversarî. Uno che abbia violato la legge di Mosè, muore senza misericordia sulla parola di due o tre testimoni. Di qual peggior castigo stimate voi che sarà giudicato degno colui che avrà calpestato il Figliuol di Dio e avrà tenuto per profano il sangue del patto col quale è stato santificato, e avrà oltraggiato lo Spirito della grazia? Poiché noi sappiamo chi è Colui che ha detto: A me appartiene la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà il suo popolo. È cosa spaventevole cadere nelle mani dell’Iddio vivente” (Ebr. 10:26-31). Dunque a costoro li aspetta il fuoco che divorerà gli avversari, la punizione che li aspetta è definita un castigo peggiore di quello che merita chi ha violato la legge di Mosè. E per quale motivo? Perché ha calpestato il Figlio di Dio e ha tenuto per profano il sangue del Patto (cioè quello di Gesù Cristo) con il quale è stato santificato (ulteriore conferma questa che un giorno era diventato un santo partecipe quindi di una celeste vocazione), e ha oltraggiato lo Spirito Santo. L’oltraggio allo Spirito Santo (o bestemmia contro lo Spirito Santo) dunque è qualcosa che fa parte del rinnegamento del Signore da parte di un credente, e non c’è perdono per esso. Che di questo peccato contro lo Spirito Santo non si può ottenere la remissione è confermato da Gesù Cristo che disse che “ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata” (Matt. 12:31).
Concludo di rispondere a questa precisa domanda ricordandovi queste parole dell’apostolo Paolo: “Certa è questa parola: che se muoiamo con lui, con lui anche vivremo; se abbiam costanza nella prova, con lui altresì regneremo; se lo rinnegheremo, anch’egli ci rinnegherà; se siamo infedeli, egli rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso” (2 Tim. 2:11-13). Il nostro proposito dunque deve essere quello di morire con Cristo, per vivere con lui; e di avere costanza nella prova per un giorno regnare con lui; lungi da noi rinnegare il Signore, in questo caso anch’egli ci rinnegherà e noi andremo in perdizione. Certo, durante questo nostro pellegrinaggio falliamo in molte cose, ma abbiamo la promessa che egli rimane fedele verso di noi. Come dice infatti l’apostolo Giovanni: “Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Giov. 1:9). Oh, Signore Iddio nostro quanto grande è la tua fedeltà verso di noi. A Te sia la gloria ora e in eterno. Amen.
3. ….. non pensa che ne segua che è inutile osservare i comandamenti di Dio, se poi la salvezza ci viene concessa da lui in modo arbitrario, per grazia e senza bisogno che noi ce la guadagniamo? Se le pratiche religiose non c’entrano niente con la nostra salvezza, che senso hanno?
3. Alla pagina web http://www.lanuovavia.org/lachiesacattolicaromana_1.html lei scrive quanto segue: ‘Ora, con la grazia di Dio, dimostrerò che non è affatto in virtù di opere che si viene liberati dai peccati, che non è in virtù di opere che si viene giustificati, che non è in virtù di opere che si ottiene la remissione dei peccati, e che non è in virtù di opere che si ottiene la vita eterna [2], ma solo ed esclusivamente mediante la fede, quindi per la grazia di Dio (gratuitamente). E che perciò ogni merito umano è escluso nella maniera più assoluta; ogni sforzo umano compiuto per guadagnarsi la salvezza è vano ed offensivo nei confronti di Cristo Gesù. La salvezza è per grazia, totalmente per grazia; l’uomo non deve guadagnarsela, ma deve solo riceverla dalla mano di Dio. Questo è il messaggio che sta alla base del Vangelo; se esso manca, manca l’Evangelo. E nella chiesa cattolica romana manca proprio questo, il Vangelo della grazia di Dio. Adesso lo dimostrerò’. Indipendentemente dalla verità di questa tesi e dalla bontà della sua dimostrazione, non pensa che ne segua che è inutile osservare i comandamenti di Dio, se poi la salvezza ci viene concessa da lui in modo arbitrario, per grazia e senza bisogno che noi ce la guadagniamo? Se le pratiche religiose non c’entrano niente con la nostra salvezza, che senso hanno?
Risposta
Riguardo alla salvezza, ho ripetutamente spiegato che la salvezza è gratuita perché non è in virtù di opere che la si ottiene ma solo in virtù della grazia di Dio mediante la fede. Ovviamente la ricezione della salvezza è il punto di partenza per l’uomo di un nuovo cammino, quello con Dio, gli rimane da camminare fino alla fine in maniera degna della santa chiamata che Dio gli ha rivolto. E come dovrà o potrà camminare in maniera degna di Dio se non osservando i comandamenti di Dio? Quindi i comandamenti non sono inutili da osservare, sono utili invece, e molto tanto che Paolo dice ai Corinzi che “l’osservanza dei comandamenti di Dio è tutto” (1 Corinzi 7:19). Tramite l’osservanza dei comandamenti di Dio ci si fa un tesoro nel cielo, nel senso che per averli osservati si otterrà da Dio un premio in quel giorno. Premio che però non è la vita eterna, perché questa è IL DONO DI DIO. Quindi mediante la fede, dopo essersi ravveduti, si ottiene la remissione dei peccati e la vita eterna, e mediante l’osservanza dei precetti di Dio ci si fa un tesoro nel cielo. Per farle un esempio pratico, credendo in Cristo si viene salvati dal peccato e dall’inferno, dando elemosine ai poveri, aiutando le vedove e gli orfani, visitando gli ammalati, non rendendo male per male, ecc. ci si fa un premio in cielo che in quel giorno Dio farà conoscere a ciascuno di noi. Più abbiamo faticato quindi per il bene del nostro prossimo e più grande sarà il premio. Quindi noi siamo molto stimolati ad osservare i comandamenti di Dio. Anche perché se noi diciamo di avere fede ma non abbiamo le opere, la nostra fede sarà una fede morta, una fede inutile. Ripeto però che la salvezza dell’anima E’ PER GRAZIA.
4. Partendo dal presupposto dell’elezione del credente da parte di Dio, che mi sembra confermato dalle parole negli Atti: “Tutti quelli che erano preordinati a vita eterna credettero” e quelle di Gesù: “Non credete perchè non siete delle mie pecore”, mi chiedevo: Come mai accade che alcuni Cristiani che sembrano convertiti davvero, camminano col Signore per anni, sono benedetti con i doni dello Spirito Santo, a un certo punto fanno marcia indietro? Avendo rinnegato Dio, sono perduti, nonostante l’elezione?
Le domande che mi hai fatto e che tu ti fai, me le sono fatte anch’io all’inizio quando cominciai a studiare il proponimento dell’elezione di Dio.
Ecco la mia risposta che per altro è quella che ho dato ogni volta che mi hanno fatto queste specifiche domande. Ci sono alcuni che hanno creduto, come abbiamo creduto io e te, ma credono PER UN TEMPO, poi si traggono indietro. Gesù paragonò costoro a quelli che ricevono il seme della Parola di Dio nei luoghi rocciosi, ecco le sue parole: “E quelli sulla roccia son coloro i quali, quando hanno udito la Parola, la ricevono con allegrezza; ma costoro non hanno radice, credono per un tempo, e quando viene la prova, si traggono indietro” (Luca 8:13). Nota molto bene che Gesù di costoro dice che hanno creduto anche loro, quindi si deve concludere che anche loro hanno ottenuto la remissione dei peccati e la vita eterna, che anche loro sono nati da Dio, un giorno; ma c’è un MA, perché quando viene la prova si traggono indietro. E come tu sai Dio dice del giusto: “Se si trae indietro, l’anima mia non lo gradisce” (Ebr. 10:38). Quindi di costoro non si può dire che sembravano dei credenti, o che sembravano si fossero convertiti, ma si deve dire che credettero anche loro un giorno, anche loro furono salvati quindi dal peccato. Che fine faranno costoro che si traggono indietro? Lo dice lo scrittore agli Ebrei: “Si traggono indietro a loro perdizione” (Ebr. 10:39). Le cose sono chiare a tale proposito. A questo punto sorge la domanda che assilla la mente di tanti: ‘Ma come è possibile tutto ciò, se anche costoro avevano creduto per volere di Dio? Qui ti posso dire che non mi è dato di sapere il come è possibile tutto ciò; so che succede e basta. E’ una cosa comunque, il fatto che uno che ha creduto può perdere la salvezza SE si tira indietro (ossia se rinnega il Signore, se commette il peccato che mena a morte), che è confermata dalle Scritture del Nuovo Patto in diversi altri posti. Seguimi: Paolo dice a Timoteo: “Se lo rinnegheremo, anch’egli ci rinnegherà” (2 Tim. 2:13), ed ancora dice a colui che è stato innestato nell’ulivo domestico: “Allora tu dirai: Sono stati troncati dei rami perché io fossi innestato. Bene: sono stati troncati per la loro incredulità, e tu sussisti per la fede; non t’insuperbire, ma temi. Perché se Dio non ha risparmiato i rami naturali, non risparmierà neppur te. Vedi dunque la benignità e la severità di Dio; la severità verso quelli che son caduti; ma verso te la benignità di Dio, se pur tu perseveri nella sua benignità; altrimenti, anche tu sarai reciso” (Rom. 11:19-22). Nota molto bene come Paolo parli a chi ha creduto, perché dice che egli sussiste per la fede, e non a qualcuno che sembra di avere creduto. Che gli dice? Che se non persevera, anche lui sarà reietto. E nelle parole a Timoteo, dice, che se lo rinnegheremo (si include Paolo) anche Dio ci rinnegherà. Occorre dunque dire che uno che ha creduto, se non persevera fino alla fine ma si tira indietro, sarà rinnegato dal Signore. Ricordati i ‘se’, gli ‘altrimenti’, e tienili ben presente. Guarda, io medito spesso sulla predestinazione, ed ogni volta quando mi sono trovato davanti a questi passi ho dovuto accettarli anche se SEMBRANO contraddire il proponimento dell’elezione di Dio. Perché dico che sembrano? Perché in effetti non lo contraddicono perché la Parola di Dio non si smentisce mai. Certo, rimangono dei lati occulti a noi a proposito di questo soggetto, che è la perseveranza dei santi, ma pure occorre riconoscere che se da un lato noi siamo stati predestinati a credere, dall’altro SE ci tiriamo indietro il Signore ci rinnegherà. Io ti consiglio quando mediti sul proponimento dell’elezione di Dio di leggere non solo tutti quei passi in cui si dice che Dio ci ha scelti, ci ha preconosciuti e predestinati ecc., ma anche tutti quelli in cui viene detto in svariate maniere che se lo rinnegheremo anche Lui ci rinnegherà.
Altri passi che ammettono la possibilità di scadere dalla grazia sono i seguenti trascritti nell’epistola agli Ebrei: “Perché quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono, è impossibile rinnovarli da capo a ravvedimento, poiché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figliuol di Dio, e lo espongono ad infamia. Infatti, la terra che beve la pioggia che viene spesse volte su lei, e produce erbe utili a quelli per i quali è coltivata, riceve benedizione da Dio; ma se porta spine e triboli, è riprovata e vicina ad esser maledetta; e la sua fine è d’esser arsa” (Ebr. 6:6-8). Nota bene come in questi passi lo scrittore stia parlando di persone che avevano veramente creduto infatti li definisce illuminati (hanno visto la luce dopo essere usciti dalle tenebre), dice che hanno gustato il dono celeste (la vita eterna), sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo (quindi hanno ricevuto lo Spirito Santo, pegno della nostra eredità), hanno gustato la buona parola di Dio (quindi hanno il loro diletto nella Parola di Dio), hanno gustato le potenze del mondo a venire (i doni dello Spirito Santo). Non ti fare ingannare da coloro che spiegando arbitrariamente queste caratteristiche le fanno passare per delle caratteristiche che hanno persone non veramente convertite o che non sono veramente credenti perché CIO’ E’ FALSO, basta conoscere anche solo l’italiano per capire che in questi passi si sta parlando di santi, di nati di nuovo. Ma che dice lo Scrittore? Che se costoro cadono, e qui non si sta riferendo ad una semplice caduta perché il giusto cade sette volte e si rialza, dice la Sapienza (Prov. 24:16), ma di quella caduta da cui non ci si può più rialzare, e che consiste nel rinnegare il Signore, nell’abbandonarlo, allora per costoro non c’è più la possibilità di ravvedersi; ecco perché questa caduta è anche chiamata peccato che mena a morte (cfr. 1 Giov. 5:16), perché chi lo commette va in perdizione.
Altri passi dell’epistola agli Ebrei che esprimono molto bene questo concetto sono i seguenti: “Perché, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non resta più alcun sacrificio per i peccati; rimangono una terribile attesa del giudizio e l’ardor d’un fuoco che divorerà gli avversarî. Uno che abbia violato la legge di Mosè, muore senza misericordia sulla parola di due o tre testimoni. Di qual peggior castigo stimate voi che sarà giudicato degno colui che avrà calpestato il Figliuol di Dio e avrà tenuto per profano il sangue del patto col quale è stato santificato, e avrà oltraggiato lo Spirito della grazia? Poiché noi sappiamo chi è Colui che ha detto: A me appartiene la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà il suo popolo. È cosa spaventevole cadere nelle mani dell’Iddio vivente” (Ebr. 10:26-31). Vorrei farti notare innanzi tutto che quel “se pecchiamo volontariamente” si riferisce al peccato che mena a morte da cui non ci si può più ravvedere perché si crocifigge di nuovo il Figlio di Dio e lo si espone ad infamia, e poi come viene detto che chi lo commette è degno di un peggior castigo di chi viola la legge di Mosè per il fatto che calpesta il Figlio di Dio, profana il sangue del patto col quale è stato santificato (NOTA BENE CHE QUI SI DICE CHE UN GIORNO COSTUI ERA STATO SANTIFICATO CON IL SANGUE DI GESÙ), e oltraggia lo Spirito della grazia.
Dunque, fratello, come vedi, la Parola di Dio oltre a diversi passi che parlano della predestinazione ha anche altri passi che mettono in guardia chi ha creduto dall’abbandonare la fede, pena la perdizione eterna. Ti ripeto, io accetto anche questa parte anche se mi pare in contraddizione con il proponimento dell’elezione di Dio.
Che poi ciò che dice la Bibbia è confermato da tanti esempi di credenti che dopo avere persino fatto miracoli, parlato in lingue, e camminato per anni con il Signore, HANNO ABBANDONATO LA FEDE.
5. Ho visitato il tuo sito ed ho potuto scoprire che credi nella dottrina dell’elezione di Dio! Gloria al nome del Signore, ci crediamo anche noi! Mi piacerebbe sapere come sei giunto a questa conclusione. Infatti so, per esperienza, che tra i Pentecostali questa dottrina non è facilmente accettata (sono un pastore ex-Adi).
Io credo nel proponimento dell’elezione di Dio, che dipende non dalle opere ma dalla volontà di Colui che chiama, perché credo che ogni Scrittura è ispirata da Dio e quindi non posso non crederci. Tu puoi leggere nei miei scritti tanti riferimenti alla predestinazione (e difatti io confuto coloro che non ci credono, sia essi Mormoni, Avventisti o altro), e questo perché io sono pienamente persuaso che essa sia biblica e perciò da difendere e da diffondere; e che sia biblica è confermato dal fatto che essa esalta la grazia di Dio, la sua sovranità e toglie all’uomo ogni gloria. Io poco prima di nascere di nuovo per volontà di Dio, stavo per morire annegato e vidi la morte in faccia; ero perduto e sarei andato all’inferno, ma Dio che m’aveva appartato sin dal seno di mia madre per l’Evangelo impedì che io morissi per adempiere su di me il suo disegno. Diversi mesi dopo, poco tempo dopo che mi convertii (o meglio, che fui convertito da Dio), seppi che quando ero un ragazzetto (10 anni circa) Dio mi aveva chiamato a predicare la sua Parola mediante una celeste visione data ad una sorella anziana di quella chiesa che frequentavamo a quel tempo (il locale era in Lugano; io allora vivevo infatti in provincia di Varese, Italia; sono solo dal 1990 qui nel Lazio). Ella vide una colomba bianca scendere sul mio capo e lo fece annunciare all’assemblea che io avrei servito il Signore, e dopo la mia riunione disse a mia madre (mettendomi la mano sul capo perché le ero vicino): ‘Vedrai, sorella che Dio si userà di questo tuo figlio’. Quando io mi sono convertito [Agosto 1983] ero ignaro di questo disegno di Dio verso di me; ma qualche tempo dopo mi fu riferito da qualcuno e confermato da mia madre che le cose erano andate proprio così. Esaminando dunque la mia vita, e poi la Scrittura, arrivai alla conclusione che io ero stato predestinato non solo ad ottenere salvezza in Cristo Gesù ma anche a predicare la sua Parola. A Dio sia la gloria ora e in eterno. Amen. E’ triste, molto triste che negli ambienti Pentecostali, proprio dove si dovrebbero trovare maggiori consensi alla predestinazione c’è un avversione verso di essa che ha dell’incredibile. Pare proprio che insegnando la predestinazione per loro Dio non sia glorificato, quando invece Dio viene glorificato rettamente solo quando si riconosce il proponimento della sua elezione.
Lo so, fratello, lo so perfettamente che in seno alle Chiese ADI e alla maggior parte delle Chiese non ADI (purtroppo devo usare questi termini per farmi capire meglio) la predestinazione è ignorata e insegnata in maniera storta. Mesi fa ho letto un articolo di Francesco Toppi sulla predestinazione che ha semplicemente dell’assurdo; in verità egli dimostra di non conoscere le Scritture e con lui non conoscono le Scritture tutti quelli che gli vanno dietro senza esaminare le Scritture per vedere se le cose stanno così come dice lui. Mi dispiace tutto ciò; ma per ciò che mi concerne io farò di tutto con l’aiuto di Dio per raggiungere pastori e pecore non importa di che chiesa per insegnargli la predestinazione. Io voglio esaltare la grazia salutare di Dio, la sua sovranità, la sua potenza, e fare capire che non abbiamo nulla che non abbiamo ricevuto da Dio e che se non fosse stato per Dio noi non saremmo andati mai a Gesù ma saremmo andati piuttosto all’inferno. Voglio che si smetta di dire: ‘L’ho portato io a Gesù’; voglio invece sentire che è stato Dio a portare quell’individuo a Cristo secondo che è scritto che niuno può andare a Cristo se non gli è dato dal Padre. C’è tanta ignoranza in seno alle chiese, e ripeto tanta; ma i ministri sono costituiti per il perfezionamento dei santi affinché essi non siano più sballottati qua e là da venti di dottrina e perciò mi studierò di ammaestrare i credenti anche su questa parte del consiglio di Dio che è alla base della salvezza, del piano della salvezza. Togli la predestinazione dalla Bibbia, e non puoi capire la grazia di Dio e il piano di salvezza di Dio che comprende tra le altre cose l’elezione di Israele e il suo parziale induramento. Ecco una altra cosa che non si sente mai dire, e cioè che Dio indura chi vuole. Ma d’altronde se l’uomo il destino se lo crea da sé – per costoro – come si può sentire parlare anche di questo induramento prodotto da Dio?!!
6. Mi piacerebbe sapere cosa credi intorno alla dottrina della ‘completa depravazione (o corruzione) dell’uomo e del cosiddetto libero arbitrio
Riguardo alla natura dell’uomo credo e insegno che essa è corrotta; la Scrittura dice che i disegni del cuore dell’uomo sono malvagi sin dalla sua fanciullezza (Genesi 8:21), che noi siamo stati formati nell’iniquità e che nostra madre ci ha concepiti nel peccato (Salmo 51:5), che tutti si sono corrotti e che non v’è alcuno che faccia il bene (Salmo 14:3). Siamo nati tutti figli d’ira, con l’ira di Dio che pesava su di noi; senza nessuna distinzione l’uomo è malvagio, schiavo del peccato che serve e da cui viene ripagato con la morte, la paura e l’infelicità. L’uomo è in balia del diavolo che pecca sin dal principio (1 Giovanni 3:8), è sotto la sua potestà e difatti Giovanni dice che tutto il mondo giace nel maligno (1 Giovanni 5:19); e se da un lato egli sceglie di fare il male perché ha una volontà egli fa il male perché la sua natura è totalmente e inesorabilmente incline al male.
Se dunque la natura dell’uomo è corrotta, l’uomo non può salvarsi da solo, non può autoredimersi in nessuna maniera; ha bisogno di un salvatore che è Cristo Gesù perché solo lui lo può liberare dal peccato avendo egli portato sulla croce i nostri peccati. E per essere salvato deve ravvedersi e credere in Gesù Cristo; non c’è altra maniera. Ma sia il ravvedimento che la fede sono dati da Dio, infatti Iddio “ha dato il ravvedimento anche ai Gentili, affinché abbiano vita” (Atti 11:18), e la fede è il dono di Dio (Efesini 2:8-9). Se dunque uno si ravvede e crede in Gesù Cristo è perché Dio ha VOLUTO dargli sia il ravvedimento che la fede. L’uomo non ha nulla di suo tramite cui può salvarsi, neppure il ravvedimento e la fede; ma Dio nella sua grande bontà glieli concede secondo il suo beneplacito volere per mostrargli la sua benignità. Non è l’uomo che sceglie di ravvedersi e di credere in Gesù Cristo (anche se l’apparenza porterebbe a dire ciò), ma Dio. I passi li conosci; te ne voglio ricordare però solo uno in questo frangente e cioè questo: “Non siete voi che avete scelto me, ma son io che ho scelto voi” (Giovanni 15:16). Fu Gesù a dire queste parole ai suoi discepoli; ma non è forse vero che in alcuni altri passi pare che furono i discepoli a scegliere di seguire Cristo? Prendi il caso di Andrea per esempio che assieme ad un altro discepolo di Giovanni si mise al seguito di Gesù senza che questi li avesse chiamati verbalmente (leggi attentamente Giovanni 1:35-37). Ma rimane il fatto che essi andarono a Gesù perché attirati dal Padre di Gesù; non avrebbero potuto giammai andare a Gesù senza essere attirati dal Padre. Molti dicono che l’uomo ha la capacità o la libertà di scegliere la salvezza o di rigettarla; questo è vero sempre nell’apparenza perché in realtà noi vediamo persone che accettano il Vangelo e persone che lo rifiutano. Ma nella realtà dietro l’accettazione del Vangelo o il suo rifiuto da parte di qualcuno c’è un decreto di Dio. Naturalmente io e te non sappiamo chi sono i vasi di misericordia innanzi preparati per la gloria e chi sono i vasi d’ira preparati per la perdizione, ma ciò non ci preoccupa perché sappiamo che Dio farà quello che ha decretato senza che alcuno glielo possa impedire. Quello che come ministri del Vangelo dobbiamo fare verso i peccatori non è parlargli della predestinazione, ma della salvezza in Cristo Gesù avvertendoli della fine che faranno se la rifiuteranno. Se poi accetteranno o meno il Vangelo è qualcosa che non sapremo mai sulla terra (almeno verso tanti è così), ma a suo tempo sapremo. Io quando evangelizzo i peccatori gli parlo come se la salvezza della loro anima dipendesse dalla loro volontà. Non fraintendermi: voglio dire che gli dico che si devono ravvedere e credere (cosa per altro che facevano Gesù e gli apostoli), pena il fuoco eterno se rifiuteranno di ubbidire alla Parola di Dio, e basta. Naturalmente so che chi è stato preordinato a vita eterna tra la massa degli uomini, al suo tempo Dio lo metterà in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce (cfr. Colossesi 1:12), mentre chi non è stato predestinato a salvezza o eletto a salvezza (per ragioni che solo Dio sa), non sarà messo in grado di partecipare a questa celeste vocazione ma andrà in perdizione. Dio naturalmente non è da biasimare per niente per questo suo modo di agire perché Lui è libero di fare di quello che possiede quello che vuole. Chi siamo noi da potergli dire: ‘Che fai?’
Sulla volontà dell’uomo, che è innegabile che esista, ci sono moltissime altre cose da dire. Certamente Dio è in grado di volgerla a insaputa dell’uomo nella direzione da Lui decretata. Ti potrei fare decine di esempi tratti dalla Bibbia. Vedi il caso dei fratelli di Giuseppe, di Faraone, dei figli di Eli che non dettero ascolto al padre loro perchè Dio li voleva fare morire, dei Giudei che rifiutarono Gesù e lo crocifissero, come anche il caso di Giuda che benché fosse nel numero dei discepoli del Signore, anzi aveva ricevuto perfino il ministerio di apostolo, era stato predestinato a tradire il Maestro. Ecco un punto che è sempre oggetto di contesa: ‘Giuda era veramente un discepolo del Signore, quantunque sappiamo che poi andò in perdizione perché chiamato figlio della perdizione?’ Io credo che lo fosse perché ci sono delle prove bibliche; darsi da fare per negarlo è tempo sprecato. Gesù non avrebbe mai mandato a predicare un incredulo e un figlio del diavolo, anche perché gli diede anche a lui il potere di guarire e di cacciare i demoni. Ma Giuda, affinché fosse adempita la Scrittura, doveva andare in perdizione, cioè doveva essere cancellato dal libro della vita. Questo è quello che era stato detto nei Salmi (69:28), e così Dio mandò ad effetto la sua parola su Giuda.
7. Non potrebbe essere ‘falsa’ la fede di coloro che apostatano?
No, non può essere falsa per il semplice motivo che se così fosse non avrebbe senso parlare nei loro confronti di apostasia, non si può infatti apostatare da una fede finta ma solo da una fede vera. Ti dimostro questo con le Scritture.
Paolo, dopo avere detto che Gesù Cristo “è stato creduto nel mondo” (1 Tim. 3:16), dice: “Ma lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demonî … “ (1 Tim. 4:1). Come puoi vedere da te stesso, in questa maniera Paolo ha voluto dire come alcuni di coloro che hanno creduto in Gesù Cristo abbandoneranno la fede per volgersi a delle eresie.
Pietro, parlando dei falsi dottori che sono in seno alla fratellanza, dice: “Lasciata la diritta strada, si sono smarriti, seguendo la via di Balaam, figliuolo di Beor, che amò il salario d’iniquità” (2 Piet. 2:15). Se dunque costoro erano sulla strada diritta vuol dire che erano anch’essi nella fede e difatti poco prima Pietro dice di costoro: “Rinnegando il Signore che li ha riscattati, si trarranno addosso subita rovina” (2 Piet. 2:1). Nota molto bene che costoro erano stati anch’essi riscattati infatti è detto che il Signore li ha riscattati (un giorno). Chi sono i riscattati? Non sono forse quelli che hanno creduto nel Signore? Certo, infatti Paolo dice ai credenti di Corinto: “Voi siete stati riscattati a prezzo …” (1 Cor. 7:23) e a quelli della Galazia: “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge …” (Gal. 3:13). Quindi, questi falsi dottori un giorno avevano anch’essi veramente creduto nel Signore il quale li aveva riscattati; solo che ad un certo punto hanno rinnegato la loro fede e la loro condizione ultima è diventata peggiore della prima e viene detto di loro che “meglio sarebbe stato per loro non aver conosciuta la via della giustizia, che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo comandamento ch’era loro stato dato” (2 Piet. 2:21). Si può avere conosciuto la via della giustizia senza avere prima creduto veramente in Cristo?
Certamente, la fede finta esiste, eccome se esiste; se infatti esiste quella vera è impossibile che non esista quella falsa. Ma nel caso di chi apostata o abbandona la fede non si può dire che egli aveva una fede finta prima di apostatare.
8. Dopo morti c’è la possibilità per un peccatore di essere salvato?
No, nell’aldilà non c’è nessuna possibilità di salvezza per chi muore nei suoi peccati. E’ scritto infatti che “è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebr. 9:27), per cui i peccatori una volta morti devono aspettare il giudizio che avrà luogo in quel giorno e nel quale saranno condannati allo stagno ardente di fuoco e di zolfo (cfr. Apoc. 20:11-15). Questo giudizio lo dovranno aspettare nell’Ades o soggiorno dei morti, che è un luogo di tormento dove arde il fuoco, e da cui è impossibile essere liberati, ciò si evince dalla storia del ricco e Lazzaro raccontata da Gesù Cristo (cfr. Luca 16:19-31).
“Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato” (cfr. Mar. 16:16), disse Gesù Cristo; e Giovanni Battista disse che “chi crede nel Figliuolo ha vita eterna; ma chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita, ma l’ira di Dio resta sopra lui” (Giov. 3:36). Dunque i peccatori dal momento in cui spireranno cesseranno di avere qualsiasi opportunità di ravvedersi e credere in Gesù Cristo per la loro salvezza.
9. Perché la legge non può giustificare l’uomo?
Perché la legge quando fu data non fu data con lo scopo di giustificare l’uomo dinnanzi a Dio ma con lo scopo di caricarlo maggiormente di peccati. L’apostolo Paolo dice infatti che “la legge è intervenuta affinchè il fallo abbondasse” (Rom. 5:20). Quindi, il peccato, che già esisteva ancora prima che fosse data la legge, Dio volle farlo aumentare ancora di più dando la legge. Per usare una espressione di Paolo, la legge fu data “affinchè, per mezzo del comandamento, il peccato diventasse estremamente peccante” (Rom. 7:13) perché senza la legge il peccato era morto (cfr. Rom. 7:8).
Un’altro scopo per cui fu data la legge fu per dare agli uomini la conoscenza del peccato. Gli uomini infatti non avrebbero potuto sapere che un certo comportamento era peccato senza la legge. Paolo dice per esempio che lui non avrebbe conosciuto la concupiscenza se la legge non avesse detto: Non concupire (cfr. Rom. 7:7).
Questo duplice scopo della legge esclude quindi che essa possa giustificare l’uomo. Cosa per altro che Dio aveva già detto tramite i profeti quando disse che il giusto vivrà per la sua fede (cfr. Hab. 2:4), e non osservando quello che prescrive la legge. Ed abbiamo un esempio di giusto che visse per la sua fede già nell’Antico Testamento e precisamente nella persona di Abramo il quale credette a Dio e ciò [la sua fede] gli fu messo in conto di giustizia (cfr. Gen. 15:6). L’uomo dunque è giustificato soltanto per la fede in Cristo, senza le opere della legge. Questo impedisce all’uomo di gloriarsi dinnanzi a Dio perché egli riceve la giustificazione gratuitamente. Non è in virtù di opere, dice Paolo, affinchè niuno si glori (cfr. Ef. 2:9). Amen.
10. In che cosa consiste la nuova nascita di cui parlò Gesù a Nicodemo?
Consiste in una rigenerazione spirituale che avviene nell’individuo quando questo si pente dei suoi peccati e crede con il suo cuore che Gesù Cristo è morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione. Questa rigenerazione avviene per mezzo dell’acqua che simboleggia la Parola di Dio e dello Spirito Santo.
Per ciò che concerne l’opera compiuta dalla Parola di Dio, l’apostolo Pietro dice ai santi: “Poiché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, mediante la parola di Dio vivente e permanente” (1 Piet. 1:23), dove per Parola di Dio si intende il Vangelo. E Giacomo conferma ciò dicendo che Dio ci ha generati di sua volontà “mediante la parola di verità” (Giac. 1:18).
Per ciò che concerne invece l’opera dello Spirito Santo va innanzi tenuto presente che è lo Spirito che convince l’uomo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio (cfr. Giov. 16:8), e che dato che Egli è vita nel momento in cui viene a dimorare in colui che crede porta la vita spirituale. E qui ci tengo a precisare che lo Spirito entra nel credente nel momento in cui crede e non quando successivamente viene battezzato con lo Spirito Santo perché in questo secondo caso il credente viene riempito di Spirito Santo ossia riceve una misura maggiore di Spirito Santo di quando aveva creduto.
Questa rigenerazione spirituale può pure essere definita una resurrezione spirituale perché chi la sperimenta smette di essere morto nei suoi falli e nei suoi peccati, e diventa un individuo spiritualmente vivo (cfr. Ef. 2:1-6).
Questa rigenerazione porta l’uomo a vedere le cose in una maniera differente da prima, i suoi desideri cambiano, i suoi scopi nella vita pure, e di conseguenza cambia anche il suo comportamento che diventa santo, giusto e buono. Il credente rigenerato smette di porre le sue membra al servizio del peccato, e le comincia a mettere al servizio della giustizia per onorare in questa maniera il suo Salvatore, per portare del frutto a Dio e non più alla morte come faceva prima con la sua condotta scellerata. Ecco perché Paolo dice ai Corinzi: “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie son passate: ecco, son diventate nuove” (2 Cor. 5:17).
Quando si verifica questa rigenerazione in un uomo, essa non passa inosservata. Essa è ben visibile a tutti, credenti e non credenti. E mentre provoca allegrezza in coloro che sono già nati di nuovo, provoca sdegno, rammarico, vergogna in coloro che conoscono il ‘rinato’ e sono ancora morti nei loro peccati.
11. Ma noi Cristiani possiamo dire di essere già salvati?
Certo che lo possiamo dire infatti Paolo dice agli Efesini: “Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da voi; è il dono di Dio” (Ef. 2:8), e a Tito: “Ma quando la benignità di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore verso gli uomini sono stati manifestati, Egli ci ha salvati non per opere giuste che noi avessimo fatte, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo” (Tito 3:4-5).
Questa salvezza da noi già sperimentata è la salvezza dal peccato secondo che è scritto: “Ed essendo stati affrancati dal peccato, siete divenuti servi della giustizia” (Rom. 6:18); la salvezza dalla maledizione della legge perché, dice Paolo, “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi” (Gal. 3:13); la salvezza dal vano modo di vivere secondo che dice Pietro: “Non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai padri, ma col prezioso sangue di Cristo, come d’agnello senza difetto né macchia… “ (1 Piet. 1:18-19); la salvezza dalla potestà delle tenebre (e quindi dai dominatori di questo mondo di tenebre) secondo che è scritto: “Egli ci ha riscossi dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figliuolo, nel quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati” (Col. 1:13-14).
C’è tuttavia anche una salvezza che noi dobbiamo ancora sperimentare che è quella dall’ira a venire (che appunto perché è chiamata ‘a venire’ ancora non è venuta) secondo che è scritto: “Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, sarem per mezzo di lui salvati dall’ira. Perché, se mentre eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del suo Figliuolo, tanto più ora, essendo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita” (Rom. 5:9-10). Quando Gesù disse: “Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato” (Matt. 24:13), si riferiva a questa salvezza futura. Di questa salvezza futura fa parte anche “la redenzione del nostro corpo” (Rom. 8:23) che noi sperimenteremo alla venuta di Cristo perché sarà allora e solo allora che i corpi di tutti i credenti (sia di quelli già morti che di quelli ancora vivi) saranno trasformati e resi immortali, gloriosi e incorruttibili (cfr. 1 Cor. 15:52).
Dunque se da un lato possiamo e dobbiamo dire che siamo stati salvati, dall’altro possiamo e dobbiamo dire che abbiamo in noi la speranza della salvezza futura, speranza di cui abbiamo la certezza di vedere il compimento perché la fede che Dio ci ha dato “è certezza di cose che si sperano” (Ebr. 11:1).
A Dio che ci ha destinato ad ottenere la salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, sia la gloria ora e in eterno. Amen.
12. Non è forse scritto: ‘Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano …’ (Giov. 10-27-29) ….. Come fai dunque ad affermare che c’è l’eventualità che uno che ha creduto possa scadere dalla grazia e andare in perdizione? Non è questo un controsenso?
12. Non è forse scritto: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre.” (Giovanni 10:27-29); “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Com’è scritto: «Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello». Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Romani 8:35-39); “In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.” (Giovanni 5:24); “Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne, [che darò] per la vita del mondo».” (Giovanni 6:51); “Chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?» (Giovanni 11:26); “Infatti con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati.” (Ebrei 10:14); “Chi fa la volontà di Dio rimane in eterno.” (1 Giovanni 2:17); “Egli vi renderà saldi sino alla fine, perché siate irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo.” (1 Corinzi 1:8:); “Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma che li risusciti nell’ultimo giorno.” (Giovanni 6:39); “E quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati.” (Romani 8:30); “Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo” (1 Tessalonicesi 5:9); “Ma noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità.” (2 Tessalonicesi 2:13); “E ciò per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria” (Romani 9:23); “Perché i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili.” (Romani 11:29); “Perciò egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro.” (Ebrei 7:25); “È anche per questo motivo che soffro queste cose; ma non me ne vergogno, perché so in chi ho creduto, e sono convinto che egli ha il potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno.” (2 Timoteo 1:12); “Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.” (Romani 5:10); “E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.” (Filippesi 1:6)? Come fai dunque ad affermare che c’è l’eventualità che uno che ha creduto possa scadere dalla grazia e andare in perdizione? Non è questo un controsenso?
Risposta
Ora, che tutti quei passi siano scritti nella Bibbia non si può minimamente negare, come non si può negare che essi tutti affermano in maniera molto eloquente la salvezza finale dei santi. Per ciò che mi concerne non dubito di nessuno di essi, li affermo con forza e con pienezza di convinzione. Come faccio allora a dire che un credente può perdere la salvezza donatagli da Dio? Lo faccio perché ci sono altri passi nella Bibbia che affermano non il contrario di quanto questi passi dicono, ma semplicemente che se un credente (e se è un credente è stato giustificato, rigenerato e santificato) si tira indietro andrà in perdizione. Quindi la mia risposta è: ‘Perché è altresì scritto in svariati luoghi e in svariate maniere che se un credente si tira indietro andrà in perdizione’. Ma vediamoli da vicino alcuni di questi passi.
– Paolo dice a Timoteo: “Se lo rinnegheremo, anch’egli ci rinnegherà” (2 Tim. 2:13). Ora, voglio ricordare, che chi ha scritto queste parole a Timoteo, poco prima scrisse anche che Dio “ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non secondo le nostre opere, ma secondo il proprio proponimento e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù avanti i secoli….” (2 Tim. 1:9). Era Paolo convinto di essere stato eletto a salvezza prima della fondazione del mondo? Certo; e allora, dico io, come mai disse quelle parole sopra citate a Timoteo? Per avvertirlo della fine che avrebbero fatto lui, Timoteo e quanti altri avevano creduto se avessero rinnegato il Signore. Le mie parole sono semplici da capire, come credo lo siano quelle di Paolo. Quindi, Paolo ha ammesso la possibilità di un eventuale rinnegamento del Signore da parte di chi ha creduto? Certo, e come si fa a dire il contrario? Certo, Paolo non rinnegò il Signore ma lo confessò fino alla fine della sua vita, tanto che poteva dire in quella medesima lettera che il Signore lo avrebbe liberato da ogni mala azione e lo avrebbe salvato nel suo regno celeste, e che lui aveva finito la corsa, aveva serbato la fede, e che del resto gli era riservata la corona della giustizia che il Signore ha promesso a coloro che avranno amato la sua apparizione (cfr. 2 Tim. 4:7-8,18); ma pure rimane il fatto che quelle parole lui le disse a Timoteo poco prima di morire; anzi gli disse pure di ricordarle ai santi (cfr. 2 Tim. 2:14). Come mai però queste parole, nella maggior parte dei casi, non vengono ricordate ai santi da coloro che credono nell’elezione divina? Perché non conviene loro o comunque perché non gli va. E’ giusto questo? Secondo me, no. Dunque, proclamiamo con forza le parole di Paolo sull’elezione divina di cui noi siamo stati oggetto per la grazia di Dio, ma con la stessa forza e chiarezza dobbiamo dichiarare quanto Paolo ha detto a Timoteo ci avverrà se rinnegheremo il Signore.
– Paolo, nella sua lettera ai santi di Roma, dice: “Vedi dunque la benignità e la severità di Dio; la severità verso quelli che sono caduti; ma verso te la benignità di Dio, se pur tu perseveri nella sua benignità; ALTRIMENTI anche tu sarai reciso” (Rom. 11:22). Queste parole Paolo le ha dette a chi ha veramente creduto e non ad uno pseudo credente infatti poco prima dice: “Tu sussisti per la fede” (Rom. 11:20). Per quale fede? Per una fede finta? Non credo; ma per una fede vera, genuina. Come si potrebbe sussistere nell’ulivo domestico con fede finta? Dunque quel “SE” e quel “ALTRIMENTI” sono rivolti a persone che hanno un giorno creduto e sono nati da Dio perché è solo per la nuova nascita che si viene innestati nell’ulivo domestico. Ma anche queste parole sono evitate da molti di quelli che credono nell’elezione divina; i motivi? Sempre gli stessi. Io sono convito che se Paolo ha detto chiaramente anche queste parole pure noi le dobbiamo citare e proclamare ai fratelli, senza fare finta che non esistano. Mi hanno riferito che un pastore di una Chiesa pentecostale in Emilia Romagna una volta, mentre si stava facendo uno studio biblico sulla lettera ai Romani, disse che i capitoli 9,10,11 non erano per loro, e difatti li saltò. Ovviamente la ragione la suppongo (dato che so che questo pastore non crede nella predestinazione). A me pare però che ci sono alcuni passi di questa lettera (quello prima citato è uno di essi) che molti di coloro che credono nell’elezione sorvolano perché non credono si riferiscano a veri credenti!! No, non bisogna sorvolare su nessuna parte del consiglio di Dio annunciatoci da Paolo. Si sbaglia, se si evita di parlare esattamente come faceva Paolo. Il suo è un modello di parlar sano (cfr. 2 Tim. 1:13), ricordiamocelo questo; e perciò questo modello va seguito. A me non importa passare per ‘incoerente’ agli occhi di taluni, nel sostenere sia l’elezione divina che l’eventualità che un credente vada in perdizione SE rinnega il Signore. Sono sicuro che anche Paolo ad alcuni apparve un ‘incoerente’ ai suoi giorni nel parlare in quella maniera.
– Lo scrittore agli Ebrei dice che “siamo diventati partecipi di Cristo, a condizione che riteniamo ferma sino alla fine la fiducia che avevamo da principio” (Ebr. 3:14), quindi anche lui pone una condizione chiara ai santi affinché eredino la salvezza, e cioè la costanza, e questo traspare da tutta la lettera. Quello che lo scrittore vuole dire con quelle parole è che noi entreremo nel regno dei cieli se persevereremo nella fede fino alla fine; nel caso invece dovessimo gettare via questa fede non ci entreremo nel regno di Dio. E difatti, per confermare ciò, prende l’esempio degli Israeliti che uscirono dall’Egitto i quali ad un certo punto del viaggio nel deserto rifiutarono di credere in Dio e per questa loro incredulità non furono fatti entrare nel riposo di Dio secondo che è scritto: “non vi poterono entrare a motivo dell’incredulità” (Ebr. 3:19). Ed a proposito di questi Israeliti voglio ricordare che essi quando uscirono dall’Egitto avevano creduto in Dio infatti è scritto che quando il popolo di Israele vide la grande potenza spiegata contro gli Egiziani presso il Mare Rosso, “temé l’Eterno, e credette nell’Eterno e in Mosè suo servo” (Es. 14:31).
– Sempre nell’epistola agli Ebrei troviamo queste parole: ‘Perché quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono, è impossibile rinnovarli da capo a ravvedimento, poiché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figliuol di Dio, e lo espongono ad infamia. Infatti, la terra che beve la pioggia che viene spesse volte su lei, e produce erbe utili a quelli per i quali è coltivata, riceve benedizione da Dio; ma se porta spine e triboli, è riprovata e vicina ad esser maledetta; e la sua fine è d’esser arsa” (Ebr. 6:4-8). Come si può vedere, anche in questo caso la Scrittura ammette la possibilità che un credente possa rinnegare la fede ed andare in perdizione. Non è però così per taluni che invece dicono che qui la Scrittura non sta parlando di veri credenti, di persone veramente santificate, ma di finti credenti cioè di persone che erano credenti solo nell’apparenza. Che dire? Mi meraviglio che un passo così chiaro sia spiegato così male. Ma basta considerare che lo scrittore parla di persone che sono state una volta illuminate e che quindi avevano cessato di dimorare nelle tenebre spirituali; di persone che hanno gustato il dono celeste e quindi la vita eterna che è il dono di Dio; di persone che hanno gustato la buona parola di Dio, cioè hanno avuto il loro diletto nella Parola di Dio non cibandosi solo di latte ma anche di cibo sodo perché avevano progredito nello studio della Parola oltre l’insegnamento elementare intorno a Cristo volgendosi a quello perfetto; di persone che avevano gustato le potenze del mondo a venire cioè i doni dello Spirito Santo; di persone che sono state fatte partecipi dello Spirito Santo e che quindi lo hanno ricevuto (e lo Spirito si riceve mediante la fede); e poi dice che se esse cadono (è implicito dunque che sono persone che sono in piedi) non è possibile menarli da capo, cioè di nuovo, a ravvedimento (quindi si erano ravveduti un giorno), dico basta considerare nella semplicità del proprio cuore tutte queste parole, per capire che lo scrittore sta parlando di persone che un giorno hanno veramente creduto e sono state santificate.
– E sempre nell’epistola agli Ebrei troviamo scritto quanto segue: “Perché, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non resta più alcun sacrificio per i peccati; rimangono una terribile attesa del giudizio e l’ardor d’un fuoco che divorerà gli avversarî. Uno che abbia violato la legge di Mosè, muore senza misericordia sulla parola di due o tre testimoni. Di qual peggior castigo stimate voi che sarà giudicato degno colui che avrà calpestato il Figliuol di Dio e avrà tenuto per profano il sangue del patto col quale è stato santificato, e avrà oltraggiato lo Spirito della grazia?” (Ebr. 10:26-29). Nota bene che qui la Scrittura dice che cosa ci accadrà a noi credenti se pecchiamo volontariamente (ossia se commettiamo il peccato che mena a morte) dopo avere ricevuto la conoscenza della verità. Ci accadrà che dovremo attendere il giudizio di Dio e il suo fuoco divoratore. Questo perché avremo tenuto per profano il sangue del patto con il quale siamo stati santificati. Come si fa dunque a dire: ‘Una volta salvati, sempre salvati’ o ‘Una volta rigenerati, sempre santificati” dinanzi a queste parole? Non si può in nessuna maniera. Nota che è chiamato “Il sangue del patto”; ma non è forse vero che il nuovo patto è un patto eterno? Sì, è vero (cfr. Is. 61:8); eppure qui si parla di qualcuno che è entrato in questo patto ma lo rinnegherà perché rinnegherà il sangue su cui si fonda questo glorioso patto, che è il sangue di Gesù. Il sangue del patto, sì il sangue del patto, dice lo scrittore agli Ebrei; che è quello sparso da Gesù sulla croce per la remissione dei nostri peccati. Quindi è proprio il sangue di Gesù che se un credente terrà per profano andrà in perdizione.
Salvati e santificati per sempre dunque, sì, ma a condizione che non teniamo per profano il sangue del patto mediante il quale siamo stati salvati e col quale siamo stati santificati. Amen.
13. Se un credente si svia dalla verità o dalla fede, Dio gli darà ancora sicuramente il ravvedimento, come glielo diede all’inizio quando credette?
No, non è affatto detto da nessuna parte nella Bibbia che Dio sicuramente gli darà di nuovo la grazia di ravvedersi. Questo lo insegna la Scrittura quando dice: “Fratelli miei, se qualcuno fra voi si svia dalla verità e uno lo converte, sappia colui che chi converte un peccatore dall’error della sua via salverà l’anima di lui dalla morte e coprirà moltitudine di peccati” (Giac. 5:19-20), ed anche: “Or il servitore del Signore non deve contendere, ma dev’essere mite inverso tutti, atto ad insegnare, paziente, correggendo con dolcezza quelli che contraddicono, se mai avvenga che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità; in guisa che, tornati in sé, escano dal laccio del diavolo, che li avea presi prigionieri perché facessero la sua volontà” (2 Tim. 2:24-26).
Si noti come in questi passi è prospettata l’eventualità che un credente che si svia possa tornare al Signore, ma non la certezza assoluta che questo avverrà.
14. Sono mai esistiti ed esistono tuttora dei credenti che hanno perduto la salvezza?
Si, sono esistiti ed esistono tuttora simili credenti.
A conferma di ciò ci sono le seguenti parole dello scrittore agli Ebrei: “Il mio giusto vivrà per fede; e se si tira indietro, l’anima mia non lo gradisce. Ma noi non siamo di quelli che si traggono indietro a loro perdizione…” (Ebr. 10:38-39). Come si può vedere al tempo in cui fu scritta quell’epistola c’erano di quelli che si tiravano indietro a loro perdizione. La Scrittura non dice che si tiravano indietro e poi tornavano al Signore, ma che si tiravano indietro a loro perdizione. C’erano quindi dei giusti che vivevano per fede per un certo tempo, e poi si tiravano indietro e andavano in perdizione, come d’altronde ci sono anche adesso. Alcuni dicono che qui non si parla di veri credenti, di veri giustificati, ma ciò non si può dire perché poco prima si parla del giusto che vivrà per la sua fede. E per quale fede si può vivere anche se solo per un certo tempo? Non è forse quella ricevuta da Dio? Non è la stessa fede che abbiamo noi? Certo, la stessa.
E sempre a conferma di ciò ci sono pure queste parole di Pietro che parlando dei falsi dottori che ci saranno in mezzo a noi dice che “rinnegando il Signore che li ha riscattati, si trarranno addosso subita rovina” (2 Piet. 2:1); come mai questo? E dice pure che sono “nati alla vita animale per essere presi e distrutti” (2 Piet. 2:12) e che a loro “è riserbata la caligine delle tenebre” (2 Piet. 2:17), domando ancora, come mai questo? E’ evidente la ragione, perché costoro sono di quelli che si traggono indietro a loro perdizione. Essi erano stati dei veri credenti per un certo tempo ma poi avevano rinnegato il Signore infatti di loro è detto: “Lasciata la diritta strada, si sono smarriti…. Dopo essere fuggiti dalle contaminazioni del mondo mediante la conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, si lascian di nuovo avviluppare in quelle e vincere….meglio sarebbe stato per loro non avere conosciuta la via della giustizia, che DOPO averla conosciuta voltar le spalle al santo comandamento che era loro stato dato” (2 Piet. 2:15, 20-21). Si noti molto bene che Pietro dice che essi erano stati sulla strada diritta, erano fuggiti dalle contaminazioni del mondo mediante la conoscenza di Cristo, avevano conosciuto la via della giustizia, avevano ricevuto il santo comandamento. Ma ad un certo punto si sono sviati e per loro oramai non c’è più alcuna speranza di tornare al Signore.
Ma come mai tutti costoro non possono più tornare al Signore? Perché hanno commesso il peccato che mena a morte che è quel peccato che consiste nell’abbandono della fede, e dal quale è impossibile ravvedersi di nuovo. Come dice bene lo scrittore agli Ebrei di costoro: “E’ impossibile rinnovarli da capo a ravvedimento, poiché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figliuol di Dio, e lo espongono ad infamia” (Ebr. 6:6).
15. Un credente che commette suicidio sarà salvato lo stesso?
No, perché un credente se si ammazza si rende colpevole di un omicidio, in questo caso però non uccide il suo prossimo ma se stesso cosa questa che egli non può fare perché solo Dio ha il diritto di togliergli la vita, e degli omicidi la Scrittura dice che non entreranno per le porte della Nuova Gerusalemme secondo che è scritto: “Beati coloro che lavano le loro vesti per aver diritto all’albero della vita e per entrare per le porte nella città! Fuori i cani, gli stregoni, i fornicatori, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna” (Apoc. 22:14-15). La loro parte sarà lo stagno ardente di fuoco e di zolfo che è la morte seconda (cfr. Apoc. 21:8).
16. Perché la salvezza si ottiene per fede e non per opere?
Rispondo a questa tua domanda citandoti le seguenti parole di Paolo che benchè morto parla ancora: “Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù d’opere, affinché niuno si glorî” (Ef. 2:8-9). Dunque la ragione è affinché nessuno si possa gloriare o vantare nel cospetto di Dio. Infatti se la salvezza fosse per opere, chi la otterrebbe potrebbe dire agli altri: ‘Io sono stato salvato perché me lo sono meritato, ho fatto tanti sacrifici, ho rinunciato a tante cose, ho sofferto tante cose, per cui giustamente Dio mi ha salvato!’. Ma Dio, nella sua sapienza e giustizia, ha stabilito che l’uomo può essere salvato soltanto per la sua fede in Cristo Gesù, e quindi gratuitamente.
Gesù Cristo “ci è stato fatto da Dio sapienza, e giustizia, e santificazione, e redenzione” (1 Cor. 1:30), il che significa che Cristo con il suo sacrificio espiatorio ha compiuto tutto ciò che era necessario per renderci saggi, giusti, santi e redenti, agli occhi di Dio, e noi avendo creduto in Lui siamo diventati tali. Che abbiamo dunque di che gloriarci nel cospetto di Dio? Nulla. Appunto perché tutto ciò non viene da noi, ma da Dio. Siamo nella stessa situazione in cui si trovò Abramo, nostro padre, dopo che credette in Dio, cioè senza la benchè minima possibilità di gloriarsi davanti a Dio, anche lui infatti fu giustificato per fede senza le opere. Noi Cristiani quindi ci possiamo, anzi ci dobbiamo, gloriare solo nel Signore secondo che è scritto: “Chi si gloria si glori nel Signore” (1 Cor. 1:31). A Lui sia la gloria ora e in eterno. Amen.
17. Ora, tu dici che si viene salvati per fede e non per opere, ma dici pure che c’è una ricompensa o premio che Dio ci darà per le opere buone che abbiamo compiuto. Le cose non mi sono chiare, me le potresti dunque spiegare meglio?
Ora, sorella, ascolta. Quando io dico che l’uomo viene salvato soltanto per la sua fede, senza le opere della legge, voglio dire che l’uomo siccome dinnanzi a Dio ha peccato ed è nemico di Dio, per ottenere la remissione dei suoi peccati e la vita eterna, deve soltanto credere nel Signore Gesù Cristo. Non c’è un altra maniera per ottenere la remissione dei propri peccati e la vita eterna al di fuori della fede in Cristo Gesù, il Figlio di Dio morto per le nostre offese e risorto per la nostra giustificazione. Un peccatore può compiere qualsiasi opera buona, può compiere qualsiasi rinuncia, e qualsiasi mortificazione corporale, ma tutto ciò sarà del tutto inutile perché i suoi peccati continueranno a rimanere sulla sua coscienza e a farlo sentire in colpa dinnanzi a Dio, e lui continuerà a non avere la certezza che quando morirà andrà in paradiso con Gesù. E questo perché l’unica maniera per ottenere la cancellazione dei propri peccati dalla propria coscienza e la vita eterna è credendo in Gesù Cristo. Tanti ex-preti ed ex-semplici cattolici romani hanno attestato, dopo che si sono ravveduti ed hanno creduto con il cuore in Gesù Cristo, che nonostante facessero tante opere buone e rinunce di ogni genere, per amore del prossimo ma nello stesso tempo anche per espiare i propri peccati, cioè per costringere Dio a rimettergli i peccati in cambio delle loro buone opere, e guadagnarsi o meritarsi la vita eterna, alla fine si rendevano conto che i loro peccati rimanevano sempre su di loro, che erano ancora dei peccatori perduti per nulla certi di andare in cielo quando si sarebbero dipartiti dal corpo! Questo non fa altro che confermare che è impossibile ottenere la remissione dei propri peccati e la vita eterna basandosi sulle proprie opere buone. Nel momento però che l’uomo si ravvede e crede nel Signore Gesù, allora egli riceve il perdono dei suoi peccati e la vita eterna. Le cose cambiano totalmente perché l’uomo si umilia dinnanzi a Dio e Dio gli fà grazia.
A questo punto per l’uomo comincia una vita nuova, una vita che deve essere piena di opere buone perché Cristo ci ha salvati affinché noi fossimo zelanti nelle opere buone che sono state innanzi preparate da Dio affinché le pratichiamo (cfr. Tito 2:14 e Ef. 2:10). Le opere buone servono a confermare il credente nella fede, e a far glorificare in lui il nome di Dio. Sono necessarie, esse indicano la presenza nel credente di una fede viva. La loro assenza invece denota che nel credente c’è una fede morta perché Giacomo dice che come il corpo senza lo spirito è morto, così la fede senza le opere è morta (cfr. Giac. 2:26). Le opere buone compiute in Cristo hanno una ricompensa, cioè per esse in quel giorno Dio ci ricompenserà secondo la sua giustizia e fedeltà (cfr. 2 Cor. 5:10 e Luca 14:14). Bada bene però, che non è che la ricompensa sarà la vita eterna perché la Scrittura dice che la vita eterna è il dono di Dio in Cristo Gesù che si ottiene mediante la fede (cfr. Rom. 6:23 e Giov. 3:16,36) e quindi gratuitamente e non perché ce la si merita. In che cosa consisterà dunque questa ricompensa o questo premio, che naturalmente differirà per ciascuno perché non tutti compiono la stessa quantità di opere buone? A questa domanda non posso rispondere perché la Scrittura non dice in che cosa consisterà. Una cosa comunque sappiamo con certezza, che “ciascuno riceverà il proprio premio secondo la propria fatica” (1 Cor. 3:8) e che questo premio sarà giusto perché sarà dato da Colui che è il giusto giudice che investiga i cuori e le reni e che conosce non solo tutte le nostre opere buone ma anche i motivi reconditi che ci hanno spinto a compierle. Il premio che dunque ci verrà dato da Dio è il premio che avremo meritato (in questo caso si può parlare di nostri meriti) con le nostre fatiche compiute nel e per il Signore. Premio che ci tengo a precisare rimane pur sempre qualche cosa che potremo ottenere per la misericordia del Signore perché Lui ci mette in grado di compiere le opere buone. Senza di lui noi non possiamo fare nulla (cfr. Giov. 15:5), Lui è Colui che opera in noi il volere e l’operare per la sua benevolenza (cfr. Fil. 2:13), per cui tutto quello che possiamo fare per amore del suo nome, lo possiamo fare in virtù della sua grazia che è con noi.
A Dio sia la gloria ora e in eterno. Amen.
18. Come furono salvati i santi dell’Antico Testamento? Per la loro fede o per le loro opere?
Per fede. Che dice infatti la Scrittura? Essa dice che per fede “fu resa buona testimonianza agli antichi” (Ebr. 11:2), dove per buona testimonianza si intende che gli antichi furono dichiarati da Dio giusti, persone che a lui erano gradite, in virtù della loro fede in Dio.
Prendiamo per esempio Abele, non dice forse la Scrittura che “per fede Abele offerse a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per mezzo d’essa gli fu resa testimonianza ch’egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo d’essa, benché morto, egli parla ancora” (Ebr. 11:3)? Dunque Dio testimoniò di Abele che egli era giusto, in virtù della sua fede, e non dei suoi sacrifici.
Vediamo adesso cosa dice la Scrittura di Enoc, il settimo da Adamo: “Per fede Enoc fu trasportato perché non vedesse la morte; e non fu più trovato, perché Dio l’avea trasportato; poiché avanti che fosse trasportato fu di lui testimoniato ch’egli era piaciuto a Dio” (Ebr. 11:5). Naturalmente egli era piaciuto a Dio mediante la sua fede, come nel caso di Abele quindi anche lui fu giustificato per fede.
Passiamo adesso a Noè; la Scrittura dice di lui: “Per fede Noè, divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora, mosso da pio timore, preparò un’arca per la salvezza della propria famiglia; e per essa fede condannò il mondo e fu fatto erede della giustizia che si ha mediante la fede” (Ebr. 11:7). Come si può vedere Noè preparò l’arca per fede, per fede condannò il mondo di allora, e per la stessa fede fu fatto erede della giustizia che si riceve mediante la fede. Presta molta attenzione in particolare a questo essere stato fatto erede della giustizia che si ha mediante la fede, perché questo spiega che il fatto che Noè fu dichiarato giusto fu in virtù della sua fede in Dio (che naturalmente fu accompagnata da una vita giusta). Non avrebbe potuto essere altrimenti, perché “l’eredità è per fede, affinché sia per grazia” (Rom. 4:16).
Ma parliamo ora di Abramo, nostro padre, perché non si può parlare della giustificazione sotto l’Antico Testamento senza parlare di lui. Paolo parla parecchio della fede di Abramo prendendola come esempio di fede tramite cui si viene giustificati, nonostante Abramo visse quando ancora la giustizia di Dio in Cristo non era ancora stata manifestata. Ecco quello che dice Paolo: “Che diremo dunque che l’antenato nostro Abramo abbia ottenuto secondo la carne? Poiché se Abramo è stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che gloriarsi; ma dinanzi a Dio egli non ha di che gloriarsi; infatti, che dice la Scrittura? Or Abramo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto di giustizia. Or a chi opera, la mercede non è messa in conto di grazia, ma di debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede gli è messa in conto di giustizia. Così pure Davide proclama la beatitudine dell’uomo al quale Iddio imputa la giustizia senz’opere, dicendo: Beati quelli le cui iniquità son perdonate, e i cui peccati sono coperti. Beato l’uomo al quale il Signore non imputa il peccato. Questa beatitudine è ella soltanto per i circoncisi o anche per gli incirconcisi? Poiché noi diciamo che la fede fu ad Abramo messa in conto di giustizia. In che modo dunque gli fu messa in conto? Quand’era circonciso, o quand’era incirconciso? Non quand’era circonciso, ma quand’era incirconciso; poi ricevette il segno della circoncisione, qual suggello della giustizia ottenuta per la fede che avea quand’era incirconciso, affinché fosse il padre di tutti quelli che credono essendo incirconcisi, onde anche a loro sia messa in conto la giustizia; e il padre dei circoncisi, di quelli, cioè, che non solo sono circoncisi, ma seguono anche le orme della fede del nostro padre Abramo quand’era ancora incirconciso. Poiché la promessa d’esser erede del mondo non fu fatta ad Abramo o alla sua progenie in base alla legge, ma in base alla giustizia che vien dalla fede. Perché, se quelli che son della legge sono eredi, la fede è resa vana, e la promessa è annullata; poiché la legge genera ira; ma dove non c’è legge, non c’è neppur trasgressione. Perciò l’eredità è per fede, affinché sia per grazia; onde la promessa sia sicura per tutta la progenie; non soltanto per quella che è sotto la legge, ma anche per quella che ha la fede d’Abramo, il quale è padre di noi tutti (secondo che è scritto: Io ti ho costituito padre di molte nazioni) dinanzi al Dio a cui egli credette, il quale fa rivivere i morti, e chiama le cose che non sono, come se fossero. Egli, sperando contro speranza, credette, per diventar padre di molte nazioni, secondo quel che gli era stato detto: Così sarà la tua progenie. E senza venir meno nella fede, egli vide bensì che il suo corpo era svigorito (avea quasi cent’anni), e che Sara non era più in grado d’esser madre; ma, dinanzi alla promessa di Dio, non vacillò per incredulità, ma fu fortificato per la sua fede dando gloria a Dio ed essendo pienamente convinto che ciò che avea promesso, Egli era anche potente da effettuarlo. Ond’è che ciò gli fu messo in conto di giustizia. Or non per lui soltanto sta scritto che questo gli fu messo in conto di giustizia, ma anche per noi ai quali sarà così messo in conto; per noi che crediamo in Colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, il quale è stato dato a cagione delle nostre offese, ed è risuscitato a cagione della nostra giustificazione” (Rom. 4:1-25). Vorrei farti notare in particolare queste parole “ricevette il segno della circoncisione, qual suggello della giustizia ottenuta per la fede che avea quand’era incirconciso” perché esse mostrano molto chiaramente che Abramo fu giustificato quando credette alla promessa che gli fece Dio, per cui prima di essere circonciso nella carne. Per grazia quindi.
In virtù di questi esempi appena visti, dobbiamo quindi dire che anche la giustificazione che avveniva sotto l’Antico Testamento era compiuta da Dio mediante la fede nei confronti di coloro che credevano in Lui. Questa fede naturalmente implicava anche la fede nel Messia che doveva venire nella pienezza dei tempi per compiere la propiziazione dei nostri peccati, perché quegli uomini credettero in tutto ciò che Dio aveva preannunciato (anche magari solo tramite dei simboli) dover avvenire con la venuta del suo Unto.
D’altronde, non si può pensare che sotto l’Antico Testamento Dio giustificasse l’uomo per le sue opere, perché in questa maniera avrebbe fornito all’uomo la possibilità di gloriarsi nel suo cospetto, cosa che Dio detesta ed ha in ogni tempo evitato che avvenisse. Ci sono molte storie sotto l’Antico Testamento che ci insegnano come Dio ha sempre operato nell’antichità in maniera da impedire a chicchessia di potersi gloriare nel suo cospetto. Voglio solo citare l’esempio di Gedeone, attorno al quale si erano radunati trentaduemila uomini per andare a combattere contro i Madianiti e liberare così Israele, ma a cui Dio disse: “La gente che è teco è troppo numerosa perch’io dia Madian nelle sue mani; Israele potrebbe vantarsi di fronte a me, e dire: – La mia mano è quella che m’ha salvato. – Or dunque fa’ proclamar questo, sì che il popolo l’oda: – Chiunque ha paura e trema, se ne torni indietro e s’allontani dal monte di Galaad’. E tornarono indietro ventiduemila uomini del popolo, e ne rimasero diecimila” (Giud. 7:2-3). E anche dopo, gli disse che erano ancora troppi gli uomini, tanto che alla fine ne rimasero solo trecento (Giud. 7:4-8), tramite i quali Dio diede i Madianiti in mano di Gedeone. Se in una situazione del genere Dio volle togliere ad Israele la possibilità di vantarsi per la liberazione che egli operò in suo favore, quanto più Dio volle togliere agli uomini anche sotto l’Antico Testamento la possibilità di potersi vantare nel suo cospetto a proposito della loro giustificazione.
Dio è savio, Egli ha operato sempre in maniera da prendersi tutta la gloria e mai concederla a nessun altro, e questo anche in merito alla salvezza. A Lui sia la gloria ora e in eterno. Amen.
19. Il noto versetto biblico: “Credi nel Signor Gesù, e sarai salvato tu e la casa tua” (Atti 16:31), significa che quando uno crede in Gesù anche tutta la sua famiglia sarà salvata con lui?
In alcuni casi sì infatti nel libro degli Atti troviamo scritto che quando a Cornelio apparve un angelo di Dio che gli disse di mandare a chiamare Simon Pietro, quest’ultimo gli avrebbe parlato di cose, per le quali sarebbe stato salvato Cornelio e tutta la casa sua. Ecco le parole di questo santo angelo: “Manda a Ioppe, e fa’ chiamare Simone, soprannominato Pietro; il quale ti parlerà di cose, per le quali sarai salvato tu e tutta la casa tua” (Atti 11:13-14). Anche nel caso di Lidia di Tiatiri, il libro degli Atti dice che credette con tutti quelli di casa sua secondo che è scritto: “E una certa donna, di nome Lidia, negoziante di porpora, della città di Tiatiri, che temeva Dio, ci stava ad ascoltare; e il Signore le aprì il cuore, per renderla attenta alle cose dette da Paolo. E dopo che fu battezzata con quei di casa, ci pregò dicendo: Se mi avete giudicata fedele al Signore, entrate in casa mia, e dimoratevi. E ci fece forza” (Atti 16:14-15). E la stessa cosa ci viene detto nel caso del carceriere di Filippi secondo che è scritto: “Poi annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti coloro che erano in casa sua. Ed egli, presili in quell’istessa ora della notte, lavò loro le piaghe; e subito fu battezzato lui con tutti i suoi. E menatili su in casa sua, apparecchiò loro la tavola, e giubilava con tutta la sua casa, perché avea creduto in Dio” (Atti 16:32-34). C’è un altro credente di cui si dice che credette con tutta la sua casa ed è Crispo: “E Crispo, il capo della sinagoga, credette nel Signore con tutta la sua casa” (Atti 18:8).
In altri casi invece queste parole non si adempiranno. Vediamo di spiegare il perché. Gesù ha detto: “Non pensate ch’io sia venuto a metter pace sulla terra; non son venuto a metter pace, ma spada. Perché son venuto a dividere il figlio da suo padre, e la figlia da sua madre, e la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua” (Matt. 10:34-36); è evidente quindi che in questo caso siccome i nemici di un discepolo di Cristo saranno quelli stessi di casa sua, non tutti nella sua famiglia crederanno in Gesù e saranno salvati. Gesù ha anche detto che “il fratello darà il fratello alla morte, e il padre il figliuolo; e i figliuoli si leveranno contro i genitori e li faranno morire” (Mar. 13:12), e perciò è evidente anche in questo caso che ci saranno casi di famiglie divise al suo ritorno. Anche il fatto che Gesù abbia detto che in quella notte “due saranno in un letto; l’uno sarà preso, e l’altro lasciato” (Luca 17:34) depone a questo favore perché è evidente che qui egli si sta riferendo principalmente a persone sposate. Come depone a favore di ciò il fatto che Paolo abbia detto a chi ha un coniuge non credente: “Ma agli altri dico io, non il Signore: Se un fratello ha una moglie non credente ed ella è contenta di abitar con lui, non la lasci; e la donna che ha un marito non credente, s’egli consente ad abitar con lei, non lasci il marito; perché il marito non credente è santificato nella moglie, e la moglie non credente è santificata nel marito credente; altrimenti i vostri figliuoli sarebbero impuri, mentre ora sono santi. Però, se il non credente si separa, si separi pure; in tali casi, il fratello o la sorella non sono vincolati; ma Dio ci ha chiamati a vivere in pace; perché, o moglie, che sai tu se salverai il marito? Ovvero tu, marito, che sai tu se salverai la moglie?” (1 Cor. 7:12-16).
20. Un essere umano che muore senza aver sentito parlare di Gesù Cristo, o meglio senza avere avuto l’opportunità di accettare Cristo, sarà condannato lo stesso?
Da quello che insegna la Scrittura sì perché la condanna che si è estesa a tutti gli uomini tramite il peccato del primo uomo (cfr. Rom. 5:18) è rimossa solo tramite Gesù Cristo, ossia è annullata solo per coloro che sono in Cristo Gesù e perciò che hanno creduto in Lui. Paolo dice infatti che non v’è “alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (Rom. 8:1) e se uno è in Cristo egli è una nuova creatura (cfr. 2 Cor. 5:17).
Tutti gli altri, a prescindere la loro razza, la loro religione, ecc., e se hanno o meno sentito parlare di Cristo saranno condannati. Non ha forse detto Gesù che “chi non avrà creduto sarà condannato” (Mar. 16:16)? E dato che non si può credere in Gesù Cristo senza avere sentito parlare di Lui: “E come crederanno in colui del quale non hanno udito parlare?” (Rom. 10:14) perché la fede viene dall’udire e l’udire si ha per mezzo della parola di Cristo (cfr. Rom. 10:17), coloro che non sentono parlare di lui non possono credere ed essere salvati.
So perfettamente che questa risposta a molti non piace perché pensano che Dio nel condannare qualcuno senza concedergli l’opportunità di ascoltare prima il messaggio del Vangelo della grazia di Dio, agisca ingiustamente. Vorrei però fare notare a costoro che Dio è libero sia di fare grazia a chi vuole e sia di mandare in perdizione chi vuole e nessuno può dirgli nulla. Dunque, il fatto che uno non abbia udito il Vangelo e sia andato in perdizione sta ad indicare che egli rientrava tra quei vasi d’ira preparati per la perdizione a cui Dio aveva deciso di non fare grazia. Dio quindi non gli ha fatto nessun torto, gli ha solo impedito di ascoltar la Buona Notizia. Dio non ha permesso che essi ascoltassero il Vangelo affinché non fossero salvati essendo dei vasi d’ira preparati per la perdizione. Va detto tuttavia che ci sono casi di vasi d’ira preparati per la perdizione a cui Dio permette di ascoltare il Vangelo, anche questi non credono e quindi vanno in perdizione lo stesso. Dio sa perfettamente che nel loro caso non lo accetteranno ma permette ugualmente che ascoltino il Vangelo.
Nel rispondere a questa domanda quindi non si può non parlare del proponimento dell’elezione di Dio che dipende totalmente da Dio. Perché? Perché la ragione per cui molti vanno in perdizione (a prescindere che abbiano o meno l’opportunità di ascoltare il Vangelo) è perché non rientrano tra quei vasi di misericordia preparati da Dio per la gloria. E tra questi ci sono pure coloro che vanno in perdizione senza avere sentito parlare di Cristo. Coloro che invece rientrano tra coloro eletti a salvezza, prima della fondazione del mondo, non importa in che parte del mondo abitano, non importa quale sia il loro stato sociale e culturale, non importa se non hanno ancora sentito parlare di Gesù Cristo o ne hanno già sentito parlare, per loro verrà il giorno in cui crederanno in Gesù Cristo. Se sono tra coloro che ancora non ne hanno udito parlare, Dio gli farà pervenire in qualche maniera il Vangelo affinché credano e siano salvati; se invece ne hanno già sentito parlare ma ancora resistono a Dio, verrà il giorno in cui Dio gli aprirà il cuore all’amore della verità per salvarli. Noi dunque vogliamo essere tra coloro di cui Dio si userà per fare pervenire il Vangelo ai perduti, tra cui sappiamo per certo che alcuni accetteranno il Vangelo. Lungi da noi la pigrizia, lungi da noi il pensare che è inutile evangelizzare i perduti perché così non è infatti tra coloro che in qualche maniera sentiranno il Vangelo dalla nostra bocca ci saranno alcuni a cui Dio aprirà il cuore affinché siano salvati. Non trascuriamo questa nostra responsabilità come figli di Dio, come figli della luce.
21. Non credi che alla fine Dio nella sua grande misericordia salverà tutti?
No, non credo affatto una simile cosa perché è contraria all’insegnamento della Scrittura la quale a più riprese e in svariate maniere dice che molti esseri umani saranno condannati.
Gesù per esempio ha detto che “larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti son quelli che entran per essa” (Matt. 7:13); che quando Egli verrà nella sua gloria con tutti gli angeli dirà a coloro che metterà alla sua sinistra: “Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato pel diavolo e per i suoi angeli! Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; fui forestiere e non m’accoglieste; ignudo, e non mi rivestiste; infermo ed in prigione, e non mi visitaste. Allora anche questi gli risponderanno, dicendo: Signore, quando t’abbiam veduto aver fame, o sete, o esser forestiere, o ignudo, o infermo, o in prigione, e non t’abbiamo assistito? Allora risponderà loro, dicendo: In verità vi dico che in quanto non l’avete fatto ad uno di questi minimi, non l’avete fatto neppure a me. E questi se ne anderanno a punizione eterna …” (Matt. 25:41-46); e che chi non avrà creduto nel Vangelo sarà condannato (cfr. Mar. 16:16), e che chi avrà operato male in quel giorno resusciterà in resurrezione di giudizio (cfr. Giov. 5:29).
Paolo dice che Dio renderà “a quelli che son contenziosi e non ubbidiscono alla verità ma ubbidiscono alla ingiustizia, ira e indignazione. Tribolazione e angoscia sopra ogni anima d’uomo che fa il male; del Giudeo prima, e poi del Greco” (Rom. 2:8-9); che la fine dei nemici della croce è la perdizione (cfr. Fil. 3:19); e che Dio “volendo mostrare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta longanimità de’ vasi d’ira preparati per la perdizione” (Rom. 9:22).
Pietro dice che “i cieli di adesso e la terra, per la medesima Parola son custoditi, essendo riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della distruzione degli uomini empî” (2 Piet. 3:7).
Giovanni dice che nella visione sull’isola di Patmos sentì Colui che siede sul trono dire le seguenti parole: “Chi vince erediterà queste cose; e io gli sarò Dio, ed egli mi sarà figliuolo; ma quanto ai codardi, agl’increduli, agli abominevoli, agli omicidi, ai fornicatori, agli stregoni, agli idolatri e a tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda” (Apoc. 21:7-8); e che nel giorno del giudizio se qualcuno non sarà trovato scritto nel libro della vita sarà gettato nello stagno di fuoco che è la morte seconda (cfr. Apoc. 20:15).
22. Se Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati come mai alla fine non salva tutti?
Perché quel “vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1 Tim. 2:4) non significa che Dio ha decretato che tutti gli uomini siano salvati. Significa invece che Dio vuole salvare gente di ogni tribù, lingua, nazione, posizione sociale e posizione economica, ecc.; questo lo si evince da tutto il contesto in cui queste parole sono citate dall’apostolo Paolo. Eccolo il contesto: “Io esorto dunque, prima d’ogni altra cosa, che si facciano supplicazioni, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono in autorità, affinché possiamo menare una vita tranquilla e quieta, in ogni pietà e onestà. Questo è buono e accettevole nel cospetto di Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità. Poiché v’è un solo Dio ed anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, il quale diede se stesso qual prezzo di riscatto per tutti; fatto che doveva essere attestato a suo tempo, e per attestare il quale io fui costituito banditore ed apostolo (io dico il vero, non mentisco), dottore dei Gentili in fede e in verità” (1 Tim. 2:1-7). Come si può vedere, queste specifiche parole di Paolo seguono un esortazione a pregare per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono in autorità, per cui esse in quel contesto sono un ammonimento a coloro che potrebbero essere indotti a pensare che per una certa categoria di uomini non c’è bisogno di pregare perché la salvezza non è per loro.
Non può non essere questo il significato di quelle parole dette da Paolo perché in altri luoghi Paolo fa capire che Dio non vuole fare misericordia a tutti gli uomini, per esempio egli dice ai santi di Roma che Dio fa misericordia a chi vuole e indura chi vuole (cfr. Rom. 9:18); che Egli “volendo mostrare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta longanimità de’ vasi d’ira preparati per la perdizione” (Rom. 9:22). E poi che dire di quando Paolo dice quale sarà la sorte dell’empio che farà la sua comparsa prima della venuta di Cristo? Non è forse questa una ulteriore conferma che Dio non vuole che questo essere umano spregevole sia salvato? O forse tu intravedi in queste parole: “E allora sarà manifestato l’empio, che il Signor Gesù distruggerà col soffio della sua bocca, e annienterà con l’apparizione della sua venuta” (2 Tess. 2:8) che Dio voglia salvare quell’empio?
Certamente se Dio volesse, cioè se avesse decretato di, fare misericordia a tutti, alla fine salverebbe tutti perché non c’è nessuno che gli può impedire di eseguire un suo decreto. Ascolta infatti quello che Dio ha dichiarato tramite Isaia: “Ricordate il passato, le cose antiche: perché io son Dio, e non ve n’è alcun altro; son Dio, e niuno è simile a me; che annunzio la fine sin dal principio, e molto tempo prima predìco le cose non ancora avvenute; che dico: ‘Il mio piano sussisterà, e metterò ad effetto tutta la mia volontà’; che chiamo dal levante un uccello da preda, e da una terra lontana l’uomo che effettui il mio disegno. Sì, io l’ho detto, e lo farò avvenire; ne ho formato il disegno e l’eseguirò” (Is. 46:9-11); ma proprio perché non è un suo decreto la salvezza finale di tutti, egli alla fine salverà solo alcuni, gli eletti.
Vorrei terminare dicendoti questo: bada bene che quelle parole di Paolo in cui lui dice che Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati, sono tuttora prese dagli Universalisti, cioè da coloro che sostengono che alla fine Dio salverà tutti nella sua bontà. Essi infatti sostengono che quando Dio dice di volere qualche cosa nessuno glielo può impedire, per cui nessuno potrà impedirgli di salvare tutti e di non condannare nessuno.
23. Non ho rubato, non ho ucciso nessuno, non ho commesso adulterio, di che cosa mi devo ravvedere?
Ti devi ravvedere di qualsiasi peccato che tu hai commesso, e tu hai commesso qualche peccato dinnanzi a Dio perché non c’è alcun giusto, neppure uno (cfr. Rom. 3:10), tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio (cfr. Rom. 3:23). Quindi quand’anche non fossi un ladro, o un omicida, o un adultero, hai sempre dei peccati di cui devi ravvederti. Un pensiero cattivo è un peccato per esempio, una mala parola è un peccato, una menzogna non importa se tu la definisci insignificante è un peccato, un desiderio iniquo è un peccato, e così via.
Non pensare che Dio richiede il ravvedimento solo ai ladri, agli omicidi, agli adulteri, o ad altri esseri umani dati a particolari peccati, perché ciò non è affatto vero. Il ravvedimento è ordinato da Dio a tutti gli uomini, a prescindere quanto e in che maniera abbiano peccato. Come disse Paolo nell’Areopàgo di Atene: “Iddio dunque, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, fa ora annunziare agli uomini che tutti, per ogni dove, abbiano a ravvedersi, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo dell’uomo ch’Egli ha stabilito; del che ha fatto fede a tutti, avendolo risuscitato dai morti” (Atti 17:30-31). Non indugiare, ravvediti di ogni tuo peccato e credi nel Signore Gesù Cristo per ottenere la remissione dei tuoi peccati e la vita eterna.
24. Gli uomini hanno tutti una misura di fede?
No, perché l’apostolo Paolo parlando ai santi di Tessalonica dice quanto segue: “Del rimanente, fratelli, pregate per noi perché la parola del Signore si spanda e sia glorificata com’è tra voi, e perché noi siamo liberati dagli uomini molesti e malvagi, poiché non tutti hanno la fede” (2 Tess. 3:1-2). Ma d’altronde basta pensare quante persone si dichiarano a tutti gli effetti degli atei, cioè delle persone che non credono che Dio esiste, per rendersi conto che non tutti possono avere la fede. Può qualcuno che dice in cuor suo: ‘Non c’è Dio’ avere una sia pur minima misura di fede? Io sono persuaso di no.
Coloro quindi che vorrebbero far credere che tutti gli uomini hanno una certa misura di fede, sbagliano. E’ vero invece che tutti i credenti hanno una misura di fede perché sempre Paolo dice ai santi di Roma: “Per la grazia che m’è stata data, io dico quindi a ciascuno fra voi che non abbia di sé un concetto più alto di quel che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura della fede che Dio ha assegnata a ciascuno” (Rom. 12:3).
25. Ho visitato il vostro sito, ho una domanda da porvi. Ho sentito parlare di vita nuova e di come Dio opera anche con l’unzione dei suoi fedeli con la potenza dello Spirito Santo. Di che si tratta e dove posso fare questa esperienza?
La vita nuova di cui hai sentito parlare è una vita che si comincia a vivere dopo che ci si ravvede dei propri peccati, e si crede nel Signore Gesù Cristo. In quel momento infatti si nasce di nuovo e si diventa una nuova creatura con un cuore nuovo e una nuova mente, rinnovati dallo Spirito Santo. Questa nuova nascita che è indispensabile per entrare e vedere il Regno di Dio io l’ho sperimentata all’età di circa 18 anni in Inghilterra dove ero andato in vacanza. Quel giorno, lo ricordo ancora come se fosse avvenuto pochi minuti fa, riconobbi di essere un peccatore e chiesi al Signore di perdonare i miei peccati e farmi un suo figliuolo, e credetti che Gesù Cristo era morto sulla croce per i miei peccati e risorto per la mia giustificazione. All’istante mi sentii lavato da tutti i miei peccati, e liberato da un peso enorme che gravava su di me. In quel momento mi misi a piangere come un bambino, assaporando la gioia del perdono dei peccati, e quella grande pace che solo Dio può dare. Quella sera per me cominciò una vita nuova, una vita al servizio del Signore Gesù, al servizio della giustizia. Una vita certamente non priva di problemi, o di afflizioni, perchè le distrette e le afflizioni mi hanno accompagnato fino a questo giorno, ma il Signore mi ha liberato da tutte le mie distrette e da tutte le mie afflizioni che ho sperimentato e mi ha mantenuto saldo nella fede e nella grazia fino a questo giorno. Se quindi ancora non hai fatto questa gloriosa esperienza della nuova nascita, pentiti dei tuoi peccati, confessali al Signore, e credi nella morte espiatoria e nella resurrezione di Gesù Cristo, e il Signore stesso ti perdonerà tutti i tuoi peccati e ti darà un cuore nuovo e un nuovo spirito.
‘Dio opera anche con l’unzione dei suoi fedeli con la potenza dello Spirito Santo’ è una espressione che viene usata in relazione alla manifestazione dello Spirito Santo presente in mezzo ai Cristiani ancora oggi. Quando parlo di manifestazione dello Spirito mi riferisco alla manifestazione dei vari doni spirituali che Paolo menziona nella sua prima epistola ai Corinzi secondo che è scritto: “Or a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utile comune. Infatti, a uno è data mediante lo Spirito parola di sapienza; a un altro, parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigioni, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro, potenza d’operar miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue, e ad un altro, la interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose le opera quell’uno e medesimo Spirito, distribuendo i suoi doni a ciascuno in particolare come Egli vuole” (1 Corinzi 12:7-11). Per sapere nello specifico in che cosa consistono questi doni leggi il mio studio sui doni dello Spirito Santo presente sul sito nella sezione ‘Insegnamenti ed esortazioni’.
La nuova nascita la puoi sperimentare dovunque, quindi sia in casa tua, che in un campo, su un monte o in un locale di culto e così via, basta che fai quello che ti ho detto. Per ciò che concerne la manifestazione dello Spirito anche questa Dio la opera dove vuole lui e tramite chi vuole lui; per cui si può assistere ad un miracolo o ad una guarigione in casa, al locale di culto, in piazza, in strada, ecc. Certamente però questa manifestazione dello Spirito è presente dove ci sono Cristiani ripieni di Spirito che hanno i doni dello Spirito Santo per cui è necessario essere in mezzo ad essi. Di Cristiani ripieni di Spirito con dei doni dello Spirito Santo ce ne sono per esempio nelle Chiese Pentecostali, per cui se nella tua zona c’è una comunità pentecostale ti invito ad andarci. Potrai sentire la Parola di Dio predicata con potenza, e potrai assistere ad un culto con la manifestazione dello Spirito sempre naturalmente a condizione che in quella Chiesa ci siano credenti con alcuni dei doni citati da Paolo. Dio ti benedica.
26. Quand’è che non si fa più parte del Corpo di Cristo? Può un pastore umano dire ad una persona che non frequenta più la sua comunità (ma che va in un’altra Chiesa, però libera), che non fa più parte del corpo di Cristo?
Un credente non fa più parte del corpo di Cristo quando apostata dalla fede e rinnega il Signore che lo ha riscattato e santificato con il suo prezioso sangue. In quel caso infatti egli smette di dimorare in Cristo e diventa un ramo secco che ha da essere gettato nel fuoco secondo che è scritto: “Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; cotesti tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano” (Giovanni 15:6).
E’ evidente dunque che il fatto di lasciare una Chiesa evangelica per entrare a far parte di un’altra Chiesa evangelica, non significa per nulla che non si appartiene più al corpo di Cristo. Purtroppo però, in alcune denominazioni c’è questo modo perverso di parlare e di ragionare, che se uno cambia comunità, per esempio passa da una comunità pentecostale ad un’altra comunità pentecostale ma che non fa parte della stessa denominazione, ha apostatato dalla fede!!! Quei credenti che parlano così – manifestando per altro uno spirito settario ed anche tanta ignoranza – renderanno conto a Dio per queste loro parole con cui offendono e giudicano altri fratelli che sono ancora nella fede e nella verità che è in Cristo Gesù.
27. Se la predestinazione è assoluta, vuol dire allora che Dio predestina non solo a credere e a non credere, ma anche ad essere (tra chi crede) uno dei terreni descritti in Matteo 13, oppure quello dipende da noi? Ultimamente riflettendo sulla predestinazione sto avendo anche altre difficoltà, ad esempio una volta quando guardavo la gente per strada, grandi e piccoli, vedevo dei peccatori che Dio voleva salvare, ora invece mi rattristo perché li vedo divisi in due categorie: persone grandi e piccole che sono predestinate a non essere salvate, e altri ad essere salvati. Insomma, se dovessi parlare loro del Signore, non riuscirei più a dirgli che il Signore li ama, perché non so se il Signore li ama davvero e li ha scelti per essere salvati. Lo stesso accade quando il pastore dice dal pulpito che Dio ha amato il mondo al punto da dare Gesù e vuole salvare quanti più uomini è possibile; ritorna sempre quel pensiero della predestinazione. Come puoi vedere, mi sento piuttosto confuso.
Io non insegno che la predestinazione è assoluta, nel senso che non insegno la dottrina calvinista ‘una volta salvati sempre salvati’ perché ammetto che un vero credente possa scadere dalla grazia e andare in perdizione. Cosa questa che è confermata dalle parole di Gesù: “E quelli sulla roccia son coloro i quali, quando hanno udito la Parola, la ricevono con allegrezza; ma costoro non hanno radice, credono per un tempo, e quando viene la prova, si traggono indietro” (Luca 8:13). Secondo lo scrittore agli Ebrei, costoro si traggono indietro a loro perdizione (cfr. Ebrei 10:39). E’ evidente che costoro si traggono indietro perché vogliono tirarsi indietro. Questo te lo posso dire con assoluta certezza. Come ti posso dire con certezza che di questi credenti ce ne saranno sempre fino a che il Vangelo sarà predicato alle persone. Quello che non so dirti è perché Dio permette che costoro che hanno creduto si traggano indietro. Ciò sembra contraddire il proponimento dell’elezione di Dio, me ne rendo conto, ma noi dobbiamo accettare anche quelle parti del consiglio di Dio che non ci sono del tutto chiare e non solo quelle parti che sono chiare. Comunque questo non deve destare in te nessuna preoccupazione, Dio rimane buono e santo in ogni caso. Studiamoci di perseverare nella fede fino alla fine, come ci ordina di fare la Parola di Dio. Poi in quel giorno avremo la risposta ai tanti perché a cui qui sulla terra non siamo riusciti a dare una risposta.
Il fatto che Dio fa misericordia a chi vuole e indura chi vuole non deve portarti mai a non credere o mettere in dubbio l’amore di Dio verso il mondo perché la Parola di Dio dice che Dio ha tanto il mondo che ha dato il suo unigenito Figliuolo affinché chiunque creda in lui non perisca ma abbia vita eterna. Gesù sapeva molto bene che non tutti gli Israeliti avrebbero creduto in Lui perché Dio avrebbe fatto misericordia solo a un residuo di Israele, eppure Egli predicò il Vangelo della grazia agli Israeliti esortando gli uomini a ravvedersi e a credere nel Vangelo. Lui è l’esempio che noi dobbiamo seguire. Guarda, ti do un consiglio, fai come me che quando parlo del Signore ai perduti gliene parlo come se la salvezza dipendesse da loro e la predestinazione non esistesse. Io semino la Parola, sapendo che è Dio che fa crescere la Parola e che Lui farà crescere la Parola solo in certi cuori. Io faccio il mio dovere, poi sia fatta la volontà di Dio. In ogni caso, quello che Dio farà andrà bene.
28. Gli uomini sono tutti figli di Dio?
No, perché la Bibbia dice che figli di Dio sono solo coloro che credono nel nome del Figliuolo di Dio, secondo che è scritto: “È venuto in casa sua, e i suoi non l’hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figliuoli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome; i quali non son nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma son nati da Dio” (Giov. 1:11-13) ed ancora: “Siete tutti figliuoli di Dio, per la fede in Cristo Gesù” (Gal. 3:26).
Quindi tutti gli increduli (e bada bene che molti sono increduli anche se credono che Dio esiste, e questo perché non credono che Gesù Cristo è il Figlio di Dio morto sulla croce per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione) non sono figli di Dio. Dio è il Padre solo di coloro che egli ha generato mediante la Parola di verità; come nella vita naturale per essere definiti figli di Tizio occorre essere stati generati da Tizio, così è in ambito spirituale, per essere chiamati figli di Dio occorre essere stati generati da Dio, ossia essere nati da Dio. E questa nascita da Dio o rigenerazione l’uomo la sperimenta quando egli si riconosce peccatore davanti a Dio, si pente e crede nella morte espiatoria e nella resurrezione di Gesù Cristo. In quel momento egli NASCE DA DIO e Dio manda nel suo cuore il suo Spirito mediante il quale egli può gridare: ‘Abba! Padre!’ secondo che è scritto: “E perché siete figliuoli, Dio ha mandato lo Spirito del suo Figliuolo nei nostri cuori, che grida: Abba, Padre. Talché tu non sei più servo, ma figliuolo; e se sei figliuolo, sei anche erede per grazia di Dio” (Gal. 4:6-7). E’ lo Spirito dunque che attesta – assieme allo spirito di colui che è stato rigenerato – che egli è un figlio di Dio (cfr. Rom. 8:16).
29. …. La fede in Gesù è, incontestabilmente, condizione necessaria e sufficiente per la Salvezza, ma si può dire di avere veramente fede in Lui se non si seguono i suoi comandamenti? Certamente no! Gesù ci ha costantemente spinti ad essere fratelli l’un l’altro, e pertanto, come fanno i fratelli, dobbiamo operare sistematicamente per il bene del nostro prossimo: …..
29. Cari fratelli, vi scrive una persona che certamente non ha né i meriti né i titoli per parlare approfonditamente di argomenti complessi come quelli che affrontate, ed in particolare, alla fondamentale questione della Salvezza: La sola fede in Cristo è la sola condizione per poter sperare nella salvezza? O, in qualche modo, anche le Opere sono una componente fondamentale? Pur consapevole, come detto, dei mie limiti, vi voglio però proporre una interpretazione che, mi sembra, unisce le due condizioni: La fede in Gesù è, incontestabilmente, condizione necessaria e sufficiente per la Salvezza, ma si può dire di avere veramente fede in Lui se non si seguono i suoi comandamenti? Certamente no! Gesù ci ha costantemente spinti ad essere fratelli l’un l’altro, e pertanto, come fanno i fratelli, dobbiamo operare sistematicamente per il bene del nostro prossimo: “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,35-36). Da questo si conclude che le Opere sono la dimostrazione pratica della nostra fede, e quindi senza di esse non c’è salvezza perchè non c’è vera fede. Con affetto, da un vostro fratello (convinto che chi senza volere sbaglia sarà comunque salvato, se costui si impegna nella ricerca di Dio e specialmente se opera costantemente per la diffusione della Sua Parola).
Risposta
Ascolta, la Sacra Scrittura insegna chiaramente che la salvezza si ottiene SOLTANTO per la fede in Cristo, bada bene che ho detto si ottiene non si spera di ottenerla perché quando si crede si è SICURI di essere stati salvati. Ecco alcuni passi della Scrittura che attestano ciò: “Credi nel Signor Gesù, e sarai salvato tu e la casa tua” (Atti 16:31), e: “La parola è presso di te, nella tua bocca e nel tuo cuore; questa è la parola della fede che noi predichiamo; perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col cuore che Dio l’ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti col cuore si crede per ottener la giustizia e con la bocca si fa confessione per esser salvati” (Rom. 10:8-10). Ma te ne potrei citare molti altri di passi come per esempio questo della lettera agli Efesini: “Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù d’opere, affinché niuno si glorî” (Ef. 2:8-9), o quest’altro della lettera ai Galati: “Avendo pur nondimeno riconosciuto che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma lo è soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù affin d’esser giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della legge; poiché per le opere della legge nessuna carne sarà giustificata” (Gal. 2:16).
Ma non lo vedi che si viene salvati SOLTANTO per fede? Ma io ti domando, se per ottenere la salvezza occorressero anche le opere e non solo la fede, come si potrebbe affermare che la salvezza è per grazia? Non si potrebbe perché risulterebbe che la fede in Cristo non è sufficiente per essere salvati, ci vogliono pure i meriti e i sacrifici dell’uomo. Il che è un affronto al sacrificio di Cristo perché se la giustizia si ottiene per mezzo delle opere della legge Cristo è morto inutilmente (cfr. Gal. 2:21). Non solo, l’uomo potrebbe pure gloriarsi davanti a Dio. No, non è così come dici tu, la salvezza è per grazia mediante la sola fede in Cristo. E poi, se fosse come dici tu, mettiamo il caso che incontri un uomo che è sul punto di morire che ti chiede cosa deve fare per essere salvato, tu che gli risponderesti? Che oltre che credere in Gesù deve poi fare opere buone, e dove e quando farà queste opere quell’uomo che sta per spirare? Non credi che quello che gli diresti lo farebbe piombare nella più cupa disperazione perché sarebbe come dirgli che oramai non può più essere salvato? Gli annunceresti una brutta NOTIZIA e non la BUONA NOVELLA DEL VANGELO DELLA GRAZIA DI DIO. Quindi anche questo conferma che non può essere come dici tu, perché altrimenti la salvezza sarebbe preclusa a tutti coloro che stanno per morire e vogliono di cuore riceverla.
Nella Scrittura, nel mio cuore e nella mia mente c’è scritto: “Il giusto vivrà per la sua fede”. Io sono stato vivificato mediante la fede in Cristo, mediante di essa sono stato riconciliato con Dio, sono stato benedetto con il credente Abramo che fu anch’egli giustificato mediante la sua fede, e mediante questa fede cammino sulla via che porta in cielo, essendo sicuro che in qualsiasi momento questo cammino si interromperà io andrò con il Signore Gesù Cristo. Sicuro, ripeto, sicuro, sai perché? Perché “la fede è certezza di cose che si sperano” (Ebr. 11:1). Sai? Molti dicono come te che per essere salvati occorre la fede e le opere; ora ammesso e non concesso che sia come dici tu, come mai con la fede e le opere queste persone non sono sicure di essere salvate? Se la fede è certezza di cose che si sperano come mai questa certezza non esiste in queste persone? Semplice, perché non c’è la fede e di conseguenza non ci può essere nessuna certezza ma solo DUBBI. Io, dopo avere parlato personalmente con tantissimi Cattolici Romani che dicono che oltre che la fede per essere salvati ci vogliono le opere, ho potuto riscontrare che essi parlano così perché in realtà non hanno la fede, o meglio la vera fede perché ne hanno una FINTA, sì finta perché una fede che non è certezza di cose che si sperano non può che essere finta. Alla mia domanda: ‘Sei salvato quindi?’ ‘Hai la vita eterna quindi?’ Mi hanno risposto tutti: ‘Questo non lo posso dire, lo spero però!’
Ah, tu dirai, ma ci sono le opere!!! Che significa ciò? Quelle opere non sono la conseguenza della fede ma solo un mezzo per meritarsi la salvezza o meglio per comprarla, e quindi non hanno valore, non servono a nulla, proprio a nulla.
Naturalmente chi ha la vera fede, ha pure le opere buone nella sua vita; ma qual è quell’albero buono che non farà buoni frutti? Ma è normale che sia così, la riconoscenza verso il Salvatore si mostra compiendo opere buone, facendo una vita santa, pia e giusta. Le opere buone sono state create affinché noi Cristiani le pratichiamo, ma esse seguono la fede.
Se quindi tu non hai la certezza della salvezza, se non sei sicuro di essere salvato, ti esorto a pentirti dei tuoi peccati e a credere con tutto il tuo cuore che Gesù Cristo è morto sulla croce per espiare appieno anche i tuoi peccati, ed è risuscitato per giustificare anche te. Così facendo sarai SALVATO dai tuoi peccati e otterrai la VITA ETERNA.
30. Ti confesso che non mi è ancora chiaro quando si può parlare di aver crocifisso nuovamente Cristo e quando si tratta di sviamento (per quanto grave esso sia) ed e’ dunque ancora possibile “riportare indietro un peccatore dall’errore della sua via”. Mi chiedo anche se un credente che si allontana da Cristo, e poi si penta davvero, venga perdonato come Bracco scrive in “Parole di misericordia per il penitente dubbioso”, oppure no perché ha oltraggiato Cristo. ….
30. Ti confesso che non mi è ancora chiaro quando si può parlare di aver crocifisso nuovamente Cristo e quando si tratta di sviamento (per quanto grave esso sia) ed è dunque ancora possibile “riportare indietro un peccatore dall’errore della sua via”. Mi chiedo anche se un credente che si allontana da Cristo, e poi si penta davvero, venga perdonato come Bracco scrive in “Parole di misericordia per il penitente dubbioso”, oppure no perché ha oltraggiato Cristo. Ad esempio nel racconto della storia dei missionari Flood, nel sermone “Sei Arrabbiato con Dio?” di David Wilkerson, 16/02/1998, si parla di un missionario che in seguito a una prova abbandonò il Signore e si diede all’alcool, nutrendo un profondissimo rancore verso Dio e crescendo i figli al disprezzo verso di Lui. Poi, negli ultimi anni della sua vita, in seguito a un evento si pente e – stando alle parole del racconto contenuto nel sermone – viene ristorato dallo Spirito Santo. E poi sono confuso dal fatto che grandi predicatori come Whitefield, Spurgeon, e Bracco, così potentemente usati dallo Spirito, possano aver predicato dottrine errate per quanto riguarda il peccato, guidati da una sorta di “eccesso” di grazia; ma mi rendo conto che erano pur sempre uomini, e dunque non infallibili.
Risposta
Ascolta, fratello, per farti capire la differenza che c’è tra crocifiggere di nuovo Cristo e sviarsi dalla verità, ti farò un esempio tratto dalle Scritture. Come tu sai la lettera agli Ebrei fu scritta a dei credenti ebrei di nascita che erano tentati a tornare ai vecchi ed imperfetti sacrifici dell’Antico Testamento che prefiguravano quello perfetto che Cristo ha compiuto nella pienezza dei tempi e mediante il quale i credenti quanto alla loro coscienza sono stati resi perfetti. Ora, se uno di quei credenti fosse tornato a quei sacrifici avrebbe calpestato il Figliuol di Dio, tenuto per profano il sangue del patto con il quale era stato santificato e avrebbe oltraggiato lo spirito della grazia e sarebbe stato impossibile menarlo di nuovo a ravvedimento. Troviamo infatti scritto: “Perché, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non resta più alcun sacrificio per i peccati; rimangono una terribile attesa del giudizio e l’ardor d’un fuoco che divorerà gli avversarî. Uno che abbia violato la legge di Mosè, muore senza misericordia sulla parola di due o tre testimoni. Di qual peggior castigo stimate voi che sarà giudicato degno colui che avrà calpestato il Figliuol di Dio e avrà tenuto per profano il sangue del patto col quale è stato santificato, e avrà oltraggiato lo Spirito della grazia? Poiché noi sappiamo chi è Colui che ha detto: A me appartiene la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà il suo popolo. È cosa spaventevole cadere nelle mani dell’Iddio vivente” (Ebr. 10:26-31) ed ancora: “Perché quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono, è impossibile rinnovarli da capo a ravvedimento, poiché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figliuol di Dio, e lo espongono ad infamia. Infatti, la terra che beve la pioggia che viene spesse volte su lei, e produce erbe utili a quelli per i quali è coltivata, riceve benedizione da Dio; ma se porta spine e triboli, è riprovata e vicina ad esser maledetta; e la sua fine è d’esser arsa” (Ebr. 6:4-8). In queste scritture dunque il peccare volontariamente e il cadere stanno ad indicare una trasgressione da cui non ci si può più pentire, una posizione dalla quale se presa non si può più tornare indietro. E’ una trasgressione così grave che chi la commette non può ravvedersi da essa perché implica il volontario rinnegamento del Signore Gesù, cioè il fatto che il credente maturo ad un certo punto ingannato dal diavolo e dal peccato dice: ‘Io abbandono Cristo e la sua dottrina, non mi interessa più niente di lui, rinnego la mia professione di fede fin qui tenuta’. In riferimento alle Scritture da me prima citate, è evidente che per un credente ebreo il tornare ai vecchi sacrifici avrebbe equivalso ad abbandonare Cristo e la sua dottrina perché avrebbe significato rinnegare il sacrificio espiatorio di Cristo, reputarlo un nulla, un qualcosa senza senso, un sacrificio del tutto inutile e dato che il Nuovo Testamento si basa sul sacerdozio e sul sacrificio di Cristo prendere quella decisione avrebbe equivalso a rinnegare il Nuovo Patto. La cosa è grave quindi, molto grave quando un credente decide di rinnegare Cristo, il suo sacrificio e il Nuovo Patto di cui Cristo è garante. E difatti è per questa ragione che questo peccato mena in perdizione quei credenti che lo commettono.
Ma veniamo adesso allo sviamento, è evidente che nel momento in cui la Scrittura ammette la possibilità che un credente che si svia possa tornare in sé ed essere salvato, implicitamente fa capire che quel credente nello sviarsi non ha commesso quel peccato tramite cui si crocifigge di nuovo il Figliuolo di Dio perché da quest’ultimo, come abbiamo visto, non ci si può più ravvedere. Ecco i passi che ammettono la possibilità per uno sviato di tornare in sé e riconoscere la verità: “Fratelli miei, se qualcuno fra voi si svia dalla verità e uno lo converte, sappia colui che chi converte un peccatore dall’error della sua via salverà l’anima di lui dalla morte e coprirà moltitudine di peccati” (Giac. 5:19-20) e: “Or il servitore del Signore non deve contendere, ma dev’essere mite inverso tutti, atto ad insegnare, paziente, correggendo con dolcezza quelli che contraddicono, se mai avvenga che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità; in guisa che, tornati in sé, escano dal laccio del diavolo, che li avea presi prigionieri perché facessero la sua volontà” (2 Tim. 2:24-26). Quindi, sviarsi dalla verità non è lo stesso che rinnegare Cristo, perché? Perché uno si può sviare dalla verità senza per questo rinnegare Cristo e la sua opera di salvezza. Ti faccio un esempio, se un credente un giorno entra a far parte di una Chiesa che (pur insegnando la Trinità, la divinità di Cristo, la salvezza per fede, l’immortalità dell’anima e la resurrezione e il ritorno di Cristo) insegna a commettere fornicazione e adulterio, di certo accettando questa eresia si svia dalla verità però non si può dire che per lui non ci sia più la possibilità di rientrare in sè stesso e riconoscere la verità, perché nonostante questa Chiesa insegna questa eresia, da essa ci si può ravvedere, quella Chiesa non porta un credente a commettere il peccato che mena a morte perché da quella eresia egli si può ancora ravvedere, egli può ancora rientrare in sé stesso e riconoscere la verità. Certamente però se egli muore nel suo peccato egli andrà in perdizione. Ti potrei fare un altro esempio con un credente che sedotto dai vani ragionamenti di alcuni entra a far parte di una chiesa che dice che la resurrezione è già avvenuta, di certo egli si svia dalla verità, ma per lui c’è ancora la possibilità di ravvedersi perché egli non ha commesso il peccato che mena a morte. Così anche nel caso un credente si svia, abbandonando la propria moglie per un’altra donna, dandosi a ubriachezze, e a varie concupiscenze mondane, certamente egli si svia dalla fede però egli non commette dei peccati da cui è impossibile ravvedersi.
Quando dunque si sentono quelle testimonianze di uomini e donne che dopo essersi sviati si sono pentiti dei loro peccati e sono tornati al Signore che li ha perdonati, per certo non si tratta di casi di credenti che avevano commesso il peccato che mena a morte ossia di credenti che avevano crocifisso di nuovo il Figliuol di Dio. Non si deve per altro dubitare del perdono del Signore in questi casi: come potremmo farlo? Basta considerare quante volte il Signore perdonò il popolo d’Israele nel deserto per i suoi peccati; come perdonò Davide quando egli si pentì dell’omicidio che aveva commesso, per capire quanto il Signore sia misericordioso e pronto a perdonare. E poi ti ricordi di quella donna di nome Jezabel che nella chiesa di Tiatiri insegnava e seduceva i servi del Signore affinché commettessero fornicazione e mangiassero cose sacrificate agli idoli? Non è forse scritto che il Signore le diede tempo per ravvedersi? Quindi quella credente nonostante quei suoi misfatti aveva ancora la possibilità di essere perdonata, ma lei non volle e quindi Dio la giudicò come meritava. Certamente se si fosse pentita Dio l’avrebbe perdonata.
31. Se un credente viene liberato dal peccato come mai accade che egli talvolta pecchi ancora?
La ragione è perché chi crede nel Signore viene affrancato dalla schiavitù del peccato o dal dominio di esso e non reso infallibile o perfetto in tutto quello che fa, pensa e dice. Se il credente nel momento che ha creduto fosse diventato perfetto perché mai dovrebbe procacciare la perfezione, come invece dice di fare la Scrittura (cfr. 2 Cor. 13:11)? Perché mai dovrebbe procacciare la santificazione (cfr. Ebr. 12:14)? O far sì che il peccato non regni nel suo corpo mortale per ubbidirgli nelle sue concupiscenze (cfr. Rom. 6:12)? Dunque, chi ha creduto è certo che il peccato non lo signoreggerà più perché non è sotto la legge ma sotto la grazia, ma è altresì certo che non sempre riuscirà ad evitare il peccato nonostante la sua volontà e il suo desiderio di ubbidire al Signore in ogni cosa.
L’apostolo Paolo, e sto parlando di un uomo che amava e temeva Dio e si studiava di conservare una buona coscienza davanti a Dio e davanti agli uomini, pur essendo pienamente convinto che egli era stato affrancato dal peccato e reso servo della giustizia, riconosceva di essere ancora fallibile dicendo ai Romani: “Perché io non approvo quello che faccio; poiché non faccio quel che voglio, ma faccio quello che odio. Ora, se faccio quello che non voglio, io ammetto che la legge è buona; e allora non son più io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me. Difatti, io so che in me, vale a dire nella mia carne, non abita alcun bene; poiché ben trovasi in me il volere, ma il modo di compiere il bene, no. Perché il bene che voglio, non lo fo; ma il male che non voglio, quello fo. Ora, se ciò che non voglio è quello che fo, non son più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me. Io mi trovo dunque sotto questa legge: che volendo io fare il bene, il male si trova in me. Poiché io mi diletto nella legge di Dio, secondo l’uomo interno; ma veggo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente, e mi rende prigione della legge del peccato che è nelle mie membra. Misero me uomo! chi mi trarrà da questo corpo di morte? Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così dunque, io stesso con la mente servo alla legge di Dio, ma con la carne alla legge del peccato” (Rom. 7:15-25).
Giacomo, il fratello del Signore, che era anche lui come Paolo un santo uomo, nella sua epistola dice che “tutti falliamo in molte cose” (Giac. 3:2).
E Giovanni, il discepolo che Gesù amava, nella sua prima epistola dice: “Se diciamo d’esser senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi” (1 Giov. 1:8-10). Come puoi vedere, l’apostolo Giovanni lo dice chiaramente che noi non possiamo dire né di essere senza peccato e neppure di non avere peccato. Ma grazie a Dio che quand’anche cadessimo nel peccato noi abbiamo un avvocato presso il Padre, cioè Gesù Cristo il quale è la propiziazione dei nostri peccati (cfr. 1 Giov. 2:1-2). Naturalmente, per ottenere la remissione dei nostri peccati ed essere purificati da ogni iniquità dobbiamo confessare i nostri peccati a Dio, questo Giovanni lo dice chiaramente. E d’altronde pure Gesù questo lo insegnò ai suoi discepoli quando insegnò loro a pregare. Tra le cose infatti che essi dovevano dire al Padre, e che pure noi dobbiamo dire, c’è la seguente frase: “Rimettici i nostri debiti” (Matt. 6:12), dando quindi per scontato che noi credenti contraiamo dei debiti nei confronti di Dio, ossia pecchiamo, perché questi debiti non sono altro che peccati.
Nonostante questo però, noi figliuoli di Dio dobbiamo fare di tutto per non peccare ed essere santi in tutta la nostra condotta. Non dobbiamo per nulla cercare il peccato, ma dobbiamo fuggirlo. Non dobbiamo accarezzarlo, ma lottare contro di esso. Non dobbiamo cadere vittime del suo inganno, ma dobbiamo resistergli. Non dobbiamo mai compiacerci in esso, ma odiarlo in tutte le sue forme. Come ben diceva l’apostolo Paolo: “Che direm dunque? Rimarremo noi nel peccato onde la grazia abbondi? Così non sia. Noi che siam morti al peccato, come vivremmo ancora in esso?” (Rom. 6:1-2).
Sì, noi siamo morti al peccato, siamo morti mediante il corpo di Gesù Cristo perché siamo stati crocifissi con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato. Come Cristo essendo risuscitato dai morti non muore più perché la morte non lo signoreggia più, così noi che siamo stati risuscitati con lui a nuova vita sappiamo che la morte spirituale non ci signoreggia più perché siamo morti al peccato di cui eravamo schiavi.
Grazie siano rese a Dio in Cristo Gesù per questa gloriosa resurrezione che Egli ci ha dato la grazia di sperimentare. Amen.
32. Voi dite che siete stati salvati, ma da che cosa siete stati salvati?
Noi siamo stati salvati dalla schiavitù del peccato, dalle mani dell’avversario cioè Satana, dal presente secolo malvagio e dalle fiamme del fuoco che aspetta il peccatore sia dopo morto che alla resurrezione.
Questa salvezza, quindi, a giusta ragione è chiamata dalla Scrittura: “Una così grande salvezza” (Ebr. 2:3). Non è una cosa da poco, ma qualcosa di immenso valore che abbiamo ricevuto per la grazia di Dio, sì per la grazia di Dio, cioè gratuitamente perché non è stato in virtù di opere giuste che noi avessimo fatte che l’abbiamo ottenuta ma perché a Dio è piaciuto donarcela. Noi abbiamo dovuto solo accettarla per fede ed ora ringraziamo Dio per avercela data e ci studiamo di tenerla stretta fino alla fine dei nostri giorni per ottenere dal Signore la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano. Questa sì grande salvezza, come ci dice Pietro, “è stata l’oggetto delle ricerche e delle investigazioni dei profeti che profetizzarono della grazia a voi destinata. Essi indagavano qual fosse il tempo e quali le circostanze a cui lo Spirito di Cristo che era in loro accennava, quando anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo, e delle glorie che dovevano seguire. E fu loro rivelato che non per se stessi ma per voi ministravano quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno evangelizzato per mezzo dello Spirito Santo mandato dal cielo; nelle quali cose gli angeli desiderano riguardare bene addentro” (1 Piet. 1:10-12). Dunque essa fu preannunciata dagli antichi profeti i quali in svariate maniere dissero che il Cristo, il Figlio di Dio, un giorno sarebbe venuto in questo mondo per offrire se stesso per la nostra salvezza. Quei profeti si domandarono quando sarebbe accaduto tutto ciò, ma fu rivelato loro che quelle cose erano per un tempo avvenire e non per il loro tempo. E così quando giunse la pienezza dei tempi, Dio mandò in questo mondo il suo Unigenito Figliuolo il quale dopo avere vissuto una vita immacolata e senza colpa alcuna, fu crocifisso per i nostri peccati. Egli, il Giusto, soffrì per noi ingiusti, per riconciliarci con Dio: Lui che non aveva conosciuto peccato fu fatto da Dio peccato affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui. Lui che non aveva peccato in sé, si caricò di tutti i nostri peccati per affrancarci da essi. L’autore di questa grande salvezza quindi è Gesù Cristo, il Figlio di Dio. E’ in virtù del suo sacrificio sulla croce che noi oggi possiamo dire con assoluta certezza di essere stati salvati. Gloria al suo nome in eterno. Amen.
Torno brevemente all’inizio della mia risposta per spiegarti la nostra vita prima di essere salvati. Eravamo schiavi del peccato che era il nostro crudele padrone, che ci costringeva a servirlo e ci ripagava con la morte, l’infelicità e la paura. Il peccato era veramente più forte di noi, ci piaceva peccare, prendevamo piacere in esso. Il peccato è la trasgressione della legge, e a noi piaceva trasgredire la legge di Dio. Ma un giorno noi, credendo in Gesù, siamo stati liberati dal peccato: questa liberazione l’abbiamo sperimentata in maniera tangibile. Molti oggi si domandano come mai l’uomo è dato al male e cercano di spiegare tutto ciò con tante teorie che sono tutte false; l’unica ragione per cui l’uomo è dato al male è perché egli è schiavo del peccato che è entrato nel mondo per mezzo del primo uomo. L’uomo quindi ha bisogno di essere liberato da questa schiavitù del peccato e può esserlo solo mediante la fede in Gesù Cristo perché è solo in Lui che c’è la salvezza.
Eravamo sotto il dominio di Satana, cioè dell’avversario di Dio, che è il principe di questo mondo, quello spirito che opera al presente negli uomini ribelli inducendoli a compiere ogni sorta di peccati. Il diavolo non è un mito, o frutto dell’immaginazione umana, no, ma un essere spirituale malvagio che agisce in questo mondo negli uomini e tramite di essi. E’ lui che spinge gli uomini a fornicare, uccidere, commettere adulteri, rubare, dire menzogne e a commettere ogni sorta di ingiustizia. L’uomo è in balia di questo essere malvagio, ecco perché nel mondo gli uomini sono dati al male. E noi pure un giorno eravamo tra gli uomini ribelli al servizio di Satana. Ma Dio nella sua misericordia ci ha riscattati dalla potestà del diavolo mediante la fede in Gesù Cristo. Noi che abbiamo sperimentato questa liberazione possiamo dire che non c’è niente di meglio che sapere di non essere più sotto il dominio di Satana, di questo essere così malvagio. Gli uomini quindi possono essere liberati dal dominio di Satana, e questo può avvenire solo per opera di Gesù Cristo che è Colui che ha vinto il diavolo, che lo ha distrutto morendo e risuscitando dai morti. Credendo in Gesù si viene affrancati dalla mano di Satana, dalla sua potestà. Quindi ancora una volta va messo l’accento sull’opera redentrice di Gesù Cristo.
Noi eravamo parte di questo sistema, cioè di questo mondo. I nostri interessi, i nostri obbiettivi, i nostri desideri, i nostri comportamenti erano come quelli di tutti gli altri. Avevamo quindi l’animo alle cose di questo mondo, alle cose della carne, cose che non danno la vera e duratura gioia, il cui frutto è la morte, sì proprio la morte. Tutte cose per altro vane, in verità la nostra vita era una sorta di corsa dietro il vento. Eravamo prigionieri di questo sistema, e per questo eravamo nemici di Dio come tutti gli altri. Questa è la condizione dell’uomo senza Dio. Ma un giorno mediante la fede in Gesù siamo stati riscossi da questo presente secolo malvagio, e trasportati nel regno di Cristo. Tutto ciò sempre mediante la fede in Cristo che ha vinto il mondo, e ci ha riconciliati con Dio. Da nemici che eravamo, siamo dunque diventati amici di Dio. Ecco perché adesso non ci sentiamo più parte di questo mondo, viviamo in esso ma non gli apparteniamo più. Cristo ci ha eletti e strappati da esso. Gli uomini quindi posso essere liberati da questo perverso sistema di cose sempre mediante la fede in Cristo.
Noi eravamo su quella via che mena in perdizione, a noi ci aspettava il tormento di un fuoco non attizzato da mano d’uomo. Eravamo perduti e questa era la nostra sorte. E questo perché eravamo schiavi del peccato, di satana e di questo presente secolo che giace tutto quanto nel maligno. Eravamo veramente senza speranza e con la paura della morte che riempiva il nostro cuore. Qualsiasi tentativo di allontanarla da noi risultò inutile; non era sforzandoci di fare i bravi che potevamo essere liberati da quella paura. Bisognava essere salvati dal peccato, e difatti quando siamo stati salvati dal presente secolo siamo stati anche automaticamente salvati dalla paura di morire. Ora, per noi morire è guadagno, e abbiamo quindi il desiderio di partire da questo corpo. Come si può avere ancora la paura di morire avendo ricevuto in Cristo la vita eterna? Come si può avere ancora paura di morire essendo stati riconciliati con Dio? Ma sappiamo anche dove andremo; andremo in paradiso con il Signore. E tutto ciò, mi ripeto ma è di fondamentale importanza, SOLTANTO per la fede in Cristo Gesù. Lui infatti ha pagato appieno il prezzo del riscatto per tutti noi. Lui ci ha acquistato con il suo sangue la redenzione eterna.
A Lui sia la gloria in eterno. Amen.
33. Perché dite che la salvezza, come anche la verità, è solo in Gesù Cristo? Perché questo esclusivismo? Perché non ammettete che si può essere salvati o che si può conoscere la verità anche senza credere in Gesù Cristo?
Ascolta, ma se per giungere ad una città posta sopra un’altissima montagna ci fosse solo una strada e tu sapessi questa cosa e io ti domandassi quale strada devo prendere per arrivare in quella città, tu che cosa mi risponderesti? Mi diresti che ci sono due, tre, quattro, e cosi via, strade? E che io posso scegliere quella che mi pare più comoda? O mi indicheresti l’unica strada che mi porta in quella città? Credo che la risposta sia la seconda, non è vero? Non vedo dunque perché per essere salvati, dato che solo Gesù Cristo è il Salvatore, noi dovremmo dire alle persone che possono esserlo anche credendo in Budda, o in Maometto o in Confucio o in Sai Baba e così via. Dire una simile cosa equivarrebbe a mentire ed indurrebbe molte persone a continuare a battere una via che porta alla perdizione. In altre parole, se io dicessi ad un Mussulmano che egli può essere salvato rimanendo un Mussulmano, cioè continuando a credere in Maometto, io gli mentirei e dimostrerei di non amarlo e di non volere che sia salvato. Solo diventando un discepolo di Cristo egli un giorno potrà essere salvato nel regno celeste di Dio, in caso contrario se ne andrà in perdizione. E la stessa cosa vale per un Buddista o per un seguace di Confucio e così via.
Per essere salvati c’è solo una VIA, la fede in Gesù Cristo, una sola fede quindi e un solo Salvatore in cui credere. Gesù non disse che egli è una via che mena al Padre, ma la via e che nessuno va al Padre se non per mezzo di lui (cfr. Giov. 14:6). Non è chiaro? E così anche per conoscere la verità; c’è solo una via che è sempre la stessa, la fede in Gesù. Perché Gesù non ha detto di essere una verità, ma LA VERITA’.
Tu forse insinuerai che Gesù era un presuntuoso, al che io ti domando: ‘Consideri un presuntuoso un uomo che visse una vita santa e immacolata, che fece solo del bene, che non aveva dove posare il capo, che visse povero, che non cercò mai il suo interesse, e soprattutto un uomo che morì e risuscitò dai morti? O forse puoi trovare nei suoi insegnamenti degli insegnamenti falsi, delle contraddizioni? O magari nel suo comportamento qualcosa di sbagliato? Puoi forse dimostrare che Budda, o Maometto, o qualcun altro, sia stato superiore a Gesù Cristo? Basta solo considerare che Gesù Cristo dopo essere morto e risorto è stato assunto in cielo, e non muore più, per rendersi conto della sua superiorità su qualsiasi altro profeta o presunto profeta.
Ma forse tu adesso dirai: ‘Chi ti dice alla fin fine che è solo credendo in Gesù che si può essere salvati?’ Me lo attesta lo Spirito Santo che è in me, me lo attesta la coscienza per lo Spirito, perché ho sperimentato personalmente questa salvezza e mi sento salvato, perdonato e riconciliato con Dio. Ti faccio un esempio. Se la Bibbia mentisse nel dirmi che soltanto credendo in Gesù si viene salvati, per certo credendo in Gesù non mi potrei sentire salvato. Sarebbe come ricevere una falsa indicazione, cioè come se qualcuno mi dicesse che per arrivare in un certo luogo devo prendere una certa strada quando avrei dovuto prenderne un’altra! E’ evidente che seguendo quell’indicazione non posso arrivare a quel luogo, perché l’indicazione è falsa e di questo me ne renderei conto. Ma se uno mi dà una giusta indicazione è evidente che prendendo quella strada io arriverò a quello specifico luogo. Non ci vuole molto, umanamente parlando, per capire se sulla terra qualcuno ci ha dato una vera o una falsa indicazione. Non ti pare? E così è pure per ciò che riguarda quello che si deve fare per essere salvati, perdonati e riconciliati con Dio. Per forza di cose chi fa quello che dice la Bibbia, una volta seguita l’indicazione biblica, deve sentirsi salvato, perdonato e riconciliato con Dio, per riconoscere la veracità della Bibbia. Ma se non si sente né salvato, né perdonato e neppure riconciliato con Dio, è evidente che la Bibbia gli ha mentito.
Ora, nel corso di questi duemila anni circa dopo la venuta di Cristo, ci sono stati milioni di persone che hanno fatto quello che la Scrittura dice che bisogna fare per essere salvati, cioè si sono pentiti dei loro peccati e hanno creduto che Gesù Cristo è morto per i nostri peccati, e risuscitato per la nostra giustificazione, e tutti a prescindere la razza, la cultura e l’età, hanno sperimentato le medesime cose, si sono sentiti immediatamente SALVATI, PERDONATI e RICONCILIATI CON DIO. Quindi la Bibbia non può che dire la verità. E che sia così è confermato dal fatto che tutti gli altri che nel corso di tutti questi secoli per essere salvati, perdonati e riconciliati con Dio, non hanno fatto quello che dice la Bibbia, non si sono sentiti né salvati, né perdonati e neppure riconciliati con Dio. Sfido chiunque a dimostrarmi il contrario: è certo che né gli Ebrei osservando i loro riti, né i Buddisti e neppure i Mussulmani come neppure i seguaci di Confucio, ecc, non si sentono nella loro coscienza né salvati, né perdonati e neppure riconciliati con Dio, ma dei peccatori. Quindi, è alla prova dei fatti che quello che dice la Bibbia sul come essere salvati si MANIFESTA COME VERO.
Atti 4:12: “E in nessun altro è la salvezza; poiché non v’è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad esser salvati” e Atti 10:43: “Chiunque crede in lui riceve la remission de’ peccati mediante il suo nome”, sono dunque parole vere, come tutte le altre scritte nella Bibbia.
34. La nuova nascita è progressiva?
Se per progressiva si intende che affinché si verifichi occorrono giorni o mesi o anni, la nuova nascita non è progressiva perché si verifica lo stesso giorno, ma che dico? nel medesimo istante in cui l’uomo si pente dei suoi peccati e crede nel Signore Gesù Cristo. L’apostolo Giovanni dice infatti che “chiunque crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio” (1 Giov. 5:1). Ora, forse qualcuno obbietterà dicendo che con queste parole Giovanni non ha inteso dire quando si verifica esattamente la nascita da Dio perché indica semplicemente la condizione spirituale di chiunque ha creduto che Gesù è il Cristo. Ma io rispondo che se è vero che uno che crede da due anni che Gesù è il Cristo è nato da Dio, è altresì vero che anche uno che crede in questo istante che Gesù è il Cristo è nato da Dio. In altre parole non si può affermare che è nato da Dio solo chi crede che Gesù è il Cristo da qualche anno o qualche giorno ma anche chi si mette a credere all’istante che Gesù è il Cristo di Dio, per cui anche quest’ultimo dopo un secondo che ha creduto può essere dichiarato nato da Dio.
La cosa che è progressiva invece è la santificazione perché il credente è chiamato a procacciarla durante tutto il corso della sua vita.
35. Ho sentito dire ad un pastore che noi Cristiani abbiamo sperimentato la prima resurrezione: è vero questo?
No, non è vero perché la prima resurrezione di cui parla Giovanni nell’Apocalisse innanzi tutto è una resurrezione corporale e poi avverrà al ritorno di Gesù Cristo dal cielo. Ecco infatti cosa dice Giovanni: “Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; e colui che lo cavalcava si chiama il Fedele e il Verace; ed egli giudica e guerreggia con giustizia. E i suoi occhi erano una fiamma di fuoco, e sul suo capo v’eran molti diademi; e portava scritto un nome che nessuno conosce fuorché lui. Era vestito d’una veste tinta di sangue, e il suo nome è: la Parola di Dio. Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi, ed eran vestiti di lino fino bianco e puro. E dalla bocca gli usciva una spada affilata per percuoter con essa le nazioni; ed egli le reggerà con una verga di ferro, e calcherà il tino del vino dell’ardente ira dell’Onnipotente Iddio. E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: RE DEI RE, SIGNOR DEI SIGNORI. …..Poi vidi dei troni; e a coloro che vi si sedettero fu dato il potere di giudicare. E vidi le anime di quelli che erano stati decollati per la testimonianza di Gesù e per la parola di Dio, e di quelli che non aveano adorata la bestia né la sua immagine, e non aveano preso il marchio sulla loro fronte e sulla loro mano; ed essi tornarono in vita, e regnarono con Cristo mille anni. Il rimanente dei morti non tornò in vita prima che fosser compiti i mille anni. Questa è la prima risurrezione. Beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione. Su loro non ha potestà la morte seconda ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regneranno con lui quei mille anni” (Apoc. 19:11-16; 20:4-6). Come si può vedere, il fatto che Giovanni prima parli di anime che ritornano in vita, e poi dice che il rimanente dei morti non tornò in vita prima che fossero compiti i mille anni, fa chiaramente capire che la prima resurrezione è corporale. Noi abbiamo sì sperimentato una resurrezione, ma si tratta di una resurrezione spirituale secondo che è scritto: “E voi pure ha vivificati, voi ch’eravate morti ne’ vostri falli e ne’ vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potestà dell’aria, di quello spirito che opera al presente negli uomini ribelli; nel numero dei quali noi tutti pure, immersi nelle nostre concupiscenze carnali, siamo vissuti altra volta ubbidendo alle voglie della carne e dei pensieri, ed eravamo per natura figliuoli d’ira, come gli altri. Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore del quale ci ha amati, anche quand’eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con Cristo (egli è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere ne’ luoghi celesti in Cristo Gesù, per mostrare nelle età a venire l’immensa ricchezza della sua grazia, nella benignità ch’Egli ha avuta per noi in Cristo Gesù” (Ef. 2:1-7). Questa resurrezione l’abbiamo sperimentata quando ci siamo pentiti ed abbiamo creduto nel nome del Figliuolo di Dio.
Concludo mettendoti in guardia da questa falsa dottrina che può portare a negare il millennio quale periodo letterale di mille anni durante cui sulla terra regneranno Cristo e i suoi santi. Può comunque pure succedere che sia la negazione del millennio a portare a interpretare la prima resurrezione come una resurrezione spirituale. Spesso infatti è proprio la negazione del millennio che porta a interpretare la prima resurrezione in quella maniera: come avviene nella Chiesa Cattolica Romana che rifacendosi ad Agostino di Ippona nega il millennio e spiega la prima resurrezione affermando che si tratta della resurrezione spirituale che però per la dottrina cattolica si sperimenta con il battesimo. La Chiesa Cattolica Romana infatti come tu sai insegna la rigenerazione battesimale perché attribuisce all’acqua del suo cosiddetto battesimo il potere di fare nascere di nuovo.
36. E’ normale che un Cristiano abbia paura della morte?
No, non è per niente normale perché un Cristiano non ha paura di morire perché sa che quando morirà andrà in cielo con il Signore. La morte infatti per il Cristiano costituisce la fine della vita fisica, della vita corporale, e segna l’inizio di una vita nettamente migliore nei luoghi celesti con Cristo perché egli cessa di soffrire, di piangere, di sperimentare necessità di vario genere ed entra nella pace, nel riposo di Dio, nella gloria celeste. Come fa una persona del genere ad avere paura della morte? Anzi, piuttosto una tale persona avrà il desiderio di partire da questo corpo per essere con Gesù Cristo in cielo. Non era forse questo il desiderio dell’apostolo Paolo? Ascolta le sue parole: “Ho il desiderio di partire e d’esser con Cristo, perché è cosa di gran lunga migliore” (Fil. 1:23); “Siamo pieni di fiducia e abbiamo molto più caro di partire dal corpo e d’abitare col Signore” (2 Cor. 5:8). Un vero Cristiano dunque ha la certezza che quando morirà passerà a una vita nettamente migliore e per questo desidera dipartirsi dalla sua tenda.
Ma nel mondo esistono pure falsi Cristiani, cioè persone che dicono di essere Cristiani ma in realtà non lo sono ancora diventati perché non hanno ancora sperimentato la nuova nascita. Sono magari anche religiosi, dicono di credere, ma in loro manca la vita di Dio: sono ancora morti nei loro falli. E qui non mi riferisco solo ai Cattolici Romani o agli Ortodossi, ma anche a tanti Protestanti non importa se Battisti, Valdesi, Metodisti o Pentecostali. “Chi crede in me ha vita eterna” (Giov. 6:48 Diod.), disse Gesù; se dunque uno ha veramente creduto nel Signore ha la certezza di possedere la vita eterna e quindi la certezza che quando morirà andrà in cielo con il Signore. Se invece uno dice sì con la bocca di credere ma in realtà non ha creduto con il suo cuore, non può avere la vita eterna e non ha la certezza che il Signore lo salverà nel suo regno celeste nel momento del suo trapasso. E’ quindi comprensibile che una tale persona tremi al solo pensiero della morte perché sa di non essere salvato e quindi ha paura di ciò che l’aspetta a prescindere che creda che esista o non esista un inferno.
Se quindi tu sei tra questi cosiddetti Cristiani, ti esorto a pentirti immediatamente dei tuoi peccati e a confessarli al Signore, e a credere con il tuo cuore che Gesù Cristo è il Figlio di Dio morto sulla croce per i nostri peccati e risuscitato per la nostra giustificazione. Quando farai ciò, sentirai la pace e la gioia del Signore inondare il tuo essere perché riceverai il perdono dei tuoi peccati e con esso la VITA ETERNA. Allora e solo allora scomparirà da te la paura della morte.
Butindaro Giacinto, Domande e Risposte (Volume 1). Roma 2006. Pagine 471. Vedi l’indice del libro