1. Quando preghiamo ci dobbiamo rivolgere a Dio Padre o possiamo rivolgerci anche al Signore Gesù Cristo?
Fratello, che disse Gesù ai suoi discepoli quando gli insegnò a pregare? “Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome …..” (Matt. 6:9). Quindi quando noi preghiamo ci dobbiamo rivolgere a Dio Padre. Anche in altre circostanze Gesù disse ai suoi discepoli di rivolgersi al Padre suo: per esempio la notte in cui fu tradito disse loro: “Non siete voi che avete scelto me, ma son io che ho scelto voi, e v’ho costituiti perché andiate, e portiate frutto, e il vostro frutto sia permanente; affinché tutto quel che chiederete al Padre nel mio nome, Egli ve lo dia” (Giov. 15:16), ed anche: “E in quel giorno non rivolgerete a me alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che quel che chiederete al Padre, Egli ve lo darà nel nome mio. Fino ad ora non avete chiesto nulla nel nome mio; chiedete e riceverete, affinché la vostra allegrezza sia completa” (Giov. 16:23-24).
Questo però non significa che sia vietato rivolgerci al Signore Gesù Cristo o che nel caso noi invochiamo il Signore Gesù Cristo lui non ci ascolta o non prende piacere nella nostra invocazione, la Scrittura infatti ci dice che Stefano prima di morire pregò il Signore Gesù Cristo dicendo: “Signor Gesù, ricevi il mio spirito” (Atti 7:59). Come puoi vedere quella di Stefano fu una preghiera rivolta direttamente al Signore Gesù Cristo.
E’ bene precisare però che nel caso si invoca il Signore Gesù Cristo non si può dopo averlo invocato dirgli: ‘Te lo chiedo nel nome di Gesù Cristo’, perché non ha senso dire una simile cosa, perché questo si può dire solo quando ci si rivolge al Padre perché Gesù fa da mediatore tra il Padre e noi.
2. Pregare Dio più di una volta riguardo a qualche cosa è una mancanza di fede?
No, non è una mancanza di fede tanto è vero che Gesù Cristo – che mai per un solo momento dubitò del Padre suo – quando fu nel Getsemani poco prima di essere arrestato pregò tre volte il Padre, ripetendo le medesime parole in tre momenti diversi della serata. Ecco quello che dice Matteo a riguardo: “E andato un poco innanzi, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi. Poi venne a’ discepoli, e li trovò che dormivano, e disse a Pietro: Così, non siete stati capaci di vegliar meco un’ora sola? Vegliate ed orate, affinché non cadiate in tentazione; ben è lo spirito pronto, ma la carne è debole. Di nuovo, per la seconda volta, andò e pregò, dicendo: Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza ch’io lo beva, sia fatta la tua volontà. E tornato, li trovò che dormivano perché gli occhi loro erano aggravati. E lasciatili, andò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le medesime parole” (Matt. 26:39-44). Marco conferma ciò dicendo: “E andato un poco innanzi, si gettò a terra; e pregava che, se fosse possibile, quell’ora passasse oltre da lui. E diceva: Abba, Padre! ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Ma pure, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi. E venne, e li trovò che dormivano, e disse a Pietro: Simone, dormi tu? non sei stato capace di vegliare un’ora sola? Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; ben è lo spirito pronto, ma la carne è debole. E di nuovo andò e pregò, dicendo le medesime parole. E tornato di nuovo, li trovò che dormivano perché gli occhi loro erano aggravati; e non sapevano che rispondergli. E venne la terza volta, e disse loro: Dormite pure oramai, e riposatevi! Basta! L’ora è venuta: ecco, il Figliuol dell’uomo è dato nelle mani dei peccatori. Levatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce, è vicino” (Mar. 14:35-42).
Anche dell’apostolo Paolo si dice che pregò tre volte Dio chiedendo la medesima cosa e precisamente l’allontanamento da lui dell’angelo di Satana che lo schiaffeggiava. Ecco cosa dice lui stesso ai Corinzi: “E perché io non avessi ad insuperbire a motivo della eccellenza delle rivelazioni, m’è stata messa una scheggia nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi ond’io non insuperbisca. Tre volte ho pregato il Signore perché l’allontanasse da me; ed egli mi ha detto: La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza” (2 Cor. 12:7-9).
3. Perché alcune volte Dio non risponde alle nostre preghiere?
La ragione può essere una delle seguenti.
- Perché non abbiamo pregato Dio con fede. Pregare con fede infatti è una delle condizioni necessarie per ottenere l’esaudimento della nostra preghiera. Gesù disse: “E tutte le cose che domanderete nella preghiera, se avete fede, le otterrete” (Mat. 21:22), e Giacomo ha detto: “Che se alcuno di voi manca di sapienza, la chiegga a Dio che dona a tutti liberalmente senza rinfacciare, e gli sarà donata. Ma chiegga con fede, senza star punto in dubbio; perché chi dubita è simile a un’onda di mare, agitata dal vento e spinta qua e là. Non pensi già quel tale di ricever nulla dal Signore, essendo uomo d’animo doppio, instabile in tutte le sue vie” (Giac. 1:5-8). La fede è certezza di cose che si sperano, per cui quando si prega Dio occorre credere di essere esauditi (cfr. Mar. 11:24).
- Perché rifiutiamo di osservare i comandamenti del Signore e prendiamo piacere nell’ingiustizia e nell’ipocrisia, per cui Dio non dà retta al nostro grido. La Sapienza dice: “Se uno volge altrove gli orecchi per non udire la legge, la sua stessa preghiera è un abominio” (Prov. 28:9), e che “chi chiude l’orecchio al grido del povero, griderà anch’egli, e non gli sarà risposto” (Prov. 21:13). Gesù ha detto che ci sarà dato quello che chiediamo a Dio se dimoriamo in lui e le sue parole dimorano in noi (cfr. Giov. 15:7), e dimorare in lui significa osservare i suoi comandamenti secondo che dice Giovanni: “E chi osserva i suoi comandamenti dimora in Lui, ed Egli in esso” (1 Giov. 3:24). Se quindi noi ci mettiamo ad ubbidire a Dio saremo esauditi e si adempirà in noi la parola che dice: “Diletti, se il cuor nostro non ci condanna, noi abbiam confidanza dinanzi a Dio; e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da Lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciam le cose che gli son grate” (1 Giov. 3:21,22).
- Perché gli abbiamo domandato qualcosa che non rientra nella sua volontà verso di noi; c’è la fede, c’è una retta condotta, ma Dio non vuole esaudire la nostra preghiera. A questo proposito nella Bibbia ci sono due esempi, quello di Mosè e quello di Paolo. Mosè domandò a Dio di permettergli di entrare nella terra promessa ma Dio non volle esaudire la sua richiesta (tempo prima, alle acque di Meriba, Dio aveva detto a lui e ad Aaronne che non li avrebbe fatti entrare nella terra promessa perché essi non avevano avuto fiducia in lui); ecco le parole dello stesso Mosè: “In quel medesimo tempo, io supplicai l’Eterno, dicendo: ‘O Signore, o Eterno, tu hai cominciato a mostrare al tuo servo la tua grandezza e la tua mano potente; poiché qual’è l’Iddio, in cielo o sulla terra, che possa fare delle opere e de’ portenti pari a quelli che fai tu? Deh, lascia ch’io passi e vegga il bel paese ch’è oltre il Giordano e la bella contrada montuosa e il Libano!’ Ma l’Eterno si adirò contro di me, per cagion vostra; e non mi esaudì. E l’Eterno mi disse: ‘Basta così; non mi parlar più di questa cosa. Sali in vetta al Pisga, volgi lo sguardo a occidente, a settentrione, a mezzogiorno e ad oriente, e contempla il paese con gli occhi tuoi; poiché tu non passerai questo Giordano. Ma da’ i tuoi ordini a Giosuè, fortificalo e incoraggialo, perché sarà lui che lo passerà alla testa di questo popolo, e metterà Israele in possesso del paese che vedrai’ (Deut. 3:23-28). Nel caso invece di Paolo, l’apostolo pregò Dio di allontanare da lui l’angelo di Satana che Dio gli aveva posto per schiaffeggiarlo onde non si insuperbisse a motivo delle rivelazioni che aveva ricevuto, ma Dio non lo esaudì. Ecco le parole di Paolo: “Tre volte ho pregato il Signore perché l’allontanasse da me; ed egli mi ha detto: La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza” (2 Cor. 12:8-9). Ricordiamoci sempre delle seguenti parole di Giovanni: “E questa è la confidanza che abbiamo in lui: che se domandiamo qualcosa secondo la sua volontà, Egli ci esaudisce; e se sappiamo ch’Egli ci esaudisce in quel che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo domandate” (1 Giov. 5:14-15).
- Perché non è ancora giunto il suo tempo, quindi saremo esauditi più in là. Dobbiamo infatti sempre tenere presente che Dio si riserba di risponderci quando lui vuole e non quando vogliamo noi. A conferma di ciò abbiamo questo fatto trascritto nel libro del profeta Geremia: “Tutti i capi delle forze, Johanan, figliuolo di Kareah, Jezania, figliuolo di Hosaia, e tutto il popolo, dal più piccolo al più grande, s’accostarono, e dissero al profeta Geremia: ‘Deh, siati accetta la nostra supplicazione, e prega l’Eterno, il tuo Dio, per noi, per tutto questo residuo (poiché, di molti che eravamo, siamo rimasti pochi, come lo vedono gli occhi tuoi); affinché l’Eterno, il tuo Dio, ci mostri la via per la quale dobbiamo camminare, e che cosa dobbiam fare’. E il profeta Geremia disse loro: ‘Ho inteso; ecco, io pregherò l’Eterno, il vostro Dio, come avete detto; e tutto quello che l’Eterno vi risponderà ve lo farò conoscere; e nulla ve ne celerò’. E quelli dissero a Geremia: ‘L’Eterno sia un testimonio verace e fedele contro di noi, se non facciamo tutto quello che l’Eterno, il tuo Dio, ti manderà a dirci. Sia la sua risposta gradevole o sgradevole, noi ubbidiremo alla voce dell’Eterno, del nostro Dio, al quale ti mandiamo, affinché bene ce ne venga, per aver ubbidito alla voce dell’Eterno, del nostro Dio’. Dopo dieci giorni, la parola dell’Eterno fu rivolta a Geremia” (Ger. 42:1-7). Si noti come, quantunque Geremia si mise subito a pregare per il popolo, la risposta di Dio arrivò solo il decimo giorno. Alcune volte però la risposta di Dio può giungere anche dopo 10 anni.
4. …. E noi quando preghiamo e diciamo al Signore di ‘affrettarsi’ e di ‘non tardare’ a risponderci non è come se mettessimo in dubbio che Lui risponde ‘al suo tempo’ ovvero al momento giusto e opportuno?
4. Leggendo e meditando il breve Salmo 70 ho potuto notare che il salmista dice al Signore per ben tre volte la parola “affrettati” e per una volta la parola “non tardare”. Mi domando: ma come il Salmista non conosceva quella Scrittura che dice che “Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo”? E se sì perchè allora dice al Signore di “affrettarsi” e di “non tardare”? E noi quando preghiamo e diciamo al Signore di “affrettarsi” e di “non tardare” a risponderci non è come se mettessimo in dubbio che Lui risponde “al suo tempo” ovvero al momento giusto e opportuno?
Risposta
Innanzi tutto va detto che essendo Davide l’autore di questo Salmo egli non poteva conoscere quella Scrittura che dice che Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo (cfr. Eccl. 3:11) perché quest’ultima fu scritta da suo figlio Salomone dopo che diventò re di Israele. Nonostante ciò però io non ritengo che Davide esprimendosi in quella maniera abbia messo in dubbio il fatto che Dio risponde al momento opportuno (cosa che comunque sapeva e aveva certamente sperimentato perché chiunque prega Dio del continuo sperimenta la puntualità di Dio nelle sue risposte). Quei suoi ‘non tardare’ e ‘affrettati’ vanno intesi dunque come normali espressioni di un essere umano che in mezzo alla distretta nel vedere i suoi nemici attorno a lui e sul punto di vincerlo supplica dal profondo del suo cuore il suo Dio affinchè lo liberi da essi e non lo renda confuso. Espressioni queste che per altro si ritrovano diverse volte nelle preghiere di Davide (cfr. Sal. 31:2; 38:22; 40:13,17, 69:17; 141:1; 143:7) che sappiamo era un uomo secondo il cuore di Dio che sapeva che Dio rispondeva a suo tempo. E’ un po’ come anche quell’altra espressione che usa sempre Davide nella distretta, cioè “non abbandonarmi” (Sal. 38:21); una normale espressione detta a Dio da un uomo in mezzo alla distretta, quantunque egli sapesse che Dio aveva detto a Giosuè: “Io non ti lascerò e io non ti abbandonerò” (Gios. 1:5). Come pure quell’altra espressione che Davide – un uomo che confidava in Dio con tutto il suo cuore – usa alcune volte nelle sue suppliche a Dio e cioè “fà che io non sia confuso” (cfr. Sal. 25:2,20; 31:1,17), nonostante egli sapesse molto bene che gli uomini integri “non saranno confusi nel tempo dell’avversità” (Sal. 37:19) e che i suoi padri confidarono in Dio e non furono confusi (cfr. Sal. 22:5).
Certamente, questo atteggiamento appare contraddittorio, ma si tratta appunto solo di una apparenza. Stando così le cose non credo che noi figliuoli di Dio dicendo a Dio ‘non tardare’ o ‘affrettati a rispondermi’ nelle nostre distrette dimostriamo di non credere che Egli risponde al momento opportuno. Semmai dimostriamo di voler vedere Dio intervenire in nostro favore subito, immediatamente; volontà però che si deve arrendere dinnanzi al decreto di Dio perché sappiamo che Egli ci risponderà quando vorrà Lui. Io ho detto qualche volta a Dio nelle mie preghiere di non tardare e di affrettarsi in mio aiuto, ed ho dovuto riscontrare che quantunque certe volte avrei voluto che Dio mi rispondesse nel mio tempo, alla fine Dio mi ha risposto al suo tempo non arrivando per nulla in ritardo. Alla fine quindi, mi sono dovuto arrendere al volere di Dio. Cosa ho imparato da ciò? Che noi non dobbiamo mai mettere in dubbio che Dio ci risponderà, mai e poi mai. E che poi non è indispensabile dirgli di ‘non tardare’ o ‘affrettati in mio aiuto’; Dio sa quando intervenire e come intervenire per il nostro bene. Credo dunque che se noi preghiamo con questo sentimento ne avremo del bene. Lui di certo non tarderà.
Mi viene in mente un’altra APPARENTE contraddizione presente nella Bibbia che è questa, quantunque Pietro sapesse che l’apparizione del Signore Gesù avverrà a suo tempo, nella sua seconda epistola dice testualmente: “…. Aspettando e affrettando la venuta del giorno di Dio …” (2 Piet. 3:12). Ora, come è possibile che si possa, oltre che aspettare, anche affrettare un giorno che Dio ha già decretato avvenga a suo tempo? Certamente si può fare, ma devo confessare che anche qui ci si trova davanti ad una APPARENTE contraddizione.
E poi dato che mi trovo in tema, non è forse un APPARENTE contraddizione anche il fatto che Gesù quantunque sapesse e avesse detto che era necessario che il Figliuol dell’uomo soffrisse molte cose dai sacerdoti, dagli scribi e dai farisei, che fosse ucciso e resuscitasse il terzo giorno, nel giardino del Getsemani quando si trovò in agonia pregò il Padre di allontanare quel calice da lui? Certo che lo è, sappiamo però che Egli disse al Padre anche queste parole: “Ma pure, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi” (Mar. 14:36). Se dunque Gesù che aveva piena fiducia nella Parola di Dio, prima chiese al Padre di non farlo morire sulla croce, ma poi gli disse che lui si arrendeva al suo volere, senza per questo dubitare della Parola di Dio; sono persuaso che anche noi se prima diciamo a Dio ‘non tardare’ o ‘affrettati in mio aiuto’ e poi gli diciamo ‘Signore, ma pure non quando e come voglio io, ma quando e come vuoi Tu’ non potremo essere accusati di dubitare di Dio in nessuna maniera.
5. Ho ascoltato una volta in una predicazione che l’arma del credente è la Parola di Dio, che non è la preghiera ma naturalmente bisogna pregare, e che Gesù, quando fu tentato da Satana, non lo vinse con la preghiera ma rispondendogli con la Parola. Gradirei da voi se è possibile uno studio su questo.
Ascolta, in merito alla tua domanda, io non so chi insegni una simile cosa, ti posso però dire con assoluta certezza che la preghiera è una arma perché anch’essa fa parte dell’armatura di Dio di cui ci dobbiamo rivestire. Paolo menziona pure la preghiera nel capitolo 6 degli Efesini. Il fatto che Gesù quando fu tentato si sia opposto al diavolo con la parola di Dio e il diavolo sia andato via da lui fino ad altra occasione, non significa che la preghiera non abbia contribuito a dargli la vittoria sul diavolo, anzi io credo fermamente che pure la preghiera contribuì a dargli quella vittoria perché Gesù era un uomo di preghiera, come tu sai infatti lui pregava molto.
Varie volte si ritirò in luoghi deserti per pregare, perché questo? Evidentemente perché lui conosceva l’efficacia della preghiera, la potenza che c’è nella preghiera. D’altronde fu Lui a dire ai suoi discepoli di vegliare e di pregare per non cadere in tentazione (cfr. Matteo 26:41). Siccome quindi chi tenta è il diavolo (e non Dio) e Gesù comandò ai suoi discepoli di vegliare e di pregare per non cadere nella tentazione, ciò vuole dire che la preghiera contribuisce a non farci cadere nelle trappole del diavolo, il tentatore. Guarda, io ti posso dire per esperienza personale che per non cadere in tentazione è indispensabile pregare, non è sufficiente leggere e studiare la Parola di Dio e avere fede in essa. Gesù conosceva benissimo la Parola di Dio, e l’aveva pronta sulle sue labbra, eppure pregava molto. Lui è l’esempio da seguire. Quindi, per ricapitolare, occorre associare allo studio della Parola, e all’esercitare fede in essa, anche una costante preghiera. Nessuno ti inganni con vani ragionamenti, al diavolo possiamo opporci con efficacia solo se vegliamo e preghiamo. Quando Giacomo dice che dobbiamo sottometterci a Dio (Giacomo 4:7) prima di resistere al diavolo, che cosa vuole dire se non che noi dobbiamo tra le altre cose anche pregare del continuo? E poi, se lo stesso Giacomo dice che la preghiera del giusto fatta con efficacia può molto (Giacomo 5:16), perché mai dovremmo metterci a credere che essa non è un’arma del credente? Se può molto evidentemente significa che può molto contro il diavolo, non ti pare?
Ascolta quello che dice Paolo ai Colossesi a proposito di un suo collaboratore di nome Epafra: “Epafra, che è dei vostri e servo di Cristo Gesù, vi saluta. Egli lotta sempre per voi nelle sue preghiere affinché perfetti e pienamente accertati stiate fermi in tutta la volontà di Dio. Poiché io gli rendo questa testimonianza ch’egli si dà molta pena per voi e per quelli di Laodicea e per quelli di Jerapoli” (Col. 4:12-13). Contro chi lottava Epafra tramite le sue preghiere a pro dei santi? Contro il diavolo, perché è contro di lui che noi lottiamo, quindi come vedi, la preghiera è una delle armi con cui il credente deve combattere contro il diavolo. Ed ascolta pure queste parole che Gesù disse a Simone Pietro: “Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano;ma io ho pregato per te affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, conferma i tuoi fratelli” (Luca 22:31-32). Nota bene che Gesù non disse che si era opposto al diavolo con la Parola (nel senso che gli aveva detto: ‘E’ scritto ….’ come aveva fatto nel deserto) ma con la preghiera affinché il diavolo non prevalesse su Pietro, e come tu sai benché Pietro rinnegò il Signore tre volte, la sua fede non venne meno grazie alla potente intercessione del Signore Gesù Cristo in suo favore. Quindi la preghiera fatta per sé stessi e in favore degli altri è un’arma spirituale potente che noi dobbiamo usare contro il diavolo e i suoi invisibili ministri per non rimanere vittime noi stessi e per evitare che altri rimangano vittime delle macchinazioni del diavolo.
Guarda, non dare retta ad un tale insegnamento perché non è da Dio. Sappi che molti di quelli che pensavano che al diavolo si potevano opporre con efficacia solo con la parola di Dio hanno finito con il trascurare la preghiera e poi sono caduti in tentazione dando motivo di scandalo.
Nella speranza che tu abbia inteso, ti saluto nel Signore
6. Pace del Signore. Fratello volevo farti una domanda e spero che tu mi rispondi. Mi sono accorto già da tanto tempo che in comunità, quando manca un membro di Chiesa (uno se ne accorge perchè la comunità è piccola), quando si va in preghiera si prega per tutti, ma alcune sorelle hanno il vizio, perchè lo fanno sempre, di dire quando pregano: ‘Signore, a quelli che mancano valli a trovare e spaventali’. Ora io so, perchè l’ho letto nella Parola di Dio, che dobbiamo pregare per tutti, anche per i nostri nemici. Ho parlato con queste sorelle e mi hanno risposto che lo possono dire. Ora fratello, se è possibile vorrei sapere da te cosa devo rispondere a queste sorelle quando dicono in preghiera ‘SPAVENTALI’? Anche perchè alcune anime nuove si sono allontanate sentendo queste parole dette in preghiera. Fratello ti ringrazio anticipatamente e che la grazia del Signore sia con te e con tutti i Santi del Signore
Ascolta, fratello. Nel Nuovo Testamento non ci sono esempi di preghiere fatte dagli apostoli o da dei fratelli per i santi o anche per gli increduli in cui si invoca Dio affinché Dio li spaventi per qualche loro disubbidienza. Ripeto, non c’è una sola richiesta fatta a Dio in cui si invochi una simile cosa. Richieste di spaventare gli altri però ci sono nelle Scritture dell’Antico Testamento. Per esempio Davide pregò Dio di spaventare le nazioni, secondo che è scritto: “Lèvati, o Eterno! Non lasciar che prevalga il mortale; sian giudicate le nazioni in tua presenza. O Eterno, infondi spavento in loro; sappian le nazioni che non son altro che mortali” (Salmo 9:19-20). Ma Davide non era sotto la grazia, ma sotto la legge, per cui non si può imitarlo in questo caso.
Ma allora che cosa ci è lecito chiedere a Dio per quei fratelli e sorelle che in talune cose non si attengono alla Parola di Dio per ignoranza o caparbietà di cuore? Noi possiamo chiedere a Dio di operare in loro affinché ubbidiscano alla Parola di Dio. Questo è quello che faceva Paolo nelle preghiere che lui innalzava a Dio per i santi. Ti cito per esempio quello che lui disse ai santi di Colosse a proposito di ciò che egli e i suoi collaboratori chiedevano a Dio per i santi di Colosse: “Perciò anche noi, dal giorno che abbiamo ciò udito, non cessiamo di pregare per voi, e di domandare che siate ripieni della profonda conoscenza della volontà di Dio in ogni sapienza e intelligenza spirituale, affinché camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; essendo fortificati in ogni forza secondo la potenza della sua gloria, onde possiate essere in tutto pazienti e longanimi; e rendendo grazie con allegrezza al Padre che vi ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce” (Colossesi 1:9-12). Ti voglio però anche dire che in base all’insegnamento della Parola di Dio noi non dobbiamo solo pregare per coloro che non camminano in maniera degna del Signore affinché essi si mettano a vivere una vita santa, giusta e pia, ma dobbiamo pure ammonirli. Poi certamente Dio opererà in loro in maniera tale da persuaderli dei loro errori, e sappi che Egli spesso lo fa spaventandoli, o con dei sogni e delle visioni, o con dei giudizi che farà piombare sul loro capo, e i suoi giudizi sono tremendi. Quindi il fatto che a noi non ci è lecito pregare Dio di spaventare dei nostri fratelli disordinati o degli increduli che non vogliono ravvedersi, non significa che poi Dio non li spaventerà perché Dio per farsi ubbidire spaventa, eccome spaventa, le persone caparbie.
La grazia del Signore sia con te
7. Un Cristiano deve ringraziare Dio prima di mangiare?
Certo che lo deve fare perché così faceva Gesù Cristo secondo che è scritto: “Gesù quindi prese i pani; e dopo aver rese grazie, li distribuì alla gente seduta; lo stesso fece de’ pesci, quanto volevano” (Giov. 6:11), come anche l’apostolo Paolo secondo che è scritto: “Detto questo, preso del pane, rese grazie a Dio, in presenza di tutti; poi, rottolo, cominciò a mangiare” (Atti 27:35). Che quella del rendere grazie a Dio prima di mangiare fosse una pratica normale nella Chiesa Primitiva si evince da queste parole di Paolo a Timoteo: “Poiché tutto quel che Dio ha creato è buono; e nulla è da riprovare, se usato con rendimento di grazie; perché è santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera” (1 Tim. 4:4-5). Come puoi vedere infatti Paolo dice che quello che noi mangiamo non è santificato solo dalla Parola di Dio ma anche dalla preghiera e quale preghiera se non quella fatta prima di mangiare?
E’ bene dunque pregare prima di mangiare: è giusto che si renda grazie a Colui che come è scritto nei Salmi: “Fa germogliar l’erba per il bestiame e le piante per il servizio dell’uomo, facendo uscir dalla terra il nutrimento, e il vino che rallegra il cuor dell’uomo, e l’olio che gli fa risplender la faccia, e il pane che sostenta il cuore dei mortali” (Sal. 104:14-15). Da Lui riceviamo tutto quello che mangiamo, e a Lui quindi deve andare il nostro ringraziamento per il cibo quotidiano.
8. Ho sentito un pastore spiegare le parole di Gesù “Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, e serratone l’uscio fa’ orazione al Padre tuo che è nel segreto” (Matt. 6:6), nel senso che noi dobbiamo chiudere la porta del nostro cuore, condividi questa spiegazione?
No, non la condivido per nulla perché la porta di cui ha parlato Gesù Cristo in questa circostanza non è per nulla la porta del cuore ma la porta della propria cameretta. E questo si evince non solo dal fatto che Gesù ha detto chiaramente “entra nella tua cameretta” ma anche dal contesto del discorso infatti poco prima egli ha detto che quando preghiamo non dobbiamo essere come gli ipocriti che amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e ai canti delle piazze per essere veduti dagli uomini (cfr. Matt. 6:5). Il fatto dunque di entrare nella propria cameretta e serrare la porta di essa prima di mettersi a pregare è messo in contrapposizione al modo di fare degli ipocriti in relazione alla preghiera. Tanto è vero che poi Gesù dice: “E il Padre tuo che vede nel segreto te ne darà la ricompensa” (Matt. 6:6).
La preghiera dunque va fatta in segreto affinché essa abbia una ricompensa da Dio perché se viene fatta in piedi in un locale di culto o ai canti delle piazze semplicemente ed esclusivamente per essere veduti dagli uomini essa non riceverà alcuna risposta da parte di Dio: è una preghiera fatta da un ipocrita.
9. Si possono chiedere dei segni a Dio un pò come fece Gedeone? E’ giusto chiedere un segno a Dio in merito a delle scelte? E’ altresì giusto aspettare per 16 anni senza ottenere risposta?
Sì, si possono chiedere dei segni a Dio come fece Gedeone, e non solo come fece Gedeone.
Ci tengo però a precisare che il chiedere un segno a Dio deve essere fatto esclusivamente quando per lo Spirito se ne sente la necessità e quindi non deve diventare un’abitudine, e deve essere fatto con fede senza stare punto in dubbio. Se ci sono queste condizioni, per certo si otterrà da Dio il segno chiestogli. D’altronde, Gesù ha detto: “E tutte le cose che domanderete nella preghiera, se avete fede, le otterrete” (Matt. 21:22), per cui tra quel ‘tutte le cose’ non può non esserci un segno.
Alcuni pastori insegnano invece che ciò non è lecito perché Gesù a coloro che gli chiesero di mostrare loro un segno rispose così: “Perché questa generazione chiede ella un segno? In verità io vi dico: Non sarà dato alcun segno a questa generazione” (Mar. 8:12), ma questa citazione biblica non si può prendere nel nostro caso perché innanzi tutto qui non si tratta di chiedere un segno a Dio per metterlo alla prova o tentarlo come fecero gli scribi e i Farisei verso Gesù secondo che è scritto: “Ed accostatisi a lui i Farisei e i Sadducei, per metterlo alla prova, gli chiesero di mostrar loro un segno dal cielo” (Matt. 16:1). La richiesta inoltre non è fatta da qualcuno che è parte di questa generazione malvagia e adultera (come invece era il caso di quelli che chiesero a Gesù un segno (cfr. Matt. 16:4). E poi costoro dimenticano che Gesù diede lo stesso un segno a quella generazione, e fu quello di Giona. Ripeto però, occorre essere veramente guidati dallo Spirito Santo e pregare con piena certezza di fede per essere esauditi.
Per ciò che concerne il fatto che dopo 16 anni ancora non hai ricevuto risposta da Dio, non posso esprimermi perché non so cosa hai chiesto e non so quale è il piano di Dio per la tua vita. Comunque posso dirti che le cose sono due, o Dio non ti ha ancora concesso il segno che gli hai chiesto perché quella scelta per cui hai chiesto il segno non rientra nella sua volontà per te (per cui il fatto che non ti ha ancora esaudito lo devi prendere come il segno che lui non vuole che tu faccia una certa scelta), o altrimenti Dio si riserba di concederti quel segno più avanti al tempo voluto da lui per cui si tratta di dovere ancora aspettare. Se hai pregato con fede, con un cuore sincero, queste possono essere le ragioni. Comunque, stai tranquillo, perché tutto quello che fa Dio è per il nostro bene.
Butindaro Giacinto, Domande e Risposte (Volume 1). Roma 2006. Pagine 471. Vedi l’indice del libro