1. Vorrei avere alcune informazioni e riferimenti su Esaù
Esaù era uno dei due figli di Isacco e di Rebecca, l’altro loro figlio era Giacobbe. Questi due loro figli nacquero a distanza di poco l’un dall’altro perché erano gemelli, Esaù nacque prima e Giacobbe dopo. A riguardo della loro nascita la Scrittura dà alcuni particolari. Innanzi tutto essa dice che Rebecca, loro madre, era sterile e che potè concepirli perché Dio esaudì le costanti preghiere di Isacco (cfr. Genesi 25:21). E poi che prima che nascessero, essi si urtavano nel seno di Rebecca, per cui lei andò a consultare Dio il quale gli rispose: “Due nazioni sono nel tuo seno, e due popoli separati usciranno dalle tue viscere. Uno dei due popoli sarà più forte dell’altro, e il maggiore servirà il minore” (Genesi 25:23). Queste parole furono da Dio dette a Rebecca affinché – come dice l’apostolo Paolo – “rimanesse fermo il proponimento dell’elezione di Dio, che dipende non dalle opere ma dalla volontà di colui che chiama” (Romani 9:11-12). Vi è forse ingiustizia in Dio? Così non sia. Perché Lui fa misericordia a chi vuole. Ma torniamo a Esaù. Esaù crebbe e diventò un esperto cacciatore, mentre suo fratello Giacobbe era un uomo tranquillo che se ne stava nelle tende. Isacco amava Esaù perché la cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca amava Giacobbe.
Esaù un giorno vendette la sua primogenitura a Giacobbe. Le circostanze in cui ciò avvenne furono queste. Un giorno Esaù tornò dai campi tutto stanco e chiese da mangiare a Giacobbe il quale gli chiese in cambio di vendergli la sua primogenitura, al che Esaù acconsentì ritenendo che dato che stava per morire la sua primogenitura non gli sarebbe servita a nulla, e così per un po’ di pane e una minestra di lenticchie Esaù vendette la sua primogenitura al fratello. La Scrittura dice che egli sprezzò la sua primogenitura (cfr. Genesi 25:34). Lo scrittore agli Ebrei prenderà proprio l’esempio di Esaù per mettere in guardia gli Ebrei credenti affinché nessuno di essi diventasse “profano come Esaù che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura” (Ebrei 12:16). Sotto la legge la primogenitura dava diritto a chi la possedeva di ereditare dal padre una parte doppia di tutto ciò che possedeva (cfr. Deuteronomio 21:15-17), quindi era qualcosa di importante; sotto la grazia la primogenitura è spirituale infatti i primogeniti sono tutti coloro che in virtù della nuova nascita sono entrati a far parte della Chiesa di Dio secondo che è scritto: “…. siete venuti …. alla Chiesa dei primogeniti che sono scritti nei cieli…” (Ebrei 12:23), ed anche: “Egli ci ha di sua volontà generati mediante la parola di verità, affinché siamo in certo modo le primizie delle sue creature” (Giacomo 1:18). Che cosa erediteranno i primogeniti di Dio? La vita eterna, il Regno, ogni cosa, essendo eredi di Dio e coeredi di Cristo (cfr. Romani 8:16-17). Ecco perché la Scrittura mette in guardia i Cristiani dal diventare come Esaù, perché se seguono il loro esempio perderanno la gloriosa eredità che tocca loro e se ne andranno in perdizione.
Ma continuiamo con la storia di Esaù. Dopo avere venduto la sua primogenitura a Giacobbe, Esaù all’età di quaranta anni si sposò alcune mogli straniere che a motivo della loro condotta furono cagione di amarezza sia a Isacco che a Rebecca (cfr. Genesi 26:34).
Avvenne poi che Isacco vicino alla morte chiese a Esaù di andargli a cacciare qualcosa, e di preparargli una pietanza di quelle che piacevano a lui e così poi lo avrebbe benedetto. Rebecca, sentendo questo suggerì a Giacobbe di travestirsi da Esaù, mettendosi degli abiti di Esaù e sulle braccia delle pelli di capretti affinché mostrasse di essere peloso (Esaù infatti era peloso), e poi gli preparò una pietanza saporita di quelle che piacevano a Isacco, e con essa lo mandò da Isacco affinché la benedizione la prendesse lui e non Esaù. E così avvenne, Giacobbe con l’inganno riuscì ad impossessarsi della benedizione che Isacco avrebbe voluto dare a Esaù. A motivo di ciò Giacobbe si attirò l’odio di suo fratello Esaù che si propose di ucciderlo. La cosa venne a conoscenza di Rebecca, la quale chiamato Giacobbe lo invitò a fuggire in Mesopotamia, in Charan, presso Labano suo fratello. Col tempo l’odio di Esaù si sarebbe placato e poi lei lo avrebbe mandato a chiamare (cfr. Genesi 27:41-45). Giacobbe ubbidì e si recò in Charan, dove prese per mogli Lea e Rachele da cui discenderanno i dodici patriarchi. Dopo aver soggiornato in Charan per venti anni, Dio ordinò a Giacobbe di tornare in Canaan. Durante il viaggio di ritorno, dopo che Giacobbe passò il guado di Iabbok ed ebbe lottato con l’angelo di Dio a Peniel, Esaù andò incontro a Giacobbe e i due si riconciliarono. Esaù poi, dato che il paese non era sufficiente per ospitare i beni suoi e quelli di Giacobbe come anche il loro bestiame, prese le sue mogli, i suoi figli, tutto il suo bestiame e tutti i suoi beni e se ne andò ad abitare in un paese lontano da Giacobbe, egli andò sul monte Seir (a sud di Canaan). (cfr. Genesi 36:6-8).
Da Esaù sono discesi gli Edomiti (la Bibbia lo chiama il padre degli Edomiti – cfr. Genesi 36:9) che durante il viaggio del popolo di Israele non permisero agli Israeliti di passare attraverso il loro territorio (Numeri 20:14-21).
2. Vorrei sapere se l’apostolo Paolo era sposato, visto che faceva parte del Sinedrio.
Paolo non era sposato infatti dice ai santi di Corinto, nel parlare del matrimonio: “Perché io vorrei che tutti gli uomini fossero come son io; ma ciascuno ha il suo proprio dono da Dio; l’uno in un modo, l’altro in un altro. Ai celibi e alle vedove, però, dico che è bene per loro che se ne stiano come sto anch’io. ‘ (1 Cor. 7:7), quindi lui era privo di una moglie. Alcuni dicono che lui facesse parte del Sinedrio, e da questo deducono che doveva essere sposato, ma l’appartenenza di Saulo al Sinedrio non si evince dalla Scrittura. Certamente però lui era molto conosciuto dal Sinedrio, e difatti quando era nel Giudaismo ricevette delle lettere dal sommo sacerdote per le sinagoghe di Damasco (cfr. Atti 9:1-2).
3. Quanti anni aveva Paolo quando Gesù gli apparve?
La Scrittura non lo dice quanti anni aveva. Si possono fare solo delle supposizioni; quando fu messo a morte Stefano la Scrittura definisce Saulo ‘un giovane’ (cfr. Atti 7:58). Dunque, se supponiamo che si convertì dopo qualche anno, Paolo poteva avere circa 30 anni quando gli apparve Gesù, ma si tratta solo di una mia supposizione e basta.
4. Che cosa chiese Simone agli apostoli Pietro e Giovanni quando offerse loro del denaro? Lo Spirito Santo?
No, egli non chiese lo Spirito Santo – come erroneamente dicono alcuni -, ma l’autorità di imporre le mani per fare ricevere lo Spirito Santo. Ecco cosa dice infatti Luca nel suo secondo libro a Teofilo: “Or Simone, vedendo che per l’imposizione delle mani degli apostoli era dato lo Spirito Santo, offerse loro del danaro, dicendo: Date anche a me questa potestà, che colui al quale io imponga le mani riceva lo Spirito Santo” (Atti 8:18-19).
5. Chi sono i Gentili?
I Gentili sono coloro che non sono Giudei di nascita. La parola ebraica per Gentili è goyim che significa ‘nazioni’, ‘genti’. Noi siamo dei Gentili in Cristo Gesù perché siamo dei Gentili che hanno creduto nel Signore Gesù, e dato che abbiamo creduto in Gesù Cristo, quantunque siamo chiamati incirconcisi da coloro che si dicono i circoncisi (perché tali sono nella carne) e per nascita eravamo estranei ai patti della promessa ed esclusi dalla cittadinanza di Israele, ora siamo in Lui a tutti gli effetti membri del popolo di Dio perché Dio ha fatto il Nuovo Patto anche con noi e ci ha fatti diventare concittadini dei santi. Noi Gentili siamo dunque in obbligo di glorificare Iddio per la sua misericordia avuta verso noi in Cristo Gesù, perché Dio adesso a noi che non eravamo suo popolo ci chiama suo popolo. Che lo dobbiamo fare questo è confermato dalle seguenti scritture profetiche: “Perciò, o Eterno, ti loderò fra le nazioni, e salmeggerò al tuo nome” (Sal. 18:49); “Nazioni, cantate le lodi del suo popolo!” (Deut. 32:43); “Lodate l’Eterno, voi nazioni tutte! Celebratelo, voi tutti i popoli!” (Sal. 117:1); “In quel giorno, verso la radice d’Isai, issata come vessillo de’ popoli, si volgeranno premurose le nazioni, e il luogo del suo riposo sarà glorioso” (Is. 11:10). A Dio dunque, sia la gloria ora e in eterno. Amen.
6. A cosa è dovuto il colore diverso della pelle? Si tratta forse di una maledizione?
Sull’origine del colore della pelle nera (suppongo infatti che per colore diverso tu intenda quello nero) non posso darti nessuna risposta perché la Bibbia non ne parla. Alcuni – come per esempio i Mormoni – fanno risalire la pelle nera a Caino dicendo che è il segno posto da Dio su Caino affinché nessuno che lo trovasse lo uccidesse (cfr. Gen. 4:15); non condivido questa spiegazione che reputo arbitraria.
7. … perchè Rebecca che era la madre di entrambi, aveva (secondo la mia ignoranza) questi riguardi personali verso Giacobbe, perchè fu lei a istigare Giacobbe ad imbrogliare Isacco suo marito che pure amava e rispettava tanto? …..
7. Nel libro della Genesi al capitolo 27 è narrata la storia in (parte) di Esaù e Giacobbe. Perché Rebecca, che era la madre di entrambi, aveva (secondo la mia ignoranza) questi riguardi personali verso Giacobbe? Perché fu lei a istigare Giacobbe ad imbrogliare Isacco suo marito che pure amava e rispettava tanto? E’ vero che Esaù aveva venduto la sua primogenitura, ma è anche vero che era un gran lavoratore? Al contrario di Giacobbe che non faceva altro che farsi coccolare dalla madre tutto il giorno.
Risposta
Vedi fratello, quando si legge la vendita della primogenitura da parte di Esaù, e l’appropriazione con l’inganno della benedizione che spettava a Esaù da parte di Giacobbe sotto istigazione di sua madre (che come dice la Scrittura amava Giacobbe), occorre tenere bene a mente quello che Dio aveva detto a Rebecca prima che questi suoi due figli nascessero e cioè: “Due nazioni sono nel tuo seno, e due popoli separati usciranno dalle tue viscere. Uno dei due popoli sarà più forte dell’altro, e il maggiore servirà il minore’ (Gen. 25:23). Perché dico questo? Perchè se si considerano queste parole di Dio allora si capirà il perché di questi riguardi personali da parte di Rebecca verso suo figlio Giacobbe (vorrei farti notare però che anche Isacco aveva dei riguardi personali verso Esaù infatti è scritto che egli “amava Esaù perché la cacciagione era di suo gusto” Gen. 25:28) e del perché fu sotto istigazione di Rebecca che Giacobbe si appropriò della benedizione che spettava a Esaù. La ragione è una sola, perché si dovevano adempiere quelle parole pronunciate da Dio. Bada bene però che con questo mio discorso io non giustifico né Esaù per avere sprezzato e venduto la sua primogenitura in cambio di un piatto di lenticchie, e neppure Rebecca per avere istigato all’inganno suo figlio Giacobbe. Ambedue questi due comportamenti sono da condannare perché sbagliati, ma rimane il fatto che Dio si usò di essi per mandare ad effetto la sua parola. Questo ci insegna che Dio fa quello che vuole e come vuole, fratello, cosa questa che Egli ha continuato a dimostrare nel tempo.
Ti ricordi per esempio dell’odio dei fratelli di Giuseppe verso quest’ultimo che li portò prima a macchinare di ucciderlo e poi a venderlo ad una carovana di Ismaeliti? Non era forse una cosa da condannare? Certo, eppure Dio si usò proprio di quel loro odio per mandare Giuseppe in Egitto e farlo diventare poi governatore d’Egitto e salvare così Giacobbe e il suo parentado con una grande liberazione, e poi per fare dimorare gli Israeliti in Egitto per centinaia di anni come aveva detto tempo addietro ad Abramo (cfr. Gen. 15:13). In altre parole per mandare ad effetto il suo disegno.
E che dire dell’odio dei Giudei verso Gesù, il Giusto, che li portò a condannarlo a morte e a crocifiggerlo per mano dei Romani? Non era forse da condannare quel loro sentimento verso Cristo? Certo, eppure la Scrittura dice che tutto ciò avvenne “per il determinato consiglio e per la prescienza di Dio” (Atti 2:23); in altre parole Dio aveva innanzi determinato che quelle cose avvenissero e le fece fare ai Giudei (cfr. Atti 4:27-28) senza che questi si rendessero conto che in quella maniera si sarebbe adempiuto il piano della redenzione di Dio.
8. Ma Giuda aveva creduto prima di tradire il Signore?
Sì, Giuda all’inizio aveva creduto anche lui e difatti era uno dei discepoli di Gesù che erano stati da Lui costituiti apostoli secondo che è scritto: “Or avvenne in que’ giorni ch’egli se ne andò sul monte a pregare, e passò la notte in orazione a Dio. E quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli, e ne elesse dodici, ai quali dette anche il nome di apostoli: Simone, che nominò anche Pietro, e Andrea, fratello di lui, e Giacomo e Giovanni, e Filippo e Bartolommeo, e Matteo e Toma, e Giacomo d’Alfeo e Simone chiamato Zelota, e Giuda di Giacomo, e Giuda Iscariot che divenne poi traditore” (Luca 6:12-16). Pietro confermò questo quando disse che Giuda “aveva ricevuto la sua parte di questo ministerio” (Atti 1:17). A questi dodici discepoli Gesù diede “potestà ed autorità su tutti i demonî e di guarir le malattie. E li mandò a predicare il regno di Dio e a guarire gl’infermi” (Luca 9:1-2). Ma io domando: Gesù avrebbe mai dato l’apostolato a un non credente? Avrebbe mai mandato un incredulo a predicare il Vangelo? Avrebbe mai potuto dare l’autorità di cacciare gli spiriti maligni nel suo nome, e di guarire gli ammalati nel suo nome, a qualcuno che non aveva creduto in lui?
A conferma di ciò ci sono le seguenti parole di Gesù dette al Padre suo la notte che fu tradito: “Quelli che tu mi hai dati li ho anche custoditi, e niuno di loro è perito TRANNE il figliuol di perdizione, affinché la Scrittura fosse adempiuta” (Giov. 17:12). Come si può vedere anche Giuda era stato dato da Dio al suo Figliuolo, solo che a differenza degli altri discepoli egli andò in perdizione perché Dio aveva decretato così nella sua Parola. Non è forse scritto nei Salmi: “Sian cancellati dal libro della vita, e non siano iscritti con i giusti” (Sal. 69:28)? e si badi che queste parole seguono queste: “La loro dimora sia desolata, nessuno abiti nelle loro tende” (Sal. 69:25) che furono le parole prese dall’apostolo Pietro, prima della Pentecoste, per sostenere che Giuda doveva fare quella fine che poi fece perché si doveva adempiere la profezia della Scrittura pronunciata dallo Spirito Santo per bocca di Davide (cfr. Atti 1:16-20). Sì, è vero che fu Satana a mettere in cuore a Giuda di tradire il Maestro, è vero che Satana entrò in Giuda, ma ciò faceva parte del piano di Dio. Se non cade un solo passero a terra senza il volere del Padre nostro, non si capisce proprio come Giuda abbia tradito il Signore senza il volere di Dio. Dio si usa quindi anche di Satana per adempiere i suoi disegni; anche lui deve obbedire a Dio. E’ chiaro che qui si entra in un campo particolarmente delicato ma rimane il fatto che Satana è controllato da Dio e ‘usato’ da Lui per suoi scopi. Dio tuttavia rimane santo, giusto e immacolato, quantunque riesca a ‘manovrare’ il diavolo per adempiere suoi particolari disegni. Oh, profondità della sapienza e della conoscenza di Dio!
9. Fratello Giacinto, pace. Tempo fa trovai su internet un documento interessante ma della cui autenticità non sono certo: http://evangelici.net/cento/pilato.html. Stando a quanto scrive il traduttore, è una lettera scritta da Ponzio Pilato a Cesare, tradotta dalla versione in greco che si trova negli archivi del Vaticano. Fammi sapere cosa ne pensi. Pace.
Ascolta, dopo avere letto la lettera di Pilato penso che non sia autentica per queste ragioni. Innanzi tutto si parla di un incontro avuto da Gesù con Pilato nel palazzo della pretura, incontro che sarebbe avvenuto dietro richiesta scritta di Pilato fatta a Gesù: ‘Scrissi a Gesù chiedendogli un colloquio nel palazzo della pretura’. Una cosa del genere la considero una fantasticheria; la Parola di Dio non accenna minimamente ad un tale incontro tra Gesù e Pilato prima di quello che ci fu il giorno della sua crocifissione. Poi, in questo incontro Gesù avrebbe detto a Pilato: ‘Principe della terra, io non son venuto a portare la guerra in questo mondo ma la pace, l’amore e la carità’, il che non può essere vero perchè Gesù ha chiaramente insegnato il contrario: ‘Non pensate ch’io sia venuto a metter pace sulla terra; non son venuto a metter pace, ma spada. Perché son venuto a dividere il figlio da suo padre, e la figlia da sua madre, e la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua” (Matteo 10:34-36) ed anche: ‘Pensate voi ch’io sia venuto a metter pace in terra? No, vi dico; ma piuttosto divisione; perché, da ora innanzi, se vi sono cinque persone in una casa, saranno divise tre contro due, e due contro tre; saranno divisi il padre contro il figliuolo, e il figliuolo contro il padre; la madre contro la figliuola, e la figliuola contro la madre; la suocera contro la nuora, e la nuora contro la suocera” (Luca 12:51-53).
Altra cosa che non depone affatto in favore dell’autenticità di questa lettera è la seguente cosa che avrebbe detto Pilato: ‘Gesù allora fu trascinato d’innanzi a Caiàfa, sommo sacerdote, il quale, come segno di sottomissione, mi mandò il prigioniero per pronunziare la sua condanna di morte. Io gli risposi che siccome Gesù era un Galileo, conveniva che quest’affare fosse posto sotto la giurisdizione di Erode; e così gli ordinai che fosse mandato da Erode, che lo mandò a Cesare’, come puoi vedere in base a queste parole fu Caiafa che mandò Gesù da Erode, mentre la Parola di Dio dice che fu direttamente e personalmente Pilato a mandare Gesù da Erode che in quei giorni si trovava a Gerusalemme: ‘Quando Pilato udì questo, domandò se quell’uomo fosse Galileo. E saputo ch’egli era della giurisdizione d’Erode, lo rimandò a Erode ch’era anch’egli a Gerusalemme in que’ giorni. Erode, come vide Gesù, se ne rallegrò grandemente, perché da lungo tempo desiderava vederlo, avendo sentito parlar di lui; e sperava di vedergli fare qualche miracolo. E gli rivolse molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. Or i capi sacerdoti e gli scribi stavan là, accusandolo con veemenza. Ed Erode co’ suoi soldati, dopo averlo vilipeso e schernito, lo vestì di un manto splendido, e lo rimandò a Pilato’ (Luca 23:6-11).
Altra cosa ancora che contrasta il racconto evangelico è la seguente; Pilato avrebbe detto: ‘L’indomani uno dei sacerdoti venne alla pretura dicendo che loro avevano dei presentimenti: chi sa se i discepoli intendevano rubare il corpo di Gesù e nasconderlo, e poi far comparire che era risuscitato dalla morte, come lui aveva predetto, e del quale erano tutti convinti. Allora lo mandai al capitano delle guardie reali, Malco, dicendogli che pigliasse dei soldati Giudei e li mettesse a guardare la sepoltura di Gesù. Così se qualche cosa succedeva, potevano lamentarsi da loro stessi, e non dare la colpa ai Romani’. Matteo invece dice: ‘E l’indomani, che era il giorno successivo alla Preparazione, i capi sacerdoti ed i Farisei si radunarono presso Pilato, dicendo: Signore, ci siamo ricordati che quel seduttore, mentre viveva ancora, disse: Dopo tre giorni, risusciterò. Ordina dunque che il sepolcro sia sicuramente custodito fino al terzo giorno; che talora i suoi discepoli non vengano a rubarlo e dicano al popolo: È risuscitato dai morti; così l’ultimo inganno sarebbe peggiore del primo. Pilato disse loro: Avete una guardia: andate, assicuratevi come credete. Ed essi andarono ad assicurare il sepolcro, sigillando la pietra, e mettendovi la guardia’ (Matteo 27:62-66). Come puoi vedere Pilato dice che da lui venne uno dei sacerdoti, mentre Matteo dice che da lui si recarono i capi sacerdoti e i Farisei. Le versioni sono discordanti; la versione di Matteo naturalmente è quella degna di fiducia.
Altra cosa ancora: Pilato avrebbe detto che prima della festa della Pasqua in cui Gesù fu mandato da lui, Erode gli fece visita: ‘Prima di questo, Erode venne a farmi una visita, e nell’alzarsi per partire dopo una conversazione piuttosto inutile, mi domandò qual era la mia opinione a riguardo di questo Gesù Nazareno. Io gli risposi che Gesù, secondo il mio parere, era uno dei più grandi filosofi che le nazioni hanno qualche volta prodotto. Nessun sacrilegio nella sua dottrina; e l’intenzione di Roma era di lasciargli la libertà di predicare tale dottrina che giustificava le sue azioni. Erode sorrise maliziosamente e salutandomi con rispetto piuttosto ironico, se ne andò’. Sembra quasi che i due fossero amici o comunque in buoni rapporti, ma le cose non stanno così perchè essi prima che Gesù fosse mandato da Pilato a Erode erano stati dei nemici, ecco Luca cosa dice: ‘Quando Pilato udì questo, domandò se quell’uomo fosse Galileo. E saputo ch’egli era della giurisdizione d’Erode, lo rimandò a Erode ch’era anch’egli a Gerusalemme in que’ giorni. Erode, come vide Gesù, se ne rallegrò grandemente, perché da lungo tempo desiderava vederlo, avendo sentito parlar di lui; e sperava di vedergli fare qualche miracolo. E gli rivolse molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. Or i capi sacerdoti e gli scribi stavan là, accusandolo con veemenza. Ed Erode co’ suoi soldati, dopo averlo vilipeso e schernito, lo vestì di un manto splendido, e lo rimandò a Pilato. E in quel giorno, Erode e Pilato divennero amici, perché per l’addietro erano stati in inimicizia fra loro” (Luca 23:6-12).
Ci sarebbero altre cose che sono in stridente contrasto con quello che viene detto nella Bibbia, ma ritengo che queste bastino per definire questa lettera non autentica o, comunque, nel caso fosse stata realmente scritta da Ponzio Pilato, come non degna assolutamente di fede perchè contiene delle falsità.
Del resto, ti saluto nel Signore. La grazia del Signore sia con te.
10. Come mai il fratello di Abele si è allontanato da quella terra e poi ha sposato una donna? Ma che donna se non c’era praticamente nessuno sulla terra?
La moglie che Caino prese era una delle figliuole che generò Adamo, e quindi una delle sue sorelle, devi infatti tenere presente che la Scrittura dice: “Adamo visse centotrent’anni, generò un figliuolo, a sua somiglianza, conforme alla sua immagine, e gli pose nome Seth; e il tempo che Adamo visse, dopo ch’ebbe generato Seth, fu ottocent’anni, e generò figliuoli e figliuole; e tutto il tempo che Adamo visse fu novecentotrent’anni; poi morì” (Genesi 5:3-5). E la stessa cosa vale anche per l’altro figlio di Adamo, cioè Seth. D’altronde, se riflettiamo bene, l’unica maniera che i figli di Adamo avevano per moltiplicare in quei giorni era quello di sposare una loro sorella. Il fatto che di questi figli e di queste figliuole generati da Adamo se ne parli dopo che viene detto che Caino conobbe la sua moglie (cfr. Genesi 4:17), non deve preoccuparti perché nella Scrittura in alcuni casi gli eventi non sono scritti in ordine cronologico.
11. Vorrei sapere se secondo te Giovanni Battista era Elia?
No, Giovanni Battista non era Elia perché quando i Giudei gli mandarono dei sacerdoti e dei Leviti a domandargli chi egli fosse, quando gli domandarono: “Sei Elia?” lui rispose: “Non lo sono” (Giov. 1:21).
E’ vero che Gesù lo chiamò ‘l’Elia che doveva venire’ ma disse anche “se lo volete accettare, egli è l’Elia che dovea venire” (Matt. 11:14) e soprattutto disse: “Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa” (Matt. 17:11), confermando così che Giovanni non era Elia. Anche perché il profeta Elia era stato assunto in cielo senza vedere la morte (cfr. 2 Re 2:1-18), quindi se Giovanni Battista fosse stato Elia non avrebbe potuto nascere da Elisabetta e Zaccaria come invece avvenne. Egli sarebbe venuto nel mondo non nascendo dall’unione tra un uomo e una donna ma semplicemente discendendo dal cielo.
12. Alcuni pastori insegnano che Paolo prese il posto di Giuda Iscariota e divenne uno dei dodici apostoli, è vero?
No, non è vero perché il discepolo che prese il posto di Giuda Iscariota fu Mattia e questo avvenne ancora prima del giorno della Pentecoste. Leggiamo infatti nel libro degli atti: “E in que’ giorni, Pietro, levatosi in mezzo ai fratelli (il numero delle persone adunate saliva a circa centoventi), disse: Fratelli, bisognava che si adempisse la profezia della Scrittura pronunziata dallo Spirito Santo per bocca di Davide intorno a Giuda, che fu la guida di quelli che arrestarono Gesù. Poiché egli era annoverato fra noi, e avea ricevuto la sua parte di questo ministerio. Costui dunque acquistò un campo col prezzo della sua iniquità; ed essendosi precipitato, gli si squarciò il ventre, e tutte le sue interiora si sparsero. E ciò è divenuto così noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel campo è stato chiamato nel loro proprio linguaggio Acheldama, cioè, Campo di sangue. Poiché è scritto nel libro dei Salmi: Divenga la sua dimora deserta, e non vi sia chi abiti in essa: e: L’ufficio suo lo prenda un altro. Bisogna dunque che fra gli uomini che sono stati in nostra compagnia tutto il tempo che il Signor Gesù è andato e venuto fra noi, a cominciare dal battesimo di Giovanni fino al giorno ch’egli, tolto da noi, è stato assunto in cielo, uno sia fatto testimone con noi della risurrezione di lui. E ne presentarono due: Giuseppe, detto Barsabba, il quale era soprannominato Giusto, e Mattia. E, pregando, dissero: Tu, Signore, che conosci i cuori di tutti, mostra quale di questi due hai scelto per prendere in questo ministerio ed apostolato il posto che Giuda ha abbandonato per andarsene al suo luogo. E li trassero a sorte, e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli” (Atti 1:15-26).
Che Paolo non fosse tra i Dodici è confermato da lui medesimo quando ricordando ai Corinzi il Vangelo dice che Gesù Cristo “fu seppellito; che risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture; che apparve a Cefa, poi ai Dodici. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta, dei quali la maggior parte rimane ancora in vita e alcuni sono morti. Poi apparve a Giacomo; poi a tutti gli Apostoli; e, ultimo di tutti, apparve anche a me, come all’aborto; perché io sono il minimo degli apostoli; e non son degno d’esser chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio” (1 Cor. 15:4-9). Come puoi vedere Paolo non poteva essere tra i Dodici perché lui dice che Cristo prima che apparisse a lui apparve anche ai Dodici.
Inoltre è confermato da Luca negli Atti quando dice che il giorno della Pentecoste, Pietro si levò con gli undici e parlò alla folla di Giudei riunitasi (cfr. Atti 2:14), ed anche quando dice: “E i dodici, raunata la moltitudine dei discepoli, dissero: Non è convenevole che noi lasciamo la parola di Dio per servire alle mense. Perciò, fratelli, cercate di trovar fra voi sette uomini, de’ quali si abbia buona testimonianza, pieni di Spirito e di sapienza, e che noi incaricheremo di quest’opera. Ma quant’è a noi, continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministerio della Parola” (Atti 6:2-4), tutte cose queste che avvennero quando ancora Saulo da Tarso non era un discepolo del Signore ma un persecutore della Chiesa; la sua conversione infatti avvenne tempo dopo infatti è trascritta più avanti, precisamente nel capitolo 9 degli Atti. In particolare vorrei fare presente che Saulo si convertì dopo che Stefano fu messo a morte perché Luca dice che quando Stefano fu lapidato i testimoni che avevano accusato Stefano deposero le loro vesti ai piedi di Saulo (cfr. Atti 7:58), per cui per forza di cose la conversione di Saulo dovette avvenire dopo che Stefano fu eletto tra i sette che dovevano servire alle mense.
13. Tutte le volte che sento una predica su Giacobbe viene detto che lui è un ingannatore o imbroglione. Io ora non ne sono convinto. Qual’è la vostra posizione? Vi sarei grato se mi deste con la Parola di Dio delucidazione su ciò.
La nostra posizione in merito a Giacobbe è che Giacobbe effettivamente in una circostanza della sua vita agì con l’inganno nei confronti di suo padre Isacco per farsi benedire in luogo di Esaù. Ecco i passi biblici che descrivono dettagliatamente questo comportamento ingiusto di Giacobbe: “Or avvenne, quando Isacco era divenuto vecchio e i suoi occhi indeboliti non ci vedevano più, ch’egli chiamò Esaù, suo figliuolo maggiore, e gli disse: ‘Figliuol mio!’ E quello rispose: ‘Eccomi!’ E Isacco: ‘Ecco, io sono vecchio, e non so il giorno della mia morte. Deh, prendi ora le tue armi, il tuo turcasso e il tuo arco, vattene fuori ai campi, prendimi un po’ di caccia, e preparami una pietanza saporita di quelle che mi piacciono; portamela perch’io la mangi e l’anima mia ti benedica prima ch’io muoia’. Ora Rebecca stava ad ascoltare, mentre Isacco parlava ad Esaù suo figliuolo. Ed Esaù se n’andò ai campi per fare qualche caccia e portarla a suo padre. E Rebecca parlò a Giacobbe suo figliuolo, e gli disse: ‘Ecco, io ho udito tuo padre che parlava ad Esaù tuo fratello, e gli diceva: Portami un po’ di caccia e fammi una pietanza saporita perch’io la mangi e ti benedica nel cospetto dell’Eterno, prima ch’io muoia. Or dunque, figliuol mio, ubbidisci alla mia voce e fa’ quello ch’io ti comando. Va’ ora al gregge e prendimi due buoni capretti; e io ne farò una pietanza saporita per tuo padre, di quelle che gli piacciono. E tu la porterai a tuo padre, perché la mangi, e così ti benedica prima di morire’. E Giacobbe disse a Rebecca sua madre: ‘Ecco, Esaù mio fratello è peloso, e io no. Può darsi che mio padre mi tasti; sarò allora da lui reputato un ingannatore, e mi trarrò addosso una maledizione, invece di una benedizione’. E sua madre gli rispose: ‘Questa maledizione ricada su me, figliuol mio! Ubbidisci pure alla mia voce, e va’ a prendermi i capretti’. Egli dunque andò a prenderli, e li menò a sua madre; e sua madre ne preparò una pietanza saporita, di quelle che piacevano al padre di lui. Poi Rebecca prese i più bei vestiti di Esaù suo figliuolo maggiore, i quali aveva in casa presso di sé, e li fece indossare a Giacobbe suo figliuolo minore; e con le pelli de’ capretti gli coprì le mani e il collo, ch’era senza peli. Poi mise in mano a Giacobbe suo figliuolo la pietanza saporita e il pane che avea preparato. Ed egli venne a suo padre e gli disse: ‘Padre mio!’ E Isacco rispose: ‘Eccomi; chi sei tu, figliuol mio?’ E Giacobbe disse a suo padre: ‘Sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu m’hai detto. Deh, lèvati, mettiti a sedere e mangia della mia caccia, affinché l’anima tua mi benedica’. E Isacco disse al suo figliuolo: ‘Come hai fatto a trovarne così presto, figliuol mio?’ E quello rispose: ‘Perché l’Eterno, il tuo Dio, l’ha fatta venire sulla mia via’. E Isacco disse a Giacobbe: ‘Fatti vicino, figliuol mio, ch’io ti tasti, per sapere se sei proprio il mio figliuolo Esaù, o no’. Giacobbe dunque s’avvicinò a Isacco suo padre e, come questi l’ebbe tastato, disse: ‘La voce è la voce di Giacobbe; ma le mani son le mani d’Esaù’. E non lo riconobbe, perché le mani di lui eran pelose come le mani di Esaù suo fratello: e lo benedisse. E disse: ‘Sei tu proprio il mio figliuolo Esaù?’ Egli rispose: ‘Sì’. E Isacco gli disse: ‘Servimi, ch’io mangi della caccia del mio figliuolo e l’anima mia ti benedica’. E Giacobbe lo servì, e Isacco mangiò. Giacobbe gli portò anche del vino, ed egli bevve. Poi Isacco suo padre gli disse: ‘Deh, fatti vicino e baciami, figliuol mio’. Ed egli s’avvicinò e lo baciò. E Isacco sentì l’odore de’ vestiti di lui, e lo benedisse dicendo: ‘Ecco, l’odor del mio figliuolo è come l’odor d’un campo, che l’Eterno ha benedetto. Iddio ti dia della rugiada de’ cieli e della grassezza della terra e abbondanza di frumento e di vino. Ti servano i popoli, e le nazioni s’inchinino davanti a te. Sii padrone de’ tuoi fratelli, e i figli di tua madre s’inchinino davanti a te. Maledetto sia chiunque ti maledice, benedetto sia chiunque ti benedice!’ (Genesi 27:1-29).
Ora, come puoi vedere Giacobbe per ben quattro volte mentì a suo padre, la prima volta quando gli disse: ‘Sono Esaù, il tuo primogenito’, la seconda quando gli disse di mettersi a sedere e mangiare la sua caccia, cosa che non era vera perché quella non era la caccia di Giacobbe ma si trattava di due capretti che lui era andato a prendere nel gregge e che sua madre aveva cucinato, la terza quando rispondendo ad una domanda di Isacco sulla cacciagione disse che l’aveva trovata così presto perché Dio l’aveva fatta venire sulla sua strada, e poi infine quando rispose affermativamente alla domanda se fosse veramente Esaù. Ora, come si fa a non dire che Giacobbe non agì ingiustamente e con inganno nei confronti di Isacco? Ma d’altronde lo stesso Isacco quando poi venne Esaù per ricevere da lui la benedizione, capito che cosa era successo, disse a Esaù: “Il tuo fratello è venuto con inganno e ha preso la tua benedizione” (Gen. 27.35).
Certamente, Giacobbe agì in quella maniera ingiusta perché istigato da sua madre, ma questo nulla toglie al fatto che lui si comportò malamente. Lui ebbe le sue precise responsabilità come anche le ebbe sua madre Rebecca. E bada bene a non farti trascinare dietro coloro che dicono che dato che Dio aveva predetto e prestabilito che Esaù servisse Giacobbe, Giacobbe non può essere biasimato per quel comportamento. Non è affatto così, perché la responsabilità personale di Giacobbe rimane. Discolpare Giacobbe o giustificarlo, sarebbe come discolpare o giustificare i fratelli di Giuseppe per avere odiato, cercato di uccidere loro fratello, e averlo venduto come schiavo ad una carovana di Ismaeliti, semplicemente perché il loro comportamento faceva parte del piano che Dio aveva formato, secondo il quale Giuseppe doveva essere mandato in Egitto e diventare governatore d’Egitto per poi salvare con una grande liberazione Giacobbe e tutto il suo parentado.
Butindaro Giacinto, Domande e Risposte (Volume 1). Roma 2006. Pagine 471. Vedi l’indice del libro