1. Vorrei avere maggiori informazioni su come deve essere interpretata la circoncisione e se al giorno di oggi è ritenuta indispensabile o meno
Per ciò che concerne la circoncisione della carne ordinata da Dio al patriarca Abramo, l’Ebreo, e che gli Ebrei di oggi ancora praticano in obbedienza a questo ordine, essa in seno all’Ebraismo è certamente ritenuta molto importante ma non indispensabile per essere definiti Ebrei infatti se la circoncisione non può essere effettuata sul neonato per motivi di salute o nel futuro non viene compiuta sempre per motivi di salute è sufficiente per l’ortodossia ebraica che la madre sia ebrea per essere considerato lo stesso ebreo. Dico per l’ortodossia ebraica perché gli Ebrei riformati, dal 1982, considerano ebreo anche chi ha solo il padre ebreo e la madre gentile. Anche qui però va fatta una precisazione perché ci sono Ebrei riformati, quelli in Canada e in Israele, che non accettano questa decisione. In linea generale si può dire che non è la circoncisione a decidere se un maschio è ebreo ma lo status della madre (o in certi casi anche quello del padre).
Nel caso un Gentile si converta al Giudaismo mentre per gli Ortodossi il proselita deve essere circonciso (a meno che non ci siano pericoli di salute), per i Riformati la circoncisione non è obbligatoria.
Secondo quanto dice la Scrittura la circoncisione nella carne era il segno del patto tra Dio e Abramo e la sua progenie (cfr. Genesi 17:11), ed era così importante per Dio che il maschio incirconciso doveva essere messo a morte (cfr. Genesi 17:14). La Scrittura dice anche che Dio cercò di fare morire Mosè perché questo non aveva circonciso suo figlio. Fu sua moglie a evitargli di morire perché visto quello che Dio stava per fare circoncise suo figlio (cfr. Esodo 4:24-26).
Ora, però con tutta l’importanza che ha la circoncisione della carne per un Ebreo, dato che siamo sotto la grazia, nel senso che dato che siamo nel tempo seguente alla venuta di Cristo, la circoncisione nella carne non ha alcun valore per coloro che hanno creduto in Gesù Cristo, ossia per noi Cristiani. L’apostolo Paolo è molto chiaro a riguardo quando dice: “La circoncisione è nulla…” (1 Corinzi 7:19) ed anche: “Infatti, in Cristo Gesù, né la circoncisione né l’incirconcisione hanno valore alcuno…” (Galati 5:6). Quindi non solo la circoncisione della carne non ha valore alcuno per noi ma anche la incirconcisione. Dunque chi ha creduto nel Signore Gesù Cristo, se quando fu chiamato era incirconciso non si deve fare circoncidere (cfr. 1 Corinzi 7:18). Ma perché per noi che siamo sotto la grazia la circoncisione della carne non ha alcun valore? Per questo motivo; perchè essa era l’ombra della vera circoncisione che avrebbero ricevuto coloro che avrebbero creduto nel Messia che doveva venire che sappiamo e proclamiamo essere Gesù di Nazareth. Quando lo scrittore agli Ebrei dice: “La legge, avendo un ombra dei futuri beni…” (Ebrei 10:1) vuole dire che anche la circoncisione della carne costituiva un ombra di un futuro bene. Ma se la circoncisione della carne era l’ombra qual’è la realtà? La realtà è costituita dalla CIRCONCISIONE DEL CUORE, per altro predetta dalla stessa legge di Mosè (cfr. Deuteronomio 30:6), che consiste nella sua purificazione dal peccato. Purificazione che avviene mediante il sangue prezioso di Gesù Cristo. Come con la circoncisione della carne veniva e viene rimosso il prepuzio del neonato, con la circoncisione del cuore vengono rimossi i peccati che lo contaminano. L’apostolo Paolo spiega in che cosa consiste questa circoncisione dicendo che “consiste nello spogliamento del corpo della carne” (Colossesi 2:11).
Ecco perché Paolo dice ai Filippesi che i veri circoncisi siamo noi cristiani (cfr. Filippesi 3:3), ed ai Romani che la circoncisione è quella del cuore, in ispirito, non in lettera (cfr. Romani 2:29), perchè lui sapeva che ora in Cristo questa è la circoncisione vera, quella che conta agli occhi di Dio. Questa circoncisione del cuore è operata da Gesù Cristo quando la persona si pente dei suoi peccati e va a lui per ottenere il perdono dei suoi peccati, in quel momento egli lo circoncide purificandolo dai suoi peccati. Anche questa circoncisione è un segno e precisamente è il segno del nuovo patto tra Dio e l’uomo che crede in lui. Nuovo Patto che è migliore dell’Antico perché fondato su migliori promesse.
Come però c’è una circoncisione spirituale c’è pure una incirconcisione spirituale che possiedono tutti coloro che ancora non credono in Cristo, compresi gli Ebrei che sono circoncisi nella carne. Ecco perchè io annuncio agli uomini di pentirsi e di credere nel Signore Gesù Cristo, affinché ricevano la circoncisione del loro cuore, affinché possano così riconciliarsi con Dio. Altrimenti, se non ricevono questa circoncisione periranno per l’eternità. Quando moriranno andranno all’inferno ad attendere il giorno del giudizio.
Quindi, per ricapitolare, per gli Ebrei la circoncisione è importante perchè con essa il neonato entra nel patto che Dio fece con Abramo e con la sua progenie, però per certi particolari motivi può anche non essere praticata a tempo indefinito e ciò non annulla lo status di Ebreo; ma questa circoncisione carnale per noi Cristiani non ha valore alcuno perchè quello che conta è avere il proprio cuore circonciso. E poi mentre per gli Ebrei, per certi motivi un neonato può anche non ricevere la circoncisione ed essere considerato lo stesso Ebreo (ripeto che la madre però deve essere ebrea per i rabbini ortodossi), per noi Cristiani la circoncisione del cuore è indispensabile per entrare a fare parte del popolo di Dio, in altre parole uno che si definisce Cristiano per essere considerato da noi un vero Cristiano deve avere ricevuto questa circoncisione del cuore ALTRIMENTI rimane un non Cristiano cioè un incredulo un peccatore che ancora si deve riconciliare con Dio.
2. Come mai Paolo, che non predicava la circoncisione, circoncise Timoteo?
Lo spiega Luca nel libro degli Atti degli apostoli in questi termini: “A cagione de’ Giudei che erano in quei luoghi; perché tutti sapevano che il padre di lui era greco” (Atti 16:3). Dunque fu per non creare un intoppo ai Giudei, cosa che Paolo si studiava sempre di fare facendosi Giudeo coi Giudei al fine di guadagnarli a Cristo (cfr. 1 Cor. 9:20). Se Paolo avesse lasciato Timoteo incirconciso, siccome la madre di lui era una Giudea mentre il padre era greco, egli avrebbe sicuramente incontrato grossissime difficoltà nell’evangelizzare i Giudei di quelle zone dove Timoteo era conosciuto. Essi non avrebbero sopportato che Paolo avesse come collaboratore un giovane che era figlio di una Giudea, e quindi Giudeo di nascita, ma nello stesso tempo incirconciso nella carne, ossia senza quel segno esteriore di appartenenza al popolo ebraico. Certamente se Timoteo avesse avuto sia il padre che la madre di origine greca, Paolo non avrebbe sottoposto Timoteo alla circoncisione perché i Giudei non avrebbero avuto nessuna occasione per biasimarlo, ma siccome la madre di Timoteo era ebrea allora lui sapeva bene quale sarebbe stata la reazione dei Giudei nei suoi confronti.
Il comportamento di Paolo dunque, nel caso della circoncisione di Timoteo, non è per nulla da biasimare come magari potrebbe sembrare. Egli infatti non praticò la circoncisione a Timoteo perché riteneva questo rito indispensabile alla salvezza, e neppure perché non voleva essere perseguitato per la croce di Cristo, ma solo per non essere un intoppo ai Giudei, ossia per dimostrargli che lui non sprezzava la legge di Mosè ma la rispettava, il che è una cosa del tutto diversa. Un simile comportamento coi Giudei Paolo lo tenne quando dopo essere tornato a Gerusalemme dal suo viaggio in Asia, dietro suggerimento degli anziani della chiesa di Gerusalemme che erano Giudei di nascita, si purificò e offerse delle offerte nel tempio per lui e altri suoi compagni per dimostrare alle migliaia di Giudei che avevano creduto che lui si comportava da osservatore della legge, e non invece da uno che ordinava ai Giudei che si trovavano tra i Gentili ad abbandonare Mosè dicendogli di non circoncidere i propri figli e di non conformarsi ai riti, una voce questa che correva sul suo conto (cfr. Atti 21:17-26).
3. Che cosa significa “la lettera uccide, ma lo Spirito vivifica”?
Per comprendere rettamente il significato di questa espressione di Paolo occorre leggere le parole che la precedono che sono le seguenti: “Ma la nostra capacità viene da Dio, che ci ha anche resi capaci d’esser ministri di un nuovo patto, non di lettera, ma di spirito….” (2 Cor. 3:6). Dunque quando Paolo parla di lettera si riferisce all’antico Patto o meglio al comandamento dell’Antico Patto che quantunque fosse inteso a dare vita è risultato dare la morte e questo perchè dice sempre Paolo: “Il peccato, còlta l’occasione, per mezzo del comandamento, mi trasse in inganno; e, per mezzo d’esso, m’uccise” (Rom. 7:11). Questo perchè il comandamento della legge è la forza del peccato (cfr. 1 Cor. 15:56), cioè è la cosa che rende il peccato estremamente peccante (cfr. Rom. 7:13), senza di esso il peccato sarebbe morto (cfr. Rom. 7:8). Si spiega così perchè Paolo chiama l’antico Patto “il ministerio della morte” (2 Cor. 3:7). Ora, se la lettera si riferisce all’antico Patto lo Spirito si riferisce al Nuovo Patto o meglio alle parole di Cristo che sono spirito e vita secondo che disse Gesù stesso: “È lo spirito quel che vivifica; la carne non giova nulla; le parole che vi ho dette, sono spirito e vita” (Giov. 6:63), e che invece di morte danno la vita ossia vivificano coloro che vivono nel peccato.
4. Ma Dio, sotto l’Antico Patto, aveva preannunciato tramite qualche profeta che un giorno avrebbe fatto con Israele un Nuovo Patto?
Sì, Dio lo aveva preannunciato tramite Geremia, Isaia e Ezechiele.
Nel libro di Geremia infatti troviamo scritto: “Ecco, i giorni vengono, dice l’Eterno, che io farò un nuovo patto con la casa d’Israele e con la casa di Giuda; non come il patto che fermai coi loro padri il giorno che li presi per mano per trarli fuori dal paese d’Egitto: patto ch’essi violarono, benché io fossi loro signore, dice l’Eterno; ma questo è il patto che farò con la casa d’Israele, dopo quei giorni, dice l’Eterno: io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. E non insegneranno più ciascuno il suo compagno e ciascuno il suo fratello, dicendo: ‘Conoscete l’Eterno!’ poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice l’Eterno. Poiché io perdonerò la loro iniquità, e non mi ricorderò più del loro peccato” (Ger. 31:31-34) ed anche: “In que’ giorni, in quel tempo, dice l’Eterno, i figliuoli d’Israele e i figliuoli di Giuda torneranno assieme; cammineranno piangendo, e cercheranno l’Eterno, il loro Dio. Domanderanno qual è la via di Sion, volgeranno le loro facce in direzione d’essa, e diranno: ‘Venite, unitevi all’Eterno con un patto eterno, che non si dimentichi più!’ (Ger. 50:4-5).
Nel libro di Isaia leggiamo: “Inclinate l’orecchio, e venite a me; ascoltate, e l’anima vostra vivrà; io fermerò con voi un patto eterno, vi largirò le grazie stabili promesse a Davide” (Is. 55:3) e: “Poiché io, l’Eterno, amo la giustizia, odio la rapina, frutto d’iniquità; io darò loro fedelmente la lor ricompensa, e fermerò con loro un patto eterno” (Is. 61:8).
Nel libro di Ezechiele si legge: “Nondimeno io mi ricorderò del patto che fermai teco nei giorni della tua giovinezza, e stabilirò per te un patto eterno” (Ez. 16:60).
Che il patto eterno di cui parlarono sia Geremia, che Isaia, che Ezechiele, è il NUOVO PATTO, è attestato dallo scrittore agli Ebrei che dice che Iddio in virtù del sangue del patto eterno ha tratto dai morti il gran Pastore delle pecore cioè Gesù nostro Signore (cfr. Ebr. 13:20). Il sangue del patto eterno è quindi quello di Cristo che Egli ha sparso per la remissione dei nostri peccati dedicando in questa maniera il Nuovo Patto (o Secondo Patto) perché è stato con quel sangue che Cristo è diventato il garante del Nuovo Patto. Il Nuovo Patto quindi oltre che a fondarsi sul sangue di Cristo, è eterno nel senso che non avrà mai fine, non sparirà mai. Non è come il primo patto che fu dato solo per un tempo, cioè fino al tempo della riforma, ma è un patto eterno. D’altronde per essere migliore del Primo Patto, il Secondo doveva essere per forza di cose anche eterno.
5. Quali sono le differenze fondamentali tra l’Antico e il Nuovo patto?
Il Nuovo Patto è migliore dell’Antico, ossia il Secondo Patto è migliore del Primo, perché è “fondato su migliori promesse” (Ebr. 8:6), quindi le differenze tra i due patti vanno ricercate nelle promesse che sono alla base del Nuovo Patto. Ma quali sono queste promesse fatte da Dio? Sono le seguenti, che Dio proclamò tramite il profeta Geremia: “Io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo” (Ger. 31:33) e: “Tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice l’Eterno. Poiché io perdonerò la loro iniquità, e non mi ricorderò più del loro peccato” (Ger. 31:34).
Per ciò che concerne la prima promessa essa è migliore perché mentre Dio quando fece il patto con Israele al monte Sinai scrisse la sua legge su tavole di pietra e poi le diede a Mosè, nel Nuovo Patto Dio ha scritto le sue leggi nelle nostre menti e sui nostri cuori, quindi “non su tavole di pietra, ma su tavole che son cuori di carne” (2 Cor. 3:3), e questa trascrizione è avvenuta mediante lo Spirito dell’Iddio vivente.
Per ciò che concerne invece la seconda promessa essa è migliore perché mentre nei sacrifici che Dio aveva ordinato sotto l’Antico Patto di offrire anno dopo anno per i peccati era rinnovato ogni anno il ricordo dei peccati perché era impossibile che il sangue di tori e di becchi togliesse i peccati, adesso con il Nuovo Patto dato che Gesù Cristo ha offerto sè stesso una volta per sempre per i nostri peccati rendendoci con il suo sangue perfetti quanto alla coscienza, i peccati sono stati cancellati e tolti per cui Dio non se ne ricorda più. Una simile cosa sotto l’Antico Patto era inconcepibile perché quei sacrifici espiatori prescritti dalla legge erano solo un ombra del futuro e perfetto sacrificio di Cristo; come dice la Scrittura: “Poiché la legge, avendo un’ombra dei futuri beni, non la realtà stessa delle cose, non può mai con quegli stessi sacrificî, che sono offerti continuamente, anno dopo anno, render perfetti quelli che s’accostano a Dio” (Ebr. 10:1). Quindi la perfezione della coscienza non poteva venire con l’offerta dei sacrifici da parte del Sommo Sacerdote ogni anno quando offriva i sacrifici per sé e per il popolo; se essa avesse potuto avvenire con quei sacrifici certamente si sarebbe smesso di offrire quei sacrifici perché gli adoratori una volta purificati non avrebbero più sentito l’esigenza di offrirli non avendo più coscienza di peccati. Ma era proprio per questo che essi li continuavano ad offrire, perché anche dopo averli offerti nel loro intimo la coscienza li accusava che essi erano dei peccatori, che quei peccati erano ancora sulla loro coscienza. Ma venuto Gesù Cristo, il Sommo Sacerdote dei futuri beni adombrati dalla legge, che cosa è avvenuto? E’ avvenuto che mediante il suo sacrificio, e quindi mediante il suo prezioso sangue, la nostra coscienza è stata purificata dai nostri peccati, e come dice la Scrittura “siamo stati santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre” (Ebr. 10:10) e “con un’unica offerta egli ha per sempre resi perfetti quelli che son santificati” (Ebr. 10:14). Quindi con Gesù è giunta la perfezione quanto alla coscienza che gli adoratori sotto l’Antico Patto non potevano ottenere mediante il sangue di tori e di becchi. E, giunta la perfezione, è automaticamente svanito il ricordo dei nostri peccati; ecco perché dunque Dio dice che non si ricorderà più dei nostri vecchi peccati, perché essi sono svaniti in virtù del sangue di Gesù Cristo. Dunque la promessa di non ricordarsi più dei nostri peccati è una grande e preziosa promessa che Dio ci ha fatto sotto il Nuovo Patto. Ovviamente chi vuole vedere adempiere questa promessa nella sua vita deve credere nel Signore Gesù Cristo, cioè credere che Lui ha offerto se stesso per i nostri peccati, e questo perché la remissione dei peccati si ottiene mediante la fede in Gesù Cristo. A questa condizione Dio manterrà questa sua promessa. Al posto dei sacrifici dell’Antico Patto quindi adesso c’è il sacrificio di Cristo fatto una volta per sempre. Questa sostituzione era stata preannunciata dal Figliuolo quando disse: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo; non hai gradito né olocausti né sacrificî per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare, o Dio, la tua volontà” (Sal. 40:6-8). Come si può vedere infatti i sacrifici per il peccato e gli olocausti, le offerte e i sacrifici prescritti tutti dalla legge di Mosè, vengono dichiarati non graditi da Dio, non voluti da Dio. Il Figlio allora disse a Dio: “Ecco, io vengo per fare la tua volontà”; e qual è questa volontà se non quella che egli offrisse se stesso per i nostri peccati? Ed in virtù proprio di questa volontà, il primo patto è stato tolto e sostituito dal secondo. Che bisogno c’è più infatti dei sacrifici imperfetti dell’Antico Patto che non potevano togliere i peccati, se ora Cristo ha offerto se stesso per i nostri peccati rendendoci perfetti quanto alla coscienza? E naturalmente se non c’è più bisogno dei sacrifici imperfetti non c’è neppure più bisogno dei sacerdoti che offrono quei sacrifici e difatti il loro posto è stato preso dal Sommo Sacerdote dei futuri beni, cioè Gesù, il quale nella pienezza dei tempi è stato costituito da Dio sommo sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec, e ciò è avvenuto con giuramento secondo che è scritto: “L’Eterno l’ha giurato e non si pentirà: Tu sei sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedec” (Sal. 110:4). Innanzi tutto si noti che è cambiato l’ordine, non è più quello di Aaronne a cui appartenevano i sacerdoti dell’Antico Patto, ma quello di Melchisedec, ordine migliore perché Melchisedec è superiore ad Aaronne. Basta considerare che questo Melchisedec, sacerdote dell’Iddio Altissimo, re di giustizia e di Salem, quando andò incontro ad Abramo quando egli tornava dalla sconfitta dei re, benedisse il patriarca Abramo nei cui lombi c’era Levi (e l’inferiore è benedetto dal superiore), e che il patriarca diede la decima d’ogni cosa a Melchisedec (per cui nella persona d’Abramo, Levi che secondo la legge doveva prendere dal popolo le decime, fu sottoposto alla decima) per rendersi conto della superiorità di Melchisedec su Aaronne.
Inoltre si noti che Cristo è stato costituito Sommo Sacerdote mediante giuramento, mentre i sommi sacerdoti lo furono senza giuramento, e questo oltre a rendere il sacerdozio di Cristo superiore a quello dell’Antico Patto, rende il secondo patto di cui Gesù Cristo è diventato garante molto più eccellente del primo (cfr. Ebr. 7:21-22) perché il giuramento fatto da Dio al Figliuolo mostra l’immutabilità del suo consiglio per cui è impossibile che al suo sacerdozio (su cui si basa il Nuovo Patto) ne subentri un altro in futuro e questa immutabilità ci è di grande consolazione perché sappiamo che questo sacerdozio dimora in eterno. Come dice lo scrittore agli Ebrei: “Perché gli uomini giurano per qualcuno maggiore di loro; e per essi il giuramento è la conferma che pone fine ad ogni contestazione. Così, volendo Iddio mostrare vie meglio agli eredi della promessa la immutabilità del suo consiglio, intervenne con un giuramento, affinché, mediante due cose immutabili, nelle quali è impossibile che Dio abbia mentito, troviamo una potente consolazione noi, che abbiam cercato il nostro rifugio nell’afferrar saldamente la speranza che ci era posta dinanzi; la quale noi teniamo qual’àncora dell’anima, sicura e ferma e penetrante di là dalla cortina, dove Gesù è entrato per noi qual precursore, essendo divenuto Sommo Sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec” (Ebr. 6:16-20). Cristo dunque ha un sacerdozio che non si trasmette perché dimora in eterno, mentre il sacerdozio levitico si trasmetteva di padre in figlio perché il sommo sacerdote era impedito di durare a motivo della morte (cfr. Ebr. 7:23-24); quindi noi possiamo fare completo affidamento su di lui per la nostra salvezza perché egli vive sempre per intercedere per noi (cfr. Ebr. 7:25). E poi, mentre i sacerdoti levitici dovevano offrire del continuo dei sacrifici anche per i loro propri peccati perché anch’essi venivano meno davanti a Dio, Cristo per il fatto che non commise peccato alcuno offrì se stesso una volta per sempre soltanto per i nostri peccati.
Il Nuovo Patto inoltre è migliore dell’Antico perché esso libera l’uomo dalla maledizione della legge sotto cui si trovano coloro che sono sotto l’Antico Patto. Vediamo di spiegare questo concetto: l’Antico Patto si basa sulla legge che Dio diede a Mosè per Israele, legge che si basa sulle opere secondo che è scritto: “Chi avrà messe in pratica queste cose, vivrà per via di esse” (Gal. 3:12), ma che nello stesso tempo attira la maledizione su coloro che si basano sulle opere perché è scritto: “Maledetto chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel libro della legge per metterle in pratica!” (Gal. 3:10). Ma Cristo Gesù morendo sulla croce è diventato maledizione per noi perché è scritto: “Maledetto chiunque è appeso al legno”, e in questa maniera ha riscattato dalla maledizione della legge noi che abbiamo creduto nel suo nome. Questo riscatto infatti è avvenuto mediante la fede nel suo nome, o come viene chiamata da Paolo “la legge della fede” (Rom. 3:27), su cui si basa il Nuovo Patto di cui è garante Gesù Cristo. La legge della fede è dunque superiore a quella delle opere, perché mentre appoggiandosi alla legge delle opere si è maledetti, appoggiandosi alla legge della fede si viene liberati da questa maledizione e si viene benedetti perché si viene giustificati di tutte le cose delle quali noi non abbiamo potuto essere giustificati per la legge di Mosè. Dato dunque che il primo patto si basa sulla legge delle opere, mentre il secondo sulla legge della fede, il secondo patto è superiore al primo. Il primo patto produceva la condanna, il secondo produce la giustizia; il primo patto produceva la morte, mentre il secondo vivifica.
Ecco dunque le differenze fondamentali tra l’Antico e il Nuovo Patto.
6. Che significato ha il fatto che quando Gesù spirò sulla croce “la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo” (Matt. 27:51)?
Per comprender bene che cosa Dio ha voluto dire all’umanità intera squarciando in due la cortina del tempio, proprio quando Gesù Cristo, il suo Figliuolo, morì sulla croce, è necessario prima di tutto conoscere come era strutturato il tempio di Gerusalemme.
Ora, il tempio di Gerusalemme nella sua struttura di base ricalcava la struttura del santuario che Dio aveva fatto costruire nel deserto ai giorni di Mosè, santuario che ricordiamo era solo un ombra del vero santuario che non è di questa creazione. In quel santuario c’era un primo tabernacolo nel quale si trovavano il candelabro, la tavola e la presentazione dei pani, e l’altare dei profumi; questo si chiamava il Luogo Santo. Oltre a questo tabernacolo ce ne era un secondo chiamato il Luogo Santissimo che era diviso dal Luogo Santo da una cortina. In questo Luogo c’era l’arca del Patto tutta ricoperta d’oro nella quale si trovavano un vaso d’oro contenente la manna, la verga d’Aaronne che aveva fiorito e le tavole del patto. E sopra l’arca c’erano i cherubini della gloria che adombravano il propiziatorio posto sopra l’arca.
Quel santuario ovviamente aveva delle norme per il culto che erano svariate. In base a queste norme, i sacerdoti entravano ogni giorno nel primo tabernacolo, ossia nel Luogo Santo, per compiervi gli atti del culto, ma non potevano entrare nel Luogo Santissimo che si trovava dietro la cortina, perché in esso poteva entrare una volta sola all’anno, e precisamente il giorno delle espiazioni solo il Sommo Sacerdote che era il Sacerdote a capo di tutti i sacerdoti che in quel giorno doveva offrire dei sacrifici per i peccati suoi e di quelli del popolo.
Stando dunque così le cose, è evidente che sotto l’Antico Patto non c’era la libertà di entrare nel Luogo Santissimo, questa libertà non esisteva per i sacerdoti. E questo perché tra loro e il Luogo Santissimo si frapponeva il Luogo Santo ossia il primo tabernacolo, quindi affinché i sacerdoti potessero accedere liberamente al Santuario sarebbe stato necessario che quel primo tabernacolo fosso tolto di mezzo, essi non avrebbero potuto accedervi finchè sussisteva il primo tabernacolo. Come ben dice lo scrittore agli Ebrei: “Lo Spirito Santo volea con questo significare che la via al santuario non era ancora manifestata finché sussisteva ancora il primo tabernacolo” (Ebr. 9:8), che rappresentava il periodo di tempo in cui si offrivano doni e sacrifici che non potevano quanto alla coscienza rendere perfetto colui che offriva il culto perché si trattava di regole carnali imposte da Dio fino alla riforma (cfr. Ebr. 9:9-10), che si è adempiuta con Gesù Cristo, Sommo Sacerdote di quei beni adombrati dalla legge, che mediante il suo sangue è entrato una volta per sempre nel vero santuario che non è di questa creazione, avendo acquistata per noi una redenzione eterna (cfr. Ebr. 9:11-12). Dunque, con Cristo Gesù, il Sommo Sacerdote della nostra professione di fede, con la sua morte avvenuta per compiere l’espiazione dei nostri peccati, è giunto il tempo della riforma che è il periodo in cui non c’è più bisogno che si offrono doni e sacrifici per i peccati perché Egli offrendo se stesso ha reso perfetti quanto alla coscienza tutti coloro che hanno creduto in Lui. Quello che era impossibile ai sacrifici offerti in quel tempo perché si trattava solo di regole carnali temporanee, Cristo l’ha fatto mediante il suo proprio sacrificio compiuto una volta per sempre. E una volta fatta la purificazione dei peccati, egli è entrato nel vero santuario (di cui quello nel deserto era solo un ombra) una volta per sempre. Non come il Sommo Sacerdote sotto l’Antico Patto che doveva entrare nel luogo santissimo una volta sola all’anno con sangue non suo, ma una volta sola nel vero santuario. Noi quindi adesso in virtù del suo sangue abbiamo la libertà d’entrare nel santuario per quella via che come dice la Scrittura è recente e vivente e che lui ha dedicato attraverso la sua carne (cfr. Ebr. 10:19-20).
Lo squarcio della cortina del tempio avvenuta in quel giorno, sta ad indicare quindi che Cristo con il suo sangue manifestò la via al santuario dandoci la libertà d’entrare nel vero santuario che Dio e non un uomo ha eretto. Fu un segno importante quello squarcio della cortina del tempio; fu come se Dio avesse detto: ‘Da ora innanzi non c’è più bisogno che il Sommo Sacerdote del tempio entri una volta all’anno nel luogo santissimo con il sangue dei sacrifici, perché Gesù Cristo ha offerto se stesso per i peccati del popolo una volta per sempre, e per entrare una volta per sempre con il suo sangue nel vero santuario, che non è di questa creazione, permettendo così a tutti quelli che credono in Lui di entrare liberamente nel santuario celeste. Questo è il tempo della riforma; il primo tabernacolo che rappresentava il tempo dei sacrifici ha terminato la sua esistenza, adesso con il sacrificio di Cristo è iniziato il periodo del libero accesso al santuario’.
Butindaro Giacinto, Domande e Risposte (Volume 1). Roma 2006. Pagine 471. Vedi l’indice del libro