1. Si può mentire in alcuni casi?
No, mentire è vietato in qualunque circostanza, non esistono eccezioni in cui una bugia si può dire. Paolo dice agli Efesini: “Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri” (Ef. 4:25).
Attenzione dunque a tutti quei credenti che sedotti dal diavolo dicono che una bugia si può dire di tanto in tanto quando proprio è necessaria. Il padre della menzogna è il diavolo (cfr. Giov. 8:44), è lui che istiga a dire le bugie non importa se per scherzo o per coprire certe cose. Coloro che amano e praticano la menzogna saranno gettati nello stagno ardente di fuoco e di zolfo (Apoc. 21:8). Guardatevi da tutti coloro che amano dire bugie per ingannare.
2. Alla luce delle Scritture il credente può essere un donatore di organi?
Io giudico che noi credenti non possiamo essere a favore della donazione dei nostri organi. Le ragioni sono le seguenti.
1) Il nostro corpo è il tempio di Dio secondo che è scritto: “E non sapete voi che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Poiché foste comprati a prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1 Cor. 6:19-20). Quindi esso non ci appartiene perché è stato comprato da Dio: non è nostra proprietà ma di Dio. Come si può dunque prendere parte di questa proprietà altrui – facciamo l’esempio di un rene – e darla al nostro prossimo? Io non me la sento proprio; anzi rabbrividisco al solo pensiero di farlo. Non importa se questa donazione di organi (faccio l’esempio sempre di un rene) avviene mentre un credente è ancora pienamente vivo e vegeto, o magari in fin di vita quando non è più cosciente di quello che succede attorno a lui sulla terra e secondo la scienza è morto (ma il cuore batte ancora, per questo egli è ancora da considerare a tutti gli effetti ancora vivo), un credente non può e non deve donare al prossimo parte della proprietà di Dio. Rifletti bene su quanto ti dico e vedrai come una simile donazione, anche se apparentemente può essere considerata una forma di altruismo e di amore per il prossimo, si oppone alla Parola di Dio.
2) Ogni membro del corpo ha una sua funzione ben precisa, utile e necessaria al corretto funzionamento di tutto il corpo; per cui, per esempio, io non posso privarmi di un rene per darlo a qualcuno che non ce l’ha perché in questo caso provocherei una disfunzione nel mio corpo, gli procurerei un danno (non importa di che entità, ma sempre di danno si tratta). In realtà, se si considera da vicino bene la cosa, privarsi di un rene sarebbe come dire che il capo o la mano può dire ad un rene: ‘Io non ho bisogno di te’. Il che contrasta l’insegnamento biblico secondo il quale: “ci son molte membra, ma c’è un unico corpo; e l’occhio non può dire alla mano: Io non ho bisogno di te; né il capo può dire ai piedi: Non ho bisogno di voi. Al contrario, le membra del corpo che paiono essere più deboli, sono invece necessarie; e quelle parti del corpo che noi stimiamo esser le meno onorevoli, noi le circondiamo di maggior onore; e le parti nostre meno decorose son fatte segno di maggior decoro, mentre le parti nostre decorose non ne hanno bisogno; ma Dio ha costrutto il corpo in modo da dare maggior onore alla parte che ne mancava, affinché non ci fosse divisione nel corpo, ma le membra avessero la medesima cura le une per le altre” (1 Cor. 12:20-25). Il fatto che ci si dica che una persona può anche vivere con un rene solo non dà il diritto a nessuno di noi di intaccare l’ordine stabilito da Dio nel corpo: Lui lo ha fatto così, con due reni, per cui tutti e due sono necessari. Ma se è per questo allora – cioè dato che si può vivere anche con un solo rene -, io potrei vivere pure con una mano sola, con un piede solo, quindi mi privo di ognuno di questi membri tanto uno è sufficiente (e posso vivere anche con uno solo) e li do a chi ne ha bisogno di uno!!! No, io non sono d’accordo neppure nel dare ad un altro uno dei miei reni o una mano ecc. Quindi, io credo che occorre stare molto attenti in questo periodo storico in cui la scienza è arrivata a certi livelli, perché se non stiamo attenti finiremo col metterci a ragionare come la gente del mondo che cammina nel buio. Ricordiamoci che oggi molte cose che Dio proibisce sono permesse nella nostra società, che della Parola di Dio quelli di fuori non fanno alcun caso.
3) L’espianto di organi e il loro conseguente trapianto nel corpo di altri non è una cosa naturale, ma una cosa che va contro la natura. E che sia così è dimostrato dal fatto che il corpo che riceve l’organo espiantato ha un rigetto automatico del membro che non è suo. La natura ci insegna molte cose, su questo non c’è il benchè minimo dubbio; e tra queste cose c’è pure il fatto che le parti del corpo di una persona sono sue e basta.
4) L’espianto di organi e il loro trapianto induce l’uomo ad avere sempre più fiducia nei suoi propri mezzi, nella sua propria sapienza, ecc., e quindi ad inorgoglirsi, anziché ad avere fiducia in Dio e quindi ad umiliarsi. “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e fa della carne il suo braccio” (Ger. 17:5), dice la Scrittura, quindi noi non possiamo metterci ad incoraggiare l’uomo a rifugiarsi in mezzo alle sue distrette in un altro uomo anziché in Dio perchè così facendo andremmo contro la Parola di Dio che del continuo esorta e comanda ad avere piena fiducia in Dio anche per ciò che concerne la guarigione del proprio corpo. Le persone come tu puoi ben vedere hanno più fiducia negli uomini che in Dio, come se Dio non potesse creare alla persona che ne ha bisogno un cuore nuovo, una mano nuova, un rene nuovo ecc. E’ il nostro Dio l’Iddio che fa meraviglie? Io lo credo e lo proclamo. E’ il nostro Signore Gesù Cristo lo stesso di circa duemila anni fa quando guariva e faceva miracoli di ogni genere? Io lo credo e lo proclamo. Io quindi se qualcuno per esempio ha bisogno di un cuore fisico nuovo o un rene nuovo lo esorto ad avere fede in Dio e nel Signore Gesù Cristo e non nei medici o nei chirurghi, perché Dio e il suo Figliuolo sono in grado di dargliene uno nuovo, perfettamente funzionanti. Mi rendo perfettamente conto che parlare così oggi in seno a tante chiese significa passare per un retrogrado ecc., ma a me non importa, ti confesso che non mi importa nulla.
5) La persona a cui vengono espiantati gli organi quando è dichiarata clinicamente morta è ancora in vita perché il cuore batte ancora (per la scienza invece basta che il cervello non dia più stimoli, anche se il cuore batte essa viene dichiarata morta). I dottori giustificano la necessità di espiantare gli organi dalla persona mentre il cuore batte ancora, perché una volta che il cuore cessa di battere gli organi non sono più buoni. Rimane il fatto incontrovertibile però che anche se la persona in quei frangenti sia priva di conoscenza, non abbia la capacità di parlare, di sentire, di vedere, di ricordare, ecc. siccome il suo cuore batte ancora essa è a tutti gli effetti ancora viva, per cui dare il permesso di espiantare alcuni organi vitali – in questo caso facciamo l’esempio del cuore – significherebbe – se il permesso lo ha dato precedentemente la persona stessa a cui vengono espiantati gli organi – dare il permesso di essere fatto morire prima del tempo della propria dipartenza stabilito da Dio. E nel caso questo permesso lo dessero dei suoi parenti, essi darebbero il permesso di far morire la persona prima del tempo stabilito da Dio. E poi, chi mi dice che quella persona debba morire per forza? Non potrebbe all’improvviso riprendersi per intervento di Dio? Perché non credere fino alla fine che Dio può risollevarlo dal suo letto di morte? A me pare che persino la gente del mondo dica che finché c’è vita c’è speranza; per cui non mi pare affatto giusto privare il morente di questa speranza finché il suo cuore batte ancora. Il giusto spera anche nella morte, dice la Sapienza (Prov. 14:32); per cui il credente sa perfettamente che può anche trovarsi vicino o molto vicino alla morte ma il suo alito di vita ce l’ha in mano Dio, lui glielo ha dato e lui glielo ritirerà a suo tempo; ma fino a che quel tempo non sarà giunto, potrà anche sembrare morto ad alcuni, ma lui non morrà anzi vivrà per volontà di Dio. Dice bene il salmista: “Io non morrò, anzi vivrò” (Sal. 118:17). Ma dirò di più, Dio potrebbe avere deciso pure di farlo morire, per poi risuscitarlo; quindi il cuore in questo caso cesserebbe di battere, ma per intervento di Dio riprenderebbe a battere quando lo spirito rientrerebbe in lui. Quindi, esiste anche l’eventualità che il Signore resusciti un credente (come anche un non credente) anche dopo che il cuore gli cessa di battere. Lazzaro non era morto da quattro giorni quando Gesù Cristo lo risuscitò? Non puzzava già il suo corpo?
Qualcuno forse a questo punto, in opposizione a queste ragioni, dirà: ‘Ma non è forse scritto che dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli’? Sì, ma a me non pare che dare la propria vita significa privarsi di qualche nostro membro per darlo a chi ne ha bisogno (parlo di qualcuno che ne ha bisogno in seno ai fratelli). Io sono chiamato a pregare per il fratello che ha bisogno di reni nuovi perché Giacomo dice di pregare gli uni per gli altri affinché siamo guariti (cfr. Giac. 5:16), e non a dargliene uno dei miei. Come anche sono chiamato a pregare per una persona del mondo che avrebbe bisogno di un cuore nuovo, di un rene nuovo ecc. Ma io dico: ‘Ma se non fosse così a che servirebbe la nostra fede? come faremmo ad esercitarla? come faremmo a aspettarci che Dio faccia delle meraviglie ancora oggi?’ Non potremmo.
Quindi, alla luce di questi discorsi noi credenti quando ci verrà chiesto – in base ad una legge approvata non molto tempo fa in questa nazione – di dichiarare se vogliamo o meno donare i nostri organi, faremo bene a rispondere di NO.
Un ultima cosa, dato che sono in tema di donazione di organi: l’espianto e il trapianto di organi ha fatto nascere un infame commercio, che è quello degli organi; una cosa abominevole agli occhi di Dio. Vendere parti del proprio corpo è veramente qualcosa che fa indignare Dio perché le parti del corpo vengono considerate degli oggetti commerciali – molto lucrosi per il vero – da persone che volontariamente si privano di essi.
Ma ci sono anche persone a cui vengono espiantate organi contro la loro volontà da parte di gente senza scrupoli che sono senza pietà e amanti del denaro. Ogni anno scompaiono molti bambini in tutto il mondo, a cui vengono tolti membri del corpo contro la loro volontà per darli ad altri, ovviamente questi bambini sono destinati a morire per questo o per lo meno a fare il resto della loro vita menomati.
Che mondo malvagio è quello in mezzo al quale viviamo: ha detto bene Giovanni: “Tutto il mondo giace nel maligno” (1 Giov. 5:19).
3. Come giudicate i ‘matrimoni’ tra omosessuali?
Noi li giudichiamo come delle unioni illecite perché secondo quanto dice la Scrittura hanno diritto di unirsi in matrimonio solo l’uomo e la donna. Nel libro della Genesi infatti viene detto che dopo che Dio formò l’uomo a sua immagine e somiglianza gli fece, tramite una sua costola, una donna che gli pose accanto e con cui l’uomo si unì carnalmente. E dopo è scritto: “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua moglie, e saranno una stessa carne” (Gen. 2:24). Si noti che Dio dice che l’uomo lascerà suo padre e sua madre per unirsi ad una donna (alla sua moglie), e non ad un altro uomo. E’ quindi una cosa contro natura un ‘matrimonio’ tra uomini (come ovviamente tra donne).
Ma secondo la Parola di Dio è contro natura non solo che due uomini (o due donne) si sposino e quindi siano dichiarati uniti da un vincolo matrimoniale (in questo caso inventato dagli uomini), ma anche che si uniscano carnalmente o che commettano tra loro atti sessuali da ‘non sposati’ e difatti è scritto chiaramente a proposito delle città di Sodoma e Gomorra che erano piene di uomini che avevano rapporti sessuali con altri uomini che andarono “dietro a vizi contro natura” (Giuda 7), e Paolo parlando delle donne e degli uomini che si danno a passioni infami con persone dello stesso sesso dice: “Perciò Iddio li ha abbandonati a passioni infami: poiché le loro femmine hanno mutato l’uso naturale in quello che è contro natura; e similmente anche i maschi, lasciando l’uso naturale della donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri, commettendo uomini con uomini cose turpi, e ricevendo in loro stessi la condegna mercede del proprio traviamento” (Rom. 1:26-27). E a conferma che la relazione carnale tra uomo e uomo è condannata da Dio c’è pure il seguente passo della legge: “Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole” (Lev. 18:22). Quindi ogni rapporto sessuale tra uomini, a prescindere che siano ‘sposati’ o ‘non sposati’ secondo una legge umana, è condannato dalla Parola di Dio.
Purtroppo però questa generazione perversa e peccatrice prende piacere proprio in ciò che Dio detesta e non solo tollera ma anche incoraggia le relazioni carnali sia tra uomini che donne. Ne abbiamo molte di prove che attestano questo atteggiamento estremamente permissivo nei confronti degli omosessuali. In alcune nazioni per esempio gli omosessuali hanno ottenuto il diritto di unirsi in matrimonio, e non solo anche quello di adottare dei bambini. In Italia ancora il Parlamento non ha approvato le unioni tra omosessuali come neppure le adozioni da parte di costoro; tuttavia ci sono molti segni che lasciano purtroppo presagire che anche questa nazione si adeguerà a quelle nazioni che hanno già dato il via libera a questa ennesima perversione.
Infine, voglio dirvi questo fratelli: purtroppo, tra i Protestanti (sia in Italia che all’estero), si sta facendo sempre più forte il partito a favore delle unioni dei sodomiti; partito questo che in maniera sfacciata invita tutti i cristiani ad abbandonare quelli che essi chiamano pregiudizi che affondano le radici nell’antichità. I costumi sono cambiati, dicono costoro, per cui noi dobbiamo adeguarci ad essi. Non possiamo e non dobbiamo rimanere ancorati ad una mentalità retrograda e antiquata che non è più per questi tempi. Ecco quanto hanno detto a chiare lettere alcuni pastori e teologi protestanti alcuni anni fa a riguardo delle unioni civili tra omosessuali: ‘Apprezziamo ed accogliamo con interesse la raccomandazione del Parlamento di Strasburgo di riconoscere nelle legislazioni nazionali i diritti delle convivenze stabili fra cittadini omosessuali, assimilandole alle convivenze stabili fra eterosessuali, al fine di assicurare alle une e alle altre parità di doveri e di diritti; invitiamo la nostra società a confrontarsi con tale proposta con serenità e spirito di equità, sviluppando una riflessione etica che prenda atto dell’evoluzione del costume in corso nell’ambito delle società occidentali, salvaguardando da un lato il rispetto delle persone coinvolte nella loro specificità umana e nelle loro scelte di vita, e salvaguardando insieme i tempi necessari per una evoluzione e maturazione delle coscienze di fronte ai mutamenti in corso; auspichiamo che su tale questione non si creino fronti rigidi e condanne preconcette, anche in nome di un’etica cristiana che è stata vissuta storicamente in forme diverse, restando al suo centro il rispetto della persona umana, creata a immagine di Dio, amata e riscattata da Dio; proponiamo infine di lasciar cadere, in questo contesto, l’uso del termine ‘matrimonio’ (che ha creato il senso di una non necessaria provocazione), a favore dei termini più adeguati di ‘convivenza stabile’ o di ‘unione civile’ (NEV, 2 Marzo 1994, anno XV, numero 9, pag. 1). Questa dichiarazione è stata sottoscritta da 33 pastore e pastori valdesi, 17 battisti, 7 luterani, 7 metodisti e una pastora riformata. Tra i firmatari, compaiono il valdese Giorgio Bouchard (ex Presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia); il metodista Sergio Aquilante, i battisti Franco Scaramuccia e Massimo Aprile; il decano luterano Hans Gerch Philippi; il decano della facoltà valdese di teologia Paolo Ricca con i docenti Bruno Corsani, Daniele Garrone, Ermanno Genre e il docente emerito Giorgio Girardet.
Come potete vedere la posizione di questi Protestanti è chiara, essi si auspicano che anche qui in Italia si riconoscono i matrimoni tra omosessuali. Una posizione quindi che fa apparire naturale e lecita l’omosessualità, quando invece essa è innaturale e illecita agli occhi di Dio. Questi cosiddetti Protestanti dunque protestano contro la verità, la giustizia e la santità, anziché contro il peccato. Si sono ribellati a Dio, la sua Parola l’hanno gettata alle loro spalle, se la sono messa sotto i piedi. Porteranno la pena della loro ribellione se non si ravvedono; siatene certi.
Quanto a noi, come si conviene a dei ministri di Cristo, continueremo a condannare con ogni franchezza sia l’omosessualità che qualsiasi progetto di legge o legge che legittima l’omosessualità e le unioni tra gli omosessuali (siano essi uomini che donne), dicendo ad alta voce che gli omosessuali (siano essi Cattolici, Battisti, Valdesi, Metodisti, Luterani, Pentecostali, ecc. ecc.) peccano contro natura facendo ciò che è in abominio a Dio e che se non si ravvedono e credono nel Signore andranno in perdizione; i sodomiti infatti non erediteranno il regno di Dio (cfr. 1 Cor. 6:10) ma saranno gettati nello stagno ardente di fuoco e di zolfo perché questa è la parte riservata da Dio agli abominevoli (cfr. Apoc. 21:8). E vi esorto fratelli a fare lo stesso, ogni qual volta ne avrete l’occasione. Non lasciatevi sedurre dai vani ragionamenti che questi cosiddetti cristiani (che di Cristiano hanno solo il nome) fanno distorcendo il senso della Scrittura a loro perdizione. Lo ripeto, non lasciatevi sedurre, perché è per queste cose – come dice Paolo – che viene l’ira di Dio sugli uomini ribelli (cfr. Ef. 5:6).
A tutti quei cosiddetti Protestanti invece che tollerano ed incoraggiano l’omosessualità dico di ravvedersi di questi loro pensieri malvagi e di mettersi a protestare contro la sodomia, altrimenti Dio farà ricadere su di essi la sua ira, come è giusto che Egli faccia verso tutti coloro che tollerano l’iniquità. E colgo pure l’occasione per dire a tutti quelli che si chiamano Protestanti ed hanno chiaramente delle tendenze omosessuali perché praticano la sodomia a pentirsi dei loro peccati e a credere nel Signore per essere affrancati da questo peccato che li tiene schiavi. Non indugiate a farlo, altrimenti quando morirete andrete all’inferno.
DUE ARTICOLI DI GIORNALE
Qui di seguito sono trascritti due articoli dell’anno 1994 tratti da due differenti giornali italiani che si riferiscono in una maniera o nell’altra alla posizione favorevole di alcune chiese evangeliche alle unioni omosessuali.
Gli Evangelici benedicono le unioni gay
“No a condanne preconcette”
Contro l’anatema del pontefice, un appello di 65 pastori protestanti.
Roma…invitano i cristiani a non emettere “condanne preconcette” in nome di un’etica che ha sempre posto il rispetto dell’uomo al centro del proprio agire.
…Basta con gli steccati dicono i protestanti. Anche con quelli che la Chiesa ha sempre innalzato nei confronti degli omosessuali. Le convivenze stabili tra omosessuali devono quindi essere accettate dai singoli parlamenti nazionali, che devono equipararle a quelle eterosessuali “al fine di assicurare alle une e alle altre parità di doveri e di diritti. “Invitiamo la nostra società – è scritto dal documento firmato, tra gli altri, anche dal presidente della federazione delle chiese evangeliche GIORGIO BOUCHARD e dal decano dei luterani HANS GERCH PHILIPPI – a confrontarsi con tale proposta con serenità e spirito d’equità” prendendo atto dell’evoluzione di costumi che negli ultimi anni si è avuta nei paesi occidentali e “salvaguardando il rispetto delle persone coinvolte nella loro specificità umana e nelle loro scelte di vita”.
Nessuna intenzione polemica, come spiega GIORGIO GIRARDET, docente alla Facoltà Valdese di Teologia. “La nostra è anche un’apertura di dialogo all’interno del mondo cristiano. Poniamo un problema etico ai fedeli, i quali sono invitati a regolarsi secondo coscienza senza però emettere giudizi sugli altri. Allo stato invece chiediamo di non lasciarsi orientare da presupposti ideologici o religiosi, ma di fare il suo mestiere che è quello di eliminare tutte le forme di emarginazione esistenti”.
Tra le voci più autorevoli degli evangelici, c’è sicuramente anche quella di PAOLO RICCA, 58 anni decano della Facoltà Valdese di Teologia noto Ecumenista (Per anni ha fatto parte della commissione ecumenica mondiale “fede e costituzione”) spiega: “Abbiamo pensato che le parole del pontefice romano rischiavano di essere percepite dall’opinione pubblica come l’unica voce cristiana e che i cristiani su un tema così delicato non avessero altro da dire. Ecco, abbiamo voluto far sentire con questo appello un’altra voce, che, anche con un tono diverso da quello di Wojtyla, esprime una posizione di fondo diversa…” Credo, aggiunge RICCA “che le coscienze individuali vadano lasciate libere di compiere scelte che riguardano loro e loro soltanto.
E’ una posizione diametralmente opposta a quella del Papa e del cattolicesimo istituzionale che, lo dico senza polemica, non sembrano fornire su questo tema una grande testimonianza di Cristianesimo vissuto”. …..Sono veramente felice per questo documento, ammette al telefono FRANCO GRILLINI Presidente dell’Arci-Gay. Felice ma non sorpreso. Da tempo, infatti, Gay e Protestanti collaborano proficuamente, tanto che la comunità Valdese ospita ogni anno a Plati, in Piemonte, il Convegno degli omosessuali credenti, ..…L’apertura dei Valdesi induce GRILLINI a invitare anche GIORGIO BOUCHARD al convegno nazionale dell’Arci-Gay in programma per Sabato a Bologna.
Il Manifesto, 25 Febbraio 1994, pag. 6
I gay cristiani “Non vogliamo più essere clandestini”
ROMA (o.l.r.) – Gli omosessuali cristiani escono dalle catacombe e chiedono alle Chiese, prima fra tutte quella cattolica, di avere libera cittadinanza come tutti i battezzati. Dopo secoli di emarginazioni e sofferenze, gli omosessuali credenti non vogliono essere più considerati fedeli di serie “b”, tollerati, o quasi ignorati dalle istituzioni, costretti a pregare Dio in clandestinità. È il messaggio lanciato dal Coordinamento dei gruppi omosessuali al loro primo convegno nazionale iniziato ieri alla facoltà Valdese di Roma. I lavori si concluderanno oggi con una relazione del leader del coordinamento, il torinese Toni Gallo, che parlerà sul tema “Gli omosessuali cristiani, una sfida profetica?”.
Partecipano all’incontro oltre un centinaio di delegati in rappresentanza dei dodici gruppi organizzati di omosessuali cristiani sorti a Udine, Torino, Milano, Napoli, Catanzaro, Cremona, Vicenza, Reggio Emilia, Verona e Roma. “Esistiamo da anni, ma è la prima volta che ci riuniamo in un convegno”, spiega Toni Gallo, “e in questo senso forse è giusto parlare di uscita dalle catacombe come i primi cristiani”. “Siamo qui – aggiunge – disponibili al dialogo e al confronto con la società civile e con le Chiese”. Il meeting ha avuto una forte connotazione ecumenica, in quanto nella austera sala della facoltà valdese romana hanno preso posto fedeli di quasi tutte le confessioni cristiane. Adelaide Rinaldi, pastore valdese di Foggia, nella preghiera introduttiva, nell’invocare “la benedizione di Dio sui lavori”, ha ricordato i secoli di “discriminazione subita”. Maria Bonafede, del gruppo “Nuova Proposta” di Roma, ha sottolineato, tra l’altro, come gli omosessuali all’interno della Chiesa debbano essere considerati a tutti gli effetti “fratelli e sorelle in Cristo” e come il convegno rappresenti “un punto di partenza” per arrivare a una piena legittimazione socio-ecclesiale. Le altre relazioni sono state tenute dalla pastora valdese Teodora Tosatti, che ha teorizzato la fedeltà a Cristo degli omosessuali attraverso una sua personalissima analisi biblica, e dal sacerdote cattolico (ma con posizioni fortemente critiche verso il Vaticano) Franco Barbero, animatore delle comunità di base del Pinerolo. L’americano John McNeill, ex gesuita, ha invece parlato della nuova teologia della liberazione omosessuale.
La Repubblica, 13 maggio 1995
4. E’ lecito impedire il concepimento per non avere figli o per non averne molti?
No, non è lecito impedire il concepimento né per la prima ragione e neppure per la seconda, e questo perché Dio ha comandato al primo uomo e alla prima donna: “Crescete e moltiplicate e riempite la terra” (Gen. 1:28), e la Parola di Dio dice che la donna “sarà salvata partorendo figliuoli, se persevererà nella fede, nell’amore e nella santificazione con modestia” (1 Tim. 2:15). Quello di fare figli dunque è un ordine divino che marito e moglie devono osservare. Sarà naturalmente poi Dio a decidere quanti figli dare alla coppia.
La Parola di Dio non scoraggia mai le coppie dall’avere figli o dall’averne tanti. Anzi la Parola di Dio parla bene sia dell’avere figli che dell’averne tanti infatti dice che il frutto del seno materno è un premio, e i figli sono un eredità che viene dall’Eterno; e che essi sono come delle frecce in mano di un prode per cui viene detto che coloro che ne hanno il turcasso pieno sono beati (cfr. Sal. 127:3-5). Beati, e non maledetti o sfortunati o stupidi o bestie senza ragione, dico questo perché oggi ci sono molti che nella loro ignoranza definiscono in questa maniera coloro che hanno tanti figli.
Si sappia che quando la propria moglie rimane incinta essa è stata visitata da Dio infatti è scritto di Sara che l’Eterno la visitò come aveva detto e lei concepì e partorì un figlio ad Abrahamo (cfr. Gen. 21:1-2). Quindi non importa se si tratta del primo figlio o del decimo che la propria moglie concepisce, il concepimento è un lieto evento da salutare con gioia perché PROCEDE da Dio.
Rallegriamoci dunque nel Signore quando vediamo le famiglie moltiplicare come le pecore di un gregge, e non diamoci a vani ragionamenti come fanno molte persone del mondo che non capiscono nulla perché il Seduttore di tutto il mondo ha accecato loro le menti.
5. Mi potresti fare uno studio sugli scandali e sul come comportarsi con i fratelli che scandalizzano?
Lo scandalo è un comportamento o un discorso sbagliato che provoca un turbamento nell’animo altrui e che ha la capacità di indurre il prossimo a peccare.
Tra la gente del mondo di scandali ne avvengono spesso e tanti da parte delle persone più svariate (autorità civili come ministri, sindaci, ecc.; autorità religiose come cardinali, vescovi, preti ecc.); sono scandali di ogni genere e ogni volta che vengono annunciati dai mass media subito i più reagiscono con grande sdegno condannando l’atto scandaloso che può essere una frode, un abuso sessuale compiuto su dei bambini, una frase oltraggiosa, ecc. Gesù disse che è impossibile che non avvengano scandali in questo mondo quando affermò: “Poiché è ben necessario che avvengan degli scandali” (Matt. 18:7) ed anche: “E’ impossibile che non avvengano scandali” (Luca 17:1), e di queste sue parole ne vediamo l’adempimento con i nostri occhi, ma egli ha anche detto: “Ma guai a colui per cui avvengono!” (Luca 17:1). Quindi scandalizzare il prossimo è grave agli occhi del Signore; a proposito di colui che avrà scandalizzato un piccolo fanciullo che crede in lui Gesù ha detto: “Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse sommerso nel fondo del mare” (Matt. 18:6).
Di scandali però ne compiono anche taluni in seno alla fratellanza, ossia in mezzo alla Chiesa. C’è chi ruba, chi inganna, c’è chi si approfitta dei fratelli, c’è chi usa un parlare scurrile e volgare dinnanzi ai fratelli, chi alza le mani sui fratelli o sui figli dei fratelli, c’è chi si contamina con la moglie del suo fratello, chi si dà a vizi contro natura, chi è diventato avaro, chi si ubriaca, ecc. Qui sto parlando di credenti che prendono piacere nel fare il male, che non hanno nessuna intenzione di santificarsi, che si sono corrotti fino al punto che il proprio cuore è diventato duro e insensibile cosicché si fanno beffe di qualsiasi riprensione e ammonizione, e tra questi ci sono anche tanti pastori, cioè credenti che sono in una posizione particolare nella Chiesa, cioè nella posizione di coloro che sono chiamati a pascere il gregge del Signore i quali sono un punto di riferimento continuo per le pecore per cui essi devono dare loro il buon esempio sia con le loro parole che con i loro atti secondo che è scritto: “….Pascete il gregge di Dio che è fra voi …. e non come signoreggiando quelli che vi sono toccati in sorte, ma essendo gli esempi del gregge” (1 Piet. 5:2,3). La loro condotta deve dunque essere irreprensibile; un pastore dovrebbe essere in grado di dire: ‘Io non do motivo di scandalo in cosa alcuna onde il ministerio non sia vituperato…..’; questo però molti pastori non lo possono dire perché la loro condotta caparbia e ribelle testimonia in maniera eloquente contro di loro.
Come comportarsi con coloro che fomentano scandali in seno alla Chiesa? Ce lo dice l’apostolo Paolo: “Or io v’esorto, fratelli, tenete d’occhio quelli che fomentano le dissensioni e gli scandali contro l’insegnamento che avete ricevuto, e ritiratevi da loro. Poiché quei tali non servono al nostro Signor Gesù Cristo, ma al proprio ventre; e con dolce e lusinghiero parlare seducono il cuore de’ semplici. Quanto a voi, la vostra ubbidienza è giunta a conoscenza di tutti. Io dunque mi rallegro per voi, ma desidero che siate savî nel bene e semplici per quel che concerne il male” (Rom. 16:17-19). Vorrei fare notare a proposito di queste parole che quelli che prendono piacere nel fare scandali cioè nello scandalizzare sono gli stessi che contrastano la sana dottrina, e poi che di questi Paolo dice che essi non servono il Signore, quantunque nell’apparenza ad alcuni potrebbe sembrare che servono il Signore, ma il loro proprio stomaco e questo perchè sono cupidi di disonesto guadagno. Di essi Paolo dice che seducono con il loro parlare il cuore dei semplici, parlare che voglio che notiate è dolce e lusinghiero; non è un parlare duro, scorbutico, aspro e altro, ma dolce e lusinghiero. Quindi le loro parole sono melate, sono lusinghiere, ed hanno come scopo quello di ingannare e ci riescono nei confronti dei semplici, degli ingenui; sono parole finte, come dice bene l’apostolo Pietro: “Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole finte” (2 Piet. 2:3).
Ora, Paolo dice ai Romani che da questi contenziosi ed operatori di scandali occorre ritirarsi, quindi separarsi; cosa che lui conferma ai Corinzi quando dice: “Ma quel che v’ho scritto è di non mischiarvi con alcuno che, chiamandosi fratello, sia un fornicatore, o un avaro, o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone, o un rapace; con un tale non dovete neppur mangiare” (1 Cor. 5:11).
Ma perché? Innanzi tutto perché la Scrittura dice che le cattive compagnie corrompono i buoni costumi (cfr. 1 Cor. 15:33) e che “il compagno degli insensati diventa cattivo” (Prov. 13:20), per cui mettersi a camminare con costoro significherebbe corrompersi, guastarsi a danno dell’anima nostra. Nessuno si illuda, è impossibile per chi teme Dio camminare con gente che di timore di Dio non ne ha e restare integro nelle sue vie; prima o poi, se egli non decide di farla subito finita con costoro, anche lui sarà portato lungi dalle vie sante di Dio.
E poi perché la condotta di questa gente essendo insensata porta gli altri a biasimare la verità e la dottrina di Dio; dice Pietro che “a cagione loro la via della verità sarà diffamata” (2 Piet. 2:2), a fare dunque una brutta cosa, una cosa che è l’opposto di quanto noi dobbiamo invece far fare con la nostra condotta. Noi discepoli di Cristo infatti siamo chiamati a onorare la Parola di Dio, a far sì che la gente vedendo la nostra condotta santa e giusta sia portata a glorificare il nostro Dio (cfr. Matt. 5:16) e ad onorare la Parola di Dio; e non a disonorarla e a farla biasimare. E noi non possiamo metterci con gente che di onorare la Parola di Dio con le loro opere buone e con la rinuncia alle funeste concupiscenze mondane, non ne vuole sentire parlare, lo ripeto, non ne vuole sentire parlare. Per costoro vale il principio: ‘Il fine giustifica i mezzi’; e vi posso dire che usano veramente qualsiasi mezzo per raggiungere il loro fine, che è quello di diventare ricchi e potenti. Ma viene il giorno in cui tutto il male compiuto dalle loro mani e dalla loro bocca ricadrà su di essi, e allora tutti vedranno che Dio è giusto e che non v’è ingiustizia in lui.
Perché gli operatori di scandali, con la loro condotta iniqua, sono un intoppo per coloro che si evangelizzano, cioè costoro impediscono alle persone del mondo di credere nel Vangelo. Se quindi noi ci mischiamo con dei credenti che scandalizzano a più non posso, quando evangelizzeremo le persone le troveremo sorde più che mai al nostro messaggio. Tante volte delle persone del mondo fanno notare che non vanno in un certo luogo di culto ad ascoltare la Parola di Dio perché è frequentato da credenti – conosciuti personalmente da loro – che rubano, che sono maneschi, maltrattano la propria moglie, sono adulteri, avari, ecc. ‘Si dicono Cristiani e poi fanno questo e quest’altro!’, sono le parole che sono del continuo sulla bocca di costoro. Parole che devo dire sono inconfutabili perché ho potuto constatare personalmente che non pochi evangelizzano e scandalizzano nello stesso tempo ponendo dei gravi ostacoli davanti alla via di queste persone. Ecco perché Paolo dice: “Non siate di intoppo né ai Giudei, né ai Greci, ….” (1 Cor. 10:32), perché lui sapeva che con una condotta scandalosa si poteva impedire a persone del mondo di avvicinarsi al Signore. Ma io dico: ‘Come si può collaborare con costoro e vedere le anime avvicinarsi al Signore? Non saranno forse spinte a tenersi lontane da noi queste persone?’ E poi, ho visto che se tu che ami e temi il Signore collabori con costoro andrà a finire sempre che tu ti darai tanto da fare per edificare ma vedrai ben presto la tua opera distrutta e resa inutile dalla condotta scandalosa di questi sedicenti fratelli che puntualmente scandalizzeranno queste anime che tu hai evangelizzato!! Costoro sono veramente un cancro nella Chiesa.
Termino dicendo questo: noi dobbiamo studiarci di non scandalizzare i fratelli come anche gli increduli, e questo perché dando il cattivo esempio saremmo loro di intoppo. Ai credenti li feriremmo e li indurremmo ad abbandonare la fede, agli increduli invece gli impediremmo di accettare la Parola di Dio. Studiamoci di avere il medesimo sentimento di Paolo che aveva un così intenso amore verso i fratelli che arrivò a dire: “Perciò, se un cibo scandalizza il mio fratello, io non mangerò mai più carne, per non scandalizzare il mio fratello” (1 Cor. 8:13). Considerate l’amore di questo servo del Signore verso i santi; era un amore che lo portava a rinunciare persino al mangiare carne per non essere di scandalo ai fratelli la cui coscienza era debole. Paolo non voleva che per la sua conoscenza il fratello debole, colui per il quale Cristo era morto, perisse; ed era pronto a rinunciare anche alla carne pur di non allontanare il fratello dalla fede. Ma Paolo nutriva amore anche per le persone del mondo a cui annunciava la parola della croce, amore che lo portò a fare tante rinunzie per non scandalizzarle (o essergli di intoppo) e così guadagnarle a Cristo.
In verità Paolo è un esempio da seguire per tutti noi. Quando si legge la sua vita e si legge quello che ha scritto non si può non notare che lui era animato dal forte desiderio di onorare a qualsiasi costo sia la Parola di Dio che lui annunciava e sia il ministerio da lui ricevuto dal Signore. E questo forte desiderio, che per lui costituiva uno dei suoi principali propositi, lo portò a vivere una vita temperata, giusta e pia. Ed ancora oggi coloro che hanno lo stesso desiderio di Paolo seguono le sue orme. Chi invece non ha il desiderio di onorare la Parola di Dio che lo ha salvato dal peccato, non si curerà affatto della sua condotta e fomenterà scandali a non finire, procurando del male non solo a se stesso ma anche a tanti altri.
6. Cosa intendete per ‘amore del mondo’ nell’articolo ‘Dema, un cattivo esempio da non seguire’?
Per amore per il mondo intendiamo l’amore per i piaceri della vita, per le concupiscenze carnali, per i divertimenti, per le ricchezze, per le cose alte, e altre simili cose, insomma per tutto ciò che è nel mondo e che non è da Dio. Giovanni dice infatti che tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita non è dal Padre, ma è dal mondo (cfr. 1 Giov. 2:16). Entrando nello specifico, alcune cose che fanno parte delle cose del mondo e da cui noi Cristiani dobbiamo astenerci sono la moda sfarzosa e provocante sia per l’uomo che la donna (in particolare per la donna menziono le minigonne, i pantaloni, le camicie trasparenti e scollate e attillate, i gioielli, il trucco); l’andare al mare a mettersi mezzi nudi, guardare la televisione, amare il danaro, andare in discoteca, nei locali notturni, andare nei parchi di divertimento (come il Gardaland), andare a vedere la partita di calcio, ascoltare musica mondana o mettersi a suonare musica mondana.
7. Fumare è peccato?
Sì è peccato perché il fumo contamina e distrugge il corpo che è il tempio dello Spirito Santo e non ci appartiene (cfr. 1 Cor. 6:19-20). Dunque anche se nella Scrittura non è espressamente detto di non fumare, noi discepoli di Cristo dobbiamo astenerci dal fumo per i suddetti motivi.
8. Perchè mai non posso andare al mare? Che male c’è?
Perchè andando al mare vai ad esporre il tuo corpo – che è il tempio di Dio – agli sguardi altrui, e vai ad esporti alla tentazione perchè in spiaggia al mare vai a vedere donne seminude e anche nude e il guardarle ti porta a contaminarti e a cadere nel peccato. Stando dunque così le cose il male c’è nell’andare in spiaggia al mare.
Alcuni passi biblici che implicitamente condannano l’andare a mettersi in costume al mare sono i seguenti: “E non sapete voi che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Poiché foste comprati a prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1 Cor. 6:19-20): “Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che v’asteniate dalla fornicazione, che ciascun di voi sappia possedere il proprio corpo in santità ed onore, non dandosi a passioni di concupiscenza come fanno i pagani i quali non conoscono Iddio; e che nessuno soverchi il fratello né lo sfrutti negli affari; perché il Signore è un vendicatore in tutte queste cose, siccome anche v’abbiamo innanzi detto e protestato. Poiché Iddio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione. Chi dunque sprezza questi precetti, non sprezza un uomo, ma quell’Iddio, il quale anche vi comunica il dono del suo Santo Spirito” (1 Tess. 4:3-8).
9. …..si può sacrificare una vita in nome della ricerca?
9. Di recente ho ricevuto un giornale elettronico di una associazione di consumatori che commenta “questo o quello” che viene alla ribalta delle cronache quotidiane avviando talvolta delle petizioni mirate per certi argomenti di pubblico interesse. Il più recente riguarda ad esempio la clonazione. Ti riporto di seguito la citazione letterale della petizione riguardo tale argomento che l’associazione in questione (ADUC ndr) ha messo in rete: PER LA CLONAZIONE UMANA TERAPEUTICA. La petizione chiede che sia consentito l’impiego degli embrioni già prodotti ai fini della ricerca per la produzione di cellule staminali, che permetterà di curare malattie come la leucemia, l’infarto, i morbi di Alzheimer e Parkinson, il diabete, la sclerosi, l’osteoporosi, l’osteoartrite e i traumi di ossa e tendini. Sicuramente stai già preparando uno studio sull’argomento, ma desidero sollecitare una tua spiegazione alla Luce della Bibbia riguardo alla tematica rincorsa dalla petizione messa in campo da questa associazione. In particolare desidererei una spiegazione su cosa realmente sia ‘ ..l’impiego degli embrioni già prodotti ai fini della ricerca per la produzione di cellule staminali..’ , che a prima vista mi fa pensare a qualcosa di orribile e mi chiedo: ‘Si può sacrificare una vita in nome della ricerca?’
Risposta
Rispondo a questa tua domanda facendo innanzi tutto una premessa per spiegare in che cosa consista questa clonazione. Come probabilmente tu sai, il governo britannico e quello americano non molti giorni fa hanno dato il via libera alla ricerca e alla sperimentazione sulle cellule staminali dell’embrione. Ma che cosa sono queste cellule staminali? Sono cellule che si formano quattro giorni dopo il concepimento. Sono le cellule alla radice di tutti i tessuti e gli organi del corpo: a un certo punto vengono spinte a diventare muscoli, sangue, ossa, nervi, pelle o altri tessuti e organi (ovviamente per noi che abbiamo conosciuto la verità è Dio che forma queste cellule e poi forma da esse tutte queste parti dell’essere umano). Gli scienziati ritengono che la crescita delle cellule staminali possa essere guidata in laboratorio. Essi sperano che ad un certo punto si riesca a coltivare nuova pelle per aiutare le vittime di gravi ustioni, sostituire le cellule nervose danneggiate dal Parkinson o riparare i collegamenti nervosi per rendere la sensibilità o il movimento alle persone paralizzate. Alcuni sostengono che possa essere possibile coltivare organi da trapiantare geneticamente compatibili con i pazienti, in altre parole che le cellule staminali possano essere usate per creare nuovi organi per rimpiazzare, per esempio, cuori malati. Questa è la ricerca sulle cellule staminali dell’embrione, sta andando avanti però anche la ricerca sulle cellule staminali adulte; gli scienziati però sono maggiormente interessati allo studio di quelle in forma embrionale perché ritengono che abbiano un potenziale meno limitato di suddividersi. A questo punto è bene anche dire che gli embrioni su cui si vogliono fare queste ricerche sono gli embrioni congelati presenti nei centri di fecondazione assistita (per intenderci, quelli creati per la fertilizzazione in vitro), embrioni che in base a quanto ci viene detto vengono creati in questa maniera. Nella paziente la stimolazione ovarica generalmente permette di ottenere da dieci a quindici ovociti maturi. Di questi circa il 70 per cento viene fecondato e si ottengono così in media una decina di embrioni per ogni trattamento. Solitamente ne vengono impiantati tre e i restanti sette vengono congelati.
Ma come è possibile che questi scienziati che lavorano sull’embrione umano non si facciano scrupoli? Semplice, perchè non considerano l’embrione un essere umano; ecco quanto ha dichiarato Jan Wilmut, lo scienziato scozzese che tre anni fa ha clonato la pecora Dolly, parlando al recente Congresso internazionale sui trapianti tenutosi a Roma: “L’embrione – ha detto – è un potenziale uomo, ma non è ancora una persona; non c’è, infatti, la differenziazione del sistema nervoso che la contraddistingue. Ecco perché credo che si possano usare cellule embrionali per cercare cure per molte malattie. E il Regno Unito ha permesso questo uso a fini di ricerca”.
In Italia sulla questione c’è chi è favorevole e chi è contrario. Naturalmente coloro che sono a favore di questa ricerca cercheranno di persuadere – e già lo stanno facendo – che è bene che la ricerca sia incoraggiata ad andare avanti anche in questo campo, affinché nel futuro si possano debellare certe malattie ecc.
Ma è giusto, alla luce della Parola di Dio, che si facciano ricerche e sperimentazioni sull’embrione umano? No, non è giusto, si tratta dell’ennesimo comportamento umano che si oppone alla legge di Dio e che ha l’assoluta disapprovazione di Dio per cui ha anche e deve avere la nostra più totale disapprovazione. Il motivo è perchè come ho detto poco fa, le cellule staminali presenti nell’embrione sono parti dell’essere umano che sono formate da Dio in vista della formazione delle varie parti del corpo, per cui sono opera di Dio e nessuno ha il diritto di manipolare l’opera delle sue mani nè per motivi di ricerca e neppure per altri motivi. Quando Davide, il re di Israele, diceva a Dio: “Poiché sei tu che hai formato le mie reni, che m’hai intessuto nel seno di mia madre. Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo maraviglioso, stupendo. Maravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa molto bene. Le mie ossa non t’erano nascoste, quand’io fui formato in occulto e tessuto nelle parti più basse della terra. I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo; e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che m’eran destinati, quando nessun d’essi era sorto ancora” (Sal. 139:13-16), quantunque non avesse la conoscenza scientifica che hanno oggi gli scienziati, riconosceva che sin dal concepimento era stato Dio a operare nel seno di sua madre, che era stato Dio sin dal momento in cui suo padre aveva immesso il suo seme in sua madre a formarlo con le sue mani. Quella sua espressione “tessuto nelle parti più basse della terra” lo spiega in maniera mirabile. Quindi quelle cellule devono essere lasciate al loro posto, nell’embrione, lì le ha messe Dio e lì devono rimanere. Gli scienziati – e come loro, purtroppo anche taluni che si dicono Cristiani – difendono la loro decisione dicendo che l’embrione umano non è ancora un essere umano ma lo è solo potenzialmente un essere umano. Certo, non si può affermare che un embrione sia una persona adulta con la capacità di parlare, di sentire, di vedere, di camminare, ma questo non cambia niente perchè rimane il fatto che l’embrione umano è pur sempre una parte dell’essere umano in cui pulsa la vita e da cui si formerà il bambino che deve nascere. L’embrione umano rimane una creatura di Dio in via di formazione. L’embrione umano è opera di Dio e solo Lui ha il diritto di lavorarlo e farlo sviluppare come piace a Lui.
Estrarre dunque dall’embrione delle cellule per dirigerne lo sviluppo e mettersi a coltivare tessuti e organi da trapiantare è qualcosa che va contro Dio. In questa maniera si distrugge una creatura in via di formazione, si distrugge l’opera di Dio. Queste cellule staminali vanno lasciate sviluppare in maniera naturale, nel seno della donna che ha ricevuto il seme di suo marito. Dicendo questo naturalmente disapproviamo anche la produzione di embrioni per la fertilizzazione in vitro. Non possiamo infatti neppure ammettere che un embrione umano venga messo nel seno di un’altra donna perchè anche questo è contro natura e immorale.
Fratelli, colgo l’occasione per incoraggiarvi a riprovare questa ennesima opera infruttuosa delle tenebre che purtroppo molti giudicano un opera giusta, finendo così con il chiamare bene il male, e mutare le tenebre in luce, a danno loro e di quelli che rimarranno sedotti dai loro vani ragionamenti.
10. Cosa è ‘Porgi l’altra guancia – oppure deve valere ‘Occhio per occhio, dente per dente?
In base all’insegnamento di Gesù Cristo coloro che sono suoi discepoli devono osservare il precetto di porgere l’altra guancia e non più quello dell’occhio per occhio e dente per dente. Ecco le parole di Cristo che si riferiscono a ciò: “Voi avete udito che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico: Non contrastate al malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; ed a chi vuol litigar teco e toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello. E se uno ti vuol costringere a far seco un miglio, fanne con lui due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un imprestito, non voltar le spalle” (Matteo 5:38-42). Come potete vedere quel ‘ma io vi dico’ fa capire che quel precetto dell’antico testamento non va più osservato ora.
11. Ho incontrato un fratello che mi ha detto che da quando ha fatto il battesimo (sono passati oramai degli anni) non ha mai peccato: che ne dici?
Credo che egli abbia peccato di presunzione perché è detto chiaramente da Giovanni che “se diciamo di non avere peccato, lo facciamo bugiardo e la sua parola non è in noi” (1 Giov. 1:10).
12. E’ lecito a due fidanzati avere relazioni carnali?
No, non è lecito perché la relazione carnale in base a quello che insegna la Parola di Dio i due la possono avere solo una volta sposati. Quando Dio formò la donna e la menò all’uomo disse infatti: “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua moglie, e saranno una stessa carne” (Gen. 2:24). L’unione, come si può vedere, deve avvenire con la propria moglie.
A conferma dell’illeicità del rapporto carnale tra due fidanzati c’è anche il fatto che quando Paolo parla del matrimonio in relazione alle donne non maritate parla di vergini (cfr. 1 Cor. 7:25,28,37); questo implicitamente sta ad indicare che perdere la propria verginità per una donna prima del matrimonio non è lecito, non è naturale, anche se fosse per opera del proprio fidanzato. E c’è anche la conferma della coscienza che nei fidanzati che hanno avuto una relazione carnale li accusa di avere fatto una cosa sbagliata.
13. …. ma come si possono chiedere a coloro che non hanno abbastanza fede da ricevere dei figli come benedizioni?
13. Ho letto la tua risposta sull’impedire il concepimento e ti volevo far riflettere su alcuni punti: 1) una cosa è ciò che la Bibbia consiglia, un’altra ciò che impedisce. Nel caso dei figli tutti i versetti che giustamente citi parlano di benedizione per chi ascolta la Parola di Dio e la mette in pratica. 2) Non credo che vanno messi dei pesi a chi non li può portare. Sono problemi che vanno vissuti con fede, ma come si possono chiedere a coloro che non hanno abbastanza fede da ricevere dei figli come benedizioni? 3) Tranne un verso, in cui però si condanna la trasgressione di una legge ebraica sul dare eredità a un fratello morto, non ci sono versi espliciti che sia peccato impedire il concepimento, e mi sembra un argomento molto importante e delicato. 4) Il fatto che è scritto il contrario non significa che è implicito, infatti la Scrittura dice di dire la verità ma esplicitamente condanna la bugia. Spero di averti dato dei punti di riflessione.
Risposta
Io sono pienamente persuaso che il fatto che non ci sia scritto esplicitamente che non sia lecito impedire il concepimento o meglio che se uno impedisce il concepimento pecca, non può essere preso per dedurre che si può farlo. Che diremo allora a quelli che dicono che nella Bibbia non viene detto esplicitamente che non si può fumare? Converrai con me che in effetti nella Bibbia non c’è scritto che non si deve fumare. Tuttavia è scritto che il nostro corpo è il tempio di Dio e che questo tempio è santo, e che questo corpo non ci appartiene, per cui si deve dedurre che dato che il fumo danneggia il corpo è vietato fumare. Comunque ritengo che l’ordine di moltiplicare dato ai nostri predecessori è ancora valido per marito e moglie e che quindi impedire il concepimento significa trasgredire la legge di Dio. Una legge per altro che ci insegna pure la natura. Sei d’accordo che la natura ci insegna delle cose? Ti ricordi quello che dice Paolo a proposito dei capelli lunghi per la donna e per l’uomo? “La natura stessa non v’insegna ella che se l’uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore? Mentre se una donna porta la chioma, ciò è per lei un onore; perché la chioma le è data a guisa di velo” (1 Cor. 11:14-15). Nota bene che qui Paolo non dice che ce lo insegna la Scrittura che la chioma è un onore per la donna ma un disonore per l’uomo, MA LA NATURA. Certo, lui adesso questo lo ha scritto per cui noi diciamo che è scritto così. Ma prima che fosse scritto, a lui glielo insegnava la natura quella cosa, e bada bene che la natura ce la continua ad insegnare quella cosa. Perché non ti fai crescere i capelli lunghi come una donna? Perché la natura ti insegna che per te sarebbe un disonore farlo; vero? E così è la stessa cosa a riguardo dell’impedire il concepimento, la natura insegna che lasciare che le cose vadano come Dio vuole sia la cosa migliore, quella che vuole Dio. E che mettersi ad impedire di avere figli o di non averne tanti significa fare qualche cosa contro la natura. Sai quello che mi colpisce? che gli animali che hanno molto meno intelligenza di noi non impediscono il concepimento mentre gli uomini (non tutti naturalmente) fatti a somiglianza ed immagine di Dio e che hanno intelligenza IMPEDISCONO IL CONCEPIMENTO e spesso solo per motivi egoistici.
Ma poi, fratello, la stessa espressione ‘impedire il concepimento’ ha un significato negativo, perché si impedisce qualcosa CHE NON E’ ASSOLUTAMENTE CATTIVA. Chi può dire infatti che generare e concepire figli sia una cosa cattiva?
E poi sai un cosa? Io ho imparato che certe cose cattive in effetti nella Bibbia non c’è scritto esplicitamente di non farle, eppure quando uno le fa la coscienza lo riprende subito; come mai? Noi sappiamo che la coscienza ce l’ha data Dio e che ci accusa solo quando noi facciamo il male. Come mai ci riprende allora in questi casi? Eppure non c’è scritto nella Bibbia di non fare quella determinata cosa o che quella cosa è peccato. Prendiamo l’esempio del fumo; se io mi mettessi a fumare di nascosto subito la mia coscienza mi riprenderebbe anche se so che Dio non dice nella Bibbia che è peccato fumare. Perché sentirei la coscienza gridare contro di me? Perché fumare è peccato, anche se non c’è scritto che lo è.
Ti devo dire che in ambito evangelico quasi ogni volta che si sente parlare di figli non si sente mai incoraggiare le coppie ad avere fede in Dio e avere quindi quanti figli vuole Dio; in una maniera o nell’altra si sente parlare a favore dell’impedire il concepimento. Io invece incoraggio i credenti ad avere fede in Dio; naturalmente sarà Dio poi a dare quanti figli vuole lui, io non stabilisco numeri, tempi e altro, mi limito a dire solo che Dio gradisce dare figli e che è bene non impedirglielo. Il mio discorso dunque è incoraggiante da questo punto di vista. Ho notato però che oggi in tante chiese si parla di fede per ricevere la vita eterna, per essere battezzati con lo Spirito Santo, per ricevere una guarigione, un miracolo, per ricevere una moglie, un marito, una casa, un lavoro, ecc. a secondo delle necessità – tutto a posto, niente da ridire -, ma raramente di fede per avere molti figli o comunque sopra la media generale (ripeto però che è sempre Dio a deciderne il numero). Come mai? Viviamo anche in una nazione che è tra le sette potenze industriali del mondo eppure gli Italiani – lo sanno in tutto il mondo – fanno pochi figli, al punto che le autorità sono seriamente preoccupate. Le autorità hanno anche in qualche maniera incoraggiato le coppie ad avere figli, ma ancora le cose vanno male. In Italia di avere tanti figli la maggior parte non ne vuole sentire parlare. E questo anche tra tanti credenti, purtroppo. I motivi? Sono svariati, comunque io credo che tra i principali c’è che molti vogliono fare una vita agiata, senza troppe rinunce, perché i figli costano, ecc. ecc. I soldi però ci sono, eccome se ci sono, basta vedere le case, le macchine, le vacanze, i vestiti, ecc. Ti pare giusto questo? Ma sui motivi addotti ci sarebbe da scrivere molto e molto di più. Veniamo ora al caso di Onan che impedì il concepimento per non dare figli al suo fratello; ma dimmi un pò, non ti pare logico che se a Dio dispiacque che questo uomo quando si accostava a sua moglie faceva in modo d’impedire il concepimento perché non voleva dare progenie al fratello (e per questo Dio lo fece morire) (cfr. Genesi 38:8-11), gli dispiacerà pure che un uomo quando si accosta a sua moglie fa di tutto per impedire il concepimento perché NON VUOLE DARE A SE STESSO UNA PROGENIE?
Ecco perché si deve proclamare che Dio si dispiace quando vede che un uomo non vuole dare figli alla propria moglie. Sul averne tanti poi, ti ripeto, non è la coppia a stabilirlo (se è per questo la coppia non stabilisce neppure se avere anche solo un figlio) ma certamente Dio: e siccome la Parola definisce beati quelli che ne hanno tanti e Dio vuole che noi siamo beati, è bene non privarsi di queste benedizioni, di questi premi. Il mondo è fatto di contraddizioni, ci sono coppie che non possono avere figli e li comprano a caro prezzo, mentre ci sono coppie che li possono avere che se ne privano; ci sono coppie povere che hanno tanti figli, e coppie con tanti soldi che non ne hanno o ne hanno pochissimi; e potrei proseguire. Ma Dio è giusto, fratello, e sa sempre come far capire che una cosa è peccato ANCHE SE NON C’E’ SCRITTO NELLA BIBBIA CHE QUELLA COSA NON SI DEVE FARE, ti ripeto, sa sempre come farlo capire e a suo tempo lo fa capire.
14. … non posso certo condividere il tuo disprezzo per tutto ciò che è musica, ballo, teatro … Come potrebbe non piacere a Dio quello che si fa per lodarlo ed esaltarlo e diffondere la sua Parola?…
14. Senza nessuna offesa (molte cose del sito sono davvero interessanti e complete), ma non posso certo condividere il tuo disprezzo per tutto ciò che è musica, ballo, teatro …. Come potrebbe non piacere a Dio quello che si fa per lodarLo ed esaltarlo e diffonder la Sua parola?! L’importante è non andare contro i suoi insegnamenti, e una buona musica (cristiana) un pò più vivace del solito non può certo far del male! E il teatro può servire per avvicinare chi altrimenti non ascolterebbe, lo si fa per Lui! Perché il Signore non dovrebbe apprezzare?
Risposta
Da quello che dici nella tua lettera io disprezzo ‘tutto ciò che è musica, ballo, teatro,…’, ma a prescindere il teatro (in questo caso infatti il mio rigetto è totale), non mi pare proprio di avere scritto di essere contro tutto ciò che è musica e danza. Vedi, sorella, riassumo brevemente quello che ho scritto sul sito, c’è musica e musica e c’è danza e danza. Certamente io non disprezzo quella musica che eleva il nostro spirito e ci mette in intima comunione con Dio o quella musica un po’ vivace che accompagna certi cantici di gioia e di esultanza. A me piacciono per esempio certi motivi musicali ebraici veloci perché ti portano a glorificare Dio con allegrezza e con battiti di mano, e se lo Spirito di Dio mi muove anche a saltare e danzare nel cospetto di Dio. Quindi c’è anche un danzare lecito per un figlio di Dio, un danzare come quello di Davide che non bisogna assolutamente disprezzare se non si vuole essere puniti come lo fu Mical per avere disprezzato in cuore suo Davide nel vederlo danzare a tutta forza alla gloria di Dio. Quando però la danza comincia ad essere organizzata dall’uomo e non più spontanea allora certamente non va più bene. Tutto deve essere fatto sotto la precisa guida di Dio per lo Spirito. Per ciò che riguarda la musica rigetto la musica rock e altri tipi di musica che vengono usati per trasmettere il messaggio della salvezza ai giovani perduti o per trasmettere altri messaggi cristiani ai giovani credenti. La musica rock è violenta e porta chi l’ascolta alla violenza; non solo, porta chi la suona a vestirsi in maniera indecente. Per esempio ci sono complessi ‘rock cristiani’ i cui uomini si mettono gli anelli agli orecchi e si fanno crescere i capelli come le donne. E guarda che anche loro dicono che quello che fanno lo fanno per guadagnare le persone a Cristo, e per attirarli all’ascolto della parola di Dio. Che faremo allora? Tu pensi che costoro in questa maniera diffondono la Parola di Dio? Che esempio danno? Un esempio da imitare? A me non pare proprio. Ma queste sono tutte cose che ho scritto sul sito. Che dire poi dei fumogeni (li chiamo così perché adesso non trovo il termine giusto) che questi cantanti ‘rock cristiani’ fanno uscire durante i loro complessi? Che dire della loro musica che spacca le orecchie, e talvolta ci manca poco pure le pietre? E’ questa una musica ‘un po’ più vivace del solito’? Non so se conosci gli 100% Proof; bene, fanno una musica che io quando la sentii la prima volta all’inizio della mia conversione, e guarda che allora non la pensavo affatto così riguardo alla ‘musica rock cristiana’, rimasi persino io piuttosto perplesso a loro riguardo e non volli comprare nessun loro disco. Ecco il punto a cui volevo arrivare, sorella, chi ti scrive quando si è convertito nel 1983 era un patito della musica ‘rock cristiana’ e lo rimase per almeno due anni circa. Io ‘andavo matto’ per il complesso Jerusalem, per la Resurrection Band, e per altri cantanti ‘rock cristiani’. I loro pezzi musicali me li sentivo tantissime volte al giorno; fino a che le orecchie non mi risuonavano. La pubblicizzavo, la proclamavo ai giovani credenti come me e anche a quelli più anziani. Cercai anche di ‘convertire’ alla musica rock mia nonna che era alcuni decenni nella fede, ma invano (grazie a Dio); a mio papà gli facevo capire che lui non capiva nulla nel rigettarla, a quei credenti che si mostravano perplessi li attaccavo cercando di persuaderli. Non solo, quando andai in Inghilterra nel 1984 ebbi l’occasione di andare ad un concerto ‘rock cristiano’, in cui si esibiva Sheila Walsh, che allora era agli inizi della sua carriera musicale, ma che già era molto famosa in Inghilterra. Io ero un fan di Sheila Walsh, le sue canzoni mi piacevano al di sopra di tutte. All’inizio però c’erano anche certe sue canzoni dolci che mi piacevano tanto, che mi edificavano. Ricordo il suo secondo (mi pare) album intitolato Drifting in particolare. Poi mi entusiasmò l’altro suo album in cui c’era la canzone ‘Don’t turn your back to Jesus’. In quel concerto, mi ricordo, i giovani andarono in escandescenza quando lei cantò certe canzoni (mi ricordo che quando comparve sul palco, appena fu annunciata, iniziò subito a cantare Don’t turn your back to Jesus che allora mi piaceva tantissimo). Io mi alzai persino in piedi in quel teatro di Londra e le feci un complimento in italiano ad alta voce davanti a tutti; tanto che lei per un momento rimase un po’ meravigliata non capendo nulla. La andai a sentire anche ad un evangelizzazione tenuta da Luis Palau ad uno stadio di Londra in quell’anno; e riuscii persino a salutarla personalmente perché la incrociai con lo sguardo mentre camminavo alla volta dello stadio; sai? allora queste cose per me erano molto importanti, avevo 20 anni circa. Ma Sheila Walsh purtroppo ha finito col corrompersi e quando alcuni anni dopo in un video la vidi vestita come una prostituta cantare di Gesù davanti ad una platea di giovani rimasi disgustato, oltre che a vedere che certi suoi pezzi musicali ora erano molto rockeggianti. Che ti dirò di altro sorella? Tu mi dirai, ma come mai poi hai cambiato radicalmente il tuo modo di vedere la musica ‘rock cristiana’? Perché pregando e meditando a fondo le Scritture ho capito che quel tipo di musica non faceva per noi Cristiani. Questo però non vuol dire che Dio non si possa usare persino di uno di questi cantanti rock per portare alla salvezza delle anime. Dio converte il male in bene, ed è potente a fare ciò; non mi meraviglio! Ma da qui ad accettare questo mezzo come mezzo di evangelizzazione ce ne passa moltissimo; io lo rigetto come tale. Come ho scritto, il fine (quello di guadagnare le anime a Cristo) non giustifica i mezzi illeciti (tra cui appunto la musica rock ed altro). L’atleta deve lottare secondo le leggi per essere premiato (cfr. 2 Tim. 2:5); non secondo sue leggi stabilite da lui ma quelle stabilite da altri. E chi usa questi mezzi per attirare le anime non usa le leggi stabilite da Dio; rimane però il fatto che Dio si può usare anche di questi mezzi illeciti per salvare. Conosco una sorella che si è convertita niente di meno tramite una testimonianza di guarigione (mai avvenuta) di una sorella che poco tempo dopo è morta di quel male da cui aveva detto di essere stata guarita. Che faremo allora? Ci metteremo a raccontare falsi miracoli e false guarigioni per attirare le anime a Cristo e per convincerli che Egli è lo stesso, ieri oggi e in eterno? Così, non sia. Spero di averti esposto il mio pensiero in maniera tale da fartelo capire.
15. Le decisioni dell’assemblea di Gerusalemme sulla fornicazione, sulle cose soffocate, sul sangue e sulle cose sacrificate agli idoli (cfr. Atti 15:19-29) sono ancora tutte vincolanti o qualcuna è decaduta?
Sono ancora tutte in vigore, nessuna esclusa. Vi dico quindi, fratelli, quello che scrissero gli apostoli e gli anziani ai fratelli di fra i Gentili che erano in Antiochia, in Siria e in Cilicia: “Farete bene a guardarvi” (Atti 15:29) da queste cose. Nessuno vi seduca con vani ragionamenti.
16. Come ci si deve comportare nel caso le autorità ci ordinano di fare qualcosa che si oppone alla volontà di Dio in Cristo Gesù verso di noi?
In questo caso occorre disubbidire alle autorità per non disubbidire a Dio (o meglio per ubbidire a Dio). Gli apostoli, quando furono ripresi dal Sinedrio per avere riempita Gerusalemme con la loro dottrina nonostante il suo precedente divieto di insegnare nel nome di Gesù, risposero: “Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini” (Atti 5:29).
17. Che cosa è il peccato?
“Il peccato è la violazione della legge”, dice l’apostolo Giovanni (1 Giov. 3:4).
18. Può un uomo – secondo l’insegnamento biblico – portare i capelli lunghi come una donna?
No, perché ciò costituisce un disonore per lui secondo che è scritto: “La natura stessa non v’insegna ella che se l’uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore?” (1 Cor. 11:14).
19. Per quanto riguarda la musica. Ascoltare una canzone o cantare una canzone che parla di amore può essere sbagliato, premetto canzoni pulite che esaltano l’autenticità dell’amore tra due persone, magari canzoni vecchiotte di cantanti tipo Domenico Modugno, ecc?
Ascolta, io giudico sbagliato sia mettersi ad ascoltare che mettersi a cantare le canzoni di Domenico Modugno o di qualche altro cantante del mondo, anche se queste esaltano l’autenticità dell’amore tra due persone, come dici tu. La ragione? Perchè sono di persone del mondo, quindi di persone che sono nelle tenebre, sotto la potestà del diavolo. Tutto il mondo giace nel maligno, dice l’apostolo Giovanni (cfr. 1 Giov. 5:19), per cui anche le canzoni mondane rientrano tra le cose che giacciono nel maligno. E siccome che noi non dobbiamo amare il mondo e le cose che sono nel mondo (1 Giov. 2:15), non dobbiamo metterci ad amare neppure queste canzoni, non importa quanto innocue e vere possano sembrare. La Scrittura ci dice di non guardare all’apparenza; attenzione dunque alle parole così melodiche e penetranti di queste canzoni. Che poi, ricordati che il diavolo per fare breccia in noi talvolta comincia ad usarsi di piccole cose per poi fare entrare quelle grandi o comunque molte altre cose che non piacciono a Dio. Ti faccio un esempio. Ci sono credenti a cui piacciono molto le canzoni di Massimo Ranieri, e di Massimo Morandi, per citarti due cantanti ‘un pò vecchiotti’; prima si limitavano ad ascoltare le loro canzoni, poi hanno cominciato a comprare i loro poster, le riviste musicali dove si parla di loro, poi ancora si sono messi ad andare ai loro concerti spendendo tanto tempo e denaro, e poi hanno cominciato a parlarne ai loro familiari, parenti ecc. per farli conoscere. Per finire, questi cantanti sono diventati degli idoli, per loro. Questo ci insegna – ancora una volta – che un pò di lievito fa lievitare tutta la pasta (1 Cor. 5:6); bada bene che non ce ne vuole tanto di lievito per fare lievitare la pasta, ma ne basta poco. Come ci vuole poca follia per guastare il pregio della sapienza e della gloria (Eccl. 10:1) , e come anche basta una sola mosca morta per fare puzzare l’olio del profumiere (ibid.). Quindi, fratello, io ti esorto a non prendere nessun piacere sia nell’ascoltare che nel cantare queste canzoni. Cantiamo e ascoltiamo invece quelle canzoni spirituali che esaltano l’amore di Dio verso noi, o l’amore nostro per Dio, perchè così facendo ci sentiremo edificati. E sì perchè questi cantici a cantarli edificano, mentre le canzoni di Modugno e di altri non edificano affatto, non conferiscono grazia, non vivificano ma producono morte. Il frutto delle concupiscenze del mondo (e tra di esse va messa la passione per le canzoni mondane) è la morte, non la vita, ricordatelo sempre questo.
20. …. vorrei porgerle una domanda: la masturbazione è peccato? ….
20. … vorrei porgerle una domanda: la masturbazione è peccato? Dal momento che sono un lettore della Bibbia ho visto che gli unici peccati carnali di cui la Bibbia parla sono: la fornicazione e l’adulterio. Però leggo in I Timoteo 2:22: “Fuggi le passioni giovanili…”. Io vorrei sapere per passioni giovanili che cosa si intende veramente: desideri sessuali (masturbazione, fornicazione, ecc..) o altro, dal momento che ho a che fare con psicologi e pedagoghi che affermano che la masturbazione è un momento importante per la vita di un giovane perchè viene a conoscenza ed esplora la funzione di una componente del suo corpo che è il sesso. So che ci sono diverse opinioni a riguardo, ma possibilmente vorrei sapere cosa dice la Bibbia a proposito, tenendo però conto di quanto affermano questi dottori. In attesa della sua risposta le porgo i miei più cordiali saluti.
Risposta
Sì, l’autoerotismo è peccato davanti a Dio perchè induce l’uomo o la donna a fare albergare nella sua mente, anche se magari solo per un tempo, dei pensieri malvagi che la Scrittura dice sono in abominio a Dio (cfr. Prov. 15:26); è manifesto infatti che l’autoerotismo è accompagnato da pensieri cattivi, da pensieri impuri, che spesso sono prodotti o incitati da cattive fotografie, da scene di film di un certo tipo, e da quant’altro possa eccitare i sensi dell’uomo.
I pensieri malvagi, però oltre che ad accompagnare l’autoerotismo, lo producono, cioè sono alla sua origine. Questo concetto si può esprimere biblicamente con le seguenti parole di Giacomo: “Ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo adesca. Poi la concupiscenza avendo concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quand’è compiuto, produce la morte” (Giac. 1:14-15).
L’autoerotismo dunque, sia prima che durante, è caratterizzato da una cosa malvagia e cioè il pensare o bramare cose cattive; in una parola, dalla concupiscenza.
Lo so perfettamente che ci sono psicologi e pedagoghi che insegnano che l’autoerotismo è una cosa giusta e buona per le ragioni che tu sai e che hai detto, ma questo non è altro che la dimostrazione che gli uomini di questa generazione storta e perversa hanno mutato le tenebre in luce, e l’amaro in dolce. E bada bene che l’autoerotismo non è l’unica cosa sbagliata agli occhi di Dio che questa generazione ha riconosciuto come giusta e buona. Ci sono pure – per fare solo qualche esempio – la fornicazione, infatti oggi per un giovane è considerato giusto anche frequentare le meretrici per sfogare le sue passioni carnali; e l’adulterio infatti molti sessuologhi e ginecologi lo considerano un diversivo utile al matrimonio tanto da definirlo ‘una botta di vita’. E, come se ciò non bastasse, anche l’omosessualità che è considerata una scelta di vita da rispettare e per nulla da condannare come cosa contro natura. Se dunque sono tollerati e incoraggiati la fornicazione e l’adulterio, e l’omosessualità è ammessa, come si può pensare che i savi di questo mondo condannino l’autoerotismo?
Ma quali sono i passi biblici che si possono prendere per sostenere che l’autoerotismo è sbagliato agli occhi di Dio? In altre parole, quali sono i passi biblici che condannano l’autoerotismo? Qui di seguito ti citerò quelli che giudico i principali: “Fate dunque morire le vostre membra che son sulla terra: …., impurità, ….” (Col. 3:5); “Le opere della carne sono …impurità …” (Gal. 5:19). Come puoi dunque vedere, l’autoerotismo si può definire una impurità e che sia così è confermato dalla testimonianza della coscienza. Perché l’autoerotismo trasmette all’uomo o alla donna il senso della sporcizia, e anche di colpa? Proprio in virtù della testimonianza della coscienza che Dio ha posto in ciascuno di noi. Non c’è il minimo dubbio che sia per questo. Tieni dunque bene a mente anche la testimonianza della coscienza, perchè anche ad essa occorre fare riferimento per capire che una certa cosa è sbagliata. Come tu sai infatti la coscienza non ci riprende quando facciamo il bene o pensiamo o diciamo cose buone, ma quando facciamo il male o pensiamo o diciamo cose malvagie. Un esempio; se noi facciamo una elemosina segreta ad un povero, la coscienza ci dice che abbiamo fatto il bene e ci loderà; se invece rubiamo anche una noce sia ad un povero che a un ricco, allora la coscienza ci riprende e ci biasima. Un altro esempio adesso, se mangiamo in maniera temperata la coscienza non ci riprende, se invece con la stessa bocca ci mettiamo a fumare allora la coscienza ci comincia a dire che stiamo facendo qualcosa di male anche se in questo caso non è scritto nella Bibbia che noi non dobbiamo fumare. Come mai allora la coscienza ci riprende lo stesso? Perchè la Bibbia dice che il nostro corpo è il tempio dello Spirito Santo e che questo tempio è santo, per cui va conservato in santità ed onore; il fumo invece lo danneggia e lo contamina. Sull’autoerotismo si può dire una cosa simile: ‘Perché mai fa sentire in una certa misura colpevole l’uomo (o la donna), checché ne dicano i psicologi? Per la testimonianza appunto della sua coscienza. La sua coscienza non lo riprenderebbe se avesse avuto una relazione lecita con la propria moglie. Tutto ciò non fa altro che confermare in maniera evidente le parole di Giacomo da me citate prima, secondo cui quando il peccato è compiuto produce la morte, e difatti è solo dopo che uno compie un atto peccaminoso che si sente spiritualmente male, trafitto internamente, e ripreso dalla sua coscienza. Tutti frutti questi del peccato. Ecco dunque da cosa si capisce nella pratica che un certo atto è peccato anche se magari la Bibbia non dica esplicitamente che lo sia, dalla morte spirituale (un malessere interno molto forte accompagnato dal senso di colpa) che esso porta.
Anche il passo da te citato di Paolo a Timoteo, cioè: “Fuggi gli appetiti giovanili …” (2 Tim. 2:22), può essere preso per sostenere che l’autoerotismo è sbagliato e va quindi fuggito. Non c’è dubbio infatti che l’autoerotismo fa parte delle passioni o dei desideri giovanili. Come d’altronde fanno parte di questi appetiti tutti quei divertimenti a cui i giovani si sentono particolarmente attratti, e che non fanno altro che distrarlo dalle cose sante di Dio, dal procacciare la pietà, la giustizia, l’amore, e la pace. La lista è molto lunga, basta vedere i giovani di questa generazione a quali divertimenti e passioni si sentono attratti e alle quali si abbandonano anima e corpo per capire quanti numerosi siano questi appetiti, quanto siano numerose e variegate le passioni giovanili. C’è la passione per le ragazze che li porta a voler avere avventure sessuali con più ragazze possibili; la passione per la musica (rap, rock, ecc.) che li porta a comprare i dischi, i poster, e ad andare ai concerti dei loro idoli; c’è la passione per lo sport (e ti parla uno che prima di convertirsi era stato travolto da questa passione, io ero infatti un patito giocatore di basket oltre che un fanatico sostenitore di questo sport, che ti devo confessare mi ha tenuto lontano da Dio) che li porta ad attaccarsi ad uno o più sport in maniera morbosa; c’è la passione per il cinema, quella per il teatro, ecc. ecc.
21. Potresti eventualmente farmi sapere qualcosa di più sulla coscienza. So che lo Spirito Santo la risveglia, ma il peccato che effetto ha su di essa? I famosi “scrupoli di coscienza” hanno significato biblico?
Che ogni essere umano abbia una coscienza la Scrittura lo attesta chiaramente in svariate maniere. Ora questa coscienza nell’uomo che vive lontano da Dio è contaminata dalle opere morte, cioè dai peccati che essi commettono e di cui sono schiavi. Paolo dice a Tito a proposito degli increduli che “tanto la mente che la coscienza loro sono contaminate” (Tito 1:15). Ed è evidente che questa contaminazione l’uomo l’avverte perché la coscienza quando è contaminata lo riprende. Quando gli scribi e i Farisei portarono dinnanzi a Gesù una donna colta in flagrante adulterio dicendogli che la legge di Mosè comandava di lapidare tali persone e chiedendogli il suo parere a riguardo, ed egli ebbe loro risposto: “Chi di voi è senza peccato, scagli il primo la pietra contro di lei” (Giov. 8:7), la Scrittura dice che essi “udito ciò, e ripresi dalla loro coscienza, si misero ad uscire ad uno ad uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi” (Giov. 8:9). Perché si sentirono ripresi dalla loro coscienza? Evidentemente perché essi stessi che erano pronti a condannare una persona, erano anch’essi da condannare a motivo dei loro misfatti che gravavano sulla loro coscienza! Nonostante però la coscienza degli uomini sia contaminata dal peccato, essa continua a testimoniargli che devono fare certe cose giuste scritte nella legge. Infatti Paolo dice ai santi di Roma: “Infatti, quando i Gentili che non hanno legge, adempiono per natura le cose della legge, essi, che non hanno legge, son legge a se stessi; essi mostrano che quel che la legge comanda è scritto nei loro cuori per la testimonianza che rende loro la coscienza, e perché i loro pensieri si accusano od anche si scusano a vicenda” (Rom. 2:14-15).
La coscienza contaminata può essere purificata solo dal sangue di Cristo infatti lo scrittore agli Ebrei dice: “Perché, se il sangue di becchi e di tori e la cenere d’una giovenca sparsa su quelli che son contaminati santificano in modo da dar la purità della carne, quanto più il sangue di Cristo che mediante lo Spirito eterno ha offerto se stesso puro d’ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire all’Iddio vivente?” (Ebr. 9:13-14). Non c’è altro modo per l’uomo per ottenere la purificazione della sua coscienza. Gli stessi sacrifici espiatori prescritti dalla legge sono incapaci di purificare la coscienza dell’uomo dal peccato infatti sempre lo scrittore agli Ebrei dice a proposito del primo tabernacolo che “esso è una figura per il tempo attuale, conformemente alla quale s’offron doni e sacrificî che non possono, quanto alla coscienza, render perfetto colui che offre il culto, poiché si tratta solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, insomma, di regole carnali imposte fino al tempo della riforma” (Ebr. 9:9-10). E’ impossibile dunque che il sangue di becchi e di tori tolga i peccati dalla coscienza dell’uomo, ma quello che è impossibile a quel sangue è possibile al sangue prezioso di Cristo, l’Agnello di Dio ben preordinato prima della fondazione del mondo ad offrire se stesso per compiere questa purificazione.
Una volta ottenuta la purificazione della coscienza mediante il sangue di Cristo, il credente si deve studiare di mantenere una buona coscienza. Pietro infatti nella sua prima epistola ci dice di avere “una buona coscienza” (1 Piet. 3:15). Cosa questa confermata anche da Paolo quando dice a Timoteo: “Ma il fine di quest’incarico è l’amore procedente da un cuor puro, da una buona coscienza e da fede non finta” (1 Tim. 1:5), ed anche: “Io t’affido quest’incarico, o figliuol mio Timoteo, in armonia con le profezie che sono state innanzi fatte a tuo riguardo, affinché tu guerreggi in virtù d’esse la buona guerra, avendo fede e buona coscienza … “ (1 Tim. 1:18). Ovviamente questo lo si può fare solo quando ci si studia di vivere una vita santa e immacolata.
Quando con la grazia di Dio ci si conduce onestamente verso gli uomini la coscienza non ci riprende infatti Paolo dice ai Corinzi: “A me poi pochissimo importa d’esser giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, non mi giudico neppur da me stesso. Poiché non ho coscienza di colpa alcuna” (1 Cor. 4:3-4), ma ci rende una testimonianza favorevole di cui possiamo vantarci come si vantavano gli apostoli che dicevano: “Questo, infatti, è il nostro vanto: la testimonianza della nostra coscienza, che ci siam condotti nel mondo, e più che mai verso voi, con santità e sincerità di Dio, non con sapienza carnale, ma con la grazia di Dio” (2 Cor. 1:12). Quanto è importante avere questa testimonianza della coscienza! Quanto è bello e gratificante poter dire, come facevano gli apostoli: “ … siamo persuasi di avere una buona coscienza, desiderando di condurci onestamente in ogni cosa” (Ebr. 13:18), e: “Io rendo grazie a Dio, il quale servo con pura coscienza, come l’han servito i miei antenati … “ (2 Tim. 1:3). Che ognuno di noi dunque si eserciti del continuo ad avere una coscienza pura dinanzi a Dio e agli uomini, come faceva Paolo che ebbe a dire dinnanzi al governatore Felice: “ …. m’esercito ad aver del continuo una coscienza pura dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini” (Atti 24:16).
Rinunciare ad avere una buona coscienza ha delle nefaste conseguenze sul credente perché lo fa naufragare quanto alla fede. Paolo lo dice a Timoteo quando dice: “Della quale [cioè della buona coscienza] alcuni avendo fatto getto, hanno naufragato quanto alla fede. Fra questi sono Imeneo ed Alessandro, i quali ho dati in man di Satana affinché imparino a non bestemmiare” (1 Tim. 1:19-20). Nessuno si illuda, una coscienza traviata è sinonimo di naufragio spirituale.
Alla luce di quanto dice la Bibbia dunque, il peccato ha l’effetto di contaminare la coscienza sia quella degli increduli che quella del credente, e i cosiddetti ‘scrupoli di coscienza’ non sono altro che quei timori che assalgono la nostra mente nel momento in cui siamo tentati a fare il male e non solo ma anche quando siamo tentati a fare qualcosa che anche se non è male in se stesso facendola contristeremmo il nostro fratello e gli saremmo d’intoppo. Per esempio mangiare carne di maiale dinnanzi ad un fratello che reputa questa carne impura per una sua convinzione personale, o bere vino dinnanzi ad un fratello che si astiene dal berlo sempre per una sua convinzione personale.
22. Come deve comportarsi un credente, in caso di conflitto con un altro credente, sia nel caso che davanti a Dio abbia ragione, sia nel caso abbia torto, e nel caso che abbia in parte torto e in parte ragione? Cosa insegnano le Sacre Scritture, unica regola di condotta, in proposito? Da dove hanno origine i conflitti tra fratelli, cioè quali sono le cause, come si sviluppano e come si possono superare e risolvere fraternamente, pacificamente e felicemente?
Se un credente riceve un torto da parte di un fratello deve riprenderlo perché così ha insegnato di fare Gesù quando disse: “Badate a voi stessi! Se il tuo fratello pecca, riprendilo” (Luca 17:3) ed anche: “Se poi il tuo fratello ha peccato contro di te, và e riprendilo fra te e lui solo” (Matt. 18:15). Se il fratello che ha fatto il torto si pente allora chi lo ha subito lo deve perdonare secondo che è scritto: “E se si pente, perdonagli” (Luca 17:3). In questo caso il fratello sarà guadagnato (cfr. Matt. 18:15). Vorrei fare notare a questo punto che quello di perdonare il fratello è un ordine, e che nel caso chi riconosce il suo peccato chiede perdono e il perdono gli viene negato, il fratello che gli nega il perdono porterà la pena della sua disubbidienza, in altre parole passerebbe dalla ragione al torto e Dio non lo lascerà impunito. A tale riguardo Gesù raccontò una parabola che è la seguente: “Perciò il regno de’ cieli è simile ad un re che volle fare i conti co’ suoi servitori. E avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno, ch’era debitore di diecimila talenti. E non avendo egli di che pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figliuoli e tutto quant’avea, e che il debito fosse pagato. Onde il servitore, gettatosi a terra, gli si prostrò dinanzi, dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò tutto. E il signore di quel servitore, mosso a compassione, lo lasciò andare, e gli rimise il debito. Ma quel servitore, uscito, trovò uno de’ suoi conservi che gli dovea cento denari; e afferratolo, lo strangolava, dicendo: Paga quel che devi! Onde il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò. Ma colui non volle; anzi andò e lo cacciò in prigione, finché avesse pagato il debito. Or i suoi conservi, veduto il fatto, ne furono grandemente contristati, e andarono a riferire al loro signore tutto l’accaduto. Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: Malvagio servitore, io t’ho rimesso tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, com’ebbi anch’io pietà di te? E il suo signore, adirato, lo diede in man degli aguzzini fino a tanto che avesse pagato tutto quel che gli doveva. Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognun di voi non perdona di cuore al proprio fratello” (Matt. 18:23-35). In un’altra occasione Gesù ha detto: “Ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà i vostri falli” (Matt. 6:15).
E se invece chi ha fatto il torto non riconosce il suo peccato e si ostina in cuore suo? In questo caso il credente che ha subìto il torto e che quindi ha ragione deve agire così: “Ma, se non t’ascolta, prendi teco ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. E se rifiuta d’ascoltarli, dillo alla chiesa; e se rifiuta di ascoltare anche la chiesa, siati come il pagano e il pubblicano. Io vi dico in verità che tutte le cose che avrete legate sulla terra, saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete sciolte sulla terra, saranno sciolte nel cielo” (Matt. 18:16-18). Come si può vedere prima di mettersi a considerare un fratello come un peccatore occorre che questi si rifiuti di ascoltare prima i due testimoni e poi l’intera chiesa.
Stando dunque così le cose quando un credente commette un peccato contro un altro fratello deve pentirsi e chiedergli perdono, in altre parole deve riconciliarsi con lui. Quando Gesù disse: “Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull’altare, e quivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia quivi la tua offerta dinanzi all’altare, e va’ prima a riconciliarti col tuo fratello; e poi vieni ad offrir la tua offerta” (Matt. 5:23-24) parlava proprio a chi si trova nel bisogno di riconciliarsi con il proprio fratello.
Veniamo adesso al caso in cui un credente abbia sia torto che ragione; per esempio un caso tipico può essere quello in cui un credente riceve una offesa o un torto e reagisce non soltanto adirandosi ma anche dicendo qualche male parola o facendo qualche cattivo gesto cosa che è proibita perché è scritto: “Adiratevi, e non peccate” (Ef. 4:25) il che significa che è lecito arrabbiarsi ma non è lecito peccare. In questo caso egli si troverebbe ad avere pure torto perché ha peccato e quindi deve umiliarsi e riconoscere di avere sbagliato pure lui verso il fratello.
Quali sono le cause che provocano le liti fra fratelli? Le cause possono essere l’ignoranza, l’orgoglio, la fretta e così via. Tuttavia possono essere risolte pacificamente, basta seguire la Parola di Dio.
Una raccomandazione infine; quando sorgono delle liti tra fratelli, il fratello che ha ragione non deve portare il fratello che ha torto dinnanzi a persone del mondo, un tale comportamento infatti è ingiusto ed è condannato da Dio. L’apostolo Paolo biasimò coloro che tra i santi di Corinto quando avevano delle liti con un fratello lo portavano dinnanzi ai peccatori con queste parole: “Ardisce alcun di voi, quando ha una lite con un altro, chiamarlo in giudizio dinanzi agli ingiusti anziché dinanzi ai santi? Non sapete voi che i santi giudicheranno il mondo? E se il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicar delle cose minime? Non sapete voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare delle cose di questa vita! Quando dunque avete da giudicar di cose di questa vita, costituitene giudici quelli che sono i meno stimati nella chiesa. Io dico questo per farvi vergogna. Così non v’è egli tra voi neppure un savio che sia capace di pronunziare un giudizio fra un fratello e l’altro? Ma il fratello processa il fratello, e lo fa dinanzi agl’infedeli. Certo è già in ogni modo un vostro difetto l’aver fra voi dei processi. Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno? Invece, siete voi che fate torto e danno; e ciò a dei fratelli. Non sapete voi che gli ingiusti non erederanno il regno di Dio? … “ (1 Cor. 6:1-9). In questo caso dunque ci si trova davanti a chi pur avendo ragione perché ha ricevuto un torto da un fratello, reagendo portandolo in giudizio davanti ai peccatori passa ad avere pure torto.
Termino dicendoti questo: ‘Badiamo a noi stessi!’.
23. L’omosessualità è una malattia?
No, l’omosessualità non è una malattia come lo è il cancro, la polmonite, la febbre, o qualche malattia ereditaria, per cui chi è omosessuale ha bisogno di essere guarito, ma l’omosessualità è una perversa inclinazione, un peccato a cui si abbandonano uomini e donne, e da cui hanno bisogno di essere liberati e la sola maniera per essere liberati e pentirsi e credere in Gesù Cristo. L’omosessuale dunque nell’avere una relazione carnale con un altro uomo commette un peccato ossia una violazione della legge. La legge dice: “Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole” (Lev. 18:22), e Paolo dice: “Perciò Iddio li ha abbandonati a passioni infami: poiché le loro femmine hanno mutato l’uso naturale in quello che è contro natura; e similmente anche i maschi, lasciando l’uso naturale della donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri, commettendo uomini con uomini cose turpi, e ricevendo in loro stessi la condegna mercede del proprio traviamento” (Rom. 1:26-27). Le cose sono chiare, chi ha un rapporto sessuale con una persona dello stesso sesso, commette un atto contro natura, è dato a passioni infami. Egli non può ereditare il Regno di Dio (cfr. 1 Cor. 6:10), a meno che si penta, smetta di darsi a queste sue infami passioni, e creda nel Signore Gesù Cristo.
24. Essere tentati significa peccare?
No, essere tentati non significa peccare difatti Gesù fu tentato ma non peccò secondo che è scritto: “Perché non abbiamo un Sommo Sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre infermità; ma ne abbiamo uno che in ogni cosa è stato tentato come noi, però senza peccare” (Ebr. 4:15).
Essere tentati significa essere spinti dal diavolo, il tentatore, a commettere il peccato (e il diavolo si usa della nostra concupiscenza per tentarci, ecco perché Giacomo dice che “ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo adesca” Giac. 1:14), ma noi possiamo resistergli e così non cadere nel peccato. Paolo dice infatti: “Niuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; or Iddio è fedele e non permetterà che siate tentati al di là delle vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscirne, onde la possiate sopportare” (1 Cor. 10:13). Certo è però che se noi rifiutiamo la via d’uscita che ci fornisce Dio nella sua fedeltà, allora anche se la tentazione è umana, cadremo di certo nel peccato.
Concludo ricordandoti le parole di Giacomo: “Nessuno, quand’è tentato, dica: Io son tentato da Dio; perché Dio non può esser tentato dal male, né Egli stesso tenta alcuno” (Giac. 1:13).
25. E’ giusto, alla luce della Scrittura, correggere i propri figli percotendoli?
Sì, è giusto perché è scritto: “Castiga il tuo figliuolo, mentre c’è ancora speranza, ma non ti lasciar andare sino a farlo morire” (Prov. 19:18), ed anche: “Non risparmiare la correzione al fanciullo; se lo batti con la verga, non ne morrà; lo batterai con la verga, ma libererai l’anima sua dal soggiorno de’ morti” (Prov. 23:13-14). Ovviamente, superfluo dirlo, le percosse non vanno date per ogni disubbidienza, alcune volte infatti basterà solo una sgridata per farsi ubbidire. Servono le percosse? Sì, servono, io posso attestarlo personalmente. Infatti le cinghiate che mio papà mi diede da giovane per la caparbietà del mio cuore nel non volergli ubbidire, servirono a tenermi lontano da certe cattive compagnie, come anche servirono a non farmi cadere in certi peccati. Adesso come adesso quindi, ringrazio Dio per avere ricevuto quelle battiture quando mio papà si trovò costretto a darmele per farmi capire che certe cose non si devono fare. Le sgridate solamente non avrebbero raggiunto lo scopo, erano proprio necessarie le cinghiate.
Colgo poi l’occasione per dire che un padre ha il diritto (e dovere) di usare la verga verso i suoi figli, ma non ha questo diritto verso i figli degli altri.
26. Qual è il peccato imperdonabile?
Il peccato imperdonabile è la bestemmia contro lo Spirito Santo infatti Gesù Cristo ha detto: “Perciò io vi dico: Ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. Ed a chiunque parli contro il Figliuol dell’uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello avvenire” (Matt. 12:31-32). Queste stesse parole sono riferite da Marco in questa maniera: “In verità io vi dico: Ai figliuoli degli uomini saranno rimessi tutti i peccati e qualunque bestemmia avranno proferita; ma chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha remissione in eterno, ma è reo d’un peccato eterno” (Mar. 3:28-29). La ragione che spinse Gesù a dire queste parole fu perché gli scribi e i Farisei dicevano che lui aveva uno spirito immondo, Satana stesso, per cui attribuivano il cacciare i demoni da parte di Cristo alla potenza di Satana e non a quella dello Spirito Santo (cfr. Mar. 3:22,30), cosa che non poteva e non può accadere perché come disse bene Gesù, Satana non può cacciare Satana. Quel ‘chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo è reo di un peccato eterno’ naturalmente vuol dire che anche un credente che parla o bestemmia contro lo Spirito Santo commette questo peccato imperdonabile.
27. …. Sembra quasi che senza partorire la donna non può essere salvata. Siete proprio sicuri che quel versetto significa questo? ….
27. Vorrei soltanto farvi notare che alcune risposte mi sembrano un pò (troppo) ingenue, per esempio se è lecito impedire il concepimento per avere più figli… Nella risposta citate il passo in 1 Timoteo 2:5 che francamente mi sembra troppo! Sembra quasi che senza partorire la donna non può essere salvata. Siete proprio sicuri che quel versetto vuol dire questo? Cosa pensare allora delle bambine, delle donne nubili, delle sterili o … degli uomini che non partoriscono?
Risposta
Ora, in merito alle tue osservazioni e domande ti dico questo. Innanzi tutto quel verso non è da noi interpretato che la donna sarà salvata se partorirà figli, tanto è vero che sul sito in un altro luogo io spiego che non è questo il significato di questa espressione di Paolo. Ecco le mie parole: ‘La donna sarà salvata partorendo figliuoli, se persevererà nella fede, nell’amore, e nella santificazione con modestia. Dopo aver detto che Adamo non fu sedotto, ma la donna, essendo stata sedotta, cadde in trasgressione, Paolo dice: “Nondimeno sarà salvata partorendo figliuoli, se persevererà nella fede, nell’amore e nella santificazione con modestia” (1 Tim. 2:15). Ma che significa che la donna sarà salvata partorendo figliuoli? Significa che ella sarà salvata dopo aver partorito dei figli. State attenti che queste parole non significano che una donna sterile che non può avere figli, quando morirà andrà all’inferno! E neppure che se una giovane moglie muore senza avere il tempo di partorire figli, andrà all’inferno! Se una donna credente per essere salvata deve per forza di cose avere figli, ciò significherebbe che tutte le donne sarebbero obbligate a sposarsi per avere figli, ma noi sappiamo che ci sono delle vergini che rimangono per tutta la loro vita in questa condizione, cioè non si maritano, perchè il padre loro ha determinato di serbarle vergini e di non darle a marito (come dice Paolo ai Corinzi). Che dobbiamo dire allora di queste donne? Che non saranno salvate perchè non hanno avuto figli? Così non sia. Innanzi tutto bisogna dire che Paolo non ha detto che la donna sarà salvata se partorirà figli, ma ‘partorendo figliuoli’, e poi che subito dopo spiega a quali condizioni ella sarà salvata, dicendo: “Se persevererà nella fede, nell’amore, e nella santificazione con modestia” (1 Tim. 2:15); questo ‘se’ all’inizio della frase spiega chiaramente che cosa deve fare qualsiasi donna credente, sia maritata che non maritata, per essere salvata: Ella deve perseverare nella fede, nell’amore, e nella santificazione compiuta nel timore di Dio. “La donna sarà salvata partorendo figliuoli” (1 Tim. 2:15), significa che Dio vuole che la donna maritata abbia figliuoli; lo stesso Paolo a Timoteo disse: “Io voglio dunque che le vedove giovani si maritino, abbiano figliuoli…” (1 Tim. 5:14), e questo conferma che colei che si sposa deve volere avere figli e partorirli. Dico che deve volere, perchè ci sono alcune donne che non vogliono avere figli. ….’ (Dal mio scritto Una parola d’esortazione alle donne, che è sul sito nella sezione ‘Insegnamenti ed esortazioni’). Se tu quindi, fratello, fossi andato a leggerti questa mia spiegazione non ci avresti attribuito questa falsa interpretazione di quelle parole di Paolo.
Ribadisco perciò, anche in questa mia risposta a te, che è chiaro che non può essere questo il significato di quelle parole di Paolo perchè altrimenti si dovrebbe dedurre che Paolo insegnava che le donne che non si sposano o quelle che si sposano ma che sono sterili, o magari che non possono partorire perchè il marito non può dare loro figli, andranno in perdizione. E questo non può essere, anche perchè lui dice che il padre che non dà la propria figlia a marito fa una cosa buona (cfr. 1 Cor. 7:38). E poi se leggi attentamente tutto il versetto ti accorgerai a quali condizioni sarà salvata la donna, sposata o nubile che sia, ‘sarà salvata ….. se persevererà nella fede, nell’amore e nella santificazione con modestia’ (1 Tim. 2:15). E’ chiaro dunque che una donna sposata che non può avere figli o una che non è sposata non andrà all’inferno se persevererà nella fede, nell’amore e nella santificazione con modestia. A noi pare molto chiara la cosa. Rimane però vero che la donna sposata è giusto che abbia figli e che lei e suo marito non impediscano il concepimento.
Quindi anche il marito ha l’obbligo di procreare; ovviamente nel caso non è in grado di farlo, il discorso di prima vale anche per lui. Come anche il discorso di prima vale anche nel caso l’uomo rimanga celibe e non generi figli, perché è assurdo e antibiblico dire che un uomo che non genera figli perché è sterile o perché ha deciso di non sposarsi avendo ricevuto da Dio questo dono, andrà in perdizione. Anche lui sarà salvato se persevererà nella fede fino alla fine, a prescindere se sia sposato con figli o senza figli (perché è sterile), o celibe.
Spero che adesso tu abbia capito appieno la spiegazione che diamo a questo versetto biblico
Nota: il fratello ha poi risposto: ‘Cari fratelli, grazie per la vostra risposta. Purtroppo non ho il tempo materiale di leggere tutte le vostre pubblicazioni e-mail… sono contento che le mie prime impressioni erano sbagliate. Infatti ero convinto che non avreste avuto quelle idee, ma resto convinto comunque che quel versetto di Timoteo non voglia proprio dire che “una donna debba fare figli e tanti” ……..’
28. Che cosa significa tentare Dio? in che maniera lo si può tentare?
Per rispondere a queste tue domande citerò una tentazione che subì Gesù da parte di Satana. Matteo dice: “Allora il diavolo lo menò seco nella santa città e lo pose sul pinnacolo del tempio, e gli disse: Se tu sei Figliuol di Dio, gettati giù; poiché sta scritto: Egli darà ordine ai suoi angeli intorno a te, ed essi ti porteranno sulle loro mani, che talora tu non urti col piede contro una pietra. Gesù gli disse: Egli è altresì scritto: Non tentare il Signore Iddio tuo” (Matt. 4:5-7). Ora, come si può vedere, nel momento in cui il diavolo cercò di indurre Gesù a compiere un gesto eclatante quale quello di buttarsi giù dal pinnacolo del tempio di Gerusalemme citandogli finanche una promessa di Dio scritta nella Scrittura, promessa che assicura la protezione di Dio, Gesù rispose dicendo che è altresì scritto di non tentare Dio. Dunque, accondiscendere a quella proposta di Satana sarebbe equivalso – secondo Gesù – a tentare Dio, nonostante ci fosse la promessa divina che Dio lo avrebbe protetto. Protezione che però non si sarebbe verificata in questo caso perché Gesù con quell’atto avrebbe tentato il Padre suo, facendo qualcosa che non rientrava nella volontà del Padre verso di lui. Gesù si rese immediatamente conto del pericolo che si nascondeva dietro quella proposta di Satana (dietro ogni sua proposta e offerta si cela sempre un pericolo), e si rifiutò di dargli retta. Tentare Dio da parte di Gesù dunque in quella circostanza avrebbe significato indurre Dio a non proteggere il suo Figliuolo, con tutte le nefaste conseguenze che ne sarebbero scaturite. Ma in che maniera oggi si può tentare Dio?
Una maniera è quella di mettersi a maneggiare pubblicamente per esibizionismo i serpenti velenosi proclamando che Gesù ha detto che nel suo nome coloro che credono in lui “prenderanno in mano dei serpenti” (Marc. 16:18), come fanno nella loro ignoranza alcuni Pentecostali in America. Che quello che fanno è tentare Dio è confermato dal fatto che da quando è sorta questa pratica in queste Chiese, ci sono stati diversi morti in seguito al morso di questi serpenti velenosi che si maneggiano in queste chiese. Con questo non voglio però dire che un credente non può in nessuna circostanza prendere in mano un serpente velenoso, perché ciò può realmente accadere in particolari circostanze, ma questo avverrà nel nome di Cristo Gesù, per cui egli non ne avrà alcun male. (Mosè, nonostante non visse sotto la grazia, prese in mano un serpente per ordine di Dio. Cfr. Es. 4:4-5).
Un’altra maniera – in cui si può tentare Dio – è mettersi a camminare in mezzo al fuoco per dimostrare la propria fede nella parola della Scrittura che dice (nella realtà però per esibizionismo come nel caso di prima): “Quando passerai per delle acque, io sarò teco; quando traverserai de’ fiumi, non ti sommergeranno; quando camminerai nel fuoco non ne sarai arso, e la fiamma non ti consumerà” (Is. 43:2). Anche qui però va detto che non si può escludere che possa accadere che un credente si metta a camminare in mezzo al fuoco senza tentare Dio, come nel caso di Shadrac, Meshac e Abed-Nego che si trovarono a camminare in mezzo al fuoco perché vi furono gettati dal re Nebucadnetzar per punizione perché non avevano voluto prostrarsi e adorare la statua che lui aveva eretto. In quel caso infatti il fuoco non ebbe alcun potere sulla loro persona perché Dio li liberò dal fuoco (cfr. Dan. 3:1-30).
29. Un Cristiano deve soffrire? E’ normale che egli soffra?
Sì, un cristiano deve soffrire perché gli è stato dato, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui ma anche di soffrire per lui (cfr. Fil. 1:29). Le sofferenze possono essere causate da persecuzioni, da ingiurie, da necessità, e da quant’altro si può patire in questa vita per amore di Cristo.
D’altronde è anche logico che se Gesù Cristo, Colui da cui deriva il termine Cristiano, dovette soffrire molte cose da parte del mondo prima di essere glorificato, la stessa cosa aspetti colui che ha creduto in lui e segue le sue orme. “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”, disse Cristo ai suoi discepoli (Giov. 15:20); ed ancora: “Ma prima di tutte queste cose, vi metteranno le mani addosso e vi perseguiteranno, dandovi in man delle sinagoghe e mettendovi in prigione, traendovi dinanzi a re e governatori, a cagion del mio nome. …. Or voi sarete traditi perfino da genitori, da fratelli, da parenti e da amici; faranno morire parecchi di voi; e sarete odiati da tutti a cagion del mio nome” (Luca 21:12,16-17). Gli apostoli Paolo e Barnaba dissero che “dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni” (Atti 14:22); quel ‘dobbiamo’, come si può vedere, indica molto bene il fatto che le tribolazioni sono una componente normale della vita del cristiano. Non solo normale ma anche utile perché noi possiamo essere resi pazienti da Dio proprio tramite le sofferenze. Dice infatti Paolo che “l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e la esperienza speranza” (Rom. 5:3-4), e Giacomo gli fa eco dicendo: “Fratelli miei, considerate come argomento di completa allegrezza le prove svariate in cui venite a trovarvi, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compia appieno l’opera sua in voi, onde siate perfetti e completi, di nulla mancanti” (Giac. 1:2-4). Dunque, non meravigliarti per nulla delle svariate afflizioni che patirai per amore di Cristo; noi siamo destinati a questo, cioè a soffrire (cfr. 1 Tess. 3:3); e studiati di sopportarle come un buon soldato di Cristo, ricordandoti che “se abbiamo costanza nella prova, con Lui altresì regneremo” (2 Tim. 2:12) e che “le sofferenze del tempo presente non siano punto da paragonare con la gloria che ha da essere manifestata a nostro riguardo” (Rom. 8:18).
30. Perché questo mondo è così pieno di malvagità? Perché gli uomini sono disonesti, omicidi, ingiusti, spietati, ipocriti, ecc. ecc.?
A motivo del peccato che è entrato nel mondo tramite il primo uomo, cioè Adamo, e che regna nella loro vita, in altre parole perché essi sono schiavi del peccato. Gli uomini quindi non possono fare a meno di peccare perché sono suoi servi. Ma c’è qualcosa d’altro da dire a tale proposito, e cioè che dato che il peccato è qualcosa che il diavolo vuole che sia compiuto perché questo essere malvagio prende piacere in tutto ciò che dispiace a Dio, è il diavolo che spinge gli uomini a peccare a più non posso. Essi in altre parole sono nelle sue mani e lui ne dispone facendoli peccare del continuo con la loro mente e le loro opere. Quando Paolo definisce il diavolo “quello spirito che opera al presente negli uomini ribelli” (Ef. 2:2) non vuole dire altro che il diavolo opera negli uomini spingendoli a fare ogni sorta di malvagità. Per cui noi possiamo dire – in base all’insegnamento biblico – che gli uomini sono quello che sono, cioè malvagi, ingiusti, omicidi, ecc., perché sono sotto la potestà del diavolo, del principe della potestà dell’aria. Per usare dunque una espressione biblica essi sono dal diavolo perché il diavolo pecca dal principio (cfr. 1 Giov. 3:8).
Noi Figliuoli di Dio invece, essendo stati riscattati dalla potestà di Satana e posti sotto la potestà di Dio, non siamo più schiavi del peccato, cioè il peccato non ci signoreggia più (cfr. Rom. 6:14). Siamo dunque liberi rispetto al peccato, e questo grazie alla morte di Cristo Gesù che sulla croce ha annullato il peccato (cfr. Ebr. 9:26). Il suo morire fu dunque un morire al peccato (cfr. Rom. 6:10), per cui noi che siamo morti con lui al peccato, cioè che siamo stati crocifissi con lui, non serviamo più al peccato (cfr. Rom. 6:6). L’apostolo Giovanni dice che noi che siamo nati da Dio non siamo schiavi del peccato perché il seme di Dio dimora in noi e non possiamo peccare perché siamo nati da Dio (cfr. 1 Giov. 3:9). E qual è questo seme se non la sua Parola vivente e permanente tramite la quale Lui ci ha rigenerati? La differenza dunque tra i peccatori e noi che siamo nati da Dio, è che loro sono schiavi del peccato essendo sotto la potestà del diavolo, mentre noi siamo stati affrancati dal peccato mediante la fede in Cristo Gesù. Perché non ci sentiamo più spinti a peccare continuamente come quando eravamo nelle tenebre? Perchè non prendiamo più piacere a fare il male come prima di conoscere Dio? Semplice, perché siamo stati affrancati dal peccato.
31. Fratello pace del Signore….. Potresti per piacere aggiornarmi sul significato del verso che Gesù ha pronunciato: “Guai a chi scandalizza uno di questi miei piccoli” se non ricordo male il verso……. ?
Fratello, le parole esatte che Gesù Cristo proferì a tale riguardo sono le seguenti: “Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse sommerso nel fondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! Poiché, ben è necessario che avvengan degli scandali; ma guai all’uomo per cui lo scandalo avviene! Ora, se la tua mano od il tuo piede t’è occasion di peccato, mozzali e gettali via da te; meglio è per te l’entrar nella vita monco o zoppo che l’aver due mani o due piedi ed esser gettato nel fuoco eterno. E se l’occhio tuo t’è occasion di peccato, cavalo e gettalo via da te; meglio è per te l’entrar nella vita con un occhio solo, che l’aver due occhi ed esser gettato nella geenna del fuoco. Guardatevi dal disprezzare alcuno di questi piccoli; perché io vi dico che gli angeli loro, ne’ cieli, vedono del continuo la faccia del Padre mio che è ne’ cieli” (Matteo 18:6-10). Ed in base a queste parole, coloro che scandalizzano o disprezzano i piccoli fanciulli che credono in Gesù Cristo, sono maledetti. Ma in che maniera si possono scandalizzare o disprezzare questi piccoli fanciulli? Una delle maniere è quella di violentarli sessualmente, come fanno i pedofili, gente malvagia e riprovata, che arrivano ad abusare sessualmente di piccoli fanciulli che credono in Gesù. Un’altra maniera è quella di insegnare a questi piccoli fanciulli a compiere il male, come rubare, ammazzare, bestemmiare, ubriacarsi, o avere atti sessuali con altri bambini, ecc. E questo lo si fa anche dando loro il cattivo esempio. In questa maniera, i piccoli fanciulli sono scandalizzati, e sono trascinati all’incredulità e alla malvagità. E questo è grave agli occhi di Dio. Non importa se chi scandalizza uno di questi piccoli fanciulli è un credente o un non credente, un parente o un amico, chi si comporta in questa maniera verso questi piccoli fanciulli, riceverà da Dio la giusta punizione, la condanna eterna.
Voglio anche dire però che se un padre riprende o castiga il proprio bambino per dei suoi misfatti, per delle sue disubbidienze; egli non scandalizza il fanciullo; e questo perchè la Scrittura ordina di correggere e percuotere i propri figli quando fanno il male. Per esempio è scritto: “Correggi il tuo figliuolo; egli ti darà conforto, e procurerà delizie all’anima tua” (Prov. 29:17), ed anche: “Non risparmiare la correzione al fanciullo; se lo batti con la verga, non ne morrà; lo batterai con la verga, ma libererai l’anima sua dal soggiorno de’ morti” (Prov. 23:13-14). Dico questo perchè oggi purtroppo alcuni nella loro ignoranza pensano che correggere o percuotere il proprio bambino quando lo merita, equivale a scandalizzarlo. Nessuno ti seduca con vani ragionamenti.
32. Il fatto di aver chiamato la forza pubblica per una famiglia che mi disturbava per farli riprendere può essere motivo di scandalo?
Sì, credo che un tale comportamento possa essere anzi è motivo di scandalo e questo perchè come discepoli di Cristo noi siamo chiamati a sopportare con pazienza le ingiustizie che compiono nei nostri riguardi gli altri e non dobbiamo ricorrere alla polizia o ai carabinieri per azzittire o per mettere in carcere coloro che ci disturbano o ci attaccano. Gesù Cristo ci ha lasciato un esempio perchè lui che di torti, di oltraggi ne ricevette tanti, non ricorse mai alla forza pubblica di quel tempo per riprendere o punire coloro che gli rendevano male per bene. L’apostolo Pietro dice che Gesù Cristo “si rimetteva nelle mani di Colui che giudica giustamente” (1 Pietro 2:23).
Io ti invito quindi, la prossima volta che questa o un altra famiglia ti disturberà, di non chiamare la forza pubblica per farli riprendere; sopporta, prega per loro, aspetta che Dio ti faccia giustizia, sì perchè Egli “fa giustizia ad ognuno” (Prov. 29:26), questo dice la Scrittura, io l’ho sperimentato tante volte. E poi ti dico un’altra cosa, ricordati che è scritto: “Quando l’Eterno gradisce le vie d’un uomo, riconcilia con lui anche i nemici” (Prov. 16:7), perchè io ho visto personalmente che quando uno si comporta in maniera onesta e pia, Dio converte i suoi nemici in amici. Non dico che questo succeda sempre, però ti posso assicurare che in alcuni casi succede. Quindi spera nel Signore che coloro che ti disturbano diventino tuoi amici.
33. Secondo te un Cristiano che suona in Chiesa può suonare nel mondo?
Un credente, a prescindere che suoni o non suoni nel locale di culto, è bene che si astenga dal mettersi a suonare le canzoni del mondo sia dentro che fuori dal locale di culto perchè la cosa costituisce una concupiscenza mondana da cui noi cristiani ci dobbiamo astenere (cfr. Tito 2:12).
34. …. Le scrivo per conoscere il parere di un religioso nei confronti di una donna anch’egli sposata con due bambini e che per sei lunghi anni si è dichiarata apertamente e con estrema convinzione innamorata di me dopo poco tempo che ci siamo conosciuti ….
34. Non so se sia pertinente in quest’utile e preziosa rubrica; chi le scrive è un uomo praticante solo un pò, credente anche se non perfetto conoscitore e legato moltissimo alla propria famiglia con una moglie e un bambino di otto anni. Le scrivo per conoscere il parere di un religioso nei confronti di una donna anch’egli sposata con due bambini e che per sei lunghi anni si è dichiarata apertamente e con estrema convinzione innamorata di me dopo poco tempo che ci siamo conosciuti. Detto così potrebbe sembrare anche concepibile magari nelle more di un rapporto adultero e peccaminoso, ma quello che complica il concepimento se pur spregiudicato di questa storia è che questa donna già diversi anni prima di conoscermi aveva iniziato un cammino di vita con un movimento religioso cattolico. E che durante la nostra relazione lei continuava a seguire sempre con maggior coinvolgimento e sacrificio di tutta la famiglia tanto da giungere a delle mete spirituali molto alte: dal battesimo nel loro rito alla promessa solenne di castità ecc.. ma ogni volta che il conseguente senso di colpa e di peccato l’allontanava da me succedeva che il profondo amore e il conseguente dolore per la mia lontananza la faceva inevitabilmente tornare con la più profonda convinzione di aver trovato in me la sua vita. Io le debbo confessare che forse illuso da queste forti conflittualità, vissute con dolore e angoscia da parte sua, me ne sono innamorato non senza renderlo visibile a lei che consapevolmente apprezzava e contraccambiava in maniera se pur sofferta molto convincente. Ora la storia sembra essersi conclusa (forse) definitivamente con chiara convinzione da parte sua che continua a vivere la sua spiritualità lasciando me in preda allo smarrimento e al dolore per la perdita di qualcosa che credevo vero, sincero e indistruttibile. Prima di odiarla vorrei capire se veramente questa donna ha soltanto tradito per sei lunghi anni me, il marito, e soprattutto Dio che lei dichiarava di amare immensamente. La ringrazio anticipatamente confidando nella sua comprensione.
Risposta
….., innanzi tutto premetto che non sono un uomo religioso della chiesa cattolica romana, ma un Ministro del Vangelo (Cristiano Evangelico). Poi voglio dirle che alla luce della Scrittura davanti a Dio il suo rapporto con quella donna sposata era un rapporto illecito e peccaminoso perchè è chiaramente detto dalla Scrittura di non commettere adulterio (Esodo 20:14). Lei mi chiede se la donna ha tradito lei, il marito, e soprattutto Dio. Guardi, di certo questa donna ha tradito per un certo tempo suo marito, come naturalmente lei ha tradito sua moglie. Posso anche dirle che questa donna ha tradito pure lei, ma d’altronde questa è la condotta della donna adultera, ella tradisce anche i suoi amanti. Questo tipo di donna è chiamata dalla Bibbia ‘donna corrotta’ (Proverbi 6:26). Non importa proprio nulla se essa è una donna religiosa, essa è corrotta. Questo tipo di donna ha anche “dimenticato il patto del suo Dio” (Proverbi 2:17). Spero comunque che questa donna un giorno possa ravvedersi dei suoi misfatti e nascere di nuovo. Io capisco la sua delusione, ma d’altronde la donna adultera illude e fa illudere coloro che cadono nelle sue grinfie, ella produce forti delusioni in coloro che riesce a sedurre con le sue lusinghe. Io spero vivamente che la decisione di questa donna di lasciarla sia definitiva e che quindi questa relazione illecita sia veramente terminata; e dico questo per il suo bene perchè per certo lei ne avrà del bene da questa rottura. Viva lietamente con la sposa della sua gioventù, e si goda il suo piccolo bambino, ma lasci perdere sia questa donna che qualsiasi altra donna. Tutto ciò però non deve assolutamente portarla a odiare quella donna, o a farle alcunché di male. La esorto veramente a non nutrire nessun odio verso questa donna.
Dalla sua lettera traspare che lei non è ancora nato di nuovo, per cui la invito a pentirsi dei suoi peccati e a credere in Gesù Cristo, cioè che lui è morto per i nostri peccati e risuscitato il terzo giorno. Quando lei farà questo si sentirà nascere di nuovo, e per lei comincerà una vita nuova, le cose vecchie saranno passate e diventeranno nuove. Lei avrà la certezza di essere perdonato dei suoi peccati (certezza che non può avere fino a che confesserà i suoi peccati ad un uomo quale il prete), e di avere la vita eterna per cui quando morirà andrà in cielo con il Signore. Ma sappia pure, che se rifiuta di ravvedersi e di credere nel Signore, quando morirà per lei si apriranno le porte dell’inferno.
Continui a visitare il nostro sito, troverà tra le altre cose anche tante testimonianze di cattolici romani convertitisi a Cristo.
Dio la benedica e le riveli il suo figliuolo Gesù Cristo.
35. Caro fratello ti volevo porre una domanda. Come deve comportarsi un giovane di 15 anni con i suoi genitori se gli impediscono di frequentare una comunità o di avere contatti con amici credenti e può leggere la sua Bibbia solo di nascosto ai genitori?
In base a quello che insegna la Scrittura i figli devono essere sottomessi ai genitori, ma questa sottomissione deve essere nel Signore infatti è scritto: “Figliuoli, ubbidite nel Signore a’ vostri genitori, poiché ciò è giusto” (Efesini 6:1). Cosa significa questo? Che se un genitore ordina a suo figlio di fare qualcosa che si oppone alla volontà di Dio, questo non deve ubbidirgli in quella specifica cosa perchè l’ubbidienza non è nel Signore. Nel caso da te menzionatemi dunque, questo giovane di 15 anni farà bene a disubbidire ai suoi genitori, recandosi regolarmente al culto o incontrandosi con altri fratelli.
Vedi, fratello, la sottomissione ai genitori è un pò come la sottomissione alle autorità stabilite da Dio in una nazione; fino a che questa sottomissione non implica disubbidire a Dio allora alle autorità si deve ubbidire, ma nel caso la sottomissione implica disubbidire a Dio, allora alle autorità va disubbidito per piacere a Dio. Durante la persecuzione fascista, quando le autorità fasciste vietavano ai nostri fratelli qui in Italia di radunarsi per rendere il loro culto a Dio, i nostri fratelli continuarono a radunarsi di nascosto pur di non disubbidire a Dio (arrivarono persino a radunarsi nei campi, nelle cave, nelle grotte) non facendosi spaventare dalle minacce delle autorità fasciste. Certo, tanti fratelli furono presi e puniti per questa loro disubbidienza alle autorità, ma essi si considerarono felici di essere perseguitati per questo motivo sapendo che si trattava di una persecuzione a motivo di giustizia. Quindi, che questo giovane continui a radunarsi con i fratelli, non curante delle eventuali persecuzioni e punizioni da parte dei suoi genitori. Dio sarà con lui, e lo onorerà. Beato lui se dovrà patire persecuzioni e punizioni ingiuste da parte dei suoi genitori per motivo di giustizia. Amen.
Del resto, stai saldo nella fede e combatti per essa.
Dio ti benedica.
36. E’ peccato per le donne usare il rasoio nelle gambe? Io ho sentito tante volte dire di sì, e la spiegazione era questa: ‘Dobbiamo lasciare come Dio ha dato, se abbiamo i peli è perchè Dio vuole che noi li abbiamo e non dobbiamo toglierli’, ma io ho sempre pensato: ‘Dio ha dato a noi anche le unghie e perché allora noi tagliamo le unghie e non le lasciamo crescere come i peli delle gambe?
Sì, è sbagliato che le donne si depilino le gambe come anche sotto le ascelle, e questo perché questi peli sono parte del corpo umano che Dio le ha dato e non devono essere rimossi o fatti sparire. Per quale motivo poi esse compiono questa depilazione? Per non mostrarli, dato che oggi esse indossano particolarmente quando fa caldo certi capi di abbigliamento che mettono in mostra sia tutte o quasi le loro gambe e sia le loro ascelle. Per cui esse considerano sconveniente fare vedere questi peli in queste loro parti del corpo!! I peli sulle gambe e sotto le ascelle, secondo queste donne, si addicono agli uomini, ma non alle donne!!! E’ un fatto di estetica dunque, e per questo sono sorte le estetiste, per rimuovere dal corpo della donna questi peli così ingombranti e così brutti!! Se quindi le donne si vestissero in maniera decente e decorosa (sempre con gonne lunghe e camicie a maniche lunghe) non ci sarebbe proprio nessun bisogno di depilarli. Come non ci sarebbe il bisogno della depilazione se le donne non si andassero a mettere in costume, mezze nude, sulle spiagge dei mari, dei laghi, dei fiumi, e sulle sponde delle piscine. Ma, ahimè, la donna oggi, si è emancipata, e si considera del tutto libera di mostrare il suo corpo a più non posso, soprattutto quando fa caldo, e per fare questo naturalmente deve rimuovere i suoi peli ‘superflui’ che superflui però non sono. Così si può sentire finalmente attraente, sicura, seducente!! Che inganno che Satana è riuscito a perpetrare per l’ennesima volta nei confronti della donna!
Per ciò che poi concerne il paragone che tu fai tra il tagliare i peli e il tagliare le unghie, esso non è un paragone per nulla appropriato e questo perché nel caso della depilazione non si tratta di accorciare i peli, ma di toglierli del tutto con la loro radice in certi casi, mentre nel caso delle unghie non vengono fatte sparire o estirpate del tutto dalle mani e dai piedi perché le unghie continuano ad esistere, a svolgere la loro funzione naturale assegnatagli da Dio e rimangono ben visibili. Le cose quindi sono completamente differenti e non possono essere messe sullo stesso livello. E poi, ribadisco i peli che sia gli uomini che le donne hanno sul loro corpo sono utili perché li ha posti là Dio e Dio non fa nulla di inutile perchè “ha fatto ogni cosa per uno scopo” (Proverbi 16:4). E poi, come dice Paolo: “Le membra del corpo che paiono essere più deboli, sono invece necessarie” (1 Corinzi 12:22). Sono deboli i peli del corpo? Certo che sì, eppure come tu vedi sono delle parti del corpo necessarie. Possiamo anche non sapere quali siano le loro specifiche funzioni, ma certamente ce le hanno, e se vengono a mancare il corpo dell’essere umano ne risentirà in peggio e non in meglio. Naturalmente, essendo contrario alla depilazione femminile sono anche contrario alla depilazione maschile, sì perché ci sono anche gli uomini che si fanno depilare certe parti del corpo pensando che certi peli vanno rimossi perché imbarazzanti e quant’altro.
37. Avrei anche io una domanda da porti: riguardo ai credenti che non devono andare al mare, non ti sembra di esagerare?
No, non penso di esagerare a riguardo all’andare al mare definendolo un malcostume perché la Scrittura me lo fa capire e la mia coscienza me lo attesta per lo Spirito. Io peraltro so cosa significa andare al mare, in piscina, al lago, ecc., perchè a suo tempo, quando ancora non conoscevo Dio, ci andai pure io e ti posso assicurare che è un pantano fangoso tramite cui ci si contamina spiritualmente. Non capisco proprio come si possa tollerare un comportamento così sconveniente che trascina l’uomo all’impurità perchè gli fa vedere donne nude o mezze nude e in maniera inevitabile, e ripeto inevitabile, lo porta a pensare cose malvage, e in alcuni casi anche alla fornicazione e all’adulterio. Ricordati di Davide che dopo avere visto Bath-Sceba bagnarsi la mandò a chiamare e si giacque con lei mettendola incinta. Che cosa trascinò Davide all’adulterio? La concupiscenza degli occhi. Egli vide quella bellissima donna bagnarsi (la stessa cosa che si vede oggi sulle spiagge dei mari) e poi la desiderò così ardentemente da andarsi a giacere con lei. Quindi, non ingannarti, andare al mare è qualcosa di sbagliato perchè tramite la vista di donne seminude o nude ci si contamina.
Poi se qualcuno ritiene di avere il diritto di andare a pascere i suoi occhi delle nudità delle donne, e che il suo corpo pur essendo il tempio dello Spirito possa essere scoperto a suo piacimento e darlo in pasto agli sguardi delle donne; o se è sposato che egli abbia il diritto di fare spogliare sua moglie e di farla guardare mezza nuda dagli uomini, allora sappi che arriverà il giorno che Dio gli darà una lezione che non dimenticherà, naturalmente perchè lo ama e vuole il suo bene. Non pensare che Dio rimanga indifferente alla nostra caparbietà di cuore, perchè lui ci castiga quando lo meritiamo.
38. Riguardo al fumo, sappiamo benissimo che in Inghilterra un mucchio di credenti fumano la pipa ……
38. Riguardo al fumo, sappiamo benissimo che in Ighilterra un mucchio di credenti fumano la pipa, senza per questo scandalizzare nessuno; è una questione di cultura locale ecc. Il versetto che tu menzioni e che tutti conosciamo bene I Cor. 3:17, quanti di noi riescono a metterlo in pratica? Del resto Gesù è venuto a darci la grazia proprio perché non siamo in grado di adempiere la legge. E del resto come tu stesso affermi poco più avanti, citando un altro versetto “tutti hanno peccato…”. Vedi fratello, vivendo in questo mondo non possiamo e non dobbiamo chiuderci in una campana di vetro o andarcene sui monti come gli eremiti, anzi dobbiamo vivere in esso e lottare con l’aiuto del Signore affinché tenga lontano da noi ogni forma di tentazione e cercare di essere il più possibile sotto la sua protezione. Senza poi dimenticare ciò che l’apostolo Paolo dice di sè stesso: “…con la carne servo il peccato ecc.”, “chi mi trarrà da questo corpo di morte?”. Grazie Gesù! tu hai fatto tutto ciò che noi non siamo in grado di fare.
Risposta
Riguardo al fumare, ribadisco che è peccato e che un credente deve astenersi dal fumare per non distruggere il suo corpo che è il tempio dello Spirito Santo. Il fatto poi che ci siano credenti che in alcuni posti fumano ‘tranquillamente’ senza che nessuno dica loro niente, cosa questa che so benissimo non deve autorizzare nessuno a dire che si tratta di una questione di cultura locale, perchè così non è. Il peccato è peccato in qualsiasi nazione e in qualsiasi cultura. Io sono stato in Inghilterra e ti posso assicurare che ci sono credenti là che dicono le medesime cose che dico io sul fumare. Li ho conosciuti e ci ho parlato. Io ci ho vissuto in Inghilterra e ti posso dire che anche là ci sono credenti che senza mezzi termini definiscono il fumare un vizio e un peccato e che rimangono scandalizzati nel vedere altri credenti fumare, dentro o fuori al locale di culto non importa. Se poi qualcuno ancora non riesce a smettere di fumare, occorre esortarlo ad abbandonare il fumo per il suo bene. Ma attenzione a non tollerare il fumo, come anche qualsiasi altro peccato o vizio. La santificazione non è qualcosa di facoltativo, ma di obbligatorio che dobbiamo procacciare e fare procacciare esortando ed essendo d’esempio.
39 ….. La figlia del pastore ha detto che non è detto che la coppia debba avere tanti figli, perchè si devono prendere in considerazione tanti fattori. …..
39. In una domenica del mese scorso stavo facendo insieme alla figlia del pastore e altre due persone la scuola domenicale e l’argomento era il matrimonio e di conseguenza la formazione di una nuova famiglia. La figlia del pastore ha detto che non è detto che la coppia debba avere tanti figli, perchè si devono prendere in considerazione tanti fattori. Al momento non mi venivano in mente versetti che potessero in qualche modo contrastare questa sua opinione (premetto che la mia idea a riguardo è che è Dio a decidere quanti figli una coppia cristiana dovrebbe avere e non l’uomo e la donna). Da questo suo discorso ho tratto due conclusioni: 1) che anche la coppia cristiana possa far uso di metodi anticoncezionali per non avere figli; 2) come è scritto nelle lettere di Paolo in 1 Corinzi 7:5, si può scegliere l’astinenza (ma ritengo che anche questo alla fine diventi un metodo per non avere figli e non sia usato per la preghiera). Credo di aver espresso i miei dubbi a riguardo.
Risposta
Per il resto sono contento nel sentirti dire che deve essere Dio a decidere quanti figli dare alla coppia. Non avere dubbi alcuni a riguardo, la Scrittura è chiara a riguardo. Crescete e moltiplicate, disse Dio all’uomo e alla donna; e la donna sarà salvata partorendo figliuoli se persevererà nella fede, nell’amore e nella santificazione con modestia, dice Paolo a Timoteo. E poi sappi che i figli sono una benedizione per la coppia, la nascita di un figlio rappresenta sempre un grande e felice evento in una famiglia, e la donna nel mettere al mondo dei figli si sente profondamente soddisfatta. Quando consideri che l’uomo e la donna sono degli strumenti nelle mani di Dio per fare venire al mondo delle nuove creature che prima non esistevano, come si fa a cercare di impedire il concepimento? Non pensi che si tratti di una grande opportunità e di un meraviglioso privilegio che uomo e donna hanno ricevuto da Dio? Cose che purtroppo come tu sai non tutte le coppie hanno perché uno dei due o ambedue sono sterili. Il passo da te citato dalla lettera ai Corinzi, permette sì l’astinenza sessuale tra marito e moglie per un certo tempo, ma solo al fine di darsi alla preghiera e al digiuno, ma non per impedire che la propria moglie rimanga incinta!!! Taglia rettamente la parola della verità, e te ne troverai sempre bene.
La grazia del nostro Signore sia con te
40. Ho scritto perché desideravo sapere cosa ne pensate alla luce delle Scritture della cremazione e soprattutto della donazione degli organi, visto che in questi giorni l’Italia è stata confrontata con quest’ultimo soggetto. Beh, per quanto riguarda l’eutanasia non c’è ombra di dubbio, viene esplicitamente condannata dalla Parola di Dio, ma per la donazione degli organi? Alla fine noi come credenti doniamo il sangue e non siamo d’accordo con i Tdg i quali per un’errata interpretazione di alcune Scritture dell’A.T., in particolar modo Levitico 17, non donano il sangue. E’ uguale donare sangue e donare organi?
Fratello nel Signore, a riguardo della donazione degli organi la mia convinzione l’ho già espressa in un’altra risposta per cui ti invito ad andarti a leggere la risposta che ho già dato in merito ad essa. Vengo quindi alla cremazione e alla donazione del sangue.
Per ciò che concerne la cremazione (che consiste nel ridurre in cenere, mediante il fuoco e un grande calore, le spoglie mortali raccogliendole in un’apposita urna) sono contrario perché la Scrittura mi insegna che sia mentre Gesù era in terra che sia dopo ai giorni degli apostoli, i discepoli del Signore venivano seppelliti e non cremati e ridotti in polvere per mezzo del fuoco. Lazzaro fu seppellito in un sepolcro (cfr. Giov. 11:17); Giovanni Battista fu anch’egli seppellito (cfr. Mat. 14:12); Stefano fu seppellito (cfr. Atti 8:2). Ma potrei pure citare tanti esempi ancora più antichi, come per esempio quelli di Abrahamo, Isacco e Giacobbe, tutti e tre seppelliti (cfr. Gen. 25:9; 35:29; 50:12-13). E che dire poi dell’esempio di Mosè del cui seppellimento viene detto quanto segue: “E l’Eterno lo seppellì nella valle, nel paese di Moab, dirimpetto a Beth-Peor; e nessuno fino a questo giorno ha mai saputo dove fosse la sua tomba” (Deut. 34:6)? Nota molto bene che in questo caso fu Dio stesso a seppellirlo!!! Ma di esempi di santi uomini che furono seppelliti ne potrei fare degli altri.
Quindi la maniera corretta di trattare i cadaveri è quella di seppellirli. Ma io dico: ‘Ma perché mai dovremmo ridurre noi in polvere i corpi morti dei santi, invece di farli ridurre in polvere da Dio col passare del tempo? Sì, da Dio perché è scritto nei Salmi: “Tu fai tornare i mortali in polvere e dici: Ritornate, o figliuoli degli uomini” (Sal. 90:3). Perché voler fare quello che Dio ha stabilito di fare lui stesso, cioè fare tornare in polvere i mortali? In verità, non c’è nessuna ragione, almeno io non ne vedo nessuna.
Forse qualcuno dirà che in questa maniera si risolve il problema dei cimiteri che sono strapieni! Ciance, solo ciance. Qualche cimitero disposto ad accogliere il cadavere di qualcuno ci sarà sempre. Qualcun’altro dirà che in questa maniera vuole conservare in casa le ceneri del suo morto, allora egli è da riprendere perché simili cose non si addicono ai santi; la polvere dei morti deve rimanere al cimitero. Ci potrebbe poi essere chi dice che ha deciso di farsi cremare perché oggi la cremazione rappresenta la forma di sepoltura più economica; ma anche in questo caso egli è da riprendere perché non si può andare contro la Parola di Dio neppure per risparmiare del denaro.
Recentemente la Chiesa Cattolica Romana si è schierata a favore della cremazione, e un suo noto esponente per appoggiare questa decisione ha detto che tanto per Dio risuscitare uno che è stato cremato e uno che non è stato cremato, non cambia nulla!!! La stessa cosa, nella sostanza che dicono tutti quegli Evangelici che sono anch’essi a favore della cremazione. Ma certo che non cambia nulla, perché Dio è onnipotente! Ma non è questo il punto, cioè qui non c’entra la resurrezione dei morti che non si può impedire certo cremando i cadaveri dei morti; il punto è di non intromettersi in qualcosa che spetta solo a Dio, cioè nel fare tornare in polvere il cadavere.
Colgo l’occasione quindi per esortare i credenti a rifiutare di farsi cremare e di cremare dei loro parenti. Lasciamo che siano i pagani che non conoscono Dio a fare queste cose con i loro cadaveri o con quelli dei loro cari, ma noi figliuoli di Dio asteniamocene.
Per ciò che riguarda la donazione del sangue io non lo dono e non lo voglio neppure da un altro; il sangue è qualcosa di estremamente personale che io ritengo è meglio non dare e neppure ricevere. E poi è risaputo che la pratica della trasfusione di sangue è pericolosa perché si possono contrarre delle gravi malattie (come per esempio l’epatite virale e l’infezione da virus HIV responsabile dell’AIDS), cosa che peraltro avviene, infatti sono tanti quelli nel mondo che ogni anno muoiono dopo avere contratto una grave malattia in seguito a trasfusione di sangue. In Italia a motivo del pericolo di contrarre gravi malattie infettive in seguito a trasfusione di sangue, la legge (art. 19 del D. M del 15/01/1991) prescrive che i medici curanti hanno l’obbligo di chiedere e ottenere un valido consenso prima di ogni singola trasfusione di sangue o emoderivati. Questa norma fa capire molto bene come la trasfusione di sangue sia una pratica medica altamente rischiosa.
La cosa migliore da fare se abbiamo bisogno di sangue è invocare l’aiuto di Dio e Dio risponderà: invocami nel giorno della distretta, dice Iddio, e io te ne trarrò fuori e tu mi glorificherai (cfr. Sal. 50:15). Se è un nostro stretto familiare o un congiunto ad avere bisogno di sangue, la cosa migliore da fare è sempre la stessa, pregare Dio affinché gli crei nel corpo tutto il sangue di cui ha bisogno. Ricordati che la supplicazione del giusto, fatta con efficacia, può fare molto (cfr. Giac. 5:16).
41. Fratello Giacinto, pace. Volevo porti una domanda che forse ti sembrerà un pò sciocca: so che essere attaccati alla musica, allo sport e ad altre cose del mondo è idolatria, ma lo è anche tenere e curare degli animali in casa (nel mio caso, uccelli)?
Ascolta, per quanto riguarda il tenere degli animali in casa, ti dico questo. Occorre valutare quale sia l’utilità di questi animali ossia bisogna stabilire se il tenerli e il curarli sia utile perché nel caso tenerli e curarli non serva a nulla se non a soddisfare una passione che si ha allora è meglio sbarazzarsene per non continuare ad essere dominati da essi. L’apostolo Paolo dice: “Ogni cosa m’è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa m’è lecita, ma io non mi lascerò dominare da cosa alcuna” (1 Cor. 6:12), è questo che occorre tenere presente. Ti faccio un esempio; ci sono donne dominate dalla passione per i gatti e in casa ne tengono a decine, quella è una passione ingannatrice, è qualcosa che non viene da Dio. Anche quelli che amano i cani fino al punto da tenerne in casa o nel cortile a decine, solo per il gusto di averli, sono dominati da una passione. Devi per altro tenere presente che tenere e curare degli animali implica dispendio di energie, di tempo e di soldi, per cui se essi si tengono solo per il gusto di averli, ritengo sia meglio abbandonare questo allevamento. La cosa naturalmente cambia se per esempio uno alleva degli animali e poi li vende, insomma se si tratta di un lavoro. Qui si tengono e si curano gli animali per guadagnarsi il proprio pane (ritengo però che in questo caso questo allevamento non avvenga nella propria casa ma in un luogo apposito).
A proposito di uccelli, molti anni fa, mentre mi trovavo in Inghilterra, andai a fare visita per alcuni giorni ad una famiglia di credenti. Il capofamiglia che frequentava una comunità pentecostale teneva e curava in casa (o meglio in una piccola casetta situata nel piccolo giardino dietro casa) tanti piccioni viaggiatori che lui curava molto diligentemente e con i quali partecipava a delle gare. Ricordo che mentre ero là un giorno stavo recandomi nel giardino, quando lui mi gridò di non entrare in giardino e questo perché stavano per arrivare dei piccioni viaggiatori (che stavano partecipando ad una gara) e se mi avessero visto avrebbero indugiato a entrare nell’apposita casetta che lui aveva costruito per loro nel giardino. Lui quindi era dominato da questa passione dei piccioni, partecipava a delle gare e ogni tanto vinceva pure qualcosa. C’era poi il fatto che questi piccioni costavano pure parecchio, alcuni veramente tanto. Questo credente lavorava in un cantiere navale ma impiegava il suo tempo libero principalmente a curare e allevare quei piccioni. A me non piaceva affatto la cosa perché mi rendevo conto che a motivo di quella passione trascurava le cose di Dio. Ma lui ne era dominato.
Quindi, fratello, esamina attentamente le tue vie, prega Dio e se vedi che sei dominato dalla passione degli uccelli, che è una passione che ti distrae dalle cose di Dio, lascia perdere. Ti dico questo per il tuo bene affinché tu possa consacrarti al Signore senza distrazione.
42. Che ne pensi della pena di morte? Sei a favore o contro?
Innanzi tutto comincio col dirti che nella legislazione mosaica, e quindi nella legge che Dio diede ad Israele, era prevista la pena di morte per alcuni peccati. Vediamo quali erano questi casi.
Chi bestemmiava Dio doveva essere messo a morte, secondo che fu detto: “E chi bestemmia il nome dell’Eterno dovrà esser messo a morte; tutta la raunanza lo dovrà lapidare. Sia straniero o nativo del paese, quando bestemmi il nome dell’Eterno, sarà messo a morte” (Lev. 24:16).
La donna o l’uomo che praticava la stregoneria, secondo che fu detto: “Non lascerai vivere la strega” (Es. 22:18) e: “Se un uomo o una donna ha uno spirito o indovina, dovranno esser messi a morte; saranno lapidati; il loro sangue ricadrà su loro” (Lev. 20:27).
Chi si accoppiava con una bestia, secondo che fu detto: “Chi s’accoppia con una bestia dovrà esser messo a morte” (Es. 22:19) e: “L’uomo che s’accoppia con una bestia, dovrà esser messo a morte; e ucciderete la bestia. E se una donna s’accosta a una bestia per prostituirsi ad essa, ucciderai la donna e la bestia; ambedue dovranno esser messe a morte; il loro sangue ricadrà su loro” (Lev. 20:15-16).
Chi violava il sabato, secondo che è scritto: “Or mentre i figliuoli d’Israele erano nel deserto, trovarono un uomo che raccoglieva delle legna in giorno di sabato. Quelli che l’aveano trovato a raccogliere le legna lo menarono a Mosè, ad Aaronne e a tutta la raunanza. E lo misero in prigione, perché non era ancora stato stabilito che cosa gli si dovesse fare. E l’Eterno disse a Mosè: ‘Quell’uomo dev’esser messo a morte; tutta la raunanza lo lapiderà fuori del campo’. Tutta la raunanza lo menò fuori del campo e lo lapidò; e quello morì, secondo l’ordine che l’Eterno avea dato a Mosè” (Num. 15:32-36) e: “Sei giorni si dovrà lavorare, ma il settimo giorno sarà per voi un giorno santo, un sabato di solenne riposo, consacrato all’Eterno. Chiunque farà qualche lavoro in esso sarà messo a morte” (Es. 35:2).
L’uomo e la donna colti in flagrante adulterio: “Quando si troverà un uomo a giacere con una donna maritata, ambedue morranno: l’uomo che s’è giaciuto con la donna, e la donna. Così torrai via il male di mezzo ad Israele” (Deut. 22:22).
La donna che si prostituiva in casa di suo padre, cioè la giovane che dopo essersi sposata non veniva trovata vergine dal marito: “Se un uomo sposa una donna, coabita con lei e poi la prende in odio, l’accusa di cose turpi e la diffama, dicendo: ‘Ho preso questa donna, e quando mi sono accostato a lei non l’ho trovata vergine’, il padre e la madre della giovane prenderanno i segni della verginità della giovane e li produrranno dinanzi agli anziani della città, alla porta; e il padre della giovane dirà agli anziani: ‘Io ho dato la mia figliuola per moglie a quest’uomo; egli l’ha presa in odio, ed ecco che l’accusa di cose infami, dicendo: Non ho trovata vergine la tua figliuola; or ecco qua i segni della verginità della mia figliuola’. E spiegheranno il lenzuolo davanti agli anziani della città. Allora gli anziani di quella città prenderanno il marito e lo castigheranno; e siccome ha diffamato una vergine d’Israele, lo condanneranno a un’ammenda di cento sicli d’argento, che daranno al padre della giovane. Ella rimarrà sua moglie ed egli non potrà mandarla via per tutto il tempo della sua vita. Ma se la cosa è vera, se la giovane non è stata trovata vergine, allora si farà uscire quella giovane all’ingresso della casa di suo padre, e la gente della sua città la lapiderà, sì ch’ella muoia, perché ha commesso un atto infame in Israele, prostituendosi in casa di suo padre. Così torrai via il male di mezzo a te” (Deut. 22:13-21).
I figli ribelli e caparbi e chi malediceva e percuoteva i propri genitori: “Quando un uomo avrà un figliuolo caparbio e ribelle che non ubbidisce alla voce né di suo padre né di sua madre, e benché l’abbian castigato non dà loro retta, suo padre e sua madre lo prenderanno e lo meneranno dagli anziani della sua città, alla porta del luogo dove abita, e diranno agli anziani della sua città: ‘Questo nostro figliuolo è caparbio e ribelle; non vuol ubbidire alla nostra voce, è un ghiotto e un ubriacone;’ e tutti gli uomini della sua città lo lapideranno, sì che muoia; così toglierai via di mezzo a te il male, e tutto Israele lo saprà e temerà” (Deut. 21:18-21) e: “Chi percuote suo padre o sua madre dev’esser messo a morte. ….Chi maledice suo padre o sua madre dev’esser messo a morte” (Es. 21:15,17).
L’omicida volontario: “Ma se un uomo odia il suo prossimo, gli tende insidie, l’assale, lo percuote in modo da cagionargli la morte, e poi si rifugia in una di quelle città, gli anziani della sua città lo manderanno a trarre di là, e lo daranno nelle mani del vindice del sangue affinché sia messo a morte. L’occhio tuo non ne avrà pietà; torrai via da Israele il sangue innocente, e così sarai felice” (Deut. 19:11-13) e: “Chi percuote un uomo sì ch’egli muoia, dev’essere messo a morte. … Se alcuno con premeditazione uccide il suo prossimo mediante insidia, tu lo strapperai anche dal mio altare, per farlo morire” (Es. 21:12,14).
Il profeta o il sognatore che predicava l’apostasia dall’Eterno, o anche il proprio fratello, la propria moglie o il proprio amico che incitava ad abbandonare Dio per seguire dèi stranieri: “Quando sorgerà in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti mostri un segno o un prodigio, e il segno o il prodigio di cui t’avrà parlato succeda, ed egli ti dica: ‘Andiamo dietro a dèi stranieri (che tu non hai mai conosciuto) e ad essi serviamo’, tu non darai retta alle parole di quel profeta o di quel sognatore; perché l’Eterno, il vostro Dio, vi mette alla prova per sapere se amate l’Eterno, il vostro Dio, con tutto il vostro cuore e con tutta l’anima vostra. Seguirete l’Eterno, l’Iddio vostro, temerete lui, osserverete i suoi comandamenti, ubbidirete alla sua voce, a lui servirete e vi terrete stretti. E quel profeta o quel sognatore sarà messo a morte, perché avrà predicato l’apostasia dall’Eterno, dal vostro Dio, che vi ha tratti dal paese d’Egitto e vi ha redenti dalla casa di schiavitù, per spingerti fuori della via per la quale l’Eterno, il tuo Dio, t’ha ordinato di camminare. Così toglierai il male di mezzo a te. Se il tuo fratello, figliuolo di tua madre, o il tuo figliuolo o la tua figliuola o la moglie che riposa sul tuo seno o l’amico che ti è come un altro te stesso t’inciterà in segreto, dicendo: ‘Andiamo, serviamo ad altri dèi’: dèi che né tu né i tuoi padri avete mai conosciuti, dèi de’ popoli che vi circondano, vicini a te o da te lontani, da una estremità all’altra della terra, tu non acconsentire, non gli dar retta; l’occhio tuo non abbia pietà per lui; non lo risparmiare, non lo ricettare; anzi uccidilo senz’altro; la tua mano sia la prima a levarsi su lui, per metterlo a morte; poi venga la mano di tutto il popolo; lapidalo, e muoia, perché ha cercato di spingerti lungi dall’Eterno, dall’Iddio tuo, che ti trasse dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù. E tutto Israele l’udrà e temerà e non commetterà più nel mezzo di te una simile azione malvagia” (Deut. 13:1-11).
L’uomo che nei campi violentava una giovane fidanzata: “Ma se l’uomo trova per i campi la fanciulla fidanzata e facendole violenza si giace con lei, allora morrà soltanto l’uomo che s’è giaciuto con lei; ma non farai niente alla fanciulla; nella fanciulla non c’è colpa degna di morte; si tratta d’un caso come quello d’un uomo che si levi contro il suo prossimo, e l’uccida; poiché egli l’ha trovata per i campi; la fanciulla fidanzata ha gridato, ma non c’era nessuno per salvarla” (Deut. 22:25-27).
L’uomo e la fanciulla vergine fidanzata ad un altro ma quando la violenza sessuale avveniva in città: “Quando una fanciulla vergine è fidanzata, e un uomo, trovandola in città, si giace con lei, condurrete ambedue alla porta di quella città, e li lapiderete sì che muoiano: la fanciulla, perché essendo in città, non ha gridato; e l’uomo perché ha disonorato la donna del suo prossimo. Così torrai via il male di mezzo a te” (Deut. 22:23-24).
Chi offriva un olocausto senza portarlo all’ingresso del tabernacolo: “Di’ loro ancora: Se un uomo qualunque della casa d’Israele o degli stranieri che soggiornano fra loro offrirà un olocausto o un sacrifizio, e non lo porterà all’ingresso della tenda di convegno per immolarlo all’Eterno, cotest’uomo sarà sterminato di fra il suo popolo” (Lev. 17:8-9).
Chi avrebbe fatto un olio simile all’olio santo e un profumo simile a quello flagrante: “Quest’olio mi sarà un olio di sacra unzione, di generazione in generazione. Non lo si spanderà su carne d’uomo, e non ne farete altro di simile, della stessa composizione; esso è cosa santa, e sarà per voi cosa santa. Chiunque ne comporrà di simile, o chiunque ne metterà sopra un estraneo, sarà sterminato di fra il suo popolo’ (Es. 30:31-33) e: “E del profumo che farai, non ne farete della stessa composizione per uso vostro; ti sarà cosa santa, consacrata all’Eterno. Chiunque ne farà di simile per odorarlo, sarà sterminato di fra il suo popolo’ (Es. 30:37-38).
Chi offriva sacrifici ad altri dèi: “Chi offre sacrifizi ad altri dèi, fuori che all’Eterno solo, sarà sterminato come anatema” (Es. 22:20).
Chi rubava un uomo: “Chi ruba un uomo – sia che l’abbia venduto o che gli sia trovato nelle mani – dev’esser messo a morte” (Es. 21:16).
La figlia di un sacerdote che si prostituiva: “Se la figliuola di un sacerdote si disonora prostituendosi, ella disonora suo padre; sarà arsa col fuoco” (Lev. 21:9).
Chi offriva i propri figli a Moloc: “Chiunque de’ figliuoli d’Israele o de’ forestieri che soggiornano in Israele darà de’ suoi figliuoli a Moloc, dovrà esser messo a morte; il popolo del paese lo lapiderà” (Lev. 20:2)
L’uomo che si giaceva con sua madre ed anche la madre con cui si era giaciuto: “Se uno si giace con la moglie di suo padre, egli scopre la nudità di suo padre; ambedue dovranno esser messi a morte; il loro sangue ricadrà su loro” (Lev. 20:11).
L’uomo che si giaceva con la sua nuora: “Se uno si giace con la sua nuora, ambedue dovranno esser messi a morte; hanno commesso una cosa abominevole; il loro sangue ricadrà su loro” (Lev. 20:12).
L’uomo che aveva relazioni sessuali con un altro uomo: “Se uno ha con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna, ambedue hanno commesso cosa abominevole; dovranno esser messi a morte; il loro sangue ricadrà su loro” (Lev. 20:13).
L’uomo che si sposava la figlia e la madre e queste donne da lui sposate: “Se uno prende per moglie la figlia e la madre, è un delitto; si bruceranno col fuoco lui e loro, affinché non si trovi fra voi alcun delitto” (Lev. 20:14).
Chi si giaceva con la propria sorella: “Se uno prende la propria sorella, figliuola di suo padre o figliuola di sua madre, e vede la nudità di lei ed ella vede la nudità di lui, è una infamia; ambedue saranno sterminati in presenza de’ figliuoli del loro popolo; quel tale ha scoperto la nudità della propria sorella; porterà la pena della sua iniquità” (Lev. 20:17).
L’uomo che si giaceva con una donna durante i suoi corsi e la donna: “Se uno si giace con una donna che ha i suoi corsi, e scopre la nudità di lei, quel tale ha scoperto il flusso di quella donna, ed ella ha scoperto il flusso del proprio sangue; perciò ambedue saranno sterminati di fra il loro popolo” (Lev. 20:18).
Come puoi dunque vedere da te stesso secondo la legge di Mosè talune trasgressioni dovevano essere punite con la morte; dico talune e non tutte perché c’erano degli errori per i quali si dovevano offrire dei sacrifici.
Fermo restando questo però, bisogna tenere presente che con la venuta di Cristo in mezzo al popolo di Dio non è più contemplata la pena di morte per coloro che compiono per esempio dei peccati contro natura, o uccidono volontariamente il loro prossimo, o si danno all’occultismo, o per coloro che vengono trovati in flagrante adulterio e così via. Questo significa che noi Cristiani non abbiamo né il diritto e neppure il dovere di lapidare o di uccidere in altra maniera chiunque tra di noi dovesse macchiarsi di qualcuno dei peccati appena menzionati. Attenzione, questo non significa che coloro che si dànno a questi peccati non siano degni di punizione da parte di Dio o che noi li dobbiamo tollerare, affatto, ma solo che da parte nostra non possiamo metterli a morte. Quando a Gesù fu menata quella donna colta in flagrante adulterio e gli scribi e i Farisei gli dissero che Mosè nella legge gli aveva comandato di lapidare gli adulteri e gli chiesero cosa invece ne pensasse lui, Gesù rispose loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli il primo la pietra contro di lei” (Giov. 8:7) al che tutti ripresi dalla loro coscienza si misero ad uscire ad uno ad uno dal tempio. Per poter quindi lapidare coloro che come gli adulteri sono degni di essere lapidati noi dovremmo essere senza peccato, ma che dice la Scrittura? Che “se diciamo d’esser senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi” (1 Giov. 1:8). Quindi noi non siamo nella posizione di lapidare nessuno. Gesù in quell’occasione era l’unico però che avrebbe potuto condannare quella donna perché Lui era senza peccato, ma non la condannò ma le disse di non peccare più (cfr. Giov. 8:11). E noi dobbiamo seguire l’esempio di Gesù, non dobbiamo condannare nessuno: “Non condannate, e non sarete condannati” (Luca 6:37), disse Gesù un giorno. Osserviamo il suo ordine. Naturalmente coloro che peccano vanno ammoniti e se non si ravvedono tolti di mezzo all’assemblea. Difatti è anche scritto: “Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi” (1 Cor. 5:12). Ci sono anche casi in cui certi credenti trasgressori si possono con l’autorità di Dio dare in mano di Satana a distruzione della loro carne al fine di essere menati al ravvedimento. Paolo per esempio diede in man di satana quell’uomo che nella Chiesa di Corinto si teneva la moglie di suo padre (cfr. 1 Cor. 5:1-5); e in un’altra chiesa Imeneo e Alessandro affinché imparassero a non bestemmiare (cfr. 1 Tim. 1:20). Va però anche detto che il fatto che noi non abbiamo il diritto sotto la grazia di mettere a morte nessuno che si renda colpevole di certi peccati, non significa che Dio non abbia questa potestà perché lui ce l’ha e talvolta mette a morte taluni credenti a motivo delle loro trasgressioni come avvenne anticamente con Anania e Saffira e con certi credenti di Corinto. I primi per avere mentito allo Spirito Santo (cfr. Atti 5:1-11), i secondi per avere partecipato in maniera indegna alla cena del Signore (cfr. 1 Cor. 11:28-30). Dio fa sparire alcuni dalla terra dei viventi; gli fa esalare l’anima come punizione. Egli è Dio.
A questo punto però è necessario parlare anche della pena di morte come punizione che viene inflitta per certi reati in certe nazioni del mondo ancora oggi; esattamente come avveniva anticamente per esempio nell’Impero Romano dove la pena di morte veniva inflitta anche per crocifissione. Ora, dobbiamo tenere presente innanzi tutto che le autorità sono stabilite da Dio in ogni nazione e che la pena di morte viene inflitta solo per certi reati particolarmente gravi come per esempio omicidio volontario e premeditato, adulterio, sodomia, ma anche per altri reati. Quindi non è per tutti i reati che è prevista la pena di morte in queste nazioni. Certo, questa è la punizione estrema che possa essere inflitta da un tribunale umano ad un malfattore, ma è pur sempre una punizione che come abbiamo visto era già contemplata dalla legge di Mosè per certi reati. Ai giorni di Gesù, i Romani avevano la pena di morte e così anche ai giorni di Paolo, eppure né Gesù e neppure Paolo contestarono mai alle autorità romane il fatto che per certi reati infliggevano la pena di morte anzi Paolo esortò i santi a stare attenti a non fare ciò che è male per non essere puniti dalle autorità (e lui sapeva che i Romani per certe male azioni avevano la pena di morte); ecco le sue parole: “Ogni persona sia sottoposta alle autorità superiori; perché non v’è autorità se non da Dio; e le autorità che esistono, sono ordinate da Dio; talché chi resiste all’autorità, si oppone all’ordine di Dio; e quelli che vi si oppongono, si attireranno addosso una pena; poiché i magistrati non son di spavento alle opere buone, ma alle cattive. Vuoi tu non aver paura dell’autorità? Fa’ quel ch’è bene, e avrai lode da essa; perché il magistrato è un ministro di Dio per il tuo bene; ma se fai quel ch’è male, temi, perché egli non porta la spada invano; poich’egli è un ministro di Dio, per infliggere una giusta punizione contro colui che fa il male. Perciò è necessario star soggetti non soltanto a motivo della punizione, ma anche per motivo di coscienza” (Rom. 13:1-5). Nota bene come Paolo dica che coloro che si oppongono alle autorità si oppongono all’ordine di Dio e quelli che si oppongono si attirano addosso una pena, e poi che il magistrato non porta la spada in vano perché è un ministro di Dio per infliggere una giusta punizione contro colui che fa il male.
Le sue parole quindi sono un severo monito. Per ciò che mi concerne quindi io non mi sento di contestare a nessuna autorità stabilita da Dio il potere di punire con la morte certi malfattori. Non lo fecero né Gesù e neppure Paolo, perché mai lo dovrei fare io? Si tratta semplicemente di una punizione che serve come le altre punizioni come deterrente, affinché la gente non compia quei reati per i quali è prevista la pena di morte. Sono poi persuaso che in certe nazioni la pena di morte sia una maniera usata da Dio per fare sparire dalla terra degli esseri particolarmente malvagi. Che dire allora di quei casi in cui la pena di morte viene inflitta a persone che non hanno commesso quel reato, ossia quando a pagare sono le persone sbagliate? Si tratta di errori che naturalmente Dio permette per ragioni che Lui solo sa, ma che certamente saranno puniti a suo tempo da Lui medesimo. Dio è giusto e sopra le autorità terrene c’è Lui, e chi sbaglia tra le autorità pagherà i suoi errori, anche con la morte, inflitta da Lui medesimo. Le parole: “Poiché chi fa torto riceverà la retribuzione del torto che avrà fatto; e non ci son riguardi personali” (Col. 3:25) riguardano pure le autorità che con delle sentenze ingiuste fanno torto ad alcuni.
E che dire poi di quei casi in cui dei Cristiani vengono messi a morte perché professano una fede che è vietata ed illegale nella nazione in cui vivono, e quindi vengono messi a morte ingiustamente (perché agli occhi di Dio non è assolutamente degno di morte chi crede in Gesù Cristo e osserva i suoi comandamenti)? Anche qui si tratta di errori che le autorità di quella particolare nazione commettono, delle ingiustizie, per le quali Dio riverserà su di esse la sua ardente ira a suo tempo. Va però anche detto che la messa a morte dei Cristiani in qualsiasi tempo e nazione ha sempre cooperato al bene della Chiesa. In che senso? Nel senso che molti increduli nel vedere i Cristiani morire per il Vangelo si sono poi convertiti loro stessi: sembrerà strano eppure in quei paesi dove per i Cristiani c’è la pena di morte i Cristiani aumentano e non diminuiscono. Non avvenne forse la stessa cosa sotto gli imperatori romani che perseguitarono a morte i Cristiani? O ai giorni dell’Inquisizione Romana? Quindi la pena di morte inflitta ai Cristiani pur essendo una ingiustizia alla fin fine Dio la usa anche per fare moltiplicare i giusti. E’ vero che in questi casi “vi son dei giusti i quali son trattati come se avessero fatto l’opera degli empi” (Eccl. 8:14), ma questo è sempre avvenuto da che esiste il mondo e continuerà ad avvenire. Ma Dio non dimentica il sangue dei suoi santi, ma a suo tempo lo vendica. A Lui appartiene la vendetta.
Va per altro detto anche questo e cioè che in quelle nazioni dove i Cristiani vengono perseguitati a morte dalle autorità i Cristiani sono più forti nella fede perché la prova fortifica i Cristiani, li unisce, li rende pazienti. La prova della loro fede produce costanza, e la costanza compie appieno l’opera di Dio in loro (cfr. Giac. 1:2-4). E va anche detto che spesso Dio interviene con delle potenti liberazioni nei confronti dei condannati a morte; come nel caso di Pietro a Gerusalemme che fu liberato dalla prigione da un angelo del Signore la notte prima che egli fosse messo a morte (cfr. Atti 12:1-17), o come quello di Daniele gettato nella fossa dei leoni ingiustamente e poi liberato dal Signore (cfr. Dan. 6:1-27); o come ancora nel caso di Shadrac, Meshac e Abed-Nego che per essersi rifiutati di adorare la statua che il re Nebucadnetsar aveva fatto furono gettati vivi nella fornace del fuoco ma Dio mandò il suo angelo a liberarli dalle fiamme del fuoco (cfr. Dan. 3:1-30). Quindi alla fin fine è sempre Dio a decidere sulla vita dei suoi santi; e se lui ha deciso che devono continuare a vivere per dell’altro tempo impedirà che le autorità li mettano a morte, alla gloria del suo santo nome. Ed infine non ci si dimentichi che i giusti anche se sono messi a morte vanno ad abitare in cielo nella gloria, quindi non è che essi perdono qualcosa perché vanno in un posto ultraterreno migliore di questo dove stiamo noi. Per i giusti la morte è guadagno, quindi se un giusto muore condannato a morte ingiustamente ha tutto da guadagnare dalla sua dipartenza da questa valle di lagrime e di sofferenze che è la terra. Giovanni vide le anime di quelli che erano stati uccisi per la Parola di Dio in cielo (cfr. Apoc. 6:9).
Quindi per concludere, io sono contrario alla pena di morte, ma sono pienamente persuaso che se essa ancora esiste è perché Dio la permette per svariate ragioni. Chi avrebbe mai pensato per esempio che la pena di morte ai giorni di Gesù faceva parte del piano di Dio per la salvezza di tantissime anime? Non è forse vero che Gesù fu condannato a morte da un governatore romano? Meritava la morte forse? No, tanto è vero che persino il governatore Pilato disse ai Giudei che Gesù non era degno di morte, secondo che è scritto: “E Pilato, chiamati assieme i capi sacerdoti e i magistrati e il popolo, disse loro: Voi mi avete fatto comparir dinanzi quest’uomo come sovvertitore del popolo; ed ecco, dopo averlo in presenza vostra esaminato, non ho trovato in lui alcuna delle colpe di cui l’accusate; e neppure Erode, poiché egli l’ha rimandato a noi; ed ecco, egli non ha fatto nulla che sia degno di morte. Io dunque, dopo averlo castigato, lo libererò” (Luca 23:13-16), ma i Giudei insistettero così tanto che Pilato sentenziò che fosse ucciso. Che ingiustizia!!! E al suo posto fu liberato un omicida!!! Non fu forse deplorevole che Gesù, il Giusto, fosse condannato a morte? Eppure, Dio aveva prestabilito che le cose andassero proprio così e aveva preparato tutto nei più piccoli particolari, persino la maniera in cui il Giusto doveva essere messo a morte, cioè crocifisso!! Che dire? Diremo che Dio fa tutto quello che vuole e si usa delle autorità terrene per adempiere i suoi disegni che sono sempre benevoli, anche se noi non li comprendiamo, perché lui è buono.
E proprio in conclusione vorrei dire questo; noi non ci dobbiamo preoccupare se nel mondo esiste ancora la pena di morte, e non dobbiamo fare delle lotte politiche o sociali per farla abolire nelle nazioni dove essa esiste. Lasciamo fare queste proteste alla gente del mondo che per altro sa farle meglio di noi. Preoccupiamoci invece di raggiungere i condannati alla morte seconda, cioè i peccatori, con il glorioso messaggio dell’Evangelo, che è il messaggio potente a fargli scampare la morte seconda che è peggiore della prima perché consiste in un tormento eterno nel fuoco eterno. Ecco come dobbiamo impiegare le nostre forze e il nostro tempo, con l’obbiettivo di liberare il maggior numero possibile di questi condannati dalle fiamme del fuoco eterno. Non facciamoci distrarre dalla pena di morte fisica; consideriamo invece la pena della morte seconda che Dio infliggerà ai peccatori, e studiamoci di avvertire più anime possibili affinché non la ricevano. Che gioia c’è infatti se un omicida scampa alla pena di morte fisica, ma poi non scampa al tormento eterno? Non è forse meglio farlo scampare al tormento eterno? Certo che sì. Quindi, ripeto, non facciamoci distrarre da queste lotte sociali e politiche; c’è una pena di morte che il giusto giudice infliggerà a tutti i peccatori e che è immensamente più terribile di qualsiasi pena di morte inflitta ad un condannato su questa terra. Facciamo sì che i peccatori accettino Cristo Gesù e questa condanna sia tolta loro; sì perché questa condanna alla morte seconda è tolta solo quando l’uomo si ravvede e crede in Gesù Cristo.
43. E’ lecito ad una donna farsi sterilizzare?
No, non è lecito per una donna farsi sterilizzare perché questo equivale ad un rifiuto di avere un figlio o di non avere più figli dopo un certo numero, a seconda che la donna non abbia ancora neppure un figlio o ne abbia già avuti alcuni. Solo Dio può rendere sterile una donna come per esempio fece con la moglie del re Abimelec e le sue serve (cfr. Gen. 20:1-18), le quali per altro poterono poi partorire solo dopo che Abimelec restituì Sara ad Abrahamo e quest’ultimo pregò per il re.
Ma io dico, come si può reputare lecito farsi sterilizzare da un uomo, quando la sterilità di una donna è considerata dalla Scrittura una punizione inflitta da Dio? Abbiamo visto poco fa il caso della moglie e delle serve del re Abimelec, ma ci sono altre Scritture che attestano questo. Per esempio nella legge viene detto: “Se uno prende la moglie di suo fratello, è una impurità, egli ha scoperto la nudità di suo fratello; non avranno figliuoli” (Lev. 20:21) il che significa che come punizione Dio non farà avere loro figliuoli (rendendo sterile o la donna o l’uomo o ambedue).
L’uomo e la donna, una volta sposati, devono procreare in ubbidienza alla Parola di Dio che dice di crescere e di moltiplicare (cfr. Gen. 1:28), non devono in nessuna maniera impedire a Dio di dare loro un figlio o più figli. I figli sono una benedizione di Dio per la coppia, e da nessuna parte nella Scrittura sono definiti una maledizione. Il frutto del seno materno è un premio, e i figli sono una eredità che viene da Dio (cfr. Salmi 127:3), perché o donna vuoi quindi privarti di un premio o di più premi, o vuoi negare a Dio di darti un erede o più eredi? Se quindi ti era balenata nella mente l’idea di farti sterilizzare non farlo per non attirarti l’ira di Dio.
44. E’ lecito abortire?
No, non è lecito che una donna abortisca perché ciò agli occhi di Dio costituisce un omicidio. Una donna infatti nel decidere di sbarazzarsi del feto che ha in grembo non fa altro che uccidere una creatura umana sia pur ancora in via di formazione, ella infrange il comandamento che dice: “Non uccidere” (Es. 20:13). E che una donna nel prendere questa decisione commetta un peccato glielo attesta la coscienza che la riprenderà fino a che non si pentirà davanti a Dio confessandogli il suo misfatto.
Nel momento dunque in cui una donna scopre di essere rimasta incinta non le deve per nulla passare per la mente il pensiero di sbarazzarsi del feto che ha nel grembo. Ovviamente le cose sono totalmente diverse se l’aborto è spontaneo (e quindi non provocato), in questo caso la donna non può essere accusata di avere messo fine alla vita di una creatura umana.
45. E’ peccato essere ricchi?
No, un credente non commette nessun peccato nell’essere ricco, egli nel caso sia ricco in questo mondo commette peccato se è altero d’animo, se ripone la sua speranza nell’incertezza delle ricchezze anziché in Dio, e se rifiuta di far parte ai bisognosi dei suoi beni, se non è pronto a dare. Infatti Paolo dice a Timoteo di ordinare ai ricchi queste cose: “Che non siano d’animo altero, che non ripongano la loro speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma in Dio, il quale ci somministra copiosamente ogni cosa perché ne godiamo; che facciano del bene, che siano ricchi in buone opere, pronti a dare, a far parte dei loro averi, in modo da farsi un tesoro ben fondato per l’avvenire, a fin di conseguire la vera vita” (1 Tim. 6:17-19).
Il credente ricco commette peccato se sfrutta coloro che lavorano per lui, frodandoli del loro salario, se si dà ai piaceri della vita e approfitta della sua posizione sociale per fare condannare o uccidere altri credenti. Per questi tipi di credenti la Parola di Dio ha un severo ammonimento che è il seguente: “A voi ora, o ricchi; piangete e urlate per le calamità che stanno per venirvi addosso! Le vostre ricchezze son marcite, e le vostre vesti son rôse dalle tignuole. Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro a voi, e divorerà le vostre carni a guisa di fuoco. Avete accumulato tesori negli ultimi giorni. Ecco, il salario dei lavoratori che han mietuto i vostri campi, e del quale li avete frodati, grida; e le grida di quelli che han mietuto sono giunte alle orecchie del Signor degli eserciti. Voi siete vissuti sulla terra nelle delizie e vi siete dati ai piaceri; avete pasciuto i vostri cuori in giorno di strage. Avete condannato, avete ucciso il giusto; egli non vi resiste” (Giac. 5:1-6).
46. E’ peccato voler diventare ricchi?
Sì, volere diventare ricchi in questo mondo è peccato perché si smette di ubbidire alla Parola che dice: “Non siate amanti del denaro, siate contenti delle cose che avete; poiché Egli stesso ha detto: Io non ti lascerò, e non ti abbandonerò” (Ebr. 13:5). E’ risaputo infatti che uno che vuole diventare ricco, ama il denaro e non si accontenta più delle cose che possiede. E’ un cattivo desiderio dunque quello di voler diventare ricchi, tanto è vero che Paolo dice a Timoteo che “quelli che vogliono arricchire cadono in tentazione, in laccio, e in molte insensate e funeste concupiscenze, che affondano gli uomini nella distruzione e nella perdizione. Poiché l’amor del danaro è radice d’ogni sorta di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si son trafitti di molti dolori” (1 Tim. 6:9-10). Nota molto bene le cose che succedono a quelli che vogliono arricchire, cadono in tentazione, in laccio e in molte insensate e funeste concupiscenze che trascinano l’uomo alla distruzione e alla perdizione. Tutto ciò poiché l’amore del denaro è radice di ogni sorta di mali e fino ad ora ha fatto sviare dalla fede e riempito di guai non pochi.
47. Può un credente recarsi in spiaggia in mezzo a donne seminude o nude e rimanere incontaminato? Cioè non essere tentato e non cadere in tentazione?
Ti rispondo facendoti questa domanda: ‘Può un uomo che volontariamente si butta in una fossa piena di fango pensare di non sporcarsi?’ Che pensi? Che quell’uomo uscirà da quella fossa come vi era entrato o pieno di fango? Io penso che ne esca infangato e sporco. E così credo che un credente che si va a gettare in quel pantano fangoso che è la spiaggia del mare ne uscirà contaminato non poco. Perché? Ma è evidente la ragione! Perché nel vedere donne nude e seminude l’occhio che è la lampada del corpo si vizia e il corpo entra nelle tenebre (cfr. Matt. 6:22-23). Poiché è impossibile non cominciare a intrattenere pensieri malvagi nella propria mente, perché la carne dell’uomo è trascinata inesorabilmente a concupire la donna seminuda o nuda, un po’ insomma come nel caso di Davide che quando vide Bath-Sceba bagnarsi, la concupì, la mandò a chiamare e si giacque con essa (cfr. 2 Sam. 11:2-4). Eppure Davide era un uomo secondo il cuore di Dio, un uomo che temeva Dio, un uomo di fede, un uomo che amava Dio e la sua Parola, un uomo che parlò per lo Spirito Santo. Ora, se Davide peccò dopo avere visto una donna sposata bagnarsi, non si capisce proprio come un credente non possa peccare vedendo una donna sposata seminuda o nuda bagnarsi!!! Certamente quand’anche egli non giacesse con lei come nel caso di Davide, certamente guardandola la appetirà nel suo cuore e quindi secondo le parole di Gesù commetterà adulterio con lei (cfr. Matt. 5:27-28).
Guarda, fratello, te lo dico per esperienza personale, già è difficile camminare per strada e in piazza in un qualsiasi giorno dell’anno, perché ci sono donne vestite in maniera indecorosa e provocante, già ci si contamina purtroppo su un bus o su una metro, pensa se ci si va a buttare dove veramente le vesti di una donna sono ridotte all’osso!! E’ la fine!!! A quel punto veramente si va a mettere benzina sul fuoco! La carne è debole, io ho visto questo e vedo questo su me stesso, e mi studio di vegliare e pregare per non cadere in tentazione. Ma se decidessi di andare in spiaggia al mare d’estate deciderei proprio di cadere in tentazione, su questo non ho il minimo dubbio. Ecco perché non mi reco in questi luoghi di divertimento d’estate perché so che mi farei del male. E chi ne porterebbe la pena? Il sottoscritto naturalmente.
48. Fratello, sento spesso parlare di depressione spirituale. In cosa consiste?
La depressione spirituale è un abbattimento spirituale che talvolta coglie anche il credente e di cui le ragioni possono essere le più svariate. Io personalmente alcune volte sono stato abbattuto spiritualmente nella mia vita da Cristiano. Lo sono stato quando ho visto certi credenti carnali gettarsi alle loro spalle (o contrastare) i miei insegnamenti e le mie esortazioni a vivere una vita santa e pia. Lo sono stato quando a motivo del Vangelo dormivo per strada all’aperto e certi credenti si dimostravano senza pietà pur sapendo la cosa non dandomi neppure una coperta con cui coprirmi. Lo sono stato quando certi credenti attratti dal mondo, dalle ricchezze, dai piaceri della vita, o ingannati da altri credenti con le maldicenze mi hanno abbandonato senza che avessi fatto loro alcunché di male ma solo del bene. E così via. Ma Iddio che consola gli abbattuti mi ha consolato ogni qualvolta mi sono trovato abbattuto spiritualmente e mi ha rialzato. Egli è stato ed è fedele. La Scrittura dice infatti che l’Eterno sostiene tutti quelli che cadono e rialza tutti quelli che sono depressi (cfr. Sal. 145.14).
Noi Cristiani, fratello, essendo stati chiamati anche a soffrire per il nome di Cristo, non siamo immuni da abbattimenti spirituali, te lo posso assicurare. Lo stesso Gesù Cristo d’altronde sperimentò un forte abbattimento spirituale nel Getsemani prima di essere arrestato. Non disse egli forse ai suoi discepoli: “L’anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate meco” (Matt. 26:38)? Nota molto bene che Gesù parlò di una oppressione contro la sua anima, di una tristezza mortale che in quei momenti lo opprimeva. Furono certamente dei brutti momenti per lui, tanto è vero che egli fu in agonia e il suo sudore divenne come grosse gocce di sangue che cadevano in terra (cfr. Luca 22:44). Ma Iddio nella sua fedeltà gli mandò un angelo per confortarlo (cfr. Luca 22:43). Quindi anche nel caso di Gesù, Iddio si mostrò fedele confortandolo.
Una cosa infine, noi Cristiani non importa quanto possiamo essere abbattuti, non arriveremo mai alla disperazione, e questo perché non siamo gente senza speranza, o senza Dio; le persone che vivono lontane da Dio quando gli accade qualche forte dispiacere, o all’improvviso piomba loro addosso un evento funesto, o una forte delusione, cadono in una depressione spirituale e sprofondano nella disperazione e come tu sai molti si suicidano dal dolore e dalla tristezza, ma un Cristiano ha il Signore che lo aiuta e lo consola e nel suo aiuto e nella sua consolazione egli ha ferma fiducia, egli ha nel suo cuore la pace di Dio che sorpassa ogni conoscenza e che guarda i suoi pensieri, per cui non può arrivare alla disperazione e compiere gesti inconsulti in quei momenti di tristezza profonda. Rifacendomi alle parole di Paolo, possiamo essere perplessi, ma non disperati (cfr. 2 Cor. 4:8). Certamente però se un Cristiano dovesse fare posto al diavolo, allora potrebbe compiere pure lui dei gesti inconsulti.
Stiamo dunque tranquilli e fiduciosi nel Signore anche nei momenti di profondo abbattimento, sapendo che Lui è con noi, e ci sosterrà e ci tirerà fuori dall’afflizione che ci sta procurando quel forte abbattimento.
49. E’ vero che noi Cristiani non possiamo giudicare nessuno?
Bisogna vedere che cosa si intende per ‘giudicare’ qualcuno, perché ci sono casi in cui possiamo giudicare delle persone e altri casi in cui non possiamo farlo.
Vediamo innanzi tutto i casi in cui come Cristiani abbiamo l’autorità di giudicare alcuni. Nel caso qualcuno in mezzo a noi si tenga la moglie di suo padre noi siamo chiamati a giudicare quel tale dandolo in man di Satana ed estrometterlo dall’assemblea. Ecco infatti cosa dice Paolo ai santi di Corinto a riguardo di un credente che si teneva la moglie di suo padre e che i credenti non avevano tolto di mezzo a loro: “Si ode addirittura affermare che v’è tra voi fornicazione; e tale fornicazione, che non si trova neppure fra i Gentili; al punto che uno di voi si tiene la moglie di suo padre. E siete gonfi, e non avete invece fatto cordoglio perché colui che ha commesso quell’azione fosse tolto di mezzo a voi! Quanto a me, assente di persona ma presente in ispirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha perpetrato un tale atto. Nel nome del Signor Gesù, essendo insieme adunati voi e lo spirito mio, con la potestà del Signor nostro Gesù, ho deciso che quel tale sia dato in man di Satana, a perdizione della carne, onde lo spirito sia salvo nel giorno del Signor Gesù” (1 Cor. 5:1-5) e poi dice loro: “Poiché, ho io forse da giudicar que’ di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro? Que’ di fuori li giudica Iddio. Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi” (1 Cor. 5:12). Nota bene che Paolo dice che lui non era stato chiamato a giudicare quelli di fuori, come d’altronde neppure noi siamo stati chiamati a giudicare quelli di fuori, perché quelli di fuori li giudica Iddio. Ma quelli di dentro noi li possiamo giudicare tanto è vero che Paolo ci comanda di togliere il malvagio di mezzo a noi.
Nel caso tra di noi sorgono delle liti tra fratelli coloro che sono savi possono esprimere un giudicio dichiarando l’uno innocente e l’altro colpevole. Infatti Paolo nel biasimare i santi di Corinto perché permettevano che le liti tra fratelli si risolvessero dinnanzi agli ingiusti anziché dinnanzi ai santi dice loro: “Ardisce alcun di voi, quando ha una lite con un altro, chiamarlo in giudizio dinanzi agli ingiusti anziché dinanzi ai santi? Non sapete voi che i santi giudicheranno il mondo? E se il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicar delle cose minime? Non sapete voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare delle cose di questa vita! Quando dunque avete da giudicar di cose di questa vita, costituitene giudici quelli che sono i meno stimati nella chiesa. Io dico questo per farvi vergogna. Così non v’è egli tra voi neppure un savio che sia capace di pronunziare un giudizio fra un fratello e l’altro? Ma il fratello processa il fratello, e lo fa dinanzi agl’infedeli” (1 Cor. 6:1-6).
Vediamo adesso invece quando noi non possiamo giudicare dei credenti.
Non possiamo giudicare i vari ministri di Dio facendo una loro classifica. Facciamo un esempio, se in una certa comunità vengono ad ammaestrare il popolo di Dio Tizio, Caio e Sempronio, i credenti non possono mettersi a dichiarare uno meglio dell’altro per questa o per quell’altra ragione (per esempio perché uno è più eloquente di un altro nel parlare, o mostra una conoscenza superiore o una sapienza superiore). Insomma non possono fare quello che era avvenuto nella Chiesa di Corinto dove proprio per questa ragione si erano create delle divisioni. Ecco le parole di Paolo: “Ed io, fratelli, non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali, come a bambini in Cristo. V’ho nutriti di latte, non di cibo solido, perché non eravate ancora da tanto; anzi, non lo siete neppure adesso, perché siete ancora carnali. Infatti, poiché v’è tra voi gelosia e contesa, non siete voi carnali, e non camminate voi secondo l’uomo? Quando uno dice: Io son di Paolo; e un altro: Io son d’Apollo; non siete voi uomini carnali? Che cos’è dunque Apollo? E che cos’è Paolo? Son dei ministri, per mezzo de’ quali voi avete creduto; e lo sono secondo che il Signore ha dato a ciascun di loro. Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma è Dio che ha fatto crescere; talché né colui che pianta né colui che annaffia sono alcun che, ma Iddio che fa crescere, è tutto. Ora, colui che pianta e colui che annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il proprio premio secondo la propria fatica. Poiché noi siamo collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio. Io, secondo la grazia di Dio che m’è stata data, come savio architetto, ho posto il fondamento; altri vi edifica sopra. Ma badi ciascuno com’egli vi edifica sopra; poiché nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù. Ora, se uno edifica su questo fondamento oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l’opera d’ognuno sarà manifestata, perché il giorno di Cristo la paleserà; poiché quel giorno ha da apparire qual fuoco; e il fuoco farà la prova di quel che sia l’opera di ciascuno. Se l’opera che uno ha edificata sul fondamento sussiste, ei ne riceverà ricompensa; se l’opera sua sarà arsa, ei ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco. Non sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno guasta il tempio di Dio, Iddio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi. Nessuno s’inganni. Se qualcuno fra voi s’immagina d’esser savio in questo secolo, diventi pazzo affinché diventi savio; perché la sapienza di questo mondo è pazzia presso Dio. Infatti è scritto: Egli prende i savî nella loro astuzia; e altrove: Il Signore conosce i pensieri dei savî, e sa che sono vani. Nessuno dunque si glorî degli uomini, perché ogni cosa è vostra: e Paolo, e Apollo, e Cefa, e il mondo, e la vita, e la morte, e le cose presenti, e le cose future, tutto è vostro; e voi siete di Cristo, e Cristo è di Dio. Così ci stimi ognuno come de’ ministri di Cristo e degli amministratori de’ misteri di Dio. Del resto quel che si richiede dagli amministratori, è che ciascuno sia trovato fedele. A me poi pochissimo importa d’esser giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, non mi giudico neppur da me stesso. Poiché non ho coscienza di colpa alcuna; non per questo però sono giustificato; ma colui che mi giudica, è il Signore. Cosicché non giudicate di nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce le cose occulte delle tenebre, e manifesterà i consigli de’ cuori; e allora ciascuno avrà la sua lode da Dio. Or, fratelli, queste cose le ho per amor vostro applicate a me stesso e ad Apollo, onde per nostro mezzo impariate a praticare il ‘non oltre quel che è scritto’; affinché non vi gonfiate d’orgoglio esaltando l’uno a danno dell’altro. Infatti, chi ti distingue dagli altri? E che hai tu che non l’abbia ricevuto? E se pur l’hai ricevuto, perché ti glorî come se tu non l’avessi ricevuto?” (1 Cor. 3:1-23; 4:1-7).
Non possiamo giudicare i fratelli che per esempio considerano certi cibi impuri e se ne astengono e naturalmente questi fratelli non devono giudicare noi che mangiamo di tutto. Come anche non possiamo giudicare un fratello che stima per sua convinzione personale, la domenica o il sabato o un altro giorno più di un altro giorno; e naturalmente questo fratello non deve giudicare noi che stimiamo tutti i giorni uguali. Ecco le parole di Paolo: “Quanto a colui che è debole nella fede, accoglietelo, ma non per discutere opinioni. L’uno crede di poter mangiare di tutto, mentre l’altro, che è debole, mangia legumi. Colui che mangia di tutto, non sprezzi colui che non mangia di tutto; e colui che non mangia di tutto, non giudichi colui che mangia di tutto; perché Dio l’ha accolto. Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Se sta in piedi o se cade è cosa che riguarda il suo padrone; ma egli sarà tenuto in piè, perché il Signore è potente da farlo stare in piè. L’uno stima un giorno più d’un altro; l’altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente. Chi ha riguardo al giorno, lo fa per il Signore; e chi mangia di tutto, lo fa per il Signore, poiché rende grazie a Dio; e chi non mangia di tutto fa così per il Signore, e rende grazie a Dio. Poiché nessuno di noi vive per se stesso, e nessuno muore per se stesso; perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore; sia dunque che viviamo o che moriamo, noi siamo del Signore. Poiché a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita: per essere il Signore e de’ morti e de’ viventi. Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio; infatti sta scritto: Com’io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me, ed ogni lingua darà gloria a Dio. Così dunque ciascun di noi renderà conto di se stesso a Dio. Non ci giudichiamo dunque più gli uni gli altri, ma giudicate piuttosto che non dovete porre pietra d’inciampo sulla via del fratello, né essergli occasion di caduta” (Rom. 14:1-13).
50. Una donna in caso di estrema necessità può prostituirsi per potere supplire ai suoi bisogni e a quelli della propria famiglia?
No, non può e non deve prostituirsi perché il meretricio agli occhi di Dio è un peccato, quand’anche fosse svolto per necessità e non per piacere. Nella legge di Mosè troviamo scritto infatti: “Non vi sarà alcuna meretrice tra le figliuole d’Israele, né vi sarà alcun uomo che si prostituisca tra i figliuoli d’Israele” (Deut. 23:17).
Il meretricio quindi non è un lavoro onesto, tanto è vero che sempre nella legge veniva ordinato di non portare nella casa di Dio la mercede di una meretrice, secondo che è scritto: “Non porterai nella casa dell’Eterno, del tuo Dio, la mercede d’una meretrice” (Deut. 23:18).
La meretrice poi non solo trasgredisce lei stessa la Parola di Dio dandosi agli uomini in cambio di denaro (o di favori di vario genere), ma induce gli uomini a trasgredire la Parola di Dio infatti li induce a commettere fornicazione con lei. Quindi la meretrice è causa d’intoppo per gli uomini con tutte le nefaste conseguenze che ne derivano per coloro che la frequentano. La sapienza infatti definisce una simile donna “una fossa profonda” (Prov. 23:27), quindi costituisce un pericolo; c’è una fossa profonda che non costituisca un pericolo per chi cammina tranquillamente per la sua strada?
La meretrice incoraggia i celibi e i vedovi a giacersi con lei in amorosi piaceri facendoli dunque peccare contro il loro proprio corpo perché il fornicatore pecca contro il suo proprio corpo (cfr. 1 Cor. 6:18), e incoraggia pure gli uomini sposati a giacersi con lei inducendoli quindi a tradire la loro moglie, ecco perché è scritto che essa accresce fra gli uomini il numero dei traditori (cfr. Prov. 23:28).
E ovviamente per poter attirare a lei gli uomini ella deve innanzi tutto vestirsi da meretrice e quindi in maniera estremamente provocante (la Scrittura chiama questo vestimento “abito da meretrice” Prov. 7:10), e poi deve usare verso gli uomini un parlare melato e lusinghevole e quindi ingannevole ed anche un parlare pieno di sconcerie per farli cadere nelle sue mani, tutte cose queste che sono naturalmente vietate dalla Scrittura. Si deve poi appostare come un ladrone nelle piazze e nelle strade in attesa della sua vittima.
La via che batte una prostituta è una via piena di ogni sorta di guai, sappilo per certo. Sì, essa guadagna magari pure tanti soldi ma assieme a tanti soldi si procura tanti guai. Malattie veneree, gravidanze che porteranno ad abortire, arresti da parte della polizia, furti e violenze fisiche da parte di clienti (in diversi casi le violenze sono mortali e difatti non è raro sentire che la tal prostituta è stata ritrovata uccisa) per citarne solo alcuni. Ma soprattutto è una via che mena nel fuoco eterno, quindi nessuno ti seduca con vani ragionamenti.
51. Un Cristiano può fare debiti?
E’ bene che egli non ne faccia infatti è scritto: “Non abbiate altro debito con alcuno, se non d’amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge” (Rom. 13:8) ed anche: “Non esser di quelli che dan la mano, che fanno sicurtà per debiti. Se non hai di che pagare, perché esporti a farti portar via il letto?” (Prov. 22:26-27).
Chi contrae debiti non vive tranquillo, ma sempre con una certa ansia e preoccupazione nel cuore, e si ritrova schiavo di chi gli ha prestato i soldi secondo che è scritto: “Chi prende in prestito è schiavo di chi presta” (Prov. 22:7).
52. Cosa pensi delle case chiuse che alcuni qui in Italia vorrebbero fare riaprire per togliere le prostitute dalle strade?
Io penso che le case di prostituzione, a prescindere che siano autorizzate o meno dalla legge di uno Stato, siano case dove si consumano delle abominazioni agli occhi di Dio perché in esse delle donne vendono il loro corpo a degli uomini che sfogano su di esse tutta la loro lussuria e la loro concupiscenza. Dio ai giorni di Geremia rimproverò gli Israeliti anche perché affollavano le case di prostituzione, secondo che è scritto: “Perché ti perdonerei io? I tuoi figliuoli m’hanno abbandonato, e giurano per degli dèi che non esistono. Io li ho satollati ed essi si danno all’adulterio, e s’affollano nelle case di prostituzione. Sono come tanti stalloni ben pasciuti ed ardenti; ognun d’essi nitrisce dietro la moglie del prossimo.” (Ger. 5:7-8) Come puoi vedere, dunque, sia commettere adulterio con la moglie del prossimo che andare a prostitute sono dei peccati agli occhi di Dio ed anche per questi peccati si manifesta l’ira di Dio infatti subito dopo Dio dice: “Non li punirei io per queste cose? dice l’Eterno; e l’anima mia non si vendicherebbe d’una simile nazione?” (Ger. 5:9).
Dunque, chiunque è a favore delle case di prostituzione è a favore di un peccato per il quale Dio si vendicherà.
Dio nella legge condanna la prostituzione, non importa se essa viene svolta per strada, nei parchi o in apposite case; essa è peccato secondo che è scritto: “Non vi sarà alcuna meretrice tra le figliuole d’Israele, né vi sarà alcun uomo che si prostituisca tra i figliuoli d’Israele” (Deut. 23:17) e nessuna autorità terrena o popolo può pensare di tollerarla senza attirarsi l’ira di Dio.
Qui in Italia la prostituzione è ammessa, per cui se una donna decide di vendere il suo corpo agli uomini lo può fare e per questo non può essere condannata: è insomma come un lavoro che l’autorità gli permette di fare. Quello che invece è condannato dalla legge di questo Stato è l’incitamento alla prostituzione e lo sfruttamento della prostituzione. Agli occhi di Dio invece sono da condannare sia chi si prostituisce volontariamente che tutti coloro che istigano alla prostituzione o sfruttano le prostitute.
Certo però che se il Governo Italiano dovesse un giorno riaprire le case chiuse (case che furono chiuse con la legge Merlin del 1958) commetterebbe un grave errore perché di fatto legalizzerebbe la prostituzione. Qualcuno forse pensa che invece sarebbe una buona cosa perché si ripulirebbero le strade dei paesi e delle città dalle prostitute: ma quand’anche fosse così (secondo me non avverrebbe questo perché ci saranno ancora prostitute che continueranno a battere ugualmente le strade, le piazze e i parchi) il fatto è però che la prostituzione continuerebbe ad esserci anzi aumenterebbe perché diventerebbe a tutti gli effetti un ‘lavoro socialmente utile’, per la gioia delle varie mafie che non aspettano altro che questo, di poter aprire case di prostituzione legalmente autorizzate. Quello che poi mi pare assurdo è che certuni vogliono riaprire le case chiuse per togliere le prostitute dalle strade e quindi non fare vedere ai loro figli quelle donne di malaffare così indecentemente vestite ma fanno finta di niente dinnanzi alla pornografia sbandierata tramite stampa, radio, televisione e internet. Questa è permessa, per cui si possono vedere riviste pornografiche, si possono proiettare alla televisione e al cinema film pornografici, si possono vendere videocassette porno, si possono tenere dei programmi alla radio che incoraggiano più o meno indirettamente la fornicazione e l’adulterio e si possono aprire e gestire siti pornografici. Non si dovrebbe fare una pulizia in questi luoghi? Ma essa non viene fatta, come se niente fosse.
Il Governo di uno Stato deve combattere la prostituzione in qualsiasi luogo viene compiuta, sia perseguendo chi si prostituisce che chi fa prostituire.
53. Cosa dice la Bibbia a proposito dello straniero? Come bisogna comportarsi verso di lui?
La Bibbia, che è la Parola di Dio, dice che Dio “ama lo straniero e gli dà pane e vestito” (Deut. 10:18) e ordina quindi di amare lo straniero (cfr. Deut. 10:19) e di non opprimerlo secondo che è scritto: “Non opprimere lo straniero” (Es. 23:9). Dio per aiutare lo straniero aveva prescritto che alla fine di ogni triennio tutte le decime delle entrate del terzo anno fossero per il Levita, lo straniero, l’orfano e la vedova (cfr. Deut. 14:28-29). Un’altra cosa che Dio aveva ordinato agli Israeliti di fare a favore anche dello straniero fu quella di lasciare a terra durante la mietitura i manipoli che erano per lo straniero, l’orfano e la vedova; la stessa cosa valeva anche per le olive rimaste sui rami dopo lo scuotimento degli alberi da ulivo, ed anche per i raspolli rimasti durante la vendemmia dell’uva (cfr. Deut. 24:19-21). Dunque, lo straniero aveva un diritto, un diritto che non doveva essere conculcato da Israele (cfr. Deut. 24:17) altrimenti Dio avrebbe punito Israele per questo comportamento malvagio. Ma gli Israeliti dopo essere entrati nella terra promessa si gettarono la parola di Dio alle loro spalle e cominciarono ad opprimere lo straniero facendogli ogni sorta di torto, dimenticandosi che i loro padri erano stati anch’essi stranieri in Egitto. Nella città che Dio aveva scelto per porvi il suo nome, anche lo straniero veniva oppresso: “In mezzo a te si opprime lo straniero” (Ez. 22:7), disse Dio tramite Ezechiele. Ed anche per questo misfatto gli Israeliti e gli abitanti di Gerusalemme furono puniti da Dio.
Dunque, da tutte queste scritture dell’Antico Patto noi Cristiani deduciamo in maniera inequivocabile che dobbiamo rispettare lo straniero ed aiutarlo. Non è lecito sfruttarlo, non è lecito avere dei riguardi personali a sfavore dello straniero. Non importa se lo straniero sia un nostro fratello o un incredulo, noi non dobbiamo fargli alcun torto ma comportarci verso di lui con equità e giustizia. L’amore non fa male alcuno al prossimo, non importa di che colore sia il prossimo, non importa se egli sia un ignorante o un savio, ricco o povero, nativo del paese o straniero.
Se poi qualcuno pensa di gettarsi la Parola di Dio dietro alle sue spalle, sappia quel tale che Dio gli farà ricadere addosso tutto il male che compirà allo straniero. Dio è giusto, di Lui non ci si può fare beffe.
54. Come mai in questo mondo esistono così tante false dottrine che vengono accettate da miliardi di persone?
Perché “tutto il mondo giace nel maligno” (1 Giov. 5:20) che è “bugiardo e padre della menzogna” (Giov. 8:44). E’ naturale quindi che così tante persone professino le più strane e perverse dottrine che non hanno nulla a che fare con la verità, nella stessa maniera che la paglia non ha nulla a che fare con il frumento.
Coloro che appartengono a questo sistema di cose sono al servizio del maligno (Satana), ossia sotto la sua potestà, non importa a che razza appartengono, qual è il loro grado di cultura, la loro posizione sociale; il diavolo è il loro padrone e gli fa credere le cose più strane. E così abbiamo coloro che credono che Dio non esiste, che tutto è Dio, che dopo morti l’uomo subisce un ciclo di reincarnazioni per espiare i suoi debiti o ricevere la ricompensa per cose fatte nelle sue vite precedenti, coloro che credono che gli spiriti dei defunti vanno adorati o vanno consultati, che il fine dell’uomo è quello di trarre il massimo piacere carnale e materiale dalla sua esistenza; coloro che credono che l’uomo non ha un’anima immortale ma che con la morte finisce tutto; coloro che credono che la vita eterna si può comprare o meritare; coloro che credono che Gesù è uno dei tanti profeti esistiti che non ha nessuna superiorità rispetto a Budda o a Maometto o a Sai Baba e ad altri, anzi in molti casi viene considerato inferiore ad essi come nel caso dei Mussulmani per i quali Maometto è nettamente superiore a Gesù Cristo. Coloro che dicono che il diavolo non esiste come non esistono neppure i demoni, e poi coloro che dicono che non c’è resurrezione dei morti, e poi che dire di quelli che credono che nell’aldilà esiste un purgatorio? O che è giusto pregare per i defunti? O che il matrimonio va vietato? O che certi cibi vanno vietati? Potrei proseguire, ma mi fermo qui. Tutte queste eresie sono state introdotte nel mondo dal diavolo che si usa di una categoria di spiriti chiamata ‘spiriti seduttori’ per cercare di farle accettare anche ai santi.
Il diavolo cominciò la sua opera di seduzione nel giardino dell’Eden quando si accostò ad Eva e riuscì con le sue lusinghe a farle credere che mangiando del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non sarebbero morti né lei e neppure Adamo. “No, non morrete affatto” (Gen. 3:4), fu la sua parola. Eppure Dio aveva chiaramente avvertito Adamo che nel giorno che avrebbe mangiato di quel frutto sarebbe per certo morto (cfr. Gen. 2:17). In quel giardino dunque il serpente antico manifestò non solo la sua malvagità (perché qualcuno che sa che tu mangiando una certa cosa morirai di certo e fa di tutto per fartela mangiare non può che essere malvagio), ma anche la sua astuzia facendo credere il contrario di quanto aveva detto Dio. E da quel dì non ha smesso di sedurre le persone facendogli credere sempre cose contrarie all’insegnamento della Parola di Dio, non a caso questo essere spirituale è chiamato anche ‘il seduttore di tutto il mondo” (Apoc. 12:9).
55. E’ giusto alla luce delle Scritture il commercio di cose che concernono il regno di Dio, come Bibbie, innari, libri di insegnamenti, di testimonianze, ecc.?
No, non è giusto alla luce delle Scritture il commercio delle cose che concernono il Regno di Dio, non importa di che cosa si tratta. Gesù Cristo non mise in vendita nessuno dei suoi servizi resi al popolo, siano essi insegnamenti, predicazioni, guarigioni, espulsioni di demoni. E così agirono anche i dodici apostoli perché quando Gesù li mandò a predicare, a guarire, a resuscitare i morti, a cacciare i demoni, a mondare i lebbrosi, ordinò loro: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Matt. 10:8). Anche Paolo, pur non essendo tra i dodici, non mise mai in vendita i suoi servigi spirituali. In particolare faccio presente che Paolo è l’apostolo del Signore che ha scritto più di tutti, eppure non esiste il minimo accenno ad una messa in vendita delle sue epistole da parte sua o di qualcuno dei suoi collaboratori.
Il commercio nel campo delle cose di Dio corrompe, trascina chi vi si dà a comportamenti disonesti che non si addicono ai santi anche se magari il fine è buono, quindi anche se ciò che viene messo in vendita è qualcosa che contribuisce all’edificazione della Chiesa o alla salvezza delle anime; il mezzo usato, in questo caso la vendita, non è lecito e quindi va evitato. Le mosche morte fanno puzzare e imputridire l’olio del profumiere, dice l’Ecclesiaste (10:1); questo fa il commercio delle cose di Dio.
Attenzione però a non fraintendermi, perché con questo discorso non voglio nella maniera più assoluta negare a chi si affatica nella predicazione e nell’insegnamento e anche a chi decide di mettere per iscritto dei suoi insegnamenti o a chi traduce una Bibbia ecc, il diritto di essere ricompensato per il suo servizio. No, perché Gesù ha detto che l’operaio “è degno della sua mercede” (Luca 10:7), non indegno di essa ma DEGNO, lo ripeto, DEGNO. Quindi, se da un lato chi predica il Vangelo o chi scrive un libro di edificazione non ha il diritto di mettere in vendita i suoi servigi, dall’altro lato egli ha il diritto di vivere del Vangelo. Per cui tutti coloro che ricevono il beneficio del suo lavoro DEVONO, e ripeto DEVONO, contraccambiare il servigio in maniera pratica al fine di supplire ai bisogni di chi vive del Vangelo. Non si devono quindi limitare a dire al servo del Signore ‘Grazie, e Dio ti benedica’, ma devono aiutarlo materialmente e finanziariamente affinché possa vivere lui e la sua famiglia e adempiere il ministerio affidatogli dal Signore. I Leviti sotto la legge ricevevano le decime dal popolo, i sacerdoti avevano parte all’altare perché mangiavano di ciò che veniva offerto sull’altare a Dio. Tutto ciò per espresso comando di Dio perché i Leviti e i sacerdoti erano stati consacrati da Dio a svolgere certe funzioni nel tabernacolo. I Leviti dovevano oltre che prendersi cura del tabernacolo insegnare la legge al popolo: i sacerdoti invece dovevano offrire i sacrifici e gli olocausti a pro del popolo.
E così ancora, sotto la grazia, il Signore ha ordinato che coloro che annunciano il Vangelo vivano dell’Evangelo. Chi pensa tra i credenti di avere il diritto di essere ammaestrato nella Parola ma non il dovere di fare parte dei suoi beni materiali a chi lo ammaestra non fa altro che calpestare il diritto nell’Evangelo che ha il servo del Signore, rendendosi in questa maniera colpevole. Con una tale persona non bisogna neppure mangiare.
Non si capisce come mai chi viene ammaestrato nella Parola non dovrebbe avere il dovere di sostenere chi lo ammaestra. Sarebbe come dire che io ho il diritto di fare lavorare qualcuno per me senza dargli la sua mercede, né più né meno. Ah, qualcuno dirà: ‘Ma il Signore provvederà ai bisogni di chi mi ammaestra’. Ben detto, io dico, ma ti sei forse dimenticato che Dio HA STABILITO di provvedere ai suoi bisogni TRAMITE TE, sì proprio tramite te che vieni servito?
56. …. Volevo chiederti un consiglio rispetto all’educazione dei figli. Credi che di questi tempi sia opportuno usare la cinghia dei pantaloni per educare i propri figli? Non credi che sia anacronistico, un modo troppo vecchio?
Sì, io credo opportuno oggigiorno usare la cinghia nei confronti dei propri figli, ovviamente quando lo meritano. Quando lo meritano ovviamente è il genitore a stabilirlo in base alla disubbidienza o alle disubbidienze del proprio figlio. Chi ama i propri figli li corregge per tempo, dice la Sapienza (cfr. Prov. 13:24), e questa correzione alcune volte va esercitata con delle cinghiate perché le parole non bastano a far capire che una cosa è sbagliato farla. Questo, ripeto, il genitore lo fa perché ama i propri figli e non perché li odia, sì proprio perché li ama. I genitori che odiano i propri figli sono piuttosto coloro che gli fanno fare tutto, gli permettono tutto, anche i comportamenti più irriverenti verso loro stessi e gli altri, senza castigarli o riprenderli. “Chi risparmia la verga, odia il suo figliuolo” (Prov. 13:24), dice sempre la Sapienza. Te lo immagini Dio Padre che non corregge i suoi figliuoli quando lo meritano? Te lo immagini un Padre celeste tollerante verso i suoi figli quando si danno al male? Come potrebbe dire di amarci? Dio mentirebbe se dicesse nella sua Parola che ci ama e poi non ci correggesse o flagellasse quando lo meritiamo. Ma Lui non ha mentito, quando dice che ci ama dice la verità e questo suo amore implica la correzione anche dura talvolta. Egli ci corregge e ci punisce per il nostro bene, affinché siamo partecipi della sua santità. Ecco perché è scritto: “Figliuol mio, non far poca stima della disciplina del Signore, e non ti perder d’animo quando sei da lui ripreso; perché il Signore corregge colui ch’Egli ama, e flagella ogni figliuolo ch’Egli gradisce” (Ebr. 12:5-6). Certo, sul momento ci rattristiamo, ma poi alla fine nel vedere il frutto della sua punizione ci rallegriamo e diremo le parole del salmista: “È stato un bene per me l’essere afflitto, ond’io imparassi i tuoi statuti …. Io so, o Eterno, che i tuoi giudizî son giusti, e che nella tua fedeltà m’hai afflitto” (Sal. 119:71,75).
E così i figli quando vengono afflitti con delle punizioni corporali dai propri genitori, sul momento piangono o si rattristano, ma poi quando saranno adulti capiranno che i loro genitori li castigarono per il loro bene, per evitargli guai e dolori a non finire. E si mostreranno riconoscenti a Dio per avere dato loro simili genitori.
Quindi, come dice la Sapienza: “Non risparmiare la correzione al fanciullo; se lo batti con la verga, non ne morrà; lo batterai con la verga, ma libererai l’anima sua dal soggiorno de’ morti” (Prov. 23:13-14). Non ti fare ingannare da quei savi secondo il mondo che sono contro questo tipo di educazione adducendo le più svariate ragioni. Essi mentono. Se oggi moltissimi giovani si comportano imprudentemente o sgarbatamente o violentemente, senza rispetto verso gli anziani, verso le autorità, verso i propri insegnanti a scuola, e così via, è proprio perché i loro genitori non li educano come dovrebbero, cioè facendo uso anche delle cinghiate. I frutti amari dei loro ragionamenti vani sono sotto gli occhi di tutti. Non dare loro retta.
57. Come si possono spiegare biblicamente questi efferati omicidi compiuti dai genitori verso i loro figli talvolta anche molto piccoli, di cui si sente parlare dai mass-media e che avvengono anche qui in Italia?
C’è solo una spiegazione, e cioè che chi compie un simile atto è dal diavolo come lo era Caino che uccise il suo fratello Abele. La Scrittura infatti dice: “E non facciamo come Caino, che era dal maligno, e uccise il suo fratello” (1 Giov. 3:12). Il diavolo è stato omicida fin dal principio, disse Gesù (cfr. Giov. 8:44), per cui non c’è da meravigliarsi se egli spinge anche delle madri o dei padri a commettere questi orribili e deprecabili atti. Chi è per esempio che spinse il re Manasse a fare passare i suoi figli per il fuoco (cfr. 2 Cron. 33:6), e il re Achaz ad ardere i suoi propri figli nel fuoco (cfr. 2 Cron. 28:3) seguendo le abominazioni delle nazioni che Dio aveva cacciato dinnanzi ai figli d’Israele? Per certo il diavolo che anche allora seduceva gli uomini e li spingeva ad uccidere i propri figli. A tale proposito è bene ricordare che il diavolo è un essere malvagio che pretende il culto che va reso solo a Dio, e questo culto che lui vuole che gli uomini gli rendano comprende anche sacrifici umani, sì sacrifici umani. E spesso questi sacrifici che lui esige sono dei piccoli bambini che lui ordina agli uomini di offrirgli. Questo può avvenire sia durante i riti satanici che si svolgono in piena notte in alcuni luoghi isolati, e sia durante il giorno all’improvviso da parte di un genitore dedito al culto di Satana. Ovviamente alcune volte questi efferati omicidi vengono compiuti non dai genitori verso i propri figli ma da estranei, e la ragione è sempre la stessa, per ucciderli in sacrificio al diavolo. Parte dei bambini che ogni anno spariscono senza essere mai più ritrovati sono rubati o fatti rubare dagli adoratori di Satana per sacrificarli. Attenzione, con questo non voglio dire che ogni qualvolta un genitore uccide il suo figliuoletto ci troviamo davanti ad un adoratore di Satana, può essere così in alcuni casi, ma non in tutti, infatti molte volte si tratta di persone semplicemente spinte dal diavolo a uccidere quelle piccole creature.
Ma purtroppo oggi molti non credono che esiste questo essere spirituale malvagio capace di spingere le persone a compiere ogni sorta di crimini; per molti il diavolo è semplicemente una figura mitologica molto antica inventata per spiegare l’esistenza del male in questo mondo. E tra questi ci sono tantissimi psicologi e psichiatri che studiano anche questi comportamenti umani. Costoro naturalmente attribuiscono il tutto ad altre ragioni; demenza, profonda depressione, ecc. ecc. Non è che con questo voglio negare che esistono delle persone dementi o delle persone profondamente depresse che uccidono i loro piccoli bambini, no, no, può pure essere che siano veramente dementi o depressi, ma dietro il loro atto c’è comunque il diavolo. E poi, talvolta ci sono psichiatri che dopo avere esaminato queste persone arrivano alla conclusione che esse sono sane di mente, e che il loro comportamento non si può spiegare se non come un atto di improvvisa follia. Anche qui, dietro tutto c’è il diavolo, quell’atto di follia è stato fatto compiere dal diavolo. Ti ricordi del re Saul? Non è forse vero che una volta cercò di uccidere senza ragione il giovinetto Davide e che questo suo tentativo lo compì quando uno spirito maligno che lo turbava si impossessò di Saul? Ascolta quello che dice la Scrittura: “E uno spirito cattivo, suscitato dall’Eterno, s’impossessò di Saul. Egli sedeva in casa sua avendo in mano una lancia; e Davide stava sonando l’arpa. E Saul cercò d’inchiodar Davide al muro con la lancia; ma Davide schivò il colpo, e la lancia diè nel muro. Davide fuggì e si mise in salvo in quella stessa notte” (1 Sam. 19:9-10).
Quindi, quand’anche la persona che uccide un suo bambino sia dichiarata sana di mente, stai certo che c’è qualche spirito malvagio di mezzo.
Tutti coloro che si rendono colpevoli di questi crimini se ne andranno nello stagno ardente di fuoco e di zolfo se non si ravvedono e credono in Gesù Cristo; gli omicidi non erediteranno il regno di Dio.
58. Un Cristiano può ascoltare la musica mondana, ossia gli è lecito comprare dischi o cd o audiocassette di cantanti mondani per ascoltarne la musica, o ciò costituisce peccato?
Io giudico che un uomo o una donna dopo la sua conversione al Signore Gesù Cristo, non debba più ascoltare la musica mondana che ascoltava prima della sua conversione, e questo perché la musica mondana è qualche cosa facente parte di questo mondo che giace tutto quanto nel maligno (cfr. 1 Giov. 5:19), per cui essa non può non essere che malvagia, e il Cristiano non è più parte di questo mondo, egli è stato riscattato dal presente secolo malvagio (cfr. Gal. 1:4), dal vano modo di vivere tramandatogli dai suoi antenati (cfr. 1 Piet. 1:18) per consacrare il tempo che gli resta da vivere in questo mondo a fare la volontà di Dio (cfr. 1 Piet. 4:1-2) che è quella di santificarsi e di astenersi dalle concupiscenze mondane che sono delle passioni ingannatrici a cui sono dati i pagani che non conoscono Dio (cfr. 1 Tess. 4:3-5), e tra queste passioni c’è quella della musica mondana, musica che pure io ascoltavo prima di convertirmi, e che adesso, considerandola da vicino, mi accorgo che era vana, senza senso, senza contenuti, per nulla edificante. L’ascolto della musica mondana contrista lo Spirito Santo che è in noi e che è santo, Egli non può prendere alcun piacere in questa musica che per altro in molti casi esalta la fornicazione, l’adulterio, e in alcuni casi anche l’omosessualità, e poi incita alla violenza, alla droga, e al disordine, e si fa beffe della Parola di Dio. E poi ho notato che questa musica è una musica che deprime, perché si tratta di canzoni che parlano di delusioni amorose, di tradimenti, di separazioni. E poi spesso queste canzoni non hanno proprio alcun senso, è un ammasso di frasi senza senso veramente; direi che non hanno né capo e né coda. Che malinconia e tristezza che provocano quando capita di ascoltarle perché magari qualcuno ha il suo stereo con un volume alto!! Alcune volte mi paiono canzoni di persone disperate che sono sull’orlo del suicidio. E proprio vero che “la tristezza del mondo produce la morte” (2 Cor. 7:10).
I cantici cristiani invece quando si ascoltano ti edificano l’uomo interiore, ti incoraggiano ad avere fede in Dio in mezzo alle distrette, ti rallegrano il cuore perché parlano della nostra salvezza e della speranza della gloria, parlano di Gesù Cristo, la rosa di Saron e il Giglio della valle. Ecco perché sono chiamati ‘spirituali’ (cfr. Ef. 5:19) perché sono secondo lo Spirito, e non secondo la carne come invece lo sono le canzoni del mondo. Ed ecco perché noi figliuoli di Dio ci sentiamo attratti ad essi, perché in noi c’è lo Spirito di Dio che ha l’animo alle cose dello Spirito e non alle cose della carne, e che ci spinge verso queste canzoni. I figliuoli di questo secolo invece, dato che hanno l’animo alle cose della carne (cfr. Rom. 8:5-8) si sentono attirati a queste canzoni carnali, e ne vanno pazzi, vanno in delirio per esse, si mettono a ballare al solo sentirle, a battere le mani, a cantarle a squarcia gola da soli o in compagnia. Si vede chiaramente che in loro non c’è lo Spirito di Dio, ma che in loro opera il principe di questo mondo, quello spirito che opera al presente negli uomini ribelli (cfr. Ef. 2:2).
Dunque, i Cristiani faranno bene a non spendere più il frutto delle loro fatiche in queste cose vane, che non edificano affatto e il cui frutto è la morte. Basta l’aver speso tempo e denaro ed energie dietro queste canzoni mondane, si prendano i cd, i dischi e le audiocassette e si rompano e si vadano a buttare nel cassone dell’immondizia, quello è il loro posto.
59. Caro fratello Butindaro, vorrei saper se il piercing, secondo la Parola di Dio, è consentito.
Vediamo innanzi tutto di spiegare che cosa è il piercing, perché alcuni non lo sanno.
Il termine ‘Piercing’ deriva dal verbo inglese ‘to pierce’ che significa ‘trafiggere, perforare’, e consiste nella pratica da parte di molte ragazze e donne di perforare alcune parti del loro corpo per metterci degli anellini (degli orecchini a cerchio), talvolta uno, altre volte due, e altre volte moltissimi. E così troviamo donne che portano questi anellini al naso, sulle orecchie, sul seno, sull’ombellico, ed anche nelle loro parti più intime. Ho parlato di donne, ma il fenomeno è diffuso anche tra i maschi. Questa moda del piercing ha avuto origine qualche decennio fa, con la moda punk, e da allora ha attirato moltissimi adepti che non hanno alcun interesse nel punk. Quelli che fanno il piercing si amano definire “primitivi moderni” per mettere in evidenza il significato tribale della pratica del piercing. Qual è lo scopo di questa moda? Quella di abbellire il proprio corpo ed attirare l’attenzione del prossimo su di esso.
Stando dunque così le cose, è evidente che la pratica del piercing è una pratica che noi figliuoli di Dio, chiamati ad essere santi in mezzo a questa generazione storta e perversa, non possiamo seguire, perché il nostro corpo è il tempio dello Spirito Santo e questo tempio va conservato in santità ed onore per glorificare con esso il nostro Dio. Dice infatti Paolo ai Corinzi: “E non sapete voi che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Poiché foste comprati a prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1 Cor. 6:19-20), ed ai Tessalonicesi: “Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che v’asteniate dalla fornicazione, che ciascun di voi sappia possedere il proprio corpo in santità ed onore, non dandosi a passioni di concupiscenza come fanno i pagani i quali non conoscono Iddio” (1 Tess. 4:3-5). I nostri corpi noi li dobbiamo offrire in sacrificio santo e accettevole a Dio, e questo lo possiamo fare solamente se mettiamo le nostre membra al servizio della giustizia. Dio nella legge aveva vietato agli Israeliti di stamparsi segni addosso (cfr. Lev. 19:28), e questo perché essi erano un popolo santo che Dio si era messo da parte per il suo nome ed essi dovevano essere santi come lui era santo; il piercing è per così dire una sorta di segno che uno invece che stamparsi addosso se lo attacca alla propria carne facendo un foro in essa. Non è che le cose cambiano molto, per cui, dato che la legge è fatta per qualsiasi cosa che è contraria alla sana dottrina (cfr. 1 Tim. 1:10), io ritengo che noi dobbiamo fuggire il piercing e farlo fuggire.
A noi figli di Dio è vietato espressamente di abbandonarci alle mondane concupiscenze come fanno i pagani che non conoscono Dio. E il piercing consiste in una concupiscenza mondana perché si basa sul desiderio spasmodico di rendersi attraenti, di abbellire il proprio corpo in maniera da renderlo seducente; basta ascoltare quelle ragazze che lo praticano per rendersi conto di ciò. Nella nostra società c’è una grande voglia di farsi vedere, di farsi notare, e di tanto in tanto escono fuori delle mode che non hanno altro scopo che questo, far notare chi le segue. Ora è una moda, ora è un’altra, ma tutte hanno questo scopo. E il piercing non fa eccezione. Ma noi figli di Dio ci dobbiamo condurre con ogni mansuetudine in questo mondo, dobbiamo essere umili, e semplici. Non siamo forse la luce del mondo? E perché siamo la luce? Perché il Signore ci ha illuminati e viviamo in un mondo di tenebre, ecco la ragione. Quindi se vogliamo che la luce risplenda in noi e attraverso di noi, non dobbiamo conformarci a queste mode che tendono a fare apparire l’uomo ‘diverso’, ‘eccentrico’, ecc. Noi dobbiamo certamente apparire diversi, ma questa diversità deve essere il frutto del nostro rifiuto di conformarci alle mode perverse di questo mondo, ossia il frutto della nostra osservanza dei comandamenti di Dio che sono sempre per il nostro bene e mai per il nostro male.
Dato che il piercing è molto diffuso tra le persone di sesso femminile, voglio inoltre dire che il piercing dato che consiste in un ornamento esteriore fatto di anelli o orecchini che dir si voglia, ad una donna che fa professione di pietà è espressamente vietato dalla Scrittura che dice: “Le donne si adornino d’abito convenevole, con verecondia e modestia: non di trecce e d’oro o di perle o di vesti sontuose” (1 Tim. 2:9), ed anche: “Il vostro ornamento non sia l’esteriore che consiste nell’intrecciatura dei capelli, nel mettersi attorno dei gioielli d’oro, nell’indossar vesti sontuose ma l’essere occulto del cuore fregiato dell’ornamento incorruttibile dello spirito benigno e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran prezzo” (1 Piet. 3:3-4).
Un’ultima cosa, il piercing è una pratica molto pericolosa, dai cui pericoli mettono in guardia anche i medici. Tra coloro che lo praticano sono stati riscontrati dei casi di endocardite batterica subacuta, di epatite B,C, D e G, oltre all’AIDS e ad alcune malattie infettive del tessuto connettivo. Con il piercing orofacciale, sono stati segnalati inoltre frequenti sanguinamenti, aspirazione di materiale nelle vie respiratorie e danni all’apparato dentario. Ricordo di avere sentito diversi anni fa da degli esperti in materia che persino il semplice orecchino all’orecchio (ancora qui in Italia non si parlava di piercing come si fa oggi) causa dei danni alla pelle della donna. Non ricordo esattamente in che termini veniva detta la cosa, ma quello che ricordo bene è che fu chiaramente dimostrato a livello scientifico il danno apportato al tessuto della pelle da questi capi di bigiotteria. Questa è l’ennesima dimostrazione che ogni qual volta si disubbidisce alla Parola di Dio, sorgono problemi di ogni genere o meglio ci si riempie di ogni sorta di guai. Quindi, dato che la via maestra del giusto è quella di evitare i guai, che invece l’empio cerca a più non posso, fuggiamo e facciamo fuggire il piercing.
60. Carissimi Giacinto e Renato, la pace del nostro Signore sia con voi. …… Cosa pensate di questa guerra? E’ proprio un ulteriore segnale dell’approssimarsi del ritorno di Gesù. Ho letto la vostra richiesta di preghiera per i fratelli del Pakistan che soffrono e sono coinvolti in questa terribile vicenda e credo che già prima erano fortemente perseguitati. Voi siete favorevoli o contrari all’attacco degli U.S.A., ora appoggiato anche militarmente dall’Italia?
(La mia risposta è stata scritta dopo che la guerra in questione si è conclusa)
La guerra che gli Americani, aiutati dai soldati di altre nazioni, hanno combattuto contro l’Afganistan per spodestare i Talebani, ed anche per mettere le mani su Osama Bin Laiden (o ucciderlo) che assieme a molti suoi seguaci aveva trovato ospitalità presso il regime dei Talebani, guerra che è riuscita a spodestare i Talebani ma con la quale gli Americani non hanno potuto nè prendere e né uccidere Osama Bin Laiden (a quanto sembra infatti Osama è ancora vivo), è una delle tante guerre di cui Gesù Cristo quando era in terra disse ai suoi discepoli dovere accadere prima della sua venuta; ecco le sue parole: “Or voi udirete parlar di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, perché bisogna che questo avvenga, ma non sarà ancora la fine. Poiché si leverà nazione contro nazione e regno contro regno; ci saranno carestie e terremoti in varî luoghi; ma tutto questo non sarà che principio di dolori” (Matt. 24:6-8). Ovviamente, noi essendo per la pace e non per la guerra, siamo contrari a questa come anche a qualsiasi altra guerra, non importa quali siano le nazioni coinvolte. La nostra contrarietà però non ha impedito che essa accadesse, come anche non impedirà nel futuro che altre guerre scoppino, o che si protraggano quelle che ancora esistono (e che sono tantissime in tutto il mondo, ma di cui non si sente quasi mai parlare tanto da essere state definite ‘le guerre dimenticate’). Quanto è brutta la guerra! Chi l’ha vissuta sa quanta distruzione, quanta miseria essa porta, ed anche quanto odio produce nei cuori degli uomini, perché ha vissuto la guerra sulla sua pelle! Ma che possiamo fare? Le guerre ci devono essere, come le carestie, e i terremoti, prima del ritorno di Cristo dal cielo. Non possiamo impedire che esse si verifichino perché così Dio ha decretato per mandare ad effetto i suoi disegni che sono imperscrutabili. Naturalmente per ciò che sta in noi, dobbiamo procacciare la pace con tutti, non fomentando nessuna guerra a qualsiasi livello, questo è il nostro dovere secondo la Parola di Dio. Quindi cerchiamo di vivere in pace con tutti, facendoci i fatti nostri, e non facendo alcun male a nessuno.
Butindaro Giacinto, Domande e Risposte (Volume 1). Roma 2006. Pagine 471. Vedi l’indice del libro