1. Quando verrà la fine di questo mondo?
Non lo so, ma è vicina perché l’apostolo Pietro dice: “Or la fine d’ogni cosa è vicina” (1 Piet. 4:7).
Gesù Cristo disse che questo sistema di cose o presente era avrà termine quando il Vangelo sarà stato predicato a tutti; ecco le sue parole tratte dal Vangelo secondo Matteo: “E questo evangelo del Regno sarà predicato per tutto il mondo, onde ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine” (Matt. 24:14). Queste parole da Marco sono trascritte così: “E prima convien che fra tutte le genti sia predicato l’evangelo” (Mar. 13:10). La predicazione del Vangelo a tutti gli uomini è quindi necessaria che si verifichi affinché venga la fine.
Rendendo testimonianza del Vangelo si affretta la venuta del giorno di Dio, come dice Pietro nella sua seconda epistola: “aspettando e affrettando la venuta del giorno di Dio…” (2 Piet. 3:12). Continuiamo dunque a proclamare agli uomini l’Evangelo della grazia di Dio. Fratelli, attenti a non lasciarvi travolgere la mente da coloro che periodicamente, o al passaggio da un millennio o da un secolo all’altro, o al passare attraverso il cielo di una particolare cometa, o al verificarsi di una eclissi solare, o di qualche altro evento, proclamano ai quattro venti che la fine del mondo è giunta o sta per giungere. Le loro sono solo profane ciance, predizioni destinate a cadere a terra a loro confusione.
2. Il regno millenniale sulla terra è da intendersi simbolicamente o letteralmente?
E’ da intendersi letteralmente. Leggendo infatti i passi nell’Apocalisse dove si parla di questi mille anni si evince in maniera chiara che si tratta di un periodo di tempo di mille anni che deve ancora compiersi sulla terra. Quando inizierà il millennio? Questi mille anni di pace e di giustizia sulla terra inizieranno al ritorno di Cristo dal cielo.
Ma vediamo da vicino i passi dell’Apocalisse dove si parla di questi mille anni.
- “Poi vidi un angelo che scendeva dal cielo e avea la chiave dell’abisso e una gran catena in mano. Ed egli afferrò il dragone, il serpente antico, che è il Diavolo e Satana e lo legò per mille anni, lo gettò nell’abisso che chiuse e suggellò sopra di lui onde non seducesse più le nazioni finché fossero compiti i mille anni; dopo di che egli ha da essere sciolto per un po’ di tempo” (Apoc. 20:1-3). Dunque al ritorno di Cristo, un angelo di Dio prenderà il diavolo e lo legherà per mille anni onde non seduca più le nazioni per tutto questo tempo; alla fine di questo tempo il diavolo sarà sciolto.
- “Poi vidi dei troni; e a coloro che vi si sedettero fu dato il potere di giudicare. E vidi le anime di quelli che erano stati decollati per la testimonianza di Gesù e per la parola di Dio, e di quelli che non aveano adorata la bestia né la sua immagine, e non aveano preso il marchio sulla loro fronte e sulla loro mano; ed essi tornarono in vita, e regnarono con Cristo mille anni. Il rimanente dei morti non tornò in vita prima che fosser compiti i mille anni. Questa è la prima risurrezione. Beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione. Su loro non ha potestà la morte seconda ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regneranno con lui quei mille anni” (Apoc. 20:4-6). In base a queste parole quindi, coloro che risorgeranno alla prima resurrezione, che è quella che avrà luogo al ritorno di Cristo e che riguarderà i morti in Cristo, regneranno con Cristo per mille anni. Costoro sono dichiarati beati perché la morte seconda non avrà potestà alcuna su di essi. Il fatto che venga detto che il rimanente dei morti risorgeranno alla fine del millennio, lascia intendere che ci sarà un reale periodo di mille anni tra la prima e la seconda resurrezione.
- “E quando i mille anni saranno compiti, Satana sarà sciolto dalla sua prigione e uscirà per sedurre le nazioni che sono ai quattro canti della terra, Gog e Magog, per adunarle per la battaglia: il loro numero è come la rena del mare. E salirono sulla distesa della terra e attorniarono il campo dei santi e la città diletta; ma dal cielo discese del fuoco e le divorò. E il diavolo che le avea sedotte fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saran tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli” (Apoc. 20:7-10). Come dicevamo prima, alla fine dei mille anni il diavolo sarà sciolto, e che farà? Sedurrà le nazioni, le quali si aduneranno contro i santi, ma saranno punite da Dio. Il diavolo sarà punito con lo stagno ardente di fuoco e di zolfo dove sarà tormentato per l’eternità.
3. I malvagi saranno annichiliti o tormentati per sempre?
I malvagi saranno tormentati per l’eternità, cioè condannati ad una eternità piena di grandi ed indicibili sofferenze. Questo è quello che insegna la Scrittura sulla sorte finale degli empi. Ma vediamo i passi della Scrittura che attestano ciò che abbiamo detto.
- Gesù disse di coloro che saranno messi alla sua sinistra: “E questi se ne anderanno a punizione eterna…” (Matt. 25:46).
- Paolo ai Tessalonicesi dice: “Il Signor Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Iddio, e di coloro che non ubbidiscono al Vangelo del nostro Signor Gesù. I quali saranno puniti di eterna distruzione….” (2 Tess. 1:7-9).
- Giovanni, nel libro della Rivelazione ha scritto: “E un altro, un terzo angelo, tenne dietro a quelli, dicendo con gran voce: Se qualcuno adora la bestia e la sua immagine e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, beverà anch’egli del vino dell’ira di Dio mesciuto puro nel calice della sua ira: e sarà tormentato con fuoco e zolfo nel cospetto dei santi angeli e nel cospetto dell’Agnello. E il fumo del loro tormento sale ne’ secoli dei secoli; e non hanno requie né giorno né notte quelli che adorano la bestia e la sua immagine e chiunque prende il marchio del suo nome” (Ap. 14:9-11). Notate queste espressioni “il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli” che indica che il loro tormento sarà senza fine, e “non hanno requie né giorno né notte” che indicano chiaramente che quelle persone non avranno mai nessun riposo a differenza di coloro che vivranno per sempre col Signore che si riposeranno dalle loro fatiche.
- Giovanni, sempre nel libro della Rivelazione, ha detto che il falso profeta e la bestia all’inizio del millennio, e poi il diavolo al termine dei mille anni, saranno gettati nello stagno ardente di fuoco e di zolfo e che quivi “saran tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli” (Ap. 20:10). Naturalmente dato che anche i codardi, gli increduli, gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi saranno gettati nello stagno ardente di fuoco e di zolfo è necessario dire che anche loro vi saranno tormentati per l’eternità (cfr. Ap. 21:8).
- Gesù disse: “E se l’occhio tuo ti fa intoppare, cavalo; meglio è per te entrar con un occhio solo nel regno di Dio, che aver due occhi ed esser gittato nella geenna, dove il verme loro non muore ed il fuoco non si spegne” (Mar. 9:47-48). Notate che è scritto che il verme dei malvagi non muore e il fuoco non si spegne, il che indica che la loro tortura sarà continua, senza fine alcuna.
- Giuda ha detto che Sodoma e Gomorra e le città circonvicine “essendosi abbandonate alla fornicazione nella stessa maniera di costoro ed essendo andate dietro a vizî contro natura, sono poste come un esempio, portando la pena d’un fuoco eterno” (Giuda 7). Ciò significa che gli abitanti di quelle città malvage quando in quel giorno risusciteranno saranno condannati ad essere tormentati per l’eternità nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Anche al presente comunque gli abitanti di quelle città sono nei tormenti; e precisamente nell’Ades.
Come potete vedere questi passi sopra citati parlano in una maniera o nell’altra di una punizione eterna che sarà inflitta ai malvagi, punizione che consisterà in un tormento eterno in un fuoco eterno; dove per fuoco eterno, ci tengo a precisare, si deve intendere un fuoco che durerà per un tempo senza fine. Dico questo perché alcuni questo termine non lo spiegano in questa maniera, infatti dicono che un bel giorno questo fuoco avrà pure fine! Ma – domando io – se un giorno questo fuoco avesse fine come potrebbe essere chiamato ancora eterno?
4. Ma quando si muore si cessa del tutto di esistere o si va in un altro mondo dove si continua a sentire, vedere, ricordare ecc.?
Secondo quello che insegna la Sacra Scrittura l’essere umano, dato che possiede al suo interno un’anima immortale, quando muore continua a vivere sotto una altra forma – appunto solo con la sua anima – in un altro mondo, invisibile a questi nostri occhi e in uno stato pienamente cosciente.
Questo mondo sarà o il Paradiso che si trova in cielo per coloro che muoiono in Cristo, cioè riconciliati con Dio; o l’Ades (comunemente chiamato ‘inferno’), che si trova nel cuore della terra, per coloro che muoiono nei loro peccati, cioè perduti e nemici di Dio.
L’apostolo Paolo, essendo riconciliato con Dio, aveva la certezza che quando sarebbe morto sarebbe andato in cielo con il Signore infatti disse ai Corinzi: “Ma siamo pieni di fiducia e abbiamo molto più caro di partire dal corpo e d’abitare col Signore” (2 Cor. 5:8), ed ai Filippesi: “Io sono stretto dai due lati: ho il desiderio di partire e d’esser con Cristo, perché è cosa di gran lunga migliore” (Fil. 1:23), ed a Timoteo poco prima di morire disse: “Il Signore mi libererà da ogni mala azione e mi salverà nel suo regno celeste” (2 Tim. 4:18). Queste sue parole – come si può vedere – sono eloquenti, per lui la vita dopo morto sarebbe continuata, e siamo sicuri continuò in cielo con il Signore. A conferma che la vita per i Cristiani continua dopo morti in cielo ci sono le seguenti parole di Giovanni che dice: “E quando ebbe aperto il quinto suggello, io vidi sotto l’altare le anime di quelli ch’erano stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che aveano resa; e gridarono con gran voce, dicendo: Fino a quando, o nostro Signore che sei santo e verace, non fai tu giudicio e non vendichi il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra? E a ciascun d’essi fu data una veste bianca e fu loro detto che si riposassero ancora un po’ di tempo, finché fosse completo il numero dei loro conservi e dei loro fratelli, che hanno ad essere uccisi come loro” (Apoc. 6:9-11). Si noti come quelle anime furono viste, e poi come furono sentite gridare, come potevano ricordarsi di come erano morti sulla terra, e come potevano anche sentire. Non è chiaro che i Cristiani quando muoiono continuano a vivere coscientemente in cielo presso il trono di Dio? Questo dunque per quanto riguarda il vivere nell’aldilà per i Cristiani.
Per coloro che invece muoiono nei loro peccati, li aspetta come detto l’Ades – che è un luogo sotterraneo dove arde il fuoco e dove si soffrono tormenti terribili. La seguente storia raccontata da Gesù lo insegna chiaramente: “Or v’era un uomo ricco, il quale vestiva porpora e bisso, ed ogni giorno godeva splendidamente; e v’era un pover’uomo chiamato Lazzaro, che giaceva alla porta di lui, pieno d’ulceri, e bramoso di sfamarsi con le briciole che cadevano dalla tavola del ricco; anzi perfino venivano i cani a leccargli le ulceri. Or avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno d’Abramo; morì anche il ricco, e fu seppellito. E nell’Ades, essendo ne’ tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abramo, e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: Padre Abramo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell’acqua per rinfrescarmi la lingua, perché son tormentato in questa fiamma. Ma Abramo disse: Figliuolo, ricordati che tu ricevesti i tuoi beni in vita tua, e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato. E oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una gran voragine, perché quelli che vorrebbero passar di qui a voi non possano, né di là si passi da noi. Ed egli disse: Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, onde non abbiano anch’essi a venire in questo luogo di tormento. Abramo disse: Hanno Mosè e i profeti; ascoltin quelli. Ed egli: No, padre Abramo; ma se uno va a loro dai morti, si ravvedranno. Ma Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscitasse” (Luca 16:19-31). Si noti come quel ricco, una volta morto e seppellito, continuò a vivere all’inferno in uno stato perfettamente cosciente, infatti sentiva dolore per il fuoco in mezzo al quale si trovava, poteva parlare e ragionare, vedere e sentire, e oltre tutto anche ricordarsi di chi aveva lasciato sulla terra.
Alla luce dell’insegnamento biblico appena esposto dunque la dottrina che dice che l’essere umano dopo morto cessa di esistere del tutto e non è più cosciente di nulla è falsa. Guardatevi da coloro che la insegnano.
5. Ma che significa che i morti dormono?
Prima di tutto diciamo quello che non significa. Non significa che le persone una volta morte sono incoscienti, perché come abbiamo visto esse sono pienamente coscienti sia che si trovino in Paradiso e sia che si trovino all’inferno. Il termine ‘dormono’ dunque si riferisce solamente al loro apparente stato difatti è fuori di dubbio che quando una persona muore dà l’impressione di essersi addormentato e di stare a riposarsi. In questo caso però il suo corpo cessa di funzionare, a differenza di quanto succede invece quando ci si addormenta del sonno naturale (durante il quale il cuore continua a battere, il sangue a circolare, i polmoni a respirare, ecc.). Il dormire dei morti dunque si riferisce solamente allo stato del corpo umano che sulla terra cessa di svolgere qualsiasi funzione, e non a quello della sua anima che invece non dorme affatto perché pienamente cosciente di quanto avviene e sente e vede nell’aldilà dove è andata.
Quando quindi la Scrittura dice che i morti non sanno nulla (cfr. Eccl. 9:5), non intende dire che essi hanno cessato del tutto di esistere, ma solo che essendo che il loro corpo è morto è privo di quelle capacità che possedeva da vivo. Perciò i morti non sanno più quello che avviene sulla terra come per esempio quello che avviene ai loro congiunti, fratelli, sorelle ecc., perché non possono più vedere e sentire con il loro corpo e là dove si trovano con la loro anima sono impediti di vedere e di sentire quello che avviene sulla terra. Nel libro di Giobbe per esempio è detto a proposito dell’empio che muore che “se i suoi figliuoli salgono in onore, egli lo ignora; se vengono in dispregio, ei non lo vede” (Giob. 14:21).
6. Ho sentito spesso parlare di un settimo cielo; che dice la Bibbia a riguardo?
La Bibbia non parla in nessun luogo di un settimo cielo, parla solo di un terzo cielo. L’apostolo Paolo infatti dice: “Io conosco un uomo in Cristo, che quattordici anni fa (se fu col corpo non so, né so se fu senza il corpo; Iddio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo. E so che quel tale (se fu col corpo o senza il corpo non so; Iddio lo sa) fu rapito in paradiso, e udì parole ineffabili che non è lecito all’uomo di proferire” (2 Cor. 12: 2-4). Come si può dunque vedere Paolo identifica il terzo cielo con il paradiso dove vanno le anime dei santi quando muoiono. Quindi, esiste un primo cielo, un secondo cielo ed anche un terzo cielo. Oltre questo numero di cieli non possiamo andare per non andare oltre ciò che sta scritto.
Ricordo alcuni anni fa che mentre parlavamo con un pastore, questi parlò del settimo cielo al che mio fratello gli fece notare che ciò che stava dicendo non era confermato dalla Scrittura. Al che lui risentitosi un poco, volle che gli si desse la Chiave Biblica per vedere se fosse veramente così. Avendola presa e consultata in nostra presenza dovette riconoscere che nella Bibbia non si faceva cenno del settimo cielo ma solo del terzo cielo.
7. I morti ci vedono e ascoltano?
No, i morti non ci vedono e neppure ci ascoltano perché è scritto che essi “non sanno nulla” (Eccl. 9:5). Sia dunque che essi si trovino in Paradiso o nell’Ades, essi non sanno nulla di noi.
A conferma di ciò c’è il fatto che gli Israeliti ai giorni di Isaia dicevano a Dio: “Abrahamo non sa chi siamo, e Israele non ci riconosce” (Is. 63:16), e il fatto che nel libro di Giobbe a proposito dell’empio che viene fatto morire da Dio è detto: “Tu lo sopraffai una volta per sempre, ed egli se ne va; gli muti il sembiante, e lo mandi via. Se i suoi figliuoli salgono in onore, egli lo ignora; se vengono in dispregio, ei non lo vede” (Giob. 14:21-22).
C’è anche la storia della consultazione dell’evocatrice di En-dor da parte di Saul che depone a favore di quanto abbiamo detto infatti quando Samuele, evocato da quella spiritista e fatto realmente risalire da dove si trovava per volere di Dio, apparve a Saul gli disse: “Perchè mi hai disturbato, facendomi salire?” (1 Sam. 28:15). Se Samuele avesse potuto vedere ed ascoltare Saul certamente non gli avrebbe fatto quella domanda.
Come si spiegano allora tutti quei fenomeni paranormali in cui alcune persone dicono di avere partecipato a sedute spiritiche ed avere sentito la voce o visto persino dei loro cari morti che gli hanno detto alcune cose che li riguardavano dimostrando in questa maniera di essere a conoscenza di alcune cose? E’ semplice; si tratta di spiriti maligni che si camuffano in maniera tale da fare credere di essere i morti consultati dai viventi, per cui il fatto che essi dicano agli interessati delle cose concernenti la loro vita presente non deve sorprendere perché gli spiriti maligni che sono nell’aria vedono ed ascoltano le persone.
I morti dunque non solo non sanno nulla di noi ma neppure possono essere evocati. Ricordatevi che la consultazione dei morti a pro dei vivi è una pratica condannata dalla Parola di Dio (cfr. Lev. 19:31; Deut. 18:9-12) e che Saul per averla praticata fu fatto morire da Dio (cfr. 1 Cron. 10:13).
Come è scritto nel libro del profeta Isaia: “Se vi si dice: ‘Consultate quelli che evocano gli spiriti e gl’indovini, quelli che sussurrano e bisbigliano’, rispondete: ‘Un popolo non dev’egli consultare il suo Dio? Si rivolgerà egli ai morti a pro de’ vivi?’ Alla legge! alla testimonianza! Se il popolo non parla così, non vi sarà per lui alcuna aurora! Andrà errando per il paese, affranto, affamato; e quando avrà fame, s’irriterà, maledirà il suo re ed il suo Dio. Volgerà lo sguardo in alto, lo volgerà verso la terra, ed ecco, non vedrà che distretta, tenebre, oscurità piena d’angoscia, e sarà sospinto in fitta tenebria” (Is. 8:19-22).
8. In cielo ci riconosceremo?
Sì, in cielo ci riconosceremo tutti. Se riconosceremo di certo il Figliuolo di Dio, benchè non l’abbiamo veduto e non l’abbiamo conosciuto nei giorni della sua carne e non abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua resurrezione, di certo riconosceremo anche tutti i santi del passato e quelli del presente che sono ancora vivi. Quando una persona muore infatti l’anima sua che continua a vivere in cielo ha la sembianza della persona morta quando era in vita; per cui egli o ella sarà facilmente e subito riconoscibile. Anche nel caso di fratelli e sorelle o di parenti lontani che sono morti in Cristo ma che noi non abbiamo conosciuto sulla terra, vale il discorso che noi li riconosceremo una volta in cielo. Quindi noi riconosceremo l’apostolo Paolo, l’apostolo Giovanni ecc. Non sappiamo però come faremo a riconoscerli una volta che saremo in cielo; ma questo non ci interessa molto, quello che importa è che potremo parlare con loro chiamandoli con il nome con cui erano vissuti sulla terra senza sbagliare persona.
La conferma biblica che i morti riconoscono i morti l’abbiamo nella storia del ricco e di Lazzaro che dice quanto segue: “Or v’era un uomo ricco, il quale vestiva porpora e bisso, ed ogni giorno godeva splendidamente; e v’era un pover’uomo chiamato Lazzaro, che giaceva alla porta di lui, pieno d’ulceri, e bramoso di sfamarsi con le briciole che cadevano dalla tavola del ricco; anzi perfino venivano i cani a leccargli le ulceri. Or avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno d’Abramo; morì anche il ricco, e fu seppellito. E nell’Ades, essendo ne’ tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abramo, e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: Padre Abramo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell’acqua per rinfrescarmi la lingua, perché son tormentato in questa fiamma” (Luca 16:19-24). Si noti come quel ricco dall’Ades riconobbe sia Abramo che non aveva conosciuto, che Lazzaro che invece aveva conosciuto sulla terra.
9. Il Signore Gesù tornerà a prendere i suoi eletti prima o dopo che sarà manifestato l’anticristo?
Egli tornerà dopo; questo lo deduciamo dalle seguenti parole di Paolo ai Tessalonicesi: “Or, fratelli, circa la venuta del Signor nostro Gesù Cristo e il nostro adunamento con lui, vi preghiamo di non lasciarvi così presto travolgere la mente, né turbare sia da ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche epistola data come nostra, quasi che il giorno del Signore fosse imminente. Nessuno vi tragga in errore in alcuna maniera; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e non sia stato manifestato l’uomo del peccato, il figliuolo della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e dicendo ch’egli è Dio. Non vi ricordate che quand’ero ancora presso di voi io vi dicevo queste cose? E ora voi sapete quel che lo ritiene ond’egli sia manifestato a suo tempo. Poiché il mistero dell’empietà è già all’opra: soltanto v’è chi ora lo ritiene e lo riterrà finché sia tolto di mezzo. E allora sarà manifestato l’empio, che il Signor Gesù distruggerà col soffio della sua bocca, e annienterà con l’apparizione della sua venuta” (2 Tess. 2:1-8).
Vorrei che notaste innanzi tutto come l’apostolo Paolo chiami la venuta del Signore e il nostro adunamento con lui, ‘quel giorno‘ che deve venire dopo che sarà manifestata sia l’apostasia che l’uomo del peccato; e poi come egli dica che l’uomo del peccato sarà distrutto dall’apparizione della venuta del Signore. E’ evidente quindi che sia la resurrezione dei morti in Cristo che il mutamento di coloro che saranno trovati viventi al ritorno del Signore – eventi questi che precederanno sia pur di pochissimo il nostro adunamento con il Signore – sono cose che avverranno dopo che sarà manifestato l’anticristo.
10. Riguardo al Paradiso vorrei dirle una cosa. Lei crede come tutti i cristiani che il Paradiso sia la nostra destinazione finale. Io non ci credo. Il Salvatore disse al ladrone a fianco a Lui “..oggi sarai meco in Paradiso” Luca 23:43 e poi quando apparve risorto disse alla Maddalena che voleva toccarlo “.. non mi toccare perchè non sono ancora salito al Padre” Gv 20:17…e allora mi dica Lei se Gesù non appena morì andò in paradiso con il ladrone come potè in seguito dire di non essere ancora salito al Padre?
La domanda che lei mi ha fatto ha la seguente risposta. Quando Gesù disse al ladrone sulla croce che in quel giorno egli sarebbe stato con lui in paradiso, per paradiso occorre intendere il seno di Abramo che prima della resurrezione di Cristo era il luogo dove andavano i giusti (cfr. Luca 16:22). Questo luogo non si trovava in cielo, ma sotto terra lontano dal luogo di tormento dove andavano gli empi, tanto è vero che nella storia del ricco e di Lazzaro, il ricco che si trovava nell’Ades poteva vedere Lazzaro e Abramo che si trovavano nel seno di Abramo (cfr. Luca 16:23), e non solo, il ricco potè anche parlare con Abramo, dialogare con lui. Se dunque Gesù disse a quell’uomo sulla croce che in quel giorno stesso egli sarebbe stato con lui nel seno di Abramo, non c’è da sorprendersi per niente nel leggere che Gesù dopo essere risorto disse a Maddalena che ancora non era salito al Padre suo, perché il Padre suo aveva il suo trono nei cieli e non sotto terra nel paradiso chiamato ‘seno di Abramo’ dove Gesù andò subito dopo la sua morte, anche perché Gesù doveva andare nell’Ades a predicare il Vangelo ai morti (ma non per concedergli un occasione di ravvedimento). Le cose sono chiare. Dalla resurrezione di Cristo in avanti però il seno di Abramo è stato tolto e coloro che vi si trovavano sono stati fatti salire in cielo secondo che è scritto: “Egli è per questo che è detto: Salito in alto, egli ha menato in cattività un gran numero di prigioni ed ha fatto dei doni agli uomini. Or questo è salito che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso nelle parti più basse della terra? Colui che è disceso, è lo stesso che è salito al disopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa” (Ef. 4:8-10). Dalla resurrezione di Cristo chi muore nel Signore va con il Signore in cielo (cfr. Fil. 1:23; 2 Cor. 5:8; Apoc. 6:9) ossia nel paradiso (celeste) perchè così è chiamata la dimora celeste dove vanno le anime dei santi in attesa della resurrezione (cfr. 2 Cor. 12:2-4; Apoc. 2:7) .
11. Come potrà succedere la resurrezione corporale, ossia come potrà un corpo essere riportato a vivere dalla polvere?
Potrà esserlo perché Colui che lo risusciterà è l’Iddio d’ogni carne, per il quale non c’è nulla di troppo difficile o qualcosa che sia impossibile. Se consideriamo che Dio riuscì a formare il primo uomo dalla polvere della terra secondo che è scritto: “E l’Eterno Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale, e l’uomo divenne un’anima vivente” (Gen. 2:7), dobbiamo per forza di cose dedurre che Lui riuscirà anche a risorgere dalla polvere i corpi di coloro che sono morti. Se difatti Egli potè formare il corpo di un uomo mai esistito prima usandosi di polvere, potrà certamente far risorgere il corpo decomposto di un individuo già vissuto (anche se esso fosse ridotto tutto a polvere) e mettergli all’interno l’anima che nel frattempo aveva vissuto separata dal corpo.
12. Il fatto che Gesù, in relazione alla sua seconda venuta, abbia detto che quanto a quel giorno e quell’ora nessuno li sa, significa che invece per ciò che concerne il mese o l’anno o il secolo qualcuno li sa?
Evidentemente no, è sottinteso infatti in quella sua espressione che anche per ciò che concerne il mese o l’anno o il secolo in cui avverrà il suo ritorno NESSUNO LI SA. E poi, rifletti, se ciò non fosse sottinteso non si capirebbe proprio perché Gesù abbia ripetuto più volte di vegliare, di stare attenti (cfr. Mar. 13:33;35,37), e prima di essere assunto in cielo abbia detto espressamente ai suoi discepoli: “Non sta a voi di sapere i tempi o i momenti che il Padre ha riserbato alla sua propria autorità” (Atti 1:7). Come non si capirebbe affatto perché Paolo parlando del ritorno del Signore ai santi di Tessalonica gli abbia detto: “Or quanto ai tempi ed ai momenti, fratelli, non avete bisogno che vi se ne scriva; perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte” (1 Tess. 5:1-2).
Dunque, quanto alla data del ritorno del Signore NESSUNO SA sia l’ora, che il giorno, che il mese, che l’anno, che il secolo. Nessuno vi inganni con vani ragionamenti.
13. In merito alla vita ultraterrena, voglio domandarti questo: se i santi quando muoiono vanno in paradiso e sono pienamente coscienti, non è possibile una loro eventuale intercessione a favore di noi che siamo sulla terra?
No, non è possibile che i santi che sono in cielo intercedano per noi. La Parola di Dio infatti nel momento che dice che “v’è un solo Dio ed anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo” (1 Tim. 2:5), che, “perché dimora in eterno, ha un sacerdozio che non si trasmette; ond’è che può anche salvar appieno quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, vivendo egli sempre per intercedere per loro” (Ebr. 7:24-25), esclude nella maniera più categorica una loro eventuale intercessione a favore di noi credenti sulla terra. Difatti se tra Dio e gli uomini c’è solo Gesù che può fare da mediatore, lui che è alla destra del Padre ed intercede in maniera efficace (tramite la sua intercessione ci può appieno salvare) per noi, è inammissibile che i santi in cielo possano esserci di qualche aiuto presso Iddio magari pregando per noi.
14. I miei cani verranno in paradiso con me?
No, non verranno con te in paradiso perché i cani, come tutti gli altri animali, non hanno un anima che alla morte si diparte per andare o in cielo o all’inferno. Gli animali hanno sì uno spirito o un soffio come ce lo abbiamo noi esseri umani che quando si ritira provoca la morte e fa ritornare alla polvere sia loro che noi, e quindi da questo punto di vista noi esseri umani non abbiamo nessuna superiorità sulle bestie secondo che è scritto: “Poiché la sorte de’ figliuoli degli uomini è la sorte delle bestie; agli uni e alle altre tocca la stessa sorte; come muore l’uno, così muore l’altra; hanno tutti un medesimo soffio, e l’uomo non ha superiorità di sorta sulla bestia; poiché tutto è vanità. Tutti vanno in un medesimo luogo; tutti vengon dalla polvere, e tutti ritornano alla polvere” (Eccl. 3:19-20). Ma gli animali non hanno un anima razionale e cosciente che dopo la morte continua ad esistere in un luogo ultraterreno in uno stato cosciente. A conferma di ciò c’è anche il fatto che essi non hanno la capacità di accettare o rifiutare il Vangelo, perchè il continuare a vivere in paradiso dipende dall’accettazione del Vangelo sulla terra mentre il continuare a vivere all’inferno dipende dal rifiuto del medesimo Vangelo, facoltà questa che invece l’essere umano, fatto a immagine e somiglianza di Dio, possiede. Questo dunque conferma che gli animali non possono avere una anima come noi.
15. Chi saranno i due testimoni di cui si parla in Apocalisse al capitolo 11 ?
Io penso che saranno Elia ed Enoc. Le ragioni che mi hanno portato a questa conclusione sono le seguenti.
Primo, ambedue non videro la morte perché furono presi da Dio e scomparvero, di Elia infatti è scritto: “E com’essi Elia ed Eliseo continuavano a camminare discorrendo assieme, ecco un carro di fuoco e de’ cavalli di fuoco che li separarono l’uno dall’altro, ed Elia salì al cielo in un turbine” (2 Re 2:11), e di Enoc: “Ed Enoc camminò con Dio; poi disparve, perché Iddio lo prese” (Gen. 5:24) ed anche: “Per fede Enoc fu trasportato perché non vedesse la morte; e non fu più trovato, perché Dio l’avea trasportato; poiché avanti che fosse trasportato fu di lui testimoniato ch’egli era piaciuto a Dio” (Ebr. 11:5). E Dio non avrebbe agito così verso di loro se non avesse avuto per loro un piano particolare per il futuro, cioè se non avesse decretato di mandarli sulla terra dopo un certo tempo per fargli compiere qualche cosa. E poi, occorre tenere presente che di questi due testimoni si dice che “sono i due olivi e i due candelabri che stanno nel cospetto del Signore della terra” (Apoc. 11:4), per cui dato che la Scrittura nega la preesistenza delle anime, si deduce che questi due olivi e candelabri non possono essere altro che due esseri umani che hanno vissuto per un certo tempo sulla terra. E questo è proprio il caso sia di Elia che di Enoc.
Secondo, Elia era un profeta secondo che è scritto: “il profeta Elia” (1 Re 18:36) e quindi profetizzò; ed Enoc profetizzò secondo che è scritto: “Per loro pure profetizzò Enoc, il settimo da Adamo, dicendo: Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi per far giudicio contro tutti, e per convincere tutti gli empî di tutte le opere d’empietà che hanno empiamente commesse, e di tutti gli insulti che gli empî peccatori hanno proferiti contro di lui” (Giuda 14-15). E questi due testimoni quando faranno la loro comparsa profeteranno secondo che è scritto nell’Apocalisse: “E io darò ai miei due testimoni di profetare, ed essi profeteranno per milleduecentosessanta giorni, vestiti di cilicio” (Apoc. 11:3).
In relazione ad Elia poi, vorrei dire che c’è la certezza che egli verrà perché nel libro del profeta Malachia è scritto: “Ecco, io vi mando Elia, il profeta, prima che venga il giorno dell’Eterno, giorno grande e spaventevole. Egli ricondurrà il cuore dei padri verso i figliuoli, e il cuore de’ figliuoli verso i padri, ond’io, venendo, non abbia a colpire il paese di sterminio” (Mal. 4:5-6). Gesù Cristo stesso ha confermato la futura comparsa di Elia quando disse: “Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa” (Matt. 17:11).
16. … Su Elia siamo d’accordo per le ragioni che hai detto tu, ma questo versetto non parla anche di Mosè? Non potrebbe avere una resurrezione come quella di Lazzaro? ….
16. Caro fratello in Cristo, pace del Signore. Ho letto la tua risposta nella Sezione Escatologia n. 15 su apocalisse 11 relativa ai due testimoni e riscontro che è l’opinione comune. Ma io continuo a pensare che siano Elia e Mosè. Perchè? Al versetto 36 di Ap. 11 è scritto: “Costoro hanno potestà di chiudere il cielo, perchè non cada alcuna pioggia nei giorni della profezia; essi hanno pure potestà sulle acque, per convertirle in sangue e per percuotere la terra con qualunque piaga, ogni qualvolta che vorranno.”. Su Elia siamo d’accordo per le ragioni che hai detto tu, ma questo versetto non parla anche di Mosè? Non potrebbe avere una resurrezione come quella di Lazzaro? In Deuteronomio cap. 34 v. 6 è scritto: “E l’Eterno lo seppellì nella valle del paese di Moab, di fronte a Beth-Peor; e nessuno ha conosciuto fino ad oggi il luogo della sua tomba.” In Giuda v. 9 è scritto: “Invece l’Arcangelo Michele, quando in contesa col diavolo disputava intorno al corpo di Mosè, …”. Per ultimo ricordo il monte della trasfigurazione dove a Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni apparvero appunto Mosè ed Elia. Non può Dio aver nascosto fino ad oggi il suo corpo, non cedendolo a Satana, per resuscitarlo negli ultimi tempi? Cosa ne pensi?
Risposta
Guarda, fratello, io non penso che Dio abbia voluto tenere nascosto il luogo dove seppellì Mosè, e non volle concedere il suo corpo a Satana, perché aveva intenzione di resuscitarlo negli ultimi tempi per mandarlo assieme ad Elia. Dio infatti potrebbe risuscitare Mosè di una resurrezione simile a quella di Lazzaro anche se il luogo della sua tomba fosse conosciuto e, ti dico, anche se avesse permesso a Satana di impossessarsi del suo corpo. C’è qualcosa di troppo difficile per Dio? La ragione per cui Dio volle tenere tenuto nascosto il luogo del suo seppellimento credo fu per evitare che quel luogo potesse diventare un luogo dove gli Israeliti si sarebbero recati a pregare Mosè o adorare il suo cadavere. Conoscendo quanto gli Israeliti fossero inclini all’idolatria ci sono buone ragioni per supporlo. Se consideri che oggi ci sono tombe di alcuni famosi rabbini ebrei che sono meta di pellegrinaggi da parte di migliaia di Ebrei i quali si recano alle loro tombe e li pregano, pensa quello che sarebbe successo della tomba di Mosè considerato tuttora il sommo dei maestri ebraici!
Per ciò che concerne il fatto di non averlo concesso a Satana, non saprei cosa dirti; certo è però che dato che Satana è nemico di Dio egli non avrebbe fatto di quel corpo un buon uso per cui Dio ebbe delle valide e giuste ragioni per non permettere che il diavolo si impadronisse del corpo di Mosè. Può essere stata una forma di rispetto nei confronti di Mosè di cui Dio ebbe sempre una grande stima.
C’è poi il fatto dell’apparizione di Mosè ed Elia sul monte santo; riguardo a ciò, vorrei farti notare che subito dopo quella visione Gesù, in risposta ad una specifica domanda dei suoi discepoli, parlò solo della venuta di Elia il quale deve venire e ristabilire ogni cosa, della venuta di Mosè non ne parlò. Tu mi dirai: ‘Ma non accennò neppure a quella di Enoc!’ E’ vero, però il fatto che proprio in quella circostanza in cui assieme ad Elia apparve proprio Mosè, egli tacque su una venuta futura di Mosè, mi fa pensare che non è Mosè che deve venire assieme ad Elia.
Ti ho spiegato dunque quello che penso a riguardo di una venuta di Mosè assieme ad Elia. Certamente, prima di arrivare alla conclusione che assieme ad Elia verrà Enoc, avevo preso in esame anche Mosè ed in particolare le stesse cose che mi hai fatto presente tu, ma dopo lungo esame e lunga riflessione ho visto che la Scrittura pendeva più verso Enoc. E’ una mia opinione naturalmente questa.
17. Ti voglio comunicare anche, a proposito, un sito, che ho trovato su Web Ring di Yahoo, in cui parla, in un articolo dal titolo: ‘L’anima è immortale?, tutto al contrario di come crediamo a riguardo l’inferno e altro. Forse già lo conosci, si chiama La Chiesetta di Campagna. Se ti è possibile, ti vorrei pregare di farmi sapere cosa ne pensi, o se già hai scritto qualcosa a proposito…..
17. Ti voglio comunicare anche, a proposito, un sito, che ho trovato su Web Ring di Yahoo, in cui parla, in un articolo dal titolo: ‘L’anima è immortale?’, tutto al contrario di come crediamo riguardo l’inferno ed altro. Forse già lo conosci, si chiama ‘La Chiesetta in Campagna’. Se ti è possibile, ti vorrei pregare di farmi sapere cosa ne pensi, o se già hai scritto qualcosa a proposito. Una cosa che ho notato, anzi che non ho notato, nell’articolo summenzionato, è che non viene menzionato il passo di Luca del ricco e Lazzaro. …. Ringraziandoti ancora ti do fraterni saluti.
Risposta
Sono andato a vedere quella pagina che mi hai segnalato, conoscevo il sito ma non quell’articolo. Il contenuto di quell’articolo è fortemente e stoltamente contro l’immortalità dell’anima, e le pene eterne, semplicemente perchè il sito è un sito Avventista (questo l’ho capito visitando questa pagina
http://digilander.iol.it/parsifal/approfondimenti/santuario.html
dove viene esposta e difesa la loro perversa dottrina del santuario che io
ho ampiamente confutato nel mio libro al seguente indirizzo
www.lanuovavia.org/avventisti_2.html
e che ti invito a leggere attentamente) e gli Avventisti negano sia la prima che la seconda dottrina. E’ un articolo mendace, esso è in aperto contrasto con l’insegnamento della Parola di Dio che non lascia dubbi di nessun genere sullo stato dei morti. Essi sono o in cielo con il Signore se erano salvati, o nell’ades o inferno se erano perduti. Come anche non lascia dubbi su quello che aspetta i peccatori una volta che saranno risuscitati, cioè lo stagno ardente di fuoco e di zolfo dove sperimenteranno una punizione eterna fatta di tormenti, pianti e stridore dei denti che dureranno nei secoli dei secoli.
Guarda, fratello, io ho scritto molto in difesa dell’immortalità dell’anima, del fuoco eterno, e delle pene eterne per i peccatori dopo il loro giudizio. Ne ho parlato parecchio sia nel mio libro sui Testimoni di Geova sia in quello degli Avventisti, ho confutato in maniera particolareggiata quei ragionamenti che si trovano anche in quell’articolo della Chiesetta di Campagna. Per cui ti invito ad andarti a leggere i capitoli di questi miei libri dove tratto queste questioni. Si tratta del capitolo 5 del libro sui Testimoni di Geova, e del capitolo 5 e del capitolo 6 del libro sugli Avventisti del Settimo giorno.
Del resto, ti saluto nel Signore. Stai saldo nella fede, e combatti per essa.
18. Gli empi, quando saranno giudicati, riceveranno la medesima condanna?
In base a quello che ha insegnato il Signore Gesù Cristo, gli empi, quando in quel giorno saranno giudicati secondo le loro opere, non riceveranno la medesima condanna. Ecco le parole di Gesù da cui traiamo questa convinzione: “Allora egli prese a rimproverare le città nelle quali era stata fatta la maggior parte delle sue opere potenti, perché non si erano ravvedute. Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida! Perché se in Tiro e Sidone fossero state fatte le opere potenti compiute fra voi, già da gran tempo si sarebbero pentite, con cilicio e cenere. E però vi dichiaro che nel giorno del giudizio la sorte di Tiro e di Sidone sarà più tollerabile della vostra. E tu, o Capernaum, sarai tu forse innalzata fino al cielo? No, tu scenderai fino nell’Ades. Perché se in Sodoma fossero state fatte le opere potenti compiute in te, ella sarebbe durata fino ad oggi. E però, io lo dichiaro, nel giorno del giudizio la sorte del paese di Sodoma sarà più tollerabile della tua” (Mat. 11:20-24). Come puoi vedere, il fatto che in quel giorno la sorte di Sodoma sarà più tollerabile di quella di Capernaum significa che la colpa degli abitanti di Capernaum sarà considerata più grave di quella degli abitanti di Sodoma. Questo perché gli abitanti di Capernaum avevano visto nel loro mezzo le opere potenti compiute dal Figliuolo di Dio e non si erano ravveduti, cosa che invece avrebbero fatto gli abitanti di Sodoma se avessero visto le medesime opere potenti.
Anche quando Gesù mise in guardia dagli scribi fece capire che la condanna di taluni sarà superiore a quella di altri. Ecco le sue parole: “Guardatevi dagli scribi, i quali amano passeggiare in lunghe vesti, ed esser salutati nelle piazze, ed avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti ne’ conviti; essi che divorano le case delle vedove, e fanno per apparenza lunghe orazioni. Costoro riceveranno una maggior condanna” (Mar. 12:38-40).
19. Che cosa significa che i santi giudicheranno il mondo e gli angeli (cfr. 1 Cor. 6:2-3)?
Che i santi giudicheranno il mondo significa che in quel giorno Dio concederà ai suoi santi di giudicare le nazioni, ossia di eseguire su loro il giudizio da Lui scritto, questo infatti è l’onore che hanno tutti i suoi fedeli. Questo lo si evince da quanto troviamo scritto nei Salmi: “Esultino i fedeli adorni di gloria, cantino di gioia sui loro letti. Abbiano in bocca le alte lodi di Dio, e una spada a due tagli in mano per far vendetta delle nazioni e infligger castighi ai popoli; per legare i loro re con catene e i loro nobili con ceppi di ferro, per eseguir su loro il giudizio scritto. Questo è l’onore che hanno tutti i suoi fedeli. Alleluia” (Sal. 149:5-9). In particolare, i dodici apostoli del Signore giudicheranno le dodici tribù d’Israele infatti Gesù disse loro: “Io vi dico in verità che nella nuova creazione, quando il Figliuol dell’uomo sederà sul trono della sua gloria, anche voi che m’avete seguitato, sederete su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele” (Matt. 19:28).
Che i santi giudicheranno gli angeli significa che i santi giudicheranno tutti quegli angeli che si sono ribellati a Dio, che sono sia quelli che non serbarono la loro dignità primiera ma lasciarono la loro propria dimora per commettere fornicazione con le figlie degli uomini (cfr. Giuda 6; Genesi 6:1-2), i quali angeli sono serbati da Dio in catene nelle tenebre in attesa del giudizio (cfr. 2 Piet. 2:4); e sia quegli angeli che quando Satana si ribellò a Dio lo seguirono e sono tuttora al suo servizio e seguito (cfr. Matt. 25:41; Apoc. 12:7). Ovviamente anche in questo caso, il giudizio che i santi eseguiranno sarà quello decretato da Dio.
20. In cielo coloro che sono sposati continueranno ad essere sposati?
No, non continueranno ad essere sposati perché il vincolo matrimoniale si rompe con la morte. Tanto è vero che Paolo parlando ai santi di Roma dice: “Infatti la donna maritata è per la legge legata al marito mentre egli vive; ma se il marito muore, ella è sciolta dalla legge che la lega al marito. Ond’è che se mentre vive il marito ella passa ad un altro uomo, sarà chiamata adultera; ma se il marito muore, ella è libera di fronte a quella legge; in guisa che non è adultera se divien moglie d’un altro uomo” (Rom. 7:2-3). Se dunque una vedova non è adultera se passa ad un altro uomo, ciò vuol dire che non è più considerata moglie del marito defunto.
D’altronde il matrimonio implica una relazione sessuale tra uomo e donna e la possibilità di procreare (fino ad una certa età naturalmente e non per tutto il tempo del matrimonio se questo è lungo), tutte cose che in cielo dopo morti non si possono fare. In cielo uomo e donna non possono avere più rapporti sessuali neppure in vista della procreazione. La dimensione in cui essi si trovano non permette rapporti sessuali perchè essi sono là in cielo con l’anima senza il loro corpo e il rapporto sessuale tra uomo e donna è possibile solo con il corpo.
Che in cielo dopo morti non si è più sposati lo confermò Gesù quando rispose ad un quesito dei Sadducei; ecco la domanda dei Sadducei e la risposta di Gesù: “Maestro, Mosè ci ha scritto che se il fratello di uno muore avendo moglie ma senza figliuoli, il fratello ne prenda la moglie e susciti progenie a suo fratello. Or v’erano sette fratelli. Il primo prese moglie, e morì senza figliuoli. Il secondo pure la sposò; poi il terzo; e così fu dei sette; non lasciaron figliuoli, e morirono. In ultimo, anche la donna morì. Nella risurrezione dunque, la donna, di chi di loro sarà moglie? Perché i sette l’hanno avuta per moglie. E Gesù disse loro: I figliuoli di questo secolo sposano e sono sposati; ma quelli che saranno reputati degni d’aver parte al secolo avvenire e alla risurrezione dai morti, non sposano e non sono sposati, perché neanche possono più morire, giacché son simili agli angeli e son figliuoli di Dio, essendo figliuoli della risurrezione” (Luca 20:28-36). La risposta di Gesù – come puoi vedere – non lascia dubbi di alcun genere a riguardo della condizione post mortem degli sposati; essi sono simili agli angeli, cioè liberi da qualsiasi vincolo matrimoniale. E’ vero che nella suddetta risposta Gesù parlò della condizione degli sposati alla resurrezione, cioè dopo che saranno risorti, ma si evince che la medesima cosa si può dire anche della loro condizione fra la morte e la resurrezione. Se infatti alla resurrezione i figli di Dio non sposeranno e non saranno sposati pur ottenendo un corpo immortale e incorruttibile, cioè pur ritornando con la loro anima nel corpo, quanto più si può dire questa cosa dei figli di Dio dopo che sono morti quando sono in cielo solo con la loro anima? E poi, se così non fosse, ciò equivarrebbe a dire che il matrimonio è valido fino alla resurrezione per cui una vedova se passa ad un altro uomo commetterebbe adulterio (perché risulterebbe ancora moglie del defunto) il che contraddirebbe l’insegnamento biblico.
Con tutto questo discorso non si vuol dire naturalmente che un uomo in cielo non riconoscerà quella che sulla terra era stata sua moglie, perché in effetti in cielo ci riconosceremo perché saremo pienamente coscienti; per cui i figli riconosceranno i genitori, e viceversa, e i mariti le loro mogli e viceversa, ecc. ovviamente stiamo parlando di quei casi dove figli e genitori erano salvati, e dove marito e moglie erano ambedue credenti.
21. Ho un grosso dubbio che spesso mi tiene lontano da Dio. Come mai alcuni versi della Bibbia dicono che verrà il giorno del giudizio e verranno giudicati i morti e i vivi? Ciò mi fa presupporre che tutti i morti antecedenti al giudizio, le loro anime non si sa dove sono (in Paradiso? nel purgatorio? nell’inferno?). Spero che capisca la domanda.
La tua domanda non è chiara nella sua prima parte, comunque sappi che la Scrittura parla di un giorno del giudizio in cui Dio giudicherà i morti, infatti nel libro dell’Apocalisse è scritto quanto segue: “Poi vidi un gran trono bianco e Colui che vi sedeva sopra, dalla cui presenza fuggiron terra e cielo; e non fu più trovato posto per loro. E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavan ritti davanti al trono; ed i libri furono aperti; e un altro libro fu aperto, che è il libro della vita; e i morti furon giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le opere loro. E il mare rese i morti ch’erano in esso; e la morte e l’Ades resero i loro morti, ed essi furon giudicati, ciascuno secondo le sue opere. E la morte e l’Ades furon gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè, lo stagno di fuoco. E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco” (Apoc. 20:11-15). Come puoi dunque vedere, Giovanni dice che in quel giorno – che seguirà il Millennio – saranno giudicati i morti sia grandi che piccoli e che questo giudizio sarà compiuto sulla base delle opere compiute dai morti mentre erano nel loro corpo. Questo giudizio però riguarda gli empi, ossia coloro che hanno operato male o gli increduli che hanno rifiutato di credere nel Vangelo per avere la vita eterna, e difatti Gesù parlando di coloro che hanno operato male disse che essi risusciteranno “in risurrezione di giudizio” (Giov. 5:29), ossia per essere giudicati e condannati.
I giusti invece non risusciteranno in risurrezione di giudizio ma in resurrezione di vita per ereditare la vita eterna (cfr. Giov. 5:29; Rom. 2:7). Questo però non significa che i giusti non saranno sottoposti a nessun giudizio perché anche loro saranno giudicati ma non per essere condannati ma per ricevere la retribuzione delle cose fatte nel corpo infatti Paolo dice ai Corinzi: “Poiché dobbiamo tutti comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione delle cose fatte quand’era nel corpo, secondo quel che avrà operato, o bene, o male” (2 Cor. 5:10), ed ai Romani: “Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio; infatti sta scritto: Com’io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me, ed ogni lingua darà gloria a Dio. Così dunque ciascun di noi renderà conto di se stesso a Dio” (Rom. 14:10-12). Dunque, quello a cui saranno sottoposti i giusti è un giudizio diverso perché non è un giudizio di condanna come nel caso degli empi. E come potrebbe mai essere un giudizio di condanna quando i giusti hanno alla destra del Padre un avvocato nella persona di Gesù Cristo, il Giusto, che è la propiziazione dei loro peccati? E come potrebbero essere sottoposti allo stesso giudizio degli empi quando la Bibbia dice che non c’è nessuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù? (cfr. Rom. 8:1) Anche per ciò che concerne questo giudizio esso avverrà alla resurrezione (questo si evince da queste parole di Gesù Cristo: “Quando fai un convito, chiama i poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi; e sarai beato, perché non hanno modo di rendertene il contraccambio; ma il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione de’ giusti”, Luca 14:13-14) che però per i giusti avverrà al ritorno di Cristo, quindi mille anni prima di quella degli empi perché quest’ultima si verificherà alla fine del millennio (cfr. Apoc. 20:11-15).
Quanto detto fino ad ora però non deve per nulla farti supporre che sia i giusti che gli empi non si sa dove si trovano prima dei loro rispettivi giudizi o prima delle loro rispettive resurrezioni perché la Scrittura come parla del giudizio a venire, parla anche della beatitudine e del tormento che patiscono rispettivamente le anime dei giusti e quelle degli empi in attesa del loro giudizio. I giusti sono infatti nel cielo con il Signore (cfr. Apoc. 6:9; 2 Cor. 5:8), mentre gli empi sono nell’Ades, nel fuoco, a piangere e stridere i denti (cfr. Luca 16:19-31). Il purgatorio non esiste, è un’invenzione di alcuni cosiddetti padri della Chiesa che purtroppo la Chiesa Cattolica Romana ha accettato.
Sullo stato dopo la morte sia dei giusti che degli empi ho scritto molto in maniera dettagliata, ti invito quindi ad andare a leggere questi miei scritti.
22. Che cosa sono le potenze che sono nei cieli e che Gesù disse saranno scrollate (cfr. Matt. 24:29; Marco 13:25; Luca 21:26)?
Sono delle entità spirituali malvagie che si trovano nei luoghi celesti, ossia delle forze spirituali malvagie che sono in cielo. L’apostolo Pietro ne parla quando dice che Gesù è alla destra di Dio dove angeli, principati e potenze gli sono sottoposti (cfr. 1 Piet. 3:22). Sono anche chiamate potestà, Paolo dice che Cristo ha trionfato su di esse per mezzo della croce (cfr. Col. 2:15), e che il nostro combattimento è anche contro di esse (cfr. Ef. 6:12).
Il fatto che queste potenze nei cieli saranno scrollate vuol dire che esse si abbatteranno sulla terra ed anche questo contribuirà ad accrescere l’angoscia degli uomini. Nell’Apocalisse è menzionato un evento che si verificherà poco prima del ritorno dal cielo di Cristo e che ci fa capire bene che cosa avverrà quando le potenze che sono nei cieli saranno scrollate: si tratta dello scaraventamento di Satana e dei suoi angeli sulla terra. Ecco cosa dice Giovanni: “E vi fu battaglia in cielo: Michele e i suoi angeli combatterono col dragone, e il dragone e i suoi angeli combatterono, ma non vinsero, e il luogo loro non fu più trovato nel cielo. E il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato Diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù; fu gettato sulla terra, e con lui furon gettati gli angeli suoi. Ed io udii una gran voce nel cielo che diceva: Ora è venuta la salvezza e la potenza ed il regno dell’Iddio nostro, e la potestà del suo Cristo, perché è stato gettato giù l’accusatore dei nostri fratelli, che li accusava dinanzi all’Iddio nostro, giorno e notte. Ma essi l’hanno vinto a cagion del sangue dell’Agnello e a cagion della parola della loro testimonianza; e non hanno amata la loro vita anzi l’hanno esposta alla morte. Perciò rallegratevi, o cieli, e voi che abitate in essi. Guai a voi, o terra, o mare! Perché il diavolo è disceso a voi con gran furore, sapendo di non aver che breve tempo” (Apoc. 12:7-12).
23. Possiamo noi Cristiani aiutare i nostri cari che sono morti nei loro peccati?
No, noi non possiamo più aiutare quei nostri cari che sono morti nei loro peccati, cioè non riconciliati con Dio. E questo per la semplice ragione che essi sono all’inferno, in questo terribile luogo di tormento di cui parla la Scrittura, a piangere e stridere i denti. E in questo luogo essi non possono ricevere nessun aiuto da noi che ancora siamo vivi, quindi noi non possiamo aiutarli ad essere salvati, o magari contribuire mediante delle preghiere ad alleviare le loro sofferenze. Tutto ciò è impossibile farlo; perduti sono morti e perduti rimarranno per l’eternità. Nel giorno in cui poi essi risusciteranno, saranno giudicati secondo le loro opere e gettati nello stagno ardente di fuoco e di zolfo. In verità non rimane più nessuna speranza all’empio che muore. I peccatori, a prescindere che siano nostri familiari o parenti, li possiamo aiutare solo mentre sono ancora vivi in vista della loro salvezza; come? Annunciandogli la parola della croce, la salvezza per grazia mediante la fede in Cristo, ed esortandoli a pentirsi dei loro peccati e a credere in Cristo. Se essi accettano le nostre parole allora ne avranno del bene, ma se rifiuteranno fino alla loro morte, una volta morti dovranno soffrire pene intense per l’eternità che sta dinnanzi a loro. Il loro sangue ricadrà su loro, noi ne saremo netti.
24. Ma è vero che Gesù Cristo un giorno ritornerà?
Sì, è vero perché lui stesso lo ha affermato in svariate maniere. Ti cito alcune sue parole: “Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci son molte dimore; se no, ve l’avrei detto; io vo a prepararvi un luogo; e quando sarò andato e v’avrò preparato un luogo, tornerò e v’accoglierò presso di me, affinché dove son io, siate anche voi” (Giov. 14:1-3); “Perché se uno si sarà vergognato di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figliuol dell’uomo si vergognerà di lui quando sarà venuto nella gloria del Padre suo coi santi angeli” (Mar. 8:38); “E come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figliuol dell’uomo. Infatti, come ne’ giorni innanzi al diluvio si mangiava e si beveva, si prendea moglie e s’andava a marito, sino al giorno che Noè entrò nell’arca, e di nulla si avvide la gente, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figliuol dell’uomo. Allora due saranno nel campo; l’uno sarà preso e l’altro lasciato; due donne macineranno al mulino: l’una sarà presa e l’altra lasciata. Vegliate, dunque, perché non sapete in qual giorno il vostro Signore sia per venire. Ma sappiate questo, che se il padron di casa sapesse a qual vigilia il ladro deve venire, veglierebbe e non lascerebbe forzar la sua casa. Perciò, anche voi siate pronti; perché, nell’ora che non pensate, il Figliuol dell’uomo verrà” (Matt. 24:37-44); “Or subito dopo l’afflizione di que’ giorni, il sole si oscurerà, e la luna non darà il suo splendore, e le stelle cadranno dal cielo, e le potenze de’ cieli saranno scrollate. E allora apparirà nel cielo il segno del Figliuol dell’uomo; ed allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio, e vedranno il Figliuol dell’uomo venir sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria” (Matt. 24:29-30).
Questo suo futuro ritorno dal cielo lo confermarono gli angeli che apparvero ai suoi discepoli quando Gesù fu tolto dinnanzi agli occhi loro ed assunto in cielo: quegli angeli dissero loro: “Uomini Galilei, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare in cielo” (Atti 1:11).
Anche gli apostoli del Signore Gesù confermarono che Gesù un giorno ritornerà dal cielo.
Paolo per esempio dice ai Filippesi: “Quanto a noi, la nostra cittadinanza è ne’ cieli, d’onde anche aspettiamo come Salvatore il Signor Gesù Cristo, il quale trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, in virtù della potenza per la quale egli può anche sottoporsi ogni cosa” (Fil. 3:20-21), ai Tessalonicesi: “Poiché è cosa giusta presso Dio il rendere a quelli che vi affliggono, afflizione; e a voi che siete afflitti, requie con noi, quando il Signor Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Iddio, e di coloro che non ubbidiscono al Vangelo del nostro Signor Gesù. I quali saranno puniti di eterna distruzione, respinti dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua potenza, quando verrà per essere in quel giorno glorificato nei suoi santi e ammirato in tutti quelli che hanno creduto, e in voi pure, poiché avete creduto alla nostra testimonianza dinanzi a voi” (2 Tess. 1:6-10) ed anche: “Or, fratelli, circa la venuta del Signor nostro Gesù Cristo e il nostro adunamento con lui, vi preghiamo di non lasciarvi così presto travolgere la mente, né turbare sia da ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche epistola data come nostra, quasi che il giorno del Signore fosse imminente. Nessuno vi tragga in errore in alcuna maniera; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e non sia stato manifestato l’uomo del peccato, il figliuolo della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e dicendo ch’egli è Dio. Non vi ricordate che quand’ero ancora presso di voi io vi dicevo queste cose? E ora voi sapete quel che lo ritiene ond’egli sia manifestato a suo tempo. Poiché il mistero dell’empietà è già all’opra: soltanto v’è chi ora lo ritiene e lo riterrà finché sia tolto di mezzo. E allora sarà manifestato l’empio, che il Signor Gesù distruggerà col soffio della sua bocca, e annienterà con l’apparizione della sua venuta” (2 Tess. 2:1-8); e a Timoteo: “Io t’ingiungo d’osservare il comandamento divino da uomo immacolato, irreprensibile, fino all’apparizione del nostro Signor Gesù Cristo, la quale sarà a suo tempo manifestata dal beato e unico Sovrano, il Re dei re e Signor dei signori” (1 Tim. 6:14-15).
Pietro dice: “Diletti, non vi stupite della fornace accesa in mezzo a voi per provarvi, quasiché vi avvenisse qualcosa di strano. Anzi, in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevene, affinché anche alla rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi giubilando” (1 Piet. 4:12-13) ed anche: “E quando sarà apparito il sommo Pastore, otterrete la corona della gloria che non appassisce” (1 Piet. 5:4).
Giacomo dice: “Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Ecco, l’agricoltore aspetta il prezioso frutto della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell’ultima stagione. Siate anche voi pazienti; rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina” (Giac. 5:7-8).
Lo scrittore agli Ebrei dice: “E come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio, così anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a quelli che l’aspettano per la loro salvezza” (Ebr. 9:27-28).
Giovanni dice: “Ed ora, figliuoletti, dimorate in lui, affinché, quando egli apparirà, abbiam confidanza e alla sua venuta non abbiam da ritrarci da lui, coperti di vergogna” (1 Giov. 2:28) e sempre Giovanni descrive così il ritorno glorioso di Cristo dal cielo, descrizione che fa perché la antivide in visione: “Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; e colui che lo cavalcava si chiama il Fedele e il Verace; ed egli giudica e guerreggia con giustizia. E i suoi occhi erano una fiamma di fuoco, e sul suo capo v’eran molti diademi; e portava scritto un nome che nessuno conosce fuorché lui. Era vestito d’una veste tinta di sangue, e il suo nome è: la Parola di Dio. Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi, ed eran vestiti di lino fino bianco e puro. E dalla bocca gli usciva una spada affilata per percuoter con essa le nazioni; ed egli le reggerà con una verga di ferro, e calcherà il tino del vino dell’ardente ira dell’Onnipotente Iddio. E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: RE DEI RE, SIGNOR DEI SIGNORI.” (Apoc. 19:11-16)
Come puoi quindi vedere, il ritorno di Gesù Cristo dal cielo (chiamato anche ‘venuta’, ‘apparizione’, e ‘rivelazione della sua gloria’) è un evento futuro predetto in maniera molto chiara dalla Parola di Dio, e sappi che esso si verificherà a suo tempo. Come a suo tempo si adempì la prima venuta del Messia predetta anch’essa dalla Scrittura (le Scritture profetiche, in altre parole gli scritti sacri dell’Antico Testamento); per certo si adempirà pure questa sua seconda venuta che per altro non è stata predetta solo da Gesù Cristo e dagli apostoli, ma persino dagli stessi profeti sotto l’antico patto, infatti il profeta Isaia ebbe a dire: “Poiché ecco, l’Eterno verrà nel fuoco, e i suoi carri saranno come l’uragano per dare la retribuzione della sua ira con furore, per eseguire le sue minacce con fiamme di fuoco. Poiché l’Eterno eserciterà il suo giudizio col fuoco e colla sua spada, contro ogni carne; e gli uccisi dall’Eterno saranno molti” (Is. 66:15-16) e il profeta Zaccaria: “Ecco, viene un giorno dell’Eterno, in cui le tue spoglie saranno spartite in mezzo a te. Io adunerò tutte le nazioni per far guerra a Gerusalemme, e la città sarà presa, le case saranno saccheggiate, e le donne violate; la metà della città andrà in cattività, ma il resto del popolo non sarà sterminato dalla città. Poi l’Eterno si farà innanzi e combatterà contro quelle nazioni, com’egli combatté, le tante volte, il dì della battaglia. I suoi piedi si poseranno in quel giorno sul monte degli Ulivi ch’è dirimpetto a Gerusalemme a levante, e il monte degli Ulivi si spaccherà per il mezzo, da levante a ponente, sì da formare una gran valle, e metà del monte si ritirerà verso settentrione, e l’altra metà verso mezzogiorno. E voi fuggirete per la valle de’ miei monti, poiché la valle de’ monti s’estenderà fino ad Atsal; fuggirete, come fuggiste davanti al terremoto ai giorni di Uzzia, re di Giuda; e l’Eterno, il mio Dio, verrà, e tutti i suoi santi con lui” (Zacc. 14:1-5).
E chi ama il Signore Gesù dica: “Sì, vieni Signore Gesù”.
25. La Bibbia parla della reincarnazione?
No, la Bibbia non parla della dottrina della reincarnazione perché la dottrina della reincarnazione insegna che l’essere umano una volta morto si va a reincarnare, a secondo del suo comportamento tenuto sulla terra, in un altro essere umano o in un animale. E questo perché egli deve mietere nella vita successiva il frutto delle sue azioni compiute in questa vita, ed espiare i debiti che ha contratto con le sue cattive azioni in questa vita. Tutte cose queste che sono completamente estranee alla Sacra Scrittura la quale insegna invece che l’uomo quando muore continua ad esistere in maniera cosciente o in paradiso o all’inferno; il paradiso è il luogo di riposo destinato a coloro che muoiono in Cristo, mentre l’inferno è il luogo di tormento destinato a coloro che muoiono nei loro peccati.
In questi luoghi le anime, cioè quelle dei giusti e quelle degli ingiusti, aspettano la resurrezione del loro corpo che per i morti in Cristo si verificherà al ritorno di Cristo sulla terra, mentre per gli ingiusti al termine dei mille anni durante i quali Cristo regnerà sulla terra con i santi.
I giusti risorgeranno in resurrezione di vita poiché con il loro corpo immortale e incorruttibile vivranno per l’eternità con il Signore, mentre gli ingiusti risorgeranno in resurrezione di giudizio poiché saranno giudicati da Dio in base alle loro azioni e saranno gettati nel fuoco eterno che è il luogo di tormento finale dove rimarranno nei secoli dei secoli a soffrire.
Ma per una spiegazione e una confutazione della dottrina della reincarnazione più dettagliata leggi il capitolo finale del mio libro sul New Age.
26. E’ vero che la Bibbia insegna che il corpo che va nella tomba un giorno sarà risuscitato?
Sì, è vero, Gesù infatti ha detto molto chiaramente quanto segue: “Non vi maravigliate di questo; perché l’ora viene in cui tutti quelli che son nei sepolcri, udranno la sua voce e ne verranno fuori; quelli che hanno operato bene, in risurrezione di vita; e quelli che hanno operato male, in risurrezion di giudicio” (Giov. 5:28-29), e Paolo disse “che ci sarà una resurrezione dei giusti e degli ingiusti” (Atti 24:15).
Quindi non tutti coloro che risorgeranno avranno una resurrezione uguale, nel senso che la sorte che attende i risorti non è uguale per tutti. Ci sono infatti quelli che erediteranno la vita e la gloria e si tratta dei giusti, e quelli che invece saranno giudicati e condannati ad una eterna infamia e si tratta degli ingiusti. I giusti poi risorgeranno il giorno che Cristo tornerà dal cielo secondo che è scritto: “Poiché questo vi diciamo per parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati; perché il Signore stesso, con potente grido, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e i morti in Cristo risusciteranno i primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo insiem con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore” (1 Tess. 4:15-17) ed anche: “Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saran tutti vivificati; ma ciascuno nel suo proprio ordine: Cristo, la primizia; poi quelli che son di Cristo, alla sua venuta” (1 Cor. 15:22-23); essi risorgeranno con un corpo glorioso, immortale e incorruttibile, simile al corpo con cui risuscitò Gesù Cristo (che è il primogenito dai morti; cfr. 1 Cor. 15:20, Col. 1:18) secondo che è scritto: “Quanto a noi, la nostra cittadinanza è ne’ cieli, d’onde anche aspettiamo come Salvatore il Signor Gesù Cristo, il quale trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, in virtù della potenza per la quale egli può anche sottoporsi ogni cosa” (Fil. 3:20-21).
Mentre gli ingiusti risorgeranno alla fine del millennio (cfr. Apoc. 20:11-15), e risorgeranno con un corpo che per ciò che noi sappiamo sarà un corpo indistruttibile perché essi saranno gettati nel fuoco eterno dove saranno tormentati in eterno.
27. Che cosa dice la Bibbia a riguardo del Giudizio finale?
La Bibbia dice che “Iddio giudicherà il giusto e l’empio poiché v’è un tempo per il giudicio di qualsivoglia azione e, nel luogo fissato, sarà giudicata ogni opera” (Eccl. 3:17) ed anche: “Poiché Dio farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò ch’è occulto, sia bene, sia male” (Eccl. 12:16).
Dunque sia i giusti che gli empi saranno sottoposti al giudizio; ma c’è una differenza tra i due giudizi, perché il giudizio dei giusti non sarà un giudizio di condanna appunto perché essi sono dei giusti, ossia perché sono stati giustificati mediante la fede, e per essi non c’è condanna secondo che è scritto: “Non v’è dunque ora alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (Rom. 8:1). Essi certamente compariranno davanti al tribunale di Dio, ma non per essere condannati ma per essere retribuiti secondo quel che avranno operato mentre erano nel loro corpo. Paolo lo dice questo ai Corinzi quando dice: “Poiché dobbiamo tutti comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione delle cose fatte quand’era nel corpo, secondo quel che avrà operato, o bene, o male” (2 Cor. 5:10) e ai Romani quando dice: “Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio; infatti sta scritto: Com’io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me, ed ogni lingua darà gloria a Dio. Così dunque ciascun di noi renderà conto di se stesso a Dio” (Rom. 14:10-12). I giusti hanno sì la vita eterna ma è giusto che per tutto il loro operato siano giudicati e ottengano il premio che meritano in base alla loro fatica. Per loro dunque non è previsto nessun giudizio di condanna perché Gesù disse: “In verità, in verità io vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Giov. 5:24). Il giudizio di condanna invece è previsto e prestabilito per gli empi, sia quelli vissuti prima della venuta di Cristo che dopo. Di questo altro giudizio ne parlò Gesù Cristo quando disse: “Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida! Perché se in Tiro e Sidone fossero state fatte le opere potenti compiute fra voi, già da gran tempo si sarebbero pentite, con cilicio e cenere. E però vi dichiaro che nel giorno del giudizio la sorte di Tiro e di Sidone sarà più tollerabile della vostra. E tu, o Capernaum, sarai tu forse innalzata fino al cielo? No, tu scenderai fino nell’Ades. Perché se in Sodoma fossero state fatte le opere potenti compiute in te, ella sarebbe durata fino ad oggi. E però, io lo dichiaro, nel giorno del giudizio la sorte del paese di Sodoma sarà più tollerabile della tua” (Matt. 11:21-24) e anche quando disse: “La regina del Mezzodì risusciterà nel giudizio con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché ella venne dalle estremità della terra per udir la sapienza di Salomone; ed ecco qui v’è più che Salomone. I Niniviti risusciteranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno; perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona; ed ecco qui v’è più che Giona” (Luca 11:31-32).
Anche Paolo ne parlò quando disse che nel giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, Dio renderà a quelli che sono contenziosi e non ubbidiscono alla verità ma ubbidiscono all’ingiustizia, ira e indignazione (cfr. Rom. 2:7-8). Così come ne parlò anche Giovanni che in visione vide le cose come andranno in quel giorno. Ecco le sue parole: “Poi vidi un gran trono bianco e Colui che vi sedeva sopra, dalla cui presenza fuggiron terra e cielo; e non fu più trovato posto per loro. E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavan ritti davanti al trono; ed i libri furono aperti; e un altro libro fu aperto, che è il libro della vita; e i morti furon giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le opere loro. E il mare rese i morti ch’erano in esso; e la morte e l’Ades resero i loro morti, ed essi furon giudicati, ciascuno secondo le sue opere. E la morte e l’Ades furon gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè, lo stagno di fuoco. E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco” (Apoc. 20:11-15).
Un’altra differenza tra i due giudizi è il tempo in cui avverranno, perché quello dei giusti avverrà al ritorno di Cristo quando i giusti risorgeranno in resurrezione di vita (cfr. Luca 14:14), mentre quello degli empi avverrà alla fine del millennio quando tutti gli empi risorgeranno in resurrezione di giudizio.
28. Ti scrivo per avere dei chiarimenti intorno alla dottrina dell’immortalità dell’anima. Ho letto dall’indice degli avventisti il capitolo 5 che tratta l’anima. Fino ad oggi sono sempre stato convinto di un’esistenza dell’anima nel corpo fisico e di una sua esistenza anche dopo la morte. Ultimamente ho intrapreso questo studio dietro coinvolgimento di un Pastore avventista (Paolo Benini). La mia domanda che rivolgo a te è la seguente: Se Gesù è la vita, che tutte le cose sussistono in Lui, che in Dio ci muoviamo, viviamo e siamo, come può un’anima avere esistenza all’inferno seppure punitiva? La morte è separazione da Dio ch’è vita, ma l’eterna condanna di satana, dei demoni e degli uomini comporta un’esistenza. Vorrei capire come una cosa può esistere essendo anche separata da Dio. Un altro punto per me ancora incomprensibile è: Se alcune anime con la morte vanno direttamente all’inferno e quindi patiscono i tormenti del fuoco, come mai la Bibbia insegna la risurrezione dei morti e il giudizio finale?
Fratello, la risposta è perché Dio ha stabilito che l’anima dell’uomo fosse immortale, per cui essa a prescindere che sia un anima giusta o un anima empia, continuerà a vivere dopo la morte. La stessa cosa vale sia per Satana, e i demoni, anche loro sono immortali, nel senso che sono degli esseri spirituali che sono destinati a vivere per sempre, nel loro caso però essi non hanno un corpo di carne e ossa come lo abbiamo noi essendo delle entità spirituali, quindi hanno una fisionomia e un aspetto, ma sono creature che vivranno per sempre. Ovviamente, dal momento che saranno condannati al fuoco eterno, cominceranno a patire i tormenti ai quali sono stati destinati a motivo della loro ribellione. Certamente, vivranno separati da Dio per l’eternità, ma potranno farlo, cioè potranno continuare ad esistere, solo perché è Dio a volerlo. Lui può fare pure questo. Potrebbe annientarli, magari dopo un certo tempo che si trovano nel fuoco eterno, è vero, perché Lui è Onnipotente, e quindi risparmiargli dei tormenti; ma NON E’ LA SUA VOLONTA’. Come faccio a dirlo? Perché la Scrittura, che non può essere annullata, dice che cosa aspetta satana e i suoi demoni, il tormento eterno. E dato che la Scrittura è la Parola di Dio, io ritengo che Dio così ha deciso riguardo a Satana e i suoi demoni, e così farà a suo tempo, li scaraventerà nel fuoco eterno dove saranno tormentati nei secoli dei secoli.
In merito alla tua seconda domanda, rispondo dicendoti che anche in questo caso è così perché così Dio ha stabilito. E credo che Egli abbia stabilito una cosa giusta, perché come il peccatore pecca usando il suo corpo, così è giusto che per i suoi misfatti sia punito assieme al suo corpo e non senza. La punizione certamente lo aspetta di già dopo morto, infatti la sua anima va nel fuoco dell’Ades, ma è una punizione parziale e temporanea perché il peccatore quando risorgerà in quel giorno, allora recupererà il suo corpo nel quale aveva vissuto dandosi ai piaceri della carne, e con esso comparirà davanti al tribunale di Dio per essere giudicato secondo le sue opere, e ricevere la misura di condanna che egli merita in base ai suoi peccati. Se il peccatore fosse punito solo dopo morto con il fuoco, quindi senza il proprio corpo, Dio agirebbe ingiustamente perché il corpo che il peccatore ha utilizzato per peccare contro Dio, non incorrerebbe in nessuna punizione eterna; mentre invece Dio risuscitando in quel giorno le anime di tutti peccatori, facendoli tornare in vita con un corpo, e gettando l’uomo – anima e corpo – nella morte seconda mostra la sua eccelsa giustizia. Non dimenticarti che Gesù ha chiamato il Padre suo “Colui che può fare perire l’anima e il corpo nella geenna” (Matt. 10:28), il che lascia sottointendere che il giusto e completo giudizio di Dio nei confronti degli empi è quello di farli patire sia con l’anima che con il loro corpo per l’eternità nel fuoco della geenna o fuoco eterno. Ma per fare ciò, egli deve prima risuscitare gli empi che sono morti, da qui quindi la ragione per cui è necessaria la resurrezione degli empi e il giudizio finale.
29. Nei tuoi studi non ho trovato uno studio sulle settanta settimane. Che cosa pensi dunque delle settanta settimane di Daniele? Alcuni vi vedono la predizione della prima venuta di Cristo e della sua opera di redenzione, tu che ne dici? Vorrei poi sapere se sei d’accordo sullo spostamento della settantesima settimana al tempo della fine. Se sei d’accordo vorrei capire come fanno gli studiosi a spostarla.
“Settanta settimane son fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città, per far cessare la trasgressione, per metter fine al peccato, per espiare l’iniquità, e addurre una giustizia eterna, per suggellare visione e profezia, e per ungere un luogo santissimo. Sappilo dunque, e intendi! Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme fino all’apparire di un unto, di un capo, vi sono sette settimane; e in sessantadue settimane essa sarà restaurata e ricostruita, piazze e mura, ma in tempi angosciosi. Dopo le sessantadue settimane, un unto sarà soppresso, nessuno sarà per lui. E il popolo d’un capo che verrà, distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà come un’inondazione; ed è decretato che vi saranno delle devastazioni sino alla fine della guerra. Egli stabilirà un saldo patto con molti, durante una settimana; e in mezzo alla settimana farà cessare sacrifizio e oblazione; e sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore; e questo, finché la completa distruzione, che è decretata, non piombi sul devastatore” (Daniele 9:24-27).
Ascolta, fratello, in merito a questa interpretazione data alle settanta settimane di cui si parla nel libro di Daniele sono piuttosto perplesso, è una perplessità che mi accompagna ormai da molti anni. Ma innanzi tutto vediamo da vicino che cosa dice nei particolari questa interpretazione data alle settanta settimane.
Nel libro Harmaghedon. Petrolio e Crisi del Medio Oriente, scritto da John F. Walvoord e John E. Walvoord (pubblicato in Italia dalle Edizioni Casa Biblica nel 1978), viene detto: ‘La profezia di Daniele ci offre la chiave per comprendere tutto il dramma degli ultimi giorni. Il nuovo capo mediterraneo causerà una serie di terribili eventi, che sono descritti dettagliatamente da Daniele e dallo scrittore del libro dell’Apocalisse. Secondo Gesù, quest’uomo sarà l’ultimo conquistatore che invaderà Gerusalemme e dissacrerà il Tempio – “l’abominazione della desolazione della quale ha parlato il profeta Daniele” (Matteo 24:15). Il riferimento di Gesù a questo evento, aggiunge un altro pezzo importante al ‘mosaico’ profetico di Gesù a questo evento, aggiunge un altro pezzo importante al ‘mosaico’ profetico. In Daniele 9:24-27 il profeta menziona un periodo di 70 settimane di anni, cioè 490 anni, durante il quale avranno luogo degli importanti eventi che coinvolgeranno Gerusalemme ed il popolo ebraico. I primi due ‘sotto-periodi’ più importanti comprenderebbero 483 anni, cioè 69 settimane. La parola tradotta ‘settimana’ in realtà significa ‘sette’ e si riferisce ad anni, non a giorni. Questo periodo è stato descritto da Daniele in questi termini: “Sappilo dunque, e intendi! Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme fino all’apparire di un unto, di un capo, vi sono sette settimane (49 anni); e in sessantadue settimane (434 anni) essa sarà restaurata e ricostruita, piazze e mura, ma in tempi angosciosi. Dopo le sessantadue settimane, un unto sarà soppresso, nessuno sarà con lui. E il popolo d’un capo che verrà, distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà come un’inondazione; ed è decretato che vi saranno delle devastazioni sino alla fine della guerra” (Daniele 9:25-26). Il primo sotto-periodo delle 70 settimane di Daniele cominciò con un decreto di restaurare e ricostruire Gerusalemme, il decreto dato a Nehemia nel 445 a. C. Le prime 7 settimane o 49 anni, indicavano il periodo necessario per ricostruire Gerusalemme. Il secondo sotto-periodo di 62 settimane (434 anni) indicava il tempo che sarebbe passato fino a che il Messia non sarebbe stato ucciso. Se addizioniamo questi due sotto-periodi ci renderemo conto della straordinaria esattezza della profezia di Daniele: i 483 anni terminarono proprio prima che Gesù fosse rifiutato come Messia dalla nazione d’Israele e crocifisso. Tuttavia, non è ancora venuto il tempo della settimana di sette anni. Il “popolo di un capo che verrà”, con riferimento all’esercito romano di quel tempo, venne e distrusse la città ed il tempio nel 70 d.C, come era stato predetto. Ma il futuro capo, il dominatore del rinnovato Impero Romano, andrà incontro al suo destino profetico durante gli ultimi sette anni che devono ancora venire. Il nuovo capo della Confederazione Mediterranea sarà “il capo che verrà”. Egli dominerà completamente la Confederazione Mediterranea costituita da dieci nazioni. Una volta realizzato questo, farà la sua prossima mossa decisiva. Negozierà un trattato di pace, garantendo la sicurezza d’Israele e pacificando il Medio Oriente. Secondo Daniele, questo importante passo sarà fatto durante gli ultimi 7 anni dei predetti 490 anni. Saranno in realtà gli ultimi 7 anni della storia del mondo, prima di Harmaghedon e la seconda venuta di Cristo. “Egli stabilirà un saldo patto con molti, durante una settimana; e in mezzo alla settimana farà cessare sacrifizio e oblazione; e sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore; e questo, finché la completa distruzione, che è decretata, non piombi sul devastatore” (Daniele 9:27). Il capo della Confederazione Mediterranea passerà da una tattica di pace ad una tattica di aggressione. Dopo aver fatto la pace con Israele, durante i primi tre anni e mezzo, governerà quale dittatore di quella che allora sarà la Confederazione Mediterranea formata da dieci nazioni, mantenendo il suo patto con Israele. A metà dei sette anni egli violerà questo patto. Come abbiamo fatto notare nel capitolo precedente, tutto ciò coinciderà molto probabilmente con il tentativo, da parte della Russia, di invadere Israele e con la misteriosa distruzione della Russia stessa. Mentre la bilancia del potere penderà a suo favore ed il mondo sarà sorpreso della sconfitta della Russia, l’Anticristo rivelerà il suo vero carattere: si dichiarerà dittatore del mondo ed eliminerà qualsiasi opposizione’ (pag. 159-162).
Nel libro Verità Fondamentali di Floyd C. Woodworth Jr. – David D. Duncan, (Roma 1996), a proposito di Daniele 9:25 viene detto: ‘Notate che l’ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme venne dato nel ventesimo anno di Artaserse (Nehemia 2:1-8). Da un attento esame degli archivi storici risulta che la data di questo decreto è il 445 a. C. La città venne effettivamente ricostruita in tempi angosciosi, poi, dopo altri 434 anni apparve l’Unto, esattamente come era stato profetizzato. Gli studiosi biblici hanno calcolato molto attentamente che esattamente 483 anni dopo il decreto di Artaserse, Gesù, l’Unto di cui parla questa profezia, fece il Suo ingresso trionfale in Gerusalemme, al termine del Suo ministerio sulla terra (Luca 19:28-38), poi, dopo alcuni giorni, fu soppresso con la crocifissione’ (pag. 271), e a proposito del verso 26 si legge: ‘Nel passaggio successivo della visione di Daniele l’angelo gli dice che il popolo del capo che verrà distruggerà la città e il santuario, dopo la soppressione dell’Unto (v. 26). Questa parte della profezia si compì in modo accurato nel 70 d. C. quando l’esercito romano distrusse la città di Gerusalemme, le sue mura, bruciò il santuario (il tempio) e non lasciò in piedi neppure le stesse pietre sul quale era edificato (Matteo 24:2). Fu a quel tempo che Israele, cessò di esistere come nazione sovrana che governava se stessa. Il popolo venne disperso fino alle estremità della terra ed i piani a lungo termine che Dio aveva predetto (Daniele 9:24) vennero apparentemente posticipati’ (pag. 271).
Ora, le ragioni per cui non condivido queste interpretazioni che pretendono di vedere in quelle parole di Daniele anche la prima venuta di Cristo sono le seguenti.
Partendo dal presupposto che gli anni vanno contati dal 445 avanti Cristo, questo unto sarebbe dovuto apparire dopo 49 anni quindi nel 396 avanti Cristo, e la città di Gerusalemme sarebbe dovuta essere ricostruita in 434 anni a partire dal 396 avanti Cristo. Ecco cosa dice infatti il libro di Daniele: “Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme fino all’apparire di un unto, di un capo, vi sono sette settimane; e in sessantadue settimane essa sarà restaurata e ricostruita, piazze e mura, ma in tempi angosciosi”. Tutte cose che non si sono verificate, Gesù infatti non è apparso nel 396 e la città di Gerusalemme non fu ricostruita in 434 anni a partire da quella data del 396.
Se dopo 434 anni a partire dal 396 e cioè nel 30 dopo Cristo, un unto fu soppresso e questo unto è Gesù, e il popolo di un capo che verrà e che distruggerà Gerusalemme è l’esercito romano che distrusse Gerusalemme nel 70 dopo Cristo, il capo che stabilirà un saldo patto con molti durante una settimana e in mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e oblazione, deve per forza di cose essere lo stesso capo di quel popolo che ha distrutto la santa città. E quindi la predizione non si riferisce ad un tempo futuro perché si è già verificata.
Il problema poi è quello di spiegare come è possibile che l’unto che sarebbe apparso dopo 7 settimane (49 anni) a partire dall’ordine di ricostruire Gerusalemme sia lo stesso unto che dopo le 62 settimane (434) anni sarebbe stato soppresso, infatti se questi due unti fossero lo stesso unto ciò vuol dire che questo unto sarebbe vissuto almeno 434 anni!!! Capisci bene che una cosa del genere non si può dire in nessuna maniera riguardo a Gesù.
Queste sono le ragioni per cui personalmente evito di parlare di queste 70 settimane nella maniera in cui ne parlano molti pastori, perché mi troverei davanti a tante contraddizioni.
30. Che cosa vuol dire Paolo quando dice: “Non tutti morremo, ma tutti saremo mutati” (1 Cor. 15:52)?
Paolo con quelle parole ha voluto dire che non tutti i discepoli di Cristo sperimenteranno la morte fisica e questo perché alla venuta di Cristo ci saranno dei santi vivi fisicamente che non morranno quanto alla carne.
Sia i santi morti che quelli ancora vivi in quel giorno, subiranno un mutamento corporale. I morti in Cristo infatti risusciteranno ossia usciranno dai loro sepolcri con un corpo glorioso, incorruttibile e immortale; mentre i santi viventi saranno mutati o trasformati da Cristo che darà loro un corpo glorioso, immortale e incorruttibile. Paolo ce lo dice nella lettera ai Corinzi: “In un momento, in un batter d’occhio, al suon dell’ultima tromba. Perché la tromba sonerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo mutati. Poiché bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità, e che questo mortale rivesta immortalità” (1 Cor. 15:52-53) e lo conferma nella sua prima lettera ai Tessalonicesi: “Perché il Signore stesso, con potente grido, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e i morti in Cristo risusciteranno i primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo insiem con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore” (1 Tess. 4:16-17).
31. In che cosa consiste l’apostasia che deve precedere la venuta del Signore secondo che è scritto ai Tessalonicesi: “Quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia” (2 Tess. 2:3)?
Consiste nell’abbandono della fede da parte di taluni credenti. Paolo infatti dice a Timoteo quanto segue: “Ma lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demonî per via della ipocrisia di uomini che proferiranno menzogna, segnati di un marchio nella loro propria coscienza; i quali vieteranno il matrimonio e ordineranno l’astensione da cibi che Dio ha creati affinché quelli che credono e hanno ben conosciuta la verità, ne usino con rendimento di grazie. Poiché tutto quel che Dio ha creato è buono; e nulla è da riprovare, se usato con rendimento di grazie; perché è santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera” (1 Tim. 4:1-5).
Come puoi ben vedere, tra le dottrine di demoni che abbracceranno coloro che apostateranno c’è il divieto del matrimonio e il divieto di mangiare certi cibi. Certamente questa apostasia, dopo che Paolo scrisse sia ai Tessalonicesi che a Timoteo, si è verificata nel corso della storia della Chiesa perché ci sono stati vari casi di credenti che fino ad oggi hanno apostatato dalla fede, e questa apostasia continuerà ad esserci io penso in misura sempre maggiore man mano che il giorno del Signore si avvicinerà sempre più. Penso infatti che poco prima del ritorno del Signore ci sarà un’apostasia senza precedenti nella storia della Chiesa. Per spiegarti questo è come nel caso dell’anticristo che deve venire, infatti non è che fino ad ora non sono apparsi degli anticristi sulla terra, anzi ce ne sono stati – e ce ne sono ancora – tanti di anticristi, ma nessuno di essi era l’anticristo che il Signore distruggerà alla sua venuta con il soffio della sua bocca perché questo anticristo deve ancora venire e sarà peggiore di tutti quelli esistiti prima di lui. Così anche per ciò che concerne l’apostasia di cui parla Paolo ai Tessalonicesi, io penso che si tratti di un’apostasia senza precedenti nella storia della Chiesa.
32. Questi cieli e questa terra saranno rinnovati o saranno annichiliti e al loro posto Dio ne creerà altri?
Questi cieli e questa terra saranno annichiliti perché è scritto nella seconda epistola di Pietro quanto segue: “Ma il giorno del Signore verrà come un ladro; in esso i cieli passeranno stridendo, e gli elementi infiammati si dissolveranno, e la terra e le opere che sono in essa saranno arse. Poiché dunque tutte queste cose hanno da dissolversi, quali non dovete voi essere, per santità di condotta e per pietà, aspettando e affrettando la venuta del giorno di Dio, a cagion del quale i cieli infocati si dissolveranno e gli elementi infiammati si struggeranno? Ma, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, ne’ quali abiti la giustizia” (2 Piet. 3:10-13).
Le seguenti affermazioni ‘tutte queste cose hanno da dissolversi’, ‘i cieli infuocati si dissolveranno’ e ‘gli elementi infiammati si struggeranno’, come si può ben vedere, non lasciano alcun dubbio sulla sorte che aspetta sia questi cieli che questa terra. Sorte che conferma pure Giovanni nell’Apocalisse quando dice che vide, dopo il millennio, un gran trono bianco e Colui che vi sedeva sopra dalla cui presenza fuggirono terra e cielo e non fu più trovato posto per loro (cfr. Apoc. 20:11), ed anche: “Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la prima terra erano passati, e il mare non era più” (Apoc. 21:1).
Ma non ha forse detto pure Gesù che “il cielo e la terra passeranno” (Matt. 24:35)?
La Scrittura insegna dunque che per nuovi cieli e nuova terra non si devono intendere questi cieli e questa terra rinnovati, ma dei nuovi cieli e una nuova terra che Dio creerà a suo tempo e nei quali abiteranno per l’eternità i suoi santi.
33. Diventeremo angeli quando andremo in cielo?
No, noi credenti non diventeremo angeli quando moriremo e andremo in cielo con il Signore.
Gli angeli sono delle creature celesti che in cielo rimangono distinti e separati dalle anime di coloro che muoiono nel Signore. Questo lo si evince in maniera chiara da quanto dice Giovanni nell’Apocalisse che dice di aver visto in cielo “le anime di quelli ch’erano stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che aveano resa” (Apoc. 6:9) che si trovavano sotto l’altare davanti a Dio, e gli angeli che stavano in piedi attorno al trono e agli anziani e alle quattro creature viventi (cfr. Apoc. 7:11).
E poi si tenga presente che gli angeli sono degli spiriti ministratori mandati a servire a pro di coloro che hanno da eredare la salvezza (cfr. Ebr. 1:14), per cui essi sono degli esseri celesti che Dio manda a compiere delle mansioni in favore dei credenti sulla terra, ciò è confermato molte volte dalla Sacra Scrittura. Mentre le anime di coloro che muoiono nel Signore non vengono mandate da Dio sulla terra a servire i santi, ma rimangono in cielo.
E poi coloro che muoiono nel Signore non possono diventare angeli perché in cielo attendono la resurrezione dei loro corpi e quando questa avverrà allora la loro anima si riunirà con il loro corpo trasformato dalla potenza di Dio in un corpo glorioso, immortale e incorruttibile. E si badi bene che nemmeno quando i morti in Cristo risorgeranno essi diventeranno degli angeli, essi saranno però simili agli angeli perché non potranno più morire, ecco il significato delle seguenti parole di Gesù: “I figliuoli di questo secolo sposano e sono sposati; ma quelli che saranno reputati degni d’aver parte al secolo avvenire e alla risurrezione dai morti, non sposano e non sono sposati, perché neanche possono più morire, giacché son simili agli angeli e son figliuoli di Dio, essendo figliuoli della risurrezione” (Luca 20.34-36).
34. Che tipo di resurrezione sperimentarono quei santi che risuscitarono quando Gesù spirò sulla croce (cfr. Mat. 27:51-53)? Si può dire che essi risuscitarono in resurrezione di vita?
Quei santi che risuscitarono quando Gesù spirò sulla croce sperimentarono una resurrezione come quella che sperimentò Lazzaro dopo quattro giorni che era nel sepolcro, e quindi una resurrezione corporale diversa da quella a vita che sarà sperimentata dai santi al ritorno di Cristo e che consiste in una trasformazione del corpo in un corpo immortale e incorruttibile. Alcuni insegnano invece che quei santi sperimentarono una resurrezione corporale come quella che sperimentò Gesù Cristo, ma questo non può essere assolutamente vero e te lo dimostro immediatamente facendoti notare una palese contraddizione in cui cadono coloro che affermano una simile cosa. Matteo dice: “E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rendé lo spirito. Ed ecco, la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, e la terra tremò, e le rocce si schiantarono, e le tombe s’aprirono, e molti corpi de’ santi che dormivano, risuscitarono; ed usciti dai sepolcri dopo la risurrezione di lui, entrarono nella santa città, ed apparvero a molti” (Matt. 27:50-53). Nota molto bene innanzi tutto che le tombe si aprirono e molti dei corpi dei santi che dormivano risuscitarono QUANDO GESU’ MORI’ SULLA CROCE, perché questo evento è messo in relazione alla sua morte come anche lo squarcio della cortina del tempio, il terremoto e lo schianto delle rocce. Quindi quei santi risuscitarono prima di Gesù Cristo perché Gesù risuscitò tre giorni dopo la sua morte. Ora, se essi fossero risuscitati con un corpo immortale ciò significherebbe inequivocabilmente che Cristo non è stato il primo uomo a risorgere dai morti con un corpo incorruttibile e immortale e quindi che Egli non è “il primogenito dai morti” (Col. 1:18) o “la primizia di quelli che dormono” (1 Cor. 15:20). Come si potrebbe infatti affermare che lo è, dicendo che dei santi risuscitarono in resurrezione di vita, prima che lui risorgesse dai morti? Ecco dunque dimostrato come è impossibile che quei santi abbiano sperimentato una resurrezione corporale come quella di Gesù e come quella che sperimenteranno i morti in Cristo alla sua venuta. Dunque, il fatto che quei santi risuscitarono prima di Gesù esclude automaticamente che siano risuscitati in resurrezione di vita. Bada bene quindi a non farti ingannare su questo punto da qualcuno che dice che quella resurrezione invece accadde dopo la resurrezione di Cristo, perché non è la loro resurrezione che avvenne dopo la resurrezione di Cristo, ma la loro uscita dai sepolcri, la loro entrata in Gerusalemme e la loro apparizione a molti ecco infatti le parole di Matteo: “Ed usciti dai sepolcri dopo la risurrezione di lui, entrarono nella santa città, ed apparvero a molti” (Matt. 27:53).
35. Che cosa significa che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte (cfr. 1 Tess. 5:2)?
Significa che quel giorno per coloro che camminano nelle tenebre, cioè per i figli di questo secolo, verrà all’improvviso, e non scamperanno affatto. Ho detto per coloro che camminano nelle tenebre, perché i figliuoli della luce, cioè i figli di Dio, non saranno colti da quel giorno come da un ladro nella notte. I figliuoli della luce infatti vegliano e pregano nell’attesa di quel giorno, lo aspettano con pazienza perché sanno che Gesù Cristo ne ha parlato, anche se Egli non ha detto né il giorno e neppure l’ora del suo ritorno. Gesù però ha detto quali sono le cose che precederanno quel giorno, per cui i credenti sono nettamente avvantaggiati nei confronti degli increduli perché sanno le cose che devono succedere prima di quel giorno. Da qui l’esortazione di Gesù: “Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra redenzione è vicina” (Luca 21:28), e: “Così anche voi quando vedrete avvenir queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino” (Luca 21:31).
E’ ovvio che se un credente smette di vegliare e di pregare, anche su lui il giorno del Signore verrà a guisa di ladro perché anche lui si ritroverà a camminare nelle tenebre come tutti gli altri, cioè a dormire come gli altri. Ecco perché Paolo ci dice: “Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, sì che quel giorno abbia a cogliervi a guisa di ladro; poiché voi tutti siete figliuoli di luce e figliuoli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre; non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobrî. Poiché quelli che dormono, dormono di notte; e quelli che s’inebriano, s’inebriano di notte; ma noi, che siamo del giorno, siamo sobrî, avendo rivestito la corazza della fede e dell’amore, e preso per elmo la speranza della salvezza. Poiché Iddio non ci ha destinati ad ira, ma ad ottener salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi affinché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui” (1 Tess. 5:4-10).
Vegliamo dunque e siamo sobri, non diamoci a gozzoviglie, a ubriachezze, a lascivie e alla lussuria, e non lasciamoci aggravare dalle ansiose sollecitudini di questa vita, affinché quel giorno non ci venga addosso all’improvviso come un ladro nella notte. Noi sappiamo che il Signore verrà e che questa sua venuta è vicina, il fatto di non sapere né il giorno e neppure l’ora non ci preoccupa ma ci spinge a vegliare e a pregare per essere trovati pronti dal nostro Padrone quando egli tornerà dal cielo.
36. E’ giusto dire che il ritorno del Signore è imminente?
No, non è giusto perché il termine ‘imminente’ significa ‘che sta per accadere’, ‘che è sul punto di verificarsi’; quindi l’accadimento è una questione di giorni. Per esempio se diciamo che la pubblicazione di un libro è imminente intendiamo dire ‘fra pochissimo tempo il libro sarà pubblicato’; se diciamo che l’approvazione di una certa legge è imminente intendiamo dire che nello spazio di poche ore o pochi giorni quella legge sarà approvata; se diciamo che la nascita di un bambino è imminente intendiamo dire che quel bambino fra poche ore o pochi giorni uscirà dal seno della madre e vedrà la luce. Dire quindi che la venuta del Signore è imminente è sbagliato perché prima di quel giorno si deve verificare l’apostasia e deve manifestarsi l’uomo del peccato. L’apostasia in una certa misura si sta verificando ma andrà aumentando man mano che il giorno del Signore si avvicinerà, mentre l’uomo del peccato o l’anticristo ancora non è apparso. Questo lo dico basandomi su queste chiare ed inequivocabili parole dell’apostolo Paolo che mise in guardia i santi di Tessalonica proprio dall’errore di credere che la venuta del Signore fosse imminente. Ascolta le sue parole: “Or, fratelli, circa la venuta del Signor nostro Gesù Cristo e il nostro adunamento con lui, vi preghiamo di non lasciarvi così presto travolgere la mente, né turbare sia da ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche epistola data come nostra, quasi che il giorno del Signore fosse imminente. Nessuno vi tragga in errore in alcuna maniera; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e non sia stato manifestato l’uomo del peccato, il figliuolo della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e dicendo ch’egli è Dio. Non vi ricordate che quand’ero ancora presso di voi io vi dicevo queste cose? E ora voi sapete quel che lo ritiene ond’egli sia manifestato a suo tempo. Poiché il mistero dell’empietà è già all’opra: soltanto v’è chi ora lo ritiene e lo riterrà finché sia tolto di mezzo. E allora sarà manifestato l’empio, che il Signor Gesù distruggerà col soffio della sua bocca, e annienterà con l’apparizione della sua venuta. La venuta di quell’empio avrà luogo, per l’azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigî bugiardi; e con ogni sorta d’inganno d’iniquità a danno di quelli che periscono perché non hanno aperto il cuore all’amor della verità per esser salvati” (2 Tess. 2:1-10).
Le cose sono chiare, molto chiare, ci dobbiamo guardare da coloro che vogliono farci passare la venuta del Signore e il nostro adunamento con lui come cose imminenti perché quel giorno non verrà se non dopo che sarà venuta l’apostasia e manifestato l’uomo del peccato.
Colgo l’occasione anche per dire questo; quei pastori che insegnano che il ritorno del Signore è imminente in molti casi per ritorno del Signore intendono la prima fase di questo ritorno che loro chiamano il ritorno del Signore per i credenti (o rapimento), che distinguono dalla seconda fase che consiste invece nel ritorno del Signore con i credenti e che avverrà sette anni (o per altri dopo tre anni e mezzo) dopo il rapimento, e quindi dopo che sarà manifestato l’anticristo che per loro apparirà dopo il rapimento (per cui i credenti quando verrà l’anticristo non saranno più sulla terra). Quindi loro quando dicono che il ritorno del Signore è imminente vogliono dire che il rapimento è imminente ossia che può verificarsi anche in questa notte. Li si sente spesso dire infatti: ‘Il Signore potrebbe tornare anche in questa notte!’. Ovviamente questa suddivisione in due fasi del ritorno del Signore è arbitraria perché come abbiamo visto Paolo in riferimento alla venuta del Signore e al nostro adunamento con lui parla di “quel giorno” per cui si tratta di un unico giorno e non di due giorni in cui avverranno prima il rapimento e poi il ritorno del Signore con i suoi eletti. Quindi il definire ‘imminente’ il ritorno del Signore scaturisce da questa strana suddivisione in due fasi della venuta del Signore.
Considero il definire ‘imminente’ il ritorno del Signore un errore che noi dobbiamo evitare per non illudere noi stessi e per non illudere altri. Gli apostoli non si espressero mai in questi termini; usiamo soltanto espressioni bibliche quando parliamo del ritorno del Signore (e non solo quando parliamo del ritorno del Signore). Per altro, questi pastori commettono un altro errore oltre quello di dire ai credenti che la venuta del Signore è imminente ed è quello di dire che i credenti che non parteciperanno a questo imminente rapimento (perché evidentemente non pronti e quindi perché ribelli) anche dopo di esso avranno la possibilità di essere salvati lo stesso anche se sulla terra ci sarà l’anticristo in questo periodo post-rapimento. Non si capisce quindi a cosa serva esortare i credenti a prepararsi a questo imminente rapimento quando poi anche coloro che si getteranno alle spalle la Parola di Dio avranno un’altra opportunità per andare con il Signore! Sarebbe come dire ai peccatori di ravvedersi e credere nel Signore subito perché se morissero all’improvviso nei loro peccati andrebbero all’inferno; e poi insegnare che se essi muoiono nei loro peccati avranno nell’aldilà un’altra opportunità per essere salvati!! Giudica da te stesso quello che dico.
37. Pace! Ti pongo un quesito con la speranza di ricevere una tua risposta al più presto. Corrispondo da qualche anno con una ragazza e ultimamente siamo arrivate a parlare della morte. Un paio di mesi fa questa mia amica ha perso sua nonna alla quale era molto legata e lei mi ha scritto nell’ultima lettera che “le persone a noi care scomparse sono lassù in cielo, con nostro Signore e ci aiutano; quando ci troviamo in difficoltà tendono la mano e ci accompagnano nel nostro cammino”, poi in un altro passo della lettera dice: “Sono in sintonia con te quando dici che un giorno ritroveremo le persone che sono mancate, perché so che esiste una vita oltre la morte, però penso che esse siano già davanti a nostro Signore, e non siano diciamo solo ‘addormentati’, ma vegliano su di noi!”. In una precedente lettera le ho citato alcuni versi biblici (Ecclesiaste 9:5 e Salmo 146:3-4), ma ora vorrei avere un ulteriore aiuto da te in modo da poterla aiutare a sradicare tutte le sciocchezze che le hanno inculcato. Lei crede che quello che le ho scritto è semplicemente una mia opinione, ed io cercherò di farle capire (con l’aiuto di Dio) che quello che le dico lo traggo direttamente dalla Parola di Dio e che quindi non è nulla di personale.
Ascolta, dalle parole di questa tua amica si evince che lei crede che esiste una vita dopo la morte, e che i nostri cari morti sono in uno stato cosciente in paradiso da dove vegliano su di noi stendendo la loro mano per aiutarci nelle nostre difficoltà e per guidarci nel nostro cammino.
Ora, ella fa bene nel credere che esiste una vita dopo la morte, ma è bene farle presente innanzi tutto che non per tutti coloro che muoiono la morte rappresenta un passaggio a vita migliore, cioè non tutti coloro che muoiono vanno in cielo con il Signore. E questo perché non tutti muoiono nel Signore, ossia non tutti si addormentano riconciliati con Dio (morire nel Signore infatti non significa altro che morire in pace con Dio, con i propri peccati perdonati per la sua grazia). Molti infatti durante la loro vita erano perduti, e perduti sono rimasti fino alla fine della loro vita, e perduti quindi rimarranno anche nell’aldilà, e quindi in questo caso se ne andranno nel soggiorno dei morti, quello che comunemente chiamiamo ‘inferno’ (dal latino infernus che vuole dire ‘luogo che è di sotto, inferiore’) dove c’è il pianto e lo stridore dei denti, dove l’anima del peccatore è tormentata da un fuoco non attizzato da mano d’uomo. Questo insegna la Scrittura quando dice: “Gli empi se n’andranno al soggiorno de’ morti, sì, tutte le nazioni che dimenticano Iddio” (Sal. 9:17) e qua aspetterà il giudizio perché è stabilito che l’uomo muoia una volta sola dopo di che viene il giudizio (cfr. Ebr. 9:27), e quel giudizio sarà un giudizio di condanna perché comparirà davanti a Dio nel giorno del giudizio per essere giudicato secondo le sue opere e gettato nello stagno ardente di fuoco e di zolfo che è la morte seconda (cfr. Apoc. 20:11-15). Ecco perché per il peccatore quando muore non c’è più la possibilità di salvezza, dice giustamente la Scrittura: “Quale speranza rimane mai all’empio quando Iddio gli toglie, gli rapisce l’anima?” (Giob. 27:8). Dunque, per queste anime morte nei loro peccati quello che le aspetta dopo la morte è il tormento, il pianto e lo stridore dei denti. Anche la storia del ricco e di Lazzaro raccontata da Gesù Cristo insegna questa cosa (cfr. Luca 16:19-31).
Per coloro che invece muoiono nel Signore, allora le cose sono totalmente differenti perché essi entrano nel paradiso celeste, vanno a dimorare con il Signore in cielo dove c’è la gloria e regna la pace. Qui, sì che si sta meglio di quanto si stia su questa terra. Ecco quello che dice la Scrittura: “Beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essendo che si riposano dalle loro fatiche, poiché le loro opere li seguono” (Apoc. 14:13). Dunque, niente tormento per i morti in Cristo, ma riposo dalle loro fatiche. Coloro che muoiono nel Signore sono definiti BEATI appunto perché entrano nel riposo di Dio che è per coloro che perseverano nella fede fino alla fine. Per un Cristiano dunque dipartirsi dal corpo significa andare a vivere una vita migliore. Paolo ne era conscio infatti disse ai Filippesi che per lui la morte era guadagno, e che aveva il desiderio di partire e d’essere con Cristo perché era cosa di gran lunga migliore di rimanere sulla terra (cfr. Fil. 1:21-23), ed ai Corinzi disse che lui e i suoi collaboratori avevano “molto più caro di partire dal corpo e d’abitare col Signore” (2 Cor. 5:8).
Ora, definiti i luoghi di destinazione per gli ingiusti e per i giusti, ossia per i perduti e per i salvati, dopo la morte, occorre dire che per ciò che concerne i santi che sono in cielo, ossia coloro che muoiono nel Signore, essi non solo non ci vedono, ma neppure ci ascoltano, e non possono venirci in aiuto in alcuna maniera. Essi si riposano dalle loro fatiche, lo abbiamo visto, non sono impegnati in una opera di vigilanza o di guida nei confronti di noi sulla terra. I morti non sanno nulla, dice l’Ecclesiaste (9:5), nel senso che pur essendo pienamente coscienti di dove sono – in questo caso parliamo dei credenti in cielo, ma la stessa cosa vale per i perduti nel soggiorno dei morti – non sanno quello che avviene a noi qui sulla terra. Per vigilare su di noi, ossia per proteggerci e guidarci, Dio ha stabilito che ci siano gli angeli che la Scrittura chiama “spiriti ministratori, mandati a servire a pro di quelli che hanno da eredare la salvezza” (Ebr. 1:14). Ecco chi sono coloro che adempiono dei servizi nei nostri riguardi da parte di Dio, gli angeli. E basta leggere sia l’Antico Testamento che il Nuovo, per capire come in effetti siano proprio queste creature che Dio usa per liberarci dalle nostre distrette, per guidarci, per proteggerci, e così via. Anche se noi non li vediamo, essi ci sono, e ci assistono. Ovviamente è Dio il nostro protettore, il nostro liberatore, la nostra guida, ma Egli ha dei suoi ministri invisibili ai nostri occhi a cui ordina di proteggerci e di liberarci.
38. Molti insegnano che la venuta di Gesù Cristo sarà suddivisa in due fasi, la prima per i credenti (rapimento) e la seconda con i credenti alla fine dei sette anni della grande tribolazione: condividi questo insegnamento?
No, non condivido questo insegnamento perché leggendo le Scritture si evince che la venuta di Cristo per i credenti e la venuta di Cristo con i credenti avverranno in uno stesso giorno, e non a distanza di 7 anni, o tre anni e mezzo come dicono altri. In altre parole, Gesù Cristo quando in quel giorno apparirà dal cielo, o come dice in un altro passo, scenderà dal cielo, con potente grido e con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, risusciterà i morti in Cristo, poi muterà i santi che saranno ancora vivi, e tutti andremo ad incontrare il Signore nell’aria. Poi in quello stesso giorno Cristo combatterà contro gli eserciti della terra che si aduneranno contro di lui, li vincerà sterminandoli, e poi inizierà il millennio in cui Cristo regnerà con i suoi santi sulla terra per mille anni. Ovviamente il ritorno di Cristo avverrà dopo che sarà manifestato l’anticristo perché quest’ultimo sarà distrutto con il soffio della bocca di Gesù e annientato con l’apparizione della sua venuta.
Le parole della Bibbia che più di tutte mi hanno persuaso che il ritorno del Signore (che comprende la sua apparizione, la resurrezione dei giusti e il mutamento dei santi viventi) non è suddiviso in due fasi separate tra esse da sette anni sono le seguenti: “Or, fratelli, circa la venuta del Signor nostro Gesù Cristo e il nostro adunamento con lui, vi preghiamo di non lasciarvi così presto travolgere la mente, né turbare sia da ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche epistola data come nostra, quasi che il giorno del Signore fosse imminente. Nessuno vi tragga in errore in alcuna maniera; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e non sia stato manifestato l’uomo del peccato, il figliuolo della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e dicendo ch’egli è Dio. Non vi ricordate che quand’ero ancora presso di voi io vi dicevo queste cose? E ora voi sapete quel che lo ritiene ond’egli sia manifestato a suo tempo. Poiché il mistero dell’empietà è già all’opra: soltanto v’è chi ora lo ritiene e lo riterrà finché sia tolto di mezzo. E allora sarà manifestato l’empio, che il Signor Gesù distruggerà col soffio della sua bocca, e annienterà con l’apparizione della sua venuta” (2 Tess. 2:1-8).
Come puoi vedere, Paolo quando parla ai Tessalonicesi di QUEL GIORNO (2:3) si riferisce alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e il nostro adunamento con lui (2:1). Non solo, egli colloca pure QUEL GIORNO dopo che sarà manifestato l’anticristo infatti dice che il Signore Gesù lo distruggerà e annienterà.
39. Ciao Giacinto. Vengo subito al dunque. In Matteo 10:28 “E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna.” Questo secondo la traduzione nuova riveduta della Bibbia Cei. A mio parere qui Gesù si riferiva al fatto che l’uomo ha timore di chi uccide non di chi tormenta. Altrimenti avrebbe detto non temete quelli che possono torturare solo il corpo… Quindi di temere chi in realtà può uccidere sia l’anima che il corpo, che è nei pieni poteri del Creatore. In ogni caso Dio può uccidere anche l’anima visto che l’ha creata. E’ il Creatore che stabilisce le regole. Non è vero che l’anima è immortale. Dio la può distruggere, quindi di per sè non è affatto invulnerabile alla morte. Spero di avere il tuo parere alle mie considerazioni.
Nei miei scritti ho ampiamente dimostrato che secondo l’insegnamento della Scrittura l’uomo ha all’interno del suo corpo mortale un’anima immortale che quindi continua a vivere dopo la morte. E ho spesso citato anche le parole di Gesù in Matteo 10:28, dico ‘anche’ perchè non sono le sole parole che dimostrano che l’anima dell’uomo non muore con il corpo. E’ evidente infatti che se Gesù ha detto che noi non dobbiamo temere coloro che possono uccidere il corpo, ma non possono uccidere l’anima, egli ha implicitamente asserito che gli uomini hanno un anima che non può cessare di esistere con la morte dell’uomo. La morte quindi pone fine all’esistenza del corpo, ma non a quella dell’anima. Ecco perchè dunque noi Cristiani non dobbiamo temere gli uomini, perchè loro possono solo porre fine all’esistenza del nostro corpo, ma non a quella dell’anima che anche dopo la morte continua a vivere in un luogo di conforto e di riposo in attesa della resurrezione, quando essa si ricongiungerà con il corpo. Ma tu dici che il potere di uccidere l’anima lo ha Iddio, che la può distruggere. Attenzione, perchè qui commetti uno sbaglio, perchè il fatto che Dio può fare perire l’anima non significa per nulla che lui un giorno la annienterà, ma che Egli ha il potere di mandarla nello stagno ardente di fuoco e di zolfo assieme al corpo. Cosa questa che avverrà nei confronti degli empi alla resurrezione (cfr. Apocalisse 20:11-15).
Dio può fare tutto, certo, ma non può certamente rinnegare quanto ha detto o stabilito. Se lui ha stabilito nei confronti dei peccatori che la loro anima debba vivere per l’eternità dopo la morte, prima in un luogo di tormento chiamato Ades e poi alla resurrezione nel fuoco eterno o Geenna assieme al corpo, certamente manderà ad effetto il suo piano. Un altro esempio, Dio avrebbe pure il potere di annientare il diavolo e farlo tornare a non esistere, essendo anch’esso stato creato da Dio, ma questo non rientra nel suo volere e piano, infatti nell’Apocalisse viene detto che esso sarà tormentato nello stagno ardente di fuoco e di zolfo nei secoli dei secoli, quindi per sempre (cfr. Apocalisse 20:10). Dunque, stai attento, perché sei giunto a un errata conclusione a riguardo dell’anima appoggiandoti sul fatto che Dio può distruggere ciò che ha creato. Il fatto che egli sia in grado di fare una cosa, non significa che quella cosa per forza di cose rientri nel suo volere.
Butindaro Giacinto, Domande e Risposte (Volume 1). Roma 2006. Pagine 471. Vedi l’indice del libro