1. Come mai molti Ebrei hanno l’usanza di tenere un copricapo anche quando pregano?
L’usanza ebraica di tenere sempre il capo coperto pare che abbia avuto origine in Babilonia dove alcuni studiosi ritenevano che tenere il capo coperto fosse un segno di umiltà, di sottomissione a Dio. Da lì l’usanza si estese agli Ebrei di Spagna e poi durante il Medioevo a tutte le comunità ebraiche d’Europa. Questo copricapo che si vede in testa a molti Ebrei si chiama yarmulke in yiddish (lingua che è un misto di tedesco-ebraico) e kippah in ebraico. Per un ebreo ortodosso pregare senza di esso e per alcuni Ebrei ortodossi persino spostarsi su brevi distanze senza di esso costituisce un peccato. Il copricapo viene messo per ricordarsi di essere in presenza di Dio. Naturalmente usare lo zucchetto in mezzo a non Ebrei per un ebreo è anche una maniera per contraddistinguersi e manifestare il suo orgoglio di essere ebreo. Lo zucchetto lo portano anche alcune donne ebree in certe comunità. Il tipo di copricapo indossato dagli ebrei indica il gruppo a cui appartengono. Per esempio ci sono gruppi di Ebrei ortodossi che indossano un cappello (che in alcuni gruppi è a forma di cilindro). Molti Israeliani indossano delle papaline lavorate a maglia, che indicano un atteggiamento aperto alla modernità. Molti Ebrei non ortodossi non indossano alcun copricapo neppure quando pregano facendo notare che tale usanza non è scritta nella Bibbia, come neppure nell’intera letteratura halachica che va dalla Mishnah al Shulcan Aruch, e che gli Ebrei in Palestina e in Europa adoravano Dio col capo scoperto sin dalla più remota antichità fino al tardo Medioevo. Tuttavia in tempi recenti tra gli ebrei riformati (ebrei che a differenza degli ortodossi non accettano alcune dottrine e pratiche ebraiche) è aumentata la tendenza a pregare con il capo coperto.
Colgo l’occasione per fare presente che noi uomini che abbiamo creduto nel Signore Gesù Cristo non possiamo e non dobbiamo accettare questa usanza ebraica di pregare con il capo coperto e questo perché a noi ci è espressamente vietato di coprirci il capo quando preghiamo o profetizziamo. L’apostolo Paolo dice infatti ai Corinzi: “Poiché, quanto all’uomo, egli non deve velarsi il capo [nota mia: quando prega o profetizza], essendo immagine e gloria di Dio” (1 Cor. 11:7). Dunque l’uomo che è in Cristo non deve tenere sul suo capo nessun copricapo mentre prega o profetizza perché è immagine di Dio. Se lo fa cosa succede? Egli disonora Cristo, il suo capo, perché è scritto che “il capo d’ogni uomo è Cristo” (1 Cor. 11:3) e che “ogni uomo che prega o profetizza a capo coperto, fa disonore al suo capo” (1 Cor. 11:4).
Chi si deve coprire il capo invece, quando prega o profetizza, è la donna e questo perché lei è la gloria dell’uomo e deve avere sul capo, a motivo degli angeli, un segno dell’autorità da cui dipende. Se ella non si vela il capo disonora il suo capo, cioè l’uomo (cfr. 1 Cor. 11:3-16).
2. Ho visto che sulla bandiera dello Stato d’Israele vi è una stella a sei punte; che significato ha?
Innanzi tutto vorrei dire che questa stella a sei punte (o esagramma), formata da due triangoli sovrapposti, è comunemente nota come ‘Stella di David’ (in ebraico Magen David che letteralmente significa ‘Scudo di David’). E poi che essa si trova raffigurata spesso anche sui muri in alcune sinagoghe; la si trova pure qualche volta sulla tenda (parokhet) che sta davanti all’arca santa (l’armadio che nella sinagoga contiene i rotoli della legge di Mosè), come anche sui mantelli che avvolgono i rotoli della legge. La Stella di David spesso si trova anche su illustrazioni ebraiche e su pietre tombali. E’ portata come pendente da molti Ebrei. La sua origine tuttavia è sconosciuta.
Alcuni Ebrei suppongono che essa rappresenti la forma dello scudo del re Davide (o forse l’emblema su di esso) ma ciò è solo una supposizione perché a conferma di ciò non ci sono prove nella Bibbia come neppure prove nella prima letteratura rabbinica. Altri Ebrei (quelli che sono dati alla mistica ebraica) ritengono che il triangolo col vertice volto verso il basso rappresenti il rivelarsi di Dio all’uomo, e quello col vertice volto verso l’alto sia la risposta dell’uomo al disegno di alleanza divina. Altri Ebrei ancora ritengono che i tre lati rappresentino i tre tipi di ebrei; i sacerdoti (in ebraico kohanim), i Leviti e gli Israeliti. Ma queste sono solo teorie.
La Stella di David fu usata dai nazisti come segno distintivo degli ebrei, che dovevano portarla cucita esternamente sugli abiti. La Stella di David come è noto si trova sulla bandiera dello Stato d’Israele (bandiera che fu adottata al primo Congresso Sionista tenutosi a Basilea nel 1897). Faccio presente però che il simbolo ufficiale del moderno Stato d’Israele non è il Magen David ma la Menorah cioè il candelabro a sette braccia.
In Israele l’associazione di pronto soccorso è chiamata Magen David Adom, la Stella Rossa di David, come la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa di altri paesi.
3. Ho notato che molti Ebrei quando pregano si dondolano; come mai?
Che molti ebrei quando pregano (ed anche quando studiano la legge) si dondolano avanti e indietro l’ho notato anch’io molte volte. Questo dondolio, in lingua Yiddish, si chiama shokelin.
Le spiegazioni date a questo fenomeno sono molte e svariate. Il Talmud (l’opera letteraria più importante della cosiddetta ‘Torah orale’, che contiene le tradizioni ebraiche e che gli ebrei ortodossi reputano sacro quanto la Bibbia) suggerisce che sia un’espressione di estasi che richiama il seguente verso dei Salmi: “Tutte le mie ossa diranno: O Eterno, chi è pari a te ….?” (Sal. 35:10). I mistici ebrei (per intenderci coloro che studiano la Kabalah) hanno interpretato questo movimento come il riflesso della luce tremolante dell’anima ebraica, una scintilla che deriva dalla santa luce di Dio, in comunione con la sua fonte. Il filosofo ebreo Judah Halevi (1075-1141) diede invece una spiegazione più pratica, e cioè che fosse dovuto alla scarsità di libri di preghiera, che costringeva la gente a spingersi avanti per leggere e indietro per consentire agli altri di leggere a loro volta.
E’ stato sostenuto che dondolarsi contribuisce a infiammare il cuore di devozione verso Dio, o che serve a scacciare i pensieri profani che nascono durante la preghiera; o che simboleggia l’unione tra l’uomo e Dio; o che aiuta a tenere svegli; o che è un residuo dei tempi in cui gli ebrei erano nomadi e si dondolavano sui cammelli; o che fornisce l’esercizio di cui hanno bisogno degli studiosi che passano la maggiore parte del loro tempo seduti a studiare. Di tanto in tanto, degli autorevoli rabbini si sono opposti all’abitudine di dondolarsi nella preghiera perché la consideravano una mancanza di riverenza verso Dio, ma nelle comunità tradizionali l’abitudine è sopravvissuta, malgrado queste voci contrarie. Soltanto nelle congregazioni riformate, conservatrici (appartenenti al movimento Conservatore) e in quelle ortodosse più moderne, le preghiere si svolgono senza evidenti movimenti del corpo.
4. Ma cosa dicono gli Ebrei su Gesù di Nazareth?
Ovviamente chi fa questa domanda vuole sapere quello che dicono su Gesù gli Ebrei che non lo accettano come il Messia promesso da Dio; perché ci sono anche degli Ebrei, il residuo eletto secondo la grazia, che lo accettano come il Messia come facciamo noi, e sono quindi nostri fratelli.
Gli Ebrei ortodossi e ultraortodossi, in linea generale, fondandosi su testi della tradizione ebraica, dicono le seguenti cose su Gesù. Egli era un mamzer, cioè un figlio illegittimo nato da una relazione adulterina fra la madre ebrea e un soldato romano gentile. Venne scomunicato da uno dei rabbini in seguito a un disaccordo, e dopo di ciò abbandonò la religione ebraica, adorò degli idoli e traviò Israele. Studiò la magia in Egitto e da lì riuscì a contrabbandare formule di magia ficcandole in una piega della sua pelle. Come mago era solito fare uccelli di argilla e infondere loro la vita, ma venne sconfitto dai rabbini in una gara di magia. Venne condannato a morte come mago, ma potè solo essere appeso a un fusto di cavolo in quanto aveva gettato una magia su tutti gli altri alberi perché non accettassero il suo corpo. Gesù venne punito all’inferno, per i suoi peccati, e qui riconobbe di avere sbagliato!!!
Gli Ebrei non ortodossi invece, sempre in linea generale, sono più moderati nei confronti di Gesù e mostrano anche un certo apprezzamento verso una parte dei suoi insegnamenti e verso la maniera in cui Gesù insegnava (cioè la forma delle parabole) arrivando in alcuni casi anche a definirlo o un maestro di morale o un profeta a secondo dei casi; cosa questa che fa infuriare non poco gli ortodossi di cui alcuni non ardiscono neppure menzionare il nome di Gesù di Nazareth! La ragione per cui questi Ebrei così radicali non menzionano neppure il nome di Gesù è perché per loro è il nome del Dio dei Cristiani, fatto tale da Paolo, e nella legge è scritto: “Non pronunzierete il nome di dèi stranieri: non lo si oda uscire dalla vostra bocca” (Es. 23:13)!!! Quando dunque devono riferirsi a Gesù costoro dicono ‘il fondatore del cristianesimo’.
Qualunque sia però il giudizio su Gesù che danno gli Ebrei, non importa di che corrente essi siano (le correnti principali sono quella ortodossa, quella riformata, quella conservatrice, e quella ricostruzionista), la conclusione a cui tutti arrivano è sempre la stessa, e cioè che Gesù non è e non può essere il Messia della casa di Davide promesso dall’Iddio di Israele nelle Scritture; non può essere Dio, non può essere morto sulla croce per i peccati degli uomini, non può essere risorto dai morti. Non importa quali siano gli elogi che alcuni Ebrei arrivano a fare a Gesù (perché tali sono, avendoli letti e conoscendoli), tutti, quando devono tirare le somme dicono la stessa cosa, cioè, e lo ripeto, che egli non è il Messia. Per ora basta questo; ma Dio volendo tornerò su tutto ciò in altra occasione per parlarne molto più diffusamente.
Termino ricordando quello che dice la Scrittura a riguardo di quegli Ebrei che non riconoscono in Gesù il Messia: “…sono stati indurati, secondo che è scritto: Iddio ha dato loro uno spirito di stordimento, degli occhi per non vedere e degli orecchi per non udire, fino a questo giorno. E Davide dice: La loro mensa sia per loro un laccio, una rete, un inciampo, e una retribuzione. Siano gli occhi loro oscurati in guisa che non veggano, e piega loro del continuo la schiena” (Rom. 11:8-10).
Stando così le cose, a riguardo della maggioranza degli Ebrei, noi Gentili in Cristo Gesù dobbiamo glorificare Dio perché Egli ci ha dato occhi per vedere e orecchi per udire. Egli ha voluto nella sua misericordia farci grazia dandoci il ravvedimento e la fede: sì, a lui è piaciuto farci grazia. A Lui perciò sia la gloria ora e in eterno, in Cristo Gesù. Amen.
5. Gli Ebrei aspettano tutti il Messia? E come se lo aspettano?
No, non tutti gli Ebrei aspettano la venuta del Messia; quelli che lo aspettano sono gli Ortodossi e gli Ultraortodossi, cioè quelli che stanno maggiormente attaccati alla Torah e alla tradizione. Il dodicesimo articolo di fede formulato dal filosofo ebreo Moses Maimonide (1136-1204), i cui scritti in ambito ortodosso sono ancora molto apprezzati (alcuni ortodossi però non li apprezzano affatto perché Maimonide negò alcune dottrine ebraiche), afferma: “‘Io credo con piena, ferma e sincera fede all’avvento del Messia, e anche se egli tarda a venire, aspetterò tutti i giorni il suo avvento’. Questo articolo di fede fu recitato da molti Ebrei durante il periodo nazista mentre venivano portati nelle camere a gas per essere messi a morte.
I Giudei Riformati, quelli Liberali e molti altri invece hanno abbandonato la speranza nella venuta di un Messia personale sostituendola con quella di un età messianica costruita dagli uomini senza bisogno dell’intervento di un unto di Dio. In altre parole per loro l’età messianica non avrà bisogno di nessun Messia che la inauguri, perchè essa sarà il frutto della collaborazione di tutti gli uomini i quali devono cooperare per stabilire la fratellanza universale, la pace, la giustizia, e la verità sulla terra.
Si badi però che anche tra gli ortodossi ci sono coloro che non credono nella venuta del Messia come persona.
Altra opinione diffusa in seno al popolo ebreo di oggi, che esclude la venuta di un Messia personale, è quella che dice che il Messia sia il popolo d’Israele stesso, il Servitore del Signore, che nell’adempiere la missione affidatagli da Dio, cioè nel portare il Regno di giustizia e di pace sulla terra, soffre a motivo dell’opposizione degli uomini. In questa maniera vengono spiegate le sofferenze del popolo ebraico passate e presenti; in altre parole gli Ebrei starebbero soffrendo per la redenzione dei Gentili.
Vogliamo adesso spendere qualche parola per spiegare cosa dicono gli Ebrei sul Messia che deve venire. Il Messia per gli Ebrei è un re unto da Dio della casa di Davide di Betlemme, che alla fine dei tempi Dio manderà a dare inizio alla redenzione finale. Il Messia della casa di Davide però sarà preceduto da un altro messia che è della casa di Giuseppe, il quale guiderà le armate di Israele contro Gog e Magog, ma rimarrà ucciso nella guerra che scoppierà. Il Messia della casa di Davide distruggerà alla fine le forze malefiche e guiderà con l’aiuto del profeta Elia il raduno degli esiliati. Durante il regno del Messia, principe della pace, avrà luogo la resurrezione dei morti, seguita dal grande giorno del giudizio.
6. Gli Ebrei praticano ancora la circoncisione?
Sì, gli Ebrei praticano ancora la circoncisione. Loro la chiamano berit milah che significa ‘patto di circoncisione’, e consiste nella rimozione del prepuzio di un bambino otto giorni dopo la nascita. La circoncisione viene anche compiuta su quei Gentili che si convertono al Giudaismo (che dopo essere circoncisi vengono immersi nel mikveh che è una piscina che raccoglie acqua piovana o di fonte usata dagli Ebrei per la purificazione rituale e le abluzioni); in questo caso va però detto che in alcuni settori non ortodossi del Giudaismo la circoncisione non è richiesta al convertito.
La circoncisione è uno dei riti più importanti e significativi per gli Ebrei ancora oggi. Coloro che sono circoncisi sono salvati da Abramo dalla punizione dopo la morte.
La circoncisione dei bambini, nel caso il neonato è malato, viene rinviata e per motivi di salute può essere posticipata a tempo indefinito. In questi casi, comunque, il bambino non circonciso è considerato come se fosse circonciso. Anche l’omissione intenzionale della circoncisione non intacca lo status di ebreo del bambino (quindi egli è considerato lo stesso ebreo, solo però nel caso i genitori sono ambedue ebrei o lo è solo la madre – questo secondo l’ortodossia ebraica).
La maggior parte degli Ebrei fa circoncidere i propri figli. Durante la cerimonia della circoncisione il bambino è posto per un momento su una sedia messa da parte per il profeta Elia (la tradizione dice che Elia assiste ad ogni circoncisione). Il bambino viene quindi collocato sulle ginocchia del padrino che lo tiene mentre il circoncisore di professione (chiamato mohel) lo circoncide. Alla fine della cerimonia viene dato un nome ebraico al bambino.
La circoncisione compiuta presso gli Ebrei (che ricordiamo fu ordinata da Dio al patriarca Abramo) è ombra di quella vera che Cristo ha compiuto nel cuore di ciascuno di noi che abbiamo creduto in Lui. L’apostolo Paolo infatti (che ricordo era circonciso anche nella carne) ha detto: “in lui voi siete anche stati circoncisi d’una circoncisione non fatta da mano d’uomo, ma della circoncisione di Cristo, che consiste nello spogliamento del corpo della carne: essendo stati con lui sepolti nel battesimo, nel quale siete anche stati risuscitati con lui mediante la fede nella potenza di Dio che ha risuscitato lui dai morti” (Col. 2:11-12). I veri circoncisi siamo dunque noi (cfr. Fil. 3:3) che siamo tali nel cuore e non nella carne secondo che è scritto: “La circoncisione è quella del cuore, in ispirito, non in lettera” (Rom. 2:29).
Noi Gentili in Cristo siamo dunque Ebrei internamente (cfr. Rom. 2:29). A Cristo Gesù il circoncisore del nostro cuore sia la gloria ora e in eterno. Amen.
7. Esistono ancora sacerdoti e Leviti tra gli Ebrei? E se sì, che funzioni svolgono nel culto della religione ebraica?
Sì, esistono ancora sia i sacerdoti che i Leviti.
I sacerdoti (kohanim) svolgono un ruolo secondario nel rituale della sinagoga.
Essi pronunciano in sinagoga la benedizione sacerdotale (Num. 6:24-26) ogni giorno, ogni sabato o ogni festa, secondo il costume del luogo. Vengono chiamati per prima alla lettura della legge (in ebraico questa chiamata ha nome aliyah ‘salita’), e officiano nella cerimonia del riscatto del figlio (pidyon ha-ben) che ha luogo per ogni primogenito maschio quando il bambino ha 30 giorni. I sacerdoti hanno questi obblighi; non possono sposare una convertita, una divorziata o anche risposare la moglie dalla quale hanno divorziato.
Essi non si devono contaminare con i morti eccetto con il cadavere di un parente stretto. Nei cimiteri ebraici i sacerdoti vengono seppelliti in una parte separata. I cognomi moderni che sono varianti della parola ebraica kohen (particolarmente il nome Cohen) indicano solitamente (non sempre quindi) che la persona che lo porta è di discendenza sacerdotale.
Per ciò che concerne i Leviti il loro ruolo è ancora meno rilevante infatti sono chiamati alla lettura della legge subito dopo i sacerdoti e lavano le mani dei sacerdoti prima della benedizione sacerdotale.
8. Ma perché gli Ebrei rifiutano di accettare Gesù di Nazareth come il Messia promesso da Dio tramite i profeti?
I motivi sono svariati; quello però che più degli altri si ritrova sempre negli scritti dei rabbini o degli studiosi ebrei che cercano di confutare la messianità di Gesù è il seguente.
Gesù non può essere il Messia perché non venne a redimere politicamente Israele e perché con la sua venuta non ha dato inizio all’era messianica universale, cioè l’era di pace e di giustizia universale che gli antichi profeti hanno predetto dover compiersi sulla terra; dalla sua venuta in poi le cose hanno continuato ad andare nella stessa maniera, anzi di male in peggio.
A sostegno di questa posizione essi citano sempre le seguenti parole di Isaia, parole che concernono certamente il Messia di Dio: “Poi un ramo uscirà dal tronco d’Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici. Lo spirito dell’Eterno riposerà su lui: spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di forza, spirito di conoscenza e di timor dell’Eterno. Respirerà come profumo il timor dell’Eterno, non giudicherà dall’apparenza, non darà sentenze stando al sentito dire, ma giudicherà i poveri con giustizia, farà ragione con equità agli umili del paese. Colpirà il paese con la verga della sua bocca, e col soffio delle sue labbra farà morir l’empio. La giustizia sarà la cintura delle sue reni, e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi. Il lupo abiterà con l’agnello, e il leopardo giacerà col capretto; il vitello, il giovin leone e il bestiame ingrassato staranno assieme, e un bambino li condurrà. La vacca pascolerà con l’orsa, i loro piccini giaceranno assieme, e il leone mangerà lo strame come il bue. Il lattante si trastullerà sul buco dell’aspide, e il divezzato stenderà la mano sul covo del basilisco. Non si farà né male né guasto su tutto il mio monte santo, poiché la terra sarà ripiena della conoscenza dell’Eterno, come il fondo del mare dall’acque che lo coprono” (Is. 11:1-9).
Il fatto è però che gli Ebrei, accecati ed indurati da Dio, non comprendono innanzi tutto che queste parole in parte si sono già adempiute perché il ramo è già uscito dal tronco di Isai e un rampollo è già spuntato dalle sue radici, ed esso è Gesù Cristo, e poi che il periodo di pace e di giustizia di cui parla il profeta Isaia inizierà quando Gesù il Messia, morto risorto e asceso in cielo, tornerà dal cielo con gloria e con potenza. Allora, e solo allora, comincerà l’era di pace e giustizia universale; e questo perché il diavolo sarà legato (per mille anni dopo di chè ha da essere sciolto per breve tempo prima di essere preso e condannato allo stagno ardente di fuoco e di zolfo).
Ho letto molti libri di studiosi ebrei ed ogni volta che mi sono imbattuto in quello che dicono contro la messianità di Gesù ho potuto constatare la veridicità delle parole di Pietro: “Per voi dunque che credete ell’è preziosa; ma per gl’increduli la pietra che gli edificatori hanno riprovata è quella ch’è divenuta la pietra angolare, e una pietra d’inciampo e un sasso d’intoppo; essi, infatti, essendo disubbidienti, intoppano nella Parola; ed a questo sono stati anche destinati” (1 Piet. 2:7-8), e da chi sono stati destinati a ciò? Da Dio perché nei profeti è scritto: “Ed egli sarà un santuario, ma anche una pietra d’intoppo, un sasso d’inciampo per le due case d’Israele, un laccio e una rete per gli abitanti di Gerusalemme. Molti tra loro inciamperanno, cadranno, saranno infranti, rimarranno nel laccio, e saranno presi” (Is. 8:14-15).
9. Ho visto che sullo stipite della porta di casa gli Ebrei tengono appesa una scatolina; di che cosa si tratta?
Si tratta della mezuzah (ebraico per ‘stipite della porta’) che consiste in un rotolo di pergamena preparato da uno scriba che contiene i versi biblici di Deuteronomio 6:4-9 e 11:13-21 scritti in ebraico, rotolo che viene appeso in una scatolina sulla parte destra dello stipite della porta di casa.
Questo gli Ebrei lo fanno in osservanza del comandamento della legge che dice di scrivere i comandamenti sullo stipite della propria casa (cfr. Deut. 6:9). Questo piccolo astuccio viene baciato dagli Ebrei prima di entrare o di uscire di casa, per ricordarsi di non peccare.
Influenzati dalla Kabbalah molti Ebrei considerano la mezuzah come un talismano; secondo la tradizione i demoni non possono abitare in una casa munita di mezuzah e le forze malefiche che infestano una casa se ne allontanano dopo che si pone la mezuzah sugli stipiti delle porte. Anticamente tra gli Ebrei, quando una pestilenza, una catastrofe o una tragedia colpivano una comunità ebraica o una famiglia, venivano controllate le mezuzoth (plurale di mezuzah) per vedere se il testo non si fosse per caso rovinato. Questa pratica è ancora diffusa tra gli Ebrei Chasidìm (‘i pii’) che sono una frangia del variegato e frammentato Giudaismo ortodosso. Vi sono Ebrei che portano una piccola mezuzah attaccata a una catenina intorno al collo come un amuleto.
Noi come Cristiani non abbiamo bisogno di scrivere i comandamenti di Dio sullo stipite della porta di casa perché Dio ha scritto le sue leggi nel nostro cuore e nella nostra mente secondo che è scritto: “E questo è il patto che farò con la casa d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Io porrò le mie leggi nelle loro menti, e le scriverò sui loro cuori; e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo” (Ebr. 8:10).
10. Perché per gli Ebrei il Muro del Pianto è così importante?
Perché il Muro del Pianto (gli Ebrei però non lo chiamano così perché si riferiscono ad esso come il Muro Occidentale) che è bene ricordare è la sezione occidentale del muro esterno della montagna del Tempio, la sola struttura rimasta dell’aggiunta di Erode al secondo tempio che fu distrutto dalle legioni romane nel 70 dopo Cristo, ha conservato nella coscienza ebraica la santità del tempio, quantunque non facesse parte del suo complesso. Per loro quindi il Muro del Pianto è una cosa santa come lo era il tempio. Qualche particolare ora sul muro: esso è formato da uno strato inferiore di massi del tempo di Erode, sopra cui ci sono pietre del periodo romano, mentre l’intera sezione superiore appartiene al periodo arabo, dal VII secolo in poi. Fu chiamato dai non Ebrei ‘Muro del Pianto’ perché gli Ebrei andavano a piangere davanti ad esso – cosa che alcuni fanno ancora oggi – per la distruzione del tempio.
Gli Ebrei vanno in pellegrinaggio al Muro del Pianto, e ne baciano le pietre. Oltre a ciò gli Ebrei hanno l’usanza di scrivere delle preghiere a Dio su dei pezzettini di carta che mettono nelle fessure del muro. Questo lo fanno in base alla loro tradizione che dice che la Presenza Divina (in ebraico Shekhinah) non abbandona mai il Muro del Pianto. Quando nel 1967, nella guerra che è passata alla storia come la guerra dei sei giorni, le truppe Israeliane conquistarono la parte orientale di Gerusalemme, i soldati si precipitarono subito al Muro del Pianto (dove gli Ebrei non avevano più potuto recarsi dalla fine del 1947, cioè da quando gli Arabi avevano preso il controllo della città vecchia di Gerusalemme) dove si misero a piangere come dei piccoli fanciulli dalla commozione e a pregare. Moshe Dayan, allora Ministro della Difesa, in quel giorno memorabile per Israele disse davanti al Muro che gli Ebrei erano tornati ai loro luoghi più sacri e mise in una fessura del muro un pezzetto di carta su cui era scritto: ‘Che sia pace su tutto Israele’.
11. Ho sentito dire che gli Ebrei Ortodossi sono devoti allo Stato di Israele; questo discorso vale per tutti?
No, non vale per tutti gli Ebrei Ortodossi, difatti mentre i Lubavitch, ed altri gruppi ortodossi sono molto devoti allo Stato Ebraico, perché vedono nella sua rinascita il principio della redenzione messianica; ci sono gruppi ortodossi come i Satmar (setta chassidica) e i Neturei Karta (aramaico per ‘I guardiani della città’) che sono fortemente avversi allo Stato Ebraico.
Quelli di Satmar nutrono un avversione verso lo Stato d’Israele perchè vedono in esso il frutto dell’orgoglio umano, in altre parole un usurpazione della prerogativa riservata a Dio. Per loro i Giudei devono aspettare il Messia; perchè è tramite lui che Dio deve ristabilire lo Stato d’Israele. L’esistenza dello Stato d’Israele per quelli di Satmar è responsabile del ritardo della venuta del Messia e di tutte le sventure accadute agli Ebrei nel ventesimo secolo.
I Neturei Karta che riconoscono come loro guida religiosa il capo dei Satmar (per cui i motivi della loro avversione allo Stato ebraico sono identici a quelli di Satmar) e vivono principalmente nel quartiere Mea Sche’arim di Gerusalemme, manifestano la loro forte avversione verso lo Stato ebraico rifiutandosi di pagare le tasse, di votare alle elezioni o di avere un passaporto israeliano. Quando il 29 novembre del 1947 l’ONU votò la spartizione della Palestina in due stati, uno ebraico e l’altro arabo, gli Ebrei che si trovavano a Gerusalemme scesero nelle piazze e per le strade per cantare, danzare e brindare per l’evento, mentre i Neturei Karta piombarono in un profondo lutto.
12. Gli Ebrei vogliono ricostruire il tempio?
Sì, gli Ebrei vogliono ricostruire il tempio di Gerusalemme (che ricordiamo fu distrutto dai soldati romani nel 70 dopo Cristo) e ripristinare il sistema sacrificale della legge. Una preghiera ebraica che viene recitata quotidianamente dagli Ebrei in sinagoga dice così: ‘Gradisci, Signore, nostro Dio, il tuo popolo Israele e la sua preghiera. Riporta il culto nel santuario della tua casa; i sacrifici di Israele e la loro preghiera gradiscili con amore. Perenne compiacimento sia la liturgia del tuo popolo Israele. Possano i nostri occhi vedere il tuo ritorno a Sion nella misericordia. Sii benedetto, Signore, che riporta la sua presenza in Sion’. Di tanto in tanto corrono voci che in Israele ci sono rabbini che praticano le tecniche del sacrificio rituale affinché la loro conoscenza non vada perduta.
Quando però dico gli Ebrei mi riferisco agli Ebrei Ortodossi, quelli attaccati maggiormente alla Torah, perchè gli Ebrei non Ortodossi in massima parte non hanno affatto questo desiderio tanto è vero che i Riformati e i Liberali per esempio hanno tolto dai loro libri di preghiere tutti quei riferimenti alla ricostruzione del tempio e al ripristino dei sacrifici.
Tra gli Ebrei Ortodossi ci sono alcuni estremisti che pur di ricostruire il tempio sono pronti a fare saltare in aria le due moschee arabe (tra cui la più famosa è il Duomo della Roccia che ha la cupola dorata) che si ergono nel luogo dove anticamente si ergeva il tempio. Hanno tentato già di farlo; nel 1984 il Jewish Underground, un nucleo di terroristi formato da un gruppo di attivisti del Gush Emunim (‘Blocco dei Fedeli’), movimento politico-religioso appartenente all’ortodossia, progettò di fare saltare in aria le moschee della spianata del tempio, ma i terroristi furono arrestati e quindi le moschee rimasero al loro posto. Il Supremo Consiglio Arabo dopo l’arresto di quei terroristi diede questo avvertimento: ‘Se le esplosioni fossero riuscite tutte le nazioni arabe avrebbero immediatamente lanciato una guerra santa contro Israele’. Proprio quello che volevano quei terroristi ebrei infatti essi con quel gesto volevano scatenare una guerra planetaria, la guerra decisiva degli ultimi giorni, in cui tutti i paesi mussulmani e molte altre nazioni avrebbero combattuto contro Israele; guerra che secondo loro avrebbe accelerato la venuta del Messia. Queste cose furono da loro dichiarate durante il processo a cui furono sottoposti dopo il loro arresto.
13. Oltre al Vecchio Testamento, gli Ebrei fanno uso di altri libri?
Sì, gli Ebrei fanno uso di altri libri – su cui fondano molte loro dottrine e pratiche – che sono i seguenti.
La Mishnah (ebraico per ‘ripetizione’), che è la codificazione della legge orale (ossia la tradizione ebraica) compiuta da Yehudà ha-Nassì all’inizio del terzo secolo dopo Cristo. Essa è scritta in ebraico dialettale.
Il Talmud (ebraico per ‘studio’) è l’opera più importante tra quelle che costituiscono la ‘Torah orale’. In esso ogni paragrafo della Mishnah viene dibattuto dai rabbini. Le discussioni rabbiniche sono chiamate ghemaràh (‘completamento’). La Mishnah assieme alla Ghemaràh costituiscono appunto il Talmud. In queste discussioni ci sono l’halakah (ebraico per ‘la via da seguire’) che è la regola elaborata dai rabbini; e l’hagadàh (ebraico per ‘narrazione’) che è il materiale che comprende storie, leggende, e anche scherzi. Esistono due Talmud, quello palestinese e quello babilonese; quello più importante è il secondo che peraltro è anche più lungo. Ad esso si riferisce l’Ebreo quando parla del Talmud. Il Talmud è scritto in parte in ebraico e in parte in aramaico. E’ composto di 18 volumi in folio nell’edizione classica. Tutti gli Ebrei sono invitati a studiare il Talmud. Per diventare rabbini bisogna conoscere il Talmud. Non si può studiare il Talmud e non lo si può capire se non ci fosse il commento di Rashi, ossia Solomon Ben Isaac (1040-1105) studioso francese di discendenza davidica, perché è l’unico commento che segue passo passo tutta la discussione talmudica.
Lo Zohar. Per parlare di questo libro occorre però dire prima qualcosa sulla Kabbalah. L’ebraismo è stato fortemente influenzato dalla Kabbalah che significa ‘ricezione’ o ‘ciò che è stato ricevuto’. Kabbalah è un termine generale che sta ad indicare un insegnamento religioso tramandato oralmente dall’origine di generazione in generazione. In particolare però il termine kabbalah dopo l’XI secolo cominciò ad essere usato per indicare quel tipo di pensiero mistico giudaico che si diceva trasmesso dal lontano passato e che era stato affidato come dottrina segreta a pochi privilegiati e che diventerà, dal XIV secolo uno studio a cui si dedicheranno apertamente molti. La Kabbalah è composta di complicate dottrine esoteriche a cui si sentono tuttora attratti coloro che studiano e praticano le arti occulte. Essa ha determinato nuovi riti e costumi ed ha influenzato l’halakah. La Kabbalah comprende più libri tra i quali il più importante è lo Zohar (ebraico per ‘Splendore’) che comparve attorno al 1300, ed è lo scritto che dopo il Talmud ha esercitato l’influenza più profonda sul giudaismo. Lo Zohar viene attribuito ai seguaci di Simeone Bar Yochai (II secolo dopo Cristo) che riferivano gli insegnamenti mistici che il loro maestro aveva imparato da Elia negli anni trascorsi nascosto in una caverna!! Il testo fu messo in circolazione solo nel tredicesimo secolo da un certo Moses de Leon (1240-1305), che sosteneva di possedere un antico manoscritto che Nachmanide (1194-1270) aveva spedito dalla terra santa in Spagna. Dopo la morte di Moses de Leon però si apprese che questo manoscritto non esisteva e che Moses de Leon aveva attribuito i suoi scritti (redatti con una tecnica di scrittura automatica) a Simeone Bar Yochai per venderli a coloro che erano interessati a testi mistici antichi. Gli studiosi moderni dicono che la maggiore parte dello Zohar fu redatto da Moses de Leon.
Il Midrash (ebraico per ‘ricerca’) è il termine con cui vengono indicate le collezioni in cui sono raccolti gli insegnamenti dei primi rabbini. I testi più antichi del Midrash si concentrano sulle leggi contenute nei libri dell’Esodo, del Levitico, dei Numeri e del Deuteronomio. Il Midrash fa spesso asserzioni fantastiche su persone ed eventi biblici. Per esempio viene detto che Giacobbe in realtà non morì!
I Responsa (in ebraico she-elot u-teshuvot, che significa ‘domande e risposte’) sono raccolte di risposte a domande specifiche indirizzate alle autorità rabbiniche. I Responsa si occupano soprattutto di leggi rituali ebraiche, nella forma di semplici decisioni nei primi responsa o nella forma di lunghe ed erudite disquisizioni in quelli successivi. In essi sono affrontate tutte le questioni della vita ebraica. Questi Responsa iniziarono a comparire dopo la compilazione del Talmud babilonese, quando i saggi di Babilonia ricevevano richieste scritte di spiegazione di passaggi oscuri del Talmud e di decisioni su questioni di natura pratica. Da allora sono sorti migliaia di responsa.
I Codici. Tra quelli più importanti segnaliamo i seguenti. Il Mishnèh Torah (‘ripetizione della Torah’), che fu compilato da Mosè Maimonide nel XII secolo, che è un grande compendio di legge ebraica. Il Codice si diffuse rapidamente in tutto Israele e per diversi secoli rimase per molte comunità il solo codice autorevole per la vita, il pensiero e la prassi giudaica. I sostenitori di Maimonide dicono che la notte che Maimonide terminò il suo Mishneh Torah, Mosè lo visitò in sogno e gli disse: ‘Ben fatto!’. Il Shulchan Aruch (ebraico per ‘Tavola stabilita’) compilato dall’halakista di origine spagnola Joseph Caro (1488-1575), ed ampliato dal suo contemporaneo Mosè Isserles (1525-1572), anche lui uno studioso dell’halakah, però di origine polacca. Questo codice infatti inizialmente enumerava solo le regole e le tradizioni delle comunità ebraiche di origine sefardita, per cui trascurava quelle askhenazite, al che Moses Isserles decise di aggiungervi glosse e complementi (chiamati ‘tovaglia’) per includere nel codice anche la posizione askhenazita. Lo Shulchan Aruch divenne così accettabile per qualsiasi ebreo. Esso costituisce ancora oggi il più autorevole Codice di leggi e pratiche giudaiche. Molti halakhisti di oggi nei loro libri sulle pratiche del Giudaismo si rifanno a questo codice di Caro ampliato.
Il Siddùr (ebraico per ‘ordine’), è il libro di preghiere giornaliere e del sabato. Questo libro però non è uguale per tutti, perché quello degli Ashkenaziti differisce da quello dei Sefarditi (e persino all’interno di questi due gruppi ci sono delle differenze). I movimenti moderni hanno prodotto i loro libri di preghiere come anche le comunità riformate e conservative. Il libro di preghiere delle feste è invece chiamato Machzor (ebraico per ‘ciclo annuale’), – e contiene anche i piyyuttim (che sono dei componimenti poetici), nella maggior parte dei casi solo quelli delle feste – ed anche questo varia tra le comunità ashkenazite e quelle sefardite, ed anche tra i vari movimenti ebraici. L’attuale usanza di avere un libro di preghiere giornaliere e uno per le feste si è imposta fra gli Ashkenaziti e poi sotto la loro influenza si è estesa ad alcune comunità sefardite. Prima di questa usanza però c’era un libro di preghiere unico chiamato siddur o machzor che conteneva le preghiere regolari per l’intero anno con le aggiunte per i giorni speciali (per esempio i piyyutim).
14. Sto leggendo un libro sull’ Ebraismo e spesso usa E.V. come noi usiamo a.C. o d.C. Noi intendiamo Gesù ma loro cosa identificano in questo acronimo?
E.V. sta per Era volgare e indica secondo il Giudaismo l’era iniziata con la venuta di Cristo. Gli Ebrei preferiscono non usare il termine DOPO CRISTO perché per loro Gesù non è il Cristo (o Messia) di Dio e quindi per loro sarebbe un controsenso dire ‘nel 70 dopo Cristo’ e così via. Come anche preferiscono non usare il termine VECCHIO TESTAMENTO per non dare l’idea che il Testamento che loro usano tuttora (i libri che vanno dalla Genesi al profeta Malachia) sia diventato vecchio e ne esista uno nuovo (che è quello che noi Cristiani abbiamo nella nostra Bibbia in aggiunta a quello Vecchio).
15. Cari Giacinto ed Illuminato, avrei una domanda da farvi: perchè gli Ebrei non hanno riconosciuto Gesù come Figlio di Dio ?
La risposta è semplice, perché per gli Ebrei Dio non aveva un Figliuolo Unigenito. Per un Ebreo riconoscere in Gesù Cristo il Figlio di Dio, equivaleva a dire che Dio non era UNICO nel senso che lo intendeva il Giudaismo di allora e cioè che Dio non era UNA SOLA PERSONA perché condivideva la sua Divinità con un altro Dio, una cosa inammissibile per il Giudaismo che proibiva di avere oltre a Dio un altro dio (cfr. Es. 20:3). Quindi un Ebreo che riconosceva in Gesù il Figlio di Dio per il Giudaismo si dava all’idolatria, apostatava dalla fede nell’UNICO DIO, ed era degno di morte (cfr. Deut. 13:6-11). Basta considerare quale persecuzione si abbatté sugli Ebrei credenti di allora per capire tutto ciò. Ma non solo, per il Giudaismo di allora riconoscere Gesù come il Figlio di Dio equivaleva a riconoscere la giustezza dei sacrifici umani che invece sono aborriti dalla legge. E già, perché dire che Dio ha dato o offerto il suo Figliuolo per la remissione dei nostri peccati, per un Giudeo voleva dire che Dio era un Dio spietato e crudele. Quindi il riconoscere Gesù come il Figlio di Dio equivaleva ad offendere Dio due volte.
Lo stesso ed identico discorso ovviamente vale per i nostri giorni perché ancora oggi per gli Ebrei riconoscere in Gesù il Figlio di Dio morto sulla croce per i nostri peccati equivale ad offendere Dio due volte perché si nega l’unicità di Dio e si fa passare Dio per uno che ha praticato un sacrificio umano. Un Ebreo che si mette a credere che Gesù è il Figlio di Dio apostata dalla vera fede, e viene scomunicato, cioè estromesso dalla comunità ebraica non solo locale ma di tutto il mondo, e per molti smette persino di essere Ebreo. Oltre tutto, commettendo il grave peccato di idolatria egli non erediterà il Mondo Avvenire, infatti il peccato di idolatria è uno di quei peccati che secondo il Giudaismo impedisce di ereditare il mondo avvenire.
Gli Ebrei ragionavano e ragionano tuttora in questa maniera per la ragione detta da Isaia: “Egli ha accecato gli occhi loro e ha indurato i loro cuori, affinché non veggano con gli occhi, e non intendano col cuore, e non si convertano, e io non li sani” (Giov. 12:40) e da Mosè: “Iddio ha dato loro uno spirito di stordimento, degli occhi per non vedere e degli orecchi per non udire, fino a questo giorno” (Rom. 11:8).
Nulla di cui meravigliarsi quindi, siamo di fronte all’induramento parziale che si è prodotto per decreto di Dio in Israele.
Ma un giorno questo induramento cesserà di essere e allora tutto Israele sarà salvato; per vedere tutto ciò occorre aspettare la pienezza dei Gentili secondo che è scritto: “Perché, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi; che cioè, un induramento parziale s’è prodotto in Israele, finché sia entrata la pienezza dei Gentili; e così tutto Israele sarà salvato, secondo che è scritto: Il liberatore verrà da Sion; Egli allontanerà da Giacobbe l’empietà; e questo sarà il mio patto con loro, quand’io torrò via i loro peccati” (Rom. 11:25-27).
Butindaro Giacinto, Domande e Risposte (Volume 1). Roma 2006. Pagine 471. Vedi l’indice del libro