1. Ma quando uno parla in altra lingua a chi si rivolge?
Quando uno parla in altra lingua – secondo che lo Spirito gli dà di esprimersi – egli parla a Dio infatti Paolo dice: “Perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno l’intende, ma in ispirito proferisce misteri” (1 Cor. 14:2). Questo parlare può consistere in una preghiera, in un salmo, in un rendimento di grazie. Ecco le parole di Paolo che confermano ciò: “Poiché, se prego in altra lingua, ben prega lo spirito mio, ma la mia intelligenza rimane infruttuosa. Che dunque? Io pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l’intelligenza; salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò anche con l’intelligenza. Altrimenti, se tu benedici Iddio soltanto con lo spirito, come potrà colui che occupa il posto del semplice uditore dire ‘Amen’ al tuo rendimento di grazie, poiché non sa quel che tu dici? Quanto a te, certo, tu fai un bel ringraziamento; ma l’altro non è edificato” (1 Cor. 14:14-17). Ovviamente la direzione del parlare in altra lingua non cambia a secondo delle circostanze, cioè non è che chi parla in altra lingua in privato parla a Dio e poi quando è assieme ad altri fratelli parla agli uomini.
2. Ma il parlare in lingue più l’interpretazione costituisce una profezia?
No, non costituisce una profezia e questo perché dato che – come abbiamo visto precedentemente – chi parla in altra lingua non parla agli uomini ma a Dio, è ovvio che anche l’interpretazione corrisponderà ad un parlare a Dio e non ad un parlare agli uomini. Se tu dici in inglese: ‘Praise the Lord’ (tradotto in italiano ‘Lode al Signore’) come farà chi interpreta a dire che tu hai detto: ‘Così parla l’Eterno: ‘Non temere, io sono con te’? Non potrà. Non ti pare? Come si può dunque interpretare una preghiera, un salmo, o un rendimento di grazie rivolto a Dio, con un messaggio rivolto agli uomini?
3. In che cosa consiste il dono di parola di sapienza?
Il dono di parola di sapienza (cfr. 1 Cor. 12:8) consiste nella predizione di un evento che deve ancora avvenire. Nella Scrittura ci sono molti esempi di parola di sapienza; uno di questi è la predizione di una carestia fatta dal profeta Agabo secondo che è scritto “levatosi, predisse per lo Spirito che ci sarebbe stata una gran carestia per tutta la terra” (Atti 11:28).
4. In che cosa consiste il dono di parola di conoscenza?
Consiste nella rivelazione da parte dello Spirito Santo di un fatto che è avvenuto o sta avvenendo e di cui è all’oscuro chi riceve la rivelazione. Questa rivelazione può essere data in visione o in sogno o mediante una voce udibile. Alcuni esempi biblici in cui troviamo la manifestazione di questo dono sono i seguenti.
Gesù disse alla donna samaritana: “Va’ a chiamar tuo marito e vieni qua. La donna gli rispose: Non ho marito. E Gesù: Hai detto bene: Non ho marito; perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora, non è tuo marito; in questo hai detto il vero. La donna gli disse: Signore, io vedo che tu sei un profeta” (Giov. 4:16-19). In questo caso Gesù, mediante una parola di conoscenza, seppe che quella donna aveva avuto cinque mariti e che quello che aveva in quel momento non era suo marito. La donna comprese da questo che chi le parlava era un profeta.
Negli Atti è scritto: “Un certo uomo, chiamato Anania, con Saffira sua moglie, vendé un possesso, e tenne per sé parte del prezzo, essendone consapevole anche la moglie; e portatane una parte, la pose ai piedi degli apostoli. Ma Pietro disse: Anania, perché ha Satana così riempito il cuor tuo da farti mentire allo Spirito Santo e ritener parte del prezzo del podere? Se questo restava invenduto, non restava tuo? E una volta venduto, non ne era il prezzo in tuo potere? Perché ti sei messa in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio. E Anania, udendo queste parole, cadde e spirò. E gran paura prese tutti coloro che udiron queste cose. E i giovani, levatisi, avvolsero il corpo, e portatolo fuori, lo seppellirono” (Atti 5:1-6). Pietro mediante una parola di conoscenza poté sapere che Anania e Saffira non avevano ricavato dalla vendita di quel loro possesso quanto Anania aveva messo ai piedi degli apostoli ma di più e poté riprendere Anania per aver mentito allo Spirito Santo.
Il profeta Eliseo mediante il dono di parola di conoscenza poté far sapere per diverse volte al re d’Israele dove il re di Siria avrebbe posto il suo campo: “Ora il re di Siria faceva guerra contro Israele; e in un consiglio che tenne coi suoi servi, disse: ‘Io porrò il mio campo nel tale e tal luogo’. E l’uomo di Dio mandò a dire al re d’Israele: ‘Guardati dal trascurare quel tal luogo, perché vi stan calando i Sirî’. E il re d’Israele mandò gente verso il luogo che l’uomo di Dio gli aveva detto, e circa il quale l’avea premunito; e quivi si mise in guardia. Il fatto avvenne non una né due ma più volte. Questa cosa turbò molto il cuore del re di Siria, che chiamò i suoi servi, e disse loro: ‘Non mi farete dunque sapere chi dei nostri è per il re d’Israele?’ Uno de’ suoi servi rispose: ‘Nessuno, o re, mio signore! ma Eliseo, il profeta ch’è in Israele, fa sapere al re d’Israele perfino le parole che tu dici nella camera ove dormi” (2 Re 6:8-12). Non bisogna pensare però che Eliseo poteva sapere mediante questo dono tutto quello che accadeva o che era accaduto, tanto è vero che nel caso della morte del figlio della Shunamita lui non sapeva che il suo figlio era morto difatti è scritto: “Ella dunque partì, e giunse dall’uomo di Dio, sul monte Carmel. E come l’uomo di Dio l’ebbe scorta di lontano, disse a Ghehazi, suo servo: ‘Ecco la Shunamita che viene! Ti prego, corri ad incontrarla, e dille: – Stai bene? Sta bene tuo marito? E il bimbo sta bene?’ – Ella rispose: ‘Stanno bene’. E come fu giunta dall’uomo di Dio, sul monte, gli abbracciò i piedi. Ghehazi si appressò per respingerla; ma l’uomo di Dio disse: ‘Lasciala stare, poiché l’anima sua è in amarezza, e l’Eterno me l’ha nascosto, e non me l’ha rivelato” (2 Re 4:25-27).
5. Perché non tutti i credenti parlano in altre lingue?
Se per parlare in altre lingue si intende il parlare in lingue quale segno immediato del battesimo con lo Spirito Santo, evidentemente è perché non tutti i credenti sono battezzati con lo Spirito Santo. E perché non tutti i credenti sono battezzati con lo Spirito Santo? Le ragioni sono svariate; o perchè non sanno che esiste questo battesimo (un po’ come quei discepoli di Efeso) o perchè gli è stato detto che il battesimo con lo Spirito Santo lo hanno già ricevuto quando sono nati di nuovo e non è accompagnato dal parlar in altra lingua (per cui non hanno nessuna intenzione di chiedere e desiderare qualche cosa che hanno già!), o perché stanno ancora aspettando di essere battezzati con lo Spirito Santo.
Se invece per parlare in altre lingue si intende il dono della diversità delle lingue – che è uno dei doni dello Spirito Santo citati da Paolo ai Corinzi -, evidentemente perché non tutti i credenti hanno questo particolare dono secondo che è scritto: “Parlan tutti in altre lingue?” (1 Cor. 12:30). In quest’ultimo caso va precisato però che quando diciamo che non tutti i credenti hanno questo particolare dono ci riferiamo a credenti battezzati con lo Spirito Santo che quindi parlano in altra lingua. Essi parlano tutti almeno in una lingua straniera, ma non tutti sono in grado di parlare più lingue straniere appunto perché questo è un dono dello Spirito non concesso a tutti. Ho voluto fare questa precisazione perché so che alcuni pastori prendono queste parole di Paolo per sostenere che non tutti coloro che sono battezzati con lo Spirito Santo necessariamente parlano in lingue, cosa che non può essere vera perché il parlare in lingue è una manifestazione spirituale presente in ogni credente battezzato con lo Spirito Santo; la manifestazione spirituale che invece non è presente in tutti i credenti battezzati con lo Spirito Santo è la diversità delle lingue.
Per riassumere diciamo quindi quanto segue; siccome il parlare in altre lingue è parte integrante del battesimo con lo Spirito Santo che si riceve dopo essere nati di nuovo, chi non parla per lo Spirito in nessuna lingua straniera non è ancora stato battezzato con lo Spirito Santo (è tuttavia stato battezzato dallo Spirito nel corpo di Cristo, per cui è a tutti gli effetti un credente, un figliuolo di Dio). Mentre chi è stato battezzato con lo Spirito Santo, benché parli in altra lingua non necessariamente ha il dono della diversità delle lingue, perché questa manifestazione dello Spirito non è concessa a tutti.
6. Qual’è il maggiore, il dono di guarigione o quello di potenti operazioni?
Non lo so.
7. Quando si parla in lingue chi è che parla, il credente? e perché parla a sè stesso? perché attraverso il parlare in lingue uno edifica sè stesso e cosa avviene?
Certamente chi parla in altre lingue è il credente; i seguenti passi biblici lo attestano chiaramente: “E tutti furon ripieni dello Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro d’esprimersi” (Atti 2:4), ed anche: “ … li udivano parlare in altre lingue … “ (Atti 10:46), ed ancora: “… chi parla in altra lingua non parla agli uomini ma a Dio … “ (1 Cor. 14:2), per citare alcuni dei tanti passi. Va tuttavia detto che nonostante sia il credente a parlare in altra lingua, le parole sono pronunciate mediante lo Spirito Santo che è in lui e che lo sospinge a proferire quelle parole sconosciute. Quando per esempio il giorno della Pentecoste i circa centoventi furono ripieni di Spirito Santo è detto che cominciarono a parlare in altre lingue “secondo che lo Spirito dava loro d’esprimersi”. Quindi quelle espressioni che essi proferirono venivano dallo Spirito di Dio. In altre parole il credente si mette a parlare mediante lo Spirito di Dio. Che sia così è confermato dal fatto che Paolo nell’esortare a pregare in altra lingua dice: “ … orando in ogni tempo, per lo Spirito, con ogni sorta di preghiere e di supplicazioni ….” (Ef. 6:18), e Giuda: “… pregando mediante lo Spirito Santo … “ (Giuda 20). Ecco perché il credente ripieno di Spirito Santo è sicuro di proferire parole sante e giuste quando prega in altra lingua, perché sa che esse vengono proferite dallo Spirito di Dio che è santo. Ho detto ‘dallo Spirito’ perchè la Scrittura dice anche: “Parimente ancora, lo Spirito sovviene alla nostra debolezza; perché noi non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e Colui che investiga i cuori conosce qual sia il sentimento dello Spirito, perché esso intercede per i santi secondo Iddio” (Rom. 8:26-27). Come potete vedere in queste parole è detto che è lo Spirito che prega o intercede. Per essere completi però su questo punto occorre dire anche che c’è anche una parte compiuta dallo spirito dell’uomo in questo pregare infatti Paolo dice: “Se prego in altra lingua, ben prega lo spirito mio, ma la mia intelligenza rimane infruttuosa” (1 Cor. 14:14). Quindi lo Spirito Santo prega insieme con il nostro spirito.
Ora, vengo al secondo quesito. In base a quanto dice Paolo il parlare in altra lingua è rivolto a Dio e non agli uomini, egli dice infatti che chi parla in altra lingua non parla agli uomini ma a Dio (cfr. 1 Cor. 14:2). Non abbiamo forse visto poco fa che chi parla in altra lingua prega Dio? Quindi nel caso il parlare in altre lingue sia interpretato, l’interpretazione che ne verrà fuori non consisterà in una esortazione rivolta a tutti i presenti o solo a qualcuno dei presenti, ma in una preghiera (o in un cantico spirituale o in un ringraziamento rivolto a Dio). Ovviamente anche nel caso il parlare in lingue non fosse interpretato la direzione di quel parlare è sempre verso Dio. Naturalmente questo significa implicitamente che il credente che parla in altra lingua non parla a se stesso.
Come si spiega allora il fatto che Paolo dica che se nella chiesa dopo che hanno parlato in altra lingua due o tre e non c’è chi interpreta “si tacciano nella chiesa e parlino a se stessi e a Dio” (1 Cor. 14:28)? Si spiega così: quel parlare a se stessi e a Dio non è da intendersi come un parlar in lingue perché se è vero che nel caso del parlare a Dio il parlare in lingue potrebbe pure starci, non potrebbe invece starci nel parlare a se stessi perché altrimenti Paolo si sarebbe contraddetto. Il credente dunque in questo caso deve – sottovoce – parlare nella sua lingua conosciuta sia a se stesso che a Dio.
Vengo adesso al terzo quesito. Chi parla in altra lingua edifica se stesso perché fa una cosa giusta, santa, e pura, mediante lo Spirito di Dio. Quando diciamo che egli edifica se stesso vogliamo dire che egli si fortifica tramite questa esperienza spirituale, ossia egli acquisisce nuove forze. Per usare un termine di paragone terreno (con tutti i suoi limiti naturalmente), è come se il credente in quel momento ricaricasse le batterie che si erano un po’ scaricate. E questo ‘ricaricamento’ egli lo sente in maniera reale. D’altronde se ci sentiamo ricaricati, spiritualmente parlando, dopo avere pregato e cantato a Dio nella nostra lingua, non ci si deve sorprendere che questo ‘ricaricamento’ avvenga anche nel caso il pregare e il cantare a Dio siano effettuati in altra lingua.
8. Le lingue sono cessate?
No, le lingue, sia come segno immediato dell’avvenuto battesimo con lo Spirito Santo, che come capacità di parlare più lingue straniere (in questo caso si tratta dunque del dono della diversità delle lingue), non sono affatto cessate e non cesseranno fino a che non sarà venuta la perfezione. Ecco infatti cosa dice Paolo ai Corinzi: “La carità non verrà mai meno. Quanto alle profezie, esse verranno abolite; quanto alle lingue, esse cesseranno; quanto alla conoscenza, essa verrà abolita; poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito” (1 Cor. 13:8-10). Ma perché le lingue cesseranno quando la perfezione sarà venuta?
Perché dato che chi parla in altra lingua parla a Dio poiché in ispirito proferisce misteri (cioè cose che lui non conosce), e quando giungerà la perfezione non ci saranno più misteri perché la conoscenza sarà abolita o meglio perché conosceremo appieno e non solo in parte, le lingue non avranno più ragione di esistere. Le lingue invece sono necessarie oggi perché tramite di esse, mediante lo Spirito Santo, si notificano a Dio delle richieste particolari per dei fratelli (i misteri di cui parla Paolo appunto) senza conoscere i loro bisogni e spesso senza conoscere personalmente neanche i fratelli per cui preghiamo. Ma io vi domando; se noi conoscessimo personalmente tutti i fratelli che si trovano adesso sulla terra, uno per uno, e conoscessimo pure tutti i loro bisogni, sia quelli materiali che spirituali, e conoscessimo qualsiasi distretta in cui si vengono a trovare nella loro vita, che bisogno avremmo dell’aiuto dello Spirito? Cioè, che bisogno avremmo che lo Spirito intercedesse egli stesso per i santi tramite la nostra bocca? Nessuno, non vi pare? Ma proprio perchè non sappiamo come pregare, cioè non sappiamo cosa chiedere a Dio, in un certo periodo o giorno, per un fratello che conosciamo, o per un fratello che non conosciamo e che abita per esempio nello stato del Niger, allora lo Spirito sovviene a questa mancanza (o debolezza) mettendosi a pregare per il fratello che si trova nel bisogno.
Ma le lingue cesseranno quando sarà giunta la perfezione anche perché essendo che tramite di esse si prega Dio per i santi, quando la perfezione sarà giunta non ci sarà più bisogno di pregare per i santi. In altre parole perché in quel giorno non ci saranno più bisogni materiali e spirituali in cui si troveranno dei santi, per cui non ci sarà bisogno che lo Spirito Santo interceda per essi in altra lingua, con sospiri ineffabili.
Un’altra ragione per cui le lingue in quel giorno cesseranno è perché le lingue sono un segno per i non credenti secondo che è scritto: “Io parlerò a questo popolo per mezzo di gente d’altra lingua, e per mezzo di labbra straniere; e neppur così mi ascolteranno, dice il Signore” (1 Cor. 14:21), e dato che quando la perfezione sarà giunta la porta della grazia sarà chiusa, nel senso che gli uomini non avranno più la possibilità di pentirsi e credere nel Signore, il segno delle lingue sarà del tutto inutile. Come d’altronde saranno inutili tutti gli altri segni e prodigi che adesso accompagnano la predicazione del Vangelo (cfr. Mar. 16:17-20) e che hanno come scopo quello di trarre gli uomini all’ubbidienza della fede (cfr. Rom. 15:18-19).
9. A cosa servono le lingue o meglio a cosa serve il parlare in altra lingua?
Per capire a cosa serve parlare in altre lingue, è necessario innanzi tutto sapere in che cosa consiste questo parlare soprannaturale prodotto dallo Spirito di Dio nel credente.
Paolo dice ai Corinzi: “Chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno l’intende, ma in ispirito proferisce misteri” (1 Cor. 14:2). Dunque già il fatto che uno, quando parla in lingue, parla a Dio, è una cosa utile. Ma usiamo la logica: se è una cosa utile parlare a Dio nella nostra lingua natìa, come potrà essere inutile parlargli in una lingua a noi sconosciuta prodotta dallo Spirito Santo? Ma vediamo il contenuto di questo parlare a Dio, Paolo dice infatti che il credente in ispirito (o in altra lingua) proferisce misteri per cui si tratta di cose che la persona che parla e quella che ascolta non conoscono. Ma di che tipo di misteri si tratta? Lo dice sempre Paolo, però ai santi di Roma, quando dice che “lo Spirito sovviene alla nostra debolezza; perché noi non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e Colui che investiga i cuori conosce qual sia il sentimento dello Spirito, perché esso intercede per i santi secondo Iddio” (Rom. 8:26-27). Dunque quei misteri che vengono proferiti in ispirito (cioè in altra lingua) consistono in richieste che lo Spirito fa al Padre in favore dei santi. Ciò è confermato dal fatto che il parlare in altra lingua in alcuni casi Paolo lo chiama ‘pregare in altra lingua’, come per esempio quando dice: “Se prego in altra lingua, ben prega lo spirito mio” (1 Cor. 14:14), ed anche: “Io pregherò con lo spirito…” (1 Cor. 14:15). E questo è confermato dai fatti; ci sono stati dei credenti che in un particolare giorno e ora del giorno (e anche della notte, in taluni casi), hanno improvvisamente cominciato a parlare in altre lingue perché lo Spirito si è messo a pregare per certi credenti che in quel particolare momento si trovavano in particolari bisogni che loro naturalmente non sapevano; ma che ben conosceva lo Spirito che conosce ogni cosa. Dunque in questo caso il parlare in lingua non è altro che un parlare mediante lo Spirito in cui il credente, per lo Spirito, intercede per i santi senza conoscere i loro bisogni. E’ un aiuto dunque che viene dallo Spirito nel campo della preghiera. Il punto su cui voglio mettere enfasi è che in questo caso, cioè nel caso un nostro fratello a noi sconosciuto e i cui bisogni sono a noi sconosciuti, l’unica maniera per poter essergli di aiuto con la preghiera è questa perché in questo caso lo Spirito Santo si mette ad intercedere egli stesso per quel fratello nel bisogno. Il fratello che deve pregare non può fare la medesima cosa pregando con la sua conoscenza, perché la sua conoscenza è limitata. Ecco perché Paolo dice ai Romani che lo Spirito sovviene alla nostra debolezza perché noi non sappiamo come pregare (cfr. Rom. 8:26). Va tuttavia detto che lo Spirito può intercedere anche per dei fratelli che conosciamo ma i cui bisogni ci sono sconosciuti. E’ evidente dunque – alla luce di ciò – che questa manifestazione spirituale è utile ai santi.
Ho detto poco fa che il parlare in altra lingua è chiamato pregare in altra lingua in alcuni casi e non in tutti perché ci sono casi in cui chi parla in altra lingua rivolge a Dio un cantico o un rendimento di grazie. Paolo lo spiega questo quando dice: “…. salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò anche con l’intelligenza. Altrimenti, se tu benedici Iddio soltanto con lo spirito, come potrà colui che occupa il posto del semplice uditore dire ‘Amen’ al tuo rendimento di grazie, poiché non sa quel che tu dici? Quanto a te, certo, tu fai un bel ringraziamento; ma l’altro non è edificato” (1 Cor. 14:15-17). In questo caso dunque il parlare in altra lingua è utile nel campo della lode e del ringraziamento a Dio. Quello infatti che il credente oltre un limite non può fare basandosi sulla sua conoscenza e sulla sua intelligenza, lo fa anche in questo caso mediante lo Spirito Santo. In questo caso, i cantici che vengono cantati sono prodotti dallo Spirito.
10. E’ possibile ricevere più di un dono dello Spirito Santo?
Sì, è possibile. Basta considerare che Paolo nel parlare ai santi di Corinto dei doni spirituali dice: “Procacciate la carità, non lasciando però di ricercare i doni spirituali, e principalmente il dono di profezia” (1 Cor. 14:1), ed anche: “… cercate di abbondarne per l’edificazione della Chiesa” (1 Cor. 14:12), per intendere questo. Si noti nel primo passo da me citato che Paolo dice di ricercare in primo luogo il dono di profezia non escludendo quindi gli altri.
Anche il fatto che Paolo dica: “Chi parla in altra lingua, preghi di poter interpretare” (1 Cor. 14:13), lascia intendere questo concetto, infatti se un credente che ha il dono della diversità delle lingue non potesse ricevere nessun altro dono spirituale non gli verrebbe detto di potere anche interpretare perché anche la capacità di interpretare le lingue è uno dei doni dello Spirito Santo.
Va poi anche detto che è possibile ricevere più doni dello Spirito Santo perché la Scrittura insegna che il credente per essere riconosciuto come profeta deve avere oltre il dono di profezia anche i doni di rivelazione che sono il dono di parola di sapienza, il dono di parola di conoscenza, e il dono del discernimento degli spiriti. Vedi a questo riguardo il mio insegnamento concernente i doni di ministerio e precisamente dove parlo del ministerio di profeta.
11. Quando degli Evangelici dicono a proposito dei Pentecostali che chi oggi parla in lingue e caccia i demoni, e fa guarigioni nel nome di Gesù, includendo anche i Pentecostali tra questi, compie queste cose per l’aiuto di Satana o comunque sotto l’influenza di forze spirituali malvagie, come occorre giudicarli? Si può dire che parlano contro lo Spirito Santo?
Sì, si può con ogni franchezza dire che essi parlano contro lo Spirito Santo. Perché questo? Perché il parlare in altra lingua, sia che il credente parla in una sola lingua straniera e sia che parli in più lingue straniere, è una manifestazione dello Spirito Santo, come è anche una manifestazione dello Spirito Santo l’espulsione dei demoni dai corpi degli indemoniati nel nome di Gesù Cristo, come anche sono una manifestazione dello Spirito le guarigioni e i miracoli compiuti nel nome di Gesù Cristo. Ecco le prove scritturali che attestano ciò.
Il giorno della Pentecoste quando i circa centoventi cominciarono a parlare in altre lingue lo fecero perché sospinti dallo Spirito Santo secondo che è scritto: “ … secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi” (Atti 2:4). E Paolo quando parla dei doni dello Spirito, o della manifestazione dello Spirito, annovera tra di essi la diversità delle lingue (cfr. 1 Cor. 12:10). E se, come dice Paolo, a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utile comune (1 Cor. 12:7), è inconcepibile che il parlare in altre lingue sia dato dagli spiriti maligni che non procacciano affatto l’utile comune del corpo di Cristo ma il suo male e la sua rovina. E poi dico ancora questo, se chi parla in altra lingua edifica se stesso, come dice Paolo (cfr. 1 Cor. 14:4), come si fa a pensare che sia una opera del demonio?
Gesù cacciava i demoni per l’aiuto dello Spirito di Dio che era su e in Lui difatti disse a coloro che invece dicevano che lui cacciava i demoni per l’aiuto del diavolo: “Ma se è per l’aiuto dello Spirito di Dio che io caccio i demonî, è dunque pervenuto fino a voi il regno di Dio” (Matt. 12:28), e quando alcuni discepoli gli vennero a dire che avevano visto qualcuno che cacciava i demoni nel suo nome ma non li seguiva e perciò gli avevano vietato di continuare a cacciare i demoni, Gesù non attribuì le opere di quell’uomo al diavolo tanto è vero che disse ai suoi discepoli di non vietare a quell’uomo di cacciare i demoni (Mar. 9:38-40). D’altronde è inconcepibile che uno che caccia e sgrida gli spiriti maligni nel nome di Cristo Gesù, faccia questo per l’aiuto di Satana perché Satana non può aiutare un discepolo di Cristo a cacciare i demoni dal corpo di qualcuno. “Come può Satana cacciar Satana?” (Mar. 3:23), domandò un giorno Gesù a coloro che lo accusavano di cacciare i demoni per l’aiuto del principe dei demoni.
Per ciò che concerne le guarigioni e i miracoli essi sono compiuti in virtù dei doni di guarigioni e di potenza di operare miracoli, che sono anch’essi dei doni distribuiti dallo Spirito Santo (cfr. 1 Cor. 12:9-10).
Questi Evangelici dunque parlano e ragionano stoltamente su questi punti. A sostegno di questa loro diabolica tesi, costoro prendono anche il fatto che hanno costatato che tra i Pentecostali che compiono queste cose asserendo di farle per lo Spirito Santo, avvengono scandali e vengono insegnate false dottrine. Ora, io non nego questo, cioè che tra i Pentecostali avvengono scandali e in alcuni casi vengono insegnate false dottrine e tanto è vero che io denuncio queste cose. Ma se è per questo, gli scandali e le false dottrine ci sono pure tra i Cristiani Evangelici che non sono Pentecostali; diremo quindi che costoro hanno il demonio in corpo, o che cantano e pregano nella loro lingua per l’aiuto del diavolo? Così non sia. A me non pare che l’apostolo Paolo quando gli furono riferiti gli scandali e i comportamenti sconvenienti che c’erano tra i santi di Corinto, che quando seppe che tra quei santi si erano insinuati dei falsi apostoli, che quando seppe che c’erano alcuni credenti in quella chiesa che insegnavano che non c’era resurrezione dei morti, cominciò ad attribuire al diavolo e agli spiriti maligni le lingue e le altre manifestazioni spirituali che avvenivano in seno ai santi di Corinto. Eppure le false lingue, i falsi prodigi e i falsi segni generati dal diavolo c’erano pure ai giorni degli apostoli! O forse ci si verrà a dire che a quel tempo il diavolo non falsificava il parlare in lingue e i veri miracoli e le vere guarigioni? No, Paolo non fece capire nelle sue lettere che aveva a che fare con gente posseduta dal demonio; egli non si mise ad insinuare che il parlare in lingue dei santi di Corinto come anche le altre manifestazioni spirituali che avvenivano tra quei credenti erano fenomeni prodotti dal diavolo. Questo a dimostrazione che il fatto che dei credenti che parlano in lingue e facciano guarigioni e miracoli nel nome di Gesù Cristo, compiano degli scandali o insegnino delle dottrine sbagliate, non può essere preso come dimostrazione che queste manifestazioni siano dal diavolo. Ma Paolo era savio, grazie a Dio; invece questi Evangelici non lo sono. I fatti e le loro parole lo dimostrano.
12. …. e oggi ho sentito di aprire la Bibbia che ho acquistato da poco.. è la Nuova Riveduta versione 2000 e ogni parola detta da Gesù è colorata in rosso… così il mio pensiero è stato questo: Signore… parlami attraverso le Parole di Gesù… il primo versetto che troverò segnato in rosso sarà quello che vorrai dirmi (non so perché mi è venuto in cuore questo.. non apro mai la Bibbia così) e il versetto che ho trovato dice questo: “Gesù gli rispose: Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo” (Gv 13:7) e mi sono tornate in mente le parole di quel fratello… “Dio vuole vedere la tua pazienza”… infatti io ora non capisco il piano di DIO per la mia vita.. ma gli chiedo sempre di rivelarmeLo… ora vi chiedo… alla base dei vostri studi Biblici… cosa pensate di quello che questo fratello ha profetizzato per me?……
12. Ho letto qualcosa sul dono di profezia nel vostro sito e ho letto l’intero capitolo di 1 Corinzi 14 in più confrontandolo con il commentario Biblico… vorrei farvi qualche domanda sul dono di profezia: Un uomo che profetizza da DIO e che non ha mai errato nel profetizzare può avere una Parola da DIO per una sorella (o un fratello) che non fa parte della sua chiesa locale?… da quello che ho letto nella Bibbia Gesù e gli apostoli intendono come “Chiesa” l’intero corpo dei credenti… di cui anche io faccio parte… allora mi chiedo perché molti credenti mi dicono che la Parola che mi è stata data da DIO non deve corrispondere al vero perché non sono parte della chiesa locale del credente che mi ha rivelato questa profezia! Una profezia che viene da DIO deve avere delle caratteristiche… L’edificazione, l’esortazione e la consolazione… e io ho ricevuto tutte queste cose. Tramite una amica ho conosciuto un fratello che ha dono di profezia, ho avuto modo di parlare con lui e scambiarci diverse e-mail nelle quali ho un pò aperto il mio cuore e lui, prima di tutto, mi ha consolata con le promesse di DIO che stanno nella Bibbia… mi ha poi dato un versetto: Salmi 37:7: “Sta’ in silenzio davanti al SIGNORE, e aspettalo..”. La cosa all’inizio mi ha colpito perché lo stesso versetto mi era stato dato un giorno prima da una sorella… e due giorni più tardi tramite sms da un amico che sta dando il suo cuore al SIGNORE. Poi questo fratello mi ha detto che il SIGNORE è molto vicino ad esaudire le mie preghiere e che il mio pianto ha aperto le porte del cielo e il sigillo della grazia. Ho poi parlato della preghiera che ormai da mesi faccio a DIO… di cui ho prima accennato a lui il contenuto (senza andare nei particolari), la cosa che mi rende triste è che chiedo a DIO un compagno… (la mia Chiesa è tanto piccola e non c’è nessun credente giovane che mi interessi…) e sono sconsolata e afflitta perché non voglio un ragazzo “del mondo” ma un figlio di DIO ma non ho idee di come e dove potrei trovarlo! Questo fratello mi ha detto che lo Spirito Santo gli ha rivelato che quest’uomo che DIO ha preparato per me è a me molto vicino e DIO stesso mi rivelerà chi è… ha continuato dicendo che non dovrò aspettare molto… poi disse che non lo avrei trovato nella mia Chiesa e io non dovevo fare nulla per trovarlo perché sarebbe arrivato lui. Più o meno questo è quello che mi ha detto… Ma ora tutti cercano di dirmi che non è una cosa Biblica quella che mi ha detto perché è una cosa personale e non di edificazione alla chiesa (ma io….. non sono parte della chiesa??)… so che questo fratello ha profetizzato a molti credenti e DIO ha sempre mantenuto ciò che ha detto per mezzo di quest’uomo… così mi ritrovo stretta da due lati.. uno che mi porta a dire che forse non ha profetizzato da DIO… un altro che chiede conferma a DIO delle Sue parole mi dice di avere fede! Ho chiesto a DIO conferma… e oggi ho sentito di aprire la Bibbia che ho acquistato da poco.. è la Nuova Riveduta versione 2000 e ogni parola detta da Gesù è colorata in rosso… così il mio pensiero è stato questo: Signore… parlami attraverso le Parole di Gesù… il primo versetto che troverò segnato in rosso sarà quello che vorrai dirmi (non so perché mi è venuto in cuore questo.. non apro mai la Bibbia così) e il versetto che ho trovato dice questo: “Gesù gli rispose: Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo” (Gv 13:7) e mi sono tornate in mente le parole di quel fratello… “Dio vuole vedere la tua pazienza”… infatti io ora non capisco il piano di DIO per la mia vita.. ma gli chiedo sempre di rivelarmeLo… ora vi chiedo… sulla base dei vostri studi Biblici… cosa pensate di quello che questo fratello ha profetizzato per me? Certo è che mi ha dato Edificazione con la Parola di DIO… Esortazione perché mi esorta continuamente a pregare e non stancarmi e confidare nelle promesse del SIGNORE e la Consolazione perché ogni volta che mi parla da parte di DIO sento una gran pace e la paura svanisce… ma poi arriva qualcuno che mi dice che sono un pò illusa e che DIO non mi parlato, così ritorno a disperarmi e a chiedere a DIO di farmi capire se questo fratello ha parlato davvero tramite Lui! So che sarete sinceri… spero in una vostra risposta… vi benedico nel nome di Gesù!! …. (grazie per le benedizioni che porta il vostra sito!)
Risposta
Cara sorella, pace. Ascolta, prima di tutto devi tenere presente che tramite il dono di profezia non si predicono eventi futuri come per esempio un matrimonio, la nascita di qualcuno, la morte di qualcuno, e così via. Chi profetizza infatti parla agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione (1 Cor. 14:3), e non predice eventi futuri particolari. Per predire eventi futuri Dio ha stabilito la parola di sapienza che è un altro dei doni spirituali (1 Cor. 12:8). La confusione sorge solitamente perché la predizione di un evento futuro viene chiamata impropriamente ‘profezia’. Bisogna però anche dire che talvolta Dio si può usare di un credente sia per dare una profezia che una parola di sapienza per cui nel messaggio che egli darà c’è sia una profezia che una parola di sapienza, per cui occorre distinguere ciò che era la manifestazione del dono di profezia e ciò che invece era la manifestazione del dono di parola di sapienza.
Fatta questa doverosa premessa, passo alla tua specifica domanda e ti rispondo. Una profezia o una parola di sapienza può essere rivolta ad un credente anche da un credente che non frequenta la sua stessa comunità.
Questo è confermato dalla Scrittura infatti Luca dice negli Atti degli apostoli: “E noi, terminando la navigazione, da Tiro arrivammo a Tolemaide; e salutati i fratelli, dimorammo un giorno con loro. E partiti l’indomani, giungemmo a Cesarea; ed entrati in casa di Filippo l’evangelista, ch’era uno dei sette, dimorammo con lui. Or egli avea quattro figliuole non maritate, le quali profetizzavano. Eravamo quivi da molti giorni, quando scese dalla Giudea un certo profeta, di nome Agabo, il quale, venuto da noi, prese la cintura di Paolo, se ne legò i piedi e le mani, e disse: Questo dice lo Spirito Santo: Così legheranno i Giudei a Gerusalemme l’uomo di cui è questa cintura, e lo metteranno nelle mani dei Gentili. Quando udimmo queste cose, tanto noi che quei del luogo lo pregavamo di non salire a Gerusalemme. Paolo allora rispose: Che fate voi, piangendo e spezzandomi il cuore? Poiché io son pronto non solo ad esser legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signor Gesù. E non lasciandosi egli persuadere, ci acquetammo, dicendo: Sia fatta la volontà del Signore” (Atti 21:7-14). Come puoi vedere, Paolo era a casa di Filippo l’evangelista, e dopo molti giorni venne da loro un profeta di nome Agabo proveniente dalla Giudea che ebbe una parola di sapienza per Paolo che poi si adempì.
Sempre Luca racconta negli Atti degli apostoli un altro fatto che conferma quanto ti ho appena detto. Ecco cosa dice: “Or in que’ giorni, scesero de’ profeti da Gerusalemme ad Antiochia. E un di loro, chiamato per nome Agabo, levatosi, predisse per lo Spirito che ci sarebbe stata una gran carestia per tutta la terra; ed essa ci fu sotto Claudio. E i discepoli determinarono di mandare, ciascuno secondo le sue facoltà, una sovvenzione ai fratelli che abitavano in Giudea, il che difatti fecero, mandandola agli anziani, per mano di Barnaba e di Saulo” (Atti 11:27-30). Come puoi vedere, il profeta Agabo non faceva parte della chiesa di Antiochia ma veniva dalla chiesa che era in Gerusalemme eppure Dio si usò di lui in seno alla chiesa di Antiochia per fare conoscere a quella chiesa una parola di sapienza (che consisteva nella predizione di una carestia).
Dunque, è fuor di dubbio che Dio può usarsi di un credente che non fa parte della tua stessa chiesa locale per farti sapere qualcosa.
A questo punto però devo anche dirti che quando si prega Dio di farci conoscere qualcosa o di confermarci qualcosa è bene non fare conoscere questa nostra richiesta a NESSUNO, solo Dio deve conoscerla, nessun altro. Perché ti dico questo? Perché spesso ci sono stati dei casi in cui un credente è stato indotto a profetizzare o a fare predizioni false nei confronti di qualcuno appoggiandosi sul fatto che egli sapeva il problema della persona e il mancato adempimento della predizione ha naturalmente gettato nello sconforto e nella confusione chi era l’oggetto della profezia o della predizione. E’ chiaro che io non posso dire se questo è anche il tuo caso perché non conosco a fondo le cose e poi quando c’è la predizione di un evento futuro occorre aspettare per vedere se essa si adempie per stabilire se essa era da Dio o meno. Ecco un’altra cosa che voglio dirti, quando viene fatta una predizione nei tuoi confronti, segnati il giorno e le parole esatte che ti sono state dette nel nome del Signore. Se quella predizione si avvererà allora sarà Dio che ha parlato, altrimenti chi ti ha fatto quella predizione l’ha fatta per presunzione (Cfr. Deut. 18:21-21). Tu comunque mi hai detto che hai aperto un po’ il tuo cuore a questo fratello facendogli conoscere la tua preghiera e lui ti ha consolata e poi ti ha chiaramente predetto delle cose; aspetta e vedi se queste cose si adempiranno, se si adempiranno come te le ha preannunciate vuole dire che Dio ha parlato tramite lui, su questo non c’è il minimo dubbio. Se invece non si adempiranno, allora questo fratello ha parlato di suo e non da parte di Dio.
Sii prudente dunque, sorella. Stai tranquilla, confida in Dio con tutto il tuo cuore, e aspetta con pazienza che Dio esaudisca il desiderio del tuo cuore. Potranno deluderti gli uomini, ma certamente non Dio se tu ti appoggi a Lui con tutto il tuo cuore. Non essere impaziente, la Sapienza dice che chi cammina in fretta sbaglia strada. Il Signore ci esaudisce quando e come vuole Lui e non quando e come vogliamo noi.
13. Caro Fratello sono un Cristiano Evangelico che desidera avere una risposta alle sue domande. Nel leggere le Sacre Scritture, mi sono reso conto che nelle comunità attuali mancano quei segni caratteristici che erano parte integranti che accompagnavano la primitiva chiesa, sia nella proclamazione del Vangelo del nostro Dio, Signore e Salvatore, JHWH Cristo (vedi Marco 16:16-18) sia i doni carismatici che accompagnavano il primitivo Culto Cristiano. Ho rivolto al pastore questa domanda e lui mi ha risposto in un modo che io non ritengo cristiano. 1°) mi ha detto che i doni non sono cessati perché Cristo ha guarito una sorella in risposta ad una preghiera, ma io dico che secondo me la guarigione della sorella non è un dono carismatico perché nel dono Dio (Cristo) agisce attraverso l’uomo, invece in questo caso Cristo Gesù ha agito in risposta alla preghiera comunitaria 2°) ha poi detto che Dio non distribuisce più i doni perché ha cambiato modo di fare perché se Cristo dà per esempio il dono di guarigione a qualcuno, questi potrebbe inorgoglirsi e perdere la salvezza. Hai visto che modo di rispondere? …..
13. Caro Fratello sono un Cristiano Evangelico che desidera avere una risposta alle sue domande. Nel leggere le Sacre Scritture, mi sono reso conto che nelle comunità attuali mancano quei segni caratteristici che erano parte integranti che accompagnavano la primitiva Chiesa, sia nella proclamazione del Vangelo del nostro Dio, Signore e Salvatore, JHWH Cristo (vedi Marco 16:16-18) sia i doni carismatici che accompagnavano il primitivo Culto Cristiano. Ho rivolto al pastore questa domanda e lui mi ha risposto in un modo che io non ritengo cristiano. 1°) mi ha detto che i doni non sono cessati perché Cristo ha guarito una sorella in risposta ad una preghiera, ma io dico che secondo me la guarigione della sorella non è un dono carismatico perché nel dono Dio (Cristo) agisce attraverso l’uomo, invece in questo caso Cristo Gesù ha agito in risposta alla preghiera comunitaria 2°) ha poi detto che Dio non distribuisce più i doni perché ha cambiato modo di fare perché se Cristo dà per esempio il dono di guarigione a qualcuno, questi potrebbe inorgoglirsi e perdere la salvezza. Hai visto che modo di rispondere? Caro fratello, non si capisce più niente; tanti Pastori inventano dottrine partorite da loro e pretendono che uno le accetti senza confrontarle alla luce delle Sacre Scritture e se per caso uno dice che uno non è Pastore, perché non mostra con il suo parlare il carisma di meditazione ispirata, ti accusano di peccare contro lo Spirito Santo, ma le Sacre Scritture mi dicono che devo investigare gli spiriti per sapere se sono da Dio ma evidentemente qualcuno pretende di avere l’infallibilità nel parlare, e che quando parlano loro è sempre Dio che parla, e quando parlano gli altri chissà chi è che parla …..
Risposta
Fratello ascolta, nella risposta che ti ha dato il pastore della tua comunità esiste una palese contraddizione perché da un lato egli ti ha detto che i doni non sono cessati e dall’altro ti ha detto che i doni non vengono più distribuiti dallo Spirito Santo.
In sostanza mi pare di capire che egli insegna che il Signore guarisce ancora in risposta alle preghiere dei credenti, ma non da più a dei credenti dei doni di guarigione, come vediamo che fece nel periodo di tempo del libro degli Atti degli apostoli, tramite i quali questi credenti guariscono gli ammalati nel nome di Gesù Cristo.
Quindi i doni agiscono ma non tramite dei credenti perché questi non li possono ricevere!!! Simili cose sono false perché la Scrittura non solo insegna che il Signore guarisce in risposta alla preghiera dei credenti, secondo che è scritto: “Pregate gli uni per gli altri onde siate guariti” (Giacomo 5:16), ma anche che lo Spirito Santo distribuisce ancora i suoi doni secondo che è scritto: “Or a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utile comune. Infatti, a uno è data mediante lo Spirito parola di sapienza; a un altro, parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigioni, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro, potenza d’operar miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue, e ad un altro, la interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose le opera quell’uno e medesimo Spirito, distribuendo i suoi doni a ciascuno in particolare come Egli vuole” (1 Cor. 12:7-11), e tra questi doni ci sono pure i doni di guarigioni. Così il Signore agiva nella Chiesa primitiva e così agisce ancora oggi: non è cambiato.
Per quanto riguarda la distribuzione dei doni, non si capisce poi perché il Signore abbia cambiato modo di agire secondo il tuo pastore, perché se oggi esiste il pericolo che dei credenti si possono inorgoglire per i doni ricevuti e corrompersi fino al punto di perdere la salvezza, questo pericolo esisteva sicuramente anche ai giorni degli apostoli. Non ti pare? E che sia così è confermato dal fatto che Paolo quando parla ai santi di Corinto circa le visioni e le rivelazioni avute dal Signore dice che il Signore gli aveva messo una scheggia nella carne e un angelo di Satana per schiaffeggiarlo affinché lui non avesse ad insuperbirsi a motivo della eccellenza delle rivelazioni (cfr. 2 Cor. 12:1-7). Paolo dunque aveva dei doni di rivelazione, Dio glieli aveva dati, anche se il Signore sapeva che Paolo avrebbe potuto inorgoglirsi a motivo delle rivelazioni ricevute. Naturalmente la stessa cosa vale per gli altri doni, tra cui quelli di guarigioni che Paolo aveva ricevuto. Tuttavia non mi pare che Paolo si sia inorgoglito per i doni che aveva ricevuto e abbia perduto la salvezza!
Quindi io sono pienamente persuaso che oggi se è vero che un credente potrebbe inorgoglirsi a cagione dei doni è altresì vero che egli può anche rimanere umile fino alla fine della sua vita con i doni come nel caso di Paolo. Non è quindi vero che Dio non distribuisce più i doni per questa ragione. Nessuno ti inganni con vani ragionamenti, Dio non è cambiato, guardati da tutti coloro che vorrebbero persuaderti che Dio è cambiato.
Vedi fratello, oggi molti vogliono coprire o giustificare la mancanza dei doni spirituali in molte chiese, con ragionamenti tipo quello che ti ha fatto questo pastore che ha bisogno, come ne ebbe bisogno Apollo, che qualcuno gli esponga più appieno la via di Dio. Il fatto è che in molti casi Dio non distribuisce i doni a motivo dell’indifferenza dei credenti, ecco che cosa impedisce a dei credenti di ricevere i doni da Dio. Manca nella maniera più assoluta il desiderio di riceverli, cosa che invece deve esserci nei credenti secondo che è scritto di cercare di abbondare dei doni spirituali per l’edificazione della Chiesa (cfr. 1 Cor. 14:12), ed anche di procacciare la carità non lasciando però di ricercare i doni spirituali (cfr. 1 Cor. 14:1). Quindi continuiamo ad essere bramosi dei doni spirituali e ad aspettare di riceverli per l’edificazione della Chiesa di Cristo.
14. I miracoli e le guarigioni sono cessati dopo la morte degli apostoli?
Non mi risulta che i miracoli e le guarigioni compiuti da Dio siano cessati dopo la morte degli apostoli perché non mi risulta che Dio sia cambiato dopo la morte degli apostoli. Dio dice che Lui non cambia (cfr. Mal. 3:6) e io gli credo. Se dunque non cambia vuol dire che è pronto a fare oggi quello che faceva tramite Gesù o tramite gli apostoli, mi riferisco ai miracoli e alle guarigioni. Ma prova solo per un istante a pensare se Dio avesse deciso di non fare più miracoli e guarigioni come una volta! Questo equivarrebbe a dire che Egli ha deciso di non confermare più il Vangelo come faceva anticamente – sì perché i miracoli e le guarigioni non erano altro che dei segni tramite cui Dio confermava la Parola della sua grazia secondo che è scritto che gli apostoli, dopo che Gesù fu assunto in cielo, “se ne andarono a predicare da per tutto, operando il Signore con essi e confermando la Parola coi segni che l’accompagnavano” (Mar. 16:20) e che gli apostoli Paolo e Barnaba in Iconio “dimoraron quivi molto tempo, predicando con franchezza, fidenti nel Signore, il quale rendeva testimonianza alla parola della sua grazia, concedendo che per le lor mani si facessero segni e prodigî” (Atti 14:3) – mentre il diavolo che è il nemico di Dio e il nostro nemico, non avrebbe smesso di confermare con segni e prodigi bugiardi le sue menzogne, e sì perché nessun vero credente oggi mette in dubbio che il diavolo oggi compia segni e prodigi bugiardi per sedurre le persone e fargli credere le più strane dottrine come faceva anticamente. Sarebbe come dire insomma che Dio ha deciso dopo la morte degli apostoli di assistere all’opera di seduzione perpetrata del diavolo senza fare nulla per confermare il Vangelo e indurre quindi le persone tramite miracoli e guarigioni ad accettarlo.
Ma poi, c’è un’altra cosa, se Dio avesse smesso di fare miracoli e guarigioni, avrebbe smesso di voler dimostrare agli uomini la sua potenza. Può essere mai vera una simile cosa? E poi che dire del fatto che se questa fosse la sua decisione, cioè quella di non fare più miracoli e guarigioni, Egli avrebbe cessato di essere un Dio pieno di compassione? Non è forse vero infatti che Gesù spesso guariva e compiva miracoli perché era mosso a compassione nel vedere gli infermi soffrire? Se il Figliuolo quindi agiva così per compassione ciò vuol dire che anche il Padre era mosso a compassione verso gli infermi! Ma no, le sue compassioni non si sono esaurite, neppure verso gli ammalati. Egli è fedele.
Nessuno dunque ti inganni con vani ragionamenti, l’epoca dei miracoli e delle guarigioni non è cessata. Leggi a proposito dei miracoli e delle guarigioni il mio insegnamento ed anche le testimonianze che abbiamo messo sul sito nella sezione ‘Testimonianze’. Leggi anche il capitolo 3 del mio libro ‘Confutazione del libro di Tommaso Heinze ‘La Bibbia e il Movimento Pentecostale’.
15. Può chi parla in lingue dare personalmente l’interpretazione?
Certo, infatti la Scrittura ammette questa possibilità. Ecco quanto dice Paolo ai santi di Corinto: “Or io ben vorrei che tutti parlaste in altre lingue; ma molto più che profetaste; chi profetizza è superiore a chi parla in altre lingue, a meno ch’egli interpreti, affinché la chiesa ne riceva edificazione” (1 Cor. 14:5), come puoi vedere Paolo non esclude che chi parla in lingua dia egli stesso poi l’interpretazione, questo sarà possibile ovviamente nel caso chi parla in lingue ha anche il dono dell’interpretazione delle lingue. Un’altra scrittura che ammette questa possibilità è questa: “Perciò, chi parla in altra lingua preghi di poter interpretare” (1 Cor. 14:13). Ora, se un credente è esortato a pregare di poter interpretare, vuol dire che il Signore può esaudire la sua preghiera e concedergli la grazia di interpretare quello che egli dice in altra lingua per lo Spirito Santo.
Può comunque succedere, che chi parla in lingue non ha il dono dell’interpretazione delle lingue e quindi in questo caso sarà un altro a interpretare quello che lui ha detto in altra lingua.
16. Può il parlare in altre lingue essere espresso in periodi intercalati dall’interpretazione e quindi sembrare più un dialogo che un discorso?
So che succede, e sono stato pure testimone di cose del genere, ma non condivido questo modo di procedere perché non è affatto in armonia con l’ordine dato da Paolo ai santi di Corinto proprio su questo punto. Ecco cosa dice infatti Paolo: “Se c’è chi parla in altra lingua, siano due o tre al più, a farlo; e l’un dopo l’altro; e uno interpreti; e se non v’è chi interpreti, si tacciano nella chiesa e parlino a se stessi e a Dio” (1 Cor. 14:27-28). Come puoi vedere, Paolo dice che prima devono parlare in altre lingue due o al massimo tre, e quindi uno dopo l’altro, e dopo che essi hanno terminato di parlare in altra lingua deve seguire l’interpretazione. Se quindi questo vale nel caso siano due o tre credenti a parlare in lingue, deve valere anche nel caso sia uno solo a parlare in lingue, nel senso che prima il singolo credente termina di parlare in lingue, e poi lui o un altro interpreterà.
17. Avrei una domanda da presentarti circa l’insegnamento sui doni spirituali. Su quali basi definisci che la parola di sapienza riguarda il passato e la parola di conoscenza il futuro? Ho capito bene? Se sapienza è applicazione divina della conoscenza, come è accaduto con Salomone e l’episodio della divisione del figlio tra la madre vera e quella falsa, non sarebbe più giusto definire la parola di sapienza come una rivelazione divina di una conoscenza spirituale impartita da Dio così come avvenne nel giorno della conferenza di Gerusalemme tramite l’apostolo Giacomo? ….
17. Avrei una domanda da presentarti circa l’insegnamento sui doni spirituali. Su quali basi definisci che la parola di sapienza riguarda il passato e la parola di conoscenza il futuro? Ho capito bene? Se sapienza è applicazione divina della conoscenza, come è accaduto con Salomone e l’episodio della divisione del figlio tra la madre vera e quella falsa, non sarebbe più giusto definire la parola di sapienza come una rivelazione divina di una conoscenza spirituale impartita da Dio così come avvenne nel giorno della conferenza di Gerusalemme tramite l’apostolo Giacomo? Vedi che la sua parola mise a tacere una intera controversia e dette una direttiva definitiva alla chiesa. Circa il dono della fede e di miracoli se definiamo un miracolo come lo stravolgimento dell’ordine naturale delle cose, non sarebbe più giusto definire l’esercizio del dono di fede con l’esempio di Gesù che seccò il fico e la moltiplicazione dei pani come un miracolo?
Risposta
Innanzi tutto ti dico che circa il dono di parola di sapienza e quello di parola di conoscenza tu non hai capito bene perché io ho definito la parola di sapienza una rivelazione di un evento futuro e quindi non riguarda il passato, mentre la parola di conoscenza la rivelazione di una cosa passata o che sta avvenendo.
Ecco le mie parole così come sono in ‘Insegnamenti ed esortazioni’: ‘Dono di parola di sapienza. Questo dono è la rivelazione di un fatto che deve accadere. Rivelazione che può essere data per mezzo di una visione, di un sogno, o per mezzo di una voce ascoltata. Alcuni esempi di parola di sapienza nella Scrittura sono i seguenti. Ad Antiochia un certo profeta di nome Agabo “levatosi, predisse per lo Spirito che ci sarebbe stata una gran carestia per tutta la terra; ed essa ci fu sotto Claudio” (Atti 11:28). Sempre Agabo, alcuni anni dopo, sceso a casa di Filippo “prese la cintura di Paolo, se ne legò i piedi e le mani, e disse: Questo dice lo Spirito Santo: Così legheranno i Giudei a Gerusalemme l’uomo di cui è questa cintura, e lo metteranno nelle mani dei Gentili” (Atti 21:11). Anche in questo caso la predizione di Agabo si avverò. Dono di parola di conoscenza. Questo dono è la rivelazione di un fatto che sta avvenendo o che è già accaduto. Anche questa rivelazione può essere data in visione o in sogno o mediante una voce. Alcuni esempi biblici in cui troviamo la manifestazione di questo dono sono i seguenti. Gesù disse alla donna samaritana: “Va’ a chiamar tuo marito e vieni qua. La donna gli rispose: Non ho marito. E Gesù: Hai detto bene: Non ho marito; perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora, non è tuo marito; in questo hai detto il vero. La donna gli disse: Signore, io vedo che tu sei un profeta” (Giov. 4:16-19). La donna comprese da questa parola di conoscenza che chi le parlava era un profeta. L’apostolo Pietro tramite una parola di conoscenza venne a sapere che Anania e Saffira avevano venduto il podere di loro possesso per un prezzo superiore al denaro che Anania poi portò ai piedi degli apostoli infatti gli disse: “Anania, perché ha Satana così riempito il cuor tuo da farti mentire allo Spirito Santo e ritener parte del prezzo del podere? Se questo restava invenduto, non restava tuo? E una volta venduto, non ne era il prezzo in tuo potere? Perché ti sei messa in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio” (Atti 5:3-4). E per questa sua menzogna fu fatto morire da Dio, assieme a sua moglie che mentì dopo di lui’.
No, non credo che si può definire la parola di sapienza come una rivelazione divina di una conoscenza spirituale impartita da Dio, come nel caso dell’episodio delle due donne che dinnanzi a Salomone dicevano di essere ambedue la madre di quel bambino, o come nel caso di Giacomo che durante l’assemblea di Gerusalemme con le sue parole mise fine alla disputa che era sorta, perché in questi casi ci troviamo davanti semplicemente a uomini che parlarono in base alla sapienza che Dio gli aveva dato; certo, la sapienza di quegli uomini veniva da Dio, ma è una sapienza che ogni credente che teme Dio può avere, basta che la chiede a Dio, come la chiese Salomone. Non dice forse Giacomo nella sua epistola di chiedere sapienza a Dio con fede, senza stare punto in dubbio (cfr. Giac. 1:5)? Ma il dono di parola di sapienza, oltre ad essere una sapienza che viene certamente da Dio, è ‘miracolosa’, perché consiste nella rivelazione di qualcosa che concerne il futuro o il piano di Dio per una persona, una comunità di persone, o una nazione. Quindi, io posso esprimere un giusto giudizio tra due fratelli che litigano, o risolvere una questione dottrinale che si è venuta a creare, in base alla sapienza che Dio mi ha dato; ma quella non costituisce una parola di sapienza, perché la parola di sapienza è, per così dire, ‘di un grado superiore’, cioè è miracolosa, perché con essa viene rivelata la volontà di Dio sul futuro di qualcuno o di una nazione. Dio conosce tutte le cose, sia quelle passate che quelle future che ancora devono avvenire, quando Lui ci rivela qualcosa che concerne il futuro e che fa parte della sua conoscenza infinita Egli ci dona una parola di sapienza, cioè la rivelazione di una parte del piano di Dio circa una persona, una comunità di persone, una nazione e così via. Rivelazione che oltre alla predizione di un evento futuro, può includere, e spesso include degli ordini di Dio tramite i quali Dio ordina di fare certe cose affinché quelle cose da lui predette si adempiano. Per esempio nel caso di Noè, quando Dio lo avvertì del futuro diluvio che avrebbe mandato sulla terra, gli diede anche degli ordini relativi alla costruzione dell’arca; tutte quelle parole costituiscono una parola di sapienza.
Devo confessarti che poco dopo che mi convertii, credetti anch’io inizialmente che la parola di sapienza fosse costituita da una sapienza data da Dio per risolvere delle questioni difficili, come nel caso di Salomone e di Giacomo a Gerusalemme. Ma studiando le Scritture, e approfondendo le cose, mi trovai davanti ad un grosso problema, e cioè che non capivo bene quale fosse la differenza tra la parola di sapienza e la parola di conoscenza, non solo, ma non capivo neppure quali fossero i doni tramite i quali lo Spirito Santo rivelava il futuro e il passato. Cioè non riuscivo a capire, quali fossero quei doni, tramite cui veniva rivelata la nascita di una determinata persona, la sua morte, il tipo di morte, una carestia, e così via. Come non riuscivo a capire quale fosse il dono tramite cui Dio rivelava qualcosa che era accaduto e che era nascosto alla persona che parlava; come per esempio il fatto che qualcuno avesse mentito, fosse andato in un certo luogo, avesse fatto una certa cosa, e così via. Tra quei doni elencati da Paolo ai Corinzi, non riuscivo proprio a capire quali fossero quei doni. In merito al dono di profezia, pensavo che fosse una rivelazione di qualche fatto futuro, ma poi esaminando bene il dono, mi accorgevo che chi profetizzava non faceva altro che rivolgere un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione, e che quindi in quel dono non era compresa la rivelazione di un evento futuro. In merito al dono del discernimento degli spiriti, pensavo che con esso Dio potesse rivelare cose passate di qualcuno. Ma le cose non mi persuadevano, c’era qualcosa che non andava per il verso giusto, ma non riuscivo a capire cosa fosse. Un giorno però, mi capitò nelle mani la versione inglese del libro di Kenneth Hagin (che purtroppo dopo diversi anni di ministerio si è corrotto andando dietro a false dottrine come quella della cosiddetta santa risata) dal titolo I believe in visions (Io credo nelle visioni), e leggendo alcune parti dove lui parla del ministero di profeta, e dei relativi doni che ha il profeta, ed esaminando tutte le Scritture che lui citava per vedere se le cose stavano proprio così, fui persuaso che in effetti la parola di sapienza e la parola di conoscenza non erano quelle che avevo pensato fino a quel momento. Poi, molto tempo dopo, mi capitò nelle mani il libro di Harold Horton (insegnante della Parola in seno alle Assemblee di Dio in Inghilterra) dal titolo The Gifts of the Spirit [I Doni dello Spirito], pubblicato dalla Gospel Publishing House di Sprinfield, Missouri (la casa editrice delle Assemblee di Dio negli USA) dove veniva confermato da questo fratello quello che avevo letto nel libro di Hagin. E i suoi ragionamenti erano scritturali e logici. E’ chiaro dunque che i libri di questi due predicatori, mi hanno aiutato a comprendere nella maniera retta in particolare questi due doni, loro li avevano capiti prima di me. Considera comunque che quando mi misi a leggere il libro di Hagin avevo circa venti anni.
Per quanto riguarda il dono della fede, io sempre nel mio medesimo scritto che parla dei doni spirituali ho detto che Gesù mediante questo dono fece seccare il fico, ecco le mie parole: ‘La fede di cui Paolo parla come dono, non è la fede che viene dall’udire la Parola di Dio e mediante la quale si viene salvati e si riceve lo Spirito Santo. E’ una fede speciale concessa dallo Spirito Santo a taluni in certe occasioni per compiere qualcosa di particolare. Per esempio Gesù mediante questo dono sfamò migliaia di persone per ben due volte con pochi pani e pochi pesci (cfr. Matteo 14:15-21; Mar. 6:30-44; Giov. 6:1-15, e Matt. 15:32-37; Mar. 8:1-9), camminò sulle acque del mar di Galilea (cfr. Matt. 14:25; Mar. 6:48), e fece seccare all’istante un fico (cfr. Matt. 21:18-19)’.
In merito alla tua domanda sulla moltiplicazione dei pani, certamente fu un miracolo operato da Gesù con il dono della fede; va tuttavia detto che il dono della fede opera spesso assieme al dono di potenza di operare miracoli; nel caso della moltiplicazione dei pani operata da Gesù non escludo quindi che sia stato in operazione anche il dono di potenza di operare miracoli che Gesù Cristo aveva.
Butindaro Giacinto, Domande e Risposte (Volume 1). Roma 2006. Pagine 471. Vedi l’indice del libro