1. Che cosa è la Cena del Signore e che significato ha?
La Cena del Signore, o Santa Cena come noi molto spesso la chiamiamo, è una cena a cui partecipano coloro che sono stati salvati dal Signore Gesù mediante il suo sangue.
Gli elementi che si mangiano a questa cena sono il pane, simbolo del corpo di Cristo, e il frutto della vigna, simbolo del sangue di Cristo sparso per la remissione dei nostri peccati (cfr. Matt. 26:26-28). Stando così le cose, non bisogna credere, come purtroppo lo credono i preti e i loro seguaci, che il pane che noi rompiamo e il frutto della vigna siano veramente il corpo e il sangue di Cristo, nel senso che quegli elementi durante la cena cambino la loro sostanza e avviene una transustanziazione. Il pane e il frutto della vigna sono solo dei simboli la cui natura non cambia dopo che sono stati benedetti.
Questa Cena è stata istituita da Cristo la notte in cui fu tradito quando disse ai suoi, sia quando diede loro il pane che quando diede loro il calice: “Fate questo in memoria di me” (1 Cor. 11:23-25).
Tramite questa Cena noi annunciamo la morte di Cristo Gesù, avvenuta per le nostre offese, fino a che egli non tornerà dal cielo (cfr. 1 Cor. 11:26). La Cena del Signore dunque non è la ripetizione della morte di Cristo, come dicono nella loro ignoranza i prelati cattolici romani, ma solo ed esclusivamente il suo annuncio. Il sacrificio di Cristo è avvenuto una volta per sempre, come si può pensare che esso possa essere ripetuto in qualche maniera? E’ una eresia insegnare che tramite la Cena del Signore, in particolare quando viene spezzato il pane, il corpo di Cristo viene immolato di nuovo per noi.
2. Alla Cena del Signore possono partecipare gli increduli?
No, coloro che ancora non si sono ravveduti dai loro peccati e non hanno creduto nel Signore Gesù Cristo non possono partecipare alla Cena del Signore, e questo perché essi non sono ancora membri di quell’unico Corpo di Cristo. L’apostolo Paolo infatti scrivendo ai santi di Corinto dice: “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è egli la comunione col sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è egli la comunione col corpo di Cristo? Siccome v’è un unico pane, noi, che siam molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell’unico pane” (1 Cor. 10:16-17). Notate come Paolo dicendo che noi siamo un corpo unico perché partecipiamo tutti a quell’unico pane escluda implicitamente che coloro che non fanno parte di questo corpo possano partecipare a quell’unico pane che è la comunione con il corpo di Cristo.
E poi non si dimentichi che quando Cristo istituì la cena con il pane e il calice diede il pane e il calice a dei suoi discepoli, quindi a persone che avevano creduto in Lui (cfr. Matt. 26:20-29). Pure Giuda aveva creduto in Lui inizialmente, ma poi dopo il boccone Satana entrò in lui (cfr. Giov. 13:27).
E non si dimentichi neppure quest’altra cosa, che secondo la legge la Pasqua non poteva essere mangiata da gente incirconcisa secondo che è scritto: “Questa è la norma della Pasqua: nessuno straniero ne mangi… E quando uno straniero soggiornerà teco e vorrà far la Pasqua in onore dell’Eterno, siano circoncisi prima tutti i maschi della sua famiglia; e poi s’accosti pure per farla e sia come un nativo del paese; ma nessuno incirconciso ne mangi” (Es. 12:43,48). Qualcuno forse dirà: ‘Ma che c’entra la Pasqua ebraica con la cena del Signore?’ C’entra perchè il mangiare la Pasqua e la cena del Signore hanno in comune che ambedue gli atti ricordano un evento, nel caso della Pasqua la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù dell’Egitto, nel caso della Cena del Signore si ricorda invece la morte di Cristo sulla croce mediante la quale noi siamo stati affrancati dalla schiavitù del peccato. La Pasqua era dunque un ombra di ciò che Cristo avrebbe compiuto mediante il corpo della sua carne il che noi ricordiamo mediante la santa cena. Ed essa poteva essere mangiata solo da persone circoncise nella carne, per cui uno straniero non poteva mangiarla se non dopo essersi fatto circoncidere nella carne. E siccome che anche la circoncisione nella carne prescritta da Dio nella legge era un ombra di qualcosa che avrebbe compiuto Cristo, e precisamente della circoncisione del cuore in coloro che avrebbero creduto in Lui, noi deduciamo che come per mangiare la Pasqua era necessario essere circoncisi nella carne, ora, sotto la grazia, per mangiare la cena del Signore è necessario essere circoncisi nel cuore, il che significa essere nati di nuovo. Noi dunque che ci troviamo sotto la grazia dobbiamo dire a riguardo della cena del Signore: ‘Nessuno incirconciso nel cuore ne mangi’.
Quindi, per ricapitolare, come sotto la legge l’incirconciso nella carne non aveva il diritto di mangiare la Pasqua, così sotto la grazia, coloro che sono incirconcisi di cuore non hanno il diritto di mangiare la cena del Signore. E come lo straniero prima di mangiare la Pasqua doveva farsi circoncidere nella carne, così ora l’incirconciso di cuore deve circoncidere il suo cuore (ravvedendosi dei suoi peccati e credendo in Gesù Cristo) e poi farsi battezzare per avere il diritto di mangiare la cena del Signore.
Coloro dunque che presiedono le riunioni di culto dovrebbero, prima di ministrare ai presenti gli elementi del pane e del vino, fare presente che ad essi possono partecipare solo coloro che sono circoncisi nel cuore ossia nati d’acqua e di Spirito; gli altri ne sono esclusi. Questo per evitare che increduli presenti alla riunione partecipino alla cena del Signore.
3. La Santa Cena è solo per coloro che sono battezzati? Chi ha fatto prendere la Santa Cena a chi non è battezzato ha sbagliato?
La Santa Cena è bene che si insegni che la prendano solo coloro che sono stati battezzati in acqua, negli Atti è scritto infatti: “Quelli dunque i quali accettarono la sua parola, furon battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone. Ed erano perseveranti nell’attendere all’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere” (Atti 2:41-42). Come puoi vedere prima è detto che coloro che credettero furono battezzati e poi che erano perseveranti nel rompere il pane. Il battesimo però in quei giorni era ministrato subito a coloro che credevano e difatti come puoi leggere è scritto che ‘furono battezzati e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone’. Per cui chi credeva nel Signore aveva subito la possibilità di partecipare alla Cena del Signore. Oggi però quando un anima accetta la Parola di Dio e nasce di nuovo, solitamente non viene battezzata subito come avveniva anticamente ma per svariate ragioni il suo battesimo viene posticipato a settimane dopo o a mesi dopo che ha creduto. Le ragioni sono o che fa ancora freddo e bisogna aspettare la primavera o l’estate, o che bisogna aspettare che salga il numero delle anime da battezzare, ecc. tutte ragioni che non sono legittime perché la Scrittura insegna che gli apostoli o altri ministri del Vangelo battezzavano subito coloro che avevano creduto. Vedi l’esempio del carceriere di Filippi e dei suoi dei quali è scritto “e subito fu battezzato lui con tutti i suoi” (Atti 16:33), o quello dell’Eunuco che fu battezzato poco dopo avere creduto (cfr. Atti 8:36-38). E quindi, in base alla cattiva tradizione instauratasi in molte chiese di battezzare i credenti molto tempo dopo che hanno creduto, oggi, un anima, prima di poter partecipare alla santa cena, dovrà aspettare settimane, o mesi; naturalmente in quelle comunità dove il pane e il calice vengono dati solo ai battezzati. Quindi, se oggi chi crede nel Signore, fosse battezzato subito, non sorgerebbe la domanda se chi ha creduto e non è ancora stato battezzato può o non può partecipare alla santa cena. Come non sorgerebbe neppure la domanda se chi permette a chi ha creduto e non è ancora stato battezzato di prendere la cena del Signore sbagli o non sbagli. Una cosa è certa, un pastore sbaglia se uno che ha creduto vuole essere battezzato e lui posticipa il suo battesimo per le ragioni che ti ho detto prima, questo sì che è un suo sbaglio. Quindi, oggi questi problemi nascono perché riguardo al battesimo non si agisce più nella semplicità di una volta, e viene posticipato, e quindi è necessario sforzarsi di riportare in seno alla chiesa l’antica consuetudine apostolica di battezzare immediatamente coloro che credono.
4. Che cosa significa mangiare il pane e bere del calice del Signore indegnamente?
Per capire il significato di questa espressione di Paolo occorre leggere accuratamente il brano in cui lui parla ai santi di Corinto della Cena del Signore. Ecco le sue parole: “Quando poi vi radunate assieme, quel che fate, non è mangiar la Cena del Signore; poiché, al pasto comune, ciascuno prende prima la propria cena; e mentre l’uno ha fame, l’altro è ubriaco. Non avete voi delle case per mangiare e bere? O disprezzate voi la chiesa di Dio e fate vergogna a quelli che non hanno nulla? Che vi dirò? Vi loderò io? In questo io non vi lodo. Poiché ho ricevuto dal Signore quello che anche v’ho trasmesso; cioè, che il Signor Gesù, nella notte che fu tradito, prese del pane; e dopo aver rese grazie, lo ruppe e disse: Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me. Parimente, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. Poiché ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finch’egli venga. Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà del calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo ed il sangue del Signore. Or provi l’uomo se stesso, e così mangi del pane e beva del calice; poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudicio su se stesso, se non discerne il corpo del Signore. Per questa cagione molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono. Ora, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati; ma quando siamo giudicati, siam corretti dal Signore, affinché non siam condannati col mondo. Quando dunque, fratelli miei, v’adunate per mangiare, aspettatevi gli uni gli altri. Se qualcuno ha fame, mangi a casa, onde non vi aduniate per attirar su voi un giudicio. Le altre cose regolerò quando verrò” (1 Cor. 11:20-34).
Come puoi vedere, Paolo dice molto chiaramente che i santi di Corinto quello che facevano quando si radunavano assieme non era “mangiare la cena del Signore” perché molti credenti di Corinto si accostavano alla cena del Signore quasi fosse un normale pranzo tanto è vero che Paolo dice: “Se qualcuno ha fame, mangi a casa, onde non vi aduniate per attirar su voi un giudicio”. Non solo, ma vi erano anche coloro che si accostavano alla cena del Signore in stato di ubriachezza (cfr. 1 Cor. 11:21) e quindi non in grado di discernere il corpo del Signore. Ma la Cena del Signore non è una normale cena, ma una cena commemorativa cioè una cena tramite la quale mangiando il pane e bevendo il calice si annuncia la morte del Signore finch’egli venga. Non si può quindi partecipare ad essa quasi fosse una cena come tante altre, e tanto meno in stato di ubriachezza o ubriacandosi con il vino che c’è nel calice del Signore.
Se qualcuno si comporta in questa maniera mangerà il pane e berrà del calice in maniera indegna rendendosi colpevole verso il corpo ed il sangue del Signore, rappresentati dal pane e dal frutto della vigna.
E’ necessario quindi provare se stessi ed esaminare se stessi prima di mangiare il pane e bere il calice, al fine di non attirarsi su di sé un giudizio di Dio, sì perché Paolo fa chiaramente capire che coloro che mangiano il pane e bevono il calice indegnamente vengono puniti da Dio con la malattia e anche con la morte.
Accostiamoci dunque alla cena del Signore non per sfamarci come facciamo a casa, e neppure per ubriacarci, ma per annunciare la morte del Signore e avere comunione con il suo corpo e il suo sangue.
5. Quando alcuni fratelli in Cristo sono riuniti insieme per adorare il Signore, possono mangiare il pane e bere il vino insieme come comandato da Gesù per ricordare la sua morte, la sua resurrezione e il suo ritorno, anche se non è presente nessun pastore o diacono?
Io ritengo di sì, ma soltanto quando il pastore o magari uno degli anziani della Chiesa non possono proprio essere in nessuna maniera presenti con loro. Per esempio, nel caso dei fratelli sono in carcere, o in qualche altra situazione del genere per cui è impossibile che con loro sia presente il pastore della chiesa o uno degli anziani.
Se invece i fratelli che vogliono celebrare la cena del Signore vogliono deliberatamente farlo senza che la loro riunione sia presenziata dal pastore o da uno dei collaboratori stretti del pastore, allora non lo ritengo giusto, perché non si capisce proprio perché la cena del Signore non debba essere presieduta dai conduttori della Chiesa. Perché si chiamano conduttori altrimenti? Non è forse perché essi devono condurre le pecore del Signore e presenziare alle riunioni dei santi? La Scrittura dice: “Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per le vostre anime, come chi ha da renderne conto; affinché facciano questo con allegrezza e non sospirando; perché ciò non vi sarebbe d’alcun utile” (Ebr. 13:17). Quindi, i credenti faranno bene a seguire le direttive date loro dai loro conduttori ed a sottomettersi ad esse.
Quando negli Atti, Luca dice che a Troas essi erano raunati per rompere il pane, occorre tenere a mente che con loro c’era Paolo che era un apostolo e un dottore (e quindi era un uomo autorevole), e che fu lui in quella notte, notte in cui avvenne che il giovinetto Eutico era caduto dal terzo piano e levato morto ma ricondotto vivo nel mezzo dei fratelli, che ruppe il pane. Ecco quanto dice Luca: “E nel primo giorno della settimana, mentre eravamo radunati per rompere il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente, si mise a ragionar con loro, e prolungò il suo discorso fino a mezzanotte. Or nella sala di sopra, dove eravamo radunati, c’erano molte lampade; e un certo giovinetto, chiamato Eutico, che stava seduto sul davanzale della finestra, fu preso da profondo sonno; e come Paolo tirava in lungo il suo dire, sopraffatto dal sonno, cadde giù dal terzo piano, e fu levato morto. Ma Paolo, sceso a basso, si buttò su di lui, e abbracciatolo, disse: Non fate tanto strepito, perché l’anima sua è in lui. Ed essendo risalito, ruppe il pane e prese cibo; e dopo aver ragionato lungamente sino all’alba, senz’altro si partì. Il ragazzo poi fu ricondotto vivo, ed essi ne furono oltre modo consolati” (Atti 20:7:12)
Butindaro Giacinto, Domande e Risposte (Volume 1). Roma 2006. Pagine 471. Vedi l’indice del libro