I Mormoni – Indice > L’escatologia mormone e altri loro insegnamenti > Il paradiso e la prigione degli spiriti > Non esistono missionari nell’aldilà incaricati di predicare l’Evangelo ai perduti affinché siano salvati
La dottrina mormone della predicazione nell’aldilà non è nuova sotto il sole perché era insegnata e creduta già nei primi secoli dopo Cristo da taluni che consideravano l’Ades un vasto campo di missione. Costoro dicevano che come Cristo alla sua morte era sceso nell’Ades a predicare il Vangelo, così anche gli apostoli dopo la loro morte vi andarono a predicare l’Evangelo, e secondo alcuni amministrarono pure il battesimo ai convertiti rendendo inutile il battesimo per i morti a cui alludeva Paolo ai Corinzi.
Vediamo ora di esaminare le parole di Pietro alla luce di altre Scritture al fine di vedere se da esse si può dedurre questa dottrina mormone. L’apostolo Pietro dice nella sua prima epistola: “Poiché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, egli giusto per gl’ingiusti, per condurci a Dio; essendo stato messo a morte, quanto alla carne, ma vivificato quanto allo spirito; e in esso andò anche a predicare agli spiriti ritenuti in carcere, i quali un tempo furon ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava, ai giorni di Noè, mentre si preparava l’arca…”.[1] Cominciamo col dire, che noi crediamo che Gesù Cristo quando morì, nello spirito, quindi senza il suo corpo, scese nell’Ades a predicare l’Evangelo. Sappiamo che ci sono quelli che non credono che egli scese nell’Ades a predicare perché dicono che questa predicazione di Cristo si riferisce a quella che Cristo rivolse mediante il suo spirito (lo Spirito di Cristo) tramite Noè a quelli della sua generazione. Ma costoro vengono smentiti da queste Scritture: “Tu non lascerai l’anima mia nell’Ades..”,[2] e: “Salito in alto, egli ha menato in cattività un gran numero di prigioni ed ha fatto dei doni agli uomini. Or questo è salito che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso nelle parti più basse della terra?”;[3] e poi anche dal fatto, che essi dimenticano, che Cristo predicò il Vangelo a quegli spiriti che furono ribelli ai giorni di Noè, e ai giorni di Noè il Vangelo ancora non era stato rivelato, e dal fatto che è detto che il Vangelo fu predicato ai morti e noi sappiamo che Noè, predicatore di giustizia, predicò ai vivi.[4] Ciò che abbiamo detto sin qua esclude pure che questa predicazione non l’abbia fatta personalmente Gesù ma l’abbia fatta una compagnia di missionari da lui stabiliti nel seno d’Abramo. Poi vogliamo dire che, secondo quello che dice Pietro, questa predicazione fatta da Gesù Cristo non fu rivolta a tutti coloro che si trovavano incarcerati nell’Ades, ma solo ad una particolare categoria di spiriti, e precisamente a quegli spiriti ritenuti in carcere che ai giorni di Noè furono ribelli. Questo esclude quindi che il Vangelo sia stato predicato anche a tutti gli altri spiriti che prima della morte di Cristo erano stati ribelli; ci riferiamo per esempio agli spiriti che furono ribelli ai giorni di Lot, agli spiriti che furono ribelli ai giorni di Mosè, e agli spiriti che furono ribelli ai giorni dei profeti e a quelli che al tempo di Gesù erano stati ribelli. Ma perché Cristo andò a predicare l’Evangelo anche a quelli che erano morti ai giorni di Noè i quali erano stati ribelli? La ragione la spiega lo stesso Pietro dicendo: “Per questo è stato annunziato l’Evangelo anche ai morti; onde fossero bensì giudicati secondo gli uomini quanto alla carne, ma vivessero secondo Dio quanto allo spirito”.[5] Confessiamo che la frase “vivessero secondo Dio quanto allo spirito” ci lascia perplessi perché non riusciamo a comprendere che cosa l’apostolo voglia dire. Ma questo comunque non ci preoccupa perché qualunque sia il significato di queste parole, noi sappiamo che esso non può essere che i peccatori morti nei loro falli possono ancora riconciliarsi con Dio nel periodo che intercorre tra la morte e la risurrezione dato che la Scrittura afferma categoricamente che “è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio”.[6] Ma la Scrittura afferma in diverse altre maniere che gli empi morti non avranno più nessun’altra possibilità di riconciliarsi con Dio; nel libro della Rivelazione per esempio è scritto: “Quanto ai codardi, agl’increduli, agli abominevoli, agli omicidi, ai fornicatori, agli stregoni, agli idolatri e a tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda”,[7] ed anche: “E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco”.[8] Notate che tra coloro che verranno condannati al tormento eterno ci sono pure gli increduli, il che conferma le parole di Gesù: “Chi non avrà creduto sarà condannato”,[9] e che quelle parole confermano quelle di Paolo ai Corinzi: “Non v’illudete; né i fornicatori, né gl’idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti, né i ladri, né gli avari, né gli ubriachi, né gli oltraggiatori, né i rapaci erederanno il regno di Dio”,[10] infatti anche in queste parole dell’apostolo compaiono i fornicatori e gli idolatri che sono anche menzionati dall’apostolo Giovanni tra coloro che verranno gettati nel fuoco eterno. E’ dunque superfluo dire che coloro che muoiono non riconciliati con Dio sono destinati all’ira di Dio e non potranno in nessuna maniera dopo morti pentirsi e credere nel Vangelo. Gesù quando rimproverò la sua generazione perché non aveva voluto pentirsi e credere in lui disse: “La regina del Mezzodì risusciterà nel giudizio con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché ella venne dalle estremità della terra per udir la sapienza di Salomone; ed ecco qui v’è più che Salomone. I Niniviti risusciteranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno; perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona; ed ecco qui v’è più che Giona”;[11] facendo chiaramente capire che quelli che lo avevano rigettato in quella generazione sarebbero stati condannati, e perciò dopo la loro morte non ci sarebbe stata più alcuna altra possibilità di essere salvati, né prima della risurrezione e neppure dopo.
E potremmo proseguire con molti altri passi esplicativi ma ci fermiamo qui, ma non vogliamo concludere prima di avere detto queste poche cose. Se ci fosse una seconda possibilità di riconciliarsi con Dio dopo morti perché mai l’apostolo Paolo avrebbe detto ai Corinzi: “Eccolo ora il tempo accettevole; eccolo ora il giorno della salvezza!”?[12] E perché mai l’apostolo Pietro scongiurava ed esortava i Giudei dicendo loro: “Salvatevi da questa perversa generazione”,[13] ed il profeta Isaia ancora prima di loro diceva agli uomini della sua generazione: “Cercate l’Eterno, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentr’è vicino”?[14] Non è forse perché essi sapevano che dopo morti i peccatori non avrebbero più potuto trovare il Signore ed invocarlo per essere salvati? “Quale speranza rimane mai all’empio quando Iddio gli toglie, gli rapisce l’anima?”,[15] domandava Giobbe; la risposta è nessuna. Hanno torto dunque i Mormoni ad affermare questa loro dottrina perché essa contrasta la Parola di Dio.
Non parliamo poi del fatto che secondo loro Cristo avrebbe iniziato l’opera missionaria tra i morti per farla proseguire poi ai suoi ministri: ma quando mai Cristo fece capire ai suoi che dopo morti avrebbero dovuto continuare a predicare l’Evangelo ai morti? Mai noi diciamo: se è vero che la predicazione e l’insegnamento implicano una fatica secondo che è scritto in Timoteo: “Gli anziani che tengon bene la presidenza, siano reputati degni di doppio onore, specialmente quelli che faticano nella predicazione e nell’insegnamento…”,[16] e ai Colossesi: “A questo fine io m’affatico, combattendo secondo l’energia sua, che opera in me con potenza…”,[17] e se è vero che Giovanni dice: “E udii una voce dal cielo che diceva: Scrivi: Beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito essendo che si riposano dalle loro fatiche..”;[18] non sarebbe l’affaticarsi nella predicazione nell’aldilà in piena contraddizione con quello che ha detto lo Spirito Santo? Ma oltre a questo la Scrittura non insegna che i giusti morti possano fare qualcosa a pro degli empi morti; né pregare per loro e neppure predicargli l’Evangelo. Come si vede anche i Mormoni hanno il loro purgatorio, ma è un pò diverso da quello cattolico romano.
[1] 1 Piet. 3:18-20↩
[2] Atti 2:27↩
[3] Ef. 4:8-9↩
[4] Faccio presente che quando certi credenti dicono che Noè predicò l’Evangelo a quelli della sua generazione (detto in altre parole, che Cristo, per mezzo del suo Spirito, predicò il Vangelo tramite Noè a quelli della sua generazione; perché così essi spiegano la predicazione di Cristo ai morti) si mettono in un certo senso sullo stesso livello dei Mormoni i quali, se da un lato credono che Cristo andò a predicare ai morti (come abbiamo visto però, per loro Cristo andò nel seno d’Abramo dove organizzò dei missionari che mandò all’inferno a predicare per cui la sua predicazione non fu in persona), dall’altro dicono che Noè predicò l’Evangelo della salvezza alla sua generazione. In Perla di gran prezzo vengono attribuite a Noè queste parole; ‘Credete e ravvedetevi dei vostri peccati e siate battezzati nel nome di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, come i nostri padri, e voi riceverete lo Spirito Santo, affinché possiate avere tutte le cose manifeste; e se voi non fate questo, le inondazioni verranno su di voi….’ (Mosè 8:24).↩
[5] 1 Piet. 4:6↩
[6] Ebr. 9:27↩
[7] Ap. 21:8↩
[8] Ap. 20:15↩
[9] Mar. 16:16↩
[10] 1 Cor. 6:9-10↩
[11] Luca 11:31-32↩
[12] 2 Cor. 6:2↩
[13] Atti 2:40↩
[14] Is. 55:6↩
[15] Giob. 27:8↩
[16] 1 Tim. 5:17↩
[17] Col. 1:29↩
[18] Ap. 14:13↩