I Mormoni – Indice > L’escatologia mormone e altri loro insegnamenti > Conclusione > Alcune parole finali
Sono giunto alla fine di questo altro scritto confutatorio. Ho così dimostrato che Joseph Smith era un impostore e non un servo di Cristo Gesù, che il Libro di Mormon è una sua impostura, e che le dottrine dei Mormoni sono dottrine di demoni perché si oppongono alla dottrina di Dio così come la troviamo nella sacra Scrittura. Quindi, fratelli santi quando incontrate i missionari mormoni (è facile riconoscerli per strada perché solitamente sono dei giovani tra i 20 e i 25 anni, con giacca e cravatta e con una targhetta appesa alla loro giacca su cui è scritto il loro nome),[1] o Mormoni che non sono in missione, siete prevenuti perché sapete in chi essi hanno riposto la loro fiducia e che cosa essi insegnano. Parlate dunque anche a loro della Buona Novella della pace, cioè della notizia che per mezzo della sola fede in Cristo Gesù essi possono essere giustificati da tutte le cose dalle quali non possono essere giustificati mediante le opere buone, ed essere così riconciliati con Dio Padre. Parlategli soprattutto del perdono di Dio che Cristo ha comprato con il suo sangue sulla croce e che voi avete un giorno sperimentato per la grazia di Dio, perché loro ancora non lo hanno sperimentato essendo morti nei loro falli e trasgressioni, esortandoli a pentirsi dei loro peccati e a credere in Cristo Gesù. Ma nello stesso tempo siate guardinghi perché essi sanno ben camuffare le loro eresie di perdizione con un linguaggio biblico, e non vi tirate indietro dal confutare i loro vani ragionamenti.
[1] ‘La Chiesa manda fuori ogni anno centinaia di missionari a proclamare il Vangelo della vita eterna al mondo’ (James Talmage, The Articles of Faith, pag. 433). Tra i missionari ci sono anche delle donne singole (di ventun anni e più anziane), e delle coppie di marito e moglie senza figli alle loro dipendenze. La maggior parte di questi missionari sono comunque i giovani. Le spese per il mantenimento di questi missionari sono generalmente a carico dei missionari stessi o delle loro famiglie.↩