La Massoneria smascherata – Indice > La Massoneria confutata > L’anima dell’uomo
Dottrina massonica
Ora, come abbiamo visto, i Massoni credono oltre che nell’esistenza di un Essere Supremo, anche nell’immortalità dell’anima.
Questa loro credenza nell’immortalità dell’anima implica però anche la credenza nella preesistenza delle anime. Ecco infatti cosa ha affermato Albert Pike nel suo Morals and Dogma: ‘Come avrete appreso nel 24° Grado, Fratelli miei, gli antichi filosofi ritennero che l’anima dell’uomo avesse avuto le sue origini in Cielo. Questa era – dice Macrobio – un’opinione radicata in tutti loro e anzi sostenevano che non fosse da sapienti affermare il contrario della sola vera saggezza. E dato che l’anima era unita al corpo, questa guardava sempre verso il luogo della sua origine e tentava di tornare lì da dove era venuta. Essa abitava fra le stesse fisse, finchè, sedotta dal desiderio di animare un corpo, discendeva per essere imprigionata nella materia. Da questo momento l’anima non ha altra risorsa che il ricordo, ed è sempre attratta verso la sua originaria dimora. Essa deve trovare in se stessa il mezzo per ritornare in cielo. Perciò deve dominare il corpo nel quale soffre. Così i Misteri illustravano la grande dottrina dell’aspirazione dell’uomo a Dio, conseguenza della nobile origine dell’anima umana immortale ed eterna, che rende l’uomo superiore agli animali. Forse gli Antichi sbagliarono nell’affermare che l’anima fosse simile al fuoco o alla luce e che essa dal cielo discendesse attraverso le stelle. Questi particolari del mitico racconto sono tuttavia di secondaria importanza rispetto alla grande verità che in forma allegorica e simbolica essi esprimono, rendendo più intuitiva e accessibile alla mente umana l’idea fondamentale dell’antica filosofia. [….] Questa dottrina dell’esistenza delle anime, sostanze celestiali e pure prima della loro unione con i nostri corpi, è molto antica. Un moderno Rabbino, Manasseh Ben Israel, dice che questa credenza appartiene da sempre agli Ebrei. Essa fu condivisa dalla maggioranza dei filosofi che ammettevano l’immortalità dell’anima, ed era insegnata nei Misteri. Come dice Lattanzio, era inconcepibile l’esistenza dell’anima in dipendenza del corpo. La stessa dottrina fu adottata dai più grandi filosofi greci e latini: e prevarrebbe largamente nei giorni attuali, se gli uomini si preoccupassero di riflettere su questo soggetto e si domandassero quanto parlare di immortalità dell’anima comporti l’attribuzione ad essa d’una vita precedente a quella del corpo’ (Albert Pike, Morals and Dogma, Edizione Italiana, Vol. 3, pag. 106, 109 – 25° Gran Commendatore del Tempio).