Il concetto biblico che Dio è un Dio vendicatore viene rigettato

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Strettamente collegato a quanto abbiamo appena visto, c’è quest’altro punto. Secondo la Massoneria, bisogna rigettare qualsiasi idea di un Dio vendicatore, o comunque qualsiasi cosa che possa farlo sembrare vendicativo e malvagio o crudele o ingiusto.

Ascoltate cosa disse il ministro del diavolo Albert Pike: ‘Noi non dovremmo credere in ciò che la Ragione nega decisamente, in ciò che il senso della giustizia respinge, in ciò che è assurdo o contraddittorio, in conflitto con l’esperienza e la scienza, in ciò che degrada il simbolo della Divinità, facendola apparire vendicativa, maligna, crudele o ingiusta’ (Albert Pike, Morals and Dogma, Edizione italiana, Vol. 1, pag. 59), ed ancora: ‘«Io ripongo la mia fiducia in Dio» è la protesta della Massoneria contro la credenza in un Dio crudele, adirato, e vendicatore che va temuto e non riverito dalle Sue creature’ (Albert Pike, Morals and Dogma, pag. 196 – 12° Grande Maestro Architetto – http://www.sacred-texts.com/mas/md/md13.htm).

E su un sito massonico del Sud Africa si legge: ‘Prima di diventare un massone, il candidato deve affermare che crede in un Essere Supremo. L’Essere Supremo assume molte forme nelle varie religioni. All’interno del nostro Volume della Sacra Legge noi possiamo vedere la Deità che viene trasformata da un Dio vendicatore personale dell’Antico Testamento ad un Dio universale di amore nel Nuovo Testamento’ (http://www.exsequi.org.za/principalsoffreemasonry.asp).

Già, perchè l’idea di Dio che il popolo aveva sotto l’Antico Testamento aveva bisogno di essere corretta, cosa a cui avrebbero dovuto pensare i sacerdoti, ma non lo fecero. Ecco infatti cosa ha affermato il ministro del diavolo Albert Pike, sommo pontefice della massoneria universale: ‘La Divinità dei primi Ebrei [….] fu irato, geloso, vendicativo, […] comandò l’esecuzione dei più impressionanti ed ignobili atti di crudeltà e di barbarie [….]. Tale era il concetto popolare della Divinità, sia perchè i sacerdoti non ne avevano alcuno migliore o si prendevano poca cura di correggerlo, sia perchè la fantasia popolare non era capace di elaborare alcuna concezione più alta dell’Onnipotente’ (Albert Pike, Morals and Dogma, Edizione Italiana, Vol. 2, pag. 149,150). Da questa concezione di Dio che ha la massoneria scaturisce il severo monito dato ai massoni di allontanarsi da coloro che vedono la mano di Dio nelle grandi calamità (cfr. Albert Pike, Morals and Dogma, Edizione Italiana, Vol. 3, pag. 231 – 29° Cavaliere di Sant’Andrea).

E non è forse questo quello che viene detto, magari con parole un pò diverse, anche nelle ADI? Ascoltate per esempio cosa ha affermato Francesco Toppi, ex presidente delle ADI, su Dio: ‘L’idea di un Dio vendicatore, pronto a giudicare e a condannare, è prettamente umana ed è retaggio di una concezione superstiziosa e pagana. Essa rivela l’assoluta ignoranza di chi non conosce il proprio Creatore e Salvatore’ (Francesco Toppi, A domanda risponde, Vol. 2, Roma 1993, pag. 186). E Salvatore Cusumano, altro pastore ADI, conferma questa concezione toppiana – ma più che toppiana, vorrei dire massonica – di Dio, affermando su un articolo dal titolo ‘Terremoti’: ‘Il non credente attribuisce la responsabilità all’ordine, o disordine, naturale. Il dubbioso argomenta che se vi fosse un Dio, non sarebbe buono ma responsabile di tali immani devastazioni. I credenti al contrario ritengono che Dio non sia causa di male, piuttosto la natura segue il proprio corso determinato dalla corruzione introdotta dal peccato del primo uomo. Alcuni fra loro, invece, ritengono che le calamità naturali siano il mezzo utilizzato da Dio per punire l’empietà umana (….) non ci sentiamo di condividere la posizione di quanti attribuiscono a Dio la responsabilità delle catastrofi, così come non riteniamo biblica la posizione di chi addita in ogni calamità naturale il giudizio divino, non escludendo con questo che Dio può utilizzare la natura per richiamare gli uomini all’attenzione rispetto le verità eterne. I discepoli di ogni tempo al pari di quelli del tempo di Gesù vogliono salvaguardare l’onore di Dio, non imputandoGli alcuna responsabilità, ed in questo sono nel vero, ma per raggiungere questo risultato non è detto che sia necessario scaricare ogni responsabilità su questa povera e già martoriata umanità. (…) Perché Dio dovrebbe colpire? Sarebbe una rivalsa tipicamente umana. Quanto siamo lontani dall’idea biblica di giustizia di Dio. (…)’ (‘Terremoti’ in Il Pruno Ardente, estate 2011, pag. 1).

Non vi pare che queste parole assomigliano alle sopracitate parole massoniche, in quanto in definitiva dicono la stessa cosa su Dio, e cioè che Egli non è un Dio vendicatore ma un Dio di misericordia e di amore? A me pare evidente. E quindi è innegabile che la concezione massonica di Dio è penetrata anche nelle Chiese ADI. Se si considera quindi che il Dio dei massoni non è l’Iddio della Bibbia, c’è da rabbrividire. Questa concezione massonica di Dio è falsa perché il nostro Dio, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo, è anche un Dio di vendette: in altre parole Egli è anche un vendicatore. Questo è quello che la Scrittura attesta in maniera chiara. Ma rivolgiamoci subito alla Scrittura per vedere quando essa definisce Dio un Dio di vendette.

Partiamo dall’Antico Testamento. Dio dice nella legge: “A me la vendetta e la retribuzione, quando il loro piede vacillerà!’ Poiché il giorno della loro calamità è vicino, e ciò che per loro è preparato, s’affretta a venire” (Deuteronomio 32:35), ed anche: “… farò vendetta de’ miei nemici e darò ciò che si meritano a quelli che m’odiano” (Deuteronomio 32:41). Mosè dice dunque: “Nazioni, cantate le lodi del suo popolo! poiché l’Eterno vendica il sangue de’ suoi servi, fa ricadere la sua vendetta sopra i suoi avversari, ma si mostra propizio alla sua terra, al suo popolo” (Deuteronomio 32:43). Ci sono molti altri passi dell’Antico Patto che in una maniera o l’altra parlano del fare vendetta da parte di Dio; tra di essi voglio solo citare questo scritto nel libro del profeta Nahum: “L’Eterno è un Dio geloso e vendicatore; l’Eterno è vendicatore e pieno di furore; l’Eterno si vendica dei suoi avversari, e serba il cruccio per i suoi nemici” (Nahum 1:2), e quest’altro scritto nei Salmi: “O Dio delle vendette, o Eterno, Iddio delle vendette, apparisci nel tuo fulgore!” (Salmo 94:1).

Veniamo ora al Nuovo Testamento: ci sono due passi in particolare che attestano la medesima cosa, e cioè che Dio è un vendicatore, il primo è il seguente e fa parte di un discorso di Gesù: “Quando vedrete Gerusalemme circondata d’eserciti, sappiate allora che la sua desolazione è vicina. Allora quelli che sono in Giudea, fuggano a’ monti; e quelli che sono nella città, se ne partano; e quelli che sono per la campagna, non entrino in lei. Perché quelli son giorni di vendetta, affinché tutte le cose che sono scritte, siano adempite. Guai alle donne che saranno incinte, e a quelle che allatteranno in que’ giorni! Perché vi sarà gran distretta nel paese ed ira su questo popolo. E cadranno sotto il taglio della spada, e saran menati in cattività fra tutte le genti; e Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili, finché i tempi de’ Gentili siano compiuti” (Luca 21:20-24). Il secondo passo si trova nella prima epistola di Paolo ai Tessalonicesi e dice: “Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che v’asteniate dalla fornicazione, che ciascun di voi sappia possedere il proprio corpo in santità ed onore, non dandosi a passioni di concupiscenza come fanno i pagani i quali non conoscono Iddio; e che nessuno soverchi il fratello né lo sfrutti negli affari; perché il Signore è un vendica-tore in tutte queste cose, siccome anche v’abbiamo innanzi detto e protestato” (1 Tessalonicesi 4:3-6).

Come dunque si può constatare la Scrittura attesta in maniera eloquente e potente che il nostro Dio è un vendicatore che fa quindi le sue vendette. Ma d’altronde, se non fosse così, come potrebbe la stessa Scrittura affermare che Dio è giusto? Non potrebbe, quindi la vendetta si rende necessaria a Dio per manifestare la sua giustizia che è eccelsa. Siamo contenti di avere un Dio vendicatore, oltre che pietoso e misericordioso; siamo contenti perché sappiamo che lui ci farà giustizia dei torti che riceviamo sia da parte di credenti che di non credenti facendo ricadere il male sopra chi lo ha fatto. Certo, Dio dà talvolta a chi fa torto anche il tempo di pentirsi; ma una cosa è certa, se egli non si pente il giudizio di Dio gli piomberà addosso. Nessuno si illuda, Dio vendica sia credenti che increduli da ogni torto che subiscono. Egli è il Giusto, a Lui sia la gloria ora e in eterno. Amen. Ma perchè in queste Chiese c’è il rifiuto categorico di parlare della giustizia di Dio che si manifesta con le sue vendette, che spesso sono immediate come nel caso di Anania e Saffira che per avere mentito allo Spirito Santo furono fatti morire immediatamente (cfr. Atti 5:1-11), e come nel caso del re Erode che quando i Tiri e i Sidoni cominciarono a gridare: ‘Voce di un dio, e non d’un uomo’ fu colpito all’istante da un angelo del Signore perché non aveva dato a Dio la gloria e morì roso dai vermi (cfr. Atti 12:20-23)? Per non spaventare l’uditorio; i credenti non devono essere presi dal timore di Dio, non devono tremare al solo pensiero che Dio li può punire immediatamente, anche con la morte se lo decreta, per dei loro misfatti, per le loro ribellioni, per la loro caparbietà di cuore. No, i credenti devono pensare solo all’amore di Dio, alla sua compassione, alla sua misericordia! E così i credenti che ascoltano costoro si fanno un’idea di Dio tutta loro personale, che riflette quella del loro pastore che amano ascoltare. E ovviamente quando costoro che sono abituati a sentire parlare solo dell’amore di Dio e della sua misericordia incontrano un credente che parla anche delle vendette di Dio, allora costui passa per un credente superstizioso, paganizzato da chissà quale idea! Fratelli, nessuno vi seduca con i suoi vani ragionamenti; investigate diligentemente le Scritture e vedrete da voi stessi che Dio è un vendicatore.

Termino questa parte dicendo questo: i comandamenti che gli apostoli hanno dato ai santi costituiscono la volontà di Dio verso i santi, che messi in pratica fanno di loro delle persone che camminano in maniera degna del Vangelo, e quindi persone che piacciono a Dio in tutta la loro condotta. Dunque nel mettere in pratica questi comandamenti si piace a Dio. E nello sprezzarli invece? Ci si costituisce dinnanzi ad essi debitori, e ci si attira l’ira di Dio, in quanto chi sprezza questi precetti sprezza non un uomo ma l’Iddio Onnipotente, il quale sappiamo che ha detto: “Quelli che mi sprezzano saranno avviliti” (1 Samuele 2:30). E come li avvilisce? Vendicandosi su di essi per la loro ribellione. Paolo è chiaro quando dice che il Signore è un vendicatore in tutte queste cose. Ma perché Dio non tollera che noi sprezziamo i suoi precetti? Perché Lui ci ha chiamati ad essere santi, e violare questi comandamenti significa venire meno alla chiamata che ci ha rivolto, facendo biasimare così la Sua dottrina e diffamare la via della verità. Badiamo a noi stessi fratelli, dunque, esaminiamo le nostre vie, per non subire la vendetta del nostro grande Iddio.