Capitolo II – Una premessa indispensabile: il segreto massonico

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Checché affermino i suoi pubblici sostenitori, la Massoneria è sempre stata e rimane una Società Segreta operante all’insaputa di tutti, tramite personaggi noti bensì, e spesso anche notissimi, ma la cui appartenenza ad essa resta circondata dal più rigoroso mistero. Costoro si incontrano in riservatissimi conciliaboli che li riuniscono al di là delle apparenti divergenze e dei contrasti anche clamorosi che appaiono al «mondo profano», per attuare piani e programmi comuni che devono restare ignoti al pubblico. Ciò è stato recentemente dimostrato dalla notoria vicenda della Loggia P2 nella quale confluivano uomini dalle più diverse e in apparenza contraddittorie etichette politiche e ideologiche. Né si dica, per favore, che la P2 era una Loggia «atipica» e «deviata». È lo stesso incontestato storico ufficiale della Massoneria, il professor Aldo Mola, ad affermare in un’intervista a Il Sabato, del 26 settembre 1992 – come sintetizza l’articolista – che la P2 «non fu una Loggia deviata, ma si dovette sacrificarla perché non si scoprisse che la vera Massoneria era coperta». Ciò, peraltro, è risultato ben chiaro a tutti in seguito alle indagini del giudice Agostino Cordova che hanno rivelato tutto un pullulare di Logge «deviate» in combutta con mafia, camorra e n’drangheta e immerse fino al collo nel «mercato» degli appalti truccati e delle tangenti. Tanto clamorose e numerose furono queste rivelazioni che – è cronaca recente – il 17 aprile 1993 il professor Giuliano Di Bernardo, fino a poco prima Gran Maestro del Grand’Oriente d’Italia, fondò una nuova «obbedienza» massonica, denominata «Gran Loggia Regolare d’Italia» per prendere le distanze – piuttosto tardivamente invero – da una organizzazione ormai ampiamente screditata. A dimostrare la gravità, l’importanza e l’essenzialità del segreto massonico, riportiamo qui da Il libro completo dei rituali massonici, pubblicato nel 1946 da Salvatore Farina (33º e massimo Grado del Rito Scozzese Antico e Accettato) parte della formula del giuramento dell’Apprendista massone, e cioè di colui che viene ammesso al primo grado della “luce” iniziatica; giuramento pronunciato di fronte ai “fratelli”, che vi assistono in piedi e con le spade in pugno ad asseverarne la gravità e l’importanza, nonché i pericoli in cui incorre l’incauto divulgatore: «”Io N.N. liberamente e spontaneamente, con pieno e profondo convincimento dell’anima, con assoluta e irremovibile volontà, alla presenza del Grande Architetto dell’Universo: prometto e giuro di non palesare giammai i segreti della Libera Massoneria; di non far conoscere ad alcuno ciò che mi verrà rivelato, sotto pena di aver tagliata la gola, strappato il cuore e la lingua, le viscere lacere, fatto il mio corpo cadavere in pezzi, indi bruciato e ridotto in polvere, questa sparsa al vento per esecrata memoria e infamia eterna; prometto e giuro di prestare aiuto e assistenza a tutti i fratelli Liberi Muratori sparsi sulla superficie della terra».

Un’altra significativa formula di giuramento massonico analoga, ma non uguale, viene riportata su Il Sabato, del 30 giugno 1990 da Giano Accame (1928-2009) che lo trae dall’Emulation Ritual, «un rituale assai diffuso dal Settecento nelle Logge inglesi» introdotto in Italia nel 1976, essendo Gran Maestro Livio Salvini, pubblicato dalle Edizioni Soc. Erasmo del Grand’Oriente d’Italia. Eccone il testo: «Al fine di impedire che le nostre arti segrete e i nostri misteri nascosti possano essere impropriamente conosciuti per colpa della mia imprudenza, io solennemente giuro di osservare questi diversi punti senza accampare pretesti, equivoci o riserva mentale di sorta, pena, violando anche solo uno di essi, di avere la mia g. t. di L, la mia 1. s. d. s. r. e s. s. 1. r. d. m. a. 1. d. b. m. o alla d. d. – u. g. d. r. dove i. f. e r. d. m. a. r. d. v. o. 24 o.». Ed eccovi, secondo la spiegazione fornita dal già citato prof. Aldo Mola, in una pubblica conferenza, il significato di quelle iniziali: .«g. t. di t. significa gola tagliata di tondo, 1. s. d. s. r. lingua strappata dalla sua radice, s. s. 1. r. d. m. seppellimento sotto la riva del mare, a. 1. d. b. m. a livello della bassa marea, d. d. – u. g. d. r. distanza di una gomena dalla riva, dove i. f. e r. d. m. a. r. d. v. o. 24 o. il flusso e riflusso della marea arriva regolarmente due volte ogni 24 ore». In quell’articolo intitolato «Calvi horror show», l’Accame osserva come la morte del banchiere italiano Roberto Calvi (1920-1982) sotto il ponte dei «Frati Neri» di Londra ricordi singolarmente questo rituale. «Infatti – egli commenta – se uno viene strozzato per impiccagione gli si spacca la gola di netto mentre la lingua fuoriesce dalla sede naturale. Il cadavere del banchiere venne trovato alla distanza di una gomena dalla riva, dove il deflusso del Tamigi si imbatte ogni giorno con il flusso delle maree. E se manca il seppellimento nella sabbia, resta pur sempre la coincidenza del fatto che l’altezza del luogo in cui è stato ritrovato il cadavere di Calvi corrisponde esattamente al livello in cui si troverebbe la sabbia se non ci fossero gli argini costruiti artificialmente. Ce n’è quanto basta per autorizzare almeno la supposizione che dietro il suicidio di Calvi, banchiere cattolico ma anche massone della Loggia P2 (giacché persino a livello ecclesiastico esistono connessioni con la Massoneria) si celi in realtà un omicidio rituale massonico. Un’ipotesi che negli stessi ambienti massonici ha circolazione. Ho anzi motivo di ritenere che alla Massoneria stessa non dispiaccia che lo si creda, a dimostrazione della sua tenebrosa potenza».

Sempre a proposito del segreto massonico, in un opuscolo senza data pubblicato a Roma nella seconda metà degli anni Cinquanta, intitolato L’essenza del segreto massonico, citato in Massoni e Massoneria di Padre Giovanni Caprile s.j. [2], si leggono queste significative parole: «La Massoneria è tutta un segreto per il mondo profano. Segreto di uomini, segreto di idee, segreto di cose e di fatti… (I nemici) hanno ragione di temere la pratica del segreto, perché è un’arma sottile e possente nelle mani della saggezza e della bontà. Li assilla costante il pensiero di questo esercito inafferrabile, i cui soldati non si sa chi siano, né quanti siano, ne dove siano, ne che facciano, né di che mezzi dispongano […]. Disorienta la loro ostilità preconcetta, l’ignorare quali cose portino fra le pieghe nascoste il suggello di una nostra volontà l’influsso di uno spirito nostro» [3]. Ancora: dal libro Geheimbünde in Tirol («Società Segreta in Tirolo»), di Helmut Reinalter [4], apprendiamo che nella Loggia massonica fondata a Innsbruck nell’autunno del 1799, in prevalenza fra studenti italiani, uno dei temi fondamentali di discussione all’atto della costituzione fu quello di stabilire «quando un membro meritasse la pena di morte per avere rivelato il segreto» [5]. In quella circostanza uno dei «Fratelli» fondatori, tale Giannini, compose un regolamento in versi in cui si leggeva: «Chi rivela il segreto estinto cada, Faccialo per nequizia o per follia; Che l’util legge solo al danno bada» [6].

A conclusione di questo argomento ricordiamo che il «segreto dell’Istituzione», a quanto ci riferisce il Dizionario massonico di Luigi Trofei [7] è uno dei Landmarks, e cioè di quei «fondamenti immutabili e immutati che fanno della Istituzione massonica quello che è, e senza i quali essa sarebbe qualcosa di completamente diverso». L’importanza di questo Landmark è tale che il «Fratello» massone viene continuamente richiamato alla sua osservanza dallo stesso segno di saluto massonico. Infatti, in un Vademecum del Libero Muratore Apprendista, pubblicato dal Saggissimo della Valle del Tevere nel 1948 e riedito quest’anno in ristampa anastatica dalle Edizioni Brenner, leggiamo queste parole:

– «Posizione all’Ordine: Per stare in piedi all’ordine si mette la mano destra sotto la gola, con le quattro dita strette e il pollice aperto in forma di squadra, e il braccio sinistro pendente lungo il corpo;

– Segno di saluto: Stando all’ordine si stende il braccio e la mano destra orizzontalmente verso la spalla destra, e si lascia poi cadere lungo il lato destro del corpo, formando così la figura di una squadra. Questo segno, detto gutturale, significa che il Libero Muratore preferirebbe avere la gola tagliata anziché mancare al suo giuramento e rivelare i segreti massonici» [8].

Il taglio della gola, decisamente, in Massoneria è una vera e propria ossessione! Questa lunga premessa serve per dire che sarebbe del tutto fuori luogo, per non dire ridicolo, pretendere di accertare e verificare l’appartenenza di una persona alla Massoneria allo stesso modo che si accertano i dati di Tizio o di Caio all’ufficio anagrafe. «Massone scoperto non serve più… Massone notorio è spesso poco utile all’idea che professa», ebbe a dire il Gran Maestro Aggiunto della Massoneria italiana G. Francocci [9]. E’ dunque evidente che la Massoneria, il cui sistema di potere e di dominio è dato, notoriamente, dalla infiltrazione nelle organizzazioni politiche, amministrative, culturali, economiche e nella stessa Chiesa, ha tutto l’interesse e a mantenere occulti i nomi dei propri adepti, e che tale interesse è tanto maggiore quanto più estraneo alla sètta è l’organismo infiltrato. Come, dunque, accertare l’appartenenza di una persona alla Libera Muratoria? A questo riguardo occorre tener presente che trattasi di una Società Segreta assai vasta: i suoi iscritti in Italia ammontano a qualche decina di migliaia, mentre in Inghilterra siamo nell’ordine delle centinaia di migliaia, e negli USA addirittura in quello dei, seppur pochi, milioni. In una struttura così estesa (vi sono Logge massoniche in tutto il mondo) e numerosa, nonostante le tremende minacce rivolte a chi viola il segreto, ma che possono essere attuate solo in casi estremi per non allarmare eccessivamente la società civile, sono inevitabili fughe di notizie. Si consideri, ad esempio, che non è affatto raro il caso di frammassoni che, pentiti, si convertono al cattolicesimo e, apertamente o per interposta persona, rivelano i segreti di cui sono venuti a conoscenza. Vi sono poi all’interno della Massoneria gravi e aspre contrapposizioni fra varie «obbedienze» – basti citare, per l’Italia, quella notissima fra la Massoneria detta «di Palazzo Giustiniani» e quella detta «di Piazza del Gesù» – e persino fra Logge. Non possiamo qui intrattenerci sulla natura e i limiti di quei dissidi, però anche la rivelazione di nomi della parte avversa può entrare nel quadro di siffatte contese. Non mancano, poi, i casi in cui, a prescindere da ogni infrazione dell’obbligo del segreto, autorità sèttarie diffondono singoli nomi o interi elenchi per dimostrare, ad esempio, l’importanza culturale o sociale della loro istituzione, o la sua insospettabilità. Fu, ad esempio, in questo ordine di idee che in un’intervista apparsa su La Stampa, del 23 marzo 1990, l’allora Gran Maestro Di Bernardo fece presente l’affiliazione massonica del presidente degli USA George Bush. Altri elenchi o nominativi possono venir diffusi da «liberi battitori» che si servono dei segreti appresi in Loggia a scopo di ricatto o per ripicche o vendette, o per altri fini personali. Non è da escludere neppure che a un certo momento e per particolari motivi le centrali del potere latomistico decidano di sacrificare un’intera Loggia o parte di essa, come un giocatore di scacchi non esita a sacrificare una pedina o un alfiere, al fine di raggiungere determinati obiettivi. È verosimile che questo sia stato anche il caso della Loggia P2. Infatti, il noto scrittore piduista Pier Carpi (1940-2000) nella sua biografia di Licio Gelli [10], definisce quello della P2 «uno scandalo calcolato e mirato preparato nella sua strategia a tavolino». Certo, comunque, si è che di queste incertezze la Massoneria si avvale spregiudicatamente anche nella ricostruzione delle vicende storiche che la videro protagonista. Così, ad esempio, mentre da un lato rivendica come creazione propria la Rivoluzione Francese, dall’altro, attraverso altri autori, la ripudia, mantenendo sempre quel clima di equivoco e di bivalenza che costituisce uno degli aspetti caratteristici del segreto massonico. Recentemente, il già citato storico ufficiale della sètta, Aldo Mola, nel suo libro Storia della Massoneria dalle origini ai nostri giorni [11], riferendosi agli «studi» di un autore contemporaneo, certo Charles Porset, nega che siano stati massoni numerosi protagonisti o precursori della Rivoluzione dell’89, e in particolare Siéyès, Condorcet, D’Alembert, Diderot e Robespierre.

In tal modo però egli contraddice quanto sempre asserito da altri autorevoli storici sèttari che indubbiamente avevano ingresso agli archivi delle Logge, inaccessibili ai «profani». Il fatto si è che l’ultimo libro del Mola è stato scritto in un frangente in cui, con le vicende della P2 e di «tangentopoli», occorreva tranquillizzare il pubblico allarmato dall’emergere del potere oscuro delle Logge, implicate nei più loschi traffici e in tenebrose mene politiche, e presentare la Massoneria come una inoffensiva associazione di velleitari priva di reale incidenza sulla vita e sui governi delle nazioni.

[2] Edizioni La Civiltà Cattolica, 1958, pag. 18.
[3] Il grassetto è dell’Autore.
[4] Athesia Ed., 1982.
[5] Cfr. H. Reinalter, Geheimbunde in Tyrol, pagg. 230-231
[6] Ibid., pag. 230.
[7] Ed. Bastogi, Foggia 1987.
[8] Cfr. Vademecum del Libero Muratore Apprendista, pagg.45 e 46. Il grassetto è nostro.
[9] Cfr. Todisco, «Le quattro Massonerie», in Il Mondo, del 18 febbraio 1950.
[10] Il Venerabile, Gribaudo e Zarotti Ed., 1993, pag. 361.
[11] Bompiani, 1992.