Il New Age – Indice > Tecniche, terapie e poteri presenti nel New Age alla luce della Parola di Dio > La meditazione
La meditazione, quella di matrice orientale si intende, è molto diffusa nel New Age. La si trova nel tai-chi-chuan (che noi tratteremo quando parleremo delle arti marziali), nell’hatha-yoga (lo tratteremo più avanti con lo yoga) uno yoga in cui la meditazione viene praticata assumendo particolari posizioni con il corpo un po’ come nel tai-chi-chuan, nel biofeedback, nel training autogeno e nell’autoipnosi (che tratteremo anch’essi più avanti) difatti hanno anch’essi al loro interno la concentrazione e la meditazione (come si può bene vedere la meditazione nel New Age è associata a diverse terapie cosiddette alternative), e nel raja-yoga (lo yoga della meditazione, che noi tratteremo quando parleremo dello yoga).
Noi qui tratteremo in particolare tre tipi di meditazione, la meditazione zen, la meditazione trascendentale e la visualizzazione creativa.
La meditazione zen (termine giapponese che significa meditazione e che è derivato dal cinese ch’an) è di matrice buddista, e si prefigge di fare raggiungere al praticante il satori, ossia l’illuminazione, che non è altro che uno stato di vuoto mentale in cui è assente ogni forma di pensiero dualista e in cui tutto diventa illusorio per il meditante. D. T. Suzuki nel suo libro Introduzione al buddismo Zen afferma riguardo al satori: ‘Da un punto di vista religioso si tratta di una nuova nascita; da un punto di vista intellettuale, dell’acquisto di un nuovo punto di vista. Ora il mondo appare come se indossasse un nuovo vestito che, nella fraseologia buddista, si chiama illusione’.[1] Tomio Hirai, un altro diffusore dello zen, nel suo libro Meditazione zen come terapia, parlando degli obbiettivi dello zen, dice che ‘obbiettivo della concentrazione Zen è quello di manifestare la natura del Buddha prima allenando la mente a concentrarsi inconsapevolmente su un oggetto prefissato, poi portandola, a poco a poco, a concentrarsi su nessun oggetto in particolare’,[2] ed ancora che ‘il metodo della meditazione contemplativa usato nello Zazen aiuta a trovare la propria realtà interiore e, a dispetto della turbolenza e della varietà della vita di tutti i giorni, consente di sapere sempre che cosa sia il proprio sé’.[3] Lo zazen è il metodo di meditare stando immobili nella posizione del loto, vale a dire seduti a gambe incrociate (va detto però che nello zen si può meditare anche in altre posizioni). Questo particolare tipo di meditazione avrebbe oltre ad effetti psichici anche degli effetti terapeutici sul corpo di chi la pratica, infatti a dire di alcuni, previene e cura delle malattie. E’ chiaro dunque il perché il New Age ha incorporato anche la meditazione zen al suo interno; perché essa permetterebbe di liberare la mente dal pensare in termini dualistici (per cui il bene e il male diventano una cosa sola, o meglio un’illusione) e di trovare e conoscere il proprio sé (che nel New Age è la scintilla divina presente in ogni uomo e che è in grado di risolvere qualsiasi problema).
La Parola di Dio insegna invece che l’uomo per essere illuminato (ossia per vedere la luce, per mettersi a camminare nella luce) deve riconoscere i propri peccati (e quindi riconoscere mentalmente di avere agito male nei confronti di Dio, cosa che lo zen esclude nella maniera più categorica perché considera il male un’illusione), pentirsi di essi e credere in Gesù Cristo. Gesù disse infatti: “Ravvedetevi e credete all’evangelo”[4] ed ancora: “Chi mi seguita non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.[5] E che porterà questa divina illuminazione nella mente dell’uomo? Forse la cessazione del pensare in termini dualistici o la consapevolezza che egli è uno con il tutto o la consapevolezza che il mondo è un illusione? Niente di tutto ciò. Colui che viene illuminato infatti non smetterà di pensare in termini dualistici, cioè quando otterrà questa illuminazione egli non farà del bene e del male una stessa cosa fino a considerarli un’illusione (come avviene nel meditante zen), perché per lui ci sarà una chiara distinzione tra ciò che è bene e ciò che è male. Anzi possiamo dire che egli tante cose che prima considerava bene le comincerà a considerare male riconoscendo che nel passato era stato accecato dalle tenebre. La sua mente non si svuoterà affatto, come avviene nel caso dello zen, ma da un lato si riempirà di pensieri giusti e buoni e dall’altro si svuoterà di tutti quei pensieri malvagi a cui egli ubbidiva prima dell’illuminazione. Quindi se di svuotamento mentale dobbiamo parlare, dobbiamo parlare dello svuotamento di pensieri malvagi e vani che avviene nell’uomo quando egli viene illuminato da Dio. Egli inoltre non si comincerà a sentire uno con il tutto come avviene nello zen, ma solo uno con tutti gli altri illuminati, cioè membro di uno stesso corpo – quello di Cristo -, e quindi uno con e in Cristo;[6] (si badi che questa unità spirituale con gli altri santi implica il riconoscimento della diversità tra i membri del corpo di Cristo perché “tutte le membra non hanno un medesimo ufficio”[7]) ma questa unione esclude nella maniera più categorica il sentirsi uno con l’universo. Un’altra cosa che non avverrà nel credente illuminato da Dio è quella di mettersi a considerare il mondo un’illusione (cosa che invece avviene nello zen), e questo perché quando Dio illumina un uomo non gli toglie né l’intelletto e neppure la logica ma glieli mantiene. E’ veramente follia davanti a Dio mettersi a considerare il mondo e tutto ciò che è in esso come mera illusione, perché la Scrittura ne parla in termini reali e non come se fossero un’illusione.
La meditazione zen è dunque un opera di Satana che con essa si impossessa della mente di tante persone, inducendoli a pensare e a considerare le cose in maniera nettamente contraria alla Parola di Dio. Guardatevi da essa, e riprovatela.
Una parola adesso sulla meditazione che devono compiere i cristiani (ossia gli illuminati). Essa non viene compiuta per giungere ad un vuoto mentale, uno stato mentale in cui il bene e il male diventano un tutt’uno, o per liberarsi dall’illusione di essere distinti dall’universo, o per giungere all’intuizione che tutto è un’illusione; perché questi obbiettivi non rientrano affatto tra quelli che si deve proporre un credente essendo degli obbiettivi falsi inventati dal diavolo. Essa va compiuta perché rientra nella volontà di Dio per noi siccome è scritto: “Meditate su tutte le sue meraviglie”[8] e altrove che è beato l’uomo “il cui diletto è nella legge dell’Eterno, e su quella legge medita giorno e notte”;[9] e siccome che rientra nella sua volontà che noi meditiamo su tutto ciò che è giusto e vero, certamente non porta a conclusioni sbagliate ma solo a conclusioni giuste in armonia con l’insegnamento della Scrittura. E oltre a ciò procura grande gioia al meditante perché lo porta a considerare la grandezza di Dio, la sua potenza e la sua sapienza che sono infinite.
La meditazione trascendentale – come dice il suo fondatore Maharishi Mahesh Yogi – è ‘il processo di portare l’attenzione al livello dell’Essere trascendentale’;[10] in altre parole – come dice sempre Maharishi Yogi – ‘una via sistematica attraverso la quale qualsiasi uomo può fare l’esperienza diretta della natura essenziale dell’Essere trascendentale assoluto’.[11] Ma chi è questo Essere Trascendentale assoluto che Maharishi chiama anche Dio e che qualsiasi uomo tramite questa tecnica può realizzare e conoscere? A questa domanda lasciamo che siano le sue parole a dare la risposta: ‘L’essere è la realtà suprema di tutto ciò che fu, è o sarà. Esso è eterno ed illimitato, la base di tutta l’esistenza fenomenica della vita cosmica; è l’origine di ogni tempo, spazio e casualità. E’ ogni inizio e ogni fine dell’esistenza, l’onnipresente eterno campo dell’onnipotente intelligenza creativa. ‘Io sono Quell’eterno Essere, tu sei Quello, e tutto questo è, nella sua natura essenziale, Quell’eterno Essere’;[12] ‘Le Upanishad ci presentano l’Essere come la realtà ultima imperitura ed eterna. Gli inni dei Veda e la Bhagavad-Gita cantano le glorie del Sè imperituro, l’Essere, la Realtà ultima, il Brahman che è il supremo, ultimo Assoluto’;[13] ‘Ogni cosa è Esso. Così lo stato della creazione è separato dall’Essere e, al tempo stesso, l’Essere è l’intera creazione. La mente è distinta dall’Essere e, al tempo stesso, la sua natura essenziale è l’Essere’.[14] E’ chiaro dunque che questo Essere risulta essere nient’altro che Brahman, il dio degli indù, di cui l’uomo è parte e con cui si deve fondere per realizzarlo. Maharishi dice che esso è di natura trascendentale e che non può essere sperimentato attraverso alcuno dei sensi; perché esso può essere sperimentato ‘nel suo stesso campo di esistenza trascendentale, o pura coscienza, dove la mente trascende tutti i campi dell’esperienza relativa e diventa una con l’Essere e, ottenendo lo stato dell’Essere, non è più mente cosciente’.[15] Ecco dunque l’obbiettivo della meditazione trascendentale di questo ‘guru’, portare la mente dell’uomo a unirsi con questo essere trascendentale; che avverrà a questo punto? ‘Quando la mente cosciente, attraverso la trascendenza, raggiunge lo stato dell’Essere, essa diventa completamente Essere. Perde la sua individualità e diventa mente cosmica’; essa diventa onnipresente e raggiunge l’eterna pura esistenza’.[16] Questo è l’effetto spirituale della meditazione trascendentale; ma ci sono anche degli effetti sul fisico, perché lo stato mentale che si viene a creare praticando questa tecnica influirebbe positivamente pure sul corpo guarendolo da alcune malattie. Questa è la ragione per cui anche la meditazione trascendentale è posta tra le terapie alternative nella Guida alla medicina alternativa. Per quanto riguarda la parte pratica di questa tecnica diciamo che essa comprende il controllo del respiro, la concentrazione su un unico pensiero, e la ripetizione del mantra ‘un suono privo di un vero e proprio significato, il cui effetto può essere molteplice e benefico’,[17] secondo Enrica Viziale. I mantra possono essere composti da una sola sillaba come ‘OM (contrazione dell’originario AUM) che, secondo le tradizioni vediche, rappresenta la triplice natura del cosmo, l’inizio, il mezzo e la fine’;[18] o anche da diverse parole. E come dice sempre la Viziale ‘i mantra contenuti negli antichi testi sacri rivelano un duplice significato; da un lato rappresentano l’invocazione di un qualche aspetto dell’Infinito (in quanto ciascun mantra è dedicato ad una deità particolare) e dall’altro racchiudono una forza interna che sviluppa le sue influenze mistiche attraverso le vibrazioni del suo suono’.[19] In altre parole questi mantra servono ad attirare l’attenzione di esseri maligni che si trovano nei luoghi celesti, perché noi sappiamo bene che dietro le diverse deità dell’induismo non ci sono altro che demoni.
E’ manifesto dunque quanto pericolosa sia questa meditazione trascendentale; essa non fa altro che attirare sull’individuo che la pratica l’attenzione di spiriti immondi, e poi lo porta a sperimentare uno stato di coscienza alterata che lo induce a pensare di essere Dio, onnipotente e onnipresente. Dietro dunque tutti questi discorsi che vogliono fare apparire questa tecnica di meditazione come salutare alla mente e al fisico si nasconde l’ennesima insidia del diavolo. Fratelli, guardatevi da essa e riprovatela. Il cristiano deve sì meditare, ma non nella maniera in cui prescrive Maharishi Yogi o per raggiungere gli obbiettivi di cui lui parla, ma in tutt’altra maniera e per altri motivi. Dice l’apostolo Paolo ai Filippesi: “Del rimanente, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri”.[20] Ma come fa il cristiano a sapere quali cose rientrano in queste categorie e quali no? Mediante lo Spirito Santo che dimora in lui. Egli gli attesta la verità. Per esempio lo Spirito Santo attesta al credente che la sacra Scrittura è verità e deve essere oggetto della sua meditazione del continuo. E di questi esempi se ne potrebbero fare molti altri. Ma per quale motivo il cristiano deve avere per oggetto dei suoi pensieri tutte queste cose di cui parla Paolo? Per piacere a Dio e rimanere in comunione con Lui. Egli non deve meditare sulle cose vere, giuste e sante per fondersi con Dio e giungere a dire di essere Dio, perché egli sa di essere una creatura che è e rimarrà sempre distinta dal suo Creatore. Egli sa che non importa quanto il cristiano medita su tutto ciò che è giusto e vero egli non diventerà mai Dio e non arriverà mai al punto di dire: ‘Io sono quell’Essere che ha creato il tutto’, perché lo Spirito Santo lo terrà sempre lontano da simili pensieri malvagi. Anzi possiamo dire per esperienza che la meditazione lo porterà a riconoscere di essere un verme, un essere infimo, così piccolo, così limitato dinanzi al suo Creatore che riempie e governa l’universo. Quindi essa lo porterà a umiliarsi dinanzi a Dio e non a innalzarsi davanti a lui. Il cristiano mentre medita può anche invocare il Signore, ringraziarlo e lodarlo; egli non ha nessun mantra, cioè nessuna formula magica su cui appoggiarsi, ma solo parole di ringraziamento e di lode che sgorgano spontaneamente dal suo cuore. E queste parole vere lo fanno sentire, mediante lo Spirito che è in lui, in comunione intima con il suo Dio; gli fanno sentire la sua presenza in maniera particolare in certi momenti.
La visualizzazione creativa è una tecnica meditativa mediante la quale con l’immaginazione – dicono i suoi sostenitori – si possono determinare ogni sorta di avvenimenti positivi, guarigione da malattie, prosperità economica, ecc. In altre parole una tecnica con cui si arriva alla consapevolezza di essere gli ‘architetti’ della propria vita, dei dèi. Shakti Gawain ha affermato: ‘La visualizzazione creativa non è solo una tecnica ma è, in ultima analisi, uno stato di consapevolezza. E’ una consapevolezza nella quale ci rendiamo conto, in un modo profondo, che noi siamo incessantemente i creatori del nostro universo, del quale siamo responsabili in ogni momento. Non c’è una separazione fra noi e Dio (…) la visualizzazione creativa è il processo di realizzare e rendere visibile, nella sfera fisica, il nostro potenziale divino’.[21] Un’altra affermazione sulla visualizzazione che fa capire in che cosa essa consiste la troviamo nel libro di Carlo Biagi Diventare sensitivi: ‘Nel corpo astrale, il desiderio di raggiungere un obbiettivo, rafforzato dalla visualizzazione, accumula un forte potere energetico che attirerà il risultato desiderato come un magnete. Dobbiamo pensare che il pensiero è una forma energetica e come tale è in grado di attirare energie con la stessa frequenza. Sul piano astrale esso ha un potere ideoplastico, cioè crea istantaneamente l’immagine di ciò che è stato ideato, portando l’energia necessaria per realizzare il proposito anche sul piano materiale (…) Visualizzare significa dunque agire sull’astrale, ma anche sulla propria psiche, per renderci autori della nostra vita’.[22] Questi sono i principi occulti su cui si basa la visualizzazione. La visualizzazione nel New Age è spesso accompagnata da affermazioni positive; cosicché chi è malato viene incitato a dire di essere pieno di salute, chi ha problemi finanziari a dire di avere a sua disposizione tutto l’argento e l’oro di questo mondo e così via. In sostanza le persone che hanno problemi sono portati a considerare la malattia, la povertà e altri problemi come illusioni, irrealtà, false idee della loro mente, che per essere fatte sparire devono essere negate sia con la mente che con le parole: le cose reali sono solo l’abbondanza, la salute, le cose positive. Purtroppo queste tecniche di autosuggestione hanno fatto breccia pure tra il popolo di Dio causando gravi danni. Ci sono infatti diversi predicatori che scorrazzano in mezzo alle chiese i quali insegnano ai credenti a visualizzare e a fare affermazioni positive esattamente come fanno i sensitivi. Se hanno bisogno di essere guariti i credenti sono chiamati a visualizzarsi sani e a dire di essere in buona salute; se hanno bisogno di denaro sono chiamati a visualizzare il denaro di cui hanno bisogno loro o il loro portafoglio pieno di soldi e a dire di avere a disposizione tutto il denaro di questo mondo perché è scritto che a Dio appartiene l’argento e l’oro, o a parlare al proprio portafoglio!!
Ma il credente non deve ricorrere affatto a queste tecniche perché egli deve semplicemente pregare Dio con fede chiedendogli quello di cui ha bisogno. Non gli è richiesto da Dio nessuno sforzo mentale come il mettersi a concentrare su quello di cui ha bisogno o a immaginare di trovarsi nella situazione opposta, ma solo fede. L’immaginazione è certamente una cosa che noi disponiamo, ma a noi non è richiesto di immaginare di essere fuori dalla distretta in cui ci troviamo per uscirne, ma ci è richiesto solo di invocare (con fede e in verità) il Signore secondo che è scritto: “Invocami nel giorno della distretta, e io te ne trarrò fuori”.[23] E’ Dio dunque che cambia la realtà attorno a noi e non la nostra mente; è la fede nel suo nome che ci libera da tutte le nostre distrette e non la nostra capacità mentale. State attenti fratelli; badate a voi stessi; perché questa tecnica della visualizzazione (chiamata pure del pensare o del pensiero positivo) accompagnata dal parlare positivo non ha nulla a che fare con le vie di Dio; è una via dell’uomo che non si attiene alla verità in quanto induce il visualizzatore a considerarsi padrone del suo destino, creatore della sua realtà e così via. In altre parole lo porta a mettersi sullo stesso piano di Dio e ad attirarsi l’ira di Dio.
Alla fine di questa sezione dedicata alla meditazione vogliamo dire questo. Come si può ben vedere il diavolo che è il seduttore di tutto il mondo cerca usandosi di questi tipi di meditazione di tenere le persone lontane da Dio; la cosa è evidente come la luce del sole, perché in tutti i tre tipi di meditazione sopra visti, il meditante è indotto a pensare erratamente, in una maniera che lo innalza contro Dio e non lo porta alla conoscenza di Dio. Il diavolo dunque attacca l’uomo a livello mentale per mantenerlo sulla via della perdizione. Ma Dio nella sua grande misericordia ancora oggi dà a molti il ravvedimento, cioè un nuovo modo di pensare, per portarli vicini a sé e farsi conoscere da loro. Questo modo di pensare che procede da Dio consiste nel riconoscersi peccatori perduti aventi bisogno della salvezza di Dio e questo implica il dispiacere per avere offeso Dio con i propri pensieri e atti. Quindi, mentre da un lato il diavolo tiene prigioniere molte anime facendogli seguire un modo errato di pensare, dall’altro Dio libera molte anime dalla sua potestà dandogli un nuovo modo di pensare, cioè il ravvedimento. A Lui sia la gloria in Cristo Gesù ora e in eterno. Amen.
[1] D. T. Suzuki, Introduzione al buddismo Zen, Roma 1970, pag. 96↩
[2] Tomio Hirai, Meditazione Zen come terapia, 3 ed., Como 1988, pag. 71↩
[3] Tomio Hirai, op. cit., pag. 81↩
[4] Mar. 1:15↩
[5] Giov. 8:12↩
[6] Gal. 3:28↩
[7] Rom. 12:4↩
[8] Sal. 105:2↩
[9] Sal. 1:2↩
[10] Maharishi Mahesh Yogi, La scienza dell’Essere e l’arte di vivere, Roma 1970, pag. 40↩
[11] Maharishi Mahesh Yogi, op. cit., pag. 38↩
[12] Ibid., pag. 19↩
[13] Ibid., pag. 26↩
[14] Ibid., pag. 33↩
[15] Ibid., pag. 32-33↩
[16] Ibid., pag. 47↩
[17] Enrica Viziale, Meditazione Trascendentale, Torino 1979, pag. 30↩
[18] Enrica Viziale, op. cit., pag. 31↩
[19] Ibid., pag. 30↩
[20] Fil. 4:8↩
[21] Shakti Gawain, Creative Visualization (Visualizzazione creativa), New York 1982, pag. 120↩
[22] Carlo Biagi, Diventare Sensitivi: le tecniche per sviluppare il potenziale psichico: telepatia, chiaroveggenza, medianità, autoguarigione, Milano Sonzogno 1994, pag. 45↩
[23] Sal. 50:15↩