La Chiesa Cattolica Romana – Indice > I sacramenti > L’ordine > La gerarchia ecclesiastica romana a confronto con la Scrittura
Che dice la Scrittura? Conferma o smentisce questa gerarchia ecclesiastica esistente in seno alla chiesa romana? Innanzi tutto essa dice che in seno alla Chiesa non c’é nessuna casta dominante suddivisa in gradi gerarchici come c’é tra i Cattolici e le religioni orientali, perché tutti i credenti, benché abbiano dei doni differenti secondo la grazia che Dio ha dato loro, hanno uguale importanza davanti a Dio. Nessuno infatti può dire di essere tenuto da Dio in maggiore considerazione di un altro. A conferma di ciò vi ricordo che Paolo ai Galati, parlando di coloro che godevano di particolare considerazione fra la Chiesa (cioè Giacomo, Cefa e Giovanni), dice: “Quali già siano stati a me non importa; Iddio non ha riguardi personali”.[1] Come ho detto prima i credenti hanno dei doni differenti, e questo perché “il corpo non si compone di un membro solo, ma di molte membra”[2] che hanno delle funzioni diverse a secondo della misura del dono largito da Cristo.
Vediamo quindi quali siano gli uffici stabiliti da Dio nella sua Chiesa: Paolo dice ai Corinzi: “Dio ha costituito nella Chiesa primieramente degli apostoli; in secondo luogo dei profeti; in terzo luogo de’ dottori; poi, i miracoli; poi i doni di guarigione, le assistenze, i doni di governo, la diversità delle lingue”,[3] ed agli Efesini: “Ed é lui che ha dato gli uni, come apostoli; gli altri, come profeti; gli altri, come evangelisti; gli altri, come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministerio, per la edificazione del corpo di Cristo”.[4]
Gli apostoli sono coloro che vengono mandati dallo Spirito Santo a predicare in altre nazioni,[5] essi fondano delle chiese e fanno eleggere per ciascuna Chiesa degli anziani.
I profeti sono coloro che hanno ricevuto il dono di profezia e dei doni di rivelazione (che sono: dono di parola di sapienza, dono di parola di conoscenza, e dono del discernimento degli spiriti).
I dottori sono coloro che insegnano accuratamente le dottrine contenute nella Scrittura.
Gli evangelisti[6] sono coloro che vanno di città in città ad annunziare l’Evangelo con i doni di guarigioni, e cacciano i demoni nel nome di Gesù.
I pastori sono coloro che devono pascere il gregge di Dio, assieme agli anziani (che vengono chiamati in greco presbyteros e corrispondono ai vescovi);[7] essi si prendono cura delle pecore e le ammaestrano.
I diaconi,[8] sono preposti a svolgere servizi assistenziali di vario genere a pro dei pastori e degli anziani e dei poveri e delle vedove. Essi non devono avere la capacità di insegnare per ricoprire questo ufficio, e perciò questo ufficio può essere ricoperto anche da delle donne.
Come potete vedere non sono menzionati né l’ostiariato, né il lettorato, né l’esorcistato, né l’accolitato, e neppure il suddiaconato, e neppure il cardinalato, e meno che meno il papa.
Per quanto riguarda poi il presbiterato cattolico occorre dire che esso non è quello della Scrittura, perché oltre alle ragioni sopra esposte, la Scrittura non fa distinzione tra presbiteri e vescovi; infatti i vescovi sono i presbiteri, e i presbiteri sono i vescovi. Quindi anche questi termini, quando usati dai teologi cattolici, non si riferiscono all’ufficio di cui parla la Scrittura. Per quanto riguarda il diaconato bisogna dire una cosa simile; il nome dell’ufficio è scritturale, ma, oltre a dire che i loro diaconi sono increduli come i loro preti, i diaconi cattolici non adempiono affatto le funzioni che deve esercitare un vero diacono. Basta ricordare che devono servire il sacerdote nella messa solenne per rendersi conto che divario esista tra il diaconato biblico e quello del cattolicesimo.
[1] Gal. 2:6↩
[2] 1 Cor. 12:14↩
[3] 1 Cor. 12:28↩
[4] Ef. 4:11,12↩
[5] Il termine greco apostolos significa ‘messaggero’.↩
[6] Evangelista deriva dal greco euaggelistes che significa ‘portatore di buone notizie’.↩
[7] Il termine anziano (in greco presbyteros) sta ad indicare l’età matura del credente, mentre il termine vescovo l’ufficio che egli ricopre perché la parola greca episkopos significa ‘sorvegliante’ o ‘guardiano’.↩
[8] Il termine deriva dal greco diakonos che significa ‘servitore’.↩