Per coloro che credono in Gesù la cancellazione dei peccati avviene subito e non è rimandata al futuro

Gli Avventisti del Settimo Giorno – Indice  >  La purificazione del santuario e il giudizio investigativo  >  La purificazione del santuario  >  Per coloro che credono in Gesù la cancellazione dei peccati avviene subito e non è rimandata al futuro

Come abbiamo visto, Ellen G. White non affermò solo che Gesù fino al 1844 rimase nel luogo santo del santuario celeste ma anche che durante diciotto secoli ‘il sangue di Cristo ha perora­to in favore dei credenti pentiti, ha loro assicurato il perdono e l’accettazione da parte del Padre; però i loro peccati sono rimasti scritti nei libri’.[1] Detto in altre parole Gesù, prima del 22 ottobre 1844, perdonava ma non poteva cancellare i peccati di coloro che si pentivano dai loro peccati e credevano in lui. E questo perché la cancellazione dei loro peccati avverrà alla fine del ‘grande giorno delle espia­zioni’, cominciato nel 1844 (mediante il giudizio investigativo). Ecco come sempre Ellen G. White si espresse: ‘Il sangue di Cristo, mentre poteva liberare il peccatore pentito dalla condanna della legge, non cancellava il peccato che rimaneva nel santuario fino all’espiazione finale…’.[2]

Questo è falso perché sminuisce l’efficacia del sangue prezioso di Cristo sparso da lui sulla croce del Golgota. Nessuno v’inganni fratelli; quando Gesù Cristo mediante il suo sangue rimetteva i peccati a coloro che si pentivano e credevano in lui i loro peccati venivano automaticamente cancellati sia dalla loro coscienza che dai libri celesti; e quindi anche i credenti vissu­ti prima del 1844 quando si pentirono ricevettero la cancellazio­ne dei loro peccati dai libri dove essi erano registrati. Se così non fosse stato sarebbe stata annullata la promessa che Dio fece tramite Geremia, e che lo scrittore agli Ebrei riprende, la quale dice: “E non mi ricorderò più de’ loro peccati e delle loro iniquità”,[3] come anche quella che Dio ha fatto al suo popolo tramite Ezechiele dicendo: “V’aspergerò d’acqua pura, e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli…”.[4] E sarebbero pure state annullate queste parole di Isaia: “Io ho fatto sparire le tue trasgressioni come una densa nube; e i tuoi peccati, come una nuvola”.[5] E poi, se fosse stato così prima del 1844, come dice Ellen G. White, come avrebbe potuto Paolo dire ai Colossesi: “Voi, dico, Egli ha vivificati con lui, aven­doci perdonato tutti i falli, avendo cancellato l’atto accusatore scrit­to in precetti…”,[6] e Giovanni dire: “Il sangue di Gesù, suo Figliuolo, ci purifica da ogni peccato”?[7]

Qualcuno forse domanderà: ‘Ma questa impossibilità da parte di Cristo di cancellare i peccati di coloro che credono in lui esiste anche dopo il 22 ottobre 1844? Sì, per gli Avventisti Gesù ancora non ha cancellato i peccati di tutti coloro che hanno creduto in lui, e non può cancellare quelli di coloro che credono in lui. Ascoltate quello che disse la White: ‘Come anticamente i peccati del popolo venivano deposti per fede sulla vittima espiatoria, e per mezzo del sangue trasferiti simbolicamente nel santuario terrestre, così nel nuovo patto i peccati della persona pentita sono posti per fede su Cristo e trasferiti nel santuario celeste’.[8] In Questions on Doctrine questa dottrina è confermata in questi termini: ‘La reale cancellazione del peccato (The actual blotting out of sin), quindi, non potrebbe avere luogo nel momento quando un peccato è perdonato, perché susseguenti opere e attitudini possono intacca­re la decisione finale. Invece, il peccato rimane registrato (on the record) fino a quando la vita non è completa – infatti, le Scritture indicano che esso rimane fino al giudizio’.[9] Ma allora quando verranno cancellati i peccati ai credenti secondo gli Avventisti? Quando essi saranno approvati dopo il giudi­zio investigativo: ecco cosa si legge in Questions on Doctrine: ‘Quando Cristo porta un caso nella corte celeste, non c’è la minima possibilità che egli perda, perché Egli conosce tutti i fatti, ed Egli è capace di applicare il rimedio. Quando Egli confessa davanti a Dio e ai santi angeli che il peccatore peniten­te è vestito con la veste del suo carattere senza macchia (questa è la veste bianca che gli sarà data), nessuno nell’uni­verso può negare a quell’uomo salvato l’entrata nel regno eterno di giustizia. Allora, certamente, è il tempo per i suoi peccati di essere cancellati per sempre…’.[10] La White disse che la cancellazione dei peccati avverrà alla fine del giorno dell’espiazione cominciato nel 1844, e difatti affermò: ‘Allora, per virtù del sangue espiatorio di Cristo, i peccati di coloro che si sono sinceramente pentiti saranno cancellati dai libri del cielo. Il santuario sarà così liberato, purificato dal ricordo del peccato (…) nella purificazione finale i peccati di coloro che si sono pentiti sinceramente saranno cancellati dai registri del cielo, per non essere più ricordati o rievocati (…) L’opera di Cristo per la redenzione dell’uomo e la purificazione dell’universo dal peccato terminerà con il trasferimento del peccato dal santuario celeste a Satana, che ne porterà tutte le conseguenze’.[11]

No, non è affatto così perché la Scrittura attesta che quando noi abbiamo creduto in Cristo non solo siamo stati perdonati da Cristo ma anche che Cristo ha cancellato le nostre iniquità mediante il suo sangue; essa infatti dice in Isaia: “Io ho fatto sparire le tue trasgressioni come una densa nube, e i tuoi peccati, come una nuvola…”;[12] e nei Salmi: “Quanto è lontano il levante dal ponente, tanto ha egli allontanato da noi le nostre trasgressio­ni”.[13] Quindi non è affatto scritturale la dottrina avventista secondo la quale c’è differenza tra ottenere il perdono dei peccati e ottenere la cancellazione dei peccati perché il perdono si ottiene per fede quando si crede mentre la cancellazione dei peccati si otterrà quando sarà terminato il giudizio investigati­vo. La ragione è – e questo lo ribadiamo con forza – perché sono due cose che si ottengono contemporaneamente quando ci si ravvede e ci si conver­te a Cristo infatti è scritto che Pietro disse un giorno ai Giu­dei: “Ravvedetevi dunque e convertitevi, onde i vostri peccati siano cancellati…”.[14] Queste parole di Pietro annullano in maniera netta le pretese degli Avventisti. Egli non disse ‘onde i vostri peccati siano cancellati più in avanti’ ma “onde siano cancellati” e basta, il che lascia capire chiaramente che quando ci si ravvede e converte a Cristo egli ci cancella all’istante i nostri peccati senza minimamente differirne la cancellazione. Ma ci sono degli Avventisti che tuttora citano le suddette parole di Pietro come sono state tradotte nella King James Version (Versione di Re Giacomo) e cioè: “Repent ye therefore, and be converted, that your sins may be blotted out, when the times of refreshing shall come from the presence of the Lord” ossia: “Pentitevi e convertitevi affinché i vostri peccati siano cancellati quando verranno i tempi di refrigerio dalla presenza del Signore”.[15] Ma questa traduzione non è corretta perché il greco non dice ‘quando’ verranno i tempi di refrigerio ma ‘affinché’ vengano i tempi di refrigerio.

Badate a voi stessi fratelli, perché questa distinzione tra il perdono dei peccati e la loro cancellazione che fanno gli Avventisti tende a fare dubitare il credente della sua salvezza. Nessuno v’inganni.

Come potete vedere l’introduzione di questa dottrina della puri­ficazione del santuario celeste cominciata nel 1844, ossia del giorno dell’espiazione cominciato nel 1844, ha portato i suoi inven­tori e sostenitori ad introdurre di conseguenza altre strane dottrine che contrastano la verità. E badate che gli Avventisti, nel sostenere queste dottrine, fanno un abile uso delle Scritture; per cui è necessario conoscerle bene al fine di comprendere la falsità che si nasconde dietro queste loro dottrine. Questa loro dottrina sul santuario dunque ci insegna alcune cose che noi dobbiamo sempre tenere presente quando studiamo le Scritture e che sono le seguenti: primo, studiarsi di non volere cominciare a stabilire date e tempi circa le cose a venire facendo calcoli aritmetici tramite i numeri che si trovano nella Scrittura; secondo, che dobbiamo stare attenti ai sensi allegorici dati da alcuni ad eventi, persone, e simboli perché sono arbitrari e perciò essi non trova­no conferme nelle Scritture; e terzo, che un abisso chiama un altro abisso, ossia una falsa dottrina ne trascina con sé sempre un’altra, o come dice la Scrittura: “Un po’ di lievito fa lievita­re tutta la pasta”.[16]

 


[1] Ellen G. White, Il gran conflitto, pag. 308

[2] Ellen G. White, Conquistatori di pace, Impruneta Firenze, 1985, pag. 276

[3] Ebr. 10:17

[4] Ez. 36:25

[5] Is. 44:22

[6] Col. 2:13-14

[7] 1 Giov. 1:7

[8] Ellen G. White, Il gran conflitto, pag. 309

[9] Questions on Doctrine, pag. 441

[10] Ibid., pag. 442

[11] Ellen G. White, Conquistatori di pace, pag. 276-277

[12] Is. 44:22

[13] Sal. 103:12

[14] Atti 3:19

[15] Le stesse parole di Pietro che vengono citate dai Mormoni per sostenere che il perdono dei peccati non si ottiene sempre immediatamente mediante la fede in Cristo.

[16] 1 Cor. 5:6