Sotto la grazia è sbagliato ordinare ai credenti di pagare la decima

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Ora, facciamo una breve premessa prima di passare a dimostrare che gli Avventisti hanno torto nel parlare in questa maniera a proposito della decima. Noi non siamo contro il comandamento di pagare la decima che Dio diede ad Israele, perché esso è giusto; ma siamo contro l’applicazione di questo comandamento in seno alla Chiesa sotto la grazia. Siamo contro l’imposizione del pagamento della decima di tutte le entrate solo per questa ragione; perché Gesù prima, e poi gli apostoli, non ci hanno ordinato di pagarla come veniva pagata invece sotto la legge. Non siamo però contro il pagamento della decima da parte di un credente quando questo è frutto di un suo voto a Dio. Perché dunque errano gli Avventisti quando sostengono che dalle parole di Gesù e da quelle di Paolo relativamente alla mercede che è degno di ricevere l’operaio del Signore si evince che anche sotto il Nuovo Patto i credenti devono dare la decima per soste­nere coloro che annunziano l’Evangelo? Perché questo ragionamento non trova nessun riscontro nelle Scritture anzi trova una chiara smentita. Cominciamo a parlare di Gesù; ora il Signore Gesù quando lasciò il suo lavoro di falegname per darsi alla predica­zione del Vangelo di Dio cominciò a vivere del Vangelo; in che maniera? Egli secondo quello che dice Luca era assistito da molte donne mediante i loro beni.[1] Ma Gesù non impose mai ai suoi disce­poli Giudei di dargli la decima delle loro entrate; perché egli sapeva che secondo la legge erano i Leviti che avevano il diritto di riscuotere le decime del popolo in cambio del loro servizio nel tempio (e lui non era né Levita e non serviva neppure nel tempio). Avrebbe potuto prendere il comandamento relativo alla decima e farlo proprio per provvedere ai bisogni suoi e quelli dei suoi apostoli mandati da lui a predicare, ma egli si astenne dall’agire così perché sapeva che così facendo avrebbe agito disonestamente. Certo Gesù esortò a dare per l’opera di Dio ma non come fanno gli Avventisti tramite la decima, ma in un’altra maniera; egli disse: “Date, e vi sarà dato”,[2] quindi senza stabili­re nessuna percentuale. Anche per quanto riguarda Paolo bisogna dire che dalle sue parole sul diritto nel Vangelo e dall’esempio che egli stesso ci ha lasciato non emerge nella maniera più assoluta che egli applicas­se l’ordine di dare la decima delle entrate alle Chiese al fine di pagare i ministri di Dio. Nelle sue parole ai Corinzi, a proposito del diritto nel Vangelo che hanno coloro che annunziano l’Evangelo, egli ricorda ai santi che anche sotto la legge coloro che esplicavano il loro servizio nel tempio e presso l’altare viveva­no di ciò che veniva portato nel tempio, e quindi anche delle decime, e di ciò che veniva offerto sull’altare.[3] Ma questo Paolo lo ha fatto per spiegare che come sotto la legge Dio aveva ordinato agli Israeliti di sostenere i Leviti e i sacerdoti (i quali esplicavano un servigio sacro a pro del popolo) con i loro beni,[4] così anche sotto la grazia Dio ha ordinato ai membri della sua Chiesa di sostenere con i loro beni materiali i suoi ministri che annunziano l’Evangelo. E non per imporre il pagamento della decima ai santi perché non era affatto questo lo scopo del suo discorso. E che Paolo non impose mai il pagamento della decima per il sostentamento dei ministri di Dio emerge anche da quello che dice ai Galati; “Colui che viene ammaestrato nella Parola faccia parte di tutti i suoi beni a chi l’ammaestra”.[5] Notate infatti che i credenti sono chiamati a far parte di tutti i loro beni a coloro che li ammaestrano; quindi in una misura differente da come erano chiamati gli Israeliti sotto la legge nei confronti dei Leviti che li ammaestravano nella legge di Mosè. E badate che queste parole le scrisse un uomo che era stato un Fariseo, e quindi un Giudeo che conosceva bene il precetto sulla decima. Quindi Paolo ha sì ordinato ai credenti di dare una paga a coloro che li ammaestrano perché essi ne sono degni, ma non ha detto che la maniera per pagarli è quella di dare la decima. Anche in questo dunque egli imitò Gesù Cristo.

Ma ai conduttori di fra gli Avventisti non gli importa nulla di imitare Gesù e l’apostolo Paolo in questo infatti prendono il precetto sulla decima e lo impongono con insisten­za alle persone. Perché questo? I motivi sono diversi. Ci sono coloro che amano il denaro e che hanno trovato nella decima un espediente per estorcere il denaro sia ai poveri e sia ai ricchi. E per fare apparire l’estorsione un’esortazione a dare per l’opera di Dio fanno uso di quei versetti sulla decima che ci sono nell’Antico Patto, soprattutto con quelli molto noti di Malachia: “L’uomo dev’egli derubare Iddio? Eppure voi mi derubate. Ma voi dite: ‘In che t’abbiam noi derubato? Nelle decime e nelle offerte. Voi siete colpiti di maledizione, perché mi derubate, voi, tutta quanta la nazione”.[6] E molti, impauriti dalle parole di Malachia che essi ripetutamente gli citano per spingerli a dare la decima, si lasciano ingannare dalle loro parole e gli riempiono le casse di denaro. Essi usano anche i passi che parlano della decima esistenti nel Nuovo Patto soprattutto quello di Matteo: “Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta e dell’ane­to e del comino, e trascurate le cose più gravi della legge: il giudicio, e la misericordia, e la fede. Queste son le cose che bisognava fare, senza tralasciar le altre”;[7] non badando però al fatto che quelle parole Gesù le rivolse a dei Giudei che secondo la legge non dovevano solo pagare la decima delle loro entrate ma dovevano anche circoncidere i loro figli, osservare tutte le feste istituite da Dio, ed altre cose. Per loro però Gesù con quelle parole “senza tralasciare le altre” volle dire che bisognava non tralasciare solo la decima; e così essi tralasciano la circoncisione nella carne dei loro figli, tralasciano di celebra­re la Pasqua, la Pentecoste, la festa delle Capanne, la festa delle espiazioni come dice la legge, e tanti altri precetti della legge. Perché questo? Perché non osservano tutte queste altre cose? Perché la circoncisione e le feste giudaiche vengono da loro reputate (giustamente) ombre di cose che dovevano avveni­re, ma non così la decima. Anche il passo agli Ebrei: “E poi, qui, quelli che prendon le decime son degli uomini mortali; ma là le prende uno di cui si attesta che vive”;[8] viene preso dai conduttori avventisti per sostenere l’imposi­zione della decima. Ma come potrete accorgervi da voi stessi leggendo il contesto in cui esso si trova, esso non dice che i Cristiani d’allora pagavano la decima per sostenere i ministri di Dio che annunziavano il Vangelo, ma piuttosto che gli Ebrei pagavano le decime ai Leviti in base alla legge di Mosè; ossia che i figli di Levi che ricevevano il sacerdozio avevano l’ordine di prendere le decime dai loro fratelli.

Ma tra gli Avventisti ci sono pure coloro che impongono la decima non perché amano il denaro ma perché la decima è parte integrante della dottrina Avventista e perciò, anche se nutrono alcuni dubbi sulla legittimità della sua imposizione sotto la grazia, essi la devono insegnare per non passare da ribelli. Preferirebbero non imporla ma ricevono forti pressioni affinché la impongano.

Che cosa ha portato l’imposizione della decima nel seno degli Avventisti? Ha portato angoscia e preoccupazione in quelle anime che per attenersi scrupolosamente a questo comandamento e non essere colpiti dalla maledizione divina che gli viene prospettata in caso di mancato pagamento, si studiano di versare fino all’ul­timo centesimo ogni loro decima. E per fare questo si trovano costretti a registrare o tenere a mente ogni minima entrata. Il giogo per loro è veramente opprimente; non è più quel giogo dolce di cui ha parlato Gesù ma un giogo pesante. Diversi credenti che prima di unirsi ai santi erano in questa setta hanno raccontato che per loro il dover pagare l’esatta decima su ogni entrata era diventata un giogo troppo pesante da portare, una specie di incubo; da cui si sono sentiti liberi solo quando hanno abbando­nato gli Avventisti.

 


[1] Cfr. Luca 8:1-3

[2] Luca 6:38

[3] Cfr. 1 Cor. 9:13

[4] Cfr. Num. cap. 18

[5] Gal. 6:6

[6] Mal. 3:8-9

[7] Matt. 23:23. La White commentando queste parole dice che ‘Gesù ha riconosciuto che il pagamento della decima è un dovere” (Ellen G. White, La speranza dell’uomo, Firenze 1990, pag. 439).

[8] Ebr. 7:8