L’anima e il dopo la morte

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La dottrina avventista

L’anima è l’essere umano nella sua interezza.

Gli Avventisti del settimo giorno, come anche i cosiddetti Testi­moni di Geova, negano in maniera esplicita l’esistenza di un’ani­ma immortale all’interno del corpo umano. ‘Alla creazione l’uomo è stato dotato dell’immortalità condizionata; non crediamo che l’uomo possegga un’innata immortalità o un’anima immortale’.[1] E nel Dizionario di dottrine bibliche alla voce ‘anima’ troviamo scritto: ‘Ebr: Néfesh, gr: Psyché (….) Antico Testamento (…) Molte volte ‘anima’ designa semplicemente l’essere vivente con le sue passioni e le sue emozioni e spesso si può tradurre con un pronome personale (…) néfesh designa l’essere vivente (…) Da tutto ciò che abbiamo detto risulta evidente che al pensiero dell’AT è total­mente estranea l’idea (greca) di un dualismo anima-corpo, cioè l’idea di un’anima spirituale e immortale, rinchiusa nel corpo, che si stacca da questo al momento della morte: secondo l’AT l’uomo non ‘ha’ un’anima, ma ‘è’ un’anima. In effetti, la néfesh è l’essere umano totale e quindi essa muore! (…) Nuovo Testamento. Il significato di psyché nel NT è equivalente a quello di néfesh nell’AT (…) E’ da notare tra l’altro l’uso di psyché nel senso di ‘persona’ in Atti 2:41: ‘circa tremila anime’…’.[2] Come potete vedere da voi stessi gli Avventisti identificano l’anima con il corpo e negano che essa sia una parte dell’essere differente dal corpo che al momento della morte si diparte da esso.

Con la morte l’essere umano entra in uno stato di incoscienza.

Gli Avventisti oltre a sostenere che l’uomo non possiede un anima immortale sostengono che l’uomo quando muore entra in uno stato di incoscienza. Per loro con la morte la persona si addormenta ed entra in un profondo sonno in attesa della risurre­zione; questo vale sia per i giusti che per i peccatori. Il loro venticinquesimo articolo di fede dice: ‘Il salario del peccato è la morte. Dio, però che solo è immortale, accorderà la vita eterna ai suoi redenti. Fino a quel giorno, la morte è uno stato di inconsapevolezza per tutti…’,[3] e nel loro Dizionario alla voce ‘morte’ si legge: ‘La morte è un ‘addormentarsi’ (…) I morti non comunicano con il mondo dei vivi (Eccl 9:6). Essi dormono, sono in uno stato di incoscienza, ‘non conoscono nulla’ (Eccl 9:5)’.[4] La White a tale proposito affermò: ‘Per il cristiano la morte è soltanto un sonno, un riposo nel silenzio e nell’oscurità’.[5] Ella infatti asseriva: ‘La dottrina dello stato cosciente dei morti si basa sull’errore dell’immortalità naturale, essa (…) è contraria all’insegnamento delle Scritture….’.[6]

 


[1] G. De Meo op. cit., pag. 27. La White disse che ‘la teoria dell’immortalità naturale dell’anima è una di quelle dottrine che Roma attingendola dal paganesimo, ha incorporato nella religione cristiana’ (Il gran conflitto, pag. 401).

[2] Dizionario di dottrine bibliche, pag. 17,18, 20

[3] G. De Meo, op. cit., pag. 237

[4] Dizionario di dottrine bibliche, pag. 252,253. Facciamo notare che dato che gli Avventisti negano l’esistenza di un anima all’interno del corpo umano definire questa loro dottrina sonno dell’anima è improprio perché in effetti non si può dire che per loro l’anima dell’uomo dorme ma si deve dire che l’uomo cessa di esistere fino alla risurrezione perché l’anima – che per loro è l’essere umano – muore.

[5] Ellen G. White, La speranza dell’uomo, pag. 561

[6] Ellen G. White, Il gran conflitto, pag. 398.