Il denominazionalismo è dannoso; ma ciononostante Dio fino alla fine avrà in seno alla varie denominazioni degli eletti destinati ad ottenere salvezza

Le Chiese Pentecostali Antitrinitarie (I ‘Gesù solo’) e i Branhamiti – Indice > I Branhamiti > La Sposa di Cristo e la Chiesa  >  Confutazione  –  Il denominazionalismo è dannoso; ma ciononostante Dio fino alla fine avrà in seno alla varie denominazioni degli eletti destinati ad ottenere salvezza

Branham voleva che i credenti dessero ascol­to a lui e uscissero dalle loro denominazioni per scampare all’ira di Dio; questo era il suo messaggio perché secondo lui le denominazioni protestanti saranno distrutte da Dio essendo le figlie della grande meretrice che è la chiesa cattolica romana.[1] Che dire di ciò? Da un lato diciamo che siamo d’accordo che uscire dalla denominazione (precisiamo che per denominazione intendiamo ogni raggruppamento di chiese evangeliche che ha cercato ed ottenuto il riconoscimento dello Stato – per ottenere il quale bisogna organizzarsi come dice lo Stato – per potere adempiere ‘legalmente’ e con tutti i vantaggi offerti dallo Stato i loro doveri, tra cui quello di predicare il Vangelo e di compiere opere buone a favore di terzi) per fondare una Chiesa libera dallo statuto della denominazione che contrasta in molti punti la verità e che ha finito inevitabilmente col paralizzare l’opera di Dio (cosa che era facilmente prevedibile) è cosa giusta, dall’altro però diciamo che non è giusto che qualcuno cominci a dire – come faceva Branham – di esser il messaggero di Dio e che chi vuole salvarsi deve dare retta a lui e uscire dalle denominazio­ni. Se alcuno vuole uscire dalla denominazione perché è giunto alla conclusione per la grazia di Dio che in seno ad essa come ministro di Dio non si può servire Dio con una pura coscienza perché il sistema che c’è alla base di essa è perverso e lo trascina ad agire disonestamen­te, esca, ma col proposito di volersi consacrarsi maggiormente al Signore e di piacere a lui anziché agli uomini; se poi non è un ministro del Vangelo e vuole uscirsene per unirsi ad una chiesa che non fa parte di una denominazione (ma che si attiene alla sana dottrina in parole e in opere, e non una che si definisce ‘libera’ perché non è sotto lo statuto di una denominazione ma nello stesso tempo è piena di disordine perché schiava assieme ai suoi conduttori di ogni sorta di concupiscenza mondana) perché insoddisfatto di come vanno le cose (cioè vede che le cose vanno di male in peggio e non migliorano perché i capi distruggono il sentiero per il quale deve camminare il popolo di Dio per crescere spiritualmente) ed è scandalizzato dalla condotta dei suoi conduttori faccia lo stesso. Ma lungi da lui mettersi al seguito di quei cianciatori che spacciandosi o per il messag­gero di Dio per la Chiesa di questi giorni o per qualche cosa altro di grande cercano di portare dietro a loro i discepoli del Signore. Perché questo significherebbe rimanere sedotti dalle loro ciance e cadere in una trappola del nemico. Prendiamo per esempio Branham: insegnava cose perverse, per lui c’era solo Gesù, la persona del Padre e dello Spirito Santo non c’erano, la divinità era solo un’unica persona: insegnava che per nascere di nuovo occorreva ricevere il battesimo con lo Spirito Santo e che quando lo si riceve non ci si mette a parlare in altre lingue, che il battesimo nel nome delle Tre Persone era invalido, che l’uomo può risposarsi mentre sua moglie è ancora viva; certamente chi esce dalla sua denominazione per dare retta ai suoi insegnamenti (che vengono tuttora trasmessi dai suoi segua­ci) rimane ingannato e si svia dalla verità. Perciò guardatevi da coloro che vengono a portarvi il messaggio di Branham.

Se qualcun’altro invece ritiene di volere rimanere in seno alla denominazione in cui si trova e di volere servire il Signore in seno ad essa dando l’esempio ai fratelli e esortandoli a condursi in maniera degna del Signore con timore e tremore e riprovando con forza la corruzione e la falsità che ci sono anche in seno all’or­ganizzazione di cui fa parte, allora egli egualmente fa qualcosa di giusto; ma sappia costui che portandosi in questa maniera si attirerà le ire di coloro che vogliono conformarsi all’andazzo che c’è in seno ad essa ed hanno tutto l’interesse che le cose rimangano così e che rischia da un momento all’altro di essere espulso da essa; anzi è meglio dire che prima o poi sarà espulso (con un pretesto qualsiasi).

Per quanto riguarda l’identificazione del denominazionalismo con il marchio della bestia questo non è dimostrabile in nessuna maniera con la Scrittu­ra e quindi la rigettiamo. Il marchio della bestia, che è il 666, è il numero d’uomo che verrà impresso sulla fronte o sulla mano destra degli uomini quando sarà manifestato l’anticristo; dargli il significato che gli ha dato Branham è un errore come è anche un errore dargli il significato datogli da Ellen G. White, la profe­tessa degli Avventisti, secondo la quale il marchio della bestia è niente di meno che l’osservanza della domenica (notate che in ambedue questi casi due persone che hanno detto di parlare da parte di Dio hanno dato due significati diversi alla stessa cosa!).

Certamente il denominazionalismo, cioè il fatto che l’uno si dice, vantandosi, di appartenere a quella denominazione e un al­tro ad una altra denominazione non è affatto una cosa buona perché costituisce certamente una forma di divisione che si è venuta a creare in seno alla fratellanza sparsa per il mondo intero. E le conseguenze di questo denominazionalismo sono sotto gli occhi di tutti coloro che ci vedono. Non è però qui che vogliamo parlare in maniera dettagliata delle nefaste conseguenze che ha avuto il denominazionalismo nella vita delle Chiese, perché lo vogliamo fare, Dio volendo, in altra occasione.

Ma qui vogliamo dire qualcosa d’altro per evitare di essere fraintesi, e cioè che difendere strenuamente tutto il consiglio di Dio è una cosa buona che i credenti devono fare in ogni tempo e luogo a costo di essere etichettati fanatici e settari ed essere isolati da coloro che non accettano determinate dottrine bibliche. E perciò coloro che dicono a dei credenti che non sono per l’unità dei cristiani semplicemente perché quest’ultimi insegnano il battesimo con lo Spirito Santo con il segno esteriore delle lingue, i doni dello Spirito Santo, che la donna non deve insegnare e che quando prega o profetizza deve velarsi il capo con un velo, che i credenti si devono astenere dall’avere o dal guardare la televisione, dall’andare al mare e da altre concupiscenze mondane che oggi sono tollerate (per citare solo alcuni degli insegna­menti oggetto di forte controversia anche qui in Italia), e non devono formare nessuna organizzazione religiosa od entrare a far parte di una già esistente per portare avanti il messaggio dell’Evangelo, dico, costoro non fanno altro che lanciare contro di essi una falsa accusa. La verità è che molti credenti (quelli che dicono di essere per l’unità) vogliono stare assieme (per dare l’appa­renza di essere per l’unità) a tutti i costi, anche a costo di mettere da parte una parte del consiglio di Dio; per loro di certe cose non bisogna parlare se si vuole stare uniti, e questo non è in armonia con la Parola di Dio. Con questo vogliamo dire che coloro che insegnano queste cose non creano affatto divisioni in mezzo alle Chiese e coloro che soprannominano coloro che inse­gnano tutte queste cose sopra citate una setta sbagliano grandemente perché se ci sono persone che sono per l’unità spirituale tra i credenti sono proprio quelli che insegnano le cose sopra citate e si santificano veramente e che non hanno nessun intenzione di creare una organizzazione religiosa. In realtà quelli che provo­cano le divisioni nelle Chiese sono la gente sensuale (vedi Giuda 19) che seguono le concupiscenze mondane e coloro che non vogliono accettare tutto il consiglio di Dio perché orgogliosi; e come sempre succede, questi sono considerati cari fratelli perché ‘unificazio­nisti’!

Ma tutt’altra cosa è fondare una denominazione, ossia una orga­nizzazione religiosa strutturata come le organizzazioni umane in maniera verticistica e con tutte le caratteristiche che lo Stato di una nazione esige per riconoscerla come ente morale; in questo caso ciò non è buono perché finisce col soffocare la guida, l’opera e la libertà dello Spirito Santo e stimola in una maniera subdola ed inevitabile nei credenti che fanno parte della denomi­nazione orgoglio, invidia, vanagloria e tante altre cose storte. In altre parole l’organizzazione religiosa riconosciuta dallo Stato e che da esso riceve dei privilegi non stimola i credenti né ad umiliarsi né a santificarsi e neppure a cercare la faccia del Signore per ottenere i doni dello Spirito Santo (e questo si vede chiaramente). In altre parole il tutto costituisce una alleanza che la Chiesa stipula con lo Stato; uno scendere in Egitto – e non a mani vuote – in cerca di soccorso. Alleanza che non ha e non può avere il favore di Dio perché il nostro Dio detesta che la sua Chiesa vada a cercare il favore di questo mondo malvagio anziché il suo. Si leggano i libri dei profeti e si capirà come Dio è contro il ricorrere agli stranieri per aiuto da parte del suo popolo.

Ma nonostante ciò che abbiamo appena detto, nelle denominazioni evangeliche vi sono molti credenti che Dio conosce uno per uno e il Signore continua a salvare delle persone mediante il suo Vangelo che in esse viene predicato (anche quando viene predicato per invidia e contenzione, il che conferma che la salvezza appartiene a Dio); il che ci consola.

Affermare dunque che il denomina­zionalismo ha portato e porta del male nella vita di tanti cre­denti è qualcosa di innegabile; ma d’altro canto riteniamo che anche se vivessimo in un paese dove le Chiese non potrebbero organizzarsi in denominazioni, le divisioni ci sarebbe­ro lo stesso perché continuerebbero ad esistere dei gruppi di credenti che non accettano determinate parti del consiglio di Dio e che si direbbero di Tizio o di Caio; in altre parole continue­rebbero ad esserci i Valdesi, i Battisti, i Metodisti, i Penteco­stali, e così via, solo che sarebbero tutti agli occhi dello Stato delle minoranze religiose illegali, ma le differenze dottrinali continuerebbero a sussistere egualmente come anche l’orgoglio di fare parte di quello o di quell’altro gruppo (ma tutto ciò deve esserci affinché quelli che sono approvati da Dio siano manifesti). Ma affermare che il denominazionalismo è il marchio della bestia è falso e diabolico perché in questa maniera si condannano allo stagno ardente di fuoco e di zolfo tanti credenti nati veramente di nuovo in seno alle denominazioni e questo perché questa è la fine che aspetta coloro che prendono su loro stessi il marchio della bestia.[2] Che poi i Branhamiti hanno dimenticato che la moglie di Branham, Hope Brumback, quando morì andò in cielo (stando alle parole di Branham), e quindi fu salva, quantunque ella facesse parte a quel tempo di una Chiesa battista (e quindi di una denominazione protestante). Come possono quindi dire che coloro che sono all’interno delle denominazioni andranno in perdizione?

Certo, il sistema presente nelle denominazioni genera perversione perché non è scritturale; ma all’interno di questo perverso sistema vi sono molti credenti sulla via della salvezza che combattono continuamente contro di esso per non lasciarsi corrompere. Ed alcuni riescono ad uscirne dopo molte lotte, trovando finalmente quella vera libertà spirituale di cui erano in cerca. Altri invece vi rimangono (le ragioni sono svariate) fino alla fine portando le conseguenze della loro decisione.

Qualcuno dirà: ‘Ma non è forse vero che la vita spirituale si è rarefatta in seno alle denominazioni, e che molti che hanno nome di vivere sono invece morti?’ Sì, questo è vero; oggi in seno alle denominazioni evangeliche tanti dormono e tanti sono morti spiritualmente, ma non tutti, grazie a Dio; ci sono ancora coloro che sono sobri e vigilanti e cercano la faccia del Signore e il Signore si manifesta a loro. Questi sono coloro che pregano affinché Dio mandi un potente risveglio in seno alle Chiese e che soffrono come soffriva Lot nel vedere e nel sentire le cose inique compiute in Sodoma; essi guerreggiano la buona guerra e sono con­trastati e contristati all’interno della denominazione. Usciranno fisicamente dalla denominazione? Alcuni sì, altri no. I motivi della loro uscita o della loro permanenza Dio li sa; certamente alcuni di loro sono mantenuti da Dio nelle denominazioni per essere un freno a coloro che vogliono seguire le loro proprie vie anziché quelle di Dio, mentre altri sono da lui fatti uscire per fondare delle chiese libere dal giogo della denominazione. Una cosa è certa: Dio li conosce, sono nel numero dei suoi eletti e in quel giorno saranno la sua proprietà particolare. Quando Cristo tornerà, essi tutti andranno ad incontrare il Signore nell’aria; su nessuno di loro Dio riverserà la sua collera perché destinati non a ira ma ad ottenere salvezza per mezzo di Gesù Cristo.

Che dire dunque? Diremo che in quel giorno siamo sicuri che l’opera di ciascuno sarà manifestata e ciascuno mieterà quello che ha seminato; certamente in quel giorno le conseguenze negati­ve del denominazionalismo saranno manifeste a tutti; e tutti, dal primo all’ultimo, dovranno riconoscere che ogni qual volta ci si conforma al presente secolo (in questo caso nell’organizzarsi come una qualsiasi organizzazione umana) ci si svia dalla semplicità e dalla purità rispetto a Cristo. Siamo persuasi quindi che l’orgoglio dell’uomo, la sua vanagloria e la sua astuzia (che nella denomi­nazione sono stimolati fortemente dal suo sistema) in quel giorno ridonderanno a lode del Signore, perché le vie storte dell’uomo (e nella denominazione queste vie storte si è facilmen­te indotti a battere) metteranno in risalto le vie diritte del Signore, vie che sulla terra vengono seguite solo da un piccolo numero di credenti, sprezzati perché non numerosi, considerati all’antica, esagerati, mistici, troppo spirituali ecc., (ed una parte di questi si trova nelle denominazioni).

Un’ultima cosa infine sulla distinzione tra Chiesa e Sposa di Cristo fatta da Branham; essa è inesistente, perché la Chiesa è la Sposa di Cristo e viceversa,[3] e quando Cristo apparirà sarà portata in cielo nella gloria. Non importa in quale denominazione si trovano i membri della Sposa di Cristo, essi quando Cristo tornerà andranno con lui. La distinzione fatta da Branham però, quantunque sia sbagliata nei termini da lui formulata perché per lui per essere la Sposa di Cristo occorreva uscire dalle denominazioni, ci induce a dire qualche cosa sull’appartenenza alla Chiesa di Dio; vogliamo insomma trarre spunto dai suoi discorsi sulla ‘vera vite’ e la ‘falsa vite’ (così lui chiama la vera Chiesa e la falsa Chiesa) per riaffermare un concetto molto importante che spesso viene ignorato. E’ chiaro che non tutti coloro che frequentano i locali di culto delle varie Chiese Evangeliche sono dei discepoli di Cristo, perché non tutti sono nati di nuovo (naturalmente possono esserci anche locali di culto frequentati solo da nati di nuovo, per cui il nostro discorso non va applicato a questi casi). Va quindi detto che tutti coloro che non sono nati di nuovo, pur definendosi Protestanti o Evangelici, sono ancora morti nei loro falli e nelle loro trasgressioni, sono sulla via della perdizione, figli dell’ira, e perciò non parte della Chiesa o Sposa di Cristo e al ritorno di Cristo non andranno con lui. Come non andranno con Cristo tutti quei credenti che saranno trovati a voltolarsi nelle immonde concupiscenze di questo mondo; essi saranno rigettati dalla presenza del Signore; non importa in quale denominazione si troveranno. Dunque all’interno delle denominazioni ci sono ‘membri nominali’ della Chiesa, che apparentemente sembrano membri della Chiesa ma nella realtà sono figli del diavolo, come anche veri membri della Chiesa di Dio. I primi si può dire che si sono ‘uniti’ alla Chiesa con finti sembianti, sono fisicamente con la Chiesa ma non spiritualmente perché sono ancora morti nei loro peccati; assomigliano ai veri membri della Chiesa ma non sono uguali (quantunque ci sono coloro che li reputano dei discepoli di Cristo). I secondi invece si sono uniti alla Chiesa in tutti i sensi (per cui sono veramente dei membri della Chiesa di Dio) perché nascendo di nuovo si sono uniti al Signore e sono un solo spirito con lui; essi sono dei figli di Dio che portano buoni frutti alla gloria di Dio. Nel giorno di Cristo però solo i veri membri andranno con lui e saranno la sua proprietà particolare, i falsi membri invece saranno rigettati dalla presenza di Dio e puniti; e tutti vedranno ancora una volta la differenza che c’è tra il giusto e l’empio. Questo è un qualche cosa che è bene sempre ricordare. Oggi tanti, troppi, dicono di essere Cristiani, ma lo sono solo di nome, ma non nei fatti. La loro vita lo sta a dimostrare quantunque si rechino regolarmente presso il locale di culto di qualche Chiesa evangelica. Costoro hanno bisogno di sperimentare la nuova nascita al pari di qualsiasi altro peccatore, altrimenti quando moriranno andranno nel fuoco dell’inferno e in quel giorno saranno giudicati e condannati. Ci sono poi coloro che dicono di essere dei ministri dell’Evangelo ma non sono altro che dei falsi apostoli o falsi profeti o falsi dottori o falsi evangelisti o falsi pastori. Costoro sono degli operai fraudolenti che cercano il loro interesse e sfruttano i credenti con parole finte lusingando gli empi e contristando i giusti. Costoro sono riprovati quanto alla fede, in abominio a Dio. A costoro è riservata la caligine delle tenebre, di certo non sfuggiranno al giudizio di Dio. Il discorso di William Branham dunque se da un lato era sbagliato per i motivi già esposti, da un altro lato era biblico e inconfutabile. Ho letto molto di quello che lui ha detto contro il sistema organizzativo delle denominazioni e devo dire che parte dei suoi ragionamenti erano in armonia con la Parola di Dio.

 


[1] Se da un lato bisogna dire che nella sostanza il fine di Branham era questo, dall’altro occorre anche dire che diverse cose che Branham ha scritto, nel suo libro Esposto sulle sette epoche della chiesa, contro il sistema d’organizzazione della denominazione sono cose inconfutabili perché vere. Dico questo affinché non si creda che tutte le cose che predicava quest’uomo a proposito delle denominazioni fossero storte.

[2] Cfr. Ap. 14:9-11

[3] Cfr. 1 Cor. 1:2; 2 Cor. 11:2