Ordinati a vita eterna: da chi, quando, e perché

Fratelli nel Signore, nel libro degli Atti degli Apostoli c’è un versetto che credo coloro che negano la predestinazione, se potessero cancellerebbero, e mi riferisco a questo:

“… e tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero” (Atti 13:48).

E questo perché questo versetto demolisce interamente tutti i loro ragionamenti che fanno dipendere la salvezza dalla volontà dell’uomo o dal suo libero arbitrio. E’ evidente infatti che se dietro il credere di quelle persone ci fu un precedente ordine divino, allora ciò vuol dire che c’è la volontà di Dio dietro il credere di ognuno, o meglio uno crede per volontà di Dio, e non di sua volontà come invece ci vorrebbero far credere coloro che dicono che ‘il destino l’uomo se lo crea da sé’.

Ma andiamo per ordine, e spieghiamo tutto il contesto in cui Luca, l’autore del libro degli Atti, ha inserito quel passo, non di sua volontà, ma per volere di Dio, o meglio per ordine di Dio. Già, perché noi crediamo fermamente che anche questo passo è là per ordine di Dio, e quindi è stato scritto anch’esso per nostro ammaestramento.

Siamo ad Antiochia di Pisidia, una città dell’attuale Turchia che ora si chiama Yalvac, dove gli apostoli Paolo e Barnaba erano giunti durante il loro viaggio, che avevano intrapreso per ordine di Dio, in quanto ad Antiochia di Siria mentre celebravano il culto e digiunavano lo Spirito aveva detto:

“Mettetemi a parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati” (Atti 13:2),

e dopo aver digiunato e pregato, erano state loro imposte le mani, e lasciati andare.

Mandati dallo Spirito Santo, gli apostoli erano scesi a Seleucia, e di là erano andati a Cipro, dove avevano annunciato la Parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei. Uno dei convertiti al Vangelo durante la loro permanenza sull’isola di Cipro fu il proconsole Sergio Paolo.
Lasciata Cipro, gli apostoli arrivarono a Perga di Panfilia, e passando oltre Perga, giunsero appunto ad Antiochia di Pisidia, dove in giorno di sabato si recarono nella sinagoga. Qui, i capi della sinagoga, dopo che ebbe luogo la lettura della legge e dei profeti, consuetudine giudaica molto antica, li invitarono a dare una parola d’esortazione, e allora Paolo si alzò ed annunciò loro la venuta di Gesù Cristo, la sua morte e la sua resurrezione, e la fede nel suo nome come mezzo per ottenere la giustificazione.
Ecco tutto il messaggio:

“Uomini israeliti, e voi che temete Iddio, udite. L’Iddio di questo popolo d’Israele elesse i nostri padri, e fece grande il popolo durante la sua dimora nel paese di Egitto, e con braccio levato, ne lo trasse fuori. E per lo spazio di circa quarant’anni, sopportò i loro modi nel deserto. Poi, dopo aver distrutte sette nazioni nel paese di Canaan, distribuì loro come eredità il paese di quelle. E dopo queste cose, per circa quattrocentocinquant’anni, diede loro de’ giudici fino al profeta Samuele. Dopo chiesero un re; e Dio diede loro Saul, figliuolo di Chis, della tribù di Beniamino, per lo spazio di quarant’anni. Poi, rimossolo, suscitò loro Davide per re, al quale rese anche questa testimonianza: Io ho trovato Davide, figliuolo di Iesse, un uomo secondo il mio cuore, che eseguirà ogni mio volere. Dalla progenie di lui Iddio, secondo la sua promessa, ha suscitato a Israele un Salvatore nella persona di Gesù, avendo Giovanni, prima della venuta di lui, predicato il battesimo del ravvedimento a tutto il popolo d’Israele. E come Giovanni terminava la sua carriera diceva: Che credete voi che io sia? Io non sono il Messia; ma ecco, dietro a me viene uno, del quale io non son degno di sciogliere i calzari. Fratelli miei, figliuoli della progenie d’Abramo, e voi tutti che temete Iddio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza. Poiché gli abitanti di Gerusalemme e i loro capi, avendo disconosciuto questo Gesù e le dichiarazioni de’ profeti che si leggono ogni sabato, le adempirono, condannandolo. E benché non trovassero in lui nulla che fosse degno di morte, chiesero a Pilato che fosse fatto morire. E dopo ch’ebber compiute tutte le cose che erano scritte di lui, lo trassero giù dal legno, e lo posero in un sepolcro. Ma Iddio lo risuscitò dai morti; e per molti giorni egli si fece vedere da coloro ch’eran con lui saliti dalla Galilea a Gerusalemme, i quali sono ora suoi testimoni presso il popolo. E noi vi rechiamo la buona novella che la promessa fatta ai padri, Iddio l’ha adempiuta per noi, loro figliuoli, risuscitando Gesù, siccome anche è scritto nel salmo secondo: Tu sei il mio Figliuolo, oggi Io ti ho generato. E siccome lo ha risuscitato dai morti per non tornar più nella corruzione, Egli ha detto così: Io vi manterrò le sacre e fedeli promesse fatte a Davide. Difatti egli dice anche in un altro luogo: Tu non permetterai che il tuo Santo vegga la corruzione. Poiché Davide, dopo aver servito al consiglio di Dio nella sua generazione, si è addormentato, ed è stato riunito coi suoi padri, e ha veduto la corruzione; ma colui che Dio ha risuscitato, non ha veduto la corruzione. Siavi dunque noto, fratelli, che per mezzo di lui v’è annunziata la remissione dei peccati; e per mezzo di lui, chiunque crede è giustificato di tutte le cose, delle quali voi non avete potuto esser giustificati per la legge di Mosè. Guardate dunque che non venga su voi quello che è detto nei profeti: Vedete, o sprezzatori, e maravigliatevi, e dileguatevi, perché io fo un’opera ai dì vostri, un’opera che voi non credereste, se qualcuno ve la narrasse” (Atti 13:16-41).

Il messaggio di Paolo persuase molti, infatti Luca dice:

“E dopo che la raunanza si fu sciolta, molti de’ Giudei e de’ proseliti pii seguiron Paolo e Barnaba; i quali, parlando loro, li persuasero a perseverare nella grazia di Dio” (Atti 13:43).

Ora, gli apostoli, mentre uscivano dalla sinagoga, furon pregati di parlar di quelle medesime cose al popolo il sabato seguente. E così, il sabato dopo,

“quasi tutta la città si radunò per udir la parola di Dio” (Atti 13:44).

Cosa avvenne però in quell’occasione? Che i Giudei, vedendo le moltitudini, furon ripieni d’invidia, e bestemmiando contraddicevano alle cose dette da Paolo.

Ma Paolo e Barnaba dissero loro francamente:

“Era necessario che a voi per i primi si annunziasse la parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci volgiamo ai Gentili. Perché così ci ha ordinato il Signore, dicendo: Io ti ho posto per esser luce de’ Gentili, affinché tu sia strumento di salvezza fino alle estremità della terra” (Atti 13:46-47).

Vorrei innanzi tutto farvi notare che qui ci troviamo davanti a Giudei che rifiutarono di credere che Gesù era il Messia promesso dagli antichi profeti, e quindi che rifiutarono di essere salvati. Gli apostoli li accusarono di respingere la Parola di Dio e di non giudicarsi degni della vita eterna che è in Cristo Gesù. Parole forti, ma corrispondenti al vero. Quei Giudei rifiutarono dunque di credere in Colui che è morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione.

Ma il rifiuto di credere in Gesù Cristo da parte dei Giudei, diede l’opportunità agli apostoli di rivolgersi ai Gentili, perché così aveva loro ordinato il Signore nella sua Parola, dicendo:

“Io ti ho posto per esser luce de’ Gentili, affinché tu sia strumento di salvezza fino alle estremità della terra”.

Ecco un altro ordine dato da Dio, che riguarda la predicazione del Vangelo ai Gentili, cioè a coloro che non sono Giudei di nascita. Ordine a cui gli apostoli ubbidirono.
Fu così che Dio durante quel viaggio aprì la porta della fede ai Gentili (Atti 14:27), anche se bisogna dire che il proconsole Sergio Paolo che aveva creduto in precedenza era anche lui un Gentile di nascita.

I Gentili udendo quelle parole degli apostoli ai Giudei,

“si rallegravano e glorificavano la parola di Dio”,

e

“tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero” (Atti 13:48).

Ora, Luca non dice che tutti i Gentili credettero, ma solo quelli che erano ordinati a vita eterna. E difatti poco dopo leggiamo che

“i Giudei istigarono le donne pie e ragguardevoli e i principali uomini della città, e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba, e li scacciarono dai loro confini” (Atti 13:50).

Dunque, di fra i Gentili credettero quelli che erano ordinati a vita eterna (naturalmente anche di fra i Giudei di nascita avvenne la stessa cosa). E ancora oggi, a distanza di tanti secoli, credono quelli che sono ordinati a vita eterna.

La domanda sorge spontanea ‘ordinati da chi?’ Da Dio. Colui che ha stabilito le epoche e i confini delle nazioni, Colui che stabilisce sulle nazioni chi vuole lui, Colui che ordina alle nuvole di fare i giri che vuole Lui, Colui che stabilisce come ministri nella sua Chiesa chi vuole Lui, ha dunque anche ordinato alla vita eterna quelli che Lui vuole. Egli è libero di farlo e può farlo, perché è Dio, e nessuno glielo può impedire.

Un’altra domanda che sorge è ‘quando sono stati ordinati’? Certamente prima della fondazione del mondo, perché Dio li ha scelti in Cristo come suo possesso particolare prima della fondazione del mondo (Efesini 1:4), e difatti ha scritto il loro nome nel libro della vita sin dalla fondazione del mondo (Apocalisse 17:8).
Se quindi Dio li ha ordinati a vita eterna da prima della fondazione del mondo, ciò vuol dire che Egli nei loro riguardi ha deciso di farli vivere eternamente con Lui ancora prima che essi venissero all’esistenza. Quale manifestazione di amore da parte di Dio nei loro confronti! E’ proprio vero quello che dice Giovanni:

“Noi amiamo perché Egli ci ha amati il primo” (1 Giovanni 4:19).

Ma affinché coloro che Egli ha ordinato a vita eterna, entrino in possesso della vita eterna, è indispensabile che essi credano nel nome del Figliuol di Dio, perché così Dio ha stabilito che gli uomini ottengano la vita eterna, secondo che ha detto il Suo Figliuolo nei giorni della sua carne:

“E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuol dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna. Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:14-16).

E siccome che la fede procede da Dio, e non è qualcosa che viene dall’uomo, allora Dio dà la fede a quelli che Lui ha ordinato a vita eterna, o meglio, dà loro la capacità o li mette in grado di credere. Questo naturalmente avverrà nei tempi e nei modi stabiliti sempre da Dio, perché Dio è sovrano anche in questo. E nessuno glielo potrà impedire, perché Egli ha formato questo disegno benevolo nei loro confronti, e lo eseguirà; Egli ha formato questo piano, e lo eseguirà; Egli ha deciso di operare in questa maniera nei loro confronti, ed Egli opererà.
Paolo per esempio, essendo anche lui stato ordinato a vita eterna, benché fosse uno zelante persecutore della Chiesa, arrivò il giorno che credette, e questo avvenne dove, quando e come volle Dio.
Che credere in Cristo è una capacità concessa da Dio è evidente da queste parole di Paolo ai santi di Filippi:

“Poiché a voi è stato dato, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui” (Filippesi 1:29),

e anche da queste altre parole scritte dall’apostolo Giovanni in riferimento ai Giudei che non credettero in Gesù benché avessero visto tanti miracoli:

“E sebbene avesse fatto tanti miracoli in loro presenza, pure non credevano in lui; affinché s’adempisse la parola detta dal profeta Isaia: Signore, chi ha creduto a quel che ci è stato predicato? E a chi è stato rivelato il braccio del Signore? Perciò non potevano credere, per la ragione detta ancora da Isaia: Egli ha accecato gli occhi loro e ha indurato i loro cuori, affinché non veggano con gli occhi, e non intendano col cuore, e non si convertano, e io non li sani” (Giovanni 12:37-40).

E d’altronde, anche quei Giudei che ad Antiochia di Pisidia, non credettero, non credettero perché Dio non diede loro di credere, in quanto non li aveva ordinati a vita eterna.
Forse qualcuno dirà che volere è potere, e quindi dipende dall’uomo, al che io rispondo che non è così, perché anche il volere dipende da Dio, secondo che è scritto che Dio opera in noi il volere e l’operare secondo la Sua benevolenza (Filippesi 2:13), per cui sia il volere credere che il credere è Dio che lo ha operato in noi. D’altronde, da Lui sono tutte le cose.

Adesso rispondiamo alla domanda ‘perché Dio li ha ordinati a vita eterna?’ A questa domanda c’è solo una risposta: ‘Perché così gli è piaciuto!’
Vi è forse ingiustizia in Dio per avere ordinato a vita eterna solo alcuni, escludendo gli altri? Così non sia, perché Egli ha detto:

“Farò grazia a chi vorrò far grazia, e avrò pietà di chi vorrò aver pietà” (Esodo 33:19).

Egli dunque fa misericordia a chi vuole.
E per quanto ci riguarda, Egli ha voluto farci misericordia ordinandoci a vita eterna prima, e poi dandoci la vita eterna che è in Cristo Gesù nostro Signore mediante la fede nel suo nome.

Che diremo a queste cose? Diremo ‘grazie siano rese a Dio in Cristo’, rallegrandoci e celebrandolo con alte lodi non solo nella vita presente, ma anche in quella a venire che durerà PER SEMPRE.

Fratelli, rallegratevi dunque e celebrate il nostro grande Dio, perché anche voi avete creduto perché da Lui ordinati a vita eterna.
Ma oltre a fare ciò, santificatevi e siate zelanti nelle opere buone, al fine di rendere sicura la vostra vocazione ed elezione. Ricordatevi infatti che noi siamo stati eletti in Cristo, affinché fossimo santi ed irreprensibili dinnanzi a Lui nell’amore (Efesini 1:4), e che Egli ci ha riscattati dal presente secolo malvagio per fare di noi un popolo suo proprio zelante nelle buone opere (Tito 2:14). Non rimanete infruttuosi, portate frutto, affinché il Suo santo nome sia glorificato in voi.

La grazia del nostro Signore Gesù sia con tutti coloro che lo amano con purità incorrotta

Giacinto Butindaro

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