In Myanmar il regime militare ha proibito a cristiani e musulmani qualsiasi incontro di preghiera e di culto in abitazioni private nel territorio della capitale Yangon. A lanciare l’allarme sono i membri delle due comunità. “Di recente”, riferiscono fonti locali, “alcuni incaricati del ministero hanno convocato i proprietari di edifici privati usati come case di preghiera e hanno consegnato un ordine in cui se ne proibisce l’uso come luogo di culto”, minacciando il sequestro dei locali in caso di violazione delle disposizioni. In tutta Yangon vi sarebbero almeno 50 chiese “domestiche”. Un pastore di una chiesa protestante della cittadina di Pabedan – che chiede l’anonimato per ragioni di sicurezza – denuncia la minaccia di “punizioni” lanciata dal Ministero per gli affari religiosi e lamenta che ora “non si ha più un posto dove svolgere le funzioni della domenica”. Dal 1990, infatti, le autorità non vendono terreni e non rilasciano autorizzazioni per la costruzione di chiese; per questo l’80% delle comunità si riuniscono in case ed uffici. Preoccupazione per la nuova normativa è stata espressa, tra gli altri, dalla chiesa riformata unita d’Inghilterra, informata dalla chiesa presbiteriana birmana.
Fonte: Voce Evangelica / Nev
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