Così Hitler riscrisse Mosè

Rispuntano le tavole della legge elaborate da tredici chiese luterane

di Marina Verna

BERLINO. Il programma stava già nel nome: «Istituto per lo studio e l’eliminazione degli influssi ebraici sulla vita religiosa tedesca». Comunemente noto come «Istituto per la de-giudaizzazione». Era stato fondato nel maggio del 1939 a Eisenach – la città di Bach e di Lutero – da tredici chiese regionali evangeliche, con lo scopo di eliminare qualunque traccia ebraica dal Nuovo Testamento e dal Libro evangelico dei Canti. Riscrisse i dieci comandamenti, facendoli diventare dodici e prescrivendo all’undicesimo: «Onora il Führer e Maestro». Fece sparire dai sacri testi parole come «Sion» e «Osanna». Cancellò dagli scritti di Lutero le parole «Gesù Cristo, Jehova Zebaoth», sostituendole con «Gesù Cristo, salvatore nel momento del bisogno». E «Gerusalemme, tu città costruita in alto», divenne «Eternità, tu luce della città divina».

L’Istituto fu chiuso dalle gerarchie luterane nel 1945 e opportunamente dimenticato. Le decine di pubblicazioni ad altissima tiratura sparirono, ne restano poche copie in qualche biblioteca all’estero. Il dibattito storico nella Chiesa evangelica si aprì soltanto a metà degli anni Novanta e rimase sottotraccia. Ma adesso cinquanta studenti del Ginnasio «Martin Luther» di Eisenach hanno dedicato un intero anno alla questione e, insieme ai loro insegnanti, hanno allestito un’interessante mostra di documenti nel Municipio di Eisenach.

L’«Entjudungsinstitut» era ospitato nella stessa casa del seminario per predicatori evangelico-luterani. Lungo le scale e nelle aule non c’era il crocifisso, ma il ritratto di Hitler. Inizialmente impiegò ottanta persone – per lo più pastori e professori di teologia -, che nel periodo di massima fioritura divennero duecento. Il direttore dell’Istituto, Walter Grundmann, scrisse un pamphlet celebrando «la lotta del popolo tedesco contro il dissolvimento della sua vita e della sua natura a opera degli ebrei» e Hitler, entusiasta, lo nominò sul campo professore, firmando la nomina di suo pugno. Un vescovo sostenne nelle sue prediche che gli antenati di Gesù erano arrivati dal Caucaso e perciò lui non era ebreo. Diceva dal pulpito: «Il Gesù dei Vangeli può diventare il salvatore del nostro popolo tedesco solo se non è colui che realizza ed esaudisce i desideri degli ebrei, ma è il loro nemico e li combatte».

I dieci comandamenti vennero rielaborati dai massimi teologi nel nuovo catechismo Deutsche mit Gott (I tedeschi con Dio), pubblicato a Weimar nel 1941 dall’editore «Deutsche Christen» («Cristiani tedeschi»). Sparì l’introduzione «Io sono il Signore Dio tuo». Il primo comandamento – «Non avrai altro Dio fuori di me» – venne rielaborato in «Onora Dio e confida in Lui con tutto il cuore». «Non nominare il nome di Dio invano» divenne «Cerca il silenzio davanti a Dio». Il terzo comandamento – «Ricordati di santificare le feste» – perse completamente il suo significato e fu trasformato in «Evita ipocrisie e falsità». «Onora il padre e la madre» lasciò il quarto posto e ricomparve al settimo – eliminando «Non rubare» – sotto la nuova formula «Onora il padre e la madre e sii di aiuto e di esempio ai tuoi figli». Al quarto posto spuntò il comandamento «Sacri ti siano il corpo e la vita». «Non uccidere», divenne «Sacri ti siano il bene e l’onore».

Il sesto comandamento – «Non commettere atti impuri» – divenne «Sacre ti siano la verità e la fedeltà». L’ottavo – «Non dire falsa testimonianza» – sostituì in parte il nono («Non desiderare la donna d’altri») con la formula «Mantieni il sangue puro e santifica il matrimonio». Al nono posto comparve «Conserva e moltiplica l’eredità degli avi». L’ultimo comandamento – «Non desiderare la roba d’altri» – divenne «Sii sempre pronto ad aiutare e perdonare». Spuntarono due nuovi imperativi: «Onora il Führer e Maestro» e «Servi in letizia il popolo con il lavoro e il sacrificio».

Completata l’opera di riscrittura delle Sacre Tavole, i teologi aggiunsero cinque parole di ammonimento: «Questo Dio vuole da noi». Poi si dedicarono al capitolo «Il redentore dei tedeschi». E qui scrissero: «Nel suo messaggio e nel suo comportamento Gesù di Nazareth in Galilea mostra uno spirito che si oppone all’ebraismo. La lotta tra lui e gli ebrei divenne tanto spietata da portare alla sua crocifissione. Per questo Gesù non può essere stato un ebreo. Fino a oggi gli ebrei hanno perseguitato Gesù e i suoi seguaci con un odio insanabile. Invece gli uomini ariani hanno trovato in Gesù Cristo la risposta alle loro domande più profonde».

Il direttore del Ginnasio di Eisenach che ha curato la mostra, Thomas Giesa, ha pronunciato parole molto dure sull’atteggiamento della Chiesa luterana nel Terzo Reich: «Ha preso una strada sciagurata e si è resa colpevole davanti al mondo ebraico. Oggi noi curiamo il dialogo tra le due religioni e, come cristiani, sottolineiamo le radici ebraiche della nostra fede. Rappresentare tutto ciò aiuterà a combattere l’antisemitismo». L’impegno suo e dei ragazzi è stato premiato: la mostra ha un grande successo.

Fonte: ilVangelo.org/La Stampa, 9 agosto 2006)

Nella foto: Uno scritto di Walter Grundmann: “La de-giudaizzazione della vita religiosa come compito della teologia e della chiesa tedesca”

COMMENTO – Recentemente è uscito in Germania un libro dal titolo Walter Grundmann. Ein Neutestamentler im Dritten Reich, di Roland Deines, Volker Leppin, Karl-Wilhelm Niebuhr, Leipzig 2007. Il quotidiano “Die Welt” ne dà notizia nel suo numero dell’8 novembre scorso in un articolo dal titolo “Theologe des Judenhasses”. Ne traduciamo un estratto che dà qualche informazione su quello che è avvenuto nel dopoguerra al “teologo dell’odio antiebraico”.

“La fine della guerra significò anche la fine di questo lavoro pseudoscientifico [di Walter Grundmann]. Ma non fu la fine del “direttore scientifico” dell'”Istituto di de-giudaizzazione”. Il vecchio compagno di partito perse, nonostante il tentativo di accattivarsi le simpatie dei nuovi padroni, la sua cattedra di professore, ma nel 1950 poté ottenere un posto di predicatore nella città di Waltershausen, in Turingia. In seguito, dal 1957 al 1975 Grundmann è stato docente e rettore del Katechetenseminar a Eisenach, ricevendo inoltre l’incarico di insegnamento nella Kirchliche Hochschule a Naumburg e nel Theologischer Seminar a Lipsia. Con la casa editrice evangelica pubblicò negli anni sessanta dei commentari agli evangeli. A dire il vero, non sosteneva più tesi populistiche (völkisch), ma dopo il giudizio ricevuto dal teologo di Jena Wolfgang Schenk modificò la forma delle sue concezioni sugli ebrei, influenzate da pregiudizi ideologici. In quel tempo molti catechisti, parroci e pastori della Turingia e altri collaboratori hanno conosciuto Walter Grundmann come un insegnante che con la sua enorme memoria e il suo talento pedagogico “sapeva del tutto entusiasmare”, così ha commentato “Glaube und Heimat”, settimanale evangelico per la Turingia, in occasione del centesimo anniversario del discusso teologo, nel 2006.”

“Die Welt” riporta inoltre, in un trafiletto, un giudizio sintetico del teologo Peter von der Osten-Sacken: “Grundmann ha offerto la legittimazione teologica dello sterminio degli ebrei”.

da: ilVangelo.org

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