Il documento è ispirato da “compagni in posizione di guida” nel governo. Gli oltre 50 milioni di cristiani devono essere costretti ad entrare nelle associazioni patriottiche, o essere eliminati. Il tutto in dispregio della convenzione Onu sulla libertà religiosa.
Roma – Un documento segreto del Partito comunista cinese dell’Hubei, giunto in occidente, mostra che in Cina è in atto una campagna per “normalizzare” le Chiese protestanti sotterranee dando loro due possibilità: o aderire al Movimento delle tre autonomie (comunità protestanti guidate dalle associazione patriottiche) o essere soppresse. La campagna è in netta opposizione alle indicazioni dell’Onu sulla libertà religiosa, che vieta la distinzione fra attività religiose lecite (perchè controllate dallo stato) e attività illecite, solo perchè non sono controllate dal governo.
Il documento segreto è stato tradotto e pubblicato integralmente il 13 novembre scorso dalla China Aid Association, un’organizzazione con base negli Stati Uniti, che si occupa della persecuzione religiosa in Cina (cfr.: Secret Document Reveals Chinese Government’s Campaign against Unregistered Churches)
Esso è datato 24 luglio 2007 e proviene dal distretto di Duodao, municipalità di Jingmen (Hubei). L’editore ha cancellato il numero di serie del documento per evitare che venga riconosciuto chi lo ha spedito all’estero. Il documento è stato infatti stampato in copie numerate. In esso si spiega che il contenuto va tenuto segreto e non “deve essere rivelato a nessuno” all’esterno.
Il testo parla solo della campagna di “normalizzazione” in atto localmente a Jingmen dal 15 luglio fino al 30 novembre. Ma rivela che la campagna nasce da documenti elaborati dal governo centrale e da quello provinciale dopo un incontro nazionale del Seminario di lavoro cristiano (noto come la “Conferenza 601”, tenutasi il 1° giugno 2007), a cui hanno partecipato “compagni in posizione di guida nel governo centrale” del Fronte unito e dell’amministrazione statale per gli Affari religiosi.
Lo scopo della campagna è “lottare contro le attività di infiltrazione da parte di forze ostili straniere sotto il manto della religione cristiana e salvaguardare la stabilità nella nostra società e nel campo religioso”. La collaborazione fra il “dipartimento per gli affari religiosi” e “la pubblica sicurezza” dovrebbe portare a “un buon lavoro nel padroneggiare i luoghi non autorizzati e gli incontri dei missionari”.
In pratica si tratta di assorbire tutte le comunità sotterranee nel Movimento delle Tre autonomie, unica espressione del cristianesimo protestante permessa e controllata dal governo.
Il documento riconosce che “i luoghi illegali” di raduno “coinvolgono molte persone”. Secondo fonti protestanti in Cina vi sono almeno 50 milioni di cristiani protestanti, di cui solo una minima parte si riconosce nelle chiese ufficiali. Il documento suggerisce di giungere a una “normalizzazione delle attività dei cristiani” mediante “standardizzazione del sistema di registrazione dei siti cristiani”, delle “attività dei cristiani”, e dei “pastori”. Il metodo deve avere cura di “educare la maggioranza”, “isolare e eliminare le piccole minoranze”, offrire una “paziente e curata educazione ideologica”.
Per giungere a tale risultato, il documento consiglia di iniziare con una “indagine” a tutto campo su “luoghi di incontro, i partecipanti, le sedi e i loro stili”; verificare “se vi è infiltrazione di forze straniere, o se vi è lavoro missionario sotterraneo, che implichi superstizioni feudali o eresie”. L’indagine deve includere “il contenuto delle prediche, la storia personale dei missionari e i loro profili, le fonti di sostentamento, la loro situazione finanziaria, il sistema di attività, i membri più importanti e le persone ordinarie che vi partecipano”.
Alla “normalizzazione” si arriva “registrando i luoghi di incontro, rimpiazzando luoghi privati con chiese, unificando luoghi diversi, persuadendo a chiuderli e abolendoli”. Anche i missionari non registrati hanno solo due possibilità: farsi educare (alla politica del governo) e fermare le loro attività, o eliminare la loro influenza. Il concetto è sempre lo stesso: solo le attività riconosciute [cioè registrate e controllate – ndr ] dal governo hanno diritto di esistenza e solo questo modo garantisce “uno sviluppo del Cristianesimo che sia ragionevole, sano e ordinato”.
“Per coloro che si rifiutano di correggere i loro modi di fare, o di fermare le loro attività,… la Pubblica sicurezza e gli uffici per gli Affari religiosi devono lavorare insieme per sopprimere in modo risoluto queste persone”.
Dal punto di vista della politica religiosa il documento non presenta alcuna novità: esso ricalca la linea dei Regolamenti sulle attività religiose varati nel 1994 da Li Peng, il “macellaio di Tiananmen”, poi aggiornati e rivisti nel 2005 (cfr.: Nuovi regolamenti sulle religioni: qualche novità, ma tutto è come prima, AsiaNews.it, 12 gennaio 2005). È ribadita ancora una volta la distinzione fra attività religiose “normali” e “illegali”, dove la “normalità” è garantita dal sottoporsi al controllo dello stato. Ciò è contro la convenzione Onu per i diritti umani. Fra i cattolici e i protestanti cinesi, molti ricordano il rapporto Onu sull’intolleranza religiosa in Cina, ad opera di Abdelfattah Amor (Novembre 1994). In esso si condanna la distinzione che il governo cinese pone fra “normali attività religiose” e “attività anormali o illegali”. Secondo Abdelfattah Amor, la distinzione discrimina la vita dei fedeli e deve essere eliminata dalla legislazione e dalla pratica. Dal 1994 ad oggi la Cina ha invece incrementato controlli e polizia per eliminare le attività religiose sotterranee “illegali”.
Fonte: AsiaNews – riprodotto con autorizzazione 16/11/2007 10:28
Nella foto: copia scannerizzata della prima pagina del documento segreto