Secondo il Collegio Nazionale degli Avvocati cristiani, la persecuzione contro gli evangelici, nello stato meridionale del Chiapas “sta aumentando quotidianamente, specie nelle regioni indigene”.
La maggior parte dei problemi è legata alle feste religiose locali, un misto tra tradizioni indigene e cattolicesimo, alle quali i leaders evangelici non partecipano, soprattutto non pagandone la quota, fissata per ogni abitante, malgrado l’insistenza degli organizzatori. Per questo rifiuto i cristiani vengono minacciati di essere espulsi dalle loro case e dalle loro terre. Questo è quanto ci fa sapere Alfonso Farrera, direttore del Collegio. Sono 200 i casi irrisolti di intolleranza religiosa in Chiapas.
Il 31 Gennaio scorso, durante un loro spostamento in auto da San Juan Chamula a San Cristobal del Las Casas, mentre facevano ritorno a casa, sono stati gravemente attaccati tre evangelici, al punto di rendersi necessario il ricorso all’ospedale. Le Autorità hanno concluso che si trattava certamente di un caso di persecuzione religiosa.
Nella stessa giornata un cristiano, Reynaldo Gomez Tonnellata, si è visto tagliare la fornitura di acqua, ed i soldi a lui destinati come parte di un programma di governo, chiamato PROCAMPO, per aiutare i piccoli coltivatori. Tutto questo per motivi religiosi.
In un altro caso, Fortunato Velasco Pérez è dovuto fuggire con gli otto membri della sua famiglia dalla città di Campo Grande dopo esser divenuto un Cristiano Pentecostale. La famiglia che ha sempre partecipato all’organizzazione delle feste locali, si è rifiutata, stavolta, di pagare. Come conseguenza si sono visti tagliare acqua ed elettricità. Due dei loro bambini sono stati imprigionati per tre giorni. I Principali della città hanno imposto a Fortunato di pagare una multa enorme.
Alla fine, Fortunato e la sua famiglia hanno dovuto lasciare la loro proprietà, cercando rifugio in una comunità di evangelici chiamata Betania, nella provincia di Teopisca. Il suo caso, come molti altri, è ancora irrisolto.
Altre simili situazioni si sono verificate in altre città della regione. Sono sempre i capi locali che sbarrano la via per una serena convivenza alle comunità cristiane. Cercano di fare anche pressione sulle autorità, dicendo che gli evangelici non appartengono alle loro stesse tradizioni e quindi devono lasciare le terre.
In una dichiarazione fatta al giornale di Città del Messico “La Jornada”, pubblicata l’8 Febbraio, il vescovo cattolico romano di San Cristobal del las Casas (Chiapas), Felipe Arizmendi, ribadisce che la sua chiesa non ha alcuna relazione con coloro che si definiscono “cattolici tradizionali” e non tengono in considerazione la Bibbia, né le leggi dello stato, ma si comportano secondo i propri convincimenti e tradizioni”.
Fonte: Porte Aperte