Esclusivismo

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Dottrina massonica

 

La Libera Muratoria è solo per quei pochi iniziati che ne fanno parte, da cui sono esclusi oltre che le donne, i poveri (che non sono in grado di pagare la quota annuale per il sostentamento della loggia), gli storpi, i ciechi e i sordi (che non sono in grado di vedere o sentire i segni di riconoscimento).

A proposito dell’esclusione dei poveri dalla Massoneria, essa viene spiegata dicendo che il requisito di essere ‘libero’ (l’altro requisito per entrare nella massoneria è ‘di buoni costumi’) significa che uno non deve avere problemi economici di sorta, per questo gli Statuti Generali della Libera Muratoria prevedono che ‘non può essere ammesso né conservato chi abbia esercitato o eserciti mestieri o impieghi servili, abietti e disonoranti’ (21), che tradotto nella pratica significa che non deve essere povero materialmente. Nel romanzo Massone per caso di Emilio Francesco Graaz – che è ispirato da una storia vera – l’autore racconta per esempio come reagirono con ‘inaudita incomprensione’ dei Massoni della loggia in cui lui era stato iniziato, quando lui disse loro che era povero, cosa che era riuscito fino a quel momento a nascondergli (cfr. Emilio Francesco Graaz, Massone per caso, pag. 53-54). E’ veramente molto interessante il suo racconto perchè fa comprendere sostanzialmente che la Massoneria è riservata a persone che stanno bene economicamente e finanziariamente, e difatti la Massoneria è costituita in grandissima parte da persone appartenenti al ceto medio-alto. E difatti è cosa risaputa che nella Massoneria entrano molte persone che contano nella società. Lo stesso Graaz – che era povero ma era riuscito ad entrare nella Massoneria nascondendo che era povero – afferma per esempio che una volta andò ad un incontro che coinvolgeva diverse logge, incontro che si teneva in un rinomato albergo di cui era proprietario un massone, e in quell’occasione per la prima volta ebbe l’impressione di essere un ‘infiltrato’ in quell’ambiente, e dice: ‘Mi sentivo fuori luogo sebbene cercassi di indossare bene la mia parte. Che ironia del destino, riflettevo d’un tratto; nell’albergo di lusso in cui mi trovavo, succedeva che lavorassi sporadicamente come facchino. Ero invero un pò teso e pensai per un istante che la mia copertura potesse saltare. […] I signori miei convitati erano tutti industriali, dirigenti di azienda, politici, avvocati, medici, presidenti di società, rappresentanti dell’economia, della finanza, del mondo culturale e amministrativo. Membri di importanti istituzioni bancarie, esponenti della provincia, della regione, della camera di commercio, dell’industria erano ora di fronte a me a bere e a parlare di simbologia, di filosofia e quel che è più ironico mi chiamavano loro fratello’ (Ibid., pag. 36).