L’indimenticabile 15 settembre

“un giorno di sacra memoria”

Il 15 settembre 1907 è da considerare come una data d’importanza fondamentale per il Movimento evangelico pentecostale italiano perché coincide con l’inizio di un risveglio di massa tra il nostro popolo.
“Era giunta ‘la pienezza del tempo’ per la nascita del Movimento pentecostale italiano”. Questo nuovo risveglio sorto dal seno del mondo evangelico iniziava ora la propria vita autonoma. Questo nuovo Movimento dello Spirito Santo era destinato a crescere ed espandersi oltre i confini di Chicago.
Le affermazioni su riportate possono sembrare eccessive e trionfalistiche, ma se l’evento viene considerato alla luce della vasta area raggiunta dal Risveglio tra gli italiani nel mondo, non si può disconoscerne l’obiettività.

La Pentecoste italiana

Durante il culto mattutino di quella lontana domenica avvenne qualcosa di insolito e straordinario. Ottolini descrive quella domenica come “un giorno di sacra memoria” e Francescon la definì: “L’indimenticabile 15 settembre”. Il culto era iniziato alle ore 10,00 e si manifestò in modo generalizzato una “nuova Pentecoste”.
Mentre Giovanni Perrou, il quale era stato battezzato nello Spirito Santo alcune ore prima nella Comunità del Durham, innalzava una preghiera al Signore, la potenza di Dio scese sulla comunità ed i presenti furono pervasi dal divino Consolatore.
I due gruppi italiani indipendenti si riunirono e furono nominati degli anziani, ma soprattutto Luigi Francescon fu designato ad esercitare il “ministerio della Parola”. Fu così costituita la prima Chiesa evangelica pentecostale italiana, che utilizzerà il nome ufficiale già assunto nel 1906: Assemblea Cristiana.
Ottolini così descrive quell’evento eccezionale: “Vedendo questa manifestazione sentii di chiamare Francescon.
Incaricai G. Marin di andare a dire a Francescon che il Signore lo voleva in mezzo a noi.
Quando Marin raggiunse l’abitazione non trovò alcuno e scrisse un biglietto che diceva: “Il Signore ha manifestato la Sua potenza nella nostra chiesa di Grand Avenue, vi vuole là” e fece scivolare il biglietto sotto la porta. Quando Francescon tornò a casa, lesse l’avviso, andò da Di Cicco, che abitava nelle vicinanze, e gli mostrò il biglietto aggiungendo: “Poiché il Signore ha manifestato la Sua potenza nella chiesa dei toscani ed hanno richiesto la nostra presenza è bene che andiamo”.
Francescon arrivò verso le 14,00 e trovò un gran numero dei presenti investiti dalla potenza di Dio.
Quel giorno il Signore battezzò Pietro Menconi, Esterina Giometti e Caterina Gardella. Durante la terza riunione di quel giorno lo Spirito del Signore mi ordinò di dire: “Il Signore ha mandato il fratello Francescon qui affinché per mezzo suo possiamo ascoltare la Parola di Dio, finché perdurano le circostanze attuali”. Il fratello Francescon esitava ad accettare l’invito, ma il Signore lo investì di una potenza soprannaturale. Si alzò e disse: “Ora sono certo che il Signore ha parlato per mezzo del fratello Ottolini”, poi diede un messaggio potente.
Le benedizioni di quei giorni furono innumerevoli e non è possibile cronologicamente tener conto dei battezzati (nello Spirito Santo).
Una cosa può essere detta: sembrava che il giorno della pentecoste era riapparso e Chicago era divenuto il centro di quest’opera divina, che era destinata a elargire benedizioni speciali al popolo italiano”.

Francescon narra l’evento di Chicago con diversi altri particolari: “Nell’indimenticabile 15 settembre dell’istesso anno, nella radunanza n° 1139 W. Grand Avenue, il Signore si manifestò sul fratello A.Lencioni. Fu creato un disturbo non discernendo l’opera di Dio. Due di loro presenti, vedendo questo, mi vennero a chiamare, i quali furono P. Menconi e Luigi Garrou, dicendomi di andare nel luogo ove loro erano radunati.
Prima di andare pregai il Signore, il quale mi ordinò di andare.
Quando entrai in quel locale, il Signore mi riempì la bocca per parlar loro della potenza del sangue del patto eterno, e che per esso soltanto si può star ritti nella presenza di Dio, ed ottenere le Sue fedeli promesse.
Immantinente il Signore si manifestò con la Sua presenza, suggellando i fratelli P.Menconi, A.Andreoni, A.Lencioni, ed altri, e la fama del nostro Signore, e le Sue grandi opere fu sparsa, e saputo da tanti, quali ancora venivano per vederla, ed il Signore li convinceva e li suggellava, vecchi e nuovi (nella fede) fra essi anche i fratelli G.Marin, ed Umberto Gazzari… quando tornai alla radunanza di Grand Avenue, il fratello Ottolini apriva il servizio e P.Menconi presiedeva.
Nel terzo servizio che avemmo, avvenne che, mentre il fratello P.Menconi saliva sul pulpito, il fratello P.Ottolini… gridò dicendo: ‘Fratello Menconi fermati, il Signore mi dice che ha mandato il fratello Francescon nel mezzo di noi per ammaestrarci’.
Il fratello P.Menconi fu confermato dal Signore di starsene a sedere al presente, e che poi si sarebbe servito anche di lui.
Così occupai di nuovo il posto di anziano di detta chiesa fino al 29 giugno 1908”.
Ottolini confermerà questa struttura “apostolica” nella comunità con queste parole: “La mia posizione nella chiesa in questo periodo era quella di presiedere la riunione e Francescon di amministrare la Parola”.
Come era accaduto il giorno di Pentecoste, quando “tutti quelli che credevano stavano insieme… e ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio… insieme con gioia e semplicità di cuore” (Atti 2:44,46), le tensioni e le dispute tra i due gruppi di evangelici italiani erano come d’incanto cessate.
Regnava ora la totale armonia. “Tutti… perseveravano concordi nella preghiera” (Atti 1:14). Questo fu il primo miracolo di quell’indimenticabile 15 settembre. Quel giorno nasceva ufficialmente il movimento pentecostale italiano!

L’ordine del culto

Uno dei problemi che nel 1903 Francescon e Beretta avevano posto nel Consiglio della Chiesa Presbiteriana era di attuare a modello dei culti quanto descritto nel capitolo 14 della Prima Epistola ai Corinzi versetti 26 a 40 affinché fossero riunioni biblicamente regolate, “nelle quali i fratelli siano edificati e i forestieri convinti, e che il procedere nelle riunioni stesse non è lasciato all’arbitrio di alcuni, ma è soggetto al comun accordo di tutti”.
Quando si erano poi costituiti come comunità evangelica libera avevano già attuato quel modello di culto. Tanto più ora che erano tornati totalmente all’esperienza della chiesa dell’era apostolica stabilirono che il culto non avesse una liturgia prestabilita ma che fosse ordinato e “non… lasciato all’arbitrio di alcuni”.
Furono stabiliti dei princìpi d’ordine e quindi il culto era aperto “nel nome di Gesù” e si concludeva con la benedizione di II Corinzi 13:13.
Il resto era costituito da inni e cantici, da testimonianze, brevi esortazioni espresse dai credenti e preghiere liberamente elevate al Signore, nonché dal messaggio dalla Parola di Dio. Questo modello fu poi attuato da tutte le comunità italiane evangeliche di fede pentecostale.
Altra particolarità fu il saluto usato dai membri della comunità che era: “Dio sia lodato”.
Nel 1929, però, durante la visita di Francescon in Italia, suggerì di sostituire quel saluto con: “Pace del Signore”, che egli ritenne conforme all’insegnamento di Gesù.

La prima comunità pentecostale italiana

La “chiesa dei toscani”, che fino ad allora era stata soltanto una delle tante comunità evangeliche di emigrati, era divenuta la prima Assemblea Cristiana pentecostale.
Di lì a pochissimo sarebbe stata il fulcro di tutta l’attività evangelistica e missionaria svolta fra il nostro popolo sparso dovunque nel mondo. Sarebbe stata anche l’inizio di un movimento di risveglio evangelico con caratteristiche proprie e totalmente “indigene”, sorto tra gl’italiani per gl’italiani.
Luigi Francescon fu sempre alfiere e strenuo difensore di questa peculiarità. Nell’agosto 1955, alla veneranda età di 89 anni, scrisse in italiano e firmò di suo pugno quanto segue: “Noi crediamo ai doni di Dio pei quali fu cominciata quest’opera nel popolo Italiano in Chicago, Illinois, l’anno 1907. Pochi mesi dopo alcuni fra noi, guidati dallo Spirito Santo, portarono la testimonianza di quest’opera di Dio in diverse località del Nord America, Italia, e parte del Sud America; e l’Onnipotente l’accompagnò con le Sue grandi meraviglie, e l’opera crebbe e si allargò miracolosamente.
Questo fu compiuto nello spazio di tre anni, che ci servirono per confermarci appieno che si deve lasciare il Signore operare e noi ascoltarLo e seguitarLo…
La credenza nella guida dello Spirito Santo, ed i Suoi doni: questo è il manto della ‘chiesa di Dio che è in Gesù Cristo’… Noi al presente per non fallire, e scadere da questa celeste vocazione come altri di già fallirono, dobbiamo prima possedere la vera umiltà d’animo, per potere essere governati dallo Spirito di Dio, e stando sotto il sangue del Patto Eterno, e credere alla promessa del Signore; e con perseveranza supplicare il Padre delle misericordie, che salvi, e battezzi con il dono dello Spirito Santo, e continui a largire i Suoi doni nel mezzo di noi, acciocché quest’opera di Dio venga conservata, e propagata come nel principio, poiché Lui si è compiaciuto per la grazia di Cristo in noi di mantenerci dentro i termini delle Scritture Sante”.

Tutta la gloria soltanto a Dio

Di quella domenica, “giorno di sacra memoria”, abbiamo potuto descrivere soltanto quanto è riportato negli unici documenti scritti di proprio pugno dai due pionieri, i quali per modestia hanno scritto molti anni dopo due opuscoli di poche paginette, sotto forma di testimonianza, che denotano, tra l’altro, la differenza di origine, di carattere e di stile dei due autori.
Francescon darà come titolo al suo opuscolo un testo biblico: “Ecco l’anima di colui che si sottrae, non è diritta in lui; ma il giusto vivrà per la sua fede” (Abacuc 2:4) e scriverà: “Questa fedele testimonianza dell’opera del nostro Signore originata in questa città di Chicago, Illinois, non è per mostrare colui che lo scrive, ma bensì per la gloria di Dio che opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà; Efesi 1:11”.
Ottolini, nell’introduzione alla prima stesura del suo scritto dal titolo “Storia dell’Opera Italiana”, affermerà: “Molti fratelli, specialmente d’infra la gioventù, mi pregarono di scrivere, come cominciò questa benedetta opera; particolarmente fra il popolo Italiano.
Evidente, nessun individuo ha ricevuto dal Signore il monopolio della propagazione dell’Evangelo. Conoscendo questo, che, il Signore si servì di molti fratelli e sorelle come suoi strumenti, come si serve anche al presente, di tutti quelli che sono sinceri, e sono preparati a servirlo con umiltà. Perciò, mi studierò con ogni diligenza e imparzialità, di presentare semplicemente i fatti che rimangano a memoria. E come di mano in mano i fatti manifestati in testimonianza e come pure scritti. Quindi, prego i lettori di essere pazienti se nella mia testimonianza sono costretto di eliminare nomi di vari fratelli, i quali sono stati di grande aiuto all’Opera. Poiché, il mio intento è di raccontare l’opera in generale e come si presentò davanti a me”.
Il 15 settembre 1907 non può essere considerato soltanto una manifestazione occasionale ed emotiva di un gruppo di individui che aveva la presunzione di aver gustato l’esperienza della Chiesa cristiana delle origini. Non si trattava di pochi scalmanati fanatici. Quei “popolani senza istruzione”, toccati dalla potenza di Dio, avevano sperimentato quello che attraverso i secoli precedenti altri cristiani avevano provato. Inconsapevolmente quei cristiani si ricollegavano a quella “genealogia spirituale” che, partendo dalla Chiesa dell’era apostolica, attraverso alterne vicende, si manifestava di nuovo come un Risveglio di massa tra il popolo italiano, producendo ciò che l’Evangelo crea sempre e cioè libertà, emancipazione sociale, dignità, amore per il prossimo e prima di tutto un ardente messaggio di liberazione spirituale per tutti coloro che credono in esso.

Francesco Toppi
tratto da “Luigi Francescon” ADI-Media, Roma, 2007

da: Risveglio Pentecostale, settembre 2007, pag. 2-5

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