Come la Scrittura distrugge la reincarnazione e la ‘legge’ del karma

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Adesso confuteremo la reincarnazione opponendo ad essa l’insegnamento della sacra Scrittura.

1) La sacra Scrittura insegna che Dio non è un’energia cosmica cioè un Dio impersonale ma un essere vivente che parla: “E Dio disse loro: Crescete e moltiplicate e riempite la terra, e rendetevela soggetta…”,[1] vede: “E l’Eterno disse: Ho veduto, ho veduto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto…”,[2] sente: “E Dio udì i loro gemiti…”,[3] ricorda: “E Dio si ricordò del suo patto con Abrahamo, con Isacco e con Giacobbe”,[4] ha dei sentimenti che manifesta: “Dacché io parlo contro di lui, è più vivo e continuo il ricordo che ho di esso; perciò le mie viscere si commuovono per lui, ed io certo ne avrò pietà, dice l’Eterno”,[5] che fa del bene o del male a secondo che deve premiare o punire: “Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà…”,[6] ecc.

2) La Scrittura insegna che l’uomo non è parte di Dio, cioè egli non è un’emanazione di Dio (e perciò non è divino), ma una creatura di Dio[7] che ha bisogno di riconciliarsi con il suo Creatore perché gli è nemico nei suoi pensieri e nelle sue opere; e questo egli lo può fare solo ora in questa vita perché è scritto: “Siate riconciliati con Dio (…) Eccolo ora il tempo accettevole; eccolo ora il giorno della salvezza”.[8] Quindi l’uomo è un essere (distinto dal suo Fattore) che a motivo del peccato di cui è nato schiavo deve fare pace con Dio mentre è ancora in tempo. Egli non potrà mai tornare a realizzare di essere uno con Dio e perciò di essere Dio, perché egli non è mai stato Dio e non ha bisogno di realizzare una sua presunta divinità da lui ignorata. In altre parole egli non è una scintilla divina (Atman) che ha bisogno di ricongiungersi con il fuoco (Brahman) da cui è proceduta. L’uomo ha bisogno di riconciliarsi (badate, non realizzare una ricongiunzione con Dio) con il solo vero Dio e questo lo può fare solo su questa terra, solo in questa esistenza; e quando lo fa egli viene purificato da tutti i suoi peccati e in virtù di questa purificazione è certo di andare a vivere con il Signore quando morirà. Se non si riconcilia con il suo Creatore avverrà invece che quando morirà se ne andrà nel fuoco dell’Ades perché morirà nei suoi peccati. Il ciclo delle rinascite (reincarnazioni) da cui la goccia uomo deve uscire per immergersi nell’oceano Brahman è un qualcosa di inesistente, un inganno perpetrato dal diavolo a danno di tante anime per menarle in perdizione; siamo persuasi infatti che tutti i reincarnazionisti che sono morti pensando di dovere passare attraverso questa sorta di ciclo di purificazione prima di ricongiungersi con Brahman sono nel fuoco dell’Ades a maledire la dottrina della reincarnazione e chi l’ha inventata.

3) La Scrittura insegna che la nostra anima non esisteva prima di essere in questo corpo perché è stata creata da Dio assieme ad esso (non possiamo dire però con certezza quando essa, per opera di Dio, è venuta all’esistenza nel seno di nostra madre). Perciò l’anima che noi possediamo all’interno del nostro corpo non può essere stata nel corpo di un altro individuo che ha vissuto prima di noi o nel corpo di un animale. State dunque tranquilli, fratelli perché voi siete voi e solo voi; la vostra anima è la vostra; voi non avete vissuto mai in qualcun altro prima di venire all’esistenza in questo mondo e quindi non avete bisogno di mettervi a cercare chi eravate nelle vite passate.

4) La Scrittura insegna che l’anima di ogni individuo quando muore va o in paradiso o all’inferno a secondo che è salvato o perduto. Ecco le prove scritturali.

L’anima di quel ladrone pentitosi sulla croce in quel giorno quando morì se ne andò nel paradiso perché Gesù gli aveva detto poco prima: “Io ti dico in verità che oggi tu sarai meco in paradiso”[9] e questo in virtù del fatto che il Signore gli aveva perdonato tutti i suoi peccati. Egli non andò a reincarnarsi in nessuno né subito e né dopo un certo lasso di tempo.

Le anime di quegli uomini uccisi a motivo della Parola di Dio Giovanni le vide in cielo presso l’altare. Ecco cosa dice Giovanni: “E quando ebbe aperto il quinto suggello, io vidi sotto l’altare le anime di quelli ch’erano stati uccisi per la Parola di Dio e per la testimonianza che avevano resa”.[10] Esse non si andarono a reincarnarsi in nessuno né subito e neppure dopo un certo tempo.

L’apostolo Paolo sapeva e diceva che una volta morti l’anima dei giusti va ad abitare in cielo con il Signore: egli infatti disse ai Corinzi: “Noi sappiamo infatti che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, noi abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna, nei cieli”.[11] Questa è la ragione per cui egli diceva sempre ai Corinzi: “Abbiamo molto più caro di partire dal corpo e d’abitare con il Signore”[12] ed ai Filippesi che egli aveva il desiderio di partire dal corpo e d’essere con Cristo secondo che è scritto: “Io sono stretto dai due lati: ho il desiderio di partire e d’essere con Cristo, perché è cosa di gran lunga migliore…”.[13] L’apostolo dunque non credeva nella immediata o in una posticipata reincarnazione dell’anima: ma bensì in un immediato trasferimento dell’anima del giusto dal corpo umano al regno dei cieli.

Gesù ha detto che chi crede in lui anche se muore vivrà (in paradiso naturalmente) secondo che è scritto: “Chi crede in me, anche se muoia, vivrà”[14] e non che anche se egli muore rivivrà come se lo aspettasse un’altra vita terrena o altre vite terrene subito o dopo qualche tempo.

L’anima di quel ricco quando morì non se ne andò a reincarnarsi in un povero (o in un maiale o in una cagna; senza con questo avere nulla contro questi animali) per pagare l’ingiustizia operata nei confronti del povero Lazzaro che giaceva alla sua porta pieno di ulceri bramoso di sfamarsi con le briciole che cadevano dalla sua tavola. Secondo la ‘legge’ del karma quell’anima avrebbe dovuto andare a reincarnarsi nel corpo di uno che sarebbe stato povero e pieno di ulceri o comunque in qualcuno che avrebbe dovuto soffrire quanto aveva sofferto Lazzaro alla sua porta, ma così non avvenne perché essa se ne andò nell’Ades dove era tormentata dal fuoco. Dice infatti la Scrittura: “Morì anche il ricco, e fu seppellito. E nell’Ades, essendo nei tormenti….”.[15] Egli si era goduto la vita e quando morì cominciò il suo tormento; Abramo gli disse: “Ricordati che tu ricevesti i tuoi beni in vita tua, e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato”.[16]

Dopo la morte dunque siccome che le anime dei giusti vanno in cielo (in Paradiso) e quelle dei peccatori vanno nel cuore della terra (nell’Ades) esse non possono in nessuna maniera e in nessun tempo entrare nel corpo di qualcuno che deve nascere o che è appena nato. Fratelli, voi alla fine del vostro corso terreno ve ne andrete ad abitare con il Signore in cielo, se pure perseverate nella fede, e là attenderete il giorno della risurrezione nel quale ritornerete a vivere in un corpo e precisamente nel vostro corpo che avrete lasciato sulla terra trasformato però in un corpo immortale, incorruttibile e glorioso, e comparirete davanti al tribunale di Cristo per ricevere la vostra retribuzione. Quanto invece agli empi essi quando moriranno se ne andranno nelle fiamme del soggiorno dei morti come dice la Scrittura[17] e là attenderanno il giorno del giudizio nel quale saranno giudicati secondo le loro opere e saranno condannati ad una eterna infamia. “E’ stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio”[18] dice lo scrittore agli Ebrei; questo verso esclude nella maniera più categorica che dopo morti l’anima di chicchessia si vada a reincarnare nel corpo di un altro individuo. Siano queste parole sempre pronte sulle vostre labbra, diletti, perché con esse si tura la bocca ai reincarnazionisti.

5) La Scrittura insegna che c’è un Dio che guida tutti i passi dell’uomo sia dei giusti che degli empi senza che questi possano comprendere come egli faccia infatti è scritto: “I passi dell’uomo li dirige l’Eterno; come può quindi l’uomo capire la propria via?”[19] ed altrove: “Non è in potere dell’uomo che cammina il dirigere i suoi passi”.[20] Inoltre essa afferma che tutti dipendono dal tempo e dalle circostanze secondo che è scritto: “Tutti dipendono dal tempo e dalle circostanze”[21] che Dio crea a suo piacimento.

Quindi, per noi credenti il fatto di essere nati in una famiglia ricca o in una povera, o pieni di salute o malati è dipeso in definitiva da Dio e non da meriti o demeriti precedenti acquistati prima di venire in questo mondo. Anche il fatto che ci troviamo ad abitare in un determinato luogo, di esserci sposati una determinata persona, di avere un particolare lavoro, ed il passare determinate circostanze dipende da Dio il quale in una maniera che noi non comprendiamo dirige la nostra vita sempre per farci alla fine del bene. Come lui ha guidato i nostri passi quando eravamo perduti al fine di salvarci e quindi farci del bene, così sappiamo che egli sta ancora guidando i nostri passi per farci alla fine del bene. “Tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Iddio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento”,[22] dice Paolo. Nulla di male quindi può accaderci senza che sia stato prestabilito anch’esso da Dio per il nostro bene. D’altronde non si può pensare altrimenti perché Gesù ha detto che non cade un solo passero a terra senza il volere del Padre nostro[23] e che persino i capelli del nostro capo sono tutti contati.[24] Perciò siamo disposti ad accettare dalla mano di Dio non solo il bene ma anche il male e diciamo come Giobbe nelle nostre afflizioni: “Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo d’accettare il male?”[25]

Per quanto riguarda gli empi occorre dire che anche loro sono nati o in una famiglia ricca o in una povera, o pieni di salute o malati, o sono sposati con certe persone o abitano in un certo luogo piuttosto che in un altro, ed hanno un certo tipo di occupazione, non per dei loro meriti o demeriti acquisiti in vite precedenti ma per la volontà di Dio. Ma mentre una parte di essi saranno a suo tempo salvati dal Signore perché sono nel numero di coloro che egli ha preconosciuti e predestinati ad essere adottati come suoi figliuoli,[26] e quindi i loro passi Dio li guida affinché in quel giorno possano pervenire alla conoscenza della verità che li affrancherà dal peccato; un’altra parte facendo parte di quei vasi d’ira preparati per la perdizione saranno guidati da Dio nella loro vita in maniera tale che non possano pervenire alla conoscenza della verità e se ne vadano in perdizione.[27] Dio fa grazia a chi vuole e indura chi vuole; la salvezza dell’individuo dipende dal proponimento della sua elezione e non dalla volontà di colui che annunzia l’evangelo o di chi l’ascolta.[28]

6) La Scrittura afferma che l’uomo viene retribuito già sulla terra in base al suo operato secondo che è scritto: “Ecco, il giusto riceve la sua retribuzione sulla terra, quanto più l’empio e il peccatore”;[29] ed ancora: “Ditelo che il giusto avrà del bene, perch’ei mangerà il frutto delle opere sue! Guai all’empio! male gl’incoglierà, perché gli sarà reso quel che le sue mani han fatto”[30] ma questo operato è quello attuale e solo quello attuale, ossia non è che il giusto ottiene la retribuzione di sue opere buone compiute in vite precedenti, e neanche che l’empio riceve la retribuzione di malvagie opere compiute in vite precedenti. Ognuno quindi miete quello che ha seminato in questa vita, e solo in questa vita (in attesa del giudizio che per i giusti implicherà il premio che essi si terranno per l’eternità, mentre per gli empi il castigo eterno). Questa legge spirituale l’ha stabilita Dio e nessuno sfugge ad essa o può cambiarla. Come nella natura se uno semina un seme di grano al suo tempo raccoglierà grano, e se uno semina spine e triboli raccoglierà a suo tempo spine e triboli, in virtù della legge naturale stabilita da Dio al principio della creazione; così il giusto che semina giustizia miete pace, gioia, e riceve giustizia da Dio; mentre l’empio che semina iniquità raccoglie guai e dolori di ogni genere perché infrange i comandamenti di Dio.

7) La Scrittura dice: “.. l’Eterno è l’Iddio delle retribuzioni, non manca di rendere ciò che è dovuto”.[31] In altre parole Dio retribuisce il male che viene fatto, punendo coloro che lo compiono come essi meritano. Abbiamo nella Scrittura diversi esempi che ci mostrano questo. Faraone fu colpito da Dio con grandi piaghe perché si era preso la moglie del patriarca Abramo,[32] la casa di Abimelec fu colpita da Dio con la sterilità perché Abimelec si era presa la moglie di Abrahamo,[33] Nebucadnetsar fu colpito da Dio a motivo della sua arroganza,[34] il re Jehoram fu colpito da Dio a motivo della sua malvagità,[35] ecc. Naturalmente a questa punizione non scampano neppure i credenti quando si abbandonano a fare ciò che è male agli occhi di Dio. Paolo infatti dice ai santi di Colosse che “chi fa torto riceverà la retribuzione del torto che avrà fatto; e non ci sono riguardi personali”,[36] e Pietro che “è giunto il tempo in cui il giudicio ha da cominciare dalla casa di Dio”.[37] Gli esempi di Anania e Saffira,[38] e di quei credenti di Corinto colpiti con la malattia e con la morte sono una dimostrazione di come Dio giudica anche quelli di dentro quando fanno ciò che è male.[39]

In questo caso quindi il male che si abbatte sulla testa dell’incredulo e quello che si abbatte sulla testa del credente è un giudizio di Dio.

8) La Scrittura insegna che il fatto che uno soffra molto sulla terra non significa che egli sia stato ingiusto o empio in vite precedenti. L’esempio di Gesù spiega questo concetto molto bene; egli pure essendo giusto, immacolato, irreprensibile soffrì molte sofferenze. Per quale motivo? Forse perché il suo karma era cattivo, ossia perché nelle sue vite precedenti egli aveva accumulato tante cattive azioni che poi ha dovuto pagare? Affatto, lui quale Figliuolo di Dio coeterno con Dio Padre, era presso Dio avanti la fondazione del mondo (quindi prima di incarnarsi; ma si badi bene che Gesù non era la reincarnazione di nessuno vissuto prima di lui come alcuni malvagi insinuano) in uno stato di purezza incontaminata infatti Pietro lo chiama l’agnello “senza difetto né macchia, ben preordinato prima della fondazione del mondo…”.[40] Gesù soffrì tutte quelle sofferenze, di cui la Scrittura parla, per tutti noi, per i nostri peccati al fine di purificarci da tutte le nostre iniquità col suo prezioso sangue. E noi suoi discepoli adesso siamo chiamati a soffrire come ha sofferto Gesù; Gesù disse infatti che se hanno perseguitato lui perseguiteranno anche noi, e questo perché gli uomini non conoscono il Padre suo;[41] le nostre sofferenze quindi non sono il risultato inevitabile di un nostro presunto karma ma sono l’adempimento delle parole di Gesù Cristo. “Molte sono le afflizioni del giusto”,[42] dice la Scrittura, e questo perché egli non è più di questo mondo come non lo è Gesù Cristo, e il mondo odia ciò che non gli appartiene secondo che disse Gesù: “Se foste del mondo, il mondo amerebbe quel che è suo; ma perché non siete del mondo, ma io v’ho scelti di mezzo al mondo, perciò vi odia il mondo”.[43] Quindi, i cristiani di tutte le epoche hanno sofferto non a motivo del loro karma, ma a motivo del fatto che essi non fanno parte di questo mondo e siccome che il principe di questo mondo è il nemico, il maligno, il quale tiene sotto di sè la maggiore parte delle persone, egli istiga coloro che sono sotto la sua potestà contro i cristiani.

9) La Scrittura insegna che esiste un essere malvagio chiamato diavolo e Satana il quale mediante i dominatori di questo mondo di tenebre ed altri suoi ministri invisibili spinge le persone ad agire iniquamente secondo che è scritto: “Chi commette il peccato è dal diavolo, perché il diavolo pecca dal principio”[44] e difatti Caino uccise il suo fratello perché era dal diavolo. Ed il peccato retribuisce chi lo serve con la morte, e lo rende nemico di Dio. E quindi il male che l’uomo compie non trova nessuna giustificazione neppure nella reincarnazione, perché l’individuo lo compie perché è dominato da un essere malvagio invisibile più forte di lui. E’ dunque completamente errato dire o pensare che uno è omosessuale perché in una vita precedente si faceva beffe degli omosessuali, o che uno commette adulterio con una donna sposata perché in una sua vita precedente quella era sua moglie ed altre cose di questo genere. Il malvagio è dal diavolo, e per il male che compie si deve ravvedere, altrimenti ciò che lo aspetta è il fuoco.

Inoltre il diavolo infligge pure malattie di ogni genere agli uomini; Satana colpì Giobbe che era giusto con un ulcera maligna;[45] sempre Satana aveva tenuto legato (per ben diciotto anni) quella donna tutta curva guarita da Gesù.[46] E sempre Satana, per mezzo di uno spirito sordo e muto, aveva colpito quel giovane poi liberato da Gesù.[47] Quindi in alcuni casi il male che ricevono taluni (sia giusti che empi) è un opera del diavolo che Dio permette per degli scopi ben precisi, tra cui quello di trarre gloria per il suo santo nome.

10) La Scrittura insegna che c’è un giorno in cui tutti noi credenti compariremo “davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione delle cose fatte quand’era nel corpo, secondo quel che avrà operato, o bene, o male”;[48] questo avverrà quando risusciteremo corporalmente. Quindi noi per tutto ciò che abbiamo fatto saremo retribuiti in quel giorno e non nel corso di successive vite sulla terra. La retribuzione ce la darà Dio per mezzo di Cristo. Questa è la ragione per cui siamo chiamati ad essere zelanti nelle opere buone, ad approfittare delle opportunità per fare il bene mentre siamo ancora in vita perché una volta morti non ci sarà più nessuna possibilità di compiere ulteriori buone azioni; rimarrà solo di attendere la retribuzione per quello che abbiamo fatto. Quello che avremo fatto sarà fatto per sempre; quello che non avremo fatto non sarà possibile mai più farlo. E sempre questa è la ragione per cui siamo chiamati ad aborrire il male e a fuggirlo, perché farlo (oltre a dispiacere a Dio e disonorare la dottrina di Dio) significa dovere rendere conto per esso un giorno a Dio, il giusto Giudice e riceverne noi stessi danno.

11) La Scrittura insegna che gli empi risorgeranno nell’ultimo giorno per essere giudicati secondo le loro opere ed essere condannati al tormento eterno. Dice infatti Giovanni che vide le anime dei morti tornare in vita stare ritti davanti al trono di Dio “ed i libri furono aperti;… e i morti furono giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le loro opere”;[49] quindi per i malvagi impenitenti ci sarà ira e indignazione da parte di Dio e nessuna misericordia. E quindi non c’è la possibilità che i malvagi dopo morti tornino a vivere sulla terra per pagare i loro debiti, perché i loro debiti rimarranno con loro per l’eternità e per essi dovranno subire una punizione eterna. Naturalmente tra i malvagi ci saranno diversi gradi di punizioni, perché essi saranno giudicati in base alle loro opere.[50]

12) La Scrittura insegna che c’è un Dio in cielo pronto a rimettere tutti i debiti a chi si ravvede dai suoi peccati e crede nel suo Figliuolo Gesù Cristo; dice infatti il profeta Isaia: “Lasci l’empio la sua via, e l’uomo iniquo i suoi pensieri: e si converta all’Eterno che avrà pietà di lui, e al nostro Dio che è largo nel perdonare”[51] e Pietro afferma che “chiunque crede in lui riceve la remissione dei peccati mediante il suo nome”.[52] Quindi i debiti che un uomo ha contratto nei confronti del nostro Dio possono essere da lui rimessi appieno e gratuitamente mentre l’individuo è ancora in vita. La ‘legge’ del karma esclude che una cosa simile possa avvenire, la Parola di Dio invece lo afferma chiaramente. La ‘legge’ del karma è quindi da rigettare essendo falsa, generata dal diavolo, padre della menzogna, il quale vuole fare credere alle persone che non esiste perdono per i loro falli perché non esiste un Dio perdonatore. E’ vero che i reincarnazionisti parlano anch’essi talvolta di assoluzione e di espiazione ma si tratta sempre di autoassoluzione di autoespiazione perché l’uomo è chiamato a pagare il prezzo del suo riscatto, ossia – per loro – il debito karmico. Nei loro discorsi non è infatti mai menzionato il pagamento del riscatto compiuto per noi una volta per sempre da Cristo Gesù quando offrì se stesso in propiziazione per i nostri peccati. Gli uomini devono pagare fino all’ultimo spicciolo – essi dicono -, quando avranno finito di pagare questo debito allora saranno salvi (non dal peccato però ma bensì dal ciclo delle rinascite).

13) La Scrittura dice che “con un’unica offerta egli ha per sempre resi perfetti quelli che sono santificati”;[53] ciò sta a significare che chi ha creduto in Gesù Cristo mediante la fede nel suo sangue che egli ha sparso per i nostri peccati è stato reso perfetto quanto alla coscienza una volta per sempre. Nel sangue di Cristo c’è infatti il potere di cancellare dalla coscienza dell’uomo ogni peccato, ogni iniquità. Noi che abbiamo sperimentato questa purificazione attestiamo che le cose stanno proprio così come dice la Scrittura. Se dunque i discepoli di Cristo hanno raggiunto – quanto alla coscienza – la perfezione in virtù del sangue prezioso di Gesù Cristo, non c’è il benché minimo bisogno di vite successive durante le quali purificarsi dalle impurità, appunto perché queste impurità sono loro state purificate dal sangue di Gesù. Anche per quanto riguarda i peccati che si commettono dopo la conversione il sangue di Gesù persiste ad avere lo stesso potere purificatore infatti è scritto: “Se camminiamo nella luce, com’Egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figliuolo, ci purifica da ogni peccato”.[54] Questa è la ragione per cui il credente sa che la reincarnazione e la relativa ‘legge’ del karma non possono essere cose vere, perché la fede nel sacrificio espiatorio perfetto di Cristo e nel suo sangue prezioso annulla qualsiasi altra dottrina sulla purificazione dalle iniquità sia in questa vita che in vite successive. Si legge spesso nei libri che trattano la reincarnazione che la perfezione in una sola vita per la maggioranza è un’impresa pressoché impossibile, per questo ci vogliono altre vite. La Buona Novella del regno di Dio afferma invece che quantunque la perfezione è un impresa umana impossibile a tutti in questa unica vita concessaci da Dio perché nessuno può purificarsi dai suoi peccati ed eliminare il senso di colpa che essi producono nel cuore, Gesù Cristo offrendo se stesso sulla croce per i nostri peccati ci ha acquistato col suo sangue la perfezione della nostra coscienza. Quello che l’uomo deve fare quindi non è sforzarsi per raggiungere la perfezione, ma bensì pentirsi e credere nel Figlio di Dio per essere reso perfetto da lui mediante il suo prezioso sangue quanto alla coscienza. Sia ringraziato Dio per il sangue di Gesù Cristo che ci ha resi perfetti!

Come si può ben vedere l’insegnamento della Scrittura a riguardo di Dio, dell’uomo, dell’espiazione compiuta da Cristo Gesù, del dopo la morte e del giudizio a venire non lascia spazio nella maniera più assoluta alla dottrina della reincarnazione e alla ‘legge’ del karma.

 


[1] Gen. 1:28

[2] Es. 3:7

[3] Es. 2:24

[4] Es. 2:24

[5] Ger. 31:20

[6] Gen. 12:3

[7] Cfr. Gen. 2:7 e Sal. 139:13-15

[8] 2 Cor. 5:20; 6:2

[9] Luca 23:43

[10] Ap. 6:9

[11] 2 Cor. 5:1

[12] 2 Cor. 5:8

[13] Fil. 1:23

[14] Giov. 11:25

[15] Luca 16:22,23

[16] Luca 16:25

[17] Cfr. Giob. 21:13 e Sal. 9:17

[18] Ebr. 9:27

[19] Prov. 20:24

[20] Ger. 10:23

[21] Ecc. 9:11

[22] Rom. 8:28

[23] Cfr. Matt. 10:29

[24] Cfr. Matt. 10:30

[25] Giob. 2:10

[26] Cfr. Rom. 8:29,30

[27] Cfr. Rom. 9:21-24

[28] Cfr. Rom. 9:10-18

[29] Prov. 11:31

[30] Is. 3:10,11

[31] Ger. 51:56

[32] Cfr. Gen. 12:14-17

[33] Cfr. Gen. 20:1-18

[34] Cfr. Dan. 4:1-37

[35] Cfr. 2 Cron. 21:18,19

[36] Col. 3:25

[37] 1 Piet. 4:17

[38] Cfr. Atti 5:1-10

[39] Cfr. 1 Cor. 11:28-32

[40] 1 Piet. 1:19,20

[41] Cfr. Giov. 15:20,21

[42] Sal. 34:19

[43] Giov. 15:19

[44] 1 Giov. 3:8

[45] Cfr. Giob. 2:7

[46] Cfr. Luca 13:10-17

[47] Cfr. Mar. 9:20-22

[48] 2 Cor. 5:10

[49] Ap. 20:12

[50] Cfr. Matt. 11:20-24

[51] Is. 55:7

[52] Atti 10:43

[53] Ebr. 10:14

[54] 1 Giov. 1:7