Indonesia: cristiani uccisi durante un culto

Susianty Tinulele, pastora evangelica, e un membro della sua comunità, Desrianti Tengkede, sono state uccise durante il culto nella chiesa presbiteriana di Palu, nella provincia indonesiana di Sulawesi, il 18 luglio scorso. Altri quattro credenti sono stati feriti dagli assalitori, estremisti musulmani, fuggiti in moto subito dopo la sparatoria. Da marzo di quest’anno, sette cristiani sono stati feriti e tre sono stati uccisi nella provincia di Sulawesi. I cristiani dell’area orientale dell’Indonesia temono il ripetersi dei drammatici scontri interreligiosi tra cristiani e musulmani che, nel 2001 e nel 2002, sono costati la vita a circa duemila persone.

Fonte: VE/Agenzie

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India: Estremisti indù rapiscono la moglie di un pastore

Verona (P.A.) – Manulaben Dinana, rapita sei settimane fa da un gruppo estremista indù, è tuttora loro prigioniera. Testimoni oculari hanno identificato i rapitori come membri di un gruppo locale di estremisti indù, ma la polizia non fa niente per ritrovare la vittima.
Manulaben, una donna di 23 anni, è la moglie del pastore Dharmesh Ninama, lui stesso aggredito due volte dallo stesso gruppo nel 2002 e nel 2003. Nonostante gli appelli indirizzati alla Commissione Generale della Polizia, alla Commissione Governativa dei Diritti Umani e alla Commissione Governativa in favore delle Donne, non è stata presa nessuna misura. Nel frattempo, Manulaben Dinana è ancora nelle mani dei suoi rapitori e suo marito teme per la sua incolumità.

Fonte: Porte Aperte Italia – 16 luglio 2004

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Messico – Chiapas: Evangelici in fuga

Verona (P.A.) – Sette famiglie protestanti di un villaggio del Chiapas (Messico meridionale) sono state costrette ad abbandonare le loro abitazioni il 22 giugno, quando un gruppo di assalitori armato di bastoni, sassi e machete hanno minacciato di impiccarli alle travi delle loro case. Secondo il giornale locale “Cuarto Poder”, ci sarebbero i caciques (i capi tribali locali) all’origine di queste rappresaglie contro i cristiani, perché questi ultimi avevano chiesto alle autorità federali di assicurare il rispetto della libertà religiosa nel loro villaggio.
Queste famiglie si aggiungono ai 300–400 cristiani Tojolabals già espulsi dalle loro proprietà a Las Margaritas negli ultimi mesi. Esdras Alonso, un avvocato evangelico impegnato nella difesa dei diritti religiosi in Chiapas, ha dichiarato: “Mentre i fratelli sono costretti a fuggire, il governo se ne lava le mani; dicono che i cristiani si trasferiscono perchè lo vogliono loro”. In realtà fuggono perchè sono in serio pericolo e nessuno li protegge.

Fonte: Porte Aperte Italia – 9 luglio 2004

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Turchia: Negato il riconoscimento legale ad una chiesa evangelica

Verona (P.A.) – La richiesta del riconoscimento legale alla chiesa evangelica della città di Diyarbakir in Turchia è stata respinta da un comitato locale del Ministero della Cultura. Il mese scorso, il pastore Ahmet Guvener è stato informato che la legge turca richiede che la proprietà dei locali di culto copra una superficie di almeno 2.500 mq. La chiesa evangelica di Diyarbakir purtroppo copre soltanto 116 mq.
Per ironia della sorte, la notizia è giunta il 12 maggio scorso, tre giorni dopo che il pastore Guvener è stato assolto nel processo che lo vedeva accusato di “cercare di aprire una chiesa illegale”. Nel processo, lo stesso Pubblico Ministero ha chiesto la sua assoluzione asserendo che gli accordi con l’Unione Europea garantiscono a tutti i cittadini il diritto di tenere culti di adorazione privati e pubblici. In un appello inviato al Ministero della Giustizia l’undici giugno scorso, Guvener ha scritto: “…ogni ostacolo alla libera espressione dei credenti e all’apertura di locali di culto e dell’esercizio della loro fede deve essere eliminato”.
Delle 175 moschee presenti sul territorio di Diyarbakir solo una (la grande moschea) ha una superficie che supera i 2.500 mq.

Fonte: Porte Aperte Italia – 24 giugno 2004

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Arabia Saudita: cristiano arrestato e torturato per “diffusione del cristianesimo”

Un cittadino indiano è stato torturato dalla polizia religiosa saudita accusato di “diffusione del cristianesimo”, ed è stato trattenuto in carcere senza processo per tre mesi. La sera del 25 marzo, il 36enne Brian Savio O’Connor, è stato fermato da quattro agenti della Mutawa (la polizia religiosa saudita) nella zona di Mursalat, a Riyadh.

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