New Delhi – Segnalare la grandi sofferenze dei cristiani in India e l’escalation della violenza ai loro danni; chiedere la fine delle discriminazioni e delle minacce, con un’indagine seria sui colpevoli delle intimidazioni; far rispettare l’approccio secolare e tollerante della Costituzione indiana. Sono le annotazioni e le richieste rivolte al Presidente Federale dell’India, Rashtrapathi Bhavan, in una lettera aperta inviata dal Consiglio Globale dei Cristiani Indiani (“Global Council of Indian Christians”), organismo ecumenico che riunisce leader cristiani di tutte le confessioni e con una larga base di associazioni laicali.
“Siamo gravemente preoccupati per l’escalation della violenza perpetrata contro i cristiani nello stato del Karnataka (India Sudovest) nei 20 mesi passati e abbiamo prove che essa sia collegata al cambiamento del governo nello stato”, esordisce il testo, indicando il Baratiya Janata Party fra i responsabili per il clima di impunità esistente verso gli atti di violenza compiuti in nome dell’Hindutva (“induità”), bandiera dell’estremismo indù.
I cristiani lamentano la violazione delle libertà di religione e di coscienza, costituzionalmente garantite dalla Carta fondamentale del paese. La lettera ricorda il corteo del giugno 2007 svoltosi a Bangalore che ha portato in piazza migliaia di persone per protestare contro le violenze che accadono di continuo in Kashmir, Gujarat, Orissa Karnataka e in altri stati indiani. A quella manifestazione parteciparono numerosi cittadini indiani non cristiani che difendevano il diritto di tutti di professare il proprio credo liberamente.
“I cristiani, che sono circa 2,4% della popolazione, sono in prima linea nel servizio a un gran numero di poveri e bisognosi nel nostro paese”, osserva la lettera. “Il nostro patriottismo e l’impegno per il bene della nazione si è espresso tangibilmente in forme di servizio ai settori svantaggiati della società, nel campo dell’istruzione, della sanità, della formazione professionale”, e “molti cristiani si dedicano a tempo piano ad attività socialmente produttive, in orfanotrofi, ospedali, centri sociali, asili, scuole”. Inoltre si nota che “i cristiani sono fra i più impegnati per l’assistenza ai malati di Aids”, e spesso garantiscono l’alfabetizzazione in aree dove lo stato non arriva.
Nonostante questo impegno – sottolinea il testo – “i cristiani sono spesso dipinti come detrattori o stranieri nocivi al paese. Quanto dovremo aspettare per esser riconosciuti pienamente come cittadini, amanti della pace e rispettosi della legge, impegnati per il progresso della nazione?”
Il Global Council nota anche l’ascesa di una classe politica che ha contribuito ad alimentare le tensioni nella società, lasciando spazio a quanti cercano di demonizzare la comunità cristiana o garantendo l’impunità a quanti commettono violenze.
La lettera smentisce la teoria delle “conversioni”, segnala le leggi anti-conversioni che attentano alla libertà di coscienza individuale e osserva anche le distorsioni spesso operate dai mass-media, che travisano la verità.
Per questo si chiede alla Presidente di indire un’indagine indipendente sulle atrocità commesse contro i cristiani, di intraprendere giuste azioni verso i colpevoli, di far rispettare la libertà di coscienza e di fede nel paese, garantite dalla Costituzione. (PA)
Fonte: Agenzia Fides – 24/9/2007